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Torino
Chiesa di San Domenico
Mercoledì 22.IX.2010
ore 17
FestivalJosquin
Ensemble Odhecaton
Paolo Da Col direttore
Compère
Des Près
Weerbecke
MITO SettembreMusica
Quarta edizione
È un progetto di
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tramite il rimboschimento di aree
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realizzati in paesi in via di sviluppo.
con la creazione e tutela di
foreste in crescita nel Parco Rio
Vallone in Provincia di Milano,
e in Madagascar.
De Passione
Mottetti dalla raccolta Motetti B, Venezia, Ottaviano Petruccci, 1503
Loyset Compère
(1445 ca-1518)
In nomine Jesu (Officium de Cruce, Horae Sanctae Crucis) a 4, in 9 parti
Josquin Des Près
(1450 ca-1521)
Qui velatus facie fuisti (Horae de Passione Domini, San Bonaventura) a 4, in 6 parti
Josquin Des Près
O Domine Jesu Christe (Officium de Passione, Sancti Gregorii precationes) a 4,
in 5 parti
Gaspar van Weerbecke
(1445 ca-post 1517)
Tenebrae factae sunt a 4
Josquin Des Près
Tu solus qui facis mirabilia a 4
Stabat Mater a 5 (Motetti de la corona Libro Tertio, Fossombrone,
Ottaviano Petrucci, 1519)
Ensemble Odhecaton
Alessandro Carmignani, Raoul Le Chenadec,
Gianluigi Ghiringhelli, Renzo Bez, controtenori
Alberto Allegrezza, Fabio Furnari,
Mauro Collina, Paolo Fanciullacci, Vincenzo Di Donato, tenori
Marco Scavazza, Mauro Borgioni, baritoni
Giovanni Dagnino, Marcello Vargetto, Enrico Bava, bassi
Paolo Da Col, direttore
In nomine Jesu
In nomine Jesu omne genuflectatur,
caelestium, terrestrium, et infernorum,
quia Dominus factus est pro nobis
oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis.
Adoramus te Christe et benedicimus tibi,
quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Qui passus est pro nobis,
miserere nobis.
Patris sapientia, veritas divina,
Deus homo captus est hora matutina.
Notis a discipulis cito derelictus,
a Iudaeis traditus, venditus et afflictus.
Hora prima ductus est Jesus ad Pilatum,
et a falsis testibus multum accusatum,
colaphis percutiunt manibus ligatum,
vultum Dei conspuunt lumen caeli gratum.
Crucifige, clamitant hora tertiarum:
illusus induitur veste purpurarum,
caput eius pungitur corona spinarum.
Crucem portat humeris ad locum poenarum.
Hora sexta Iesus est in cruce clavatus
et est cum latronibus morti deputatus.
Prae tormentis sitiens felle saturatus,
agnus crimen diluens sic ludificatus.
Hora nona Dominus Iesus expiravit,
Heli clamans, spiritum patri commendavit.
Latus eius lancea miles perforavit,
terra tunc contremuit et sol obscuravit.
De cruce deponitur hora vespertina.
Fortitudo latuit in mente divina,
talem mortem subiit vitae medicina.
Heu, corona gloriae iacuit supina.
Hora completorii datur sepulturae,
corpus Christi nobile, spes vitae futurae
conditur aromate: complentur Scripturae.
Iugis sit memoria mors mihi curae.
Qui velatus facie fuisti
Qui velatus facie fuisti
et penurias sustinuisti,
sol iusticiae,
flexis illusus genibus,
caesus quoque verberibus.
Nel nome di Gesù si inchini tutto,
il cielo, la terra e gli inferi,
poiché il Signore si è fatto per noi
obbediente fino alla morte, anzi alla morte in croce.
Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo,
perché attraverso la tua santa croce hai redento il mondo.
Tu che per noi hai sofferto,
abbi pietà di noi.
Saggezza del Padre, verità divina,
il Dio uomo fu preso nell’ora del mattino.
Dai suoi discepoli venne presto abbandonato,
dai Giudei tradito, venduto ed umiliato.
