Il nostro sport preferito - Pro Calcio Soccer School

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Il nostro sport preferito - Pro Calcio Soccer School
LA STORIA DEL CALCIO
Il nostro sport preferito
IL GIOCO DEL CALCIO DALLE ORIGINI
AI GIORNI NOSTRI
“Provate a dare un pallone ad un bambino
scoprirete che cos’è la felicità”
BONI DAVID
(ALLENATORE UEFA B )
INTRODUZIONE
Qualche anno fa in occasione di un campus con la As Roma, durante una
pausa con il mio collega e Responsabile Valenti Francesco ( grande
professionista e amante di questo sport), un bambino si avvicinò a noi e
ci chiese: “mister ma perché nel calcio si gioca a 11?”.
In quel momento non riuscii a rispondere e rimasi di stucco.
Francesco gli rispose con un sorriso e gli disse il perché…..
Rimasi estasiato nel sentirlo raccontare come il nostro amato calcio fece
i primi passi.
In campo il giorno dopo sentivo tutti i bambini che parlavano di quello
che il mister Francesco aveva raccontato a Marco, e mentre allenavo
pensai….
Come può un allenatore, un istruttore, un calciatore o un amante di
questo sport, praticarlo o insegnarlo tutti i giorni e non conoscere la
storia del calcio?
Da qui, è nata questa mia ricerca con l’intento di far conoscere e
imparare come il calcio è nato ed è riuscito negli anni a diventare la
disciplina più praticata al mondo.
David Boni
Una delle prime rappresentazioni artistiche al mondo dedicate al gioco del calcio,
il dipinto Sunderland v. Aston Villa di Thomas M. M. Hemy (anche noto come A Corner Kick), 1895.
UN OCCASIONE STUPENDA PER METTERE
L’UOMO A CONTATTO CON L’UOMO
Qualunque sia il motivo che spinga un giovane, una persona, a praticare uno sport, le conseguenze sul piano fisiologico,
psicologico e caratteriale sono evidenti. “L’attività sportiva, cioè, determina degli effetti” (E. Enrile).
Sul piano fisico, lo sport aiuta ad essere più belli, agendo in maniera positiva sui muscoli, rendendoli più forti, sulle ossa,
favorendone l’accrescimento, ed ovviamente sull’apparato respiratorio. “Tutte le grandi funzioni organiche risentono
dell’esercizio sportivo. Il muscolo accresce la sua tonicità, la circolazione sanguigna è attivata, il cuore è grosso, lento e
stenico, la capacità respiratoria risulta aumentata, il sistema nervoso si perfeziona” (E.Enrile).
L’attività sportiva è anche un vero tonogeno della psiche, scaricare l’iperaggressività faticando in un campo di gioco
significa spesso ridare equilibrio ad una psiche che subisce stress emozionali continui.
Ma lo sport è anche un’occasione stupenda per mettere l’uomo a contatto con l’uomo, per creare un qualche tipo di
rapporto sociale. È una pratica che spesso porta a seminare amicizie che poi continuano anche fuori dall’episodio
sportivo. Esso cementa i sentimenti, è un microcosmo su cui si riflette il macrocosmo della vita societaria.
Gino Bartali al Tour de France – web.tiscalinet.it
Lo sport non è un espediente contro l’emergere dei difetti umani (iperaggressività, astuzia, abuso della forza ecc.) ma ha
un ruolo positivo, quello di migliorare la personalità. È un mezzo espressivo della cultura di massa, è veicolo di
eccitazione pubblica ma anche di incredibile distensione. Vale la pena ricordare come la vittoria di Bartali al Tour ebbe
il potere di risolvere un terribile momento di tensione politica.
“Durante l’estate 1938, nel momento in cui la guerra si annunziava con i presagi più tristi, i protagonisti della storia, che
si chiamavano Hitler, Mussolini, Chamberlain e Daladier non riuscivano a togliere dalla prima pagina dei giornali i
protagonisti di una corsa ciclistica promossa a ragno di pacifica epopea popolare. Di che si parla – notava un giornalista,
ai primi di agosto, nei piccoli caffè lungo le strade ove, costretti dal sole bruciante, turisti e ciclisti si rifugiavano a bere?
Del Tour, naturalmente; la radio commenta l’ultima tappa e, alle sei e mezzo, in tutti i paesi, la popolazione raccoglie
davanti agli altoparlanti per ascoltare la trasmissione. L’uomo del giorno per le folle francesi, non era né questo né quel
capo di Stato incaricato di difendere la pace del mondo, né l’altro che la metteva in pericolo. L’uomo del giorno era Gino
Bartali, un italiano che stava per vincere il Giro di Francia” (G.Magnane).
Nonostante alcuni denigratori, lo sport offre occasioni di interazione e rappresenta la sintesi più felice di due concetti
che solo apparentemente sono antitetici: libertà e disciplina.
Il calcio ha origini antichissime, le prime tracce si ritrovano nel gioco cinese tsu-chu (palla spinta
con il piede) praticato già nel 2600 a.c.
Di un passatempo uguale si trovano tracce simili anche nell‟antico Giappone dove prendeva il nome
di kemari, venendo giocato con un involucro di cuoio al cui interno c‟era una vescica di animale
gonfiata, dove due formazioni di otto uomini si affrontano con l‟obiettivo di spedire una palla per
mezzi di calci, in uno spazio delimitato da alberi. Tracce sporadiche si hanno anche nella Grecia
antica con il nome di “ episciro “.
Il gioco fu praticato anche dai Romani venendo chiamato “Arpasto” ed a quanto si sa era molto
diffuso presso i legionari, che combattendo in tutta Europa probabilmente lanciarono il seme del
gioco in tutto il continente.
I legionari dell‟antica Roma misero piede anche in Inghilterra e proprio dall‟isola britannica verso
la fine del 1200 arrivarono notizie non precise del gioco, praticato con una palla di gomma o di
cuoio gonfiato ma era uno sport a metà tra gli odierni calcio e rugby con numerosi feriti e molti
scontri tra giocatori, tant‟è che in alcune città venne proibito, ma tale gioco seppur molto rude con
regole non ben definite dilaga già in Scozia e Francia in diverse varianti.
Nello sviluppo del gioco che tutti noi conosciamo e ci appassioniamo è senz‟altro importante il
“calcio Fiorentino” praticato già nel XIV° SEC presso la corte dei medici e che vedeva coinvolti i
vari quartieri della Firenze del Rinascimento. (vedendo tutt‟ora riproposto nei costumi del tempo e
con le stesse regole)
La patria del calcio moderno è l‟Inghilterra, e in particolare , i college inglesi i quali si ispirarono
proprio al calcio fiorentino. Nasce come sport d‟elite: erano i giovani delle scuole più ricche e delle
università a giocare a football.
Le classi erano sempre composte da dieci alunni, e a questi si aggiungeva il maestro che giocava
sempre insieme a loro. Ecco spiegato perché si gioca in 11. Il capitano di una squadra di calcio è
una sorta di discendente del maestro della public school.
Nel 1848, all‟università di Cambridge, H de Winton e J.C. Thiring, proposero, e ottennero, di fare
una riunione con altri 12 rappresentanti di Eton, Harrow, Rugby, Winchester e Shrewsbury.
L‟incontro fiume (durò 8 ore) produsse un importante risultato: vennero stilate le prime basilari
regole del calcio.
Queste regole posero fine al dubbio che riguardava la parte del corpo con la quale colpire la palla:
con le mani, con i piedi o entrambi indifferentemente? Le cosiddette regole di Cambridge
favorivano chiaramente il gioco con i piedi e permettevano il gioco con le mani solo nel momento
in cui era necessario catturare un pallone chiaramente indirizzato in porta, come un calcio di
punizione (dal 1871 permesso solo al portiere).
Queste regole furono adottate da tutti eccetto che dall‟università di Rugby, in cui rappresentanti
erano chiaramente a favore di un gioco più fisico e che consentisse di toccare il pallone anche con le
mani. Si produsse cosi lo scisma che portò alla nascita del Rugby, sport che prende il nome
dall‟Università che l‟ha sviluppato.
Il 26 ottobre1863 a Londra venne fondata la Football Association, prima federazione calcistica
nazionale, nel 1886 le Federazioni britanniche diedero origine all‟international Football Board, con
il compito di sovraintendere al regolamento, ed infine nel 1888 si tenne il primo campionato
Inglese, secondo la formula tutt‟ora in vigore.
DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI
IL CALCIO IN ITALIA
Edoardo Bosio, nato a Torino nel 1864, diplomato in ragioneria, commerciante, personaggio di
spicco della società canottieri Armida, aveva cominciato a lavorare4 per una ditta britannica di
prodotti tessili, che gli diede l‟opportunità di un lungo soggiorno in Inghilterra, durante il quale
ebbe l‟occasione di frequentare gli ambienti calcistici di quel paese.§ Tornò a Torino nel 1887 con
il ricordo dei verdi campi inglesi di Football e con qualche pallone di cuoio, oggetto pressochè
sconosciuto all‟epoca in Italia, animato dalla volontà di dover diffondere la nuova disciplina
sportiva : fu così che nello stesso 1887 nacque un nuovo gruppo sportivo che praticava il
canottaggio d‟estate e il football d‟inverno. Nel 1889, ancora a Torino nacque un‟altra compagine
calcistica, la squadra dei nobili, così chiamata perché istituita e partecipata da diversi nobili,
condotti dal duca degli Abruzzi e dal marchese Ferrero di Ventimiglia. Nel 1891 le due squadre si
fusero dando vita all‟internazionale di football club Torino, una delle poche società che praticò fin
dalle origini la sola specialità del calcio. Nella squadra militavano, fianco a fianco, nobili e
lavoratori.
Tra le prime città interessate dall‟arrivo della nuova disciplina sportiva Inglese emerge Genova,
all‟epoca grande città portuale sul mediterraneo e meta privilegiata per gli scambi commerciali,
dove i mercanti e i marinai inglesi si cimentano in improvvisate sfide che incuriosiscono gli
spettatori locali.
Infatti nel 1899 la Ginnastica Sampierdanese Genova aprì la sezione calcio, a Vercelli la società
ginnastica Pro Vercelli nel 1903 istituirà anche una sezione per il calcio e diventò subito una tra le
squadre di maggior valore nei primi decenni del 900‟.
Il primo campionato ebbe luogo al velodromo di Torino in una sola giornata (l‟8 maggio 1989) con
la partecipazione di 4 formazioni ( f.c. Torino, l‟internazionale, il Genoa, e la società ginnastica
Torinese): il Genoa prevalse nella partita finale per 2 reti a 1, dopo i tempi supplementari,
aggiudicandosi il primo titolo Italiano.
Il secondo campionato si disputò a Torino il 2 e il 9 settembre 1899 e il Genoa si aggiudicò
nuovamente il titolo, fra accese contestazioni sull‟operato dei giudici seduti alle spalle dei portieri,
il cui compito era stabilire se il pallone avesse o meno varcato completamente la linea di porta, Da
li a pochi anni l‟arbitro avrebbe assunto anche le funzioni dei giudici di porta decretandone così la
scomparsa.
Da allora il campionato venne disputato annualmente, con formule varie, ma bisogna arrivare al
1913 per assistere al primo campionato su scala nazionale, anche se articolato su 2 raggruppamenti (
quello settentrionale e quello del centro-sud), che fu vinto dalla Pro Vercelli.
Durante la grande guerra l‟attività calcistica venne interrotta ( dal 1916 al 14919); nel 1921-22,
furono assegnati due scudetti, da due associazioni diverse che erano presenti contemporaneamente,
la C.C.I e la F.I.G.C nel 1929 venne introdotta la formula rimasta in vigore, del girone unico con
partite di andata e ritorno ( allora vedeva la partecipazione di 16 squadre) , e venne organizzato il
torneo di serie B. In piena Seconda Guerra Mondiale, nel 1945-46 il campionato fu diviso in due :
un girone dell‟alta Italia con 14 squadre della vecchia serie A, ed un girone del centro-sud con 11
squadre di serie A e B. Solo nel 1946-47 la serie A tornò definitivamente al girone unico come oggi
lo conosciamo: ne facevano parte 20 squadre, numero che rimase tale fino al 1951-52. Nel 1953 al
campionato si affiancò la Coppa Italia, manifestazione annuale caratterizzata dalla partecipazione
delle squadre di serie A e B, la cui prima edizione venne vinta dal Torino.
Trattare gli anni Sessanta da un punto di vista calcistico e storico allo stesso tempo, impone una
preliminare puntualizzazione della situazione circa l‟aspetto e il livello tecnico del campionato
italiano, degli equilibri che dominano la scena, alla luce di ciò che è stato dalla guerra fino al 1960.
Il decennio si apre con un giudizio unanime: sono anni bui. La causa è da ricercare forse nella
perdita di un‟intera generazione di atleti, sia a causa della guerra, sia per la perdita di un‟intera
squadra di campioni nella tragedia di Superga, il 3 maggio del ‟49, quando la squadra del Torino
perse la vita in un tragico incidente aereo nei pressi di Torino, mentre tornava da una trasferta in
Portogallo. Quel giorno liquidava di colpo la parte più pregiata del patrimonio calcistico italiano.
Per anni se ne risentì il duro colpo, nel campionato come anche in maglia azzurra. Solo
l‟incompetenza di alcuni dirigenti poteva credere alla soluzione della crisi con l‟acquisto
indiscriminato di numerosi giocatori dalle leghe straniere.
“Il grande Torino”
La presenza di calciatori provenienti da altri paesi fin dagli anni ‟30 aveva dato al calcio italiano
la fisionomia di un crocevia del football internazionale. Tutto ciò suscitando la perenne perplessità
da parte della gente.
Con la parentesi di autarchia imposta dalla F.I.G.C. nel 1965, bloccando il tesseramento di stranieri,
si cercò di arrestare il fenomeno.
Ma il dubbio persisteva. I campioni venuti da lontano aumentavano o deprimevano la formazione
dei nostri talenti?
Non si può negare come con il blocco del ‟65 apparvero nuovi talenti che, come mai era avvenuto
in passato, provenivano da ogni regione d‟Italia. A trarre notevoli vantaggi da questa chiusura delle
frontiere è la Juventus, la quale trova tra i suoi migliori uomini alcuni ragazzi del sud.
Attraverso una sapiente miscela tra nuove e vecchie generazioni la squadra piemontese domina un
intero decennio, aggiudicandosi ben cinque titoli nazionali dei nove assegnati.
A contrastare tale dominio, oltre alle blasonate squadre milanesi che ottengono successi assai
inferiori a quelli del decennio precedente, sono la Lazio ed il Torino. Lo scudetto della stagione
70/71 è vinto dall‟Internazionale.
I veleni e i sospetti sul calcio, nati verso la fine degli anni Settanta, vengono traghettati anche al
decennio che segue. Il passaggio di consegne avviene con il campionato 1979/80. È l‟anno ufficiale
del calcio scommesse che investe squadre di tutte le categorie, giocatori più o meno famosi dei
quali alcuni conoscono anche l‟onta del carcere e la squalifica sportiva. Gli effetti si risentiranno per
anni.
Il calcio giocato vede prevalere l‟Internazionale di Eugenio Bersellini, al quale è stato già affibbiato
il nomignolo di “sergente di ferro” per la sua ferrea metodologia d‟allenamento. Rispetto a quello
„78/‟79, lo scudetto cambia sponda ma rimane sempre sui navigli. Il Milan “scudettato” appena
l‟anno prima, conosce una tra le pagine più nere della sua gloriosa storia: è una delle vittime illustri
del totonero e la sua “non estraneità ai fatti” porta la C.A.F. a retrocederlo d‟ufficio nella serie
cadetta, nonostante la squadra rossonera abbia conquistato sul campo un dignitoso terzo posto.
La dinamica con cui lo scandalo sale alla ribalta è impressionante: il 23 marzo dell‟80 il presidente
del Milan, Colombo, viene arrestato negli spogliatoi e condotto al carcere di Regina Coeli. Lo
sdegno dell‟Italia “pedatoria” è indescrivibile. L‟Internazionale, al contrario dei cugini, vince
meritatamente sul campo il suo scudetto, schierando un fantasista fonte di diatribe come Evaristo
Beccalossi e Alessandro “Spillo” Altobelli, che solo due anni dopo comparirà tra i marcatori della
vittoriosa finale del Mundial di Spagna ‟82.
I due campionati che seguono, „80/‟81 e „81/‟82 , vedono il ritorno della Juventus ai vertici del
campionato italiano. La squadra è ancora guidata da un ormai esperto allenatore qual è diventato
negli anni Trapattoni. La Juventus nel suo solido telaio è la palestra di quell‟Italia campione del
mondo. Zoff, Cabrini, Gentile e Scirea costituiscono al tempo stesso la difesa della squadra
piemontese e quella della Nazionale maggiore. Il titolo mondiale è anche il giusto riconoscimento
all‟impostazione difensivista voluta da Trapattoni. Con il campionato „80/‟81 si apre la rivalità tra
la Juventus e la Roma. In un quadro tecnico più generale è lecito affermare come negli anni a
cavallo tra il Mondiale di Madrid e quello che si sarebbe disputato anni dopo in Italia nel 1990, si
delineano due tendenze: un ovvio crescente afflusso di calciatori stranieri, anche a fronte delle
nuove normative, e un maggiore livellamento tra gli squadroni del Nord e le concorrenti centromeridionali.
La Juventus dopo i due scudetti consecutivi ottenuti non senza veleni e polemiche a causa di
arbitraggi abbastanza discutibili e grazie ad un solido impianto di gioco impreziosito dalla classe e
dal senso tattico dell‟irlandese Liam Brady, abdica nell‟83 a favore della Roma.
La squadra giallorossa è allenata dal “barone” Nils Liedholm. Sviluppa un gioco pregevole grazie
alla direzione artistica di un elegantissimo fuoriclasse brasiliano, Falcao, sicuro punto di riferimento
per la difesa e tessitore raffinato di ogni trama offensiva per gli spunti travolgenti di Bruno Conti,
un‟ala dotata di tecnica brasiliana, come afferma il grande Pelè, e per gli affondi di Pruzzo.
Questi è un realizzatore senza fronzoli al quale manca solo la ribalta della Nazionale, forse solo a
causa della concomitante esplosione di Paolo “Pablito” Rossi ai Mondiali di Spagna. Falcao
rappresenta in quegli anni il modello di giocatore universale che si va inseguendo e che fino a
qualche anno prima sembrava impossibile costruire. È doveroso menzionare nella compagine
capitolina Agostino Di Bartolomei, vero “alter ego” dell‟eclettico brasiliano tutto fare, rispetto al
quale difettava solo per il passo nettamente più compassato.
L‟Italia del pallone, anche quella del profondo Nord, accetta di buon grado la vittoria giallorossa,
salutata da non pochi uomini pubblici e di spettacolo.
Sorvolando sull‟ennesimo scudetto della Juventus nella stagione „83/‟84, vinto davanti alla Roma
che si piazza ancora una volta seconda, il campionato italiano si arricchisce nello spessore tecnico
grazie all‟arrivo di Michel Platini, un francese dalle chiare origini italiane. “Le roi” come viene
ribattezzato dai tifosi juventini viene acquistato dalla Juventus nell‟estate del ‟82. È un sublime
interprete del ruolo di rifinitore, magari svogliato ma dalle infinite intuizioni geniali.
Nel 1984-1985 si ha una imprevedibile rivoluzione nella classifica finale del campionato. Lo
scudetto è conquistato dall‟Hellas Verona, mentre la Juventus non va al di là del sesto posto e la
Roma del settimo. Nell‟84 la squadra scaligera preleva dal mercato straniero Hans Peter Briegel e
Preben Elkjaer Larsen, due giocatori dal grande temperamento agonistico e di rara disciplina tattica
e comportamentale. Questi si affiancano ad altri buoni campioni, come Pietro Fanna e Giuseppe
Galderisi, maturati anni prima nella Juventus pluriscudettata.
Per quasi un secolo il calcio triveneto, anche quello delle serie maggiori, si era affidato ai ragazzi
delle sue stesse terre. Nel Verona dello scudetto vi è invece un solo veneto, componendo nel
complesso una babele di dialetti.
Ma forse l‟84 verrà ricordato, in modo particolare, in quanto dà il benvenuto nel campionato
italiano ad un immenso fuoriclasse, Diego Armando Maradona che incarna gli anni migliori della
storia del Napoli Calcio. Giunge a Napoli il 30 giugno del 1984 accolto, alla sua presentazione, da
una folla di 70.000 napoletani in delirio. Impiega tre anni prima di dedicarsi e dedicare alla città
partenopea il titolo più prestigioso d‟Italia.
All‟inizio del campionato „86/‟87 Maradona si presenta da campione del mondo in carica. Solo
alcuni mesi prima ha trascinato, quasi da solo, l‟Argentina al suo secondo titolo mondiale,
laureandosi a pieno titolo come il giocatore più forte al mondo, e insidiando il posto di miglior
giocatore di tutti i tempi detenuto da sempre da Pelè. Per tutti è il “Pibe de oro”, il piede d‟oro,
come effettivamente è il suo diabolico sinistro.
Sembra quasi che sia scritto nella storia del formidabile mancino argentino il dover risollevare
ambizioni sopite di gente bisognosa di vittorie. Calcistiche e non. L‟Argentina e Napoli sono, sotto
questo aspetto, uguali. La Juventus è campione uscente, avendo conquistato il campionato
precedente. Il passaggio dello scudetto da Torino a Napoli coincide anche con il passaggio dello
scettro di miglior straniero del nostro campionato da Platini a Maradona. Questa, infatti, è l‟ultima
stagione per il talentuoso francese. Nell‟economia della squadra neo-campione, il contributo di
Maradona si fa sentire in tutte le zone del campo: tanta è la genialità quanto l‟impegno e il sacrificio
profusi per conquistare il primo scudetto e la prima gioia calcistica di Napoli.
Andrea Carnevale e Bruno Giordano, squalificato anni prima nello scandalo del calcio scommesse,
costituiscono con il mancino argentino il cosiddetto “tridente”.
Alle spalle di Maradona, invece, agisce Salvatore Bagni trasformato dai suggerimenti
dell‟allenatore Ottavio Bianchi da ala brillante ma discontinua nel miglior mediano d‟Italia.
Nella stagione successiva, ‟87-‟88, Maradona si aggiudica il titolo di capocannoniere con 15 centri
a fronte di una strepitosa stagione, ma questo non basta per regalare al Napoli il secondo scudetto
consecutivo nonostante la squadra campana sia stata in vetta alla classifica per quasi tutto il
campionato.
È il Milan che gli contende e vince la classifica.
Il suo presidente Berlusconi ha avviato un intenso programma di rinnovamento della società sia dal
punto di vista dirigenziale che tecnico. Affida la squadra ad un allenatore dal curriculum tutt‟altro
che prestigioso: Arrigo Sacchi, un perfetto sconosciuto nel calcio d‟elite che non vanta nemmeno un
passato da calciatore.
Questo grande “parvenu” del pallone aveva impostato da sempre le sue squadre secondo una tattica
a zona che sembrava mettere insieme il rigore formale del Milan di Liedholm, e l‟aggressività del
gioco all‟olandese degli anni Settanta. Ed è su questi dettami tecnico-tattici che Sacchi forgia il
Milan. Ad una partenza stentata, data dalla difficile assimilazione dei suoi schemi e da una naturale
scarsa propensione delle squadre italiane ad applicare un calcio a zona, segue nella seconda parte
del campionato un ruolino di marcia impressionante.
I rossoneri diventano praticamente imbattibili, dal momento che il gioco a tutto campo da loro
praticato impedisce agli avversari di giungere in porta. Il Milan di Sacchi è olandese non solo nello
stile di gioco. Ruud Dil Gullit e Marco Van Basten sono i due fuoriclasse olandesi che il presidente
milanista consegna al rivoluzionario allenatore.
Il primo è un mix di potenza atletica, classe e finissima tecnica. Nato calcisticamente in Olanda
come “libero” diventa in Italia un giocatore universale, coerente sempre con la forte personalità
dimostrata anche fuori dai campi di gioco.
Il secondo invece è un centravanti di indiscutibile valore, capace di abbinare ad un fisico alto e
longilineo una velocità e una grazia di movimenti impensabili per la tipologia di calciatore alla
quale appartiene. Ma Van Basten, a causa un cronico infortunio alla caviglia, contribuisce poco alla
vittoria finale intervenendo però, con un gol, alla vittoria per 3-2 in casa del Napoli, che sancisce
definitivamente la conquista dello scudetto.
I due olandesi vanno a inserirsi in una squadra che può contare sul “libero” più completo degli anni
Ottanta, Franco Baresi, tanto autorevole nella copertura delle retrovie quanto lucido e irresistibile
nelle galoppate a cui si abbandona frequentemente. Paolo Maldini, Roberto Donadoni, tornante
d‟attacco, e Angelo Colombo, elastico tra fase difensiva e offensiva, sono solo alcuni degli altri
campioni che l‟organico rossonero può vantare. A Sacchi va dato il merito di aver fornito una valida
alternativa all‟ormai obsoleto gioco all‟italiana, confermato dalla serie di successi che il Milan
colleziona a partire da quella stagione.
L‟anno dopo, nella stagione „88/‟89, lo scudetto cambia sponda ma non città. L‟Internazionale
vince il suo tredicesimo scudetto diretta dal pluridecorato Trapattoni. All‟impronta olandese del
Milan, la squadra di Trapattoni risponde con un‟Inter “alla tedesca”. I nerazzurri accumulano 58
punti, un record per il campionato a diciotto squadre, e sbaragliano il campo senza tanti indugi. Al
vertice del loro attacco, con 22 reti, Aldo Serena si afferma come miglior tiratore dell‟anno anche in
virtù di una manovra gagliarda e sapiente che è ispirata dal giovane Berti, dall‟esperto Matteoli, e
dal “panzer” tedesco Lothar Matthaus, nazionale tedesco come il terzino Brehme, venuto ad
irrobustire una difesa già forte dei tre nazionali italiani Zenga, Bergomi e Ferri.
Alla metà degli anni Ottanta si impone un trequarista dall‟indiscutibile talento, Roberto Baggio. La
sua carriera parte da Firenze che si innamora da subito della classe del suo giocatore. Nel giro di
pochi anni tutta l‟Italia può riconoscere in Roberto Baggio il miglior talento da contrapporre alla
nutrita rappresentanza di fuoriclasse stranieri che trovano fama e gloria nel nostro campionato.
Dal piccolo palcoscenico che compete alla Fiorentina, Baggio passa a quello del calcio di vertice
prima della Juventus e poi del Milan senza mai dare impressione di intraprendere il viale del
tramonto. Gli equivoci legati al suo utilizzo caratterizzano la scena. Baggio va al di là di polemiche
ed elogi confermandosi sempre incredibile goleador e uomo assist. In una parola, uomo squadra. Gli
anni Novanta sono per il calcio, non italiano ma degli italiani, gli anni di Baggio.
Il campionato italiano osserva allo stesso tempo fuoriclasse e “oggetti misteriosi”, la maggior parte
di importazione straniera. Zidane, Savicevic, Boban sono solo alcuni dei fortunati protagonisti delle
domeniche sportive degli italiani.
A raccogliere l‟eredità di Baggio è Francesco Totti, un romano che gioca nella Roma che conquista
il palcoscenico della serie A nella seconda metà degli anni Novanta. Dotato di squisita tecnica di
base ma ancora troppo leggero per conquistare trofei, Totti ha la fortuna di incontrare tra i suoi
allenatori Zdenek Zeman, un boemo impassibile che oltre a farlo maturare fisicamente lo completa
dal punto di vista tattico.
Il nuovo “golden boy”, allenato da Zeman nella Roma di metà anni Novanta, diviene patrimonio
calcistico sia per il campionato che per la maglia azzurra.
Francesco Totti
Diego Armando Maradona – Roberto Baggio
1990
Il Napoli vince il secondo scudetto.
Vittorioso 1-0 in casa con la Lazio (gol di Baroni al 7‟) in un incontro valido per l‟ultima giornata
di campionato, il Napoli conquista il suo secondo scudetto, 51 punti contro i 49 del Milan (4-0 in
casa col Bari), cui è stata fatale la sconfitta per 2-1 subita il 22 aprile in casa del Verona (i rossoneri
recriminano anche per la vittoria a tavolino del Napoli a casa dell‟Atalanta, decisiva una monetina
che ha colpito il brasiliano Alemao, l‟8 aprile sul campo era finita 0-0).
1991
Lo scudetto è della Sampdoria
Vittoriosa 3-0 in casa con il Lecce (2‟ Cerezo, 13‟ Mannini, 30‟ Vialli), la Sampdoria conquista con
una giornata d‟anticipo il suo primo scudetto: 50 punti in classifica, non può più essere raggiunta
dal Milan (sconfitto 2-1 a Bari), che segue a 45.
1992
Scudetto rossonero n° 12
Dopo quattro anni, il Milan è di nuovo campione d‟Italia: il 12° scudetto arriva grazie al pareggio 11 in trasferta col Napoli, che a due giornate dalla fine porta a 6 punti il vantaggio sulla Juve di
Trapattoni (la vittoria vale 2 punti).
1992
Milan imbattutto (record), Van Basten re dei bomber
Già campione d‟Italia con due giornate d‟anticipo, il Milan chiude il campionato vincendo 8-2 a
casa del Foggia di Zdenek Zeman: i rossoneri sono la prima squadra della storia a conquistare lo
scudetto da imbattuti (il Perugia nel ‟79 finì con zero sconfitte ma al secondo posto, preceduto
proprio dai rossoneri). Tra gli autori dei gol milanisti c‟è l‟olandese Marco Van Basten, che con una
doppietta sale a quota 25 e conquista per la seconda volta il titolo di capocannoniere (secondo
Roberto Baggio, Juventus, 18).
1993
Bis del Milan
Il Milan pareggia 1 a 1 in casa col Brescia e vince, con una giornata d‟anticipo, il 13° scudetto,
raggiungendo l‟Inter (di più solo la Juve, 22): decisiva la sconfitta a Parma dei nerazzurri (0-2), con
il vantaggio sui cugini che sale a 5 punti.
Sebbene a secco nella sconfitta 4-1 in casa della Juventus, il laziale Beppe Signori conquista con 26
reti il titolo di capocannoniere del campionato di serie A (il bianconero Roberto Baggio, autore di
una doppietta, è secondo con 21 insieme ad Abel Balbo, bomber argentino dell‟Udinese in bianco
nell‟1-1 in casa della Roma).
1994
Il Milan fa tris
Il Milan pareggia 2 a 2 in casa con l‟Udinese e conquista con due giornate d‟anticipo il suo 14°
scudetto, il terzo consecutivo (impresa che mancava dall‟epoca del Grande Torino, 1949). Gol di
Boban e Simone, i rossoneri conservano 5 punti di vantaggio sulla Juventus, vittoriosa 6-1 in casa
con la Lazio (è questo l’ultimo campionato in cui la vittoria vale 2 punti).
Signori ancora re dei bomber
1995
Dopo 9 anni scudetto alla Juve
Vincendo 4 a 0 lo scontro diretto col Parma (Ravanelli, Deschamps, Vialli, Ravanelli) la Juventus si
aggiudica con due giornate d‟anticipo il suo 23° scudetto (è il primo campionato in cui la vittoria
vale 3 punti, il vantaggio dei bianconeri ne conta 10). Per gli uomini di Marcello Lippi si tratta di
una rivincita a quattro giorni dalla sconfitta con gli emiliani nella finale di coppa Uefa.
A Batistuta il titolo di capocannoniere
1996
15° scudetto rossonero
Il Milan vince 3 a 1 in casa con la Fiorentina e conquista con due giornate d‟anticipo il suo 15°
scudetto (la Juve, seconda, è staccata di 9 punti). In svantaggio per un gol di Rui Costa, i rossoneri
replicano con Simone, Savicevic e Roberto Baggio.
Signori e Protti capocannonieri
1997
Juve campione d‟Italia
Pareggiando 1 a 1 a Bergamo con l‟Atalanta nell‟anticipo della 33ª giornata (gol di Iuliano) la
Juventus conquista matematicamente il suo 24° scudetto (il vantaggio sul Parma, cui restano da
giocare due partite, ammonta a 7 punti).
A Inzaghi il titolo di capocannoniere
1998
Alla Juve uno scudetto avvelenato
Battendo 3 a 2 in casa il Bologna (tripletta di Inzaghi) la Juventus conquista con una giornata
d‟anticipo il suo 25° scudetto, portando a 7 punti il vantaggio sull‟Inter (sconfitta 2-1 a Bari): il
campionato è stato deciso dallo scontro diretto vinto 1 a 0 dai bianconeri il 26 aprile (Del Piero),
con un rigore negato a Ronaldo dall‟arbitro Ceccarini di Livorno che ha suscitato la reazione
indignata degli appassionati di tutta Italia.
1999
Il Milan vince lo sprint scudetto
Il Milan vince a Perugia 2 a 1 in un incontro valido per l‟ultima giornata del campionato di calcio e
conquista il suo 16° scudetto, precedendo di un punto la Lazio. Guidati da Alberto Zaccheroni, a
sette giornate dalla fine i rossoneri erano staccati di sette punti dai biancocelesti di Sven Goran
Eriksson, cui sono state fatali le sconfitte nel derby con la Roma e in casa con la Juve e il pareggio
di Firenze, che alla penultima giornata ha sancito il sorpasso.
Coppa delle coppe 1999
2000
Secondo scudetto per la Lazio
Grazie alla vittoria casalinga per 3-0 con la Reggina (Inzaghi S. e Veron su rigore al 33‟ e 37‟,
Simeone al 59‟) la Lazio conquista il suo secondo scudetto. I biancocelesti sorpassano in extremis la
Juventus (72-71), sconfitta 1-0 a Perugia con gol di Calori (49‟) in una partita iniziata in ritardo
causa la forte pioggia che aveva allagato il campo di gioco del Renato Curi (arbitro
Pierluigi Collina).
2001
Terzo scudetto della Roma
Battendo 3-1 in casa il Parma con gol di Totti (19‟), Montella (39‟) e Batistuta (78‟), la Roma
conquista il suo terzo scudetto dopo quelli del ‟42 e ‟83: la Juventus, vittoriosa 2-1 in casa
dell‟Atalanta (Trezeguet, Tacchinardi), finisce il campionato staccata di 2 punti (75-73).
A Crespo il titolo di capocannoniere
2002
La Juve strappa lo scudetto all‟Inter
Con un incredibile finale la Juve di Marcello Lippi conquista il suo 26° scudetto sorpassando
l‟Inter: i bianconeri passano 2 a 0 a Udine (gol di Trezeguet e Del Piero nei primi 11 minuti) mentre
i nerazzurri (due volte in vantaggio) sono sconfitti 4 a 2 a Roma dalla Lazio e perdono pure il
secondo posto (che va alla Roma, 1 a 0 a Torino con gol di Cassano). Trezeguet, 24 reti, vince a
parimerito col piacentino Dario Hubner il titolo di capocannoniere.
2003
Juve, scudetto numero 27
Giornata anticipata per l‟imminente ritorno delle semifinali di Champions League (Juve-Real
Madrid, Milan-Inter), gli uomini di Marcello Lippi pareggiano 2 a 2 in casa col Perugia (Trezeguet
più Di Vaio) e conquistano con due giornate d‟anticipo il 27° scudetto bianconero, portando a 8
punti il vantaggio sull‟Inter (1-1 in casa col Parma).
2004
A San Siro il Milan vince 1-0 lo scontro diretto con la Roma e con due giornate d‟anticipo
conquista il suo 17° scudetto, il 7° dell‟era Berlusconi. Il gol decisivo è segnato da Andriy
Shevchenko al 2° minuto.
Il 2004 fu l'anno del Milan: in campionato, dopo alcune stagioni in chiaroscuro, la società milanese
tornò, infatti, protagonista in Italia e in Europa sull'onda del successo europeo nella storica finale
dell'Old Trafford di Manchester contro la Juventus dell'anno precedente ed arrivò a conquistare lo
scudetto grazie ad un cammino che portò i rossoneri a quota 82 punti in classifica alla fine del
torneo.
L'attaccante ucraino Andriy Shevchenko contribuì in modo decisivo allo scudetto del Milan
realizzando 24 gol, che gli valsero anche (per la seconda volta in carriera) il titolo di miglior
marcatore del campionato.
2005
Il torneo fu segnato dallo scandalo denominato Calciopoli, nel corso del quale emersero rapporti
illeciti tra dirigenti sportivi e rappresentanti della classe arbitrale allo scopo di alterare i risultati di
determinate partite del campionato 2004-05. Le indagini, avviate durante il mese di aprile a tre
giornate dal termine del torneo, erano ancora in corso quando la Juventus sollevò la coppa dei
vincitori dello scudetto il 14 maggio e condussero a un sostanziale mutamento della classifica
finale.
Le sentenze della magistratura sportiva assegnarono il titolo all'Inter in qualità di prima squadra
classificatasi alle spalle di Juventus e Milan, entrambe penalizzate, e tra le altre cose disposero la
retrocessione del club torinese in Serie B; altri club coinvolti nello scandalo furono la Fiorentina, la
Lazio e la Reggina.
2006
Scudetto a tempo per la Juve
Vincendo 2 a 0 a Bari contro la Reggina (Trezeguet, Del Piero) la Juve conquista il suo 29° scudetto
con 3 punti di vantaggio sul Milan e 15 sull‟Inter. Nonostante i bianconeri di Fabio Capello
festeggino sul campo come niente fosse, è pressoché certo che lo scandalo calciopoli porterà alla
revoca del titolo. Il dg Luciano Moggi piange in diretta: «Mi è stata uccisa l‟anima», «da stasera
lascio il mondo del calcio, che non è più il mio mondo», «domani darò le dimissioni da direttore
generale della Juventus», «ora penserò solo a difendermi dalle cattiverie». Antonio Giraudo lascia
la carica di amministratore delegato.
Juve in C con due scudetti in meno?
Arrivano le prime richieste di condanna per calciopoli: il procuratore federale Stefano Palazzi
chiede per la Juventus la revoca dello scudetto 2005, la non assegnazione dello scudetto 2006, la
retrocessione in C con 6 punti di penalizzazione; per Fiorentina e Lazio la retrocessione in B e 15
punti di penalizzazione; per il Milan la retrocessione in B e 3 punti di penalizzazione. Quanto a
dirigenti e arbitri: 5 anni con proposta di radiazione per Antonio Giraudo e Luciano Moggi (ex ad e
dg della Juve), Diego e Andrea Della Valle (proprietario e presidente della Fiorentina),
Claudio Lotito (presidente della Lazio), Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto (ex designatori
arbitrali), Franco Carraro e Innocenzo Mazzini (ex presidente e vice della Figc),
Massimo De Santis (arbitro), due anni per Adriano Galliani (vice-presidente e amministratore
delegato del Milan e presidente della Lega).
Juve, Lazio e Fiorentina in B
A meno di una settimana dalla conquista del quarto titolo mondiale azzurro, arriva la sentenza di
primo grado del processo sportivo per calciopoli: dopo 80 ore di camera di consiglio il presidente
della Caf Cesare Ruperto conferma per la Juventus la perdita degli scudetti 2005 e 2006, invece
della retrocessione in C arriva quella in B ma con 30 punti di penalizzazione (da scontare nel
2006/2007); per la Fiorentina retrocessione in B con 12 punti di penalizzazione; per la Lazio
retrocessione in B con 7 punti di penalizzazione; il Milan evita la retrocessione ma, penalizzato di
44 punti nella classifica 2005/2006, perde il posto in Champions League (altri 15 punti di
penalizzazione dovranno essere scontati nel 2006/2007). Quanto ai dirigenti e arbitri: 5 anni con
richiesta di radiazione per Antonio Giraudo e Luciano Moggi (ex ad e dg della Juve) e Innocenzo
Mazzini (ex vicepresidente della Figc), 4 anni per Diego Della Valle (proprietario della Fiorentina),
3 anni e 6 mesi per Andrea Della Valle e Claudio Lotito (presidenti di Fiorentina e Lazio), un anno
per Adriano Galliani (vice-presidente e amministratore delegato del Milan e presidente della Lega),
4 anni e 6 mesi per Franco Carraro (ex presidente Figc) e Massimo De Santis (arbitro), 2 anni e 6
mesi per Pierluigi Pairetto, non giudicabile Paolo Bergamo (ex designatori arbitrali).
Inter, scudetto a tavolino
Con la Juve retrocessa in B e il Milan penalizzato di 30 punti, due mesi e dodici giorni dopo la fine
del campionato la commissariata Federazione Italiana Gioco Calcio assegna lo scudetto all‟Inter. Il
presidente Massimo Moratti confida di aver festeggiato «sobriamente» («Mi sono appena bevuto
una coppa di champagne»).
2007
Inter, scudetto n° 15
Dopo il titolo a tavolino del 2006, l‟Inter vince il primo scudetto sul campo degli ultimi 18 anni:
decide il 2-1 di Siena (doppietta di Materazzi, 18‟ e 60‟, in mezzo il pareggio di Negro), che a
cinque giornate dalla fine porta a 16 i punti di vantaggio sulla Roma (sconfitta 2-1 a Bergamo
dall‟Atalanta).
2008
Scudetto all‟Inter
Per il terzo anno consecutivo l‟Inter è campione d‟Italia: in vantaggio con Vucinic all‟8‟ nella sfida
di Catania, fino al 62‟ la Roma sogna il sorpasso scudetto, poi a Parma segna il nerazzurro Zlatan
Ibrahimovic. Raddoppio dello svedese al 79‟, la Roma si fa raggiungere (85‟ Martinez) e chiude il
campionato staccata di tre punti. Era dal 1994 (Milan) che una squadra non vinceva tre scudetti di
fila (qui però ce n‟è uno a tavolino).
.
2009
Milan ko a Udine, l‟Inter vince lo scudetto (alla tv)
Milan sconfitto 2-1 a Udine, l‟Inter vince con due giornate d‟anticipo lo scudetto n° 17 (agganciati
al secondo posto proprio i rossoneri, di più solo la Juve, 27).
2010
All‟Inter lo scudetto n° 18
Ennesima tappa dell‟infinita sfida con la Roma del post “calciopoli”, l‟Inter conquista il suo 18°
scudetto, il quinto consecutivo (come la Juve anni 30 e il Torino anni 40): in gol a casa del Chievo
con Vucinic (39‟) e De Rossi (45‟), stavolta i giallorossi sognano lo spareggio fino al 57‟, poi a
Siena il nerazzurro Milito segna il gol che vale il titolo (82 a 80). Staccati di 14 punti alla 14ª
giornata (29 novembre 2009), Totti & C. hanno compiuto una straordinaria rimonta culminata col
sorpasso dell‟11 aprile. Poi, il 25 aprile, per gli uomini di Claudio Ranieri (in panchina dalla 3ª
giornata al posto dell‟esonerato Spalletti) è arrivata la fatale sconfitta interna con la Samp (1-2,
vantaggio di Totti, 14‟, ribaltato dalla doppietta di Pazzini, 52‟ e 85‟).
.
2011
Diciottesimo scudetto per il Milan
Grazie allo 0-0 all‟Olimpico con la Roma, il Milan conquista con due giornate d‟anticipo il suo
diciottesimo scudetto, l‟ottavo dell‟era Berlusconi, agganciando al secondo posto l‟Inter (di più solo
la Juve, 27)
.
2012
La Juve torna campione grazie all‟Inter
Vittoriosa 2-0 col Cagliari sul neutro di Trieste (gol di Vucinic più autorete di Canini), la Juventus,
che allenata da Antonio Conte è ancora imbattuta, conquista con una giornata d‟anticipo il suo 28°
scudetto, il primo post Calciopoli (che portò alla revoca di quelli del 2004/2005 e 2005/2006). Il
vantaggio sul Milan sale a quattro punti per la sconfitta subita dai rivali nel derby, 4-2 nonostante
una doppietta di Zlatan Ibrahimovic avesse ribaltato l‟iniziale svantaggio per il gol di Diego Milito
(autore di una tripletta, quarto gol nerazzurro di Maicon). I rossoneri recriminano per un gol non
concesso a Sulley Muntari nello scontro diretto coi bianconeri giocato il 25 febbraio a San Siro
(palla respinta da Buffon ben oltre la linea sul punteggio di 1-0, poi sarebbe arrivato il definitivo 1-1
di Matri).
A Torino la Juventus batte 3-1 l‟Atalanta e per la prima volta nella sua storia chiude il campionato
imbattuta (eguagliato il record del Milan di Capello, campione d‟Italia nel 1992; nel ‟79 il Perugia
chiuse imbattuto ma finì secondo in classifica). Primo gol di Marrone al 10‟, il raddoppio è segnato
al 28‟ da Alessandro Del Piero, alla sua ultima partita casalinga in bianconero (gli resta la finale di
Coppa Italia in programma il 20 maggio a Roma contro il Napoli): sostituito al 57‟, il capitano
compie un giro di campo per salutare i tifosi, poi, a fine partita, solleva il trofeo vinto dai campioni
d‟Italia.
Pippo Inzaghi, all‟ultima partita in rossonero
come Rino Gattuso, Alessandro Nesta,
Clarence Seedorf e Gianluca Zambrotta
2013
Juventus campione per la 29esima volta
Con la vittoria 1-0 contro il Palermo, la Juventus di Antonio Conte conquista il suo 29esimo
scudetto, con tre domeniche di anticipo sulla fine del Campionato 2012/2013. Decisiva la rete su
rigore del centrocampista cileno Vidal, al quattordicesimo minuto del secondo tempo.
2014
Scudetto numero trenta per la Juventus di Conte
Con due giornate d‟anticipo sulla fine del Campionato, la Juventus conquista il suo trentesimo
scudetto. A Torino la vittoria per uno a zero contro l‟Atalanta (gol di Simone Padoin al 27esimo del
secondo tempo) è solo una formalità, avendo i bianconeri già matematicamente conquistato il titolo
dopo la sconfitta della Roma a Catania due giorni prima. Si tratta del terzo successo di fila in Serie
A per la squadra allenata da Antonio Conte.
2015
Il campionato di Serie A 2014-2015 è stato il centotredicesimo campionato italiano di calcio e
l'ottantatreesimo a girone unico, vinto dalla Juventus, al suo trentunesimo titolo, a dispetto del
recente triennio di successi, vive un precampionato movimentato causa l'improvviso
avvicendamento tecnico di metà luglio fra Conte, tra i maggiori artefici del rilancio bianconero ma
entrato in rotta con la dirigenza[7] (diverrà di lì a poco commissario tecnico della nazionale italiana),
e Allegri; assimilato il cambio in panchina, la squadra si rinforza in ogni reparto con gli arrivi
dell'esperto difensore Evra, ex Manchester United, del centrocampista Pereyra dall'Udinese e di
Morata dal Real Madrid, l'ultimo presto capace di sovvertire le gerarchie dell'attacco.[8] La Roma
del confermato Garcia è protagonista di un mercato che vede il maggior esborso della sessione in
Iturbe, ala offensiva prelevata dal Verona, che tuttavia, rispetto alle premesse di «colpo»
dell'estate,[9] andrà incontro a una stagione in chiaroscuro
COMPETIZIONI INTERNAZIONALI
IL MONDIALE
COPPA RIMET
Jules Rimet è stato un francese.
Il suo nome rimase nella storia
per avere ideato, per la prima volta nel 1930,
il moderno campionato mondiale di calcio
La prima partita di calcio che vedeva affrontarsi due squadre nazionali avvenne nel 1872, in
quell‟occasione si sfidarono le compagini rappresentanti l‟Inghilterra e la Scozia.
La prima significativa espansione del calcio mondiale avvenne nel maggio 1904 quando venne
fondata la FIFA, che però alla data della sua istituzione comprendeva solo sette nazioni dell‟
Europa. In quegli anni il calcio iniziò a diventare sempre più popolare e fu incluso come sport
dimostrativo (senza medaglie in palio) ai giochi olimpici. Successivamente la FIFA tentò di
organizzare un torneo internazionale per nazioni al di fuori del contesto olimpico, questo tentativo
venne effettuato nel 1906 in Svizzera. Però erano ancora i primi anni di sviluppo per questo sport e
la FIFA stessa definisce quest‟esperimento come un fallimento.
Nel 1914 la FIFA acconsentì a riconoscere il torneo olimpico come un “campionato del mondo per
dilettanti”.
Il primo campionato del mondo ufficiale si tenne in Uruguay, nello stadio del Montevideo costruito
appositamente per ospitare la prima edizione del campionato di calcio mondiale nel 1930. Le
nazioni associate furono invitate ad inviare una selezione, ma la scelta dell‟ Uruguay quale paese
ospitante della competizione significava, per le squadre europee, dover affrontare un lungo e
costoso viaggio attraverso l‟oceano Atlantico. Perciò nessuna nazione del vecchio continente aderì
alla manifestazione fino a due mesi dall‟inizio della stessa. Negli ultimi giorni ultimi la Fifa riuscì a
convincere a partecipare le nazionali di Belgio, Francia, Romania e Jugoslavia. In totale 13 squadre
accettarono l‟invito di Rimmet; sette dal Sudamerica, quattro dall‟Europa e due dal Nord America.
Nel 1934 la coppa del Mondo fu ospitata dall‟Italia, questa fu la prima edizione che includeva una
fase di qualificazione. Sedici squadre si qualificarono per la fase finale, un numero che fu
mantenuto fino all‟espansione del torneo 1982.
L‟Italia vinse il trofeo (battendo in finale la Cecoslovacchia per 2 a 1ai tempi supplementari) ma tra
accuse e contestazioni in quanto si pensa che Benito Mussolini avesse influenzato la scelta degli
arbitri per le partite della nazionale.
La seconda guerra mondiale e le sue conseguenze impedirono la disputa delle edizioni del 1942 e
1946. La competizione riprese con il Mondiale del 1950 che si tenne in Brasile, per la prima volta
vide la partecipazione dell‟Inghilterra che non partecipò alle precedenti edizioni in quanto non
associata alla FIFA dalla quale si era ritirata nel 1920 per evitare di affrontare le nazionali dei paesi
contro i quali combatté le due guerre mondiali, e come protesta contro le influenze degli altri paesi
nel gioco del calcio (sport nato appunto in Inghilterra).
Nel 1974 fu creato un nuovo trofeo, quello usato ancora attualmente.
Silvio Gazzaniga è uno scultore italiano. È il creatore dei trofei di importanti competizioni calcistiche, quali la Coppa del Mondo FIFA, della
Supercoppa Europea e della UEFA Europa League, tutte prodotte dalla G.D.E. Licensee Bertoni.
Questo trofeo non verrà mai assegnato permanentemente ad una nazione; indipendentemente dal
numero di vittorie raggiunte, tuttavia l‟opera dello scultore Gazzaniga sarà sostituita quando non
sarà più possibile incidervi il nome della nazionale vincitrice (evento che si verificherà dopo il
2038).
Fino al 2006 i vincitori ne restavano in possesso fino all‟edizione successiva, a causa delle
numerose ammaccature che l‟hanno costretta ad una costosa opera di restauro, la federazione ha
deciso di concedere l‟originale solo per la premiazione.
