COMITATO INQUILINI MOLISE-CALVAIRATE

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COMITATO INQUILINI MOLISE-CALVAIRATE
COMITATO INQUILINI MOLISE-CALVAIRATE-PONTI
Via degli Etruschi, 1 - 20137 – Milano - tel/fax 02/55011187
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Milano, 28 maggio-4 giugno 2013
Quattordicesima Lettera aperta al Sindaco di Milano
Noi anche quando prendiamo la parola lasciamo
sempre indietro qualche cosa.
un pensionato, ex operaio, quartiere Calvairate, 1987
Caro Sindaco,
domani sarà eseguito lo sfratto di Issouf Ouattara e della sua famiglia, di cui le ho scritto nella mia
Tredicesima Lettera aperta. I proprietari non consentiranno a Issouf di rimanere nell’appartamento, in
attesa dell’assegnazione di una casa popolare. Le figlie, in una comunità. Loro due, papà e mamma, “si
arrangeranno”. Oggi ho telefonato allo studio legale dei proprietari. La mia domanda, una speranza. La
risposta, caro Issouf, niente da fare. Ho parlato con un collaboratore dello studio. Mi ha detto che aveva
inviato una mail al mio indirizzo di casa. Aveva un certo tono, sentivo un suo dispiacere. Mi spiegava
che i proprietari avevano deciso così, dopo vari anni di attesa. Appunto, ho cercato di dire, dopo vari
anni di attesa, ora si tratterebbe solo di aspettare l’assegnazione della casa popolare. “Ma non si sa
quando avverrà questa assegnazione”, mi ha risposto. Ecco la mail che mi è stata inviata a casa:
Gentile Signora Franca Caffa,
con la presente riscontro le Sue email del 30 maggio 2013 e del 1 giugno 2013, ricevute dal nostro
studio.
Abbiamo avvisato la proprietà del suo interessamento, peraltro molto apprezzato dal punto di vista
umano.
Le anticipo che la proprietà non ha cambiato il proprio intendimento e, pertanto, Le comunico che,
nostro malgrado, lo sfratto del Signor Ouattara sarà eseguito il 5 giugno 2013 alle ore 9.30.
Detto ciò, mi lasci esprimere sinteticamente i fatti della vicenda, dai quali è possibile comprendere che
l’esecuzione dello sfratto non poteva essere ulteriormente rinviata dai proprietari, che in questi anni
hanno fatto di tutto per evitare lo spiacevole, ma a questo punto inevitabile, esito.
La pratica di sfratto per morosità risale al marzo del 2010.
Alla prima udienza il signor Ouattara ha richiesto, senza che vi fosse opposizione alcuna dalla
proprietà, il termine di grazia di ulteriori tre mesi entro il quale potere sanare la morosità intimata.
All’udienza del 1 luglio 2010 il Giudice ha dovuto a convalidare lo sfratto, in quanto nulla era ancora
stato pagato dal Signor Ouattara.
Il primo accesso da parte dell’ufficiale giudiziario è avvenuto il 17 dicembre 2010.
Tenga presente che solitamente al secondo accesso da parte dell’ufficiale giudiziario è possibile
richiedere ed ottenere la liberazione dell’immobile.
In questi anni la proprietà ha continuato a chiedere all’ufficiale giudiziario di rinviare l’esecuzione.
Dopo quasi tre anni di rinvii il 5 giugno 2013 si terrà il diciassettesimo accesso.
Tali richieste, nonostante i costi e le spese sostenuti dalla proprietà per il dilungarsi negli anni della
pratica, sono state motivate da spirito di carità e dalla speranza che il signor Ouattara nel frattempo
trovasse i mezzi per fare fronte al proprio debito o trovasse sistemazione alternativa.
La proprietà si è persino interessata al fine di procurare un’occupazione di un qualche tipo al signor
Ouattara.
Purtroppo dal 30 marzo 2010 ad oggi, il signor Ouattara non ha mai pagato un centesimo, nemmeno
simbolico, e la situazione per la proprietà è divenuta insostenibile. Il Dott. M.B. ha persino
accompagnato il signor Ouattara presso gli assistenti sociali del Comune di Milano, al fine di trovare
una sistemazione provvisoria per le figlie del signor Ouattara e al fine di aiutare il signor Ouattara a
inoltrare al comune la richiesta di assegnazione di un alloggio popolare.
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Sembra tuttavia che il signor Ouattara fosse restio al collocamento delle figlie in un apposito centro di
accoglienza, nonostante la provvisorietà del rimedio (fino all’assegnazione della casa popolare).
Non abbiamo informazioni circa la domanda del signor Ouattara di assegnazione di alloggio popolare,
che in ogni caso potrà essere inoltrata presso gli appositi uffici del Comune di Milano, esibendo il
verbale di eseguito sfratto, come allo stesso spiegato dagli assistenti sociali.
Non vi sono peraltro reali garanzie che il signor Ouattara ottenga l’assegnazione della casa popolare,
almeno a breve termine, e non vi sono inoltre nemmeno garanzie che il signor Ouattara rilasci
effettivamente l’appartamento.
La proprietà, tenuto conto del tempo e dei costi sostenuti, non può a questo punto permettersi di
rinunciare alla procedura esecutiva e anche chiedere un rinvio posticiperebbe solo di due mesi l’esito di
una situazione che è invariata ormai da anni e diversamente non cambierà.
Sono certo che comprenderà che tutto quanto poteva essere tentato dalla proprietà è stato fatto.
Con i più vivi saluti.
Ho ringraziato il collaboratore dello studio legale. Ho telefonato a Issouf, ancora ignaro della decisione
dei proprietari. Coraggio Issouf. In questa situazione, qualche cosa hai sentito che somiglia a una
vicinanza, a una fraternità, me l’hai detto. Yorobodi…Genova, la mia creusa…Milano, via Etruschi 1…
Asteroide B 612…Tu diventi responsabile per sempre delle persone con le quali hai creato legami.
Kaelarasi, Caelaras, Caelarasi, Caelarash
Victoria anni 53, nata nel febbraio 1960, in Moldavia, a Caelaras. Mi dice: Non si pronuncia così,
Caelaras, ma si scrive con la i finale, Caelarasi, si pronuncia sh, Caelarash. Prima si scriveva con la
K, Kaelarasi, ora si scrive latino. C’è anche Caelaras di Romania, che è un posto dove sono tutti
zingari… Caelarasi è una cittadina di circa 15.000 abitanti, bella. Più che bella è un importante centro
di scambi di merci, perché si trova sulla ferrovia. La zona è Codru, questo significa un bosco fitto fitto,
che non si poteva passare. Non so come dire, per esempio se vai in Internet, voglio dire che vicino per
esempio, nel nostro comune c’è una stazione balneare dove venite anche voi, forse non mi sono espressa
bene, non c’è il mare, sono come terme, proprio nei boschi, dove sorge l’acqua curativa, fegato e reni.
Fa rinascere il menisco? domando. Non so, se vuoi faccio un’indagine. Mi dicono che tanti italiani sono
contenti. Victoria è venuta a dirmi qualche cosa della sua storia quando ha saputo che lei, caro Sindaco,
mi ha scritto che tornerà nei nostri quartieri.
Ci siamo trovati nel capitalismo sfrenetico
Quando mi sono sposata avevo tutto. Nell’89. Poi è crollato il muro e mi sono trovata che ho partorito
nel ‘90 e dopo volevo andare al lavoro per non perdere il lavoro e mi trovo che sono incinta di nuovo.
Ho fatto quattro anni di maternità, ma in questi anni ci siamo trovati nel capitalismo sfrenetico, il
marito ha perso il lavoro, io senza lavoro, con una bambina che aveva talento, ho detto vado in Italia,
per comprare il pianoforte, non sono venuta per stare qua, però quando sono tornata a Caelarasi in
casa non c’era più niente, tutto era stato venduto o rubato, e allora sono tornata in Italia, almeno qua
avevo un minimo di mandare per i ragazzi, loro erano dalla mamma. Mano a mano la mamma
diventava vecchia. Il papà era ancora più vecchio. “Cosa vuoi che questi bambini un giorno si trovano
con due cadaveri”, mi ha detto, “fa’ qualcosa per loro”, e li ho portati qua.
Loro si sono impiantati meglio di me, adesso loro si sentono italiani
Io neanche li volevo dare l’Università, però loro hanno finito le medie, bene, erano bravi, e dovevano
continuare.
Invece a questo sindaco forse forse potrei anche parlare
Perché noi abbiamo cominciato da questo, che deve venire Pisapia. Quest’uomo mi ha colpita più di
tanti. Non ho avuto la possibilità di vedere altri, però non posso fare comparazioni, però vedere il
sindaco a fare la spesa dove lavoro io, all’UNES, io lavoro alla cassa, è venuto a pagare da me, mi sono
commossa un po’. Gli ho fatto anche la domanda, se è lei o un fratello. Mi ha risposto: Sì, sono io,
anche se ho tanti fratelli. Quando mi hai proposto se hai qualcosa da dire, diciamo che se fosse un’altra
persona non pensavo neanche di dire, invece a questo sindaco forse forse potrei anche parlare. Non
sono così coraggiosa di fare questo tentativo senza il Comitato, no, non potrei. Eeeh, cosa devo dire?
Adesso, il mio problema della casa. Mentre avevo questa assegnazione della casa popolare dentro di me
io sentivo un qualcosa di non pulito, io avevo questo presentimento, che dopo hanno scoperto che
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l’ALER ha questi dirigenti non onesti, quindi io sentendo questo ho detto. ecco che i miei sentimenti si
sono avverati. Anche quando sono entrata in questo cortile io ho capito che la custode è una grande
signora, perbene. Mi è stato chiesto: come mai ti hanno dato questa casa, che dentro il caseggiato ci
sono case più adatte per la tua famiglia. Sono due stanze, erano scritti tre vani, neanche adesso ho
capito che cosa sono tre vani. Questa carta dove era scritto “tre vani” è rimasta all’ALER. Io ho detto:
come mai c’è scritto “tre vani” e sono due. Mi hanno risposto: un vano è il gabinetto: Allora io ho
detto: Devo mettere il letto nel gabinetto?
Quindi il rammarico è stato…ho accettato con rammarico perché la mia famiglia è composta di tre
persone, io, una figlia di 22 anni, Maria e un figlio di 23 anni, e Igor, adesso, però all’epoca erano
piccoli, erano ancora al liceo, è stato quattro anni fa, nel 2009.
Ma voleva avere almeno un angolo con la sua scrivania
Adesso si è calmata un po’ la situazione, però ho passato dei veri brutti momenti, clipe grel, brutti
momenti, perché prima ho messo la scrivania di mio figlio nella mia stanza, che è soggiorno e mia
camera da letto, dormo su un divano, per lasciargli, diciamo, come uno che fa i compiti da solo, perché
mia figlia studiava liceo musicale, pianoforte, quindi non potevo mettere tutti e due in una stanza.
Questo fa scientifico, quella fa musicale, come fai? Però quando tornavo dal lavoro, tardi, in questa
stanza dove lui faceva i compiti io dovevo cucinare, o la lavatrice, tutto quanto, e mio figlio ha avuto un
esaurimento, è stato in ospedale, perché siamo arrivati a un litigio, che lui si stancava forse di questa
vita e non riusciva a concentrarsi e ha preso l’amore per il play station, tramite un amico suo. E io ero
contraria a questo gioco. Io sono anche un po’ tedesca dentro di me, che non sono democratica, mi
arrabbiavo tanto su questa cosa. Dopo, ci sono l’una sopra l’altra, lui doveva andare all’Università, ha
sostenuto esami, medicina, è una facoltà nuova, assistenza sanitaria, sarà dentro l’ASL il futuro lavoro.
Sto così male che la memoria…Perché a lui non piaceva che io facevo pulizia, non mi spiegava che
domani ha l’esame, sai com’è… adesso hai cominciato, io quando c’ho tempo pulisco, lui mi diceva,
smettila…
Lui è stato quasi sempre senza padre, io ho fatto da madre e da padre, lui si trova con questi bambini
viziati, i suoi compagni, certo un ragazzo italiano dove lavora il padre e la madre, c’hanno tutto, non
dico che vuole la macchina, ma voleva avere almeno un angolo con la sua scrivania.
C’è rimasta la musica per lei come un sogno
Dopo io ho cambiato, perché si sono calmate un po’ le acque, ho portato la sua scrivania dentro la
stanza dove dorme, ha smesso la ragazza di suonare, ha finito il liceo, c’è rimasta la musica per lei
come un sogno, bisogna scegliere tra la vita reale e i sogni, quindi lei non suona così suo fratello
studia. Quando vieni a casa mi, Franca, lei suonerà la musica che ha fatto per me quando siamo venuti
in Italia, tre giorni di autobus. Vicino a casa mia sono due persone, però hanno tre locali. Noi, invece,
due locali. Se fossero due figlie o due figli, ma così…Loro sono in una stanza, per separare ho messo
un armadio. Se fossero due maschi puoi fare un letto a castello, se fossero due femmine, uguale.
Hanno studiato a Rinascita, con la mensa, tutti buttavano il pane. Mio figlio non lo buttava e la maestra
ha visto, ha capito la sua educazione, perché da noi i vecchi insegnavano, non si butta il pane.
I nostri giardini pensili
La custode del caseggiato in cui si trova la nostra sede, Maria Maccarone, svolge il suo servizio in modo
esemplare. Non appena gli inquilini le segnalano qualche cosa che non va, lei subito se ne fa carico,
chiede ai suoi capi l’intervento dovuto. In tanti casi non aspetta la segnalazione degli inquilini, Fra
l’altro, ha segnalato ai suoi capi la vegetazione che cresce dentro le grondaie dello stabile, colme di
guano dei piccioni. Le è stato risposto che quanto prima sarà eseguito l’intervento. Ma i nostri giardini
pensili fioriscono anche nelle grondaie di altri caseggiati del Calvairate. Le mando alcune foto. Vede,
caro Sindaco, che cosa vuol dire, vista da vicino, la mala gestione ALER? Non abbiamo mai ottenuto
laprogrammazione della manutenzione ordinaria. Sa quant’è vecchia la questione delle grondaie colme
di guano dei piccioni? Nel 1993 ne scrivevo sul Manifesto, e proprio così dicevo: i nostri giardini
pensili.
I responsabili ALER, i responsabili istituzionali tutti non promuovono fra gli abitanti una conoscenza
per quanto riguarda la sovrappopolazione di piccioni, i danni causati dall’insensata abitudine di
alimentarli. Noi abbiamo promosso iniziative, nel corso degli anni, in relazione con il Servizio di
Medicina Veterinaria, avevamo avuto un incontro alla Statale… Programma Contratti di quartiere II,
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zero iniziative. Al loro posto, i cosiddetti “eventi”, propaganda per ALER, per l’amministrazione
comunale, per la società direttrice del Laboratorio. E’ cambiato qualcosa con l’amministrazione Pisapia?
I responsabili ALER, i responsabili istituzionali competenti continuano a non farsi carico della necessità
di intervenire in modo sistematico, programmato, per la pulizia delle grondaie. Così succede che i nostri
quartieri di degrado e di esclusione siano l’ambiente propizio per la riproposizione di una delle sette
meraviglie del mondo. Nella prossima Lettera aperta, la Quindicesima, proverò a darle un’idea più
precisa dello stato di abbandono in cui ALER lascia nella continuità di anni situazioni segnalate, che
richiedono interventi solleciti. Proverò a dirle, ad esempio, quali sono nelle case degli abitanti e nel
patrimonio immobiliare le conseguenze dell’omissione di interventi per quanto riguarda i piccioni, le
grondaie intasate di guano.
Le panchine del mio cortile…I care
E’ venuto, Paic Branimir, di Zagabria, un uomo serio, di buona volontà. Abita nel Calvairate. Mi ha
detto: ci sono quattro panchine nel nostro cortile, in uno stato disastroso. Voglio rimetterle a posto. Si
può chiedere ad ALER se nel loro magazzino hanno in deposito doghe in buono stato, per sostituire
quelle rotte o mancanti? Ho chiesto. La risposta: la Filiale ALER n. 6 non dispone più di un magazzino
per il deposito di materiale da utilizzare per riparazioni…E perché mai? Qual è lo scopo di questa
eliminazione? Che cosa ho scritto, poco fa, che cosa mi ha detto Victoria, di suo figlio?...tutti buttavano
il pane. Mio figlio non lo buttava e la maestra ha visto, ha capito la sua educazione, perché da noi i
vecchi insegnavano, non si butta il pane. Che cosa buttano, i dirigenti ALER? Per quali interessi dicono
I care?Per quali interessi non dicono I care? Paic è tornato, mi ha dato nome e tel. di una impresa che
costruisce panchine, a Bergamo. Ho telefonato. Il costo di una doga, troppo alto. Materiale di pregio. Mi
hanno consigliato di rivolgermi a una segheria. Ma Paic ha trovato lui il modo di sistemare due panchine
Le mando le foto. Due panchine sistemate, due da sistemare. Il Comune dispone di un magazzino in cui
sia possibile trovare alcune doghe, in modo che Paic possa concludere il suo lavoro, che l’Istituzione sia
al suo fianco?
Nella cosiddetta sinistra è raro che si chieda scusa
E’ mezzanotte passata, caro Sindaco. Di là, nel nostro salone, fino alle 22 era in corso la scuola di
computer. Gli allievi presenti, nove. Variano, da nove a quindici. C’era anche Marina, un’anziana
inquilina, cattolica, una che ascolta Radio Maria. Tempo fa mi sono spazientita con lei, per il suo modo
di credere, di sapere che cosa bisogna credere, che cosa devono sapere quelli che non credono, per il suo
modo di non avere dubbi. Eppure Marina, in contrasto con tutti questi modi, ha un bel volto aperto, una
sua gentilezza profonda. Più facilmente quando sono stanca mi succede…ciao, pazienza. Non sapevo
come fare e me la sono trovata qui alla Scuola di computer, Marina. Le ho chiesto scusa.
Mi ha risposto: eh, cosa va a cercare, è passato…Però era tutta contenta, era contenta per sé e anche per
me, perché la sua spiritualità religiosa le consentiva di accogliere bene le mie scuse: a lei erano dovute,
io gliele dovevo. Nella cosiddetta sinistra è raro che si chieda scusa. Scuse sincere, poi… Mi sbaglio,
caro Sindaco?
…ho posato il viso sul pulito
Questa notte non rientro a casa, dormirò qui, c’è un divano in questa stanzetta. In questa fase, il
Rapporto sulla questione dei quartieri di case popolari a Milano, l’Assemblea Cittadina a Palazzo
Marino prevista per il 25 maggio, l’Assemblea dei nostri quartieri - nei locali dell’Associazione Luisa
Berardi, perché la Biblioteca Calvairate il sabato pomeriggio è chiusa - le Assemblee di cortile, ecc., le
persone che suonano a questa porta a tutte le ore, più frequenti, ora, quelle che non hanno risorse per
sopravvivere, la nostra Festa alla conclusione dell’ attività annuale, è finita che io non sono rientrata a
casa, mi sono fermata qui, varie notti. Ci stavo benissimo. Le prime volte non ero attrezzata, non avevo
le lenzuola da stendere sul divano, e così, che cosa ho fatto per posare il viso sul pulito? C’è, vicina alla
finestra, la bandiera della Fiom, nella sua asta. Rossa, con un una grande ruota dentata al centro. Fiom
CGIL – Bergamo. Me l’hanno data a una manifestazione. Ne ho messo un lembo a capo del divano ed
ecco dove ho posato il viso, sul pulito. Maurizio Landini…Altro che George Clooney!
Franca Caffa
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