All’ora prima Gesù fu condotto da Pilato,
e accusato più volte da falsi testimoni.
Legate le mani, lo colpiscono con pugni,
coprono di sputi il volto di Dio, amata luce del cielo.
Crocifiggilo, gridano all’ora terza:
schernito, è ricoperto da una veste purpurea,
il suo capo è trafitto da una corona di spine.
Porta sulle spalle la croce al luogo del supplizio.
All’ora sesta Gesù è inchiodato sulla croce
ed è destinato a morte con i ladroni.
Assetato a causa delle torture, è saziato col fiele,
l’agnello che su di sé prende il peccato così è schernito.
All’ora nona il Signore Gesù spirò,
invocando il Padre suo, gli affidò l’anima.
Con una lancia un soldato trafisse il suo fianco,
allora la terra tremò e il sole si oscurò.
Dalla croce nell’ora del vespro è deposto.
Fortezza venne meno nella mente divina,
la salvezza dell’uomo tale morte seguì.
Ohimè, la corona della gloria giacque supina.
All’ora di compieta viene dato alla sepoltura
il nobile corpo di Cristo, speranza di una vita futura,
viene unto di aromi: le Scritture si compiono.
La sua morte mi sia perenne memoria del suo amore.
Tu, il cui volto fu velato [di lacrime e sangue],
tu che soffristi le privazioni,
o sole di giustizia,
in ginocchio schernito
e percosso a vergate.
Te petimus attencius,
esto nobis propicius
et per tuam clementiam,
perducas nos ad gloriam.
Hora, qui ductus tertia,
fuisti ad supplicia,
Christe, ferendo humeris
crucem pro nobis miseris,
fac sic te nos diligere
sanctamque vitam ducere,
ut valeamus requie
frui caelestis patriae.
In flagellis potum fellis
bibisti amarissimum.
Omni genti recolenti
tuae mortis suplicium,
da virtutem et salutem,
Christe, redemptor omnium.
Honor et benedictio
sit crucifixo Filio,
qui suo suplicio
nos redemit ab inferno.
In amara crucis ara
fudisti rivos sanguinis,
Iesu Christe, Rex benigne,
consors paterni luminis.
Sanguis Christi, qui fuisti
peremptor hostis invidi,
fac nos ire et venire
ad cenam Agni providi.
Qui jacuisti mortuus
in petra rex innocuus,
fac nos in te quiescere,
semperque laudes reddere.
Succurre nobis, Domine,
quos redemisti sanguine,
et duc nos ad caelestia,
aeternae pacis gaudia.
Christum ducem, qui per crucem
redemit nos ab hostibus,
laudet cetus noster laetus,
exultet caelum laudibus.
Pena fortis tuae mortis
et sanguinis effusio,
corda terant, ut te quaerant,
Iesu, nostra redemptio.
Noi ti imploriamo: volgiti a noi,
sii a noi propizio
e attraverso la tua misericordia
conducici alla gloria.
O Cristo, nell’ora terza,
in cui fosti condotto al supplizio,
portando sulle braccia
la croce per noi miseri,
fa sì che noi possiamo rivolgerci a te
e condurre una vita santa,
affinché possiamo godere della pace
nella patria celeste.
Fra i supplizi bevesti
un’amarissima pozione di fiele.
Dona virtù e salvezza
a tutti coloro che meditano
sul supplizio della tua morte,
o Cristo, redentore di tutti noi.
Siano resi onore e benedizione
al Figlio crocifisso,
che con la sua pena
ci ha redenti dall’inferno.
Sull’altare amaro della croce
effondesti fiumi di sangue,
o Gesù Cristo, Re benigno,
e [ora] godi la sorte beata nella luce del Padre tuo.
Sangue di Cristo, che fosti
colui che sconfisse il nemico invidioso,
fa che noi possiamo venire
ed essere ammessi alla cena dell’Agnello provvidente.
