NotiziarioAPL 101 ok - Associazione Professori Liturgia

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NotiziarioAPL 101 ok - Associazione Professori Liturgia
 Dio nella città
di Jorge Mario Bergoglio / Papa Francesco
Con uno sguardo di credente e di
pastore
Quando prego per Buenos Aires,
ringrazio che sia la città nella quale
sono nato. L’affetto che scaturisce
da una tale familiarità aiuta a
incarnare l’universalità della fede
che abbraccia tutti gli uomini di
tutte le città. Oggi che i vincoli di
razza, storia e cultura non sono
omogenei e neanche i diritti
civili sono uguali per tutti, essere
cittadino di una grande città è
qualcosa di molto complesso.
Nella città ci sono moltissimi “non
cittadini”, “cittadini a metà” e “di
troppo”: o perché non godono
di pieni diritti – gli esclusi, gli
stranieri, i senza tetto, i bambini
non scolarizzati, gli anziani e i
malati senza protezione sociale
– o perché non assolvono ai propri
doveri. In questo senso, lo sguardo
trascendente della fede, che
conduce al rispetto e all’amore
del prossimo, aiuta a scegliere
di essere cittadino di una città
concreta e a mettere in pratica
atteggiamenti e comportamenti
che creano cittadinanza.
Lo
sguardo
che
desidero
condividere con voi è quello di
un pastore che cerca di andare
a fondo nella sua esperienza di
credente, di uomo che crede che
«Dio vive nella sua città».
Nel suo Discorso sui pastori,
sant’Agostino distingue due cose:
la prima è che siamo cristiani,
XLII (2013) n. 101
La rivista “Munera” pubblica nel suo prossimo numero un testo pronunciato il 25
agosto 2011 dall’allora arcivescovo di Buenos Aires come saluto iniziale al Primo
Congresso di Pastorale Urbana della regione di Buenos Aires e costituisce il primo
capitolo del libro Dios en la ciudad © SAN PABLO, Buenos Aires (Argentina), 2013. Si
tratta di una riflessione molto interessante, di cui presento qui una ampia sintesi, anche
se ogni frase delle dieci pagine originali (e che possono essere lette scaricandole dal
sito www.muneraonline.eu ) meriterebbe quella attenzione che qui non ci possiamo
permettere. Ho sottolineato in corsivo grassetto le frasi più sorprendenti e ho eliminato
le note (peraltro assai significative). Una osservazione deve però essere fatta :
diversamente da quanto si sente dire e si legge sui giornali, in questo testo vediamo
come il primo mese del Vescovo Francesco non dipende semplicemente dalle sue doti
umane di contatto e di rapporto. Vi è qui una « teoria dello sguardo nella città» che
merita di essere considerata come il fondamento teologico di quella prassi che tanto
ci ha colpito in questi ultimi giorni. Papa Francesco, fin dall’inizio, ha sorpreso tutti
per come guarda e per come si lascia incontrare. Questo testo chiarisce quali sono i
presupposti teorici di questa prassi sorprendente. (a.g.) 3
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la seconda che siamo vescovi.
Nel collocarci dinanzi a una
città moderna dagli immaginari
sociali tanto differenti, questo
esercizio di distinguere gli sguardi
può essere d’aiuto: non per
tralasciare di guardare al gregge
che ci è stato affidato, ma per
immergersi in questo sguardo di
fede semplice che al Signore tanto
piaceva incontrare, senza curarsi
di differenze di razza, cultura o
religione. Perché lo sguardo di
fede scopre e crea città. [...]
Le immagini del Vangelo che più
mi piacciono sono quelle che
mostrano ciò che Gesù suscita
nella gente che incontra per la
strada. L’immagine di Zaccheo:
il quale, accorgendosi che Gesù
è entrato nella sua città, sente
risvegliarsi il desiderio di vederlo
e si affretta a salire sull’albero. La
fede farà sì che Zaccheo cessi di
essere un “traditore” al servizio
proprio e dell’Impero, e divenga un
cittadino di Gerico, che stabilisce
relazioni di giustizia e solidarietà
con i suoi concittadini. L’immagine
di Bartimeo: il quale, quando il
Signore gli concede la grazia
che desidera – «Signore, che io
veda» –, lo segue nel cammino.
Per fede, Bartimeo cessa di essere
un uomo ai margini, trascinato al
bordo della strada, e si converte in
protagonista della propria storia,
camminando con Gesù e con il
popolo che lo seguiva. L’immagine
dell’emorroissa: che, in mezzo a
una moltitudine che si stringe al
Signore da ogni parte, tocca il suo
mantello attirando il suo sguardo,
rispettoso e pieno di affetto. Grazie
alla fede, l’emorroissa si trova
inclusa in una società che discrimina
la gente a causa di alcune malattie
considerate impure.
Sono immagini di incontri fecondi.
Il Signore semplicemente «passa
facendo del bene». Ci si meraviglia
nel vedere ciò che avviene nel
cuore di tante persone che, escluse
dalla società e ignorate da molti,
nell’entrare in contatto col Signore
si riempiono di vita piena, e
questa vita cresce integralmente,
migliorando la vita della città.
[...] Se è vero che si è passati
da un soggetto cristiano il cui
sguardo stava “al di sopra” della
città per modellarla, a un soggetto
immerso nello shaker della
ibridazione culturale e che ne
subisce le influenze e gli impatti,
è ora necessario riagganciarci
allo “specifico cristiano” per poter
dialogare con tutte le culture:
ovvero con una cultura cristiana
ispirata dalla fede, la cui struttura
di valori ci fa sentire come a casa;
con una cultura pagana, i cui valori
si possono discernere con una
certa chiarezza; e con una cultura
ibrida e molteplice come quella
che si sta preparando, che richiede
la fede. Paolo raccomanda fin
dall’inizio di essere buoni cittadini
(cfr. Rom 13,1). È l’intuizione del
valore dell’inculturazione: vivere a
fondo l’umano, in qualsiasi cultura,
in qualsiasi città, rende migliore
il cristiano e feconda la città
(conquistandone il cuore).
Il pastore che guarda alla sua città
con la luce della fede combatte la
tentazione del “non sguardo”,
del “non vedere”. Il non vedere,
che il Signore rimprovera con
tanta insistenza nel Vangelo,
presenta molte forme: quella della
cecità ostinata degli scribi e dei
farisei, quella dell’abbagliamento
non solo delle «luci del centro»,
come dice il tango, ma anche
della stessa rivelazione, forma del
non vedere che tenta gli apostoli
“sotto una apparenza di bene”;
c’è poi il non guardare di quelli
che “passano oltre”. Ma c’è un
livello più elementare di questo
“non sguardo”. È difficile da
categorizzare, ma può essere
descritto.
In alcuni discorsi, si intuisce
come la prospettiva nasca da
un “livellamento degli sguardi”,
se mi è concesso esprimermi in
questo modo. In essi, lo sguardo di
fede non prende esistenzialmente
valore come dono di Dio a un
uomo che si situa alla frontiera
dell’esistenza per essere guardato
e guardare il Dio vivo, ma la
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un maggiore discernimento.
Essere popolo e costruire città vanno
di pari passo; e così anche essere
popolo di Dio e abitare nella città di
Dio. In questo senso, l’immaginario
teologico può essere lievito per
ogni immaginario sociale.
[...] Lo “specifico cristiano” si
concepisce come “lievito che
sta già lievitando l’impasto”. Ciò
coincide con il sentirci “costretti”
da un Dio che sta già vivendo
nella città, mischiato vitalmente
con tutti e con tutto.
È una riflessione che ogni volta ci
coglie già con le mani in pasta,
compromessi con la situazione
dell’uomo concreto così come si
dà, coinvolti con tutti in un’unica
storia di salvezza.
Dunque niente proposte dotte, di
rottura, asettiche, che partono da
zero, che si pongono a distanza
per “pensare” come fare affinché
Dio viva in una città senza dio.
Dio già vive nella nostra città e
ci costringe – mentre riflettiamo
– a uscire e andargli incontro per
scoprirlo, per costruire relazioni
di vicinanza, per accompagnarlo
nella sua crescita e incarnare il
fermento della sua Parola in opere
concrete. Lo sguardo di fede cresce
ogni volta che mettiamo in pratica
la Parola. La contemplazione si
perfeziona attraverso l’azione.
Agire come buoni cittadini –
in qualsiasi città – perfeziona
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fede è vista, per così dire, come
un “risultato”: come “ciò che è
già stato detto su un certo tema
in un certo documento”. Questo
sguardo di fede si confronta con
quelli della scienza o dei media e
quasi immediatamente si qualifica
come
“antiquato”
o
“non
aggiornato” rispetto allo sguardo
di una scienza capace di mostrare
cose nuove. A partire da questo
sguardo, chi parla o scrive pone
se stesso in una sorta di luogo
privilegiato da dove “oggettiva”
sia la postura tradizionale sia il
nuovo paradigma. [...]
Ciò che intendo dire è che i “non
sguardi” sono dei “non soggetti”
e la città, così come la Chiesa,
necessita di essere guardata da
soggetti (ecclesiali e cittadini,
secondo il caso). [...]
Si può dire che lo sguardo di fede
ci conduce a uscire ogni giorno, e
sempre più, incontro al prossimo
che abita nella città. Ci spinge
a uscire verso l’incontro perché
questo sguardo si alimenta nella
vicinanza. Non tollera la distanza,
avverte che la distanza sfoca ciò
che desidera vedere; e la fede
vuole vedere per servire e amare,
non per constatare o dominare.
Nell’uscire per strada, la fede limita
l’avidità dello sguardo dominatore
e aiuta ogni prossimo concreto
– al quale guarda con desiderio
di servirlo – a focalizzare meglio
“l’oggetto proprio e amato”, che
è Gesù Cristo venuto nella carne.
Chi dice che crede in Dio e “non
vede” il proprio fratello, inganna
se stesso.
Perfezionarsi nella fede in questo
Dio che vive nella città rinnova
la speranza di nuovi incontri. La
speranza ci libera da quella forza
centripeta che spinge il cittadino
del nostro tempo a vivere isolato,
aspettando a casa la consegna
dei suoi acquisti e connesso solo
virtualmente. Il credente che
guarda illuminato dalla speranza
combatte la tentazione di non
guardare, tentazione riconducibile
o al vivere murato nei bastioni
della propria nostalgia o alla
sete di curiosare. Il suo non è lo
sguardo avido del “vediamo che
cosa è successo oggi” tipico dei
notiziari. [...]
Se partiamo dalla constatazione
che l’anti-città cresce con il
non sguardo, che la maggior
esclusione consiste nel nemmeno
“vedere” l’escluso – quello che
dorme per strada non lo si vede
come persona, ma come parte
della sporcizia e dell’abbandono
del paesaggio urbano, della
cultura dello scarto, dello “scarico”
– la città umana cresce con lo
sguardo che “vede” l’altro come
concittadino. In questo senso, lo
sguardo di fede è fermento per
uno sguardo di cittadinanza.
Sguardo che include senza
relativizzare
Sto dicendo che la fede, per sé
sola, migliora la città? Sì, nel senso
che solo la fede ci libera dalle
generalizzazioni e dalle astrazioni
di uno sguardo dotto che, come
suo frutto, porta solo maggiore
conoscenza. [...]
Se ci situiamo nell’ambito della
carità, possiamo dire che questo
sguardo ci salva dal dover
relativizzare la verità per poter
essere inclusivi. La città odierna è
relativista (tutto è valido), e forse a
volte cadiamo nella tentazione di
pensare che, per non discriminare,
per includere tutti, sia necessario
“relativizzare” la verità. Non è
così. Il nostro Dio che vive nella
città – nella cui vita quotidiana
si coinvolge – non discrimina né
relativizza. La sua verità è quella
dell’incontro che scopre volti,
e ogni volto è unico. Includere
persone con volti e nomi propri
non implica relativizzare valori
né giustificare antivalori; al
contrario, non discriminare e
non relativizzare implica avere
la fortezza per accompagnare
i processi e la pazienza del
fermento che aiuta a crescere. La
verità che accompagna è quella
che mostra percorsi futuri più che
giudicare le chiusure del passato.
Lo sguardo dell’amore non
discrimina né relativizza perché è
misericordioso. [...]
Questo sguardo è personale e
comunitario. Si traduce in agenda,
segna tempi più lenti di quelli della
realtà (avvicinarsi a un malato
richiede tempo) e genera strutture
accoglienti e non espellenti, cosa
che pure esige tempo.
[...] Un Dio vivo in mezzo alla
città chiede di andare a fondo nel
cammino di questo sguardo che
proponiamo. Non è un guardarsi
l’ombelico come invece lo è il
“guardare a come guardiamo”.
Perché la città, come il deserto,
produce miraggi.
Con le migliori intenzioni, può
accadere che ci inganniamo. La
fede va sempre sfidata a superare le
illusioni. Siamo rimasti delusi (alcuni
di noi forse eccessivamente) dalle
illusioni delle ideologie politiche, e
dal guardare non solo le città, ma
anche l’intero Continente attraverso
ideologie che proponevano vie
rapide per raggiungere la giustizia.
Il prezzo è stato la violenza e una
svalutazione della politica che
solo recentemente sta iniziando a
cambiare di segno. Oggi ci sono
altri miraggi. Forse attraverso il
contrasto temporale possiamo
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Per questo, possiamo parlare
di un “servizio della fede”: un
servizio esistenziale, testimoniale,
pastorale.
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comprenderne la radice. Se i
miraggi politici esigevano un
passaggio rapido all’azione,
le illusioni dotte piuttosto lo
“ritardano”. Il punto è che, se la
teoria diventa tanto complicata,
invece
di
favorire
“uscite
apostoliche”, favorisce piuttosto
“discussioni sui piani apostolici”.
[...] Dio vive nella città, e la Chiesa
vive nella città. La missione non si
oppone al fatto di imparare dalla
città – dalle sue culture e dai suoi
scambi – nel momento stesso
in cui usciamo per predicarle il
Vangelo.
Questo è un frutto del Vangelo
stesso, il quale interagisce con il
terreno nel quale cade come seme.
Non solo la città moderna è una
sfida, ma lo sono state, lo sono e lo
saranno tutte le città, tutte le culture,
tutte le mentalità e tutti i cuori umani.
[...]
La dinamica è la stessa di Giovanni
nella lavanda dei piedi: la
coscienza lucida e onnicomprensiva
del Signore (sapendo che il Padre
aveva posto tutto nelle sue mani)
lo spinge a cingersi il grembiule e
a lavare i piedi ai suoi discepoli.
La visione più profonda e più
alta non spinge a nuove visioni,
ma all’azione più umile, situata e
concreta.
Tenendo conto di queste riflessioni,
e per concludere, possiamo dire
che lo sguardo del credente sulla
città si compie in tre attitudini
concrete:
- L’uscire da sé per andare incontro
all’altro si compie nella vicinanza,
in una attitudine alla prossimità. Il
nostro sguardo deve essere sempre
pronto a uscire e a farsi vicino. Non
autoreferenziale ma trascendente.
- Il fermento e il seme della
fede trovano compimento nella
testimonianza (se conosciute queste
cose le mettono in pratica, saranno
felici). Dimensione martiriale della
fede.
L’accompagnamento
trova
compimento nella pazienza, nella
hypomoné, la quale accompagna i
processi senza fare loro violenza. In questa direzione mi pare che
debba andare il servizio che, come
uomini e donne credenti, possiamo
offrire alla nostra città.
(traduzione dallo spagnolo
di Stefano Biancu)
Recensione
«Nel complesso si trattava di
tener conto del fatto che l’odierna
forma della liturgia non viene più
percepita come il risultato di una
riforma appunto avvenuta e perciò,
di norma, non viene raffrontata con
l’ordinamento liturgico in vigore
alla vigilia del concilio Vaticano II.
I giovani oggi continuano a porre
domande al celebrare cristiano,
da prospettive anche differenti, ma
conoscono per lo più la liturgia
soltanto nella forma che essa
ha avuto dopo l’ultimo concilio»
(p. 6). La Premessa di Winfried
Haunerland alla nuova edizione
riveduta e aggiornata del Corso
di Liturgia di Adolf Adam lascia
intendere convenientemente la
ragione del lavoro di revisione e
di integrazione del noto manuale
del liturgista tedesco. Il problema
generazionale in campo liturgico,
reso
particolarmente
evidente
negli atti magisteriali degli ultimi
anni, è un problema considerevole
e meritevole di attenzione da
parte di chi si occupa a vario
livello della celebrazione nella
Chiesa. Si tratta in altri termini
di fornire i giusti elementi a
coloro che, per esperienza e per
studio, si accostano alla liturgia
in giovane età e, per ragioni
anagrafiche, non hanno conosciuto
la prassi anteriore al Vaticano II.
L’approccio alla liturgia può essere
semplicemente influenzato dalle
“sensibilità”? L’accoglienza della
riforma liturgica post-conciliare può
essere determinata da partigianerie
che si assestano sui due fronti del
progressismo, ignaro della storia,
XLII (2013) n. 101
A. Adam-W. Haunerland, Corso di liturgia, nuova edizione interamente riveduta e aggiornata, edizione italiana a cura di G. Francesconi, Queriniana, Brescia,
20137
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o del conservatorismo, incapace
di cogliere nello sviluppo storico il
senso di ogni vera traditio?
A queste preoccupazioni cerca di
fornire una buona griglia di dati
il volume di Adam-Haunerland
per orientare chi si avvicina al
mondo liturgico affinché impari
a “maneggiare” la materia con
competenza nei suoi principi
teologici e nella sua pratica
celebrativa.
Il volume è suddiviso in modo
classico in una prima parte sulla
liturgia in genere e una seconda
sulla liturgia in particolare. La prima
parte offre uno sguardo sintetico
sul senso della liturgia cristiana e
una presentazione essenziale della
storia della liturgia nelle sue tappe
principali. Inoltre, nel capitolo
dedicato alla scienza liturgica dopo
la debita attenzione al compito
teologico e a quello storico, si fa
riferimento alla necessità di aprire lo
studio del culto alle scienze umane
per affrontare a vasto raggio il
tema del rito, della sua espressione
e dei suoi effetti sui celebranti.
In realtà, il volume è assai
reticente a riguardo degli aspetti
antropologici, linguistici e simbolici
del celebrare: si tratta di un assunto
fondamentale che di fatto non viene
puntualmente esaminato. Il discorso
sul simbolo viene affrontato in
modo molto sintetico, a proposito
dell’assemblea come processo
comunicativo, ma è assente una
riflessione compiuta sul fenomeno
rituale entro il quale il simbolo
agisce e si disvela. La parte iniziale
non manca di affrontare il tema
della musica dal versante storico
e nelle linee stabilite dal Vaticano
II, il rapporto della liturgia con la
pietà popolare e la problematica
ecumenica.
La seconda parte è dedicata ai
sacramenti, ai sacramentali e ad
alcuni aspetti particolari. Dopo il
capitolo sull’essenza e il significato
dei sacramenti, viene affrontato
il settenario sacramentale con
attenzione prettamente liturgica
ovvero a partire da come la
Chiesa effettivamente celebra
queste azioni. Viene, quindi,
dato ampio spazio ai riti connessi
alla professione religiosa, alla
consacrazione delle vergini e
ai momenti liturgici appartenenti
alla vita delle comunità religiose.
Degno di nota è l’aver congiunto
gli atti liturgici sui morenti con la
liturgia dei defunti proponendo
così anche dal versante teorico il
modello della prassi ecclesiale che,
fin dall’antichità, accompagna
il morente dagli ultimi istanti di
vita alla sepoltura intendendo
l’ordo exsequiarum come un rito
di passaggio a tappe disteso nel
tempo. Ampio risalto viene dato
alla celebrazione della liturgia
delle ore, dell’anno liturgico e allo
buona sintesi introduttiva per coloro
che approcciano la scienza liturgica
da
principianti
coordinando
l’inquadramento storico con la
teologia e la prassi celebrativa.
Un compendio comprensibilmente
conciso, ma soddisfacente per le
informazioni contenute, soprattutto
in ordine alla celebrazione dei
sacramenti.
È possibile, tuttavia, rilevare qualche
lacuna. Innanzitutto, come già
osservato, nonostante l’auspicio,
la componente antropologica,
ormai imprescindibile in uno studio
serio della liturgia, è praticamente
assente. Tale riflessione sul rito
avrebbe giovato a dare una
migliore risposta alla “questione
liturgica” delle nuove generazioni,
ignare della prassi celebrativa
pre-conciliare, dei risvolti storici,
dottrinali e giuridici in essa
implicati.
L’assoluta
necessità
delle
competenze
storiche,
indispensabili per non dissertare
sul vuoto, risulta insufficiente
se non accompagnata dall’approfondimento antropologico sul
“perché”. La domanda odierna
circa la plausibilità di una liturgia
non può trovare una risposta soltanto
in termini “archeologici”, ma
innanzitutto sul senso di compiere
azioni rituali e sulle dinamiche di
ogni esperienza simbolica. Tale
riflessione sul rito avrebbe giovato
a chiarire il problema dell’efficacia
XLII (2013) n. 101
spazio celebrativo: quest’ultimo
aspetto è congiunto lodevolmente
con il rito della dedicazione della
chiesa e dell’altare che raccoglie
nei Praenotanda e soprattutto
manifesta «per ritus et preces» la
ragione ecclesiale dell’edificare
luoghi di culto e la ricca simbolica
ad essa associata.
L’ultimo capitolo, riformulato in
seguito al motu proprio Summorum
Pontificum, richiama l’urgenza del
rinnovamento liturgico per la vita
della Chiesa e ribadisce la categoria
dell’actuosa participatio come
cardine della riforma conciliare.
Se questo è il criterio di fondo
esso deve essere salvaguardato
nella consapevolezza che la forma
ordinaria è la risposta alla domanda
di partecipazione all’unico atto
celebrato, domanda emergente
nel precedente regime rituale e
punto di partenza dell’impresa
riformatrice. È evidente - e questa
è la conclusione dell’intera opera
- che non è sufficiente la revisione
degli ordines, per quanto la liturgia
sia semper reformanda, se manca la
mistagogia e la capacità dei fedeli
di entrare nel mistero celebrato. Si
impone un compito di primo piano
per il futuro della Chiesa e della
pastorale liturgica: vivere della
riforma liturgica per fare in modo
che le strutture celebrative rinnovate
rinnovino la Chiesa.
Il volume si presenta come una
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dei sacramenti e il legame di questo
con la forma rituale (cf. SC 49).
Una migliore puntualizzazione
può essere compiuta a proposito
dell’assemblea come soggetto
celebrante in merito alla ministerialità
(pp. 19-20): il fondamento
teologico della ministerialità, da
rinvenire nella actuosa participatio
della Chiesa che celebra, non è
sufficientemente chiarito.
Una
migliore
organizzazione
del materiale avrebbe favorito
una maggiore consequenzialità
logica dell’opera: la domanda
guardiniana sull’atto di culto (pp.
98-100) avrebbe potuto trovarsi
in apertura come questione di
fondo nella comprensione della
liturgia nella realtà culturale attuale
mentre la parte inerente i linguaggi
avrebbe potuto raccogliere anche
la musica e lo spazio. Allo stesso
modo le tematiche inerenti il
tempo (liturgia delle ore e anno
liturgico) si sarebbero potute
trovare in connessione grazie a
una introduzione sulla dimensione
temporale nella liturgia.
Infine, la trattazione su ogni singolo
sacramento richiederebbe di essere
integrata, almeno in appendice,
con alcuni testi, come ad esempio
le preghiere eucaristiche, di
ordinazione, di benedizione degli
sposi. L’eucologia, sapientemente
compresa
nell’articolazione
globale del rito, rimane un
elemento indispensabile per ogni
studio della liturgia, anche per
coloro che muovono i primi passi in
questa direzione e sono chiamati a
confrontarsi con il “come” (verbale
e non verbale) della celebrazione.
Ciò non toglie la necessità del
confronto diretto con i libri liturgici.
Nonostante questi rilievi il volume
è certamente utile nei seminari e
negli istituti di scienze religiose
per «il necessario sapere di base»
(p. 6) in re liturgica: un manuale
per indirizzare alla conoscenza
dell’universo liturgico in grado
di offrire la griglia di dati da
approfondire e valutare. Uno
strumento che indubbiamente non
può essere lasciato solo affinché
l’oggetto
dello
studio
della
scienza liturgica possa essere
adeguatamente
interrogato
e
interpretato.
Loris Della Pietra
XLI Settimana di Studio
«LA MISTAGOGIA.
ATTUALITÁ
DI UNA ANTICA
RISORSA»
Alghero - 26 – 30 agosto 2013
alla mistagogia è poco per volta
uscito dalla cerchia ristretta degli
specialisti, che indicavano con
questo termine la «tappa» conclusiva
dell’Iniziazione
cristiana,
per
proporsi quale metodo più ampio di
comprensione dei misteri celebrati,
di introduzione all’esperienza della
liturgia e più in generale della fede.
In secondo luogo, il riferimento
alle Scritture e alle diverse figure
della vita quotidiana spinge a
valorizzare la mistagogia in un
senso più generale, quale metodo di
iniziazione globale all’esperienza
Per info scrivere o telefonare a: Segreteria APL - C/o Abbazia di S. Giustina, Via G. Ferrari, 2/A
I. 35123 Padova PD-Tel. 049/82.20.431 - Fax. 049/82.20.469 E-mail: [email protected]
XLII (2013) n. 101
Il Convegno annuale dell’Associazione dei Professori e
Cultori di Liturgia sarà dedicato
ad approfondire l’attualità di
una antica risorsa della vita
della Chiesa: la mistagogia. La
sua riscoperta rappresenta uno
dei frutti più interessanti della
stagione postconciliare, ancora da
esplorare in tutte le sue potenzialità.
Nel clima di un benefico ritorno
alle Scritture, alla liturgia e alla
tradizione patristica, il riferimento
L’esigenza mistagogica appare
anzitutto come una vera e
propria urgenza nel campo della
formazione liturgica. Lo sottolinea
con forza l’Esortazione apostolica
post-sinodale
Sacramentum
caritatis, che vede lo scopo della
mistagogia nella promozione di
una progressiva corrispondenza
personale al mistero celebrato; il
presupposto è che «la liturgia ha
una sua efficacia pedagogica
nell’introdurre
i
fedeli
alla
conoscenza del mistero celebrato»
(n. 64).
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Programma
della fede, che promette non solo
di riconciliare la catechesi e la
celebrazione sacramentale, ancora
troppo distanti tra loro, ma pure
di abbozzare uno stile pastorale
capace di integrare le diverse
dimensioni della vita cristiana, nel
segno dell’esperienza personale e
comunitaria.
Il percorso del Convegno prenderà
l’avvio
dall’analisi
dell’antico
metodo con cui i padri hanno
interpretato tanto le Scritture quanto
la liturgia: la tipologia. Da qui
l’approfondimento sarà portato
in due direzioni: la rivisitazione
storica delle mistagogie antiche
e medievali, per valutare la
possibilità di una loro ripresa per
l’oggi; la rivisitazione di alcune
pratiche odierne di mistagogia
liturgica (a cominciare dalla tappa
finale dell’Iniziazione cristiana), per
valorizzarne la singolare risorsa
educativa, in ordine ad un progetto
pastorale orientato alla «nuova
evangelizzazione».
Immagine:
Paros, Grecia, Fonte Battesimale
LUNEDI’ 26 AGOSTO
Arrivi e registrazione
ORE 16,30 Preghiera iniziale –
Saluto – Apertura dei lavori (Luigi
Girardi, Presidente dell’Associazione
Professori di Liturgia)
ORE 17,00 Mistagogia e
Scrittura: la tipologia a servizio
della liturgia? (Aldo Martin,
Facoltà Teologica del Triveneto ,
Sede Vicenza)
MARTEDI’ 27 AGOSTO
ORE 09,00 Dialettiche del
simbolismo liturgico: un viaggio
nelle mistagogie dei secoli IV-V
(Giuseppe Laiti, Facoltà Teologica del
Triveneto, Sede Verona)
ORE 11,00 L’evoluzione della
mistagogia
in
oriente:
da
Massimo il Confessore a Nicola
Cabasilas
(Goffredo Boselli,
Comunità di Bose)
ORE 15,30 L’evoluzione della
mistagogia in occidente: le
Expositiones missae madioevali
(Hélène Bricout, Institut Catholique
de Paris)
Notiziario APL
MERCOLEDI’ 29 AGOSTO
14
ORE 09,00 XLII Assemblea
generale dei soci e Forum dei
docenti
ORE 14,30 Pomeriggio turistico
Per info scrivere o telefonare a: Segreteria APL - C/o Abbazia di S. Giustina, Via G. Ferrari, 2/A
I. 35123 Padova PD-Tel. 049/82.20.431 - Fax. 049/82.20.469 E-mail: [email protected]
GIOVEDI’ 30 AGOSTO
ORE 09,00 La
mistagogia
ritrovata:
l’esperienza
della
mistagogia nella recezione del
RICA (Pierangelo Muroni, Pontificia
Università Urbaniana, Roma)
ORE 11,00 Il metodo mistagogico:
il Battesimo dei Bambini (Fabio
Trudu, Pontificia Facoltà Teologica
della Sardegna, Cagliari)
0RE 15,30 L’educazione liturgica:
la mistagogia come spiegazione
e introduzione al rito (Morena
Baldacci,
Università
Pontificia
Salesiana, Torino)
Ore 17,00 Arte e mistagogia:
l’arte al servizio di un progetto
mistagogico (Silvano Maggiani,
Pontificia
Facoltà
Teologica
“Marianum”, Roma – Paolo Tomatis,
Facoltà Teologica di Torino)
VENERDI’ 31 AGOSTO
ORE 09,00 Tavola rotonda:
Mistagogia
e
prospettiva
antropologica (G. Bonaccorso)
Mistagogia e prospettiva teologica,
(A. Grillo)
Mistagogia e prospettiva liturgica
(L. Girardi).
1.Tassa di iscrizione € 60,00
+ 50,00 di caparra sulla quota di
soggiorno, da versare, prima dell'arrivo alla
sede della Settimana di studio, sul ccp n.
17506353 intestato a: Associazione
Professori di Liturgia, Via G.
Ferrari, 2/A - 35123 PADOVA.
2.Quota di soggiorno in stanza
singola € 60,00 al giorno; in
stanza doppia € 55,00 al giorno.
Di questa quota va versata una caparra
di € 50,00 unitamente alla quota di
iscrizione. Si ricorda che la scheda non sarà
considerata valida se non corredata dalla
certificazione di questo adempimento. Si
ricorda che le stanze singole limitate
e saranno assegnate in ordine di iscrizione
fino ad esaurimento. Ai più giovani
comunque si chiede la cortesia di scegliere
la doppia, indicando magari il compagno
di stanza.
3.I pendolari possono consumare i
pasti al prezzo di € 18,00 (acquistare il
"Buono" in segreteria).
4.
Per
le
celebrazioni
liturgiche saranno messi a disposizione
appositi sussidi da parte della Segreteria.
I Presbiteri e i Diaconi che desiderano
concelebrare sono pregati di portare con sé
la tunica e la stola bianca, come previsto
dal rito. La Casa non è attrezzata per
provvedere alle dimenticanze dei singoli.
5.Per arrivare alla sede della
Settimana di Studio:
In auto: Per chi arriva da Sassari, Cagliari,
Nuoro, Oristano e Olbia si percorre la SS
131, la quattro corsie per ALGHERO SS
291, la SP 19 per Olmedo, la SS 127 bis
per ALGHERO. All’ingresso di ALGHERO
sulla destra indicazione per il Centro.
IN AUTOBUS: Dalla stazione degli Autobus
di Sassari si può prendere autobus per
ALGHERO
TRENITALIA: Dalla Stazione FS di SASSARI
Per info scrivere o telefonare a: Segreteria APL - C/o Abbazia di S. Giustina, Via G. Ferrari, 2/A
I. 35123 Padova PD-Tel. 049/82.20.431 - Fax. 049/82.20.469 E-mail: [email protected]
XLII (2013) n. 101
Note organizzative
15
si prende il treno per ALGHERO. Da qui
è possibile prendere un Taxi o il servizio
navetta previa comunicazione per
raggiungere il Centro.
IN AEREO: Aeroporto ALGHEROFERTILIA, dove si prende Autobus per
ALGHERO e da qui in taxi o servizio
navetta si raggiunge il Centro.
IN NAVE DA PORTO TORRES:
percorrere la SP 42 dei Due Mari
fino ad ALGHERO, proseguire per
Via Don Minzoni, Via Galileo,
introdursi nel quartiere IL CARMINE,
percorrendo Via S. Chiara e si arriva
al Centro.
La Segreteria APL a partire dal
pomeriggio del 24 agosto sarà
operativa nella sede della Settimana
di Studio: Centro diocesano di
pastorale “P. G. Frassati”, Località
Monte Agnese - 07041 ALGHERO
SS - Tel. 079.986131 - Fax
079.984656
E-mail: [email protected]
Quota Associativa
2013
€ 35,00
Mentre ringraziamo di cuore quanti
si fanno premura di versare la propria quota associativa, ricordiamo
ai “distratti” questo dovere, che consente alla Segreteria un minimo di
sicurezza economica.
Comunque si avverte che a partire
da questo numero saranno depennati tutti coloro che non hanno rinnovato la quota negli ultimi cinque anni.
Notiziario APL
Per informazioni:
16
Segreteria APL
c/o Abbazia S. Giustina
Via G. Ferrari, 2/A
35123 Padova PD
Tel. 049 8220431
Fax 049 8220469
Email: [email protected]
Sito Internet: www.apl-italia.org
Per info scrivere o telefonare a: Segreteria APL - C/o Abbazia di S. Giustina, Via G. Ferrari, 2/A
I. 35123 Padova PD-Tel. 049/82.20.431 - Fax. 049/82.20.469 E-mail: [email protected]
Settimana Liturgico-pastorale di Camaldoli
in collaborazione con
l'Istituto di Liturgia Pasqtorale "S. Giustina" di Padova
«PER FAR CRESCERE OGNI GIORNO
LA VITA CRISTIANA» (SC 2)
Monastero di Camaldoli, 14 – 19 luglio 2013
Immagine:
Filippo Rossi, Mosaicale 15
Info e prenotazioni: Foresteria del Monastero di Camaldoli - 0575556013 - [email protected]
XLII (2013) n. 101
Dopo aver esaminato, l'anno
scorso, gli effetti riformatori di SC
su tutto il campo della esperienza
liturgica (sacramenti, anno liturgico,
liturgia delle ore) quest'anno
vogliamo soffermarci sulla prima
parte del testo di SC, dove
vengono fissati i principi generali
di una riconsiderazione intelligente
e nutriente della tradizione cultuale
cristiana. Questo oggi è un compito
della teologia, ma anche della
pastorale, Poiché soprattutto nel
momento in cui la Chiesa celebra
i 50 anni di una svolta come
quella rappresentata dal magistero
liturgico del Concilio Vaticano II,
deve saper riprendere i grandi temi
che hanno inaugurato questo ricco
e complesso passaggio: la vicenda
della redazione del testo, la
scoperta della vocazione teologica
della liturgia, la riflessione sul
concetto di liturgia, sia in rapporto
alle altre tradizioni cristiane, sia in
rapporto alle culture, sia in rapporto
alla ecclesiologia, sia in rapporto
al compito formativo che tale
svolta lascia in eredità alla Chiesa.
Due
approfondimenti,
infine
provvederanno a illuminare sia
l'arte, sia lo spazio architettonico
in rapporto all'azione rituale. Per
poter considerare davvero la liturgia
come momento fondamentale per
poter costituire e comprendere la
Chiesa in tutta la sua ricchezza. 17
Programma
Domenica 14 luglio
Pomeriggio: arrivi
21.00 Saluti e introduzione
Matteo Ferrari, monaco di
Camaldoli
Presentazione del tema della
Settimana
Andrea Grillo, Teologo-liturgista
Lunedì 15 luglio
7.30Lodi
9.15 La redazione di
Sacrosanctum Concilium e il
dibattito sulla liturgia (I parte)
Sr. Elena Massimi
10.30Pausa
11.00 II parte
12.35 Ora media
16.00 La forma che trasforma.
La formazione liturgica all’agire
rituale
Morena Baldacci
18.30 Vespri e Celebrazione
eucaristica
Notiziario APL
Martedì 16 luglio
18
7.30Lodi
9.15 Teologia e liturgia:
ripensamento di un rapporto
Andrea Grillo
10.30Pausa
11.00 Discussione su “Opus
dei. Archeologia dell’ufficio” di
G. Agamben
Andrea Grillo - Andrea Ponso
12.35 Ora media
16.00 Sacra Scrittura e riforma
della liturgia
Matteo Ferrari
18.30 Vespri e Celebrazione
eucaristica
21.00 Uno spazio che parla. La
nuova cappella delle Missionarie
Saveriane di Parma
Paolo Bedogni, architetto
Guido Pasini, liturgista
Mercoledì 17 luglio
7.30Lodi
9.15 Ecclesiologia e liturgia
Thomas Pott
10.30Pausa
11.00 II parte
12.35 Ora media
Pomeriggio libero
18.45Vespri
21.00 Colori del silenzio. Arte e
liturgia
Timothy Verdon, Giovanni Gardini,
Filippo Rossi
Giovedì 18 luglio
7.30Lodi
9.15 Liturgia e cultura in SC.
Provocazioni e sviluppi – I parte
Giorgio Bonaccorso
10.30Pausa
11.00 II parte
12.35 Ora media
16.00 Pastorale e liturgia
Gianni Cavagnoli
18.30 Vespri e Celebrazione
eucaristica
Info e prenotazioni: Foresteria del Monastero di Camaldoli - 0575556013 - [email protected]