Caravaggio e l`amore

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Caravaggio e l`amore
Anna Teresa Laurita
Caravaggioesperimenti
e l’amore
di racconti
Edizioni
Helicon
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Delia! Delia!!! … Mi sembra di avvertire ancora la voce di
qualcuno che insistentemente mi invoca disse Delia alla
luna.
Sono precipitata su questo roveto di rose e provengo da
un mondo lontano che doveva essere sicuramente bellissimo come un ameno. Ma di certo non so in quali spazi io
ero forse angelo o dea.
Mi sento languire in un corpo di donna e le mie ali spiumate, ma quelle spariranno fra poco perché sto per essere
fanciulla terrena. Sento i graffi delle spine di questo roseto, ci son caduta da poco e il cuore è infervorato d’amore.
È quello che mi ha fatta arrivare fin qui!
Sento che ho amato già prima di adesso, ma mai mi ha
supplicata passione più ostinata! Ancora non so, ma qualcuno mi ha senza sosta invocata dal mondo dove gioconda trastullavo con gli angeli e le crisalidi. Qualcuno che ha
bisogno d’aiuto e che solo l’amore potrebbe salvare.
Per trovarmi adesso tra le anime dei viventi terreni sarà
un uomo senz’altro ad avermi invocata. Ma lui non è un
vivente comune, adesso ricordo!! Egli ha un’anima eccelsa
e di genio è il suo spirito. Per questo sono stata inviata,
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perché quest’uomo mai veda la parte oscura del mantello
che ammalia le cose e si danni.
So che non trova pace il suo cuore perché cerca l’amore
che non concede il suo mondo, per questo mi ha invocata.
Spesso si difende armato di taglio dalla sua stessa follia
che lo conduce ad un amore di cui non si convince, per
questo ho accettato di venire fin qui.
È invero un vagabondo, ma il suo destino è di un grande
perché prima di me già l’ha baciato una dea e di me molto
più forte per fascino. Ovunque ne sente il richiamo e ne
annusa la foggia egli corre a vedere quello che lei vuole sia
visto… e quasi accecato, come un pazzo, afferra gli effetti
elucubranti di quella che è la dea dell’arte. Ne fa una stele,
a lei ne innalza un trono in ogni dipinto, la rende anche
più bella, lui l’ama!
Ma la rinnega preso dalla paura di non essere suo, di non
esserne l’unico, quello reso il sacro e l’artista, quello che
nessun altri supererà in bravura. Di lei si fa continuamente
ornamento, ed ogni opera che compie è la sua, è della sua
musa. E si concede quasi con impulsi carnali ad una donna che non è fatta di carne, lei è la musa dell’arte ma sarà
più forte l’amore di Delia.
Quando lei lo chiama lui come sia mentecatto si denuda e
denuda creature ed eventi che gli pare provengano dall’inferno clandestino di un forsennato. Contorce sostanza e
colori fino a non capire più dov’è ciò che cercava e se l’ha
ottenuto poco gli sembra e dubita della bellezza stessa del
mondo.
Nel delirio maneggia brocche e coltelli e la morte invoca
ad assolvere. Tutti Caravaggio lo chiamano come lo sconosciuto paese che lo trattenne, e come un genio lo osannano e lo condannano. Ma per lui non è mai abbastanza e
maledice la vita e chi gliel’ha data.
Sono io adesso che lo devo salvare, non sarà più il tormento a stringergli il cuore perché il putto Cupido, che si
occupa dei sensibili in terra, ha voluto con lui il mio cuore.
Dovrò altresì esser dotata di fascino come la dea che ispira
quel raro talento di cui è dotato. Dovrò pertanto ascoltare
l’angelo degli amanti terreni, quel putto Cupido, quando
mi suggerisce le parole sicure per il mio genio. Ché al sol
vederlo io lo ho amato!!
Io devo convincere il mio prediletto che la bellezza divina
dà vita al mondo terreno e a quello degli Dei a cui io stessa appartengo pur essendo anche angelo. E che quindi se
immortale vuol diventare a me dovrà dare ascolto.
Ora dovrò immolare la mia empirea natura per divenire
un angelo che rinuncia all’etereo in favore della donna più
bella che lui abbia veduto, quella che io diverrò. Perché
si fidi ed ogni suo affanno io possa levargli dal cuore affinché quell’improvviso talento sia suo senza il buio del
tempo. Dovrò rinunciare al candore dell’evanescenza che
mi ha generata e diventare l’angelo-donna del mio Caravaggio.
Sarà mio un corpo affine a quello di donna, per convincerlo di quanto lo amo e per raggiungerlo dove sono anche gli uomini. Quale soffrire è non poter dimostrare tutta
l’elevata bellezza che è privilegio solo degli esseri eterei e
di quegli angeli che sono implorati!! Ma io amo quel genio
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e salverò quanto è meraviglia di quel suo fare dipinti perfetti come l’amore.
Appena chi da così lungi mi cerca avrà riconosciuto l’amore che da sempre mi sospinge d’amore, lui mi renderà
d’aurea come già io lo sono fra gli angeli. E trascinerò
l’amato e quel genio che devo salvare anche oltre l’amore!
Potrò rivelare da dove provengo e al mio Caravaggio, il cui
grande talento ha commosso anche gli imperituri del cielo,
darò l’alloro dei grandi. Potrò preservarlo dal suo perseverante delirio il qual gli fa credere che nulla vale abbastanza
bellezza e consolarne l’affranto dolore.
E se dovrò suonare il liuto della parvenza per svelargli
l’essenza io lo farò con la stessa follia degli uomini se questo servirà a che sia io a salvare quel genio. Fosse gabbia o
castello il luogo dove deciderà di condurmi, fosse disperato o sanguinante il suo cuore col mio dovrò sanare anche
l’anima sua perché non sia preda del male.
Ogni volta che vorrà rinnegare il mio amore e se stesso,
come a volte le grandi anime fanno, pur del mio corpo di
donna gli mostrerò di quanta bellezza ne vanta.
Tuttavia non sarà il corruttibile invero a darsi a quel genio. Caravaggio avrà il mio cuore, e non potrà ripudiarlo
perché lì l’amore si dice sincero e mostra che ogni cosa
nell’amore è acquisita d’amore.
Persuaderò Caravaggio che è lui il vero maestro di ogni
figura che viene dall’alto, e che lui di ogni colore e misura
è capace, capace di dimostrare la luce. Lui è capace di concedermi ben più di un corpo terreno. E forse dell’essenza
di angelo pur scoprirà che io son fatta credendo all’amore.
L’amore da lui mi ha condotta e dipingendomi come solo
lui, il Caravaggio, sa fare sarò per sempre colei che salva!
E se non riuscirò a convincerlo di quanto l’amo d’amore
diletto ai sensi di un uomo, per un attimo sfiorerò le sue
labbra. Poi mi paluderò delle rose e in un silenzio d’indugio rimarrò, fedele come l’amore, dove lui vuole.
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