La Sacra Sindone di Torino

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La Sacra Sindone di Torino
LA SINDONE
Indagine su un Mistero
I Vangeli
La passione di Cristo inizia nel Getsemani.
"In preda all'angoscia, pregava
più intensamente; e il suo
sudore diventò come gocce di
sangue che cadevano a
terra" (Lc 22,44)
"Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece
flagellare" (Gv 19, 1)
"Ho presentato il dorso ai
flagellatori" (Isaia 50,6)
"Sul mio dorso hanno arato gli aratori,
hanno fatto lunghi solchi" (Salmo 129, 3)
Nell’Impero Romano il cruciario veniva so:oposto ad una flagellazione alla presenza del magistrato. Denudato e legato ad un palo o ad una colonna, veniva colpito con strumen? diversi a seconda della condizione sociale. Per gli schiavi e i provinciali c'era il “flagrum”, formato da due o tre strisce di cuoio o corda terminan? o intrecciate con cubeG di legno od ossicini di pecora che producevano gravi lacerazioni ed abbondan? versamen? di sangue. La flagellazione poteva essere una punizione fine a se stessa, seguita dalla liberazione, oppure mortale; poteva anche cos?tuire il preambolo della crocifissione. In quest'ul?mo caso, il numero di colpi doveva essere limitato a una ven?na per non debilitare troppo il condannato, costre:o successivamente a sopportare altri oltraggi. L’Uomo della Sindone è stato flagellato abbondantemente su tu:o il corpo: 120 colpi prodoG da un flagrum romano. Se ne deduce che, inizialmente, questa flagellazione è stata ordinata come una severa punizione a parte. Si supponeva che essa dovesse essere seguita dalla liberazione; invece l’uomo fu crocifisso. Questo fa:o ci ricorda il ripensamento di Pilato. Il condannato era in posizione curva fra due flagellatori. Non era un ci:adino romano, altrimen? non sarebbe stato flagellato con un flagrum.
La flagellazione fu molto più abbondante di quella riservata ai condanna? alla crocifissione. Essa, comunque, denota un par?colare accanimento da parte dei carnefici.
Lo strumento u?lizzato per la flagellazione era un flagrum romano che aveva tre corde, ciascuna con due piccoli pezzi d’osso acumina?. Ogni colpo ha provocato sei ferite. Qui possiamo vedere la zona dei polpacci. Ogni colpo mostra un rivolo di sangue che scende verso il basso.
120 colpi di uno strumento con sei pezzeG d’osso corrispondono a 720 ferite.
Questa è la ricostruzione della schiena insanguinata dell'Uomo della Sindone. Possiamo inoltre vedere le ferite dovute al successivo trasporto del pa(bulum, il palo orizzontale della croce. I capelli sono intrisi di sangue a causa della corona di spine.
Sulla Sindone sono eviden? le tracce di sangue della corona di spine. Spine grandi che crescono nelle zone aride.
Fra la fronte ed il resto della testa c’è una zona senza segni a causa di una piega della Sindone. Però c’è tu:a la calo:a cranica insanguinata. I rivoli di sangue che bagnano tu:o il capo e la fronte dell'Uomo della Sindone, con la diversa morfologia del sangue venoso e di quello arterioso, sono chiari segni di una coronazione di spine, fa:o singolare e al di fuori della normale procedura.
"E i soldati, intrecciata una
corona di spine, gliela posero
sul capo" (Gv 19, 2)
La corona era un intreccio di spine, come un casco, che ha causato circa 50 ferite.
"E gli percuotevano
il
capo
con
una
canna e gli sputavano
addosso" (Mc 15, 19)
"Non ho sottratto la
faccia agli insulti e agli
L'immagine del volto presenta un aspe:o sereno nonostante i numerosi traumi: la fronte e gli zigomi sputi"
50,
6) ro:a da un colpo di bastone che ha gonfiato la guancia destra, i baffi e la barba gonfi, la (Isaia
car?lagine nasale intrisi di sangue. Dopo l’Hecce Homo, Gesù è stato condannato alla croce. Riconosciuta la colpevolezza della viGma, il giudice faceva eseguire la sentenza pronunciando una formula equivalente a “sia messo in croce!” Egli poi de:ava il (tulus, cioè la mo?vazione della condanna, e indicava le modalità di esecuzione. Il cruciario veniva rives?to e preparato per essere condo:o al luogo del supplizio. Delle crocifissioni erano incarica? i carnefici, mentre nelle province se ne occupavano i solda?.
