WEATHERMAKERS I fabbricanti di pioggia

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WEATHERMAKERS I fabbricanti di pioggia
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Forum nazionale contro le manipolazioni
climatiche ed ambientali
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WEATHERMAKERS I fabbricanti di pioggia
Foto di Giacomo Costa
Giornalista esordiente impegnato in problemi sociali-ambientali-politici, Claudio
Grillenzoni, era consulente del controllo qualità di Rizzoli e Mondadori.
Nel 2002 scrisseun articolo su una realtà sconosciuta alla stragrande
maggioranza delle persone, dal titolo Fabbricanti della pioggia, uscito su
Newton, rivista mensile italiana di divulgazione scientifica (1).
Il 2OO2 era l’anno in cui Italia ed USA stipularono un accordo denominato
“Cooperazione Italia-U.S.A. su scienza e tecnologia dei cambiamenti
climatici”.
I progetti furono firmati in un convegno bilaterale sulla ricerca congiunta sui
cambiamenti climatici svoltosi a Roma il 22 e 23 gennaio 2002 da George W.
Bush e Silvio Berlusconi (accordo di Cooperazione Italia-USA su Scienza e
Tecnologia).
Con i termini “tecniche di modificazioni ambientali” si fa riferimento a qualsiasi
tecnica per modificare – attraverso la manipolazione deliberata dei processi
naturali – le dinamiche, la composizione o la struttura della Terra, della sua
litosfera, idrosfera, ed atmosfera, o dello spazio esterno.
Da quell'anno i cieli sono cambiati e si cominciarono a notare
annuvolamenti artificiali creati dal passaggio di aerei……
(Allegato N.4 dell'accordo)
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I Fabbricanti della pioggia
di Grillenzoni Claudio
Siccità planetaria? Clima sempre più arido? C'e' chi ha una soluzione: sono i
modificatori del tempo, che promettono di stimolare le nubi a produrre pioggia, o
di sciogliere nebbia e grandine. Ma non tutti sono d'accordo su queste tecniche e
temono squilibri ambientali.
Il pianeta è a secco. Le precipitazioni sono calate a livello mondiale tanto che le
persone prive di acqua potabile hanno superato il miliardo. In Italia, oltre alla
siccità che ha colpito duramente negli ultimi mesi, nevica sempre meno nelle
regioni alpine. Mentre la nebbia continua a fare danni in aeroporti e autostrade.
Ma c' è chi propone, anche in Italia, di intervenire sul clima per modificarlo. Per
fare in modo che aumenti la pioggia, che la grandine si sciolga prima di cadere e
che la nebbia si dissolva in neve.
Una serie di interventi di rilevanza talmente ampia che anche i militari hanno
deciso di sfruttare la tecnologia che ne è alla base. Non c' è pioggia senza
"nucleo": Far piovere non è neanche tanto complesso. Se n' era già accorto nel
1946 il ricercatore americano Vincent Schaefer, grazie a un facile ma geniale
esperimento fatto nei laboratori della General Electric di Schenectady, una
cittadina nello stato di New York: per far coagulare le goccioline di acqua che
compongono le nuvole era bastato aggiungere una manciata di ghiaccio secco.
Schaefer infatti, già allievo di Irving Langmuir, premio Nobel per la chimica nel
1932, aveva visto che per far ghiacciare le goccioline di acqua, in maniera che il
peso delle particelle superasse la forza delle correnti ascensionali e dunque si
trasformasse in precipitazione, non bastava portarle a basse temperature. Anche
a -23 gradi infatti, in assenza di agenti esterni, l' acqua può rimanere nella sua
fase liquida, così come il vapore rimane tale anche a elevate pressioni. Sono i
cosiddetti stati metastabili della materia. L' elemento chiave perché vapore e
acqua nelle nuvole si trasformino in pioggia si chiama nucleo di condensazione:
un insieme di particelle, il ghiaccio secco nel caso di Schaefer, che faccia da
elemento coagulante per le goccioline sospese nell' atmosfera. Queste particelle
nell' ambiente possono avere varie origini: dalla terra e dal mare, sotto forma di
polveri erose e sollevate dal vento, dagli incendi di boschi e prati, dalle eruzioni
vulcaniche e anche dal materiale particolato derivante dalle attività industriali.
