Superstudio 50

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Superstudio 50
Superstudio 50
una grande retrospettiva in occasione dei 50 anni della fondazione
di uno dei gruppi più influenti dell’architettura radicale italiana
21 aprile - 4 settembre 2016
www.fondazionemaxxi.it
#Superstudio50
La superarchitettura è l’architettura della superproduzione,
del superconsumo, della superinduzione al superconsumo,
del supermarket, del superman e della benzina super
(Archizoom e Superstudio, 1966)
Roma 20 aprile 2016. Trasversale, metafisico, indefinibile, sempre nuovo, sempre oltre, è Superstudio uno
dei gruppi più influenti dell’architettura radicale italiana fondato nel 1966 da Adolfo Natalini e Cristiano
Toraldo di Francia, ai quali si sono poi uniti Gian Piero Frassinelli, i fratelli Roberto e Alessandro Magris
e Alessandro Poli.
A 50 anni dalla sua fondazione il MAXXI dedica al gruppo una grande retrospettiva: SUPERSTUDIO 50 (dal
21 aprile al 4 settembre 2016), mostra ideata dagli stessi Natalini, Toraldo di Francia e Frassinelli insieme al
curatore Gabriele Mastrigli.
“Questa mostra è un doveroso omaggio a un gruppo di artisti straordinari, celebrati dalla critica di tutto il
mondo - è di pochi giorni fa un bellissimo pezzo dedicato a loro sul New York Times - che hanno fatto la
storia dell'architettura, influenzando l'immaginario collettivo e anticipando in modo impressionante e quasi
profetico temi ancora oggi di assoluta attualità - dice Giovanna Melandri Presidente della Fondazione
MAXXI. - Il MAXXI ha nel suo dna lo studio e la promozione non solo degli artisti contemporanei ma anche di
tutti quei grandi maestri che ne hanno influenzato le creazioni, e il Superstudio è assolutamente tra questi”.
“Questa mostra - dice Margherita Guccione Direttore MAXXI Architettura - è la più densa e completa
retrospettiva mai organizzata, un vero e proprio viaggio nelle regioni del Superstudio. Un viaggio nello spazio
e nel tempo, nelle immagini e nelle architetture, nelle utopie e nelle distopie del più influente gruppo di
architettura radicale italiano”.
"Le visioni del Superstudio sono espedienti retorici attraverso cui dimostrare ad absurdum le possibilità e i
limiti dell’architettura come strumento critico della società moderna – dice Gabriele Mastrigli, curatore della
mostra. Nei collage come nei disegni, nell'installazioni come nei film, ciò che impariamo dal Superstudio è
che l'architettura non è solo un oggetto ma un modo di pensare il mondo."
Conosciuto per la forza delle sue immagini e per l’estrema varietà della sua produzione, il lavoro del
Superstudio è sempre sfuggito a etichette chiare e identificabili; questa mostra raccoglie e presenta oltre 200
tra installazioni, oggetti, opere grafiche, fotografie, pubblicazioni, che coprono l'intero percorso e
l’evoluzione del gruppo, materiali provenienti in larga parte dal loro archivio, alcuni mai esposti prima e di cui
molti entreranno progressivamente nella collezione di architettura del MAXXI.
Una mostra sul Superstudio a cui Superstudio ha lavorato attivamente realizzando per l’occasione un
progetto speciale di allestimento; una sorta di autobiografia scientifica, che ripercorre le tappe
fondamentali della sua storia, a partire dalla mostra Superarchitettura (1966), nella quale insieme al gruppo
Archizoom, propone per la prima volta un ripensamento radicale dell'architettura e del design, sostituendo al
tradizionale immaginario domestico un mondo di oggetti e visioni stranianti.
SUPERSTUDIO 50 è l’esplorazione dell'universo di uno dei gruppi più influenti dell'architettura del
Novecento, agli albori dell’immaginario contemporaneo.
SUPERSTUDIO 50 presenta, tra gli altri, i più importanti disegni, fotomontaggi e installazioni della serie Il
Monumento Continuo (1969), gli Istogrammi d'architettura (1969-70) e Le dodici Città Ideali (1971),
progetti attraverso i quali dimostrarono, le possibilità ma anche i limiti dell’architettura intesa come strumento
critico della società.
Accanto a questi materiali, installazioni come La moglie di Lot presentata alla Biennale d’Arte di Venezia nel
1978 e l’ingresso alla mostra Superarchitettura del 1966, oggetti di design come i divani Bazaar (1968
prodotto da Giovannetti) e Sofo (1968 di Poltronova), o le lampade Passiflora (1968 di Poltronova) e
Gherpe (1967 di Poltronova), oltre alla nota serie di tavoli Quaderna (Zanotta, 1970).