Tu che giacesti morto nel sepolcro
serrato dal masso, o re senza colpa,
fa che noi possiamo riposare in te,
e che sempre possiamo renderti lode.
Soccorrici, o Signore,
tu che ci hai redento con il sangue,
e conducici alle gioie celesti
della pace eterna.
O Gesù, nostra guida, tu che mediante la croce
ci hai redenti dai nemici,
ti lodino felici tutti i mortali,
e il cielo esulti di canti.
La pena per la tua morte violenta
e l’effusione del [tuo] sangue
si imprimano nei cuori, affinché essi implorino,
o Gesù, la nostra redenzione.
Per felices cicatrices,
sputa, flagella, verbera,
nobis grata sint collata
aeterna Christi munera.
Nostrum tangat cor, ut plangat,
tuorum sanguis vulnerum,
in quo toti simus laeti,
conditor alme siderum.
Passionis tuae donis,
Salvator, nos inebria.
Ac etiam dare velis,
beata nobis gaudia.
O Domine Jesu Christe
O Domine Jesu Christe,
adoro te in cruce pendentem
et coronam spineam in capite portantem.
Deprecor te, ut ipsa crux liberet me
ab angelo penitente.
O Domine Jesu Christe
adoro te in cruce vulneratum,
felle et aceto potatum.
Deprecor te, ut tua vulnera
sint remedium animae meae.
O Domine Jesu Christe,
adoro te in sepulcro positum,
myrrha et aromatibus conditum.
Deprecor te, ut tua mors sit vita mea.
O Domine Jesu Christe,
pastor bone, justos conserva,
peccatores justifica,
omnibus fidelibus miserere,
et propicius esto mihi peccatori.
O Domine Jesu Christe,
propter illam amaritudinem,
quam pro me sustinuisti in cruce,
maxime in illa hora,
quando sanctissima anima tua
egressa est de corpore tuo,
miserere animae meae
in egressu suo.
Amen.
Mediante le tue cicatrici,
gli sputi, i colpi, le frustate [che ricevesti],
ci siano offerti i graditi
doni eterni di Cristo.
Il nostro cuore sia toccato, affinché pianga
le tue ferite sanguinanti
per le quali noi tutti troviamo ragione di letizia,
o benigno creatore degli astri.
Inebriaci, o Salvatore,
dei doni della tua Passione.
E inoltre voglia tu donarci
le gioie della beatitudine.
O Signore Gesù Cristo,
adoro te inchiodato alla croce
e coronato di spine.
Ti supplico, che quella stessa croce mi liberi
dall’angelo penitente.
O Signore Gesù Cristo,
adoro te ferito in croce,
dissetato con fiele e aceto.
Ti supplico che le tue ferite
siano rimedio all’anima mia.
O Signore Gesù Cristo,
adoro te deposto nel sepolcro,
sepolto con mirra e aromi.
Ti supplico che la tua morte sia la mia vita.
O Signore Gesù Cristo,
buon pastore, conserva i giusti,
assolvi i peccatori,
abbi misericordia di tutti i fedeli
e sii indulgente con me peccatore.
O Signore Gesù Cristo,
per quella pena
che per me hai sopportato in croce,
soprattutto in quell’ora,
quando la tua santissima anima
uscì dal corpo,
abbi pietà della mia anima
nel momento estremo.
Amen.
Tenebrae factae sunt
Tenebrae factae sunt,
o bone Jesu,
dum te crucifixissent Judaei.
Et circa horam nonam exclamasti voce magna:
Deus, Deus meus, ut quid dereliquisti me?
Et inclinato capite emisisti spiritus.
Cum ergo accepisses acetum
dixisti: consumatum est.
Tu solus qui facis mirabilia
Tu solus qui facis mirabilia,
tu solus Creator, qui creasti nos,
tu solus Redemptor, qui redemisti nos
sanguine tuo pretiosissimo.
Ad te solum confugimus,
in te solum confidimus
nec alium adoramus,
Jesu Christe.
Ad te preces effundimus
exaudi quod supplicamus,
et concede quod petimus,
Rex benigne.