L'inseminazione delle nubi: Oggi il reagente più usato per far piovere o, come si
dice in gergo, "inseminare" le nuvole, è lo ioduro di argento. Una sostanza
facilmente reperibile, dai bassi costi e che, una volta bruciata, libera delle
particelle che hanno la stessa struttura a cristallo del ghiaccio. Come si fa a far
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piovere allora ? Innanzitutto bisogna aspettare le condizioni favorevoli in natura: la
presenza di importanti formazioni nuvolose con molte gocce di acqua o vapore in
stato metastabile (la cosiddetta acqua soprafusa e il vapore soprassaturo). Poi si
comincia a far circolare all' interno della nuvola i fumi della combustione di ioduro
d'argento grazie a razzi e diffusori piazzati sotto le ali di piccoli aeroplani. In
particolare per fare questo esistono diversi sistemi. C'è quello "israeliano", dalla
nazionalità di coloro che lo brevettarono, che consiste nel disseminare i fumi alla
base della nuvola facendo zigzagare l' aereo a un' altezza di solito non superiore
ai 1500/1700 metri, in maniera che i moti convettivi, ovvero le correnti
ascensionali, portino naturalmente lo ioduro d'argento bruciato all' interno delle
nubi. Negli Stati Uniti invece è diffuso un metodo più rischioso costoso,
particolarmente adatto contro le formazioni di tornado e uragani, basato
sull'utilizzo di sali igroscopici (che attirano l' acqua) come agenti coagulanti. I piloti
infatti rilasciano questi sali in cima alla nube, dovendo così penetrare, in caso di
forte turbolenze, nell' occhio del ciclone, fino a salire anche a quote di 7/8000
metri. Infine è anche possibile lanciare razzi all' interno della nuvola, ma solo
quando le nubi sono compatte e grosse. Per cui l' obiettivo è limitato e facilmente
centrabile. Il risultato di queste diverse tipologie di intervento è che lo ioduro di
argento o i sali igroscopici fanno aggregare le diverse particelle di vapore e le
gocce d' acqua fino a farle ghiacciare. Le gocce così appesantite vincono la forza
dei moti convettivi e cadono verso il basso, fino a sciogliersi durante la caduta e
trasformarsi in pioggia.
Anche l' Italia è pronta:Attualmente sono una trentina gli Stati che ufficialmente
stanno sperimentando o già attuando interventi per modificare il clima. Nel
Midwest americano i piloti della Weather Modification Inc. sono vigili 24 ore su 24
in attesa di sfidare qualche ciclone o uragano; i principali aeroporti russi utilizzano
ormai sistematicamente una tecnica antinebbia a base di azoto; in Cina si
combatte la siccità sparando da terra razzi a contenuto chimico contro le nubi; in
Tailandia per difendersi dai monsoni è stato creato un Bureau of Royal
Rainmaking. E anche in Italia una società è pronta a far piovere a comando, ma
attende il sì delle autorità. Nebbia e grandine dissolte: La stessa tecnologia
utilizzata per fabbricare la pioggia può essere utilizzata per tentare di ridurre i
danni di alluvioni e grandinate. Usando ricevitori satellitari e radar meteorologici, i
tecnici delle società che "fabbricano il clima" individuano il formarsi o l' avvicinarsi
di queste forti perturbazioni. Per poi, con il sistema dell'inseminazione, fare
scaricare in mare oppure in maniera anticipata, e dunque diluita, una parte del
carico delle nuvole. Interventi questi non risolutivi, ma che possono limitare i
danni. In quasi tutti gli aeroporti russi, poi, la nebbia viene sistematicamente
sconfitta per via tecnologica. Ovviamente su tratti limitati, ma sufficienti per
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garantire la visibilità necessaria a un pilota durante decolli e atterraggi o a un
automobilista per viaggiare in autostrada. Il reagente utilizzato in questo tipo di
interventi, nel caso delle nebbie fredde (quelle che si formano a una temperatura
al di sotto degli 0 gradi), è l' azoto liquido. La tecnica, inventata dai russi, è basata
sul principio per cui disperdendo l' azoto all' interno dei banchi di nebbia si creano
delle zone con temperature basse. Queste danno origine a piccole formazioni di
ghiaccio che a loro volta coagulano a sé sempre più particelle di vapore fino a
diventare troppo pesanti e cadere al suolo come neve. Il sistema è già stato
attuato con successo ma solo in sei Paesi del mondo, tra cui l' Italia. La Tecnagro,
l'associazione italiana no profit che si batte per la applicazione dell' inseminazione
meteorologica, l' ha infatti sperimentato tra il ' 97 e il ' 99 disponendo intorno alla
pista dell' Aeroporto Civile di Parma dei grossi diffusori di azoto. "Purtroppo", dice
Massimo Bartolelli, presidente dell' associazione, "malgrado l' efficacia dell'
intervento, le società che gestiscono le autostrade e gli aeroporti italiani si sono
rivelate "non interessate" alla cosa". In fase ancora non operativa invece è la
possibilità disconfiggere le nebbie che si formano a temperature superiori allo
zero. Lo strumento migliore finora sperimentato, sia per efficacia dell' azione sia
per il basso costo di utilizzo, è il calore elettrico. Disponendo pannelli elettrici
intorno all' area interessata infatti, il caldo dissolve la nebbia. Esperimenti in
questo senso sono stati fatti in Russia, ma ci vorrà ancora qualche anno prima di
pensare a un reale impiego di questa tecnologia. I cannoni della neve: Ben diffusa
invece è la tecnologia alla base dei "cannoni" che soprattutto questo inverno
hanno innevato le piste alpine di sci. La neve artificiale viene prodotta grazie a
potenti compressori di aria e di acqua che, agendo in maniera combinata,
producono goccioline di acqua finemente vaporizzata. Queste poi vengono
sparate all' esterno dalle ventole di innevaggio e a contatto con l' aria fredda si
ghiacciano. Per questo motivo è necessario che la temperatura ambiente sia non
inferiore ai 3 gradi sotto zero e l' umidità al di sotto dell' 80 per cento. Il risultato è
una neve artificiale che ha una struttura cristallina diversa rispetto alla neve
naturale, più compatta e densa (fino a 4 volte rispetto alla neve fresca) e che
necessita dunque tempi molto più lunghi per sciogliersi, nell' ordine anche di
alcune settimane. Il dibattito ambientale: Sembra tutto molto semplice, a detta dei
"fabbricanti del tempo". In realtà, tanti sono i dubbi sull'efficacia di questi
progetti,così come le proteste di coloro che temono squilibri ambientali. Se si fa
piovere in Friuli cosa succede nei cieli del Veneto ? E se tutti si mettessero a
sparare razzi chimici contro le nubi non ne potrebbero derivare danni per l'
ambiente e per l' uomo ? Per non parlare di coloro che osteggiano anche i
collaudati sistemi di innevamento artificiale perché sono convinti che danneggino
la flora. Il colonnello Mario Giuliacci, responsabile del Centro Epson Meteo, crede
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nell' efficacia in sé delle modificazioni artificiali del tempo, "ma l' importante",
avvisa, "è che queste non provochino benefici a costi troppo alti. Il gas propano e i
ventilatori sperimentati per sciogliere la nebbia fino a un paio di anni fa
raggiungevano l' obiettivo, ma inquinavano l' aria". E soprattutto, continua
Giuliacci "è lecito che l' uomo intervenga sul tempo, ma non sul clima. Va bene l'
azione umana su una zona ristretta per smorzare una perturbazione o per rendere
visibile una pista di atterraggio, ma non accetto gli interventi che destabilizzano la
situazione meteorologica di una intera regione". Gli esperti del clima "a richiesta"
però minimizzano. Per Bruce Bow, capo meteorologo della Weather Modification
Inc., "in natura i cicli idrologici sono talmente vasti e complessi che l' azione
umana non può neanche pensare di destabilizzarli nel loro complesso". E,
aggiunge, la stessa civilizzazione umana contribuisce a modificare il clima già per
il fatto che esiste.
"Nella Regione delle Praterie in Canada", continua Bow, "fino a cent' anni fa c'
erano solo prati. Oggi c' è una distesa unica di centinaia di milioni di ettari di
frumento. Il frumento matura molto più tardi e a lungo dell' erba e dunque immette
nell' aria molta più umidità. Che in queste quantità ha modificatonotevolmente in
pochi anni il sistema delle precipitazioni in tutta la regione. Dobbiamo parlare
allora di ingerenza umana sull ambiente ?" "Una natura inefficiente": Bartolelli
invece punta l' attenzione su un altro aspetto: "La natura non si esprime al
massimo delle sue potenzialità. Ogni volta che piove o nevica le nubi scaricano
appena un quinto dell' acqua o del vapore che le compone. L' uomo con il suo
intervento non fa altro che rendere il sistema climatico più efficiente". E su tutti i
discorsi di maggiore o minore legittimità di questo tipo di interventi si impongono
gli ultimi dati allarmanti del World Watch Institute. Oggi muoiono mediamente
20mila persone al giorno per problemi connessi alla mancanza di acqua. E nel
2025 le persone che vivranno con scarse risorse idriche saranno circa tre miliardi.
La verifica parla italiano: I difensori del clima artificiale sottolineano poi che l' azoto
usato per dissolvere la nebbia è un elemento già presente nell' atmosfera e che lo
ioduro d' argento, a cui si ricorre per provocare la pioggia, è utilizzato in minime
quantità (in una missione aerea di 3 ore se ne utilizzano 600 grammi). Ma il vero
problema è che da anni è in atto un forte dibattito sull efficacia di questo tipo di
interventi. È infatti veramente difficile verificare in che misura le precipitazioni
"artificiali" siano realmente dovute all' azione umana. "Gli esperti che elaborano le
statistiche", dice Bartolelli, "catalogano le precipitazioni a seguito dell'
inseminazione artificiale come "per lo più frutto del caso". Bartolelli invece
sostiene che esiste un metodo scientifico efficace di verifica: "I dati rilevati con i
nostri radar dimostrano che l' incremento medio delle precipitazioni è del 40 per
cento". C' è da dire che questo metodo di verifica, non più basato su modelli
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statistici, ma sulla registrazione in tempo reale degli interventi sul clima attraverso
l' occhio impassibile del radar, è stato sviluppato dalla stessa Tecnagro e si è
diffuso anche in altri Paesi. Lo conferma Bruce Bow: "Al radar l' aumento della
piovosità dovuta all' azione umana è inconfutabile".
La guerra del clima: Non sarà un caso che già dopo la seconda guerra mondiale
gli eserciti tecnologicamente avanzati hanno cominciato a pensare a un utilizzo
delle modificazione climatiche in chiave bellica. Da quello inglese, che portò
avanti sperimentazioni nel Devonshire per scongiurare un eventuale attacco della
Germania causando però nel 1952 un nubifragio in cui morirono34 persone, a
quello americano, vent' anni dopo, con l' obiettivo di anticipare i monsoni per
limitare l' azione dei vietcong nella guerra in Vietnam (furono ben 2500 le missioni
aeree di questo tipo). Tanto che le Nazioni Unite nel 1970 hanno pensato bene di
vietare qualsiasi tipo di azione bellica climatologica. Ilche non significa che gli
eserciti abbiano rivolto l' attenzione altrove. Il Ministero della Difesa americano nel
1996 ha lanciato un programma di sperimentazioni con l' obiettivo di. Le voci "
possedere il clima entro il 2025 "del programma sono quelle di distruzione della
logistica nemica attraverso acquazzoni e alluvioni, riduzione delle riserve di acqua
e impoverimento dei terreni, diffusione della nebbia per disturbare i sistemi di
comunicazione. In questo scenario da fantascienza non c' è dunque da stupirsi
nel sentire i futuribili progetti che circolano intorno alle nuove "fabbriche del clima":
alcuni scienziati del Massachusetts Institute of Technology (MIT) stanno
pensando di coprire il tratto di oceano vicino alla costa che va da Boston a New
York con una pellicola sottilissima e oleosa per evitare l' evaporazione e quindi il
continuo abbassamento delle acque. Il ricercatore texano Ben Eastlund, invece,
vuole piazzare nello spazio giganteschi trasmettitori di microonde che riscaldino
eventuali tornado in formazione. Inmaniera da smorzarli sul nascere. Un sistema
pericoloso se arrivasse a colpire centri urbani. Ma per Eastlund il rischio va
affrontato "se il risultato è il dominio del clima".
Grillenzoni Claudio
Newton 01 febbraio 2002
http://files.meetup.com/206948/I%20fabbricanti%20della%20pioggia.pdf
(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Newton_(rivista)
Per approfondire:
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IL CONTROLLO DEL CLIMA
SUCCEDE NEL 2003: I NOSTRI CIELI CAMBIANO VISIBILMENT
PIOGGE ARTIFICIALI IN ITALIA DAL 1947
Meteotron crea le nuvole e guida i fulmini
“Dallo spazio riusciremo a controllare il clima sulla terra, provocare alluvioni e
carestie”
Il Progetto GARP
L’Italia e la geoingegneria
Nubi inseminate, piogge pilotate e invasi straripanti: disastri ambientali e molte
domande
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PARTE 1 e PARTE 2
CRONOLOGIA DI ALCUNI BREVETTI STATUNITENSI COLLEGATI ALLA
DIFFUSIONE DI AEROSOL ATMOSFERICI E ALLE MODIFICAZIONI AL TEMPO
METEOROLOGICO (DAL 1920 AL 2003)
http://www.nogeoingegneria.com/category/progetti/
http://www.nogeoingegneria.com/news/il-meteo-come-moltiplicatore-di-forzapossedere-il-tempo-nel-2025/
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