Oltre alle tracce della flagellazione, la schiena ha i segni del pa(bulum. Ogni condannato portava il pa(bulum sulle sue spalle.
"Ed egli, portando la croce, si avviò
verso il luogo del Cranio, detto in
ebraico Golgota" (Gv 19, 17)
I condanna? camminavano lega? insieme, mani e piedi, in modo da non poter fuggire. Il cartello chiamato (tulus, appeso al collo del condannato o portato da un banditore, aveva la funzione di informare i passan? sulle generalità del cruciario, sul deli:o, sulla sentenza. Lungo il cammino, il condannato veniva oltraggiato e maltra:ato.
Gesù cadeva facilmente e non poteva a:u?re la caduta con le mani perché erano legate alla trave; così ogni volta che cadeva il suo volto ba:eva a terra. Eviden? sulla Sindone sono la ferita al ginocchio sinistro, il segno di un colpo di bastone sulla guancia destra, la tumefazione ed escoriazione del naso, i gonfiori sul viso.
Due ricostruzioni del volto dell'Uomo della Sindone, gonfiato e sfigurato dai colpi e dalle cadute.
Sulla Sindone sono state trovate tracce di terriccio al naso, alle ginocchia ed ai talloni.
Un uomo di Cirene aiutò Gesù. "Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori,
uno a destra e l'altro a sinistra" (Lc 23, 33)
"Hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso
contare tutte le mie
ossa" (Salmo 22, 17-18)
La tecnica della crocifissione era molto diffusa presso tu:e le civiltà an?che, anche se non è noto chi l'abbia inventata. Il più vecchio documento che vi fa riferimento si trova nella le:eratura sumerica. A Roma questo supplizio appare a:orno al 200 a.C. Questa forma di pena capitale si dis?ngue per l’atrocità della sofferenza provocata e il vilipendio che vi è associato; i romani punivano con questa esecuzione il brigantaggio, la ribellione e, per gli schiavi, ogni loro mancanza. La crocifissione era molto usata, ma parecchi par?colari di essa ancora ci sfuggono, perché le tes?monianze iconografiche e i reper? archeologici sono rela?vamente scarsi. Inoltre, data l'estensione dell'Impero, le modalità potevano variare da zona a zona e in relazione al deli:o, al personaggio, all'ammonimento che si voleva dare. Il luogo dell'esecuzione era situato sempre fuori delle mura; là era già posta la croce o il solo palo ver?cale. Il cruciario veniva spogliato e tuG i suoi oggeG diventavano proprietà dei carnefici, come prezzo della loro prestazione. Gli rimaneva addosso solo uno straccio a:orno ai fianchi legato con una corda. Veniva appeso alla croce mediante chiodi o anelli di ferro o chiodi e corde insieme, pos? diversamente a seconda delle circostanze par?colari. I piedi erano lascia? liberi o erano streG con corde oppure trafiG, unitamente o separatamente. Osservando a:entamente il lenzuolo torinese, appare evidente che l'Uomo che vi fu avvolto subì ferite imputabili ad una crocifissione romana del I secolo d.C. Il crocifisso della Sindone è stato inchiodato al pa?bulum mentre giaceva a terra, poi è stato sollevato ed il pa?bulum è stato incastrato al palo ver?cale per formare l’intera croce. I chiodi per la crocifissione sono sta? messi nel polso, non nella palma della mano, perché dovevano sostenere il peso del corpo, senza il poggiapiedi che alcune rappresentazioni ar?s?che mostrano. Durante il I secolo il metodo di crocifissione fu modificato per essere applicato nei circhi. I piedi erano pos? su uno sgabello ed invece dei chiodi si usavano le corde. Il poggiapiedi è stato introdo:o nelle crocifissioni nella seconda metà del primo secolo, perciò questa è un crocifissione romana eseguita prima del 50 d.C. Nei polsi, i chiodi sono penetra? nello spazio di Destot, fra gli o:o ossicini del carpo.
In questa fotografia all’ultraviole:o è chiara l'assenza dei pollici, che sono ripiega? nella palma della mano. InfaG il chiodo nel polso provoca un danno al nervo mediano e la conseguente paralisi del pollice. Inoltre si nota che la parte dorsale della mano e le nocche delle dita sono escoriate per lo strofinio contro la croce ruvida.
