VIOLENZA NEGLI STADI

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VIOLENZA NEGLI STADI
VIOLENZA NEGLI STADI
Il 26 marzo 2003 la Camera ha discusso il disegno di legge governativo di conversione del decretolegge 24 febbraio 2003, n. 28, recante “disposizioni urgenti per contrastare i fenomeni di violenza in
occasione di competizioni sportive”. Io ho sottolineato come il decreto del Governo fosse parziale e
limitato, e sottoscritto quindi un emendamento per l’inasprimento delle sanzioni. Ho ricordato che 43
stadi risultano privi di norme di sicurezza, una situazione che richiede un intervento ben maggiore
della presentazione di un decreto, e denunciato la riduzione dei fondi regionali per le strutture sportive,
chiedendo un maggior impegno del Governo a favore delle società dilettantistiche:
«Signor Presidente, il tema della violenza negli stadi oggi in discussione rappresenta un fenomeno
sociale di gravità e di rilevanza notevole, che questo decreto-legge affronta in modo parziale e
limitato, nonostante i pochi miglioramenti apportati nel lavoro in Commissione, come ad esempio
quelli riguardanti l'assegnazione preventiva dei posti e dei relativi biglietti negli stadi. Infatti, di fronte
a vere e proprie aggressioni e violenze brutali, che nulla possono avere a che spartire con il tifo
organizzato, ad azioni, simboli, scritte e linguaggi che segnalano riferimenti ad estremismi politici ed
offendono la civiltà e la cultura di tutto il paese, non vi possono essere clemenze, tolleranze,
tatticismi, comunque inac cettabili.
Per questo motivo, sottoscriverò gli emendamenti proposti dal collega, onorevole Fanfani, volti ad
inasprire talune sanzioni, pur considerando il provvedimento in sé globalmente carente. Infatti, da
una parte, manifesta il fatto di grandissima rilevanza che il 43 per cento degli stadi non risponde a
condizioni di sicurezza (la percentuale sale a dismisura per le strutture dei campionati minori),
dall'altra, non vi è alcuna incentivazione alle società e agli enti locali a provvedere in tale
direzione.
Inoltre, il Governo continua a parlare di deterrenza, ma (…) tali provvedimenti, peraltro talora
necessari, non bastano a frenare gravi fenomeni di violenza, che vanno certamente oltre il mondo
dello sport e penetrano nella delinquenza comune. Non bastano, infatti, gli slogan e le interviste
televisive celebrative, come quella di presentazione del decreto-legge come risoluzione del
problema proprio il giorno prima dei gravissimi incidenti di Torino-Milan il 22 febbraio scorso. In
particolare, se lo strumento dell'arresto differito presenta urgenze non rinviabili ma pure alcun i
sospetti di incostituzionalità, mi si consenta almeno di affermare che, però, non si può essere
garantisti a seconda della convenienza della legge. Il decreto-legge non affronta certo i temi della
sicurezza negli stadi (…), del coinvolgimento delle società nella gestione degli impianti nell'ambito
di un complessivo processo di privatizzazione come avviene in altri paesi europei, della
responsabilità talora di alcune società in rapporti di tolleranza ambigua con gruppi organizzati ed
estremisti ultras.
Ci si augura almeno che si proceda immediatamente a dare corso all'impegno già annunciato più
volte della personalizzazione dei posti allo stadio, come avviene nei più grandi stadi europei, e della
vendita dei biglietti che preidentifichi il tifoso.
Ritengo, inoltre, che non favorisca il miglioramento della cultura sportiva l'esasperazione di alcun i
media nel rincorrere maggiore audience con trasmissioni urlate che infangano l'idea di lealtà e
correttezza nello sport ed elevano il sospetto a giudice.
D'altra parte, intervenendo in VII Commissione non avevo potuto dimenticare che non vi era traccia
di quei provvedimenti annunciati per far crescere un'effettiva cultura di sana educazione sportiva con
la promozione del rispetto per il compagno e l'avversario, con l'accettazione dei giudizi e dei
risultati, con l'impegno all'autocontrollo ed alla correttezza dei comportamenti. Tale fatto è
estremamente importante perché (…), seppur meno rilevanti per l'opinione pubblica nazionale, sono
sempre più numerosi gli episodi gravi di violenza anche sui campi dilettantistici. Penso occorra
intraprendere iniziative di collaborazione con la Federazione italiana gioco calc io, che ha già
promosso attività giovanili senza classifica con premi fair play e manifestazioni educative
promozionali, e con gli enti di promozione sportiva. Tale aspetto, che bene si coniuga con
l'insegnamento di educazione civica nella scuola, avrebbe trovato spazio adeguato in un
provvedimento più organico.