Una parte dell'esposizione è dedicata alla produzione video tra cui viene esposto per la prima volta Il
Monumento Continuo, un progetto del 1969 di cui esisteva soltanto lo storyboard, prodotto dal MAXXI in
occasione di questa mostra e realizzato dal video maker Lucio La Pietra.
Insieme a questo anche i 5 film de Gli Atti Fondamentali (Vita, Educazione, Cerimonia, Amore, Morte,
1972-73), il più ambizioso tentativo di Superstudio di affrontare la relazione fra vita e progetto, che se da una
parte propone una rifondazione antropologica e filosofica dell'architettura, dall’altra libera progressivamente le
energie individuali dei componenti del gruppo, che si scioglie ufficialmente all'inizio degli anni Ottanta.
La retrospettiva comprende quindi anche una serie di materiali, tra cui manifesti, pubblicazioni, e un'ampia
rassegna di foto di "backstage", realizzati dal gruppo sin dall’inizio delle sue attività.
La mostra è completata inoltre dal lavoro di alcuni artisti che hanno interpretato in maniera specifica il lavoro
del Superstudio – dalle opere dei video maker Hironaka & Suib e Rene Daalder, sino alla ricerca
documentaristica del fotografo Stefano Graziani – aiutandoci ad apprezzarne la freschezza e l'attualità del
messaggio.
In occasione della mostra la casa editrice Quodlibet presenta Superstudio. Opere 1966 – 1978, volume a
cura di Gabriele Mastrigli, che raccoglie, per la prima volta in una edizione ragionata, le opere, i testi e i
progetti, del celebre gruppo, dai più noti a quelli più estremi, generosamente illustrati da un’enorme mole di
immagini e documenti inediti, frutto di un lungo e accurato lavoro di ricostruzione archivistica.
La cartella stampa e le immagini della mostra sono scaricabili nell’Area Riservata del sito della
Fondazione MAXXI all’indirizzo http://www.fondazionemaxxi.it/area-riservata/ inserendo la password
areariservatamaxxi
MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo
www.fondazionemaxxi.it - info: 06.320.19.54; [email protected]
orario di apertura: 11.00 – 19.00 (mart, merc, giov, ven, dom) |11.00 – 22.00 (sabato) | chiuso il lunedì,
Ingresso gratuito per studenti di arte e architettura dal martedì al venerdì
UFFICIO STAMPA MAXXI +39 06 324861 [email protected]
Superstudio 50
21 aprile - 4 settembre 2016
INTRODUZIONE
Fondato nel dicembre del 1966 da Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, raggiunti poi da Gian Piero
Frassinelli, i fratelli Roberto e Alessandro Magris e Alessandro Poli, Superstudio è stato tra i gruppi più
influenti della scena mondiale delle neo-avanguardie degli anni ’60 e ’70. Nella Firenze ancora invasa dal
fango dell’alluvione, dai banchi di un’università agli albori della contestazione, Superstudio avvia il suo
percorso di ricerca incentrato sul significato dell’architettura nell’epoca della «società dello spettacolo», nelle
sue molteplici forme di rappresentazione.
Superstudio 50 raccoglie e presenta cronologicamente e analiticamente le installazioni, gli oggetti, i disegni,
i fotomontaggi insieme alle stampe, alle pubblicazioni e ad una serie di film realizzati dal Superstudio tra il ’66
e la fine degli anni ’70. In una sorta di viaggio di formazione autobiografico, il Superstudio attinge agli
immaginari del proprio tempo: la pittura pop di Adolfo Natalini, la fotografia di Cristiano Toraldo di Francia, gli
interessi per l’antropologia di Gian Piero Frassinelli. Rifiutando un generico approccio interdisciplinare, il
gruppo propone un allargamento di campo e un ripensamento radicale dell’architettura e del design,
sostituendo al tradizionale immaginario domestico un universo di oggetti stranianti e visioni distopiche.
Nella mostra fondativa Superarchitettura (1966), realizzata a Pistoia insieme ad Archizoom, gli oggetti
perdono i riferimenti funzionali e potenziano la loro carica figurativa per offrirsi insieme come «cose e
immagini delle cose». Proponendo un «disegno unico» privo di ridondanze estetiche e ridotto ai suoi elementi
essenziali, gli Istogrammi d’architettura (1969) e i mobili della serie Misura (1969-70), svelano invece come
ogni ricerca di oggetti definitivi – l’utopia della modernità – sia destinata fisiologicamente al fallimento. Per
contro Il Monumento Continuo (1969) e Le dodici Città Ideali (1971) sono deliberate utopie negative,
espedienti retorici attraverso cui dimostrare ad absurdum le possibilità e i limiti dell’architettura come
strumento critico della società moderna. Nel 1972 Superstudio partecipa alla celebre mostra Italy. The New
Domestic Landscape al MoMA di New York, dando avvio ad un programma di film dedicati a quelli che
definiscono Gli Atti Fondamentali: Vita, Educazione, Cerimonia, Amore, Morte (1972-73). I film rappresentano
il più ambizioso tentativo di affrontare la relazione fra vita e progetto, da un lato proponendo una radicale
rifondazione antropologica e filosofica dell’architettura, dall’altro liberando le energie individuali in una nuova,
conclusiva fase del Superstudio, all’insegna della didattica e della professionalità. (Gabriele Mastrigli)
Superarchitettura
Si ricordi che «è la poesia che fa abitare», e che la vita si svolge non solo in scatole ermetiche per piccole
vite parallele, ma anche nelle città e nelle auto, nei supermarket, nei cinematografi, sulle autostrade... E un
oggetto può essere un’avventura dello spazio, o un oggetto di culto e venerazione, e diventare un nodo
luminoso di relazioni... Così il design d’evasione vuol costituire un’ipotesi di introduzione di corpi estranei nel
sistema: oggetti col maggior numero possibile di proprietà sensoriali (cromatiche, tattili ecc.), carichi di
figuratività e immagini, nell’intento di destare l’attenzione, di richiamare l’interesse, di costituire una
dimostrazione e di ispirare azioni e comportamenti. ( 1967 )
Un viaggio nelle regioni della ragione
Il nostro lavoro si è sempre svolto per inventari e cataloghi, e forse l’unico lavoro oggi possibile è
l’autobiografia come progetto di vita. Dal ’65 al ’68 abbiamo lavorato con la convinzione che l’architettura
fosse un mezzo per cambiare il mondo. I progetti erano l’ipotesi di trasformazioni fisiche, erano modi di
ipotizzare qualità e quantità diverse. Questi progetti sono stati raccolti nel primo catalogo: Un viaggio nelle
regioni della ragione. Un viaggio come ‘Pilgrim’s Progress’, o guida per giovani architetti, attraverso
l’architettura dei monumenti, l’architettura delle immagini, l’architettura tecnomorfa, l’architettura della
ragione... ( 1969 )
Istogrammi d’architettura
Tra il ’68 e il ’69 abbiamo iniziato ad interessarci di trasposizioni e metamorfosi: l’architettura cessava di
essere uno «specifico», perdeva i suoi connotati di «scala» per diventare una progettazione astratta di entità
platoniche, neutrali e disponibili. Preparammo un catalogo di diagrammi tridimensionali non-continui, un
catalogo d’istogrammi d’architettura con riferimento a un reticolo trasportabile in aree o scale diverse per
l’edificazione di una natura serena e immobile in cui finalmente riconoscersi. Dal catalogo degli istogrammi
sono stati in seguito generati senza sforzo oggetti, mobili, environment, architetture. Gli Istogrammi erano
anche chiamati Le Tombe degli Architetti. ( 1969 )
Un catalogo di Ville
Progettare una villa è un problema inesistente: l’architettura moderna ha già risolto tutti i problemi relativi e
d’altronde ne è già stata ampiamente dimostrata l’assurdità economica, sociale e funzionale. Comunque
rimane una delle rare occasioni di «fare architettura». Così, rifiutandoci di pensare ai problemi particolari dei
clienti o alla salvazione dell’anima, e cercando di pensare solo a una vita serena e ad una felice costruzione
intesa come minuscola parte del «sistema dell’architettura», abbiamo compilato Un catalogo di Ville. Il
catalogo comprende quattro serie di sei ville l’una: A. Ville suburbane, B. Ville al mare, C. Ville in montagna,
D. Grandi ville italiane. ( 1968/70 )
Il Monumento Continuo
Crediamo in un futuro di architettura ritrovata, in un futuro in cui l’architettura riprenda i suoi pieni poteri
abbandonando ogni sua ambigua designazione e ponendosi come unica alternativa alla natura. Nel binomio
natura naturans e natura naturata scegliamo il secondo termine. Eliminando miraggi e fate morgane di
architetture spontanee, architetture della sensibilità, architetture senza architetti, architetture biologiche e
fantastiche, ci dirigiamo verso il «monumento continuo»: un’architettura tutta egualmente emergente in un
unico ambiente continuo: la terra resa omogenea dalla tecnica, dalla cultura e da tutