Dalla Gaite` Lyrique alla Gaite` nume`rique: il

Transcript

Dalla Gaite` Lyrique alla Gaite` nume`rique: il
Dalla Gaite’ Lyrique alla Gaite’ nume’rique: il
nuovo teatro della cultura digitale a Parigi
La città di Parigi si apre ai new media. Proseguendo un percorso culturale iniziato con Le Cube
(fondato dieci anni or sono a Issy-le-Moulineaux, in prima periferia sud), oggi la ville lumière
inaugura in pieno centro, a due passi dal museo Pompidou, un nuovo spazio interamente dedicato
alla cultura digitale. Dopo sette anni di lavori, a inizio marzo 2011, è stata lanciata la Gaîté Lyrique,
alloggiata nell’omonimo ex-teatro ottocentesco completamente rinnovato e dotato delle più avanzate
tecnologie. Il direttore Jérôme Delormas la definisce una boîte à outils per artisti e pubblico, invitati
a incontrarsi e a riflettere intorno alle rivoluzioni digitali degli ultimi decenni.
UVA, Assembly
installazione alla Gaite Lyrique
Associare la Gaîté Lyrique, il teatro delle operette di Offenbach, alle new media arts sembra
paradossale, eppure spesso a Parigi, come nel caso della Piramide di Pëi al Louvre o delle colonne di
Buren nei giardini del Palais Royal, la contemporaneità riesce a imporsi solo sovrapponendosi alla
tradizione. A volte in maniera disastrosa. Alla fine degli anni Ottanta, la Gaîté Lyrique era infatti
stata trasformata in un parco giochi chiamato la Planète Magique. L’esperimento durò poche
settimane, ma costò caro all’edificio che subì demolizioni e gravi perdite, tra cui la bella sala
all’italiana decorata da Jobbé-Duval. Quando nel 2003 il comune di Parigi ha affidato la Gaîté
Lyrique all’architetto Manuelle Gautrand, l’ex-teatro era inutilizzato da ben quattordici anni. Il
progetto che lo rianima oggi è però eccezionale: uno spazio aperto a tutte le pratiche artistiche
digitali, dal suono, al video, alla performance, un luogo adatto ad accogliere artisti e spettatori senza
separazioni nette tra gli spazi di creazione e di diffusione.
L’architetto ha concepito i diecimila metri quadri, ripartiti su sette piani quinconciali, come delle
scatole cinesi o delle matrioske, per permettere una perfetta insonorizzazione e la libera circolazione
dei visitatori. I tre moduli principali – grande sala, piccola sala e auditorium – dove si svolgono
concerti, spettacoli, proiezioni e workshops sono circondati da spazi “di respiro” dedicati alle mostre.
Vi sono inoltre una mediateca e uno spazio videogiochi. Della Gaîté Lyrique originale rimangono solo
la facciata, il vestibolo e il foyer, dotato di un bar ultra moderno, illuminato da lampadari a forma di
reattori nucleari. I piani non visitabili accolgono sale prova, di registrazione e di montaggio riservate
agli artisti in residenza.