D’ung aultre amer,
nobis esset fallacia:
magna esset stultitia
et peccatum.
Audi nostra suspiria,
reple nos tua gratia,
o Rex regum,
ut ad tua servitia
sistamus cum laetitia
in aeternum.
Stabat Mater
Stabat Mater dolorosa
Iuxta crucem lacrimosa,
Dum pendebat Filius.
Cuius animam gementem,
Contristatam et dolentem
Pertransivit gladius.
Scesero le tenebre,
o buon Gesù,
quando i Giudei ti crocifissero.
E verso l’ora nona gridasti a gran voce:
Dio mio, perché mi hai abbandonato?
E chinato il capo, rendesti lo spirito.
Quando poi prendesti l’aceto,
dicesti: è compiuto.
Tu solo, che compi meraviglie,
tu solo Creatore, che ci creasti,
tu solo Redentore, che ci hai redento
per mezzo del tuo preziosissimo sangue.
Ci rifugiamo in te solo,
in te solo abbiamo fiducia,
e non rendiamo lode a nessun altro,
o Gesù Cristo.
Verso di te salgono le nostre preghiere:
esaudisci le nostre suppliche,
concedici ciò che ti impetriamo,
o Re benigno.
Da un altro amore
siamo fallacemente attratti:
a causa della nostra grande stoltezza
fonte di peccato.
Ascolta i nostri sospiri,
riempici della tua grazia,
o Re dei re:
affinché restiamo lieti
al tuo servizio
per l’eternità.
Stava la Madre addolorata,
in lacrime, innanzi alla croce
durante l’agonia del figlio,
la cui anima gemente,
rattristata e dolente
era trapassata da una spada.
O quam tristis et afflicta
Fuit illa benedicta
Mater Unigeniti!
Quae moerebat et dolebat,
Et tremebat, cum videbat
Nati poenas incliti.
Quis est homo, qui non fleret,
Christi Matrem si videret
In tanto supplicio?
Quis non posset contristari,
Piam Matrem contemplari
Dolentem cum Filio?
Pro peccatis suae gentis
Vidit Jesum in tormentis
Et flagellis subditum.
Vidit suum dulcem natum
Morientem, desolatum,
Dum emisit spiritum.
Eja, Mater, fons amoris,
Me sentire vim doloris
Fac ut tecum lugeam.
Fac ut ardeat cor meum
In amando Christum Deum,
Ut sibi complaceam.
Virgo virginum praeclara,
Mihi iam non sis amara,
Fac me tecum plangere.
Fac ut portem Christi mortem,
Passionis fac consortem
Et plagas recolere.
Fac me plagis vulnerari,
Fac me cruce hac inebrari,
Ob amorem Filii.
Inflammatus et accensus
Per te, Virgo, sim defensus,
In die Iudicii.
Fac me cruce custodiri,
Morte Christi praemuniri,
Confoveri gratia.
Quando corpus morietur,
Fac ut animae donetur
Paradisi gloria.
Amen.
O quanto triste ed afflitta
era la benedetta
Madre dell’Unigenito!
Lei che gemeva e si doleva
e tremava, mentre vedeva
le pene del suo nobile figlio.
Qual è l’uomo che non piangerebbe
nel vedere la Madre del Cristo
in così grande supplizio?
Chi non si rattristerebbe
nel vedere la Madre pietosa
soffrire col figlio?
Vede Gesù sottoposto
a flagelli e tormenti
per i peccati del suo popolo.
Vede il suo dolce figlio
morire abbandonato
mentre ha reso lo spirito.
Orsù Madre, fonte d’amore,
fai che io possa sentire
la forza del tuo dolore per piangere con te.
Fa che il mio cuore arda d’amore
per Cristo Iddio,
così da compiacerlo.
Vergine tra le vergini,
non essere aspra con me,
fammi piangere con te.
Fa che io provi la morte di Cristo,
fammi compagno della Passione
e rivivere le sue ferite.
Fa che io sia ferito delle sue piaghe,
che io sia inebriato da questa croce
per amore del figlio.