(…) Infine, sempre nell'ambito dello sport per tutti, è da rilevare negativamente la riduzione dei fondi
delle regioni per le strutture sportive necessari per rendere sicuri diversi campi dell'attività giovanile
dilettantistica.
L'articolo 90 della finanziaria, recentemente approvata accogliendo un emendamento presentato in
Commissione dall'opposizione, e soprattutto - e di questo ringraziamo l'onorevole Pescante - la voce
autorevole ed importante delle 82 mila società dilettantistiche meritano di trovare in tutti i relativi
provvedimenti conseguenti, quindi anche in questo, continuità di impegno e di coerenza. (…)»
Come noto, il Parlamento ha in seguito, nel 2005, approvato una nuova legge contro la violenza, ad
integrazione delle disposizioni precedenti, convertendo in legge il precedente decreto 17 agosto 2005,
n. 162, recante ulteriori “misure per contrastare i fenomeni di violenza in occasione di competizioni
sportive”. Nel corso della discussione alla Camera, sono intervenuto più volte a sottolineare la
necessità ma anche i limiti delle misure previste:
«Signor Presidente, il provvedimento in esame (…) merita, a mio parere, una particolare attenzione
per il ruolo che il fenomeno dello sport, in partic olare del calcio professionistico, riveste nel nostro
paese. (…) In particolare, con il provvedimento in esame, il Governo ha inteso rispondere all'esigenza
di introdurre, in vista dell'avvio della stagione calcistica 2005-2006, alcune misure urgenti volte ad
assicurare un maggior livello di sicurezza in occasione delle competizioni sportive. L'adozione di tali
misure deriva, oltre che dall'esigenza di assolvere obblighi sanciti a livello comunitario, anche dalla
necessità di un coordinamento della normativa con la disciplina introdotta dai tre decreti emanati
dal Ministero dell'interno il 6 giugno scorso, nonché con le direttive impartite dalle federazioni
internazionali sulla sospensione, interruzione e cancellazione delle gare. (…)
Va sottolineato, inoltre, come il 17 marzo 2003 il Consiglio affari generali dell'Unione europea abbia
adottato una risoluzione che invita gli Stati membri ad assumere misure per interdire l'accesso agli
impianti ove si svolgono partite di calcio di rilevanza internazionale ai soggetti già resisi responsabili
di fatti di violenza in occasione di incontri calcistici. (…) Con tale decisione, si stabilisce la
creazione in tutti gli Stati membri di punti nazionali di informazione sul calc io, aventi carattere di
polizia per lo scambio di informazioni sulla violenza calcistica.
In particolare, mi sembra opportuno sottolineare come il decreto-legge preveda il differimento o
divieto di manifestazioni sportive da parte del prefetto per urgenti e gravi necessità pubbliche
connesse allo svolgimento di manifestazioni sportive, l'introduzione di precise disposizioni in ordine
all'organizzazione delle gare e ai requisiti dell'impianto sportivo, nonché all'emissione di biglietti in
numero congruo alla capienza dell'impianto.
La conseguenza di ciò sarà la numerazione dei biglietti di ingresso agli impianti sportivi con
capienza superiore a diec imila unità, l'ingresso agli impianti mediante varchi dotati di metal detector
per la rilevazione di strumenti di offesa, nonché di apposite apparecchiature per la verifica
elettronica della regolarità del titolo di accesso, la presenza negli impianti di strumenti di video
sorveglianza delle aree riservate al pubblico all'interno degli impianti e nelle sue immediate
vicinanze, l'installazione nell'impianto di mezzi di separazione che impediscano che i sostenitori
delle due squadre vengano in contatto tra loro o possano invadere il campo.
o
Mentre l'obbligo di rilevazioni televisive era previsto a decorrere dal 1 agosto 2004, le disposizioni
relative alla numerazione dei biglietti, ai metal detector e alla separazione delle tifoserie si sarebbero
dovute applicare decorsi due anni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, e cioè a partire
dal 25 febbraio 2005. Dobbiamo, purtroppo, sottolineare il ritardo nei termini, non rispettati, così
come previsti.
Vorrei, inoltre, evidenziare come il provvedimento preveda di inasprire le sanzioni per i reati di lanc i
di materiale pericoloso, scavalcamento e invasione di campo in occasione di manifestazioni
sportive. Va altresì sottolineato come l'articolo 3 del decreto-legge preveda un programma di
iniziative nelle scuole per diffondere tra i giovani il tema della pre venzione della violenza in
occasione delle manifestazioni sportive e per valorizzare la cultura della convivenza civile.
È questo senza dubbio un passaggio estremamente delicato, poiché la priorità educativa ci impone
sin da pic coli di formare una cultura dello sportivo, che viene prima della cultura del tifoso.