Nel 1982 fu scelta per ospitare l‟edizione la Spagna che prevedeva la partecipazione di 24 squadre;
prima modifica del numero di partecipanti dalla coppa del 1934. Le squadre vennero suddivise in 6
gruppi da quattro squadre ciascuno.
Italia campione del mondo 1982
La mano de Dios (Goal di Maradona )
mondiali Italia 90
Argentina campione del mondo 1986
Germania campione del mondo 1990
Nel 1991 la FIFA organizzò il primo mondiale di calcio Femminile
Nel 1994, la nazione scelta per ospitare l‟evento furono gli Stati Uniti, e per la prima volta la coppa fu assegnata ai calci
di rigore. Fu il Brasile ad imporsi battendo durante la lotteria dei calci dal dischetto la nazionale italiana con errore
decisivo di Roberto Baggio.
Nel 1998, la coppa del mondo si tenne in Francia, e cambiò nuovamente il suo formato arrivando alla formula attuale
che comprende 32 squadre. I transalpini vinsero il torneo superando in finale il brasile per 3 a 0 con doppietta di
Zinedine Zidane.
L‟edizione del 2002 fu la prima tenutasi in Asia e la prima ospitata da due nazioni: Giappone e Corea del sud. Nella
finalissima il Brasile ebbe la meglio sulla Germania per 2 a 0 grazie a una doppietta di Ronaldo.
Nel 2006 la manifestazione si tenne in Germania. Questa è stata la prima edizione nella quale i campioni in carica
hanno dovuto affrontare le qualificazioni, mentre la nazione ospitante gode ancora della qualificazione automatica.
La finalissima vide affrontarsi l‟Italia e la Francia, alla sua seconda finale mondiale dopo il 1998. Al 7‟ Zinedine Zidane
portò in vantaggio i Francesi su calcio di rigore, al 19‟ pareggiò Marco Materazzi. I due saranno ancora protagonisti in
seguito: dieci minuti prima del fischio finale dei tempi supplementari, il capitano dei galletti si fece espellere per una
testata ai danni del difensore azzurro. L‟Italia si laureò campione del mondo per la quarta volta vincendo per 5 a 3 ai
calci di rigore. ( errore decisivo di David Trezeguet)
Rigore decisivo realizzato da Fabio Grosso
L‟edizione del 2010 si tenne in Sudafrica, per la prima volta nella storia fu giocato un campionato del mondo nel
continente Africano. Trionfò la Spagna, al suo primo titolo mondiale, battendo i Paesi Bassi in finale, per 1 a 0 dopo i
tempi supplementari, con un goal di Andrès Iniesta al 116°. Per la prima volta una squadra europea vinse fuori dal
proprio continente.
La vuvuzela, chiamata anche lepatata, è una trombetta
ad aria, solitamente di plastica, lunga circa 65 cm.
. Essa è comunemente usata in Sudafrica dai tifosi che assistono alle
partite di calcio ed è per questo divenuta una sorta di simbolo del calcio
stesso in quel paese, anche in virtù della falsa convinzione,
che fu sostenuta anche
dalla presidenza della FIFA, che la vuvuzela fosse nata come una riproduzione
in plastica del corno di antilope, che in Sudafrica era usato nella tradizione tribale.
L‟edizione del 2014 si è tenuta per la seconda volta in Brasile. Il mondiale brasiliano ha dato alla luce alcune novità,
come la tecnologia sulla linea di porta (in inglese Goal-line technology) per scongiurare i goal fantasma, il time-out
come necessità all‟eccessivo caldo (usato per la prima volta nell‟ottavo di finale tra Paesi Bassi e Messico) e gli spray in
dotazione agli arbitri, per far rispettare la posizione del Pallone e la distanza delle barriere nelle punizioni.
La finale ha visto contrapposte per la terza volta (finale più giocata nei campionati mondiali) L‟Argentina (che ha
sconfitto in semi finale l‟Olanda) e la Germania che ha sconfitto i padroni di casa del Brasile con un clamoroso 7 a 1 :
risultato storico (vittoria più larga in una semifinale mondiale).
Il titolo viene vinto dai tedeschi sugli argentini guidati da Leo Messi per 1 a 0 ai supplementari grazia alla rete di Mario
Gotze dopo un a partita giocata alla pari, che conquistano così il loro quarto titolo mondiale, eguagliando l‟Italia; La
Germania diventa la prima nazionale europea a vincere il torneo in Sudamerica.
LA COPPA DEI CAMPIONI
“ Certo l’idea di un campionato del mondo, o almeno d’Europa, per club, più esteso, più significativo, e meno
episodico della Mitropa cup* e più originale di un campionato D’Europa per squadre Nazionali, merita di essere
lanciata. Noi ci proveremo.”
( Bortolotti – giornalista Francese)
* (conosciuta in Italia con il nome di Coppa dell'Europa Centrale – o più semplicemente Coppa Europa è stata la più antica competizione
calcistica europea per squadre di club, disputatasi per la prima volta nel 1927 e per l'ultima volta nel 1992).
In origine l‟idea di calcio internazionale era indissolubilmente legata agli incontri fra le squadre nazionali. Col tempo
talune nazioni organizzarono manifestazioni comuni quali la coppa dell‟europa centrale (1927) la coppa Latina ( 1949)
e la Grasshoppers ( 1952), ma tali esperimenti si limitarono sempre a un‟area geografica di dimensioni contenute.
Il concetto di competizione paneuropea per formazioni di club nacque nel 1954, idea del quotidiano transalpino
L‟equipe, diretto da Gabriel Hanot, che propose a FIFA e UEFA l‟idea di un campionato fra maggiori club d‟Europa.
In un primo tempo le due associazioni (Fifa e Uefa) non si mostrarono entusiaste dell‟idea, il timore della Uefa era,
inizialmente, quello che un campionato europeo per club potesse oscurare sia i campionati nazionali, sia il nascente
Campionato Europeo per Nazioni.
La confederazione continentale decise pertanto di limitare il progetto, strutturandolo sul meccanismo dell‟eliminazione
diretta e ammettendo una sola società, indicata dalle federazioni nazionali, per ciascun paese.
Fu cosi che venne alla luce la Coppa dei Campioni d‟Europa, sotto la guida della Uefa.
A quella prima edizione presero parte su invito sedici formazioni provenienti dalle principali federazioni calcistiche.
Unica assenza di spicco fu quella della Football Association inglese, che non riteneva la nuova coppa all‟altezza del
blasone dei fondatori del football.
I primi campioni d‟Europa furono gli spagnoli del Real Madrid, che batterono i francesi del Reims davanti a
quarantamila spettatori.
Il successo di pubblico della prima edizione convinse cinque nuove nazioni, tra cui l‟Inghilterra, a entrare nella
manifestazione. L‟Uefa riuscì a imporre che ciascuna federazione presentasse il proprio campione in carica, con l‟unica
eccezione, che verrà peraltro abolita nel 1960, della possibile coincidenza nella quale la squadra già detentrice del titolo
di Campione d‟Europa vincesse il proprio campionato nazionale; in quel caso la seconda classificata in campionato
sarebbe stata ugualmente ammessa alla coppa.
Il torneo ebbe un rapido sviluppo. Nel volgere di pochi anni tutte le trentadue federazioni europee decisero di iscrivere i
propri campioni.
L‟entusiasmo fu tale che nel 1960 fu creata una identica manifestazione per le vincitrici delle coppe nazionali, la coppa
delle Coppe, la cui prima edizione fu vinta dalla Fiorentina ( coppa successivamente eliminata nel 1999, ultima edizione
vinta dalla Lazio).
Il primo successo italiano in coppa dei campioni è opera del Milan. Nel 1963, nello stadio di Wembley, la doppietta di
Altafini, che fissò il risultato sul 2-1 contro i campioni in carica del Benfica permise alla squadra rossonera di portare
per la prima volta il trofeo in Italia alzata da Cesare Maldini.
Nell‟edizione del 1964 la coppa fu vinta da un‟altra squadra milanese, l‟Inter che prevalse per 3-1 con due goal di
Mazzola e uno di Milani allo stadio del Prater di Vienna contro il Real Madrid.
L‟anno seguente l‟Inter tornò a vincere questa volta proprio a San Siro. Sotto una forte pioggia superò, infatti, il Benfica
per 1 – 0 con goal di Jair.
Il Real Madrid con, con il successo ottenuto nel 1966, fu l‟ultima squadra a sollevare il vecchio trofeo della coppa
campioni.
IL NUOVO TROFEO
È alto 73,5 cm, pesa 7.5 kg.
Una regola introdotta nella stagione 1968/69 permette di conservare la coppa solo a chi l'ha vinta
cinque volte o tre volte di fila. Pertanto, le uniche squadre a possederlo sono Real Madrid CF,
AFC Ajax, FC Bayern München, AC Milan e Liverpool FC. Con l'entrata in vigore delle
nuove regole, qualsiasi club vinca il trofeo per tre volte consecutive o cinque volte complessivamente,
riceve uno speciale marchio di riconoscimento e ricomincia il ciclo da capo.
Il trofeo che verrà sollevato allo Stadio Wembley di Londra è la quinta versione del modello
con l'attuale design.
Dopo aver consegnato l'originale al Real Madrid nel 1967, il segretario generale UEFA, Hans Bangerter, decise di creare un nuovo modello e
si affidò allo specialista Jürg Stadelmann di Berna.
"Io e mio padre Hans siamo andati da Bangerter e abbiamo coperto l'intero pavimento di disegni - ricorda Stadelmann -. Fece commenti
come: 'Ai bulgari piacerebbe il fondo della coppa, agli spagnoli piacerebbe quest'altro, mentre gli italiani preferirebbero quest'altro ancora e
i tedeschi vorrebbero un dettaglio così...". Abbiamo messo insieme i pezzi, come in un puzzle. È un design formato da più parti, ma mi piace,
e credo che piaccia a tutti".
"Ricordo che dovevo finire entro il 28 marzo - aggiunge Stadelmann -, perché stavo per sposarmi e partire in luna di miele a Los Angeles.
Per finire la coppa ho impiegato 340 ore. Io mi sono occupato dei lavori di rifinitura, mentre Fred Bänninger, l'incisore, l'ha terminata. In
tempo, tengo a sottolineare".
Nel 1969 torna ad imporsi il Milan di Nereo Rocco, che nella finale di Madrid batte l‟Ajax.
L‟Ajax era guidata da Rinus Michels e aveva in rosa, tra glia altri, Johan Cruijff: l‟allenatore aveva impostato la sua
squadra su un calcio fatto di completa partecipazione al gioco di tutti gli elementi in ogni momento dell‟incontro , e in
cui i ruoli non erano rigidamente definiti ma modificabili a seconda della situazione e della necessità ( il calcio totale ).
L‟Ajax si impose poi nel movimento calcistico europeo vincendo tre Coppe dei campioni consecutive.
Il calcio totale dell‟Ajax sembrava destinato a non tramontare fino a quando Cruijff scelse di seguire l‟ex allenatore
Michels al Barcellona, nel tardo 1973.
Dopo l‟Ajax fu il Bayern a dominare la competizione. Guidato da Franz Beckenbauer che guidò la squadra tedesca alla
vittoria di tre coppe dei campioni consecutive.
Alla fine degli anni settanta iniziò un periodo di dominio delle squadre Inglesi, la squadra che inizio questo ciclo fu il
Liverpool guidato da Bob Paisley, uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio, che raccolsero sei vittorie
consecutive ed un totale di sette vittorie in otto anni.
Ai successi in campo internazionale corrispondeva anche un elevato tasso delinquenziale di molti dei suoi tifosi ( gli
hooligans), autori di violenti raid teppistici sia in Inghilterra sia in altre zone dell‟Europa. Nonostante molte opposizioni
la finale della coppa dei campioni 1984-85 fu assegnata all‟Heysel di Bruxelles. Anche il quella edizione fu il Liverpool
a qualificarsi per la finale, dove trovò per il secondo anno di fila la squadra Campione d‟Italia, la Juventus. Gli
incidenti che precedettero la partita, costarono, tra i tifosi Italiani (32), francesi ( 4), belgi (2) e irlandesi (1), la vita di 39
persone e il bando quinquennale di tutte le squadre inglesi dalle competizioni europee, (eccettuato il Liverpool, per il
quale il bando fu per sei stagioni). La Juve vinse il titolo grazie a un rigore di Platini.
il provvedimento di esclusione fu applicato fino al 1990.
Sul finire degli anni 80 arriva nel panorama calcistico europeo il Milan guidato da Arrigo Sacchi. Nell‟ edizione del
1988-89 il nuovo Milan, con il trio olandese Van Basten-Gullit-Rijkaard tornò a vincere il trofeo.
Il Milan si confermò campiona anche nell‟edizione successiva.
Le squadre inglesi fecero ritorno nella massima competizione nei primi anni novanta, precisamente dalla stagione
1991/92, ma nessuna riuscì a superare gli ottavi di finale. La finale della coppa dei campioni 91/92, giocata a Wembley,
fu vinta dal Barcellona contro la Sampdoria ( prima vittoria per il club catalano).
LA NASCITA DELLA CHAMPIONS LEAGUE
In questi anni la formula della Coppa dei Campioni iniziò una rivoluzione. Nel 1992 la fase a gruppi fu rinominata
UEFA Champions League. Il successo della fase a gruppi ha determinato l‟aumento del numero delle squadre
partecipanti da 8 a 32, con partite che si disputano sia il martedì che il mercoledì in tutta Europa
Nell‟edizione 92/93, la prima edizione della cosiddetta UEFA Champions League (trentottesima edizione della coppa
dei campioni) a vincere il trofeo fu l‟Olympique Marsiglia.
Nella finale dell‟edizione del 93/94 il Milan sconfisse il Barcellona per 4 a 0 grazie alla doppietta di Massaro e ai goal
di Savicevic e Desailly, conquistando così il loro quinto titolo Europeo. In tale stagione fu inoltre introdotta una
modifica al regolamento: dopo i primi due turni disputati a eliminazione diretta vi erano due gironi, in cui quattro
squadre, le prime due classificate, si affrontavano in semifinali incrociate, in gara unica, per determinare le finaliste.
Il 22 maggio 1996 di nuovo una squadra Italiana, a undici anni dalla vittoria a Bruxelles, tornò a vincere la Juventus,
guidata in panchina da Marcello Lippi.
Nello stesso anno entrò in vigore la legge Bosman, essa permetteva a tutti i calciatori dell‟unione Europea di trasferirsi
gratuitamente alla fine del loro contratto, ma l‟impatto più importante fu subito dalla Champions League. La sentenza
Bosman proibiva infatti alle leghe calcistiche nazionali degli stati UE, e anche UEFA, di porre un tetto al numero di
calciatori stranieri qualora ciò discriminasse cittadini dell‟ Unione Europea.
Nell‟edizione del 1997-98 l‟Uefa aprì le porte della Champions League alle seconde classificate degli otto migliori
campionati continentali.
Nell‟edizione 1999/2000 ci fu un nuovo mutamento della formula, la Champions League venne aperta da allora anche
alle terze classificate delle sei principali federazioni e alle quarte classificate delle migliori tre.
Dopo aver dominato la competizione durante gli anni novanta, Milan e Juventus avevano vissuto una crisi, culminata
nell‟edizione 2000/01, quando nessuna squadra italiana raggiunse i quarti di finale.
La tendenza fu invertita nella Champions League 2002/03, in cui, delle quattro semifinaliste, tre erano Italiane (Milan,
Juventus e Inter). In semifinale ci fu il primo storico derby europeo tra le milanesi. Alla fine prevalse il Milan. Nell‟altra
semifinale la Juventus affrontò Il Real Madrid, e grazie alle reti di Trezeguet, Del Piero e Nedved andò in finale con il
Milan.
Ad aggiudicarsi il trofeo fu il Milan, di nuovo campione dopo nove anni. In finale il 28 maggio all‟Old Trafford di
Manchester sconfissero ai calci di rigore la Juventus.
Nel 2007 il settimo successo per il Milan, che dopo un‟estate caratterizzata dallo scandalo, fu costretto a partire dal
terzo turno preliminare. Allo stadio olimpico di Atene, proprio come nel 1994, la formazione italiana replicò 13 anni
dopo.
L‟edizione 2009/10 fa registrare la vittoria dell‟Inter di José Mourinho che torna a vincere il trofeo dopo 45 anni. Per i
nerazzurri è la terza Coppa dei Campioni della storia, la prima da quando ha cambiato denominazione in Uefa
Champions League. In finale l‟Inter affronta il Bayer Monaco. I due club si affrontano dopo essere diventati entrambi
campioni del proprio campionato e della coppa nazionale, arrivando tutte e due a conseguire la doppietta. In finale
l‟Inter vince con una doppietta di Milito. I nerazzurri diventano cosi la prima squadra italiana a centrare il treble,
impresa che cinque anni dopo non raggiungerà la Juve a causa della sconfitta in finale contro il Barcellona.
‘’io senza calcio non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant’anni, all’aria aperta, ad insegnare
pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire.”
Z.Zeman
Un ringraziamento particolare al Presidente Marco, ai miei colleghi istruttori e a tutti i bambini e ragazzi che in
questi anni mi hanno regalato affetto e stima.