Le fiamme d’inferno non mi avvicinino,
per tuo tramite, o Vergine,
fai che io sia difeso nel giorno del Giudizio.
Fa che io sia custodito dalla croce
protetto dalla morte del Cristo,
riscaldato dalla grazia.
Quando il corpo morirà,
che alla mia anima sia concessa
la gloria del paradiso.
Amen.
el maggio 1503 Ottaviano Petrucci, “inventore” della stampa musicale, pubbliN
cava a Venezia la raccolta Motetti de Passione, de Cruce, de Sacramento, de
Beata Virgine et huiusmodi, (contrassegnata con la lettera B in quanto seconda raccolta di mottetti stampata dalla sua tipografia). I musicisti rappresentati nell’antologia erano tutti franco-fiamminghi, i cantori “oltremontani” ai quali in Italia era
riconosciuto il primato assoluto nella tecnica compositiva della polifonia vocale: i
«veri maestri della musica», nelle parole di Francesco Guicciardini.
Il programma odierno ne presenta tre, che in Italia operarono in prima persona
negli ultimi trent’anni del XV secolo.
Josquin Des Près fa la sua apparizione a Milano nei primi anni Ottanta del Quattrocento, entrando in contatto con il grande teorico e compositore Franchino Gaffurio, in quel tempo maestro della Cappella del Duomo. Sicuramente è al servizio
del cardinale Ascanio Sforza negli anni 1484/1485, mentre sul periodo immediatamente precedente i documenti danno informazioni apparentemente contraddittorie. Dal 1489 al 1495 è nella Cappella Papale a Roma. Ma i contatti con Ascanio
e la famiglia Sforza punteggiano la carriera del musico, come si deduce dalle periodiche registrazioni di presenze e relazioni. Oltre a Roma, l’altra grande tappa italiana è Ferrara, dove è membro della Cappella di Ercole d’Este; è composta in suo
omaggio la famosa Messa Hercules Dux Ferrariae.
A Milano era stato preceduto da un compositore che potremmo davvero chiamare
italiano d’adozione: Gaspar van Weerbecke. Arrivò alla corte sforzesca nell’inverno
del 1471; nel 1474 ricopriva già la carica di vice-abate dei 18 “cantori di camera”
che, insieme ai 22 “cantori di cappella” diretti dall’abate Antonio Guidati, venivano proprio in quegli anni a costituire, grazie anche ai reclutamenti operati nel Nord
Europa da Weerbecke stesso, quella che fu una delle più numerose e importanti istituzioni musicali italiane del tempo. Dal 1480 al 1489 fu cantore alla Cappella Papale.
Anch’egli mantenne sempre i contatti con Milano e con l’Italia, ritornandovi periodicamente.
Se a Roma Weerbecke fu, seppur per un breve periodo, collega di Josquin Des Près,
a Milano lo era stato del terzo compositore oggi in programma, Loyset Compère.
Assunto in organico grazie alle segnalazioni richieste nientemeno che a Ockeghem
da Galeazzo Maria Sforza, dal 1474 al 1477 Compère prestò la sua opera in veste
di “cantore di cappella”, quindi nel gruppo destinato a occuparsi delle funzioni
sacre nel Castello. Come molti altri musici fu licenziato all’inizio del 1477, quando
la corte decise il ridimensionamento della Cappella dopo l’assassinio di Galeazzo
(avvenuto nel settembre 1476).
Delle composizioni di Josquin, Weerbecke e Compère, sono riuniti nei Motetti B di
Petrucci alcuni mottetti incentrati sul tema cruciale della Passione, a comporre
un’ideale monografia sonora; monografia che per noi ha il valore aggiunto di uno
sguardo su un momento straordinario della civiltà musicale europea e italiana, in
particolare sul momento irripetibile vissuto da Milano nella seconda metà del Quattrocento.