Se l'obiettivo di noi legislatori fosse anzitutto quello di formare atleti prima che i tifosi - e al
riguardo, basterebbe pensare alla mancanza di insegnanti specialisti in educazione fisica nella
scuola primaria ed alle ore di lezione di attività fisica nelle scuole italiane, differenti da quelle
europee - ebbene se l'obiettivo fosse appunto quello di formare atleti prima che i tifosi, di
condannare esplicitamente con forza ogni forma di violenza nello sport, di far crescere una cultura
dove la sconfitta è una realtà da accettare, senza per forza trovare colpevoli certi dopo infinite e
sfinite trasmissioni di moviole e giudizi arbitrali, forse la violenza nel calc io sarebbe un fenomeno più
limitato.
Passando ora ad un giudizio più articolato sul provvedimento, rilevo come il decreto-legge in esame
accolga, in alcuni punti, sollecitazioni dell'opposizione già contenute in iniziative legislative della
passata legislatura. Rivolgo peraltro ai rappresentanti del Governo la richiesta di fornire dati precisi
circa l'andamento dei fenomeni criminosi verificatisi in occasione di manifestazioni sportive negli
ultimi anni per potere così verificare se le norme di natura preventiva e repressiva approvate dal
Parlamento negli ultimi tempi siano state in grado di ridurre tali fenomeni.
Inoltre, ritengo opportuno che la VII Commissione sia informata anche dello stato di attuazione dei
decreti ministeriali emanati lo scorso giugno che, come è noto, hanno causato reazioni all'interno
del mondo sportivo. A tale proposito vorrei però coinvolgere il Governo sulle affermazioni rilasciate
lunedì 19 settembre (…) a Torino dall'amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo, sulla
positività ma anche sulla inapplicabilità di questo provvedimento: «Il decreto Pisanu sulla sicurezza
negli stadi è al limite dell'inapplicabilità perché in Italia si gioca in impianti obsoleti che non
permettono di avere ricavi e portano violenze». Aggiunge, inoltre: «Gli stadi italiani sono obsoleti,
portano violenze e minori incassi perché non danno alcun servizio, tipo ristorazione o
intrattenimento, come invece ac cade nel resto d'Europa».
Presidente, vorrei chiedere al Governo, al sottosegretario con delega allo sport Pescante come mai, a
fronte di tale richiesta, formulata da tutto il mondo del calc io durante i lavori della Commissione
parlamentare di indagine sul calc io professionistico, nessuno degli impegni presi sia stato rispettato.
Gli stadi non solo sono obsoleti ma rimangono di proprietà pubblica. Non appartengono alle società,
come avviene, invece, ad esempio, in Inghilterra, dove è possibile realizzare business con ristoranti,
negozi e gadget e dove, soprattutto, la società è la prima e principale responsabile dell'ordine
pubblico.
Inoltre, rimane aperto il problema delle risorse per il finanziamento e l'adeguamento delle strutture e
degli stadi dei centri minori. (…)
D'altra parte, il problema delle tifoserie e del rapporto con le società è in questo momento talmente
forte da costringere club blasonati, come Lecce e Cagliari, ad assumere decisioni che devono far
riflettere in ordine alle prospettive del mondo del c alc io professionistico.
Vorrei rilevare che venerdì 16 settembre il Corriere della sera ha dedicato un importante articolo alla
situazione del tifo in Italia, vale a dire al ruolo di queste tifoserie organizzate, a volte sempre più
politicizzate. Si tratta di ultras che, in passato, sono stati anche finanziati dalle società calcistiche e
che ora rischiano di diventare un peso. L'articolo del quotidiano citato ricorda anche che, contro
questo stato di cose, ad ogni partita vengono schierati migliaia di uomini delle Forze dell'ordine.
Allora, signor Presidente - e concludo - gli stadi dovrebbero essere soprattutto luogo di divertimento
per le famiglie, per i giovani e per i ragazzi, perché questo - e so che io e lei la pensiamo allo stesso
modo - è comunque il gioco più bello del mondo, e non possiamo lasciare che si rovini.
(…) Vorrei ricordare che, come opposizione, già in precedenza avevamo richiesto, reclamandola
come necessaria, l'adozione di un prov vedimento globale ed organico, che tuttora manca.
L'indagine conoscitiva sul calcio professionistico svolta dalla VII Commissione, cui ho avuto l'onore
di partecipare, aveva gettato buone basi. Vi era, infatti, la disponibilità della Federazione italiana
gioco calc io, della Lega calc io e, soprattutto, delle società sportive.