Successivamente sono sta? inchioda? i piedi.
I piedi sono sta? inchioda? insieme, il sinistro sopra il destro, dire:amente contro la croce, senza un suppedaneo. Nella rigidità della morte sono rimas? nella stessa posizione, con le punte convergen?: ciò, oltre al sangue post-­‐mortale uscito dal costato, dimostra una vera morte, non uno stato comatoso come alcuni dichiarano. Quando è stato sepolto, l'Uomo della Sindone era certamente morto. "La testa è tutta malata, tutto il cuore langue. Dalla pianta dei piedi alla testa non c'è
in esso una parte illesa, ma ferite e lividure
e piaghe aperte, che non sono state ripulite,
né fasciate, né curate con olio" (Isaia 1, 5-6)
"Come molti si stupirono di lui - tanto era
sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e
diversa
la sua forma da quella dei figli
dell'uomo - così si meraviglieranno di lui molte
genti" (Isaia 52, 14-15)
"Non ha apparenza né bellezza per attirare i
nostri sguardi, non splendore per trovare in
lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale
ci si copre la
faccia, era disprezzato e non ne avevamo
alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle
nostre sofferenze, si è addossato i nostri
dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso
da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i
nostri delitti, schiacciato
per le nostre
iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è
abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi
stati
guariti"
(Isaia
53, 2-5)
I romani volevano, con la crocifissione, provocare usiamo
na morte lenta, dolorosa, terrificante sopra:u:o per io sonoritardan? verme, la non
infamia degli
chi vi assisteva. Per questo ado:avano una serie di "Ma
accorgimen? morte uomo,
che perme:evano al cruciario di vivere in croce fino a circa due giorni: per esempio, un sedile un cpopolo.
orno, posto centro del uomini,
rifiuto
del omio
Minel scherniscono
palo ver?cale, dava la possibilità al condannato di “quelli
riposarsi”. che
Le bevande drogate storcono
(mirra e vino) lee la labbra,
posca mi vedono,
(miscela di acqua e aceto) avevano il compito di dissetare, tamponare emorragie, far riprendere i sensi, scuotono il capo" (Salmo 22, 7-8)
a:enuare la sofferenza, mantenere sveglio il cruciario perché gridasse e confessasse le sue colpe. Raramente la morte veniva accelerata; se ciò capitava era per mo?vi di ordine pubblico, per intervento di amici del condannato o per usanze locali. Si conoscono due metodi: il colpo di lancia al cuore e il crurifragium, cioè la ro:ura delle gambe. La vigilanza presso la croce era severa per scongiurare interven? di paren? o amici; l'incarico era affidato ai solda? e durava fino alla consegna del cadavere o alla sua decomposizione. Questo è il crocifisso ricostruito dalla Sindone. "Come acqua sono versato, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore
è come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere" (Salmo 22, 15)
"L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno" (Salmo 69, 21)
"E Gesù, emesso un alto grido, spirò" (Mt 27, 50)
Il capo chino. "Venuti però da
Gesù e vedendo che
era già morto, non
gli spezzarono
le
gambe, ma uno dei
soldati gli colpì il
fianco con la lancia
e subito ne uscì
sangue e acqua. Chi
ha visto ne dà
testimonianza e la
sua testimonianza è
vera ed egli sa che
dice il vero, perché
Numerosi medici si sono interroga? sulle cause della morte dell'Uomo della Sindone, la cui immagine amostra n c h uen cadavere vin ostato i di rigor mor(s. È inconsueta la trafi:ura al fianco prodo:a dopo la morte del prima ccondannato, r e d i a t aenziché " (G
v per provocarla: questo fa:o può interpretarsi come una prova di morte avvenuta. La lancia che ha colpito fra la quinta e la sesta costola, a morte già avvenuta, ha provocato 19,33-35)
l'immediata fuoruscita del sangue e del siero. Pensiamo a Giovanni che dice: "e subito ne uscì sangue e acqua" (Gv 19,34). È sorprendente, per una ferita infli:a ad un cadavere, l'aspe:o di ge:o e non di colata. InfaG, la macchia diverge dalla ferita e il liquido sparso non appare omogeneo, ma sembra cos?tuito da grosse chiazze che scendono con decorso ondulato e in parte si sovrappongono; esse sono intervallate da aree di colore più chiaro: dopo la parte più densa del sangue è fuoruscita più lentamente l'altra sostanza, il siero. È da escludere che tale fenomeno possa essere avvenuto in un corpo ancora vivo ed è necessario analizzare le cause che possano produrre in un cadavere un'abbondante raccolta di sangue, so:oposta a una pressione tale da produrre una violenta fuoruscita non appena si sia provocata la lacerazione della parete del sacco che la con?ene. Un’emissione così abbondante di sangue e siero in un cadavere è possibile soltanto con una morte causata dalla ro:ura del cuore. A:ualmente mol? medici concordano sull'ipotesi che l'Uomo della Sindone sia morto per emopericardio, considerando pure che, nella grande maggioranza dei casi, l'emopericardio è il momento terminale di un infarto miocardico. Questo può avvenire anche in età molto giovane e in soggeG perfe:amente sani. Ciò è dovuto a meccanismi biochimici che provocano spasmi più o meno prolunga? in rami coronarici, so:o la spinta di violen? stress psico-­‐fisici. La migliore spiegazione per l'abbondante fuoruscita di sangue raggrumato e siero dalla ferita del costato, visibile sulla Sindone sopra:u:o in fluorescenza all'ultraviole:o, si accorda dunque con l'ipotesi di un emopericardio post-­‐
infartuale come causa della morte dell'Uomo della Sindone.
