SETTIMANA n. 4/03
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SETTIMANA n. 4/03
SETTIMANA 12e13-2013 v8:Layout 1 19/03/2013 14.49 Pagina 14 liturgia INDICAZIONI E SUGGERIMENTI PER UNA CORRETTA CELEBRAZIONE Musiche e canti per la liturgia nuziale I l card. Martini utilizza questa im- magine per delineare la nostra situazione religiosa: «Un albero si compone di tante parti; diciamo la linfa, il midollo, la corteccia. La linfa sono i cattolici molto impegnati; secondo le cifre di cui dispongo rappresentano l’8 per cento della popolazione. Il midollo dell’albero è costituito dai cattolici che frequentano regolarmente la messa e i sacramenti senza altri impegni particolari. Le varie rilevazioni oscillano da un minimo del 20 a un massimo del 40 per cento. Tutto il resto è corteccia: battezzati con un minimo di educazione cattolica infantile e poi nessun altro contatto…».1 Dove può avvenire il contatto? Prima di tutto con cristiani che rendano visibile la differenza cristiana con uno stile di vita che incarni le Beatitudini nella vita ordinaria, senza etichette. Un punto di contatto, per quanto episodico, è anche la celebrazione liturgica del matrimonio. Il canto e le musiche durante la celebrazione dovranno essere in sintonia con il clima celebrativo, la liturgia della Parola e i testi eucologici. La prassi musicale per la celebrazione del matrimonio può essere un indice rilevatore di quel disagio ecclesiale e pastorale dovuto al fatto che i sacramenti sono visti e vissuti come riti di passaggio, celebrazioni di un fatto che spesso si svolge in chiesa per motivazioni puramente tradizionali e per conformismo sociale, lì dove tutto ciò tiene ancora. Nelle pretese accampate in occasione delle celebrazioni non si esercita la libertà dei figli di Dio, bensì una sottile laicizzazione di un evento che spesso non viene percepito come sacramentale, ma come autocelebrazione. Talvolta la celebrazione è vissuta come religiosità dello scenario, come passerella per sottolineare il proprio status sociale reale o forzatamente esibito. settimana 24-31 marzo 2013 | n° 12-13 Suggerimenti 14 I problemi relativi al canto saranno risolti in base ad alcuni principi liturgici fondamentali. 1. I canti di una celebrazione liturgica devono rispecchiarla in pieno, attingendo dalla Parola e dal testi del rito. 2. Ciò che non è stato pensato per la liturgia, anche se musicalmente apprezzabile, va escluso a priori in nome del criterio dell’autenticità liturgica dei canti e delle musiche. Certe musiche, che contrappuntano alcuni momenti rituali, creano un’atmosfera stucchevole e contribuiscono a secolarizzare e a banalizzare la liturgia, privandola, nel momento stesso in cui la si vorrebbe arricchire, delle sue caratteristiche di sobrietà al servizio della fede. Fare tante concessioni significa permettere alla gente di celebrare se stessa e il proprio cattivo gusto estetico. Su Internet, alla voce Canto ai matrimoni, si trovano programmi musicali scelti dai fidanzati per la cerimonia in chiesa, con tanto di menù di loro gradimento. Un esempio tra i tanti: ingresso dello sposo, Largo di Handel; ingresso della sposa, Marcia di Wagner; alleluia, Mozart; offertorio, Siciliana di Pergolesi; consacrazione, Gabriel’s oboe; scambio della pace: Fratello sole, sorella luna; comunione, Ave Maria di Schubert; firme, Canone di Pachelbel; uscita, Marcia di Mendelssohn.2 Ho trovato su Internet anche questa inserzione: «Brani per la cerimonia: Ave Maria di Schubert, Agnus Dei di Bizet, Mio Signore di Händel, La Vergine degli Angeli di Verdi. In chiesa sono sufficienti tre o al massimo quattro brani. Il soprano o il tenore sapranno mettere in evidenza le loro doti musicali, esaltando con i loro canti la cerimonia nuziale e gli sposi che sono i veri protagonisti!». Può capitare poi di imbattersi in repertori per i vari momenti della celebrazione con canzoni di Ramazzotti, Bocelli, Zucchero, scelti per qualche vaga assonanza col matrimonio. Alla voce Cantare ai matrimoni per professione si può cogliere un messaggio del genere: «Come si fa a cantare in chiesa ai matrimoni? si deve presentare a un’agenzia il proprio curriculum? ci si rivolge direttamente alla Chiesa?». Risposta: «Porta i tuoi bigliettini da visita nelle chiese, ai fiorai, ai fotografi, ai ristoranti; qualche annuncio, un passaparola e vedrai che con il tempo il giro si allargherà... ciao ciao». Un giro panoramico su questi siti può essere molto istruttivo per farsi un’idea della varietà e della estrosità delle proposte, tutte a prescindere da indicazioni liturgiche pertinenti e puntuali fornite da documenti ufficiali di diocesi e di conferenze episcopali regionali che pure sono riportati su Internet. Il repertorio proposto da questi sedi- centi professionisti dei matrimoni ruota attorno a quello citato sopra, con qualche rara concessione a canti del repertorio liturgico corrente. Il problema, per chi non ha avuto modo di preparare un gruppo che si renda disponibile per i matrimoni, è confrontarsi con la richiesta dei fidanzati di invitare chi meglio credono o la proposta di far cantare da solista l’amico/a di turno. Ecco alcune vie da percorrere per evitare penosi conflitti. – La prima è di parlare con i fidanzati con garbo e competenza anche di questo nei colloqui o negli incontri di preparazione, esponendo i principi della liturgia e quelli laici del buon gusto. – Sarebbe auspicabile, se possibile, avvicinare i musicisti, aiutandoli a comprendere le regole della liturgia e indicando concretamente i repertori, quali per esempio i preludi e le toccate e fughe di Bach o le sonate di Mendelssohn per organo che, con la loro grandiosità, possono sostituire le varie marce operistiche arcinote dello stesso Mendelssohn e di Wagner. I preludi ai corali di Bach, a loro volta, ben si adattano a interventi brevi e di intensa religiosità. – Bisogna pure suggerire l’esecuzione di canti conosciuti, ma non secondo la vulgata popolare, bensì seguendo le indicazioni della partitura e con solfeggio e fraseggio adeguati. Ovviamente tali rilievi vanno fatti con garbo e senza urtare la suscettibilità di chi, pur essendo diplomato, in buona fede si adegua agli usi. È di estremo interesse quanto ha dichiarato in un’intervista Giovanni Bonati, vincitore del Concorso internazionale di musica sacra svolto nei mesi scorsi a Perugia: «L’arte andrebbe cercata in tutto ciò che è sacro, invece a volte si rimane costernati di fronte a certe brutture architettoniche oppure a certe liturgie rovinate da canti da campeggio e chitarre stonate. Come si fa il giovedì santo, nella Coena Domini, dove tutto ruota attorno all’eucaristia, sentire musiche che allontanano da ogni spiritualità?».3 – Gli uffici liturgici diocesani potrebbero organizzare incontri con i musicisti (ma anche con i fotografi e fiorai) per dare loro indicazioni concrete che li qualifichino come operatori nella liturgia debitamente autorizzati. 3. Bisogna tenere in debita con- siderazione il principio inderogabile della partecipazione dell’assemblea, dandole la possibilità di partecipare attivamente piuttosto che essere spettatrice e uditrice di esibizioni solistiche liricheggianti, in netto contrasto con le norme liturgiche. Ogni comunità potrà preparare un repertorio proprio con dei canti adatti per la circostanza e reperibili presso le Case editrici sensibili alla liturgia. Non mancano su Internet esempi concreti di repertori preparati da comunità parrocchiali. Il Repertorio nazionale non dà nessuna indicazione e la raccolta Nella casa del Padre si limita a pochi canti piuttosto generici. Rimandando ad una ricerca di repertorio liturgico presso le editrici operanti nel campo liturgico, mi limito a due segnalazioni: Alleanza nuziale di Giudici-Parisi-Galliano-Mantovani (ed. Paoline), e Sì all’Amore di CiliaSchermidori (ed. Paoline) di cui segnalo il canto all’ingresso Vi protegga il Signore (testo tratto dalla liturgia); Ti farò mia sposa (ispirato a Osea 11); Tutta bella tu sei! (ispirato al Cantico dei cantici). 4. «Gli strumenti musicali tacciano quando il sacerdote celebrante o ministro, nell’esercizio del loro ufficio, proferiscono ad alta voce un testo loro proprio» (Musica Sacra, 64). L’Istruzione è ancora più esplicita nel paragrafo successivo: «Nelle messe cantate o lette si può usare l’organo per accompagnare il canto della Schola e dei fedeli; da solo può essere suonato all’inizio, prima che il sacerdote si rechi all’altare, all’offertorio, alla comunione e al termine della Messa» (n. 65). La conoscenza di queste indicazioni aiuteranno i musicisti ad eliminare l’abuso di suonare un sottofondo durante la Preghiera eucaristica (tentazione ricorrente durante la celebrazione dei matrimoni). Renato Borrelli 1 Scalfari-Mancuso, Conversazioni con Carlo Maria Martini, coll. Campo dei fiori, Fazi ed., Roma 2012. 2 Il repertorio classico non va scartato a priori, ma scelto con oculatezza, così che traspaia da esso la bellezza intrinseca che ben si sposa con la liturgia per la quale alcuni brani erano stati composti, come per esempio «l’Ave verum di Mozart che, nell’intensità dell’espressione melodica o dell’armonia cromatica, riesce a mostrare come la stessa musica può essere liturgia». Cf. H. Küng, Musica e Religione. Mozart, Wagner, Bruckner, Queriniana, Brescia 2012. 3 Cf. Jesus, dicembre 2012, p. 84.