NotiziarioAPL 101 ok - Associazione Professori Liturgia
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NotiziarioAPL 101 ok - Associazione Professori Liturgia
Dio nella città di Jorge Mario Bergoglio / Papa Francesco Con uno sguardo di credente e di pastore Quando prego per Buenos Aires, ringrazio che sia la città nella quale sono nato. L’affetto che scaturisce da una tale familiarità aiuta a incarnare l’universalità della fede che abbraccia tutti gli uomini di tutte le città. Oggi che i vincoli di razza, storia e cultura non sono omogenei e neanche i diritti civili sono uguali per tutti, essere cittadino di una grande città è qualcosa di molto complesso. Nella città ci sono moltissimi “non cittadini”, “cittadini a metà” e “di troppo”: o perché non godono di pieni diritti – gli esclusi, gli stranieri, i senza tetto, i bambini non scolarizzati, gli anziani e i malati senza protezione sociale – o perché non assolvono ai propri doveri. In questo senso, lo sguardo trascendente della fede, che conduce al rispetto e all’amore del prossimo, aiuta a scegliere di essere cittadino di una città concreta e a mettere in pratica atteggiamenti e comportamenti che creano cittadinanza. Lo sguardo che desidero condividere con voi è quello di un pastore che cerca di andare a fondo nella sua esperienza di credente, di uomo che crede che «Dio vive nella sua città». Nel suo Discorso sui pastori, sant’Agostino distingue due cose: la prima è che siamo cristiani, XLII (2013) n. 101 La rivista “Munera” pubblica nel suo prossimo numero un testo pronunciato il 25 agosto 2011 dall’allora arcivescovo di Buenos Aires come saluto iniziale al Primo Congresso di Pastorale Urbana della regione di Buenos Aires e costituisce il primo capitolo del libro Dios en la ciudad © SAN PABLO, Buenos Aires (Argentina), 2013. Si tratta di una riflessione molto interessante, di cui presento qui una ampia sintesi, anche se ogni frase delle dieci pagine originali (e che possono essere lette scaricandole dal sito www.muneraonline.eu ) meriterebbe quella attenzione che qui non ci possiamo permettere. Ho sottolineato in corsivo grassetto le frasi più sorprendenti e ho eliminato le note (peraltro assai significative). Una osservazione deve però essere fatta : diversamente da quanto si sente dire e si legge sui giornali, in questo testo vediamo come il primo mese del Vescovo Francesco non dipende semplicemente dalle sue doti umane di contatto e di rapporto. Vi è qui una « teoria dello sguardo nella città» che merita di essere considerata come il fondamento teologico di quella prassi che tanto ci ha colpito in questi ultimi giorni. Papa Francesco, fin dall’inizio, ha sorpreso tutti per come guarda e per come si lascia incontrare. Questo testo chiarisce quali sono i presupposti teorici di questa prassi sorprendente. (a.g.) 3 Notiziario APL 4 la seconda che siamo vescovi. Nel collocarci dinanzi a una città moderna dagli immaginari sociali tanto differenti, questo esercizio di distinguere gli sguardi può essere d’aiuto: non per tralasciare di guardare al gregge che ci è stato affidato, ma per immergersi in questo sguardo di fede semplice che al Signore tanto piaceva incontrare, senza curarsi di differenze di razza, cultura o religione. Perché lo sguardo di fede scopre e crea città. [...] Le immagini del Vangelo che più mi piacciono sono quelle che mostrano ciò che Gesù suscita nella gente che incontra per la strada. L’immagine di Zaccheo: il quale, accorgendosi che Gesù è entrato nella sua città, sente risvegliarsi il desiderio di vederlo e si affretta a salire sull’albero. La fede farà sì che Zaccheo cessi di essere un “traditore” al servizio proprio e dell’Impero, e divenga un cittadino di Gerico, che stabilisce relazioni di giustizia e solidarietà con i suoi concittadini. L’immagine di Bartimeo: il quale, quando il Signore gli concede la grazia che desidera – «Signore, che io veda» –, lo segue nel cammino. Per fede, Bartimeo cessa di essere un uomo ai margini, trascinato al bordo della strada, e si converte in protagonista della propria storia, camminando con Gesù e con il popolo che lo seguiva. L’immagine dell’emorroissa: che, in mezzo a una moltitudine che si stringe al Signore da ogni parte, tocca il suo mantello attirando il suo sguardo, rispettoso e pieno di affetto. Grazie