Dalla ferita non viene fuori una semplice colata, ma un ge:o so:o pressione.
Quando c’è la ro:ura del cuore, il sangue fuoriesce fra i due foglieG del pericardio Il pericardio dilatato è pieno di sangue. Se il corpo rimane in posizione ver?cale, la parte pesante del sangue (globuli rossi, globuli bianchi) si deposita in basso ed il siero rimane sopra.
Il colpo di lancia provoca prima la fuoriuscita della parte densa, seguita dal siero.
"Questi è colui che è venuto con acqua e
sangue, Gesù Cristo; non con acqua
soltanto, ma con l'acqua e con
il
sangue" (1 Gv 5, 6)
"Riverserò sopra la casa di Davide e sopra
gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di
grazia e di consolazione: guarderanno a
colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto
come si fa il lutto per un figlio unico, lo
piangeranno come si piange il
primogenito." (Zaccaria 12, 10)
Di nuovo pensiamo a Giovanni e alle sue profezie.
"In quel giorno vi sarà
per la casa di
Davide e per gli abitanti di Gerusalemme
una sorgente zampillante
per lavare il
peccato e l'impurità" (Zaccaria 13, 1)
"Quell'acqua scendeva sotto il lato destro
del tempio" (Ezechiele 47, 1)
Non esistevano, per lo più, ostacoli alla sepoltura del crocifisso; ma la proibizione del sepolcro serviva a ribadire la gravità del deli:o, a conferire maggiore esemplarità alla pena, a so:olineare la severità delle autorità. L'An?co Testamento dava un'estrema importanza alla sepoltura. Si era tenu? a seppellire anche gli stranieri e i nemici; non farlo era considerato un segno di grande malvagità. I corpi venivano inuma? in tombe scavate nel terreno oppure nella roccia. La sepoltura avveniva il più presto possibile dopo la morte, preferibilmente il giorno stesso, e questo valeva persino per i cadaveri dei criminali. I giudei consideravano contaminato tu:o ciò che veniva a conta:o con un cadavere. La tradizione giudaica, almeno in epoca posteriore all'esilio (VI secolo a.C.), manifesta una grande cura per la sepoltura, probabilmente in base alla concezione di un'esistenza oltre la morte. Per quel che riguarda i condanna? alla croce, valeva la norma stabilita in Deuteronomio 21, 22-­‐23: “Se un uomo avrà commesso un deli:o degno di morte e tu l'avrai messo a morte e appeso ad un albero, il suo cadavere non dovrà rimanere sull'albero tu:a la no:e, ma lo seppellirai lo stesso giorno, perché l'appeso è una maledizione di Dio e tu non contaminerai il paese che il Signore tuo Dio ? dà in eredità”. Giuseppe Flavio e Filone Alessandrino (I secolo) confermano la validità di questa regola ancora nella loro epoca. Per la sepoltura, secondo la Mishnah, si cominciava con il lavare e ungere il corpo. I poten? erano seppelli? con le loro ves? di tela. Secondo il Talmud, anche i condanna? alla pena capitale avevano l'omaggio di un sepolcro. Si può quindi affermare che le legislazioni romana e giudaica consen?vano la sepoltura dei gius?zia?. Le eccezioni sono da a:ribuirsi a circostanze par?colari o ad abusi di potere. È evidente che, nel periodo della dominazione romana, data la concordanza di prassi, generalmente osservata, non ci furono cambiamen?. Mosè Maimonide, filosofo e giurista ebreo vissuto nel XII secolo, nella sua opera dal ?tolo Ricapitolazione della Legge, ci dà un'ampia documentazione sugli usi funerari della sua gente a quell'epoca. Al defunto si chiudevano gli occhi; se la bocca era rimasta aperta si u?lizzava un fazzole:o, che passando so:o le mascelle e legato sopra la testa, teneva la bocca serrata; tuG gli orifizi dovevano essere o:ura?. Il cadavere era lavato, unto con diverse specie di aromi; capelli e peli in genere dovevano essere taglia?, quindi la salma era avvolta in una tela bianca cucita con filo di lino. I cadaveri dovevano essere sepol? integri. Secondo il Codice di Legge Ebraica Kizzur Schulchan Aruch del XVI secolo, reda:o da Rabbi Salomone Ganzfried, chi moriva di morte violenta non veniva però lavato prima di essere sepolto nei teli di lino bianchi. Deposto dalla croce, il corpo del crocifisso è avvolto nella Sindone ed è stre:o esternamente con una fasciatura. "Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo" (Isaia 53, 9)
"È avvolto in un mantello intriso di sangue" (Apocalisse 19, 13)
"Anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita nel
sepolcro, né lascerai che il tuo Santo veda la corruzione" (Salmo 16, 9-10)
Ora è il momento per il corpo di essere messo nella tomba.
"Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè
la vigilia del
sabato, Giuseppe d'Arimatea, membro autorevole del Sinedrio, che aspettava anche
lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù.
Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se
fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe.
Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo,
lo depose in un sepolcro scavato nella roccia" (Mc 15, 42-46)
"Vi andò anche Nicodemo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e
portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre (= 33 Kg.). Essi presero
allora il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è
usanza seppellire per i Giudei" (Gv 19, 39-40)
Il lenzuolo funerario stesso mostra chiaramente la consegna quasi immediata del cadavere ai paren?; l'assenza di qualsiasi segno di decomposizione conferma il fa:o che il conta:o del corpo con il telo durò solo per un breve periodo di tempo. La presenza del sangue prova il mancato lavaggio del cadavere, gius?ficabile solo nel caso di una sepoltura nel contesto culturale giudaico, prima della distruzione di Gerusalemme (70 d.C.). Così il corpo rimase nella tomba per circa 36 ore, il tempo necessario affinché il sangue coagulato si sciogliesse per il conta:o con il panno imbevuto di aloe e la mirra. Ma questo conta:o si è concluso, senza traccia di spostamento, prima che cominciasse la decomposizione del corpo.
"Uscì
allora Simon Pietro insieme
all'altro discepolo, e si recarono al
sepolcro. Correvano insieme tutti e
due, ma l'altro discepolo corse più
veloce di Pietro e giunse per primo
al sepolcro. (Gv 20, 3-4)
Pietro e Giovanni corsero alla tomba.
“Si chinò, vide i teli posati là, ma non
entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro,
che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e
osservò i teli posati là, e il sudario - che
era stato sul suo capo - non posato là con
i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che
era giunto per primo al sepolcro, e vide e
credette" (Gv 20, 5-8)
Essi trovarono la Sindone afflosciata e svuotata. Giovanni dice che "vide e crede:e" (Gv 20,8).
"Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!»
Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la
tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere
più
incredulo ma
credente!»
Rispose
Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!» Gesù gli disse:
«Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto
crederanno!»"
20,la 26-29)
Per i seguaci di S. T(Gv
ommaso Sindone è un tes?mone. Nel buio della tomba si è impressa su questo panno un’immagine indelebile di sofferenza e di amore. Una luce di resurrezione.
Ecco, io sono
con voi tutti i
giorni, fino alla
fine del mondo
(Mt 28, 20)
“Ecco, io sono con voi tuG i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Hanno tentato di distruggerla…..Anche se ci riuscissero, non distruggerebbero mai la fede di chi crede che, la Sindone, rimane un TESTIMONE SILENZIOSO, che interroga la nostra fede: MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA?