Elezioni, solo una su quattro è donna

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Elezioni, solo una su quattro è donna
Elezioni, solo una su quattro è donna
La tendenza è confermata: nelle liste per il Municipio l’altra metà del cielo rimane poco rappresentata
È una competizione impari
quella che si gioca a Lugano
fra l’azzurro e il rosa, e non
stiamo parlando di colori...
partitici. Uomini e donne in
corsa per le elezioni comunali
non lo sono con le stesse forze... e non solo muscolari. Su
41 aspiranti municipali la rappresentanza femminile è, infatti, “confinata” a 10 candidate: una su quattro, ovvero uno
scarso 25%. Poca cosa in tempi
di pari opportunità.
Dieci donne candidate all’Esecutivo cittadino e costrette, con rare eccezioni, a stare
nell’ombra della spavalda campagna elettorale dei colleghi.
Scelte, spesso, (purtroppo) quale “floreale” corollario di una
formazione-panzer, capace di
radere al suolo i rivali e nel
contempo le velleità dell’altra
metà del cielo presente nella
stessa lista. Una corsa a ostacoli che prende inizio fin dai primi incontri per stilare la lista
dei papabili. Già trovare un posto è cosa ardua. Lo dimostra la
stragrande maggioranza dei
partiti che “riservano” alle
candidate pochissime poltrone.
Unico esempio, molto vicino
alla pari... considerazione, è a
Lugano il Partito popolare democratico: su 7 candidati 3
sono donne (Sara Beretta Piccoli, Francesca Bordoni Brooks
e Simonetta Perucchi Borsa).
Tallonano il Ppd, il Partito liberale radicale e la Lega dei Ticinesi con due candidate: rispettivamente la municipale uscente Giovanna Masoni Brenni e
Cherubina Ravasi per il Plr,
Maruska Ortelli e Amanda
Rückert per la lista leghista.
Minoranza rosa, invece, sottorappresentata nel Partito so-
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di Cristina Ferrari
Cristina Zanini Barzaghi, candidata per il Municipio nella lista del Ps
cialista (unica candidata Cristina Zanini Barzaghi) e nell’Unione democratica di centro
(Manuela Schlatter). Una donna (Liliana Demarchi) anche
per Area Liberale la cui percentuale lievita leggermente in
quanto presenta soli cinque
candidati, mentre i Verdi liberali democratici presentano Saskia Calanchini e gli altri due
sono uomini.
Corsa ad ostacoli, dicevamo
poc’anzi, che continua, una volta in marcia, con la necessità di
sfoderare... i gomiti. Poco presente, suo malgrado, nelle varie associazioni, comitati, enti,
società, corporazioni, federazioni, istituti, congregazioni,
ordini, compagnie o massonerie, attraverso cui presenziare e
mettersi in mostra nella fatico-
sa tirata finale alle urne, il gentil sesso deve sfoderare le armi
migliori per attirare l’attenzione dei mass media e degli elettori. Così che per riservarsi
uno spazio nella platea mediatica non gli resta che aprirsi un
profilo su Facebook, come lo è
Donna Sindaco.
Ma se, in politica, gli uomini
non sembrano amare le donne,
le donne votano le donne? Secondo una recente inchiesta
italiana, che può benissimo essere sposata dal contesto ticinese, sembra proprio di no. Uno
dei motivi per il quale le donne
che vanno in lista vengono elette raramente sta nel fatto che,
secondo l’analista Luigi Crespi,
«sono estranee al potere reale capace di generare consenso. E soprattutto – attenzione bene – va
detto senza ipocrisia: quelle che
vengono elette non aprono la
strada ad altre donne perché il
loro comportamento non è differente da quello degli uomini: si
eliminano tra loro, si annientano a vicenda».
Donna, dunque, non voterebbe donna. «Generalmente le elettrici – appunta un esperto di
marketing, Antonio Noto – ritengono che le altre donne, le future elette, non possano avere i
tempi necessari per poter partecipare attivamente alla politica.
La politica si fa generalmente
anche la sera, di sabato e domenica, nei congressi che non finiscono mai: i tempi delle donne
sono diversi e, malgrado tutto il
coraggio che ci mettono, è difficile che si possa alimentare la loro
partecipazione».