La dimensione russa dell`information warfare in Ucraina
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La dimensione russa dell`information warfare in Ucraina
N°18 – GIUGNO 2014 La dimensione russa dell’information warfare in Ucraina www.bloglobal.net BloGlobal Research Paper Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo Milano, giugno 2014 ISSN: 2284-0362 Autore Stefano Lupo Stefano Lupo e Research Fellow presso Iran Progress, think tank indipendente di affari iraniani. Dottore in Scienze Internazionali e Diplomatiche e in Politiche ed Economia del Mediterraneo (Universita di Genova), e analista di dinamiche strategiche del Mediterraneo e del Medio Oriente, specializzato inoltre in diritto dello spazio e nelle questioni geostrategiche in Medio Oriente e nell’Oceano Indiano. Questa pubblicazione può essere scaricata da: www.bloglobal.net Questa pubblicazione è stata inserita nel materiale informativo del Cyber Defense Symposium, Scuola STELMIT FF.AA (Chiavari, 14-15 maggio 2014). Parti di questa pubblicazione possono essere riprodotte, a patto di fornire la fonte nella seguente forma: La dimensione russa dell’information warfare in Ucraina, Osservatorio di Politica Internazionale (BloGlobal – Lo sguardo sul mondo), Milano 2014, www.bloglobal.net uesta pubblicazione può essere scaricata da: www.bloglobal.net Parti di questa pubblicazione possono essere riprodotte, a patto di fornire la fonte nella seguente forma: I porti di Chabahar e Gwadar al centro dei “grandi giochi” tra Asia Centrale e Oceano Indiano, Osservatorio di Politica Internazionale (Bloglobal – Lo sguardo sul mondo), Milano 2014, www.bloglobal.n INTRODUZIONE La società internazionale contemporanea, dopo fine del confronto bipolare e in particolare negli ultimi dieci anni, si è rimodellata e ristrutturata in una nuova forma di confronto, imperniata sulla sfera informativa, intellettuale e tecnologica. Nuove dinamiche di interazione e interdipendenza hanno elevato l’importanza fondante del contenuto informativo, sia in campo civile sia in ambito militare, ma hanno d’altro canto evidenziato la crescente dipendenza dai sistemi di comunicazione elettronica. Una dipendenza che sebbene possa tradursi in efficienza e rapidità, soprattutto in caso di Network-centric Warfare (NCW) realizzato in maniera da tramutare un vantaggio informativo in uno competitivo, in particolare potenziando la catena Comando-Controllo (C2, Command and Control), rischia nondimeno di risultare problematica, dal momento che risulta più facile un eventuale danneggiamento degli elementi chiave infrastrutturali, con conseguente manomissione della sicurezza di uno Stato. Nella congiuntura mondiale attuale aumentano esponenzialmente i casi nei quali l’informazione diviene nel contempo arma, risorsa e obiettivo; l’Information Warfare (IW) che alcuni, soprattutto negli Stati Uniti d’America, considerano prioritariamente come l’utilizzo di sistemi comunicativi elettronici, tra cui internet, per danneggiare le comunicazioni, ivi compresi i trasporti, e le forniture energetiche, rilegandola forse eccessivamente al comparto cyber [1], diviene necessariamente un concetto più ampio, tanto da essere traslato a volte come Information Operation, in cui l’impiego delle tecnologie informative e comunicative viene indirizzato all’ottenere, e mantenere, un onnicomprensivo vantaggio competitivo su un avversario [2]. Potendo operare spazialmente in ogni settore sociale e militare, dall’ambito economico a quello psicologico, dall’azione d’intelligence ai veri e propri attacchi informatici, l’Information Warfare ha nella sua modularità uno dei punti di forza più rilevanti, favorevolmente traducibile in elemento determinante, in caso di scontro asimmetri- Carl Von Clausewitz, che ben espresse la necessità tattica di non impegnare tutte le proprie truppe contemporaneamente in uno scontro [3], già a cavallo tra XVIII e XIX Secolo aveva ben compreso l’importanza cardine dell’informazione, specie in un approccio integrato strategico-tattico di una lunga campagna militare costellata da alcune battaglie risolutrici. Nella contemporaneità dello scenario internazionale del XXI Secolo la dimensione bellica si è via via ristretta a contesti di durata temporale marginale per lasciare spazio, specie tra grandi potenze, come la Russia, a una faglia di frizione di medio-lungo periodo dove la pressione informativa, il possesso di un determinato dato o di una serie di essi può a volte risultare determinante per ot- Research Paper, N°18 – Giugno 2014 co, laddove la gradualità e la profondità temporale risultano fondamentali. 1 tenere una posizione di forza, seppure momentanea e dove l’eventuale incertezza cognitiva legata all’incapacità di operare complessivamente in ambito di Information Warfare può trascinare in quella che Clausewitz stesso amava definire “nebbia di Research Paper, N°18 – Giugno 2014 guerra” [4]. 2 PARTE I LA DIMENSIONE RUSSA NELL’INFORMATION WARFARE Si può affermare che l’Information Warfare del Cremlino, Informatsionnaya Voina in lingua russa, racchiuda in toto tutte le peculiarità e le vicende storiche di Mosca, a partire dalla sua esperienza sovietica. Diacronicamente parlando, l’Unione Sovietica e il suo erede diretto, la Federazione Russa, rimangono tra i massimi sostenitori del ruolo vitale dell’informazione, soprattutto dal punto di vista psicologico, primariamente nel campo della manipolazione dell’opinione pubblica, sia per scopi difensivi sia per obiettivi offensivi. Una visione senz'altro di maggiore respiro rispetto a quella in voga nell’Occidente e specialmente a Washington, limitata, come detto in precedenza, dal fatto di ricondurre l’IW quasi sempre solo ad operazioni cyber, come ad esempio la riduzione delle possibilità di utilizzo di strumenti informatici (Distributed Denial of Services, DDoS) o l’ingresso aggressivo in reti informatiche altrui (Cyber Network Exploitation, CNE). La visione onnicomprensiva della Federazione Russa sull’impiego dell’IW sia nel campo dello spionaggio sia nel controllo informativo è certamente ravvivata dall’impatto di un possibile dominio informativo (info-dominance) nei centri nevralgici e nelle vulnerabilità critiche e ben si colloca nella scala delle priorità geopolitiche di Mosca, in particolare se ci si riferisce a escalation conflittuali in aree limitrofe al territorio russo, da sempre considerate settore chiave nella duplice visione di proiezione di potenza e di protezione dall’esterno. Un ulteriore impulso è dato dalla nuova dimensione militare che la Federazione Russa sta cercando di portare a compimento, una Grand Strategy improntata sull’impiego sempre più marcato della strumentazione tecnologica, da abbinarsi a una drastica riduzione numerica del dispositivo bellico, che dovrà sempre più poggiare sulla figura del soldato professionista di carriera, il kontraktiki [5]. Sotto questo aspetto l’importanza dell’Information fase iniziale di uno scontro per indebolire la catena di Comando-Controllo (C2) [7], sia nell’ambito dell’azione psicologica in ambito politico nel medio-lungo periodo, elemento che ha da sempre trovato interesse nei ranghi prima sovietici e poi russi. Terza fattispecie che risulta determinante è la profonda expertise maturata sia in ambito generale dell’information sia nello specifico del settore cyber, caratterizzata da una consolidata interazione del settore bellico, politico, spionistico e criminale a cui si va ad aggiungere la componente di non poco conto dei patriots hacktivists (attivisti informatici dotati di grande competenza tecnica e di motivazione politicopatriottica). Quest’ultimo riferimento è fondamentale vista la demarcazione che ca- Research Paper, N°18 – Giugno 2014 Warfare rileva sia in termini di modernizatsiya bellica [6], dato il valore dell’IW nella 3 ratterizza la cyberwar dal cybercrime, la prima contraddistinta da altissimi costi e poca convenienza in assenza di reale escalation bellica, la seconda molto più adattabile e componibile con altri elementi dell’Information Warfare. I Russi sono ben consapevoli del valore del cybercrime e del cyber terrorism, al punto da ritenere artificiale l’isolamento di questi ultimi due elementi dalla programmazione nazionale dell’information security. L’esperienza russa in termini di IW ha radici antiche e trova la sua consapevolezza di fondo, più ancora che nel noto caso estone del 2007 [8], in cui è più verosimile parlare di cybercrime, o nel caso georgiano del 2008 [9], dove un forte attacco a siti governativi di Tblisi ha accompagnato la vera e propria azione militare di Mosca, nello scenario prima afghano e poi ceceno, laddove la necessità di controllare il flusso informativo e l’impatto psicologico ha regalato, soprattutto in Afghanistan, dolorose sconfitte. Il Presidente russo Vladimir Putin ha più volte dimostrato, nel corso della sua lunga esperienza sia come quadro del servizio FSB (ex KGB) sia come figura politica prioritaria nel Paese, di tenere in alta considerazione il ruolo dell’IW per la ricostruzione della Russia post sovietica, per la sua proiezione di potenza all’estero e per il suo contributo difensivo contro la concreta reazione occidentale all’emersione russa. Azione e reazione, attacco e difesa, collegamento e proiezione, sono concetti ben saldi e particolarmente collegati nella visione russa dell’information security e dell’Internet Sovereignty strettamente controllata dallo Stato: la creazione di una struttura cyber all’interno del Ministero degli Esteri moscovita ne è una prima dimostrazione [10], ma altre, anch’esse concrete, seguono. La lungimiranza del pensiero russo sull’IW, spaziando dalla possibile distruzione di elementi logistici e infrastrutture di trasporto alla demoralizzazione sia del personale civile e militare, in proiezione interna e in ambito estero, trova conferma non solo nel forte utilizzo di componente HUMINT (Human Intelligence) [11] a sfondo politico e/o criminale, ma anche, soprattutto, nell’ampiezza del concetto stesso di IW considerato a Mosca, che va dall’intelligence alla contro-intelligence, dalla guerra economica al danneggiamento delle comunicazioni, dalla manomissione dei satelliti alla pressione psicologica, dalla propaganda fino alla vera e propria interazione tramite “guerra cibernetica” [12]. Il controllo informativo e la provocazione psicologica risultano gli elementi cardine. flusso informativo nella guerra georgiana del 2008, quando le squadre terrestri non sono riuscite a comunicare adeguatamente con gli aerei e gli elicotteri d’attacco a seguito di incompatibilità e inizio decadimento del sistema russo satellitare GLONASS [13]; dall’altro la dottrina della sicurezza informativa (information security of Russian Federation) lega proprio la dimensione psicologica del controllo del flusso informativo alla stabilità nazionale. L’utilizzo provocatorio o illusorio delle informazioni è consolidato da una lunga esperienza che affonda le sue radici nel passato sovietico: la maskirovka, l’abilità russa nella creazione di coperture illusorie, priori- Research Paper, N°18 – Giugno 2014 Da un lato i Russi hanno vissuto sulla propria pelle i problemi di comunicazione del 4 tarie nell’impatto su operazioni nemiche, è indirizzata verso C2 civili e militari e colpisce la psicologia umana e il ragionamento strategico, anche attraverso operazioni cyber, attraverso la manipolazione informativa dei sistemi, che produce effetti sintattici e semantici del tutto peculiari [14]. Tra i principali artefici di questo tipo di operazioni rileva il Direttorato Capo del “Servizio A” (PSYOPS, Psychological Operations) dell’FSB, responsabile della disinformazione con declinazione provocatoria, una serie di azioni definite da russi anche come “misure attive” [15]. La maskirovka, infine, non è altro che la summa theologica dell’esperienza russa in termini di provokatsiya, da non intendersi tanto solo come “provocazione”, quanto come un evento politico o un’azione che le autorità, creano come propedeutico ai propri scopi attraverso i propri servizi di intelligence, spaziando dalla creazione fittizia di crisi politiche alla divulgazione scandalistica, vera o falsa che sia, fino alla movimenta- Research Paper, N°18 – Giugno 2014 zione di gruppi politici e attacchi fisici veri e propri [16]. 5 PARTE II IL CONFRONTO IN UCRAINA Con la Crimea saldamente in mano russa e i violenti scontri tra truppe ucraine e milizie filo-russe nell’est del Paese, l’evoluzione del confronto psicologico e informativo imperniata sul futuro di Kiev non può prescindere da un’analisi dettagliata di quanto intercorso negli ultimi mesi. La destituzione di Yanukovich da parte della “Maidan”, la piazza, ha indebolito il recente peso esercitato dal Cremlino sul Paese ucraino, per quanto ostacolato con alterni mezzi dall’Unione europea e dagli Stati Uniti. La prossimità dell’Ucraina al territorio russo e l’alto valore simbolico che Kiev riveste per la Federazione non lasciano spazio a pronte risoluzioni delle controversie, sia perché gli scontri nell’est del Paese non accennano a diminuire (anzi si sono propagati a inizio maggio fin ad Odessa, con numerosi caduti), sia perché gli USA non riconosceranno il risultato del referendum sull’autodeterminazione indetto a Donetsk per l’11 maggio, anche e soprattutto a causa delle prossime elezioni presidenziali ucraine del 25 maggio prossimo. L’opzione di un’Ucraina federale, o almeno con forte autonomia per l’est russofono, rimane la priorità cardine delle linee guida del governo Putin ed è ormai fuor di dubbio l’esistenza di un impianto creato e gestito da Mosca per la destabilizzazione dell’Ucraina, nella più pura logica realista del bilanciamento dei poteri tra “attori forti” (Occidente versus Russia). Riguardo all’Information Warfare russa si è citato il concetto di modularità e lungo periodo: in effetti sono queste le parole chiave dell’azione russa su suolo ucraino; la primaria implementazione di misure di IW per ottenere obiettivi politici senza concreto utilizzo delle forze militari (quelle ufficiali) si rifletteva d’altro canto già nella “Information Security Doctrine” del 2000 [17], dove mentre da un lato, come in altri Paesi, si delineava la necessità di proteggere strategicamente le informazioni vitali, dall’altro Mosca si discostava dalla dottrina comune asserendo di voler controllare le infiltrazioni pericolose per l’opinione pubblica nazionale e di volere nel contempo inserire, sempre nell’opinione pubblica, elementi e valori riconducibili allo spirito panrusso. Il quadro attuale del confronto è oltremodo variopinto: ad Odessa, nonostante i spetto a quelli dell’est del Paese (in particolare le “Repubbliche Popolari di Donetsk e Slovyansk”); il modus operandi degli scontri nell’importante città portuale sembra tuttavia già ricalcare quello impiegato a oriente, con vasto impiego di militari sotto copertura e intelligence per indirizzare l’impatto locale. A Est, il violento scontro attorno allo snodo aeroportuale di Krematorsk, sull’asse di controllo regionale rileva anche per il grande deposito di armi leggere presso Soledar, a Slovyansk, senza dubbio una preda ambita dalle milizie filo-russe da un lato e dai gruppi di nazionalisti ucraini, soprattutto quelli marcatamente di estrema destra, dall’altro. Lo schie- Research Paper, N°18 – Giugno 2014 cruenti scontri, si è notato come i gruppi pro-russi siano ancora poco organizzati, ri- 6 ramento di Kiev del gruppo Alfa del servizio di intelligence dell’SBU, il dislocamento della Guardia Nazionale e in particolare di contingenti a pronto intervento come la 95° Brigata Aeromobile di Zhytomyr (proveniente dal fedele Occidente del Paese), serve a controbilanciare la Milizia Popolare del Donbass, sostenuta dalla manovalanza criminale dei “titusky” e primariamente, si pensa, da elementi del Servizio russo esterno, lo SVR, e del Servizio militare, lo GRU, forse anche con il contributo dei “Kadyrovcy”, la milizia presidenziale del presidente ceceno Kadirov, fedele a Putin, per il momento [18]. Il ruolo cardine delle milizie, con l’incrinato monopolio della violenza da parte dello Stato ucraino è l’ultimo risultato dell’antico problema geopolitico sorto allo scioglimento dell’URSS, quando, nella definizione dei nuovi confini territoriali delle neonate repubbliche, si decise di considerare le vecchie frontiere amministrative alla stregua di nuovi confini nazionali. Luhansk e Donetsk sono le province dove è più forte il sentimento pro-russo e dove è più marcato l’addestramento dei gruppi armati, ancor meglio attrezzati nella strategica Slovyansk, come detto posizionata a controllo della regione sulla strada tra Kharkiv e Donetsk: alla luce di ciò il Parlamento ucraino ha bocciato l’idea di un referendum sulla decentralizzazione dei poteri, da far coincidere con le elezioni del 25 maggio [19], mentre il “De-escalation Agreement” raggiunto a Ginevra il 17 aprile scorso non sembra aver avuto alcun successo, per quanto si sia almeno potenziato il dialogo tra le parti [20]. Sia da parte russa sia da parte occidentale si sono susseguite numerose prese di posizione: il Vice Ministro agli Esteri russo Ryabkov ha affermato che il suo Paese non accetterà elezioni ucraine senza che sia dato spazio a un qualsiasi tema legato al concetto di “federalizzazione” [21], mentre il Segretario Generale della NATO, Rasmussen, ha sottolineato come l’Alleanza Atlantica aumenterà il pattugliamento aereo nel Baltico, così come le manovre navali e la presenza di istruttori militari [22]. Vista l’acclarata impossibilità dei Russi di occupare tutto il territorio ucraino, difficile in termini militari, deleterio a livello di equilibrio politico internazionale, dal momento che i circa 45.000 uomini di stanza lungo il confine russo-ucraino appaiono esercitare più la funzione di force in being che di reale minaccia, l’opera di “Civilianized War” in atto da parte dei Russi [23] nell’est dell’Ucraina, attraverso leve presenti già sul terreno, come in Crimea, tende a focalizzarsi su un sistema a triplice ondata, dai commandos armati efficientemente alle gangs criminali, fino alla popolazione locale vera e di, ospita gran parte della produzione militare ucraina, il cui 30% dell’export, destinato alla Russia, è altamente tecnologico e non sostituibile da produzione russa nel breve periodo [24]. La forte azione russa in Ucraina è oggetto di aspro dibattito sia a Mosca sia a Washington: nonostante il Ministro della Difesa russo Shoigu abbia esposto al suo collega americano Hagel che i Russi non interverranno mai in Ucraina, a patto che Kiev non utilizzi l’esercito contro i civili (fatto già in essere, a dir il vero) [25], il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha ribadito l’esistenza di dati inconfutabili circa la presenza di forti collegamenti tra manifestanti ucraini filo-russi Research Paper, N°18 – Giugno 2014 propria, per raggiungere l’influenza completa sul territorio orientale che, lo si ricor- 7 e Mosca e ha minacciato l’inasprimento delle sanzioni già in atto contro il Cremlino e l’entourage politico-economico vicino a Putin [26]. Mosca sembra stia conducendo, o almeno gestendo, una “Non-linear War”, come sintetizzato da Vladimir Surkov, teorico della managed democracy [27]: una guerra non lineare o non canonica comporta necessariamente misure non lineari; il Cremlino sembra aver fatto proprio il motto “Think global, act local” attraverso l’intervento indiretto tramite gangs locali e soprattutto tramite un’accurata comprensione degli interessi dei poteri locali dell’Est ucraino, dal milionario Akhmetov a Dobkin, past vertice della regione di Karkiv e già candidato alle elezioni presidenziali. Una comprensione che per la verità sembra mancare a Occidente e in primis a Kiev, che ora più che mai necessita di una forte capacity building per controbilanciare l’azione russa. Occorre però evidenziare che in realtà la posizione russa non è stabile come si suole considerare: in primo luogo la crescente leva sulla federalizzazione del territorio ucraino a sostegno della componente russa, vera e propria proxy, ha indispettito gli alleati storici del Kazakistan e della Bielorussia, che temono disgregazioni interne nei propri Paesi; in secondo luogo il Cremlino ha esercitato un’infruttuosa pressione sull’Organizzazione delle Nazioni Unite affinché intervenisse per posticipare le elezioni presidenziali ucraine del 25 maggio mentre nel contempo Putin si è visto respingere al mittente la propria richiesta di ritardare al prossimo futuro il referendum per l’autodeterminazione dell’est ucraino [28]. Che sia pretattica o un’azione mirata nel lungo periodo, il rischio che l’attivazione della proxy pro-russa in chiave ucraina possa sfuggire di mano al Cremlino è più che una possibilità; nondimeno al momento gli scontri a Kharkiv, Donetsk, Luhansk e Mariupol proseguono con ferocia, finora secondo i desiderata russi, che pare abbiano istruito i rivoltosi usando le stesse tattiche impiegate dagli ucraini ai tempi degli scontri sulla Maidan [29]. Il problema della presenza dell’estrema destra nazionalista, tra cui il celebre “Right Sector” [30] e della supposta azione americana affianco ai rivoltosi e a gruppi ultra eversivi nella preparazione della rivolta della Maidan [31] è una dinamica da non sottovalutare. La non neutralità del flusso informativo circa gli eventi ucraini e il prediligere l’azione sul campo di forze in gran parte “invisibili” (a partire dai militari a volto coperto) rimangono probabilmente due dei tasselli fondamentali. Quanto sta avvetica Vremya Cha, Ora Zero, in cui forze speciali e agenti sotto copertura aprono il campo a un impiego massiccio, ma temporaneo, di forze per sovvertire la catena C2 e le infrastrutture critiche attraverso sia manomissioni cyber sia attacchi fisici veri e propri, come nel caso del blocco dei servizi telefonici tra Ucraina e Crimea dei mesi scorsi, attuato fisicamente in Crimea da forze russe, dal momento che le infrastrutture erano state costruite in epoca sovietica ed erano ben conosciute [32]. Si è parlato di “fase preliminare” perché da un lato non si aspetta una vera e propria cyber war nell’Est del Paese, a meno che non inizi una reale escalation dello scontro. Qua- Research Paper, N°18 – Giugno 2014 nendo sul lato russo ricorda in un certo qual modo la fase preliminare di una ipote- 8 lora essa si verifichi, sarà soprattutto dal punto di vista infrastrutturale e delle comunicazioni, compreso quelle internet, da e per l’Ucraina, con la disattivazione dei sistemi mobili e continui cyber attacks contro il traffico aereo e i sistemi di controllo e comunicazione militare [33]. Un’ipotesi certamente improbabile, nel suo completo dispiegamento, ma che tuttavia potrebbe verificarsi, ancor più di oggi, in alcune sue componenti fondamentali. La combinazione di agenti provocatori e reale protesta nelle piazze dell’Est del Paese è una mossa acuta e altamente ostica da controbilanciare: gli elementi attivi sul territorio, sprovvisti di copertura ufficiale, reclutano risorse per lo scontro, mentre piccole unità speciali si inseriscono nel tessuto e nel contesto sociale per aumentare il livello di ansietà e seminare l’incertezza non solo nelle forze avverse ma anche nella popolazione locale, talvolta mischiandosi con la popolazione stessa. Nel mentre in cui la Russia sostiene di aver arretrato il proprio dispositivo militare dal confine con l’Ucraina e la NATO sembra non trovarne riscontro, con profonda irritazione del Cremlino [34], è necessario ricordare, aldilà dell’infiltrazione fisica sul territorio, il profondo impatto del piano cyber nel confronto ucraino, dato il rilevante margine di manovra che esso offre rispetto ad opzioni più tradizionali. Nel corso degli ultimi mesi, con particolare effetto virale durante il momento acuto della “fase Crimea” dello scontro, si è assistito a numerosi attacchi DDoS verso l’Ucraina sul modello della Georgia nel 2008, sia contro siti internet governativi, sia contro sistemi come quello dell’agenzia stampa Ukrinform [35] o attacchi da parte dei famosi “Cyber Berkut” contro alcuni server della NATO [36]. Tuttavia l’Ucraina non è rimasta a guardare: vista la natura altamente asimmetrica di un improbabile scontro armato, è verosimile che il piano cyber sia molto apprezzato a Kiev e dai suoi sostenitori, come alcuni recenti casi dimostrano [37]. L’alto livello dimostrato da molti hackers ucraini, come sostenuto anche dalla “Advanced School of International Studies” della John Hopkins [38], può indicare come Kiev, se validamente supportata da una controparte occidentale, sia in grado di sostenere una potenziale aggressività cyber della Russia, che tuttavia non potrebbe compromettere l’intero sistema informatico civile e militare [39]. La Russia non solo attacca ma esercita anche una forte campagna difensiva contro la NATO “Public Diplomacy”, se si parla di propaganda bianca [40], che si è fin ad ora focalizzata su una forte ostilità nei confronti della testata e network “Russia Today”, con l’intento di diminuire l’attenzione della di alimentare il retroscena storico di un ex Presidente Yanukovych supino a Putin, fatto quasi totalmente assorbito in maniera eccessiva e fuorviante (si parla di vera e propria campagna di disinformazione occidentale) [41]. Il bersagliamento di siti russi quali “Life News”, “Kommersant”, “Ekho Moskvy” e “REN Tv” [42] da parte occidentale e ucraina è la risposta concreta che spaventa la Russia, rendendo la battaglia di nervi per il flusso informativo, altamente politico in questo frangente, incerta più che mai. L’Information War, nella sua concezione più pura, ha trovato, nello scenario ucraino, un campo di battaglia completo. Research Paper, N°18 – Giugno 2014 partecipazione dell’estrema destra ucraina negli scontri e nelle dinamiche politiche o 9 NOTE ↴ [1] Andrew Borden, (Col.), USAF (Ret.), What is Information Warfare?, Aerospace Power Chronicles,1999. [2] John Arquilla & David Ronfeldt, Networks and Netwars: The Future of Terror, Crime, and Militancy, RAND, 2001. [3] Hans Gatzke (ed.), Clausewitz, Principles of War, Military Service Publishing Company, 1942. [4] Carl Von Clausewitz, On War, Oxford, Oxford University Press), 2008, p. 88. [5] "The Military Doctrine of the Russian Federation" approved by Russian Federation presidential edict on 5 February 2010. [6] Vladimir Putin: “Be strong: guarantee of national security for Russia”, 2012, in Stratrisks. [7] Fondamentale l’influenza della Military Technical Revolution del Maresciallo Orgakov, v. Mitchell, Judson: Getting to the Top in the USSR: Cyclical Patterns in the Leadership Succession Process. Hoover Institution Press, 1990. [8] “Estonia and Russia. A cyber-riot”, in The Economist. [9] Tom Espiner, “Georgia accuses Russia of coordinated cyberattack”, in CNET. [10] Keir Giles, “Internet Use and Cyber Security in Russia”, in CSS-ETHZ [11] Si considerino soprattutto il celebre Russian Business Network (RBN) e la compagine dei “Nashi”, sorto come movimento giovanile ma sempre più proxy interna ed estera dell’apparato governativo russo, v. Mark Franchetti, “Putin’s youth brigade targets Britain”, The Sunday Times, 02/09/2007. Russian Federation, Vladimir Putin, 12/02/2013. [13] James Dunnigan, “Russians Went Blind Into Georgia”, in Strategy Page, 03/10/2008 [14] Joergen Oerstroem Moeller, “Maskirovka: Russia's Masterful Use of Deception in Ukraine”, in The World Post, 23/04/2014 Research Paper, N°18 – Giugno 2014 [12] “Foreign Policy Concept of the Russian Federation, approved by the President of the 10 [15] Viktor Nagy, “The geostrategic struggle in cyberspace between the United States, China, and Russia”, National University of Public Service, Budapest, 2012 [16] Si ricollega a due consolidati elementi della propaganda russa, la Pokazukha, la creazione di scenari fittizi e la Zakazukha, in sintesi l’utilizzo di giornali a scopo propagandistico o denigratorio. [17] Information Security Doctrine of the Russian Federation. Approved by President of the Russian Federation Vladimir Putin, 09/09/2000. [18] Pietro Batacchi, “Escalation in Ucraina”, per RID Portale Difesa, 07/05/2014 [19] “Ukrainian Parliament Votes Against Referendum on Decentralization”, RIA Novosti. [20] Michael R. Gordon, U.S. and Russia Agree on Pact to Defuse Ukraine Crisis, The New York Times. [21] “Russia’s Ryabkov Slams US for Failing to Act on Geneva Accords”, in RIA Novosti, 29/04/2014 [22] Adrian Croft, “NATO to triple Baltic air patrol from next month”, REUTERS, 08/04/2014 [23] Robert Haddick, “The Civilianization of War”, The National Interest, 11/04/2014 [24] Stefano Lupo, “Information Warfare in Ucraina”, RID Portale Difesa, 18/04/2014 [25] Spencer Ackerman, “Hagel assured by Russian minister Moscow will not push beyond Crimea”, The Guardian, 20/03/2014 [26] Luis Ramirez, “US Warns Russia Against Further Moves in Ukraine”, Voice of America, 07/04/2014 [28] Harriet Salem, “Ukraine rebels defy Russia's call to delay secessionist referendum”, The Guardian, 08/05/2014 [29] “Eastern Ukraine: "People feel threatened, they're using Maidan tactics", Voice of Russia UK [30] Andrew Higgins, “Mistery surrounds death of Ukrainian Activist”, The New York Times, 11/04/2014 Research Paper, N°18 – Giugno 2014 [27] Peter Pomerantsev, “How Putin is reinventing warfare”, Foreign Policy, 05/05/2014 11 [31] Tra cui il famoso caso della “Greystone Allegation”: Kirit Radia, “US Contractor Greystone Denies Its 'Mercenaries' in Ukraine”, ABC News, 08/04/2014 [32] “What Would A Russian Invasion Of Ukraine Look Like?” [33] Occorre sottolineare come la Russia abbia già adottato misure di controllo sul sistema di telecomunicazione ucraino, data la profonda conoscenza dei sistemi di intercettazione di Kiev, modellati sul SORM System (System for Operative Investigative Activities” dell’FSB: “The Russia-Ukraine Cyber Front Takes Shape”, https://www.recordedfuture.com/russia-ukrainecyber-front/ [34] “Russia calls NATO 'blind' for denying troops withdrawal”, Press TV [35] “Ukrainian authorities suffer new cyber attacks”, REUTERS [36] Adrian Croft & Peter Apps, “NATO websites hit in cyber attack linked to Crimea tension”, REUTERS, 16/03/2014 [37] “Hack of Russian Defense Firm Called ‘Cyberwar’”; “Anonymous hacker turned FBI informant, helped with cyber attacks on foreign websites – reports”. [38] Mark Clayton, “Where are the cyberattacks? Russia's curious forbearance in Ukraine”, The Christian Science Monitor, 03/03/2014 [39] Intervista a Stefano Mele, in La Stampa, Antonino Caffo, “Ucraina: la Russia attacca con gli hacker”, 05/03/2014 [40] John Brown, “Propaganda, Public Diplomacy and the Smith-Mundt Act”, The Huffington Post, 26/05/2012 [41] Al punto di arrivare a parlare di “black propaganda” o psychological operations anche da [42] Stephen Ennis, “Competing interpretations of Ukraine: Journalism v propaganda”, BBC, 01/05/2014 Research Paper, N°18 – Giugno 2014 parte occidentale. 12 Ente di ricerca di “BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO” Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale C.F. 98099880787 www.bloglobal.net Research Paper, N°18 – Giugno 2014 A cura di OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE 13