SETTIMANA n. 4/03

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SETTIMANA n. 4/03
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liturgia
INDICAZIONI E SUGGERIMENTI PER UNA CORRETTA CELEBRAZIONE
Musiche e canti
per la liturgia nuziale
I l card. Martini utilizza questa im-
magine per delineare la nostra situazione religiosa: «Un albero si
compone di tante parti; diciamo la
linfa, il midollo, la corteccia. La
linfa sono i cattolici molto impegnati; secondo le cifre di cui dispongo rappresentano l’8 per cento
della popolazione. Il midollo dell’albero è costituito dai cattolici che
frequentano regolarmente la messa
e i sacramenti senza altri impegni
particolari. Le varie rilevazioni
oscillano da un minimo del 20 a un
massimo del 40 per cento. Tutto il
resto è corteccia: battezzati con un
minimo di educazione cattolica infantile e poi nessun altro contatto…».1
Dove può avvenire il contatto?
Prima di tutto con cristiani che rendano visibile la differenza cristiana
con uno stile di vita che incarni le
Beatitudini nella vita ordinaria,
senza etichette. Un punto di contatto, per quanto episodico, è anche
la celebrazione liturgica del matrimonio.
Il canto e le musiche durante la
celebrazione dovranno essere in
sintonia con il clima celebrativo, la
liturgia della Parola e i testi eucologici.
La prassi musicale per la celebrazione del matrimonio può essere un indice rilevatore di quel disagio ecclesiale e pastorale dovuto
al fatto che i sacramenti sono visti e
vissuti come riti di passaggio, celebrazioni di un fatto che spesso si
svolge in chiesa per motivazioni
puramente tradizionali e per conformismo sociale, lì dove tutto ciò
tiene ancora.
Nelle pretese accampate in occasione delle celebrazioni non si esercita la libertà dei figli di Dio, bensì
una sottile laicizzazione di un
evento che spesso non viene percepito come sacramentale, ma come
autocelebrazione. Talvolta la celebrazione è vissuta come religiosità
dello scenario, come passerella per
sottolineare il proprio status sociale
reale o forzatamente esibito.
settimana 24-31 marzo 2013 | n° 12-13
Suggerimenti
14
I problemi relativi al canto saranno risolti in base ad alcuni principi liturgici fondamentali.
1. I canti di una celebrazione liturgica devono rispecchiarla in
pieno, attingendo dalla Parola e dal
testi del rito.
2. Ciò che non è stato pensato
per la liturgia, anche se musicalmente apprezzabile, va escluso a
priori in nome del criterio dell’autenticità liturgica dei canti e delle
musiche. Certe musiche, che contrappuntano alcuni momenti rituali, creano un’atmosfera stucchevole e contribuiscono a secolarizzare e a banalizzare la liturgia, privandola, nel momento stesso in cui
la si vorrebbe arricchire, delle sue
caratteristiche di sobrietà al servizio della fede. Fare tante concessioni significa permettere alla gente
di celebrare se stessa e il proprio
cattivo gusto estetico.
Su Internet, alla voce Canto ai
matrimoni, si trovano programmi
musicali scelti dai fidanzati per la
cerimonia in chiesa, con tanto di
menù di loro gradimento. Un esempio tra i tanti: ingresso dello sposo,
Largo di Handel; ingresso della
sposa, Marcia di Wagner; alleluia,
Mozart; offertorio, Siciliana di Pergolesi; consacrazione, Gabriel’s oboe;
scambio della pace: Fratello sole, sorella luna; comunione, Ave Maria di
Schubert; firme, Canone di Pachelbel; uscita, Marcia di Mendelssohn.2
Ho trovato su Internet anche
questa inserzione: «Brani per la cerimonia: Ave Maria di Schubert,
Agnus Dei di Bizet, Mio Signore di
Händel, La Vergine degli Angeli di
Verdi. In chiesa sono sufficienti tre
o al massimo quattro brani. Il soprano o il tenore sapranno mettere
in evidenza le loro doti musicali,
esaltando con i loro canti la cerimonia nuziale e gli sposi che sono i
veri protagonisti!».
Può capitare poi di imbattersi in
repertori per i vari momenti della
celebrazione con canzoni di Ramazzotti, Bocelli, Zucchero, scelti
per qualche vaga assonanza col matrimonio.
Alla voce Cantare ai matrimoni
per professione si può cogliere un
messaggio del genere: «Come si fa a
cantare in chiesa ai matrimoni? si
deve presentare a un’agenzia il proprio curriculum? ci si rivolge direttamente alla Chiesa?». Risposta:
«Porta i tuoi bigliettini da visita
nelle chiese, ai fiorai, ai fotografi, ai
ristoranti; qualche annuncio, un
passaparola e vedrai che con il
tempo il giro si allargherà... ciao
ciao».
Un giro panoramico su questi
siti può essere molto istruttivo per
farsi un’idea della varietà e della
estrosità delle proposte, tutte a prescindere da indicazioni liturgiche
pertinenti e puntuali fornite da documenti ufficiali di diocesi e di conferenze episcopali regionali che
pure sono riportati su Internet. Il
repertorio proposto da questi sedi-
centi professionisti dei matrimoni
ruota attorno a quello citato sopra,
con qualche rara concessione a
canti del repertorio liturgico corrente.
Il problema, per chi non ha
avuto modo di preparare un
gruppo che si renda disponibile per
i matrimoni, è confrontarsi con la
richiesta dei fidanzati di invitare
chi meglio credono o la proposta di
far cantare da solista l’amico/a di
turno.
Ecco alcune vie da percorrere
per evitare penosi conflitti.
– La prima è di parlare con i fidanzati con garbo e competenza
anche di questo nei colloqui o negli
incontri di preparazione, esponendo i principi della liturgia e
quelli laici del buon gusto.
– Sarebbe auspicabile, se possibile, avvicinare i musicisti, aiutandoli a comprendere le regole della
liturgia e indicando concretamente
i repertori, quali per esempio i preludi e le toccate e fughe di Bach o le
sonate di Mendelssohn per organo
che, con la loro grandiosità, possono sostituire le varie marce operistiche arcinote dello stesso Mendelssohn e di Wagner. I preludi ai
corali di Bach, a loro volta, ben si
adattano a interventi brevi e di intensa religiosità.
– Bisogna pure suggerire l’esecuzione di canti conosciuti, ma non
secondo la vulgata popolare, bensì
seguendo le indicazioni della partitura e con solfeggio e fraseggio adeguati. Ovviamente tali rilievi vanno
fatti con garbo e senza urtare la suscettibilità di chi, pur essendo diplomato, in buona fede si adegua
agli usi. È di estremo interesse
quanto ha dichiarato in un’intervista Giovanni Bonati, vincitore del
Concorso internazionale di musica
sacra svolto nei mesi scorsi a Perugia: «L’arte andrebbe cercata in
tutto ciò che è sacro, invece a volte
si rimane costernati di fronte a
certe brutture architettoniche oppure a certe liturgie rovinate da
canti da campeggio e chitarre stonate. Come si fa il giovedì santo,
nella Coena Domini, dove tutto
ruota attorno all’eucaristia, sentire
musiche che allontanano da ogni
spiritualità?».3
– Gli uffici liturgici diocesani potrebbero organizzare incontri con i
musicisti (ma anche con i fotografi
e fiorai) per dare loro indicazioni
concrete che li qualifichino come
operatori nella liturgia debitamente
autorizzati.
3. Bisogna tenere in debita con-
siderazione il principio inderogabile della partecipazione dell’assemblea, dandole la possibilità di
partecipare attivamente piuttosto
che essere spettatrice e uditrice di
esibizioni solistiche liricheggianti,
in netto contrasto con le norme liturgiche.
Ogni comunità potrà preparare
un repertorio proprio con dei canti
adatti per la circostanza e reperibili
presso le Case editrici sensibili alla
liturgia. Non mancano su Internet
esempi concreti di repertori preparati da comunità parrocchiali.
Il Repertorio nazionale non dà
nessuna indicazione e la raccolta
Nella casa del Padre si limita a pochi canti piuttosto generici. Rimandando ad una ricerca di repertorio
liturgico presso le editrici operanti
nel campo liturgico, mi limito a due
segnalazioni: Alleanza nuziale di
Giudici-Parisi-Galliano-Mantovani
(ed. Paoline), e Sì all’Amore di CiliaSchermidori (ed. Paoline) di cui segnalo il canto all’ingresso Vi protegga il Signore (testo tratto dalla liturgia); Ti farò mia sposa (ispirato
a Osea 11); Tutta bella tu sei! (ispirato al Cantico dei cantici).
4. «Gli strumenti musicali tacciano quando il sacerdote celebrante o ministro, nell’esercizio del
loro ufficio, proferiscono ad alta
voce un testo loro proprio» (Musica
Sacra, 64). L’Istruzione è ancora più
esplicita nel paragrafo successivo:
«Nelle messe cantate o lette si può
usare l’organo per accompagnare il
canto della Schola e dei fedeli; da
solo può essere suonato all’inizio,
prima che il sacerdote si rechi all’altare, all’offertorio, alla comunione e
al termine della Messa» (n. 65).
La conoscenza di queste indicazioni aiuteranno i musicisti ad eliminare l’abuso di suonare un sottofondo durante la Preghiera eucaristica (tentazione ricorrente durante
la celebrazione dei matrimoni).
Renato Borrelli
1 Scalfari-Mancuso, Conversazioni con
Carlo Maria Martini, coll. Campo dei fiori,
Fazi ed., Roma 2012.
2 Il repertorio classico non va scartato a
priori, ma scelto con oculatezza, così che traspaia da esso la bellezza intrinseca che ben
si sposa con la liturgia per la quale alcuni
brani erano stati composti, come per esempio «l’Ave verum di Mozart che, nell’intensità dell’espressione melodica o dell’armonia
cromatica, riesce a mostrare come la stessa
musica può essere liturgia». Cf. H. Küng,
Musica e Religione. Mozart, Wagner, Bruckner, Queriniana, Brescia 2012.
3 Cf. Jesus, dicembre 2012, p. 84.