Vicino e Medio Oriente in un`ottica interculturale.qxp

Transcript

Vicino e Medio Oriente in un`ottica interculturale.qxp
Lo sguardo degli altri
Vicino e Medio Oriente in
un’ottica interculturale
Il ciclo di conferenze e proiezioni “Lo sguardo degli altri” è dedicato quest’anno al Vicino e Medio Oriente
(Mashreq). Gli incontri organizzati in collaborazione da tre istituti della Facoltà di scienze dalla comunicazione dell’USI (Istituto Media e Giornalismo, Istituto di Comunicazione Istituzionale e Formativa e Istituto
studi mediterranei) promuovono la conoscenza di questa area geopolitica e dei suoi delicati equilibri interni, adottando una prospettiva interculturale attenta in particolare agli aspetti comunicativi. Questa iniziativa intende proporre, attraverso lo sguardo di registi e di intellettuali, un percorso di riflessione sulle diverse realtà e questioni del Mashreq. Si osserveranno le caratteristiche storiche, sociali e culturali di una realtà di grande tradizione e di crescente attualità, cercando al contempo di offrire strumenti critici e chiavi di
lettura per la loro comprensione. Le proiezioni, così come le conferenze, sono indirizzate principalmente
agli studenti dell’USI, ma sono gratuite e aperte a tutti gli interessati.
I film sono presentati in collaborazione con il Festival del film Locarno. I titoli proposti fanno parte del progetto Open Doors, sezione del Festival creata per sostenere la produzione cinematografica dei paesi in via
di sviluppo e sostenuta dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC).
Programma
Giovedì 4 ottobre, ore 17:30, Auditorium
Introduce Giuseppe Richeri, Decano della Facoltà di scienze della comunicazione
Conferenza “Le Mashreq - une région complexe”
Annick Tonti, Senior Advisor DSC presso l’Istituto studi mediterranei
Giovedì 11 ottobre, ore 17:30, Auditorium
Proiezione del documentario “Hatiyul Hapnimi”
(The Inner Tour, Israele, 2004, v.o. arabo/ebraico - st. ingl.) di Ra'anan Alexandrowicz
Giovedì 25 ottobre, ore 17:30, Auditorium
Conferenza “Stereotipi allo specchio. Le rappresentazioni dell'alterità tra Europa e mondo arabo”
Paola Caridi, giornalista e scrittrice
Giovedì 8 novembre, ore 17:30, Auditorium
Proiezione del film “Underexposure”
(2005, 65’, Iraq/Germania, v.o. arabo - st. ingl.) di Oday Rasheed
Giovedì 22 novembre, ore 17:30, Auditorium
Conferenza “Pensare il Mediterraneo, ripensare la modernità”
Prof. Iain Chambers, Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”
Giovedì 6 dicembre, ore 17:30, Auditorium
Proiezione del film “Maarek hob”
(In the Battlefield, 2004, 90’, v.o. libanese - st. ingl.) di Danielle Arbid
Responsabile didattico
Maria Cristina Lasagni
Coordinatori
Jean-Pierre Candeloro
Federica Frediani
Manuel Mauri Brusa
Anna Omodei Zorini
Luogo degli incontri
Auditorium
Università della
Svizzera italiana
Via Buffi 13
Lugano
Le conferenze
“Le Mashreq - une région complexe”
Annick Tonti traccia un quadro generale e apre un’ampia riflessione sul Mashreq
attraverso alcuni interrogativi fondamentali: cosa è il Mashreq? È un’entità geopolitica?
È una regione complessa? Quali sono le similitudini, quali le differenze?
“Stereotipi allo specchio. Le rappresentazioni dell'alterità tra Europa e mondo
arabo”
Paola Caridi riflette su come rappresentiamo gli arabi e su come loro rappresentano
noi, interrogandosi sulle reciproche aspettative e sui possibili timori. Quanto conta lo
stereotipo mediatico sulla costruzione culturale dell'Altro? Un'analisi di quello che sta
succedendo nella comunicazione classica e virtuale, in entrambe le sponde del
Mediterraneo, mostra quanto sia sbilanciata la "rappresentazione nello specchio".
Noi europei conosciamo lo stereotipo degli arabi, gli arabi hanno strumenti culturali
molto più raffinati per (ri)conoscerci.
“Pensare il Mediterraneo, ripensare la modernità”
Iain Chambers mette in relazione Mediterraneo e modernità: la modernità rivelata
in una lingua, in una cultura ed in una letteratura, non può essere considerata
autoctona, non può essere separata dall’ambiente mondiale in cui la modernità
euroamericana ha acquistato le sue forme differenti. In questo senso, noi tutti, sia
i cittadini del nord del mondo sia i cittadini del sud del mondo, viviamo in una
condizione post-coloniale in cui anche una cultura ristretta ad un cerchio d’élite
non può più pretendere di essere incontaminata dal mondo in cui si trova ad agire.
Come mai la maniera occidentale di concepire il mondo pretende di essere
universale, mentre altre storie vengono messe al margine, rese subalterne,
calpestate e spesso espulse dal racconto? L’orrore dell’altro, dell’alterità, scrupolosamente localizzato nelle presunte differenze razziali, non rappresenta solamente la
paura di una minaccia esterna, ma anche la paura dinanzi alla potenziale trasgressione e distruzione di quell’ordine che, con i suoi saperi sociali, politici ed estetici, con
i suoi poteri, pensa di riuscire a gestire e spiegare l’altro, e con ciò il resto del mondo.
Annick Tonti ha un dottorato di ricerca in sviluppo economico e antropologia sociale. Incaricata dalla Direzione
dello sviluppo e della cooperazione (DSC) presso
l’Università della Svizzera italiana, svolge attività e
ricerche nell’ambito dello sviluppo per l’Istituto studi
mediterranei. Dal 2002 al 2007 è stata capo della
divisione Nord Africa e Medio Oriente della DSC. Dal
1994 al 2001, è stata a capo dell’ufficio di
rappresentanza svizzero dell’Autorità palestinese e capo
dell’ufficio della DSC a Gaza e West Bank. Dal 1979 al
1983 è stata assistente di ricerca e professore assistente
all’Università di Zurigo presso il Dipartimento di
Antropologia Sociale.
Paola Caridi giornalista, scrittrice e storica, ha un dottorato
in Storia delle relazioni internazionali. Vive in Medio
Oriente e nel mondo arabo dal 2001: prima sosta al Cairo,
pochi mesi prima dell’11 settembre, poi a Gerusalemme,
come corrispondente di Lettera22, agenzia di stampa
specializzata in politica estera di cui è una delle fondatrici.
È autrice del volume Arabi invisibili. Catalogo ragionato
degli arabi che non conosciamo. Quelli che non fanno i
terroristi uscito nel gennaio 2007, per la casa editrice
italiana Feltrinelli. Collabora con “l’Espresso”, “Il Sole 24
Ore”, “Il Riformista”, “Famiglia Cristiana”, “Diario della
Settimana”.
Iain Chambers insegna Letteratura inglese e Studi culturali
e postcoloniali all’Università di Napoli “L’Orientale”,
dove dirige il Centro di Studi Postcoloniali. È stato tra gli
animatori del Centre for Contemporary Cultural Studies
di Birmingham. In Italia ha pubblicato, tra l’altro,
Dialoghi di frontiera (1995), Hendrix, hip hop e l’interruzione del pensiero (con Paul Gilroy, 1995), Ritmi urbani
(2003). Per la casa editrice Meltemi ha pubblicato
Paesaggi migratori (2003), Sulla soglia del mondo
(2003) ed Esercizi di potere (a cura di) (2006).
Le proiezioni
“Hatiyul Hapnimi” (The Inner Tour) di Ra'anan Alexandrowicz
Venti palestinesi partono per un viaggio in pullman di tre giorni in Israele.
Entrando in un paese da cui sono stati esiliati e che occupa quelle che storicamente
sono state come le loro terre, questi turisti fuori dal comune intraprendono una
traversata ricca di emozioni sulle tracce del loro passato. […] Questo road movie
documentario affronta con sobrietà uno dei conflitti più complessi del nostro
tempo, presentando dal punto di vista palestinese un territorio alienato, un Israele
diverso, narrato metaforicamente attraverso i finestrini di una macchina del
tempo.
“Underexposure” di Oday Rasheed
Primo lungometraggio iracheno realizzato a Bagdad dopo la caduta di Saddam
Hussein, Underexposure ritrae alcuni personaggi alle prese con una nuova realtà,
sospesa tra un passato segnato dalle atrocità della guerra e un futuro dove continua
ad agitarsi lo spettro dell’orrore. […] Oday Rasheed ci racconta questa città devastata
in tutta libertà e senza alcuna censura. Davanti agli occhi dello spettatore scorre
una Bagdad in continua evoluzione, che il regista dice sospesa «tra sogno e incubo»,
carica di interrogativi tuttora aperti.
“Maarek hob” (Dans les champs de bataille) di Danielle Arbid
Beirut, 1983. In piena guerra civile, Lina, dodici anni, degli scontri se ne infischia.
[…] Lina a poco a poco entra nel mondo degli adulti, senza però alcuna nozione
del bene e del male. Maarek hob dimostra che si può amare, ridere e vivere anche
in tempo di guerra, e osserva come, in un conflitto civile che distrugge e divide
persino le famiglie più affiatate, l’essere umano finisca per abituarsi anche alla
paura e al pericolo.
(Le schede dei film sono tratte dal catalogo del 60° Festival del film Locarno)
Servizio Comunicazione e Media
Università della Svizzera italiana
Via Lambertenghi 10a
6904 Lugano
Switzerland
Tel +41 58 666 47 92
Fax +41 58 666 46 19
[email protected]
www.unisi.ch