I Sogni

Transcript

I Sogni
I Sogni
Tesina di Kevin Felotti
A.S. 2013-2014
1
- Introduzione
Spiegazione dell’ argomento della tesina e i relativi collegamenti
- Filosofia
I sogni per Aristotele , Schopenhauer e Freud
- Letteratura Inglese
James Joyce e Finnegans Wake
- Letteratura greca e latina
La Grecia antica, Omero, Virgilio e i sogni
- Storia
Il sogno americano : Dal primo dopoguerra alla crisi del ‘29
- Fisica
Il sogno dell’uomo sulla luna
- Sitografia
2
Introduzione
Ho deciso di basare la mia tesina sui sogni poiché ritengo l’ argomento molto interessante e a me
vicino. La frase di Amedeo Modigliani nell’immagine in copertina dice: “ Il tuo unico dovere è
salvare i tuoi sogni. “ Senza sogni noi cosa saremmo? Senza quegli attimi fuggenti cosa sarebbe la
nostra vita? I sogni ci aiutano a mantenere viva la nostra vitalità, la nostra fantasia e ci rendono
unici nel nostro genere.
In questa tesina esporrò la concezione di alcuni filosofi riguardo ai sogni, che con il loro sapere ci
hanno aperto la mente. Nell’ antichità i sogni erano considerati messaggi divini ( spiegazione
presente nella parte di Letteratura greca e latina ) ma solo con Aristotele si avrà un approccio
scientifico sostenendo che il sogno è una parte importante di noi e del nostro corpo.
Successivamente con l’ avvento della filosofia moderna, il sogno diviene oggetto di attenzione
come metafora di falsa rappresentazione della realtà, di conoscenza illusoria contrapposta a quella
autentica, che, invece, mostra la realtà come essa effettivamente è, appunto per questo ho
introdotto Schopenhauer. Con lo sviluppo delle teorie della conoscenza in epoca moderna e
contemporanea, sogno e conoscenza divengono sempre più prossimi, perché vengono poste in
evidenza la centralità del soggetto e il carattere di rappresentazione di qualsiasi conoscenza della
realtà. Paradossalmente, mentre arretra la fiducia nelle possibilità della conoscenza di “catturare”
la realtà, con la psicoanalisi, elemento fondamentale nel lavoro di Freud, si scopre nel sogno una
via d’accesso ad una dimensione sconosciuta: l’inconscio.
Ho inserito una parte riguardante la letteratura inglese che durante quest’anno scolastico mi ha
posto un interrogativo: “ Cosa è reale, cosa è sogno ? “ . Tutto ciò si trova in Finnegans Wake, libro
di James Joyce, in questo caso il sogno diviene parte dello stile dell’ autore e come un meccanismo
viene utilizzato per mostrarci la concezione del sonno.
Anche se non è stato fatto nel programma di quest’anno ho deciso di mettere l’ idea che avevano
gli antichi greci del sogno e la sua presenza in testi greci e latini, da cui loro bellezza possiamo solo
rimanere estasiati. Per questo ho inserito Omero con alcuni passi relativi all’ Iliade e all’ Odissea e
Virgilio con l’ Eneide.
Infine ho introdotto il sogno americano, vivo tutt’oggi, e il sogno dell’uomo sulla luna, a
dimostrazione che i nostri desideri, se noi lo vogliamo, possono essere soddisfatti.
Felotti Kevin
3
Filosofia
Aristotele aveva ben compreso che il sogno è un qualcosa di molto complesso che svolge una
parte “attiva” nella vita dell’individuo. Egli sostiene che il sogno, non fa altro che trattenere ed
elaborare gli stimoli sensitivi che ci colpiscono durante il giorno. Se una persona durante il giorno,
vede, sente o ascolta qualcosa, questo “qualcosa” durante il sogno ci riappare e viene elaborato
dai nostri sensi mostrandoci nuove immagini di esso. Aristotele ritiene anche che i sogni ci
avvisano di quello che non funziona nel nostro corpo, infatti i medici, sostiene il filosofo greco,
danno molta importanza a quegli stimoli sensitivi che ci colpiscono durante il sogno, stimoli che
possono essere la spia di qualche malessere. Elemento importante riguarda la previsione del
futuro,per Aristotele il sonno non solo non diminuisce l’esercizio delle facoltà razionali, ma anzi
permette all’anima di raccogliersi in se stessa ed assumere la propria natura, il che comporta la
capacità di prevedere il futuro. Il sonno e con esso il sogno ci fanno avvicinare a questo elevato
stato di coscienza, perciò Aristotele confuta in maniera netta le ipotesi degli antichi sul sogno,
rispetto al fatto che il sogno sia un messaggio che gli dei fanno pervenire agli uomini per qualche o
loro misterioso motivo.
“Noi abbiamo dei sogni; non potrebbe essere la vita tutta un sogno? “ Così scrive il filosofo Arthur
Schopenhauer, nella sua opera principale Il mondo come volontà e rappresentazione. Egli accetta il
principio dell’antico idealismo di origine platonica, secondo cui il mondo che cade sotto i sensi non
è il mondo vero, ma è solo un’immagine ingannevole, apparenza, sogno, illusione. Secondo il
filosofo niente ci aiuta a distinguere tra sogno e realtà. Tutto ciò che conosciamo è pura illusione,
sogno, rappresentazione soggettiva della realtà. Per Schopenhauer, l’esistenza di ogni essere
vivente è dominata dalla cosiddetta Wille zum Leben ( Volontà di vita), desiderio passionale e
impulsivo che governa ogni nostra azione e ogni nostro pensiero. La volontà è una forza cieca,
universale, istintiva, priva di alcuno scopo razionale, che caratterizza tutti gli esseri dell’universo.
