Joseph Rudyard Kipling - loggia massonica trionfo ligure

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Joseph Rudyard Kipling - loggia massonica trionfo ligure
Joseph Rudyard Kipling
Joseph "Rudyard" Kipling, nacque a Bombay, in India, il 30 Dicembre 1865, da genitori
inglesi ivi trasferitisi per motivi professionali.
Nacque in quel momento uno dei personaggi più significativi nell'ambito della letteratura
inglese, grande iniziato e punto fermo della Massoneria Universale moderna.
A 5 anni fu mandato in Inghilterra, per ricevere un'istruzione adeguata; studiò a Londra e,
successivamente, in un college del North Devon; questo fu per lui un periodo terribilmente
triste in quanto, ragazzo molto sensibile, soffriva della mancanza dei genitori, ancora
molto impegnati in India.
Finito il college, Joseph ritornò finalmente in India, a Lhaore, dove pur essendo
giovanissimo, diventò vicedirettore della "Civil and Military Gazette", importante
notiziario informativo in lingua inglese.
Egli rimase profondamente colpito ed estasiato dalla tipicità di quel paese, trovò nelle
piccole cose comuni della strada e nelle persone di tutti i giorni, le più frequenti basi per
le sue storie e i suoi poemi.
Il suo ingresso nell'istituzione massonica avvenne nel 1886 quando egli, ancora ventenne,
non aveva conseguito la maggiore età.
Ciò avvenne però ugualmente in quanto fu presentato da due colonnelli dell'esercito
inglese che gli fecero da garanti.
La scelta di essere iniziato Libero Muratore fu per lui forte e decisa poiché anche suo
padre era massone.
L'iniziazione avvenne nell' Aprile del 1886 nella "Hope and Perseverance" n.782
all'oriente di Lhaore, loggia di cui fu subito segretario.
Negli anni successivi, molti spostamenti per motivi di lavoro portarono Kipling a
frequentare assiduamente diverse logge in tutta l'India, paese allora molto eterogeneo, e
ciò diede sicuramente al Kipling massone un’impronta che egli manterrà per tutta la vita.
L'anno 1889 vide il suo definitivo ritorno in Inghilterra, paese in cui rimase fino al suo
matrimonio e in cui intrattenne fitti rapporti con altri importanti letterati del tempo, primo
fra tutti Arthur Conan Doyle, anchegli massone e famosissimo creatore di Sherlock
Holmes.
Nel 1892 si sposò con Caroline Balestier e si trasferì nel Vermount negli Stati Uniti, ove
rimase quattro anni, fino al 1896 anno durante il quale ritornò in Inghilterra.
Cominciò in seguito a viaggiare come inviato di guerra in numerose nazioni tra cui il
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Sudafrica, l'Italia e la Francia, continuando però nel frattempo a frequentare con
devozione ed assiduità l'Istituzione alla quale era così attaccato.
Nel 1900 entrò nella Società dei Rosacroce e nel 1910 fu tra i fondatori di una loggia,
la"Authors" n.3456.
Avendo ricevuto, primo tra gli scrittori inglesi, nel 1907 il premio Nobel per la
Letteratura, venne invitato a presenziare ai lavori di numerose logge di cui diverrà poi
socio onorario (tra tutte ricordiamo la famosa Loggia "Motherland" n.3861 all'or. di
Londra).
Lo sconforto per la ravvicinata perdita dei due figli lo fece fortemente tentennare ma,
anche in questo caso, i Fratelli di Loggia furono con lui per sostenerlo dopo questo dolore
immenso, aiutandolo a ritrovare la forza morale per continuare la professione e rinsaldare
la sua profonda vocazione di Framassone.
Joseph "Rudyard" Kipling, muore nel 1936, dopo una lunga malattia che strapperà al
mondo letterario e soprattutto alla Fratellanza Universale uno dei suoi più grandi
esponenti in senso assoluto.
Kipling: La Massoneria
Come anticipato in precedenza, l'iniziazione di Kipling avvenne nell'aprile del 1886, tra le
colonne della Loggia "Hope and Perseverance" di Lhaore, officina estremamente
eterogenea, composta da Fratelli di almeno cinque confessioni diverse e con differenti
caratteristiche sociali, si trovavano, infatti, in essa componenti di religione Mussulmana,
Ebraica, Cattolica, Induista e Shik ed, altresì, vi erano Fratelli militari, agricoltori,
popolani e di alto censo.
Questa loggia rappresentò quindi per lui, uomo di grande tolleranza e di buona indole, la
perfetta sintesi di ciò che in buona sostanza definisce ancora oggi l'essenza Massonica:
Tolleranza, Fratellanza e Uguaglianza.
A Lhaore, la gente credeva che nella Loggia ci fosse qualcosa di magico; infatti si
pensava che solo in questo modo persone di così differenti caste e di diversa religione
potessero convivere in grande fraternità e armonia, diventando addirittura un esempio per
il mondo profano.
Dopo un solo mese, nel maggio dello stesso anno, si ebbe il suo passaggio al superiore
grado di Compagno di Mestiere e, sette mesi più tardi, quello ulteriore a Maestro.
Segretario e Direttore delle Cerimonie nel febbraio del 1887, dovette però lasciare la sua
amata Officina in quanto pressanti impegni di lavoro lo portarono a trasferirsi ad
Allahbad, lì entrò nella loggia "Indipendence with Fidelity" n. 391, ove restò fino al suo
definitivo ritorno in Inghilterra nel 1889. Tristissimo fu il suo addio all’amata terra
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orientale.
Appena giunse a Londra, venne chiamato tra le colonne della più antica e famosa Loggia
del mondo, la "Cannongate Kilwinning" n.02, di cui divenne membro onorario.
Il lavoro lo portò inviato di guerra in Sudafrica e lì, insieme a Sir Arthur Conan Doyle,
dottore in un ospedale da campo, fondò nel 1900 un'officina cui fu dato nome di
"Emergency Lodge".
Nel 1900, rientrato in Inghilterra, entrò a far parte della Società dei Rosacroce, momento
questo che gli permise di ampliare notevolmente le sue conoscenze esoteriche e di
conseguenza migliorarsi anche sotto il profilo massonico.
Il suo assiduo lavoro di grande iniziato, lo portò a fondare nel 1910 un'altra loggia di
ispirazione culturale, che prese il nome di "Authors" e il numero distintivo di 3456.
Nel 1918 anche la "Motherland Lodge" in Londra lo volle come membro onorario e la sua
presenza nelle più grandi ed importanti logge europee diventò molto ambita.
Nel 1922, per conto della Gran Loggia di Francia fondò un’ulteriore officina chiamata
"The Builder of the Silent Cities".
Ulteriori esperienze Massoniche minori dell’autore inglese non sono state riportate in
quanto, volendo essere concisi, si sono narrate solo le fasi salienti del suo lungo ed intenso
impegno nell'Istituzione, impegno che lo pone innanzi a noi "Massoni Posteri", come uno
dei più grandi letterati iniziati, non solo del diciannovesimo secolo, ma dell’intera storia
Massonico-letteraria mondiale.
Kipling:
Un vero Maestro
Immaginiamo per un momento di non avere letto i primi due punti di questo breve lavoro,
pur non essendo a conoscenza della appartenenza di Kipling alla Libera Muratoria
potremmo capire ciò semplicemente leggendo alcune delle sue opere in cui i concetti
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basilari dell’essenza iniziatica vengono posti in evidenza, talvolta in modo quasi
lapalissiano, talvolta più velatamente ma comunque sempre con un vigore e una
profondità spirituale e morale raramente riscontrata in altri autori.
Comodo sarebbe a questo punto, avendo una fornita bibliografia sotto gli occhi, fare una
sorta di resoconto e di elenco delle sue "Opere Massoniche" ma scrivendone una lunga
lista, oltre ad annoiare il lettore e a rischiare di risultare prolissi, non si renderebbe
giustizia ad un autore che fu "Universale" e che in tale maniera deve essere conosciuto e
considerato.
Kipling può dunque essere considerato un "Maestro Globale", i cui insegnamenti
Massonici, basati fortemente sui principi del Compagnonaggio inglese, vertono sui tre
famosi principi di Amore Fraterno, Conforto e Verità.
I principi classici della Liberomuratoria nell’opera Kiplingiana sono espressi
limpidamente in un' opera come "In the Interest of Brethern" (1926), breve storia narrante
i lavori svolti in una Loggia d'Istruzione inglese all'epoca della guerra, lavori descritti con
una profondità ed al tempo stesso una semplicità degni proprio di un maestro.
Durante i Lavori di Loggia in quell’epoca, si dava priorità all'aspetto comunitario, inteso
come il ritrovarsi tra fratelli, uniti dall’ideale comune di una società migliore.
Nel caso delle Logge di Istruzione, le facce cambiavano quasi continuamente essendo
Londra una metropoli di grande passaggio e, all’epoca, di un continuo ricambio di
visitatori molti dei quali, essendo militari, ed appartenendo spesso alla Massoneria,
passavano di Loggia in Loggia spostandosi per i loro compiti militari di città in città.
Ricordiamo che in Inghilterra, fino a qualche decennio fa, l'esercito era una fonte molto
forte di buoni Massoni, che cambiando spesso città per servizio, portavano le loro
personali esperienze nelle varie Logge ove lavoravano.
Ciò andava quindi visto in maniera assolutamente positiva, in quanto era proprio in casi
come questi, ove molti dei fratelli partecipanti ai lavori non si erano mai ne visti ne
conosciuti, che la fraternità e la comunione di intenti, evidenziati dall’identico percorso
iniziatico da essi compiuto, legavano fortemente le persone e davano a queste riunioni una
profondità ed un serietà riscontrabili solo in un ambito come appunto quello Massonico.
A questo punto mi sembra doveroso ricordare, tra le tante, l’opera che più esalta lo spirito
massonico dell’autore, la splendida poesia dedicata alla Loggia in cui egli fu iniziato,
poesia che racchiude pur nella sua brevità, l’essenza principale e portante di tutto il
Kipling grande iniziato e che a mio modo di vedere, può permetterci di vivere
intensamente e con profondità anche le ulteriori opere a carattere iniziatico da lui
elaborate.
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Nella "Mother Lodge", poesia del 1896, un intero mondo con tutte le sue varie
caratteristiche viene ritrovato nello stesso luogo, nello stesso istante, con le stesse finalità
e lo stesso sentimento; nel Tempio Massonico di Lhaore, infatti, uomini provenienti da
luoghi diversi, con differenti percorsi, religioni dissimili e talvolta anche diversi linguaggi,
sono insieme come fratelli, in un’unità totale di intenti morali e spirituali.
Questa importante universalità viene ricordata dall’autore con estrema emozione e grande
nostalgia, a voler spiegare all’attento lettore, la magia immensa ed incredibile che la
Massoneria portava, ed ancora porta con se, in un mondo dove gli uomini per diverse idee
politiche o credo religiosi differenti arrivano a combattere guerre assurde, che potrebbero
essere evitate applicando i semplici ma profondi principi della Fraternità.
Della Loggia Madre, Kipling ricorda la pace interiore provata lavorando coi Fratelli, le
estreme diversità riscontrabili tra i suoi vari appartenenti all’esterno della Loggia, la totale
uguaglianza che per contro vi era all’interno di essa, l’estrema tolleranza dimostrata per
esempio nel non celebrare agapi per non offendere le varie caste o i vari credo religiosi e
il profondo spirito di fratellanza mostrato da ognuno nei confronti dell’altro.
Pare a tutti chiaro l'aspetto fortemente universalistico e fraternalistico da lui fortemente
espresso.
Vi sono però altri aspetti iniziatici da non trascurare altresì presenti nella sua opera in
maniera profonda: il simbolismo e l’uso di segni e comportamenti a forte carattere
iniziatico e rituale che si trovano ne "L'uomo che volle farsi re" e ne "La Gran Guardia",
opere in cui si fa esplicito riferimento a segni e parole tipiche dell’arte Reale; la
definizione sintomatica di come dovrebbe essere liniziato viene invece chiaramente
espressa in un’opera che Kipling stesso ha dedicato e letto al figlio durante la sua
iniziazione, poesia intitolata "If", considerata a pieno titolo una delle opere Massoniche
per eccellenza, ove egli traccia una sorta di profilo interiore ideale del "Massone
Illuminato".
Menzione a parte per "La Sera dell'Agape", poesia in cui l’autore descrivendo un’agape,
non esprime opinioni o traccia linee guida, ma sprona semplicemente il Fratello a
dimenticare tutti i problemi che l’assillano nel mondo profano ed a godere appieno della
compagnia che lo circonda beandosi di quella, quindi in questo caso esaltando la
fratellanza non in senso prettamente esoterico, ma cogliendone maggiormente l’aspetto
compagnonistico, inteso in senso quasi cameratesco.
"La Sera dell'Agape", può comunque essere avvicinata nello spirito alla "Loggia Madre",
in quanto dispensatrice di sentimenti di fraternità e di tolleranza, ed è questo, a mio
modestissimo parere, il vero cuore della "Maestria Massonica" di Rudyard Kipling,
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scrittore e Fratello illuminato che ancora oggi ci traccia una strada, insegnandoci cosa
significhi non solo chiamarsi Fratelli, cosa che tra noi generalmente accade, ma anche a
sentirsi tali ed a viverlo intensamente, sia nella quotidiana vita profana, che lungo il nostro
percorso iniziatico nei momenti passati insieme nelle rispettive logge.
LE OPERE DI KIPLING
LOGGIA MADRE
Loggia Madre
C'erano Rundle, il capo stazione,
E Beazeley, delle Ferrovie,
E Ackman dell'Intendenza,
E Donkin delle Prigioni,
E Blake il sergente istruttore,
Per due volte fu il nostro Venerabile
Con quello che aveva il negozio «Europa»,
Il vecchio Framjee Eduljee.
Fuori - «Sergente, Signore, Saluto, Salaam»
Dentro, «Fratello», e non c'era nulla di male.
Ci incontravamo sulla Livella
e ci separavamo sulla Squadra,
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Ed io ero Secondo Diacono
nella mia Loggia Madre laggiù!
Avevamo Bola Nath il contabile
E Saul, l'israelita di Aden,
E Din Mohammed disegnatore al Catasto,
C'erano Babu Chuckerbutty,
E Amir Singh, il Sikh,
E Castro delle officine di riparazione,
Il Cattolico Romano!
Non avevamo belle insegne,
E il nostro Tempio era vecchio e spoglio,
Ma conoscevamo gli antichi Landmarks,
E li osservavamo per filo e per segno.
E guardando tutto ciò all'indietro,
Mi colpisce questo fatto,
Che non esiste qualcosa come un infedele,
Eccetto, forse, noi stessi.
Poiché ogni mese, finiti i Lavori,
Ci sedevamo tutti e fumavamo,
(Non osavamo fare banchetti
Per non violare la casta di un Fratello),
E si parlava, uno dopo l'altro,
Di Religione e di altre cose,
Ognuno rifacendosi al Dio che meglio conosceva.
L'uno dopo l'altro si parlava,
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E non un solo Fratello si agitava,
Fino a che il mattino svegliava i pappagalli,
E quell'altro uccello vaneggiante;
Si diceva che ciò era curioso,
E si rincasava per dormire,
Con Maometto, Dio e Shiva
Che facevano il cambio della guardia nelle nostre teste.
Sovente, al servizio del Governo,
Questi passi erranti hanno visitato
E recato saluti fraterni
A Logge d'oriente e d'occidente,
Secondo l'ordine ricevuto,
Da Kohat a Singapore,
Ma come vorrei rivedere
Ancora una volta quelli della mia Loggia Madre!
Vorrei potere rivederli,
I miei Fratelli neri e scuri,
Tra l'odore piacevole dei sigari di là,
Mentre ci si passa l'appiccicafuoco;
E con il vecchio khansamah che russa
Sul pavimento della dispensa,
Ah! essere Maestro Massone di buona fama
Nella mia Loggia Madre, ancora una volta!
Fuori - «Sergente, Signore, Saluto, Salaam»
Dentro, «Fratello»,e non c'era nulla di male.
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Ci incontravamo sulla Livella e ci separavamo sulla Squadra,
Ed io ero Secondo Diacono nella mia
Loggia Madre laggiù!
SE...
SE...
Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;
Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
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E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;
Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti, E a tener duro quando in te non resta
altro Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".
Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!
LA SERA DELL'AGAPE
La Sera dell'Agape
Di quando in quando, disse Re Salomone,
Osservando i suoi cavatori estrarre la pietra,
Metteremo assieme il nostro aglio e il vino e il pane
E banchetteremo ai piedi del Trono.
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E tutti i Fratelli verranno a mensa
Come semplici Compagni
Né più né meno.
Portate questo messaggio a Hiram Abif,
Eccellente Maestro alla fucina e in miniera:
Nevica quasi sempre sulle gole del Libano,
E soffia sempre il vento giù sulla spiaggia di Joppa:
Ma una volta tanto, il messaggio porta
L'ordine di Salomone: Dimentica queste cose!
Fratello ai Mendicanti e Compagno ai Re,
Compagno ai Principi
Dimentica queste cose!
Compagno, dimentica queste cose.
CITTA', TRONI E POTENZE
Città, Troni e Potenze
Città, Troni e Potenze
stanno al cospetto del Tempo,
non più a lungo dei fiori,
che ogni giorno muoiono:
ma, come nuove gemme spuntano
per rallegrare nuovi uomini,
dalla Terra esausta e trascurata
le Città risorgono.
Il narciso di questa stagione,
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mai non saqual mutamento,
caso, o gelo,ha falciato
quelli dello scorso anno;
ma con contegno audace,
e poco consapevole,
crede che i suoi sette giorni
durino eterni.
Così il Tempo clemente
verso tutti gli esseri,
ci fa altrettanto ciechi
e audaci di lui:
e sul punto stesso della morte,
e certa sepoltura,
ombra a ombra convinta afferma:
"Vedi l'opera nostra come dura!"
INNO DEL PUNTO DI ROTTURA
Inno del punto di rottura
Precisi manuali han calcolato
(in guardia costruttori!)
il carico, l'impatto, la pressione
che può reggere ogni materiale.
Così, quando per trave che s'incurva
l'intera campata è frantumata,
la colpa dei danni, o della morte,
sul conto dell'uomo va segnata.
Dell'uomo - non dei materiali!
Ma nel nostro rapporto quotidiano
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con pietra e acciaio,
noi vediamo gli Dei non vincolati
a una simile giustizia per gli umani.
Ci forgiano senza prendere misure,
non frequentano un corso su di noi,
alla cieca ci gravano di pesi.
Troppo spietati da sopportare.
Precisi manuali hanno tabelle:
quale stress lacera i bulloni,
quanto traffico logora l'asfalto,
quant'a lungo dura il calcestruzzo.
Ma per noi, poveri figli di Adamo,
non stamparono tali avvertimenti.
Per l'uso in piena sicurezza.
Rapiniamo tutta la Terra
e Tempo e Spazio insieme;
troppo sazi ormai di meraviglie
per stupirci a nuovi miracoli;
finché, nella dolce illusione
d'aver già sottomano il divino,
una multipla confusione assale
ogni cosa compiuta o ideata:
Le opere possenti progettate.
Noi soli nel Creato soffriamo
(più fortunati ponti e rotaie!)
la duplice condanna di fallire
e sapere il proprio fallimento.
Ma un segno, l'unico, svela
che fummo Dei: è la vergogna
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di crollare, pur sotto pesi immani.
Gran carico o dure avversità.
Oh Potenza velata di mistero,
di cui invano cerchiamo il sentiero,
assistici nell'ora di pena e rovina.
E per quel segno che Ti manifesta,
noi gli spezzati, proprio perché spezzati,
sorgeremo ancora a costruir di nuovo.
In piedi, a costruire ancora!
CONGEDO
Congedo
Il fumo sul vostro Altare muore,
I fiori appassiscono,
La Dea del vostro sacrificio
E’ fuggita.
Che serve dunque cantare o immolare
La vittima un giorno dopo l'altro?
«Sappiamo che il Santuario
è vuoto», risposero,
« E la Dea fuggita
Eppure ghirlande sono deposte sull'altare
La Pietra dell'Altare
è annerita dal fumo dei sacrifici,
Sebbene Essa sia fuggita ai nostri occhi.
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Perché forse, se continuiamo a cantare
E ad aver cura del Santuario,
Qualche vagante Divinità alata
Si dirigerà qui;
E trovando tutto disposto in ordine,
Si fermerà mentre adoriamo ai Suoi piedi».
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