Il ciclo O Domine Jesu Christe (in cinque parti) di Josquin e il mottetto Tenebrae factae
sunt di Weerbecke conferiscono all’intonazione polifonica una solenne gravità che
rifugge dal gusto per l’invenzione contrappuntistica e aderisce alle inflessioni del
testo. La preghiera individuale, espressione autentica di una religiosità cristocentrica, imperniata sulla contemplazione della Passione di Cristo e sul mistero della sua
incarnazione, diviene preghiera collettiva attraverso la solenne polifonia omofona
e accordale.
Un altro rilevante elemento colloca la genesi del ciclo O Domine in un contesto
devozionale “nordico”. Il suo testo è certamente tratto da un Libro d’Ore, uno di
quei volumi di dimensioni ridotte, assai diffusi in Francia e nei Paesi Bassi ma
anche nel resto d’Europa, che accompagnavano quotidianamente i fedeli che
potevano in tal modo seguire la messa o recitare uffici laici. Tra basso Medioevo
e Rinascimento il Libro d’Ore, legato per i testi al breviario e alla prassi liturgica,
conobbe una diffusione ancor più capillare nel Nord Europa, dove si svilupparono
nuove espressioni di devozione privata e quella spiritualità intimista cui mirava la
devotio moderna. Numerosi Libri d’Ore di area franco-fiamminga riportano, tra le
orazioni, il popolare ciclo delle sette preghiere attribuite a San Gregorio Magno,
rivolte secondo la tradizione dal Santo, durante la consacrazione, al Cristo della
Passione che gli era apparso, segno della sua autentica presenza nell’Eucaristia. Le
sette brevi preghiere, tutte inizianti con l’invocazione O Domine Jesu Christe, venivano recitate per la richiesta di indulgenze e rappresentavano un’espressione di
devozione eucaristica.
Il titolo di Officium de Passione spetterebbe invece a pieno diritto al ciclo di Josquin
Qui velatus facie fuisti; il suo testo distribuisce in sei mottetti parte degli inni del
duecentesco Officium o Horae de Passione Domini, attribuito al francescano San
Bonaventura (la tradizione indica nel re San Luigi IX il committente) e ricorrente
in Libri d’Ore francesi e borgognoni. Meno puntuale è qui, rispetto al ciclo O Domine,
l’adesione al testo della veste musicale, che appare più variegata e frammentata.
Frequenti sono le sezioni omoritmiche in tempo ternario, come pure gli episodi
contrappuntistici o l’alternanza di brevi bicinia, ossia di interventi a due voci (perlopiù basso-tenore/alto-canto). Una progressione discendente (“In flagellis potum
fellis bibisti amarissimum”), di verso opposto a quelle di O Domine, spegne mestamente la tensione con la quale si apre la terza parte e precede la sezione Honor et
benedictio, cuore dell’Officium. La stessa sezione, rigorosamente accordale e terminante con un disegno “doloroso”, tipico di Josquin, di terze discendenti (come
nella chiusa della ben nota Déploration de Johannes Okeghem), comparirà come
preghiera eucaristica per l’Elevazione nel suo Sanctus de Passione pubblicato tra i
Fragmenta missarum, editi da Petrucci nel 1505.
Sobrietà di mezzi ancor maggiore è impiegata in Tenebrae di Weerbecke, autore di
un mottetto scarno, dalle tinte scure, aderente al dettato evangelico della morte di
Cristo.
Più vivacemente descrittivo e narrativo è l’intenso ciclo de Cruce musicato da
Compère, la cui composizione viene collocata nell’ambito della corte milanese di
Galeazzo Maria Sforza. Anche in questo ciclo il testo, che è rappresentato da una
serie di inni in rima componenti una serie di Horae Sanctae Crucis (o Horae canonicae
Salvatoris), è probabilmente desunto da un Libro d’Ore. A ogni ora canonica corrisponde un quadro, come in una collana di miniature musicali: cattura, oltraggio,
condanna, crocifissione, ferimento, morte, deposizione e sepoltura di Cristo.
È un’altra stampa petrucciana, il terzo libro dei Motetti de la corona (1519), una
delle fonti della sequenza Stabat Mater musicata da Josquin, nella quale il compositore utilizza come cantus firmus non una melodia gregoriana, come più consuetamente accadeva, bensì la melodia del tenore della chanson Comme femme
desconfortée di Gilles Binchois, quasi a rendere ancor più terrena e condivisibile la
sofferenza della Vergine.
Paolo Da Col – Angelo Rusconi
Un’“entrée fracassante” nel mondo della polifonia rinascimentale, secondo le parole della rivista francese «Diapason».
L’Ensemble Odhecaton, sin dal suo esordio nel 1998, ha ottenuto alcuni dei più
prestigiosi premi discografici e il riconoscimento, da parte della critica, di aver
inaugurato nel campo dell’esecuzione polifonica un nuovo atteggiamento interpretativo, che fonda sulla declamazione della parola la sua lettura mobile ed espressiva della polifonia.
L’ensemble vocale prende il suo nome da Harmonice Musices Odhecaton, prima edizione di musica pubblicata a Venezia da Ottaviano Petrucci nel 1501.
Il suo repertorio d’elezione è rappresentato dalla produzione musicale di compositori italiani e fiamminghi attivi in Italia tra Quattro e Cinquecento.
Odhecaton riunisce alcune delle migliori voci maschili italiane, specializzate nell’esecuzione della musica rinascimentale e preclassica, sotto la direzione di Paolo Da
Col. L’ensemble ha registrato in cd sei programmi, dedicati rispettivamente a musiche di Nicolas Gombert, Heinrich Isaac, Josquin Des Près, Francisco de Peñalosa,
Loyset Compère, e alla riscoperta del ricco repertorio dei compositori spagnoli e
portoghesi che durante il Seicento furono maestri di cappella nelle isole Canarie.
Con questi programmi Odhecaton è stato ospite di alcune delle principali rassegne di
tutta Europa. Il cd dedicato a Josquin Des Près ha ottenuto i riconoscimenti Diapason
d’Or (2003) e Choc attribuiti dalle riviste francesi «Diapason» e «Le Monde de la
Musique»; il cd con musiche di Isaac è stato segnalato come disco del mese dalle
riviste italiane «Amadeus» e «Cd Classics» ed è stato nominato Cd of the Year 2003
dalla rivista internazionale «Goldberg»; il cd Un libro de horas de Isabel la Catolica ha
ricevuto 5 Diapason d’Or.
L’ensemble vocale si avvale della collaborazione di alcuni tra i migliori strumentisti specializzati in questo repertorio, tra i quali Bruce Dickey e il Concerto Palatino,
Gabriele Cassone e l’Ensemble Pian & Forte, Liuwe Tamminga, Paolo Pandolfo,
Jakob Lindberg, La Reverdie.
Cantante, organista, direttore e musicologo, Paolo Da Col ha compiuto studi
musicali e musicologici a Bologna, rivolgendo sin da giovanissimo i propri interessi al repertorio della musica rinascimentale e barocca. Ha fatto parte per oltre
vent’anni di numerose formazioni vocali italiane, tra le quali la Cappella di San
Petronio di Bologna e l’Ensemble Istitutioni Harmoniche. Dal 1998 dirige l’Ensemble
Odhecaton, oltre ad altre formazioni vocali e strumentali specializzate nel repertorio
barocco. È docente al Conservatorio di Trieste.
Ha curato con Iain Fenlon l’edizione dell’opera Le Istitutioni Harmoniche di
Gioseffo Zarlino (1558), il più rappresentativo trattato teorico musicale del
Rinascimento.
Dirige con Luigi Ferdinando Tagliavini la rivista «L’Organo», collabora in qualità di
critico musicale con il «Giornale della Musica» e con altre riviste specializzate, è
responsabile del catalogo di musica dell’editore Arnaldo Forni di Bologna, curatore
di edizioni di musica strumentale e autore di saggi sulla storia della vocalità rinascimentale e preclassica.
Se desiderate commentare questo concerto, potete farlo
su blog.mitosettembremusica.it o sul sito www.sistemamusica.it
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