Tuttavia proprio l’ uomo, attraverso l’ autocoscienza, alla consapevolezza di sé, rivela una cosa
davvero difficile da accettare e da sopportare: l’unica vera realtà della nostra esperienza e del
4
mondo in generale è il dolore. Un dolore tanto più profondo quanto più la volontà di vita è
elevata. Ogni essere vivente è afflitto dal bisogno e dal desiderio, da una cieca brama insaziabile
che pone in lotta gli stessi individui fra loro. Unica alternativa, dopo brevi e occasionali istanti di
appagamento, è la noia. Per Schopenhauer la vita umana è quindi sogno inteso come illusione e
come continua oscillazione tra due estremi: da una parte il dolore, dall’altra la noia.
La divisione del sogno in contenuto manifesto e contenuto latente viene teorizzata da Freud nella
“Interpretazione dei sogni ” in cui attribuisce al sogno il concetto di “rappresentazione mascherata
di un desiderio represso”. Freud dopo aver presentato le sue convinzioni sulla attendibilità
scientifica del suo metodo di interpretazione dei sogni, si concentra nell’applicazione della
metodologia pratica che può rivelare ciò che il sogno nasconde. Facendo questa operazione deve
necessariamente definire gli elementi che sta trattando, e così nasce la divisione da lui teorizzata
in contenuto manifesto e contenuto latente del sogno. Il contenuto manifesto del sogno è il
racconto del sogno così come viene ricordato dal sognatore, la storia che l’inconscio ha creato con
i suoi periodi sintattici, le sue ambientazioni, e i suoi personaggi, colori, atmosfere. Il contenuto
latente del sogno è ciò che è nascosto e deve esser rivelato, il materiale inconscio, il desiderio
represso, il significato del sogno. Questa divisione è molto importante in quanto si configura come
prima struttura della metodologia scientifica freudiana, e come procedimento rigoroso e
replicabile nell’assegnare un nome agli elementi di base del sogno, con il fine ultimo di applicare la
psicoanalisi a tali elementi e portare alla luce ciò che il sogno nasconde: il significato. Per arrivare a
scoprire il contenuto latente del sogno, Freud compie il procedimento inverso a quello della
censura che agisce nell’inconscio individuale e che “maschera” la pulsione iniziale. Quindi Freud,
dalla narrazione del sogno stesso (il contenuto manifesto) tenta di risalire al desiderio ed alla
pulsione che ne è l’origine (il contenuto latente). In seguito a questa prima divisione, Freud
analizza il meccanismo che dal contenuto latente porta al contenuto manifesto, e suddivide
questo processo di lavoro onirico in tre fasi: la condensazione, lo spostamento e la rimozione
(responsabile della deformazione nei sogni). Freud esprime la convinzione che tutti i contenuti
latenti siano di origine sessuale frutto di pulsioni infantili represse, e che si “ manifestino ” nel
contenuto manifesto come ricordi di copertura, in seguito amplia la sua visione prendendo in
considerazione l’idea che i sogni, oltre ad esprimere pulsioni erotiche, portino alla luce anche
impulsi aggressivi repressi. Il sogno, grazie alla deformazione onirica che maschera i contenuti
rimossi, ha un ulteriore fondamentale fine: proteggere e mantenere il sonno. I sogni impediscono
quindi l’irrompere della realtà e degli stimoli (sia fisici che esterni che repressi) che possono essere
“disturbanti”. Tali stimoli, idee o desideri (contenuto latente) si convertono in immagini e
situazioni (contenuto manifesto) e queste danno origine ai sogni.
5
Inglese
Note about James Joyce : James Joyce (2 February 1882 – 13 January 1941) was an Irish novelist
and poet, considered to be one of the most influential writers in the modernist avant-garde of the
early 20th century. Joyce is best known for Ulysses (1922), a landmark work in which the episodes
of Homer's Odyssey are paralleled in an array of contrasting literary styles, perhaps most
prominent among these the stream of consciousness technique he perfected. Other major works
are the short-story collection Dubliners (1914), and the novels A Portrait of the Artist as a Young
Man (1916) and Finnegans Wake (1939). His complete oeuvre includes three books of poetry, a
play, occasional journalism, and his published letters. Joyce was born into a middle-class family in
Dublin, where he excelled as a student at the Jesuit schools Clongowes and Belvedere, then at
University College Dublin. In his early twenties he emigrated permanently to continental Europe,
living in Trieste, Paris and Zurich. Though most of his adult life was spent abroad, Joyce's fictional
universe does not extend far beyond Dublin, and is populated largely by characters who closely
resemble family members, enemies and friends from his time there; Ulysses in particular is set
with precision in the streets and alleyways of the city. Shortly after the publication of Ulysses he
elucidated this preoccupation somewhat, saying, "For myself, I always write about Dublin, because
if I can get to the heart of Dublin I can get to the heart of all the cities of the world. In the
particular is contained the universal."
In Finnegans Wake assistiamo all'esplorazione di un sogno notturno: tutto si compie nell'arco
d'una notte, in cui la dimensione onirica si riaggancia alle prefigurazioni freudiane del
protagonista, il taverniere cinquantenne Humphrey Chimpden Earwicker. Nel libro Ulysses (
sempre di Joyce ) , il lettore poteva percepire il mondo oggettivo reale in cui vivevano i
protagonisti, la loro situazione e i loro rapporti in questo mondo, sicché le distorsioni e i
cambiamenti alle quali esso andava incontro per influsso di particolari stati psicologici restavano
ancora generalmente comprensibili. Ma in Finnegans Wake non ci è fornito alcun dato oggettivo
prima del penultimo capitolo, in cui il protagonista, e anche lì piuttosto indistintamente, si risveglia
per un breve periodo di tempo, all’apprestarsi del mattino, e noi quindi ci ritroveremo a che fare
con degli stati di coscienza che sono ancor più confusi e difficili da decriptare rispetto a quelli
presenti nell’ Ulysses.
In questo modo la preoccupazione fondamentale del lettore, a una prima lettura, è quella di
scoprire chi sia il dormiente, e che cosa gli sia successo e gli succeda. Poiché Joyce ha impiegato
diciassette anni a elaborare e rendere più complesso questo indovinello, è difficile sperare che una
6
prima lettura possa bastare a scioglierlo del tutto. Nel sonno, le convenzioni e le istituzioni con cui
discipliniamo le nostre esigenze e diamo ad esse una forma possono in parte dissolversi ed
evaporare, in modo da liberare in parte gli impulsi comuni di ogni essere umano. Allora gli istinti
sessuali dell’uomo e della donna, l’istinto filiale e paterno, gli stessi principi maschile e femminile,
entrano in gioco in modi caotici. Joyce in questo libro cercherà anche di ricostruire induttivamente
tutta la struttura della storia umana, dal mito degli impulsi coscienti e inconsci e dalle potenzialità
irrealizzate in un unico essere umano, che sarà un uomo anche più oscuro, meno dotato, meno
civilizzato e meno capace di elevazione rispetto al protagonista dell’ Ulysses.
Nel tentativo di identificare e seguire Earwicker, l’umile proprietario di uno spaccio, il quale
abbraccerà l’intero microcosmo del sogno, siamo continuamente distratti dall’introdursi di ogni
sorta di elementi: lingue straniere, allusioni letterarie, notizie storiche la cui presenza nella
coscienza di Earwicker non è verosimile. Il principio sul quale si fonda Joyce può evidentemente
definirsi in questo modo. Se l’artista deve esprimere direttamente tutti i sentimenti e le
fantasticherie di un dormiente, primitivi, inarticolati e infinitamente imprecisi come sono, egli
deve crearsi una tecnica, un veicolo espressivo di ricchezza e libertà senza precedenti. Ora lo scopo
di Joyce in Finnegans Wake è anche quello di svelare nella coscienza del protagonista i
procedimenti della storia universale: le lingue, i cicli della società, la storia che, come egli tenta di
mostrarci, son tutti impliciti in ogni essere umano. L’ autore ricorre pertanto a tutte le risorse del
suo intelletto che gli possano fornire un veicolo espressivo in grado di rendere questa esperienza
del sonno.
Letteratura greca e latina
Nella civiltà greca la considerazione riservata ai sogni era altissima, i sogni erano emissari divini e
loro stessi “….figli di Gea la terra , figli della notte e fratelli del sonno ” ( Euripide 400 a.C.). Gli
antichi ritenevano che i sogni fossero una sorta di messaggio criptico, da interpretare; talvolta si
poteva trattare anche di rivelazioni da parte delle divinità che cercavano di dare consigli,
ammonimenti o utili indicazioni all’uomo. Sognare nell’antica Grecia era attività che meritava
grande rispetto, ma che veniva considerata soprattutto per la sua funzione profetica e risanatrice.
Le “grotte dei sogni” erano luoghi in cui vivere un’esperienza estrema. Nel buio, nella solitudine e
nella paura le persone che presentavano sintomi di malattie mentali, ripercorrevano le tappe di
una morte rituale e della relativa rinascita.
Epicuro fu uno dei primi a tentare di spiegare il fenomeno del sogno per via “scientifica”: egli,
infatti, riteneva che i sogni non fossero altro che aggregazioni di atomi che restano attivi anche
durante il sonno. Sarà poi Artemidoro nel II secolo d.C. ad approfondire questa interessante
divisione nell’opera “Libro dei sogni”. Egli, oltre alla precedente bipartizione, introduce
un’ulteriore separazione: tra i sogni veri e propri si possono trovare quelli diretti, che non
necessitano un’interpretazione ma risultano chiari e comprensibili, ed altri simbolici/allegorici, per
i quali è indispensabile una chiarificazione, costituendo essi possibili ammonimenti per il futuro. I
sogni falsi, invece, erano considerati tali in quanto costituivano delle semplici visioni, riferite ad
una condizione presente dell’anima o del corpo.
7
Nella letteratura occidentale Omero è il primo autore che ci parli di sogni. Nel IX secolo a.C.
nell’Odissea parlerà delle porte dei sogni, una d’avorio e l’altra di corno, per distinguerne due
gruppi: quelli privi di importanza e riferibili solo ad avvenimenti comuni, e quelli apportatori di
verità. I sogni in Omero possono essere indotti da dei o da defunti, possono essere veritieri ed
alludere a qualcosa che deve accadere o fallaci ed ingannatori, possono essere funesti ed indurre
chi sogna ad esistere da una impresa o essere benevoli e di sostegno a chi li fa.
Tra i sogni più noti di cui ci parla Omero possiamo sicuramente ricordare l'apparizione del defunto
Patroclo ad Achille nell'Iliade (Il. XXIII,62 ss.) e nell'Odissea Atena che appare in sogno a
consolare Penelope (Od. IV 787 ss.) e il sogno delle oche e dell'aquila (Odissea XIX 535 ss) che
profetizza la vendetta di Odisseo nei confronti dei proci. Dopo l'uccisione di Ettore, con la quale
Achille ha vendicato la morte dell'amico, in attesa del rogo funebre e dei giochi in onore di
Patroclo, l'eroe, il cui dolore non si è ancora placato, si reca da solo sulla riva del mare e lì si
addormenta. Mentre dorme, in sogno gli appare l'ombra di Patroclo, un idolo tanto vivido da
sembrare proprio lui: la stessa statura, gli stessi occhi, la stessa voce, gli stessi vestiti. Questo
eidolon ( idolo, fantasma ) si ferma sopra il capo di Achille e da lì chiede che i giochi funebri per lui
vengano celebrati subito e che gli sia data immediata sepoltura, in quanto le anime dei morti gli
impediscono l'accesso all'Ade. Patroclo chiede anche che un'unica urna contenga i suoi resti e
quelli di Achille, destinato a morire entro breve tempo.
8
Nel secondo libro dell‘ Eneide, uno dei più belli ed artisticamente riusciti, Enea racconta alla
presenza di Didone e dei Cartaginesi la fine di Troia (Iliupérsis) e la disperata fuga dei superstiti
verso il Mediterraneo occidentale (si ricordi che in questa rotta il viaggio di Enea si intreccia con
quello di Odisseo). Dopo che i troiani hanno accolto nella città il funesto cavallo di legno, Virgilio
racconta (II, vv. 250 segg.) che, scesa la notte, i guerrieri greci, usciti dal cavallo, si preparano a fare
strage di troiani (che nel frattempo erano sprofondati nel sonno e nell'ebbrezza). Enea, intanto,
che dorme profondamente, ignaro di quanto sta accadendo nella città, viene avvertito in sogno da
Ettore di fuggire al più presto e di portare in salvo i Penati (vv. 268 segg.):
“ Era il momento nel quale comincia agli affranti mortali il primo riposo e s'insinua gratissimo per
dono degli dei; ed ecco, in sogno, mi sembra di vedere davanti agli occhi Ettore angosciato versare
largo pianto, com'era nel giorno in cui lo trascinava la biga nero di polvere cruenta e trafitti dalle
redini i piedi enfiati. Ahi quale il suo aspetto, quanto mutato dal grande Ettore che tornò vestito
delle spoglie di Achille, o dopo avere avventato fuochi frigi alle navi dei Danai; con la barba irsuta e
i capelli rappresi di sangue, e le ferite che ricevette numerose intorno alle patrie mura. Sembrava
che io piangendo mi rivolgessi per primo all'eroe ed esprimessi meste parole: “O luce della
Dardania, sicura speranza dei Teucri, che grandi indugi ti trattennero? Da quali regioni, o sospirato
Ettore, vieni? Come, dopo molte uccisioni dei tuoi e molti travagli degli uomini e delle città, ti
rivediamo stremati! Che indegna causa deturba il volto sereno? E perché mi appaiono queste
ferite?” Egli non indugia sulle vane domande che pongo, ma gravemente traendo un gemito dal
profondo del petto, “Ah fuggi, figlio della dea” dice “e scampa alle fiamme. Il nemico occupa le
mura; Troia precipita dall'alto della rocca. Abbiamo dato abbastanza alla patria e a Priamo: se un
braccio potesse difendere Pergamo, l'avrebbe difesa già il mio. Troia ti affida i sacri arredi e i
Penati: prendili compagni dei fati e cerca con essi grandi mura, che infine fonderai, percorso il
mare ”. (trad. it. di L. Canali)
Questa scena dal forte impatto visivo ed emotivo è particolarmente importante nella struttura del
poema, dal momento che, oltre a collegare in maniera decisa l'Eneide all'Iliade (leggendo questi
versi un lettore antico non poteva non pensare al tragico duello omerico fra Ettore ed Achille
narrato da Omero nel canto XXII), fa di Enea il continuatore e l'autentico salvatore della stirpe
troiana. Grazie alla sua missione, afferma il fantasma di Ettore, Troia ed i Penati torneranno a
vivere in un'altra città (Roma). Le parole profetiche di Ettore, dunque, rimarcano una provvidenza
che, malgrado la presente sofferenze e le future fatiche, ristabilirà prosperità e fortuna per il
popolo troiano. Si ritiene che la scena omerica che Virgilio dovette tenere presente nel comporre
9
questo episodio appartenga ad un passo dell'Iliade, contenuto nel libro XXIII, in cui l'anima di
Patroclo si presenta in sogno ad Achille al fine di ottenere presto la sepoltura (vv. 65 segg.):
“ Ed ecco a lui venne l'anima del misero Patroclo, gli somigliava in tutto, grandezza, occhi belli,
voce e vesti uguali vestiva sul corpo; gli stette sopra la testa e gli parlò parola: «Tu dormi, Achille, e
ti scordi di me: mai, vivo, mi trascuravi, ma mi trascuri morto. Seppelliscimi in fretta, e passerò le
porte dell'Ade. Lontano mi tengono l'anime, fantasmi di morti, non vogliono che tra loro mi
mescoli di là dal fiume, ma erro così, per la casa larghe porte dell'Ade. E dammi la mano, te ne
scongiuro piangendo: mai più verrò fuori dall'Ade, quando del fuoco m'avrete fatto partecipe. Mai
più, vivi, in disparte dai cari compagni, terremo consiglio sedendo; la Chera odiosa m'ha divorato,
che nascendo ebbi in sorte. E a te pure è destino, Achille pari agli dei, perire sotto le mura dei
Teucri opulenti. Altro dirò, te ne supplicherò, se vuoi ascoltarmi: Achille non seppellite le mie ossa
e le tue separate, ma insieme, come in casa vostra crescemmo, da quando, piccino, Menezio da
Oponto a voi mi condusse, per triste omicidio, il giorno in cui uccisi il figlio di Anfidàmante, ah
stolto! Senza volerlo, irato pei dadi. Allora m'accolse in casa Peleo cavaliere mi crebbe con cura,
tuo scudiero mi disse. E così un'urna sola anche l'ossa racchiuda, quella d'oro a due manici, che la
madre augusta t'ha dato» E rispondendo gli disse Achille piede rapido: «Perché, testa cara, sei
venuto fin qui e mi comandi queste cose a una a una? Sì, certo compirò tutto quanto, obbedirò
come chiedi: ma vieni vicino e almeno un istante, abbracciàti, godiamoci il pianto amaro a
vicenda!» Tese le braccia, parlando così, ma non l'afferrò: l'anima come fumo sotto la terra sparì
stridendo; saltò su Achille, stupito, batté le mani insieme e disse mesta parola: «Ah! C'è dunque,
anche nella dimora dell'Ade, un'ombra, un fantasma, ma dentro non c'è più la mente. Tutta notte
l'ombra del misero Patroclo m'è stata intorno, gemendo e piangendo: molte cose ordinava.
Gli somigliava prodigiosamente» “. (trad. it. di R. Calzecchi Onesti)
In entrambi i passi, anche se con intensità diversa, vengono messi in scena dei sogni in cui
compaiono le anime dei trapassati per dare delle indicazioni ai vivi o per fare delle richieste
esplicite. La natura di queste scene non è semplicemente letteraria (anche se nel corso della storia
letteraria il sogno di un defunto diventerà un vero e proprio topos), dal
momento che il racconto omerico è una testimonianza antropologica
estremamente significativa dell'antica credenza secondo la quale i morti e le
divinità comunicano con i vivi attraverso i sogni. Nel quinto libro dell’ Eneide
invece, viene descritta l'apparizione in sogno del defunto Anchise ad Enea (vv.
724 segg.):
La nera Notte portata dalla biga occupava il cielo; quindi sembrò che l'immagine
del padre Anchise discendesse dall'etere, e subito parlasse così:
«Figlio, un tempo a me più caro della vita, mentre la vita durava, figlio, provato
dai fati iliaci, vengo per ordine di Giove che respinse il fuoco dalle navi, e infine
si mosse a pietà dall'alto del cielo. Obbedisci ai consigli che ora ti dà bellissimi il
vecchio Naute; porta in Italia giovani scelti, i cuori più forti; nel Lazio devi debellare un duro
popolo e di rude vita. Tuttavia, rècati prima nelle inferne sedi di Dite; nel profondo Averno, figlio,
vieni all'incontro con me. Non m'accoglie l'empio Tartaro, tristi ombre; mi trovo nelle amene
adunanze dei pii e nell'Eliso. La casta Sibilla ti condurrà qui per molto sangue di nere vittime. Allora
apprenderai tutta la tua discendenza, e le mura assegnate. Ora addio, l'umida Notte si volge a
metà del percorso, e il crudele Oriente mi sfiora coi cavalli anelanti» Disse e fuggì come fumo
nell'aria. (trad. it. di L. Canali)
10
La scena del sogno di un defunto ritorna più volte nelle letterature classiche e moderne (per la
letteratura italiana si ricordi almeno la Vita Nova di Dante, il Canzoniere di Petrarca e la novella di
Lisabetta da Messina nel Decameron di Boccaccio).
Storia
Nel primo dopoguerra l'economia degli Stati Uniti ebbe un forte incremento, dovuto anche alla
grande richiesta di investimento che proveniva dall'Europa . Uno degli eventi più importanti è il
boom dei mezzi di comunicazione di massa, cioè l'affermazione del cinema e della radio. I primi
programmi vengono trasmessi dagli Stati Uniti e sono organizzati da compagnie private. Di riflesso
la radio si diffonde immediatamente nei maggiori paesi europei ad opera di enti che lavorano
sotto il controllo statale. Il tenore di vita in Europa cresce leggermente, anche se in modo instabile
e non omogeneo lasciando intere fasce di popolazione nell'indigenza. Nonostante ciò questo è
sufficiente per esaltare gli animi: molti degli appartamenti privati dei più ricchi si popolano di tutta
una serie di oggetti come l'aspirapolvere, il tritarifiuti, la macchina da scrivere portatile, il
frigorifero e il telefono, che comincia a soppiantare la corrispondenza scritta. Chi traina in questa
corsa frenetica verso tutto ciò che è moderno, sono gli Stati Uniti che, dopo un biennio di crisi
economica sul finire della guerra, entrano in un periodo di grande prosperità. La loro produttività
sale alle stelle, la capacità di investire ed esportare lancia l'America alla conquista di tutti i mercati
mondiali. Alla fine degli anni '20 un americano su cinque possiede un'automobile. Il benessere
americano si manifesta in ogni campo ed ogni suo prodotto viene comprato all'estero: la musica, i
balli, il cinema, i grattacieli, il chewing-gum. Rappresenta proprio questo il sogno americano: il
desiderio di arricchirsi e di vivere nel lusso. Ciò è ricercato e agognato da molti americani e uomini
in tutto il mondo oramai molti da anni e sembra esser diventato tutt’ora uno stile di vita.
Da un lato però la forte differenza tra produzione e profitto creò un evidente squilibrio nella
distribuzione dei redditi, al quale si aggiunge un trainante fattore psicologico: la convinzione di
arricchirsi attraverso attività speculative. Infatti nel 1927 i finanzieri di Wall Street rivolsero la loro
attenzione al mercato interno e iniziarono ad acquistare azioni in borsa provocando un aumento
dei prezzi. Ma col crescere delle quotazioni dei titoli, si verifica un calo di produzione, che
successivamente porterà al crollo della Borsa di Wall Street. A partire dal giugno del 1929, la
domanda interna americana subì un forte calo e la crisi di sovrapproduzione cominciò a colpire le
industrie fondamentali e le attività agricole. Nel contempo, alcuni operatori finanziari decisero che
avrebbero potuto realizzare un maggior profitto trasformandosi da speculatori al rialzo in
speculatori al ribasso e iniziarono così a svendere le proprie azioni: la vendita delle azioni acquistò
gradualmente velocità e tredici milioni di azioni vennero vendute a prezzi bassissimi. In ogni modo
alla fine si verificò il crollo della borsa il 24 ottobre 1929 ( Giovedì nero ): il prezzo delle azioni di
numerose imprese di grandi dimensioni precipitò. Oltre al crollo della Borsa di Wall Street, alla
11
crisi industriale, agricola e commerciale, seguì la chiusura di migliaia di banche. Infatti sia
l'industria che l'agricoltura erano fortemente indebitate verso tali istituzioni finanziarie. Durante
gli "Anni ruggenti" ( Roaring years ), le banche avevano ecceduto nei prestiti, nella previsione di
una restituzione regolare e nella fiducia nei risparmiatori che avrebbero dovuto accrescere i loro
depositi. Ma con la crisi, numerose imprese non riuscirono a far fronte ai debiti alle scadenze e,
nel fermento, le banche erano prese d'assalto dai risparmiatori per ritirare il proprio denaro. Di
conseguenza, di fronte all'impossibilità di restituire le somme depositate e di far rientrare i
prestiti, molte banche fallirono.
Di fronte alla crisi, la reazione dell'opinione pubblica statunitense fu varia, ma quella del
presidente repubblicano, Herbert Hoover, che definì la crisi congiunturale, non fu incisiva. All’
inizio egli si oppose alla misure deflazionistiche, stimolando la spesa per opere pubbliche e
facendo pressione sugli industriali perché non riducessero i salari, ma soprattutto rifiutandosi di
creare un piano di pubblica assistenza per le famiglie, facendo invece, affidamento sulla carità
privata e sull'azione dei governi locali. Le famiglie, quindi, non potendo più pagare i mutui fondiari,
vennero espropriate delle loro case e molte si trasferirono altrove in cerca di un lavoro. La
disoccupazione che venne a crearsi fu aggravata dalle politiche deflazionistiche adottate per
evitare ripercussioni insanabili nel bilancio dello stato, come la riduzione degli stipendi, la
tassazione diretta anche sui salari e la riduzione della spesa pubblica. Politica infine intrapresa da
Hoover per salvaguardare il valore della moneta che fu la causa fondamentale della
disoccupazione mondiale.
Il crollo della borsa e la crisi economica allontanarono, di fronte all'opinione pubblica americana,
gli ambienti capitalistici che durante gli "anni ruggenti" erano stati esaltati per il loro spirito
d'iniziativa. Questa sfiducia si abbatté anche sul Partito Repubblicano che era il maggior
rappresentante del mondo capitalista; quindi alle elezioni del 1932 il Partito Repubblicano venne
sconfitto da quello Democratico, rappresentato da Franklin Delano Roosevelt, che definì la crisi
strutturale, sostenuto soprattutto dai lavoratori. Il patto che Roosevelt presentò agli americani, il
New Deal, non si inspirava ad una precisa dottrina economico-politica, ma all'interno di questo
programma ci furono degli importanti punti fermi:
- La decisione di affrontare la crisi tramite l'intervento dello Stato;
- L'impegno a dirigere le attività economiche e a mediare i contrasti di classe per dimostrare la
compatibilità tra sistema capitalistico e regime democratico.
Tramite il Brain Trust, cioè un gruppo di collaboratori competenti, durante il primo periodo della
sua presidenza mise in atto una serie di provvedimenti, inspirati alle idee di Keynes:
12
- Per ridurre la disoccupazione, il governo promosse una vasta serie di lavori pubblici (costruzione
di case, strade, ponti, opere pubbliche).
- Concesse dei sussidi agli agricoltori perché diminuissero la produzione o perché eliminassero una
parte del raccolto, per evitare una caduta dei prezzi;
- Affidò all'Ente Nazionale per la Ripresa Industriale il compito di stimolare il rilancio industriale e
di formulare un "codice dei concorrenza leale" per mantenere i prezzi ad un livello adeguato.
Dall'altra parte le aziende dovevano elargire ai lavoratori un minimo salariale e non dovevano
aumentare il numero pattuito d'ore lavorative per settimana;
- Per trovare i fondi necessari a questa nuova politica, fondata sull'espansione della spesa statale,
si ricorse all'aumento del debito pubblico, ovvero si accettò il deficit statale non pretendendo più il
pareggio ad ogni costo, infatti si stampò più carta moneta in rapporto alla quantità di riserve
auree, creando un'inflazione controllata che svalutò il dollaro ma incentivò l’esportazione.
La politica di Roosevelt cambiò alcuni dei fondamentali della civiltà americana. Il fattore più
evidente, è la scomparsa delle tesi del liberismo, introducendo la pratica dello " Stato
imprenditore ", non solo in America, ma in molti paesi capitalisti. La ripresa economica che era tra
gli obiettivi del presidente, fu attuata in buona parte, ma non fu raggiunto il pieno impiego della
manodopera, cosa che avverrà solo con il riarmo, che non apparteneva, però, alla logica di
Roosevelt. Fu conseguita in misura notevole la ridistribuzione dei redditi e venne allargata e
tutelata la libertà dei sindacati, assieme a quella politica, tanto che gli Stati Uniti divennero il
rifugio di molti intellettuali durante la persecuzione nazista e fascista.
Fisica
Stando alle parole pronunciate al momento dello sbarco da Neil Armstrong, comandante della
missione Apollo 11: “Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un balzo da gigante per
l’umanità...” si nota bene l’importanza che ha avuto questa impresa. Un’impresa storica senza
precedenti, che, secondo i vari commenti dell’epoca, è stata la più fantastica di tutta l’umanità. Lo
sbarco dell’uomo sulla Luna rimane la più grande impresa tecnologica del XX secolo, infatti, dopo
vari tentativi falliti, l’intera umanità era riuscita a conquistare la dimensione cosmica. Questo è
sempre stato un sogno intrinseco dell’uomo, e fin dall’ antichità si è sempre cercato di allargare i
propri confini, di spingersi sempre più in là alla ricerca del nuovo.
L’era spaziale cominciò il 4 ottobre del 1957, quando l’Unione Sovietica mise in orbita il primo
satellite denominato “Sputnik” che in russo significa “compagno di viaggio”. La grossa impressione
derivante da questo evento dette impulso al programma spaziale americano ed entro pochi mesi
anche un satellite americano fu messo in orbita terrestre.
Nel 1959 L’Unione Sovietica mandò un suo veicolo spaziale chiamato Luna 3 intorno alla luna;
Luna 3 fu il primo oggetto in grado di fotografare la faccia nascosta della luna.
Nel 1961 il presidente J. F. Kennedy proclamò che sarebbe stato un obiettivo nazionale mandare
un uomo sulla luna per poi riportarlo sano e salvo sulla terra entro il 1970. Questo grandioso
obiettivo condusse al più grande e dispendioso programma scientifico mai coordinato di tutta la
storia.
13
Il programma lunare americano, sotto la direzione della “National Aeronautics and Space
Administration” (NASA), procedeva a tappe successive. La prima tappa fu la messa in un’orbita
suborbitale (lancio di una capsula, la Mercury, da Cape Canaveral in Florida, e rientro in mare
senza essere entrato in orbita) del primo uomo americano nello spazio, che si chiamava Allan
Shepard. A questo seguì un secondo lancio simile (l’astronauta in questo caso era Grissom). In
seguito, nel 1963, si arrivò al primo uomo americano messo in orbita, sempre con una capsula
Mercury, che compì tre giri intorno alla terra: il nome di questo astronauta era John Glenn.
Il programma “Mercury” (un uomo solo nello spazio) fu seguito dal programma “Gemini”
(1964/66) costituito dal lancio in orbita terrestre di un veicolo a due posti, e quindi con due
astronauti a bordo. Questo programma prevedeva anche l’uscita nello spazio di almeno un
astronauta. Bisogna ricordare che nel frattempo i Russi erano andati avanti nel loro programma ed
erano riusciti a portare un uomo nello spazio fuori dalla cabina prima degli Americani: fino a
questo punto l’Unione Sovietica appariva in vantaggio.
Al programma “Gemini”, che aveva ulteriormente addestrato gli astronauti americani nello spazio,
fece seguito il programma “Apollo” (capsula con un equipaggio di tre uomini e lancio, per la prima
volta, con il razzo Saturno V, necessario per poter arrivare sulla luna). Il programma “Apollo”
prevedeva, nella prima fase, lanci orbitali attorno alla terra in modo da poter addestrare gli
astronauti ad avere una maggiore confidenza col veicolo prima del viaggio verso la luna. Questo
viaggio ebbe un’importante anticipazione: nel periodo di Natale del 1968 Apollo 8 aveva compiuto
un viaggio verso la luna, aveva fatto una circumnavigazione lunare ed era tornato sulla terra;
analogamente fece Apollo 9 nel maggio del 1969.
Si arriva così al luglio 1969, mese in cui ha luogo con la missione Apollo 11 il
primo sbarco sulla luna. Dopo un viaggio di tre giorni Apollo 11 si mette su
un orbita lunare e dal Modulo di comando si stacca un piccolo veicolo
chiamato Modulo Lunare (LM) che atterra sulla Luna. E’ il 20 luglio 1969,
una data da ricordare come una fra le più importanti del millennio. I tre
astronauti sono: Neil Armstrong e Buzz Aldrin che scendono sulla luna,
mentre il terzo Michael Collins rimane sul modulo di comando in orbita
intorno al nostro satellite. Il modulo lunare compie molti esperimenti fra
cui chiaramente prelievi del suolo lunare e scatti di fotografie, il modulo
inoltre era dotato di un foglio di alluminio per catturare le particelle del
vento solare e un sismografo. Più tardi, in missioni successive i moduli
lunari furono messi in condizioni di condurre ulteriori esperimenti e, in un caso, fu portato anche
un veicolo lunare, il “Moon Rover”. Le missioni lunari Apollo furono 6, si partì con Apollo 11 e si
concluse con Apollo 17 (Apollo 13 non atterrò).
Il razzo vettore che portò l’uomo sulla Luna nella missione Apollo 11 fu il Saturno V. Esso era
costituito da tre stadi, oltre un’unità per gli strumenti; era alto circa 110 metri e, al decollo, aveva
un peso di più di 3.000 tonnellate. Il primo stadio possedeva cinque motori che svilupparono una
spinta di 3.400.000 kg/m che, pur funzionando per soli 2 minuti e mezzo, bruciarono 2 milioni di
chilogrammi di combustibile (cherosene). Dopo 150 secondi, ad un’altezza di 64 km e ad una
velocità di 8400 km/h il primo stadio si separava e si accendevano i motori del secondo stadio.
14
Questo, più piccolo del primo, conteneva 42.000 kg di idrogeno liquido e portò il veicolo a 185 km
di altezza e ad una velocità di 23.000 km/h con una spinta complessiva di mezzo milione di
chilogrammi/metro. A 9 minuti dal lancio, il secondo stadio si separava e si accendeva il terzo
stadio, ancora più piccolo dei precedenti, che si inseriva in un’orbita terrestre a 185 km di altezza e
alla velocità di 26.500 km/h. Dopo due giri completi, alla fine della seconda orbita, i motori del
terzo stadio si accendevano nuovamente per accelerare la navicella ad una velocità tale da
permettere la fuga dalla gravità terrestre (di circa 40.000 km/h). Quest’ultimo stadio, ad eccezione
del carico utile nella capsula, sarebbe stato abbandonato nel volo verso la Luna. Dopo aver seguito
la rotta per la Luna per quattro giorni, il veicolo entrò in un’orbita lunare dal lato occidentale,
accendendo i retrorazzi per diminuire la velocità. Dopo diverse rivoluzioni attorno alla Luna il
modulo lunare (LM) si separò dal modulo di comando e a circa 17 chilometri dalla Luna accese i
motori di discesa per un perfetto atterraggio. Dopo 21 ore di permanenza, lasciò la Luna e si
ricongiunse con il modulo di comando, “Columbia”, per essere poi abbandonato quando
quest’ultimo riprese la via del ritorno a Terra con i tre uomini a bordo.
Nell’avventura dello spazio, fisici medici e scienziati dovettero tenere conto, oltre ai vincoli
inerenti al veicolo, anche di quelli riferiti all’uomo. Tra questi i più importanti sono senza dubbio
cinque: l’imponderabilità, il vuoto spaziale, le radiazioni, le accelerazioni e il rientro.
La mancanza di peso a cui sono sottoposti uomini e cose può provocare vari problemi nel nostro
organismo; infatti sottrarsi ad essa può significare modificare tutti gli organi e le funzioni del corpo
umano. In assenza di gravità non funziona il sistema otolitico, cioè l’organo che determina il senso
dell’ orientamento nell’uomo. Si sono studiati anche i vantaggi legati all’assenza di gravità, per
esempio il lavoro meccanico è notevolmente ridotto (è la stessa cosa sollevare un corpo di un
chilogrammo o di una tonnellata).
Il secondo problema è dato dall’assenza di atmosfera. Per affrontare il viaggio spaziale i fisici sono
costretti a riprodurre nella cabina spaziale un’atmosfera simile a quella terrestre. Durante le
attività all’esterno della navicella spaziale invece, è necessario l’utilizzo di una tuta pressurizzata
che possa fornire le condizioni di pressione e temperatura per l’uomo. L’assenza di atmosfera
espone l’astronauta alle radiazioni spaziali ( perlopiù provenienti dall’esplosione di Supernove )
creando un pericolo per gli occhi. Perciò è necessario proteggere gli astronauti con particolari
visiere e oblò dotati di filtri.
Il quarto problema è quello inerente all’accelerazione e riguarda le fasi di lancio e di rientro del
veicolo spaziale. Le accelerazioni che vengono sviluppate dai veicoli spaziali devono essere
controllate per non superare i limiti di tollerabilità del corpo umano. Gli effetti dell’accelerazione
dipendono soprattutto dalla loro intensità, dalla durata e dalla direzione. Per esempio nella fase di
rientro dove i valori si aggirano intorno a 7 volte l’accelerazione di gravità terrestre, sono tollerabili
per pochi secondi, ma valori appena superiori posso causare lesioni di organi o tratture di ossa. La
direzione dell’accelerazione è molto importante in quanto si sa che quella meno sopportabile è
quella dai piedi alla testa. Per questo motivo nella fase di lancio, l’astronauta è sdraiato in maniera
che le accelerazioni siano dirette trasversalmente.
L’ultimo fattore da studiare è la fase di rientro. Durante i rientro la velocità del veicolo deve
diminuire fino alla fermata con l’atterraggio. La velocità di entrata nell’atmosfera terrestre non
15
può superare i limiti di resistenza del veicolo che altrimenti, riscaldandosi, rischia di trasformarsi in
una meteora. Le navicelle spaziali sono dotate di retrorazzi capaci di scaricare gas verso il senso di
moto per rallentare. Il veicolo inoltre viene rivestito di materiale schermante che fonde
assorbendo calore e isolando la capsula.
16
Sitografia
Filosofia
http://www.litterator.it/I-sogni/I-sogni-prima-di-Freud/Il-Sogno-per-Aristotele.html
http://www.mondorosashokking.com/archivio/Default.aspx_tabid%3D389.html
http://guide.supereva.it/sogni/interventi/2010/10/freud-e-i-sogni-contenuto-manifesto-e-contenuto-latente
Inglese
http://www.pileface.com/sollers/article.php3?id_article=885
http://www.minimaetmoralia.it/wp/il-sogno-di-h-o-earwicker-una-lettura-di-finnegans-wake-di-j-joyce/
Letteratura greca e latina
http://guide.supereva.it/sogni/interventi/2006/04/250814.shtml
http://www.scuola3d.eu/documenti/38/7880_Sogni_e_apparizioni_nei_poemi_omerici.pdf
http://greciaantica.blogspot.it/2009/05/il-sogno-di-enea-eneide-ii-268-segg.html
Storia
http://www.sansepolcroliceo.it/olocausto/Elementi_Storici/Crisi_29.html
Fisica
http://www.auto-ticino.net/curiosita/in-che-anno-luomo-ando-sulla-luna.php
http://arjelle.altervista.org/Tesine/IsabellaO/uomoluna.htm
http://grangeobs.net/apollo.pdf
17