L’infrastruttura dell’edificio si è adattata al suo contenuto digitale e rende possibile tutta la catena
creativa, dalla produzione alla diffusione, delle opere multimediali realizzate dagli artisti. I primi
invitati sono stati gli UVA (United Visual Artists), gruppo inglese noto per le spettacolari installazioni
audio-video nei musei (come l’architettura luminosa permanente sulla facciata del Santral a Istanbul)
e per le scenografie dei concerti dei Massive Attack. In residenza dallo scorso novembre, gli UVA
hanno sfruttato le capacità tecniche della Gaîté Lyrique proponendo un percorso d’installazioni
interattive che rispondono alla vocazione del luogo, ovvero al tentativo di socializzare l’uso delle
nuove tecnologie attraverso la dimensione simbolica della creazione artistica. La loro mostra Rien à
cacher, rien à craindre (Nulla da nascondere, nulla da temere) mette in scena il ruolo della
tecnologia digitale nella società contemporanea: da un lato, le accresciute possibilità di condivisione
dei saperi, attraverso nuove forme di linguaggio e nuove dimensioni collettive create dalla rete,
d’altro lato, l’ombra inquietante del Grande Fratello, dell’occhio invisibile e onnisciente delle nuove
tecnologie come strumento di controllo sociale. Il percorso espositivo circolare ha tratto ispirazione
dal Panopticon immaginato da Jeremy Bentham alla fine del Settecento (ed evocato da Michel
Foucault in Sorvegliare e punire) e tende a mostrare la Gaîté Lyrique come un edificio che sa tutto e
vede tutto. Al piano terra, delle piccole telecamere sorvegliano i visitatori e scannerizzano i loro visi
per comporre l’installazione Assembly: i lineamenti dei passanti inventariati sono proiettati
sull’enorme muro che scende verso il piano inferiore, all’interno di una griglia a sequenze
intermittenti. L’installazione è ludica e l’esperienza è interessante: la scrittura automatica e
immediata di ciò che accade, e la possibilità di interagire con il dispositivo, suggeriscono nuovi
linguaggi e nuovi mondi a cui il digitale potrà aprirci in futuro. Più sinistra, invece, l’esperienza nella
Room 101, nel seminterrato: dei coni di luce provenienti dal soffitto creano dei movimenti aleatori
che inondano alcuni spettatori e ne ignorano altri. Sebbene non esplicito, il riferimento alla famosa
stanza di 1984 di George Orwell fa rabbrividire.
Gaîté Lyrique sezione
prospettica
Dopo aver attraversato una foresta di tubi di LED che si animano al passaggio dei visitatori e un
labirinto di specchi riflettenti immagini e suoni, si sale al secondo piano, nel foyer, dove una
scultura-schermo riproduce a rallentatore i movimenti del pubblico. Infine, ridiscendendo al piano
terra, la chambre sonore, saletta dai muri tappezzati di casse acustiche, è stata affidata all’artista
Scanner che vi ha installato Le Finestre, creazione ispirata dalla celebre poesia di Charles
Baudelaire. La camera sonora avvolge lo spettatore in una spirale di parole, respiri e silenzi. Un
sistema d’illuminazione generativo, creato dagli UVA, interagisce col suono in tempo reale e culmina
in un’esperienza sinestetica. Chiudendo gli occhi si ha davvero l’impressione di vedere tutte le cose
immaginate da Baudelaire attraverso una finestra chiusa e ci si sente sollevati all’idea che la visione
interiore, la coscienza umana, si sottrae ancora all’occhio tecnologico.
La Gaîté è anche (e forse soprattutto) la grande sala argentata che ospita quasi tutte le sere dei
concerti di musica elettronica e dj set: Konono n°1, Matthew Herbert e Acid Washed per le notti
della settimana d’inaugurazione; Pantha du Prince e Apparat per il festival Berlin Next!; nuove
tendenze e produzioni indipendenti per il festival Super mon amour!; le avanguardie musicali del
label InFiné; dub jamaicano, jazz sperimentale, pulsazioni noise e domeniche ambient… Un
programma rivoluzionario per le serate parigine, dalle tendenze musicali spesso conservatrici.
Centro di tutte le discipline del mondo digitale, un po’ discoteca, un po’ centro culturale, un po’
museo, la nuova Gaîté Lyrique è ancora difficilmente leggibile. Per capirne appieno il mode d’emploi
e i punti forti, vale la pena seguire ciò che accade intramuros, a partire dai prossimi appuntamenti:
la mostra di Matt Pyke & Friends dell’Universal Everything e il festival estivo Skateboard Culture.
http://www.gaite-lyrique.net/
Silvia Mattei
D’ARS year 51/nr 206/summer 2011