A nostro parere, è mancata un'autorevole risposta del Governo; o meglio, il provvedimento in esame,
comunque utile ed auspicabile, risulta pur sempre troppo limitato rispetto al progetto globale che
avevamo invocato e che, purtroppo, le notizie di ogni domenica ci dicono rendersi sempre più
necessario.»
(21 settembre 2005)
(…) Temo di sapere perché la nostra Commissione è stata ignorata. Infatti, questo provvedimento
doveva fare i conti con le relazioni, con gli impegni che il sottosegretario Pescante aveva assunto a
nome del Governo e con la relazione finale della Commissione, che presupponeva da parte del
Parlamento e del Governo un disegno organico, che affrontasse il tema della violenza negli stadi
all'interno di uno studio e di risposte concreti, e anche prevedendo finanziamenti concreti.
Ciò non è stato fatto ed ora ci troviamo ad analizzare un ennesimo decreto-legge, alla vigilia di un
campionato che cerca affannosamente più di dare una risposta ad episodi che colpiscono l'opinione
pubblica e (…) di rispondere con ritardo ad alcune normative europee, piuttosto che di analizzare
con profondità il fenomeno italiano dando delle risposte organiche. (…)
Questo decreto, che obbliga tutti gli stadi italiani con capienza superiore alle 10 mila unità a dare
risposte sulla numerazione dei biglietti e sull'uso del metal detector - quindi non parliamo solo dello
stadio Olimpico o di San Siro, bensì di stadi ubicati in pic cole e medie comunità, che si trovano (tra
società e comuni) a dover affrontare improvvisamente una serie di nuovi oneri -, coincide
casualmente con la presentazione di una finanziaria che dà agli enti locali, province e comuni la
buona novella che ci saranno tagli sui trasferimenti dal 6 al 7 per cento. Ovvero il Governo, senza
stabilire alcun finanziamento al riguardo, impone ai comuni una serie di spese aggiuntive, ma negli
stessi giorni annuncia ai comuni medesimi che ci saranno nuovi tagli alle entrate dei comuni per il
prossimo anno (in questo c'è una grande coerenza con la finanziaria dello scorso anno e con quella
di due anni fa).
(…) Noi parliamo di sicurezza negli stadi ma abbiamo presente gli stadi del campionato nazionale
dilettanti, del campionato eccellenza, del campionato promozione? Eppure, alcuni di questi stadi
vantano diec imila, ottomila presenze, a fronte di una capienza di 5 mila posti. Si considera il fatto
che l'ultimo investimento significativo nelle strutture degli stadi italiani si riferisce ai mondiali del
Novanta? Tutto questo dovremmo affermarlo perché se, da una parte, adottiamo un provvedimento,
lo presentiamo con grande enfasi con l'obiettivo di frenare la violenza negli stadi, poi, dall'altra,
nessun comune ha la possibilità di accedere con facilità a fondi che siano reperibili, non nuovi mutui
che gravano in maniera pesante sui loro bilanc i. Non si può fare una legge che, ancora una volta, è
parziale. (…)
Il decreto serve a frenare la violenza negli stadi o come panacea per essere presentato sui giornali
sportivi e dimostrare che il Parlamento e il Governo fanno qualcosa? Penso che la risposta che
avevamo dato in Commissione, ovvero di guardare all'esempio inglese oppure di passare attraverso la
proprietà diretta degli stadi da parte delle società, non soltanto offrendo una possibilità di fare del
mero business attraverso ristoranti o negozi, bensì concretizzando quel dato fondamentale per cui la
società diventa la prima responsabile e il primo attore protagonista dell'ordine pubblico, dovrebbe
essere presa in considerazione. (…)
Se si pensa di risolvere il problema degli stadi aumentando il numero delle forze dell'ordine presenti,
non si risponde alla causa del problema, ma si cerca semplicemente di arginare il problema. A me
sembra che ciò rappresenti il limite del provvedimento in esame.
Invece di prendere in considerazione la relazione finale dell'indagine conoscitiva sul calcio
professionistico, come il Governo e il sottosegretario Pescante avevano promesso di fare, l'esecutivo
ha fornito l'ennesima risposta limitata, frettolosa, una risposta più all'emergenza che non ad un
progetto organico.
Probabilmente, il nostro atteggiamento sul testo in esame non sarà negativo, in quanto ne
comprendiamo l'urgenza; tuttavia vorremmo che il Governo e la maggioranza avessero la
consapevolezza che il fenomeno del calc io è troppo importante per meritare continuamente solo
rappezzi e non la volontà da parte del Parlamento di affrontare in maniera organica il problema
(28 settembre 2005)
Testo integrale su: http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/Sed287/s000r.htm e
http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/framevar.asp?sedpag=Sed675/s240.htm|Titolo34%2092 e
http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/framevar.asp?sedpag=Sed679/s350.htm|Titolo47%2089