alla fede, l’emorroissa si trova inclusa in una società che discrimina la gente a causa di alcune malattie considerate impure. Sono immagini di incontri fecondi. Il Signore semplicemente «passa facendo del bene». Ci si meraviglia nel vedere ciò che avviene nel cuore di tante persone che, escluse dalla società e ignorate da molti, nell’entrare in contatto col Signore si riempiono di vita piena, e questa vita cresce integralmente, migliorando la vita della città. [...] Se è vero che si è passati da un soggetto cristiano il cui sguardo stava “al di sopra” della città per modellarla, a un soggetto immerso nello shaker della ibridazione culturale e che ne subisce le influenze e gli impatti, è ora necessario riagganciarci allo “specifico cristiano” per poter dialogare con tutte le culture: ovvero con una cultura cristiana ispirata dalla fede, la cui struttura di valori ci fa sentire come a casa; con una cultura pagana, i cui valori si possono discernere con una certa chiarezza; e con una cultura ibrida e molteplice come quella che si sta preparando, che richiede la fede. Paolo raccomanda fin dall’inizio di essere buoni cittadini (cfr. Rom 13,1). È l’intuizione del valore dell’inculturazione: vivere a fondo l’umano, in qualsiasi cultura, in qualsiasi città, rende migliore il cristiano e feconda la città (conquistandone il cuore). Il pastore che guarda alla sua città con la luce della fede combatte la tentazione del “non sguardo”, del “non vedere”. Il non vedere, che il Signore rimprovera con tanta insistenza nel Vangelo, presenta molte forme: quella della cecità ostinata degli scribi e dei farisei, quella dell’abbagliamento non solo delle «luci del centro», come dice il tango, ma anche della stessa rivelazione, forma del non vedere che tenta gli apostoli “sotto una apparenza di bene”; c’è poi il non guardare di quelli che “passano oltre”. Ma c’è un livello più elementare di questo “non sguardo”. È difficile da categorizzare, ma può essere descritto. In alcuni discorsi, si intuisce come la prospettiva nasca da un “livellamento degli sguardi”, se mi è concesso esprimermi in questo modo. In essi, lo sguardo di fede non prende esistenzialmente valore come dono di Dio a un uomo che si situa alla frontiera dell’esistenza per essere guardato e guardare il Dio vivo, ma la XLII (2013) n. 101 un maggiore discernimento. Essere popolo e costruire città vanno di pari passo; e così anche essere popolo di Dio e abitare nella città di Dio. In questo senso, l’immaginario teologico può essere lievito per ogni immaginario sociale. [...] Lo “specifico cristiano” si concepisce come “lievito che sta già lievitando l’impasto”. Ciò coincide con il sentirci “costretti” da un Dio che sta già vivendo nella città, mischiato vitalmente con tutti e con tutto. È una riflessione che ogni volta ci coglie già con le mani in pasta, compromessi con la situazione dell’uomo concreto così come si dà, coinvolti con tutti in un’unica storia di salvezza. Dunque niente proposte dotte, di rottura, asettiche, che partono da zero, che si pongono a distanza per “pensare” come fare affinché Dio viva in una città senza dio. Dio già vive nella nostra città e ci costringe – mentre riflettiamo – a uscire e andargli incontro per scoprirlo, per costruire relazioni di vicinanza, per accompagnarlo nella sua crescita e incarnare il fermento della sua Parola in opere concrete. Lo sguardo di fede cresce ogni volta che mettiamo in pratica la Parola. La contemplazione si perfeziona attraverso l’azione. Agire come buoni cittadini – in qualsiasi città – perfeziona 5 Notiziario APL 6 fede è vista, per così dire, come un “risultato”: come “ciò che è già stato detto su un certo tema in un certo documento”. Questo sguardo di fede si confronta con quelli della scienza o dei media e quasi immediatamente si qualifica come “antiquato” o “non aggiornato” rispetto allo sguardo di una scienza capace di mostrare cose nuove. A partire da questo sguardo, chi parla o scrive pone se stesso in una sorta di luogo privilegiato da dove “oggettiva” sia la postura tradizionale sia il nuovo paradigma. [...] Ciò che intendo dire è che i “non sguardi” sono dei “non soggetti” e la città, così come la Chiesa, necessita di essere guardata da soggetti (ecclesiali e cittadini, secondo il caso). [...] Si può dire che lo sguardo di fede ci conduce a uscire ogni giorno, e sempre più, incontro al prossimo che abita nella città. Ci spinge a uscire verso l’incontro perché questo sguardo si alimenta nella vicinanza. Non tollera la distanza, avverte che la distanza sfoca ciò che desidera vedere; e la fede vuole vedere per servire e amare, non per constatare o dominare. Nell’uscire per strada, la fede limita l’avidità dello sguardo dominatore e aiuta ogni prossimo concreto – al quale guarda con desiderio di servirlo – a focalizzare meglio “l’oggetto proprio e amato”, che è Gesù Cristo venuto nella carne. Chi dice che crede in Dio e “non vede” il proprio fratello, inganna se stesso. Perfezionarsi nella fede in questo Dio che vive nella città rinnova la speranza di nuovi incontri. La speranza ci libera da quella forza centripeta che spinge il cittadino del nostro tempo a vivere isolato, aspettando a casa la consegna dei suoi acquisti e connesso solo virtualmente. Il credente che guarda illuminato dalla speranza combatte la tentazione di non guardare, tentazione riconducibile o al vivere murato nei bastioni della propria nostalgia o alla sete di curiosare. Il suo non è lo sguardo avido del “vediamo che cosa è successo oggi” tipico dei notiziari. [...] Se partiamo dalla constatazione che l’anti-città cresce con il non sguardo, che la maggior esclusione consiste nel nemmeno “vedere” l’escluso – quello che dorme per strada non lo si vede come persona, ma come parte della sporcizia e dell’abbandono del paesaggio urbano, della cultura dello scarto, dello “scarico” – la città umana cresce con lo sguardo che “vede” l’altro come concittadino. In questo senso, lo sguardo di fede è fermento per uno sguardo di cittadinanza. Sguardo che include senza relativizzare Sto dicendo che la fede, per sé sola, migliora la città? Sì, nel senso che solo la fede ci libera dalle generalizzazioni e dalle astrazioni di uno sguardo dotto che, come suo frutto, porta solo maggiore conoscenza. [...] Se ci situiamo nell’ambito della carità, possiamo dire che questo sguardo ci salva dal dover relativizzare la verità per poter essere inclusivi. La città odierna è relativista (tutto è valido), e forse a volte cadiamo nella tentazione di pensare che, per non discriminare, per includere tutti, sia necessario “relativizzare” la verità. Non è così. Il nostro Dio che vive nella città – nella cui vita quotidiana si coinvolge – non discrimina né relativizza. La sua verità è quella dell’incontro che scopre volti, e ogni volto è unico. Includere persone con volti e nomi propri non implica relativizzare valori né giustificare antivalori; al contrario, non discriminare e non relativizzare implica avere la fortezza per accompagnare i processi e la pazienza del fermento che aiuta a crescere. La verità che accompagna è quella che mostra percorsi futuri più che giudicare le chiusure del passato. Lo sguardo dell’amore non discrimina né relativizza perché è misericordioso. [...] Questo sguardo è personale e comunitario. Si traduce in agenda, segna tempi più lenti di quelli della realtà (avvicinarsi a un malato richiede tempo) e genera strutture accoglienti e non espellenti, cosa che pure esige tempo. [...] Un Dio vivo in mezzo alla città chiede di andare a fondo nel cammino di questo sguardo che proponiamo. Non è un guardarsi l’ombelico come invece lo è il “guardare a come guardiamo”. Perché la città, come il deserto, produce miraggi. Con le migliori intenzioni, può accadere che ci inganniamo. La fede va sempre sfidata a superare le illusioni. Siamo rimasti delusi (alcuni di noi forse eccessivamente) dalle illusioni delle ideologie politiche, e dal guardare non solo le città, ma anche l’intero Continente attraverso ideologie che proponevano vie rapide per raggiungere la giustizia. Il prezzo è stato la violenza e una svalutazione della politica che solo recentemente sta iniziando a cambiare di segno. Oggi ci sono altri miraggi. Forse attraverso il contrasto temporale possiamo XLII (2013) n. 101 Per questo, possiamo parlare di un “servizio della fede”: un servizio esistenziale, testimoniale, pastorale. 7 Notiziario APL 8 comprenderne la radice. Se i miraggi politici esigevano un passaggio rapido all’azione, le illusioni dotte piuttosto lo “ritardano”. Il punto è che, se la teoria diventa tanto complicata, invece di favorire “uscite apostoliche”, favorisce piuttosto “discussioni sui piani apostolici”. [...] Dio vive nella città, e la Chiesa vive nella città. La missione non si oppone al fatto di imparare dalla città – dalle sue culture e dai suoi scambi – nel momento stesso in cui usciamo per predicarle il Vangelo. Questo è un frutto del Vangelo stesso, il quale interagisce con il terreno nel quale cade come seme. Non solo la città moderna è una sfida, ma lo sono state, lo sono e lo saranno tutte le città, tutte le culture, tutte le mentalità e tutti i cuori umani. [...] La dinamica è la stessa di Giovanni nella lavanda dei piedi: la coscienza lucida e onnicomprensiva del Signore (sapendo che il Padre aveva posto tutto nelle sue mani) lo spinge a cingersi il grembiule e a lavare i piedi ai suoi discepoli. La visione più profonda e più alta non spinge a nuove visioni, ma all’azione più umile, situata e concreta. Tenendo conto di queste riflessioni, e per concludere, possiamo dire che lo sguardo del credente sulla città si compie in tre attitudini concrete: - L’uscire da sé per andare incontro all’altro si compie nella vicinanza, in una attitudine alla prossimità. Il nostro sguardo deve essere sempre pronto a uscire e a farsi vicino. Non autoreferenziale ma trascendente. - Il fermento e il seme della fede trovano compimento nella testimonianza (se conosciute queste cose le mettono in pratica, saranno felici). Dimensione martiriale della fede. L’accompagnamento trova compimento nella pazienza, nella hypomoné, la quale accompagna i processi senza fare loro violenza. In questa direzione mi pare che debba andare il servizio che, come uomini e donne credenti, possiamo offrire alla nostra città. (traduzione dallo spagnolo di Stefano Biancu) Recensione «Nel complesso si trattava di tener conto del fatto che l’odierna forma della liturgia non viene più percepita come il risultato di una riforma appunto avvenuta e perciò, di norma, non viene raffrontata con l’ordinamento liturgico in vigore alla vigilia del concilio Vaticano II. I giovani oggi continuano a porre domande al celebrare cristiano, da prospettive anche differenti, ma conoscono per lo più la liturgia soltanto nella forma che essa ha avuto dopo l’ultimo concilio» (p. 6). La Premessa di Winfried Haunerland alla nuova edizione riveduta e aggiornata del Corso di Liturgia di Adolf Adam lascia intendere convenientemente la ragione del lavoro di revisione e di integrazione del noto manuale del liturgista tedesco. Il problema generazionale in campo liturgico, reso particolarmente evidente negli atti magisteriali degli ultimi anni, è un problema considerevole e meritevole di attenzione da parte di chi si occupa a vario livello della celebrazione nella Chiesa. Si tratta in altri termini di fornire i giusti elementi a coloro che, per esperienza e per studio, si accostano alla liturgia in giovane età e, per ragioni anagrafiche, non hanno conosciuto la prassi anteriore al Vaticano II. L’approccio alla liturgia può essere semplicemente influenzato dalle “sensibilità”? L’accoglienza della riforma liturgica post-conciliare può essere determinata da partigianerie che si assestano sui due fronti del progressismo, ignaro della storia, XLII (2013) n. 101 A. Adam-W. Haunerland, Corso di liturgia, nuova edizione interamente riveduta e aggiornata, edizione italiana a cura di G. Francesconi, Queriniana, Brescia, 20137 9 Notiziario APL 10 o del conservatorismo, incapace di cogliere nello sviluppo storico il senso di ogni vera traditio? A queste preoccupazioni cerca di fornire una buona griglia di dati il volume di Adam-Haunerland per orientare chi si avvicina al mondo liturgico affinché impari a “maneggiare” la materia con competenza nei suoi principi teologici e nella sua pratica celebrativa. Il volume è suddiviso in modo classico in una prima parte sulla liturgia in genere e una seconda sulla liturgia in particolare. La prima parte offre uno sguardo sintetico sul senso della liturgia cristiana e una presentazione essenziale della storia della liturgia nelle sue tappe principali. Inoltre, nel capitolo dedicato alla scienza liturgica dopo la debita attenzione al compito teologico e a quello storico, si fa riferimento alla necessità di aprire lo studio del culto alle scienze umane per affrontare a vasto raggio il tema del rito, della sua espressione e dei suoi effetti sui celebranti. In realtà, il volume è assai reticente a riguardo degli aspetti antropologici, linguistici e simbolici del celebrare: si tratta di un assunto fondamentale che di fatto non viene puntualmente esaminato. Il discorso sul simbolo viene affrontato in modo molto sintetico, a proposito dell’assemblea come processo comunicativo, ma è assente una riflessione compiuta sul fenomeno rituale entro il quale il simbolo agisce e si disvela. La parte iniziale non manca di affrontare il tema della musica dal versante storico e nelle linee stabilite dal Vaticano II, il rapporto della liturgia con la pietà popolare e la problematica ecumenica. La seconda parte è dedicata ai sacramenti, ai sacramentali e ad alcuni aspetti particolari. Dopo il capitolo sull’essenza e il significato dei sacramenti, viene affrontato il settenario sacramentale con attenzione prettamente liturgica ovvero a partire da come la Chiesa effettivamente celebra queste azioni. Viene, quindi, dato ampio spazio ai riti connessi alla professione religiosa, alla consacrazione delle vergini e ai momenti liturgici appartenenti alla vita delle comunità religiose. Degno di nota è l’aver congiunto gli atti liturgici sui morenti con la liturgia dei defunti proponendo così anche dal versante teorico il modello della prassi ecclesiale che, fin dall’antichità, accompagna il morente dagli ultimi istanti di vita alla sepoltura intendendo l’ordo exsequiarum come un rito di passaggio a tappe disteso nel tempo. Ampio risalto viene dato alla celebrazione della liturgia delle ore, dell’anno liturgico e allo buona sintesi introduttiva per coloro che approcciano la scienza liturgica da principianti coordinando l’inquadramento storico con la teologia e la prassi celebrativa. Un compendio comprensibilmente conciso, ma soddisfacente per le informazioni contenute, soprattutto in ordine alla celebrazione dei sacramenti. È possibile, tuttavia, rilevare qualche lacuna. Innanzitutto, come già osservato, nonostante l’auspicio, la componente antropologica, ormai imprescindibile in uno studio serio della liturgia, è praticamente assente. Tale riflessione sul rito avrebbe giovato a dare una migliore risposta alla “questione liturgica” delle nuove generazioni, ignare della prassi celebrativa pre-conciliare, dei risvolti storici, dottrinali e giuridici in essa implicati. L’assoluta necessità delle competenze storiche, indispensabili per non dissertare sul vuoto, risulta insufficiente se non accompagnata dall’approfondimento antropologico sul “perché”. La domanda odierna circa la plausibilità di una liturgia non può trovare una risposta soltanto in termini “archeologici”, ma innanzitutto sul senso di compiere azioni rituali e sulle dinamiche di ogni esperienza simbolica. Tale riflessione sul rito avrebbe giovato a chiarire il problema dell’efficacia XLII (2013) n. 101 spazio celebrativo: quest’ultimo aspetto è congiunto lodevolmente con il rito della dedicazione della chiesa e dell’altare che raccoglie nei Praenotanda e soprattutto manifesta «per ritus et preces» la ragione ecclesiale dell’edificare luoghi di culto e la ricca simbolica ad essa associata. L’ultimo capitolo, riformulato in seguito al motu proprio Summorum Pontificum, richiama l’urgenza del rinnovamento liturgico per la vita della Chiesa e ribadisce la categoria dell’actuosa participatio come cardine della riforma conciliare. Se questo è il criterio di fondo esso deve essere salvaguardato nella consapevolezza che la forma ordinaria è la risposta alla domanda di partecipazione all’unico atto celebrato, domanda emergente nel precedente regime rituale e punto di partenza dell’impresa riformatrice. È evidente - e questa è la conclusione dell’intera opera - che non è sufficiente la revisione degli ordines, per quanto la liturgia sia semper reformanda, se manca la mistagogia e la capacità dei fedeli di entrare nel mistero celebrato. Si impone un compito di primo piano per il futuro della Chiesa e della pastorale liturgica: vivere della riforma liturgica per fare in modo che le strutture celebrative rinnovate rinnovino la Chiesa. Il volume si presenta come una 11 Notiziario APL 12 dei sacramenti e il legame di questo con la forma rituale (cf. SC 49). Una migliore puntualizzazione può essere compiuta a proposito dell’assemblea come soggetto celebrante in merito alla ministerialità (pp. 19-20): il fondamento teologico della ministerialità, da rinvenire nella actuosa participatio della Chiesa che celebra, non è sufficientemente chiarito. Una migliore organizzazione del materiale avrebbe favorito una maggiore consequenzialità logica dell’opera: la domanda guardiniana sull’atto di culto (pp. 98-100) avrebbe potuto trovarsi in apertura come questione di fondo nella comprensione della liturgia nella realtà culturale attuale mentre la parte inerente i linguaggi avrebbe potuto raccogliere anche la musica e lo spazio. Allo stesso modo le tematiche inerenti il tempo (liturgia delle ore e anno liturgico) si sarebbero potute trovare in connessione grazie a una introduzione sulla dimensione temporale nella liturgia. Infine, la trattazione su ogni singolo sacramento richiederebbe di essere integrata, almeno in appendice, con alcuni testi, come ad esempio le preghiere eucaristiche, di ordinazione, di benedizione degli sposi. L’eucologia, sapientemente compresa nell’articolazione globale del rito, rimane un elemento indispensabile per ogni studio della liturgia, anche per coloro che muovono i primi passi in questa direzione e sono chiamati a confrontarsi con il “come” (verbale e non verbale) della celebrazione. Ciò non toglie la necessità del confronto diretto con i libri liturgici. Nonostante questi rilievi il volume è certamente utile nei seminari e negli istituti di scienze religiose per «il necessario sapere di base» (p. 6) in re liturgica: un manuale per indirizzare alla conoscenza dell’universo liturgico in grado di offrire la griglia di dati da approfondire e valutare. Uno strumento che indubbiamente non può essere lasciato solo affinché l’oggetto dello studio della scienza liturgica possa essere adeguatamente interrogato e interpretato. Loris Della Pietra XLI Settimana di Studio «LA MISTAGOGIA. ATTUALITÁ DI UNA ANTICA RISORSA» Alghero - 26 – 30 agosto 2013 alla mistagogia è poco per volta uscito dalla cerchia ristretta degli specialisti, che indicavano con questo termine la «tappa» conclusiva dell’Iniziazione cristiana, per proporsi quale metodo più ampio di comprensione dei misteri celebrati, di introduzione all’esperienza della liturgia e più in generale della fede. In secondo luogo, il riferimento alle Scritture e alle diverse figure della vita quotidiana spinge a valorizzare la mistagogia in un senso più generale, quale metodo di iniziazione globale all’esperienza Per info scrivere o telefonare a: Segreteria APL - C/o Abbazia di S. Giustina, Via G. Ferrari, 2/A I. 35123 Padova PD-Tel. 049/82.20.431 - Fax. 049/82.20.469 E-mail: [email protected] XLII (2013) n. 101 Il Convegno annuale dell’Associazione dei Professori e Cultori di Liturgia sarà dedicato ad approfondire l’attualità di una antica risorsa della vita della Chiesa: la mistagogia. La sua riscoperta rappresenta uno dei frutti più interessanti della stagione postconciliare, ancora da esplorare in tutte le sue potenzialità. Nel clima di un benefico ritorno alle Scritture, alla liturgia e alla tradizione patristica, il riferimento L’esigenza mistagogica appare anzitutto come una vera e propria urgenza nel campo della formazione liturgica. Lo sottolinea con forza l’Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis, che vede lo scopo della mistagogia nella promozione di una progressiva corrispondenza personale al mistero celebrato; il presupposto è che «la liturgia ha una sua efficacia pedagogica nell’introdurre i fedeli alla conoscenza del mistero celebrato» (n. 64). 13 Programma della fede, che promette non solo di riconciliare la catechesi e la celebrazione sacramentale, ancora troppo distanti tra loro, ma pure di abbozzare uno stile pastorale capace di integrare le diverse dimensioni della vita cristiana, nel segno dell’esperienza personale e comunitaria. Il percorso del Convegno prenderà l’avvio dall’analisi dell’antico metodo con cui i padri hanno interpretato tanto le Scritture quanto la liturgia: la tipologia. Da qui l’approfondimento sarà portato in due direzioni: la rivisitazione storica delle mistagogie antiche e medievali, per valutare la possibilità di una loro ripresa per l’oggi; la rivisitazione di alcune pratiche odierne di mistagogia liturgica (a cominciare dalla tappa finale dell’Iniziazione cristiana), per valorizzarne la singolare risorsa educativa, in ordine ad un progetto pastorale orientato alla «nuova evangelizzazione». Immagine: Paros, Grecia, Fonte Battesimale LUNEDI’ 26 AGOSTO Arrivi e registrazione ORE 16,30 Preghiera iniziale – Saluto – Apertura dei lavori (Luigi Girardi, Presidente dell’Associazione Professori di Liturgia) ORE 17,00 Mistagogia e Scrittura: la tipologia a servizio della liturgia? (Aldo Martin, Facoltà Teologica del Triveneto , Sede Vicenza) MARTEDI’ 27 AGOSTO ORE 09,00 Dialettiche del simbolismo liturgico: un viaggio nelle mistagogie dei secoli IV-V (Giuseppe Laiti, Facoltà Teologica del Triveneto, Sede Verona) ORE 11,00 L’evoluzione della mistagogia in oriente: da Massimo il Confessore a Nicola Cabasilas (Goffredo Boselli, Comunità di Bose) ORE 15,30 L’evoluzione della mistagogia in occidente: le Expositiones missae madioevali (Hélène Bricout, Institut Catholique de Paris) Notiziario APL MERCOLEDI’ 29 AGOSTO 14 ORE 09,00 XLII Assemblea generale dei soci e Forum dei docenti ORE 14,30 Pomeriggio turistico Per info scrivere o telefonare a: Segreteria APL - C/o Abbazia di S. Giustina, Via G. Ferrari, 2/A I. 35123 Padova PD-Tel. 049/82.20.431 - Fax. 049/82.20.469 E-mail: [email protected] GIOVEDI’ 30 AGOSTO ORE 09,00 La mistagogia ritrovata: l’esperienza della mistagogia nella recezione del RICA (Pierangelo Muroni, Pontificia Università Urbaniana, Roma) ORE 11,00 Il metodo mistagogico: il Battesimo dei Bambini (Fabio Trudu, Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, Cagliari) 0RE 15,30 L’educazione liturgica: la mistagogia come spiegazione e introduzione al rito (Morena Baldacci, Università Pontificia Salesiana, Torino) Ore 17,00 Arte e mistagogia: l’arte al servizio di un progetto mistagogico (Silvano Maggiani, Pontificia Facoltà Teologica “Marianum”, Roma – Paolo Tomatis, Facoltà Teologica di Torino) VENERDI’ 31 AGOSTO ORE 09,00 Tavola rotonda: Mistagogia e prospettiva antropologica (G. Bonaccorso) Mistagogia e prospettiva teologica, (A. Grillo) Mistagogia e prospettiva liturgica (L. Girardi). 1.Tassa di iscrizione € 60,00 + 50,00 di caparra sulla quota di soggiorno, da versare, prima dell'arrivo alla sede della Settimana di studio, sul ccp n. 17506353 intestato a: Associazione Professori di Liturgia, Via G. Ferrari, 2/A - 35123 PADOVA. 2.Quota di soggiorno in stanza singola € 60,00 al giorno; in stanza doppia € 55,00 al giorno. Di questa quota va versata una caparra di € 50,00 unitamente alla quota di iscrizione. Si ricorda che la scheda non sarà considerata valida se non corredata dalla certificazione di questo adempimento. Si ricorda che le stanze singole limitate e saranno assegnate in ordine di iscrizione fino ad esaurimento. Ai più giovani comunque si chiede la cortesia di scegliere la doppia, indicando magari il compagno di stanza. 3.I pendolari possono consumare i pasti al prezzo di € 18,00 (acquistare il "Buono" in segreteria). 4. Per le celebrazioni liturgiche saranno messi a disposizione appositi sussidi da parte della Segreteria. I Presbiteri e i Diaconi che desiderano concelebrare sono pregati di portare con sé la tunica e la stola bianca, come previsto dal rito. La Casa non è attrezzata per provvedere alle dimenticanze dei singoli. 5.Per arrivare alla sede della Settimana di Studio: In auto: Per chi arriva da Sassari, Cagliari, Nuoro, Oristano e Olbia si percorre la SS 131, la quattro corsie per ALGHERO SS 291, la SP 19 per Olmedo, la SS 127 bis per ALGHERO. All’ingresso di ALGHERO sulla destra indicazione per il Centro. IN AUTOBUS: Dalla stazione degli Autobus di Sassari si può prendere autobus per ALGHERO TRENITALIA: Dalla Stazione FS di SASSARI Per info scrivere o telefonare a: Segreteria APL - C/o Abbazia di S. Giustina, Via G. Ferrari, 2/A I. 35123 Padova PD-Tel. 049/82.20.431 - Fax. 049/82.20.469 E-mail: [email protected] XLII (2013) n. 101 Note organizzative 15 si prende il treno per ALGHERO. Da qui è possibile prendere un Taxi o il servizio navetta previa comunicazione per raggiungere il Centro. IN AEREO: Aeroporto ALGHEROFERTILIA, dove si prende Autobus per ALGHERO e da qui in taxi o servizio navetta si raggiunge il Centro. IN NAVE DA PORTO TORRES: percorrere la SP 42 dei Due Mari fino ad ALGHERO, proseguire per Via Don Minzoni, Via Galileo, introdursi nel quartiere IL CARMINE, percorrendo Via S. Chiara e si arriva al Centro. La Segreteria APL a partire dal pomeriggio del 24 agosto sarà operativa nella sede della Settimana di Studio: Centro diocesano di pastorale “P. G. Frassati”, Località Monte Agnese - 07041 ALGHERO SS - Tel. 079.986131 - Fax 079.984656 E-mail: [email protected] Quota Associativa 2013 € 35,00 Mentre ringraziamo di cuore quanti si fanno premura di versare la propria quota associativa, ricordiamo ai “distratti” questo dovere, che consente alla Segreteria un minimo di sicurezza economica. Comunque si avverte che a partire da questo numero saranno depennati tutti coloro che non hanno rinnovato la quota negli ultimi cinque anni. Notiziario APL Per informazioni: 16 Segreteria APL c/o Abbazia S. Giustina Via G. Ferrari, 2/A 35123 Padova PD Tel. 049 8220431 Fax 049 8220469 Email: [email protected] Sito Internet: www.apl-italia.org Per info scrivere o telefonare a: Segreteria APL - C/o Abbazia di S. Giustina, Via G. Ferrari, 2/A I. 35123 Padova PD-Tel. 049/82.20.431 - Fax. 049/82.20.469 E-mail: [email protected] Settimana Liturgico-pastorale di Camaldoli in collaborazione con l'Istituto di Liturgia Pasqtorale "S. Giustina" di Padova «PER FAR CRESCERE OGNI GIORNO LA VITA CRISTIANA» (SC 2) Monastero di Camaldoli, 14 – 19 luglio 2013 Immagine: Filippo Rossi, Mosaicale 15 Info e prenotazioni: Foresteria del Monastero di Camaldoli - 0575556013 - [email protected] XLII (2013) n. 101 Dopo aver esaminato, l'anno scorso, gli effetti riformatori di SC su tutto il campo della esperienza liturgica (sacramenti, anno liturgico, liturgia delle ore) quest'anno vogliamo soffermarci sulla prima parte del testo di SC, dove vengono fissati i principi generali di una riconsiderazione intelligente e nutriente della tradizione cultuale cristiana. Questo oggi è un compito della teologia, ma anche della pastorale, Poiché soprattutto nel momento in cui la Chiesa celebra i 50 anni di una svolta come quella rappresentata dal magistero liturgico del Concilio Vaticano II, deve saper riprendere i grandi temi che hanno inaugurato questo ricco e complesso passaggio: la vicenda della redazione del testo, la scoperta della vocazione teologica della liturgia, la riflessione sul concetto di liturgia, sia in rapporto alle altre tradizioni cristiane, sia in rapporto alle culture, sia in rapporto alla ecclesiologia, sia in rapporto al compito formativo che tale svolta lascia in eredità alla Chiesa. Due approfondimenti, infine provvederanno a illuminare sia l'arte, sia lo spazio architettonico in rapporto all'azione rituale. Per poter considerare davvero la liturgia come momento fondamentale per poter costituire e comprendere la Chiesa in tutta la sua ricchezza. 17 Programma Domenica 14 luglio Pomeriggio: arrivi 21.00 Saluti e introduzione Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli Presentazione del tema della Settimana Andrea Grillo, Teologo-liturgista Lunedì 15 luglio 7.30Lodi 9.15 La redazione di Sacrosanctum Concilium e il dibattito sulla liturgia (I parte) Sr. Elena Massimi 10.30Pausa 11.00 II parte 12.35 Ora media 16.00 La forma che trasforma. La formazione liturgica all’agire rituale Morena Baldacci 18.30 Vespri e Celebrazione eucaristica Notiziario APL Martedì 16 luglio 18 7.30Lodi 9.15 Teologia e liturgia: ripensamento di un rapporto Andrea Grillo 10.30Pausa 11.00 Discussione su “Opus dei. Archeologia dell’ufficio” di G. Agamben Andrea Grillo - Andrea Ponso 12.35 Ora media 16.00 Sacra Scrittura e riforma della liturgia Matteo Ferrari 18.30 Vespri e Celebrazione eucaristica 21.00 Uno spazio che parla. La nuova cappella delle Missionarie Saveriane di Parma Paolo Bedogni, architetto Guido Pasini, liturgista Mercoledì 17 luglio 7.30Lodi 9.15 Ecclesiologia e liturgia Thomas Pott 10.30Pausa 11.00 II parte 12.35 Ora media Pomeriggio libero 18.45Vespri 21.00 Colori del silenzio. Arte e liturgia Timothy Verdon, Giovanni Gardini, Filippo Rossi Giovedì 18 luglio 7.30Lodi 9.15 Liturgia e cultura in SC. Provocazioni e sviluppi – I parte Giorgio Bonaccorso 10.30Pausa 11.00 II parte 12.35 Ora media 16.00 Pastorale e liturgia Gianni Cavagnoli 18.30 Vespri e Celebrazione eucaristica Info e prenotazioni: Foresteria del Monastero di Camaldoli - 0575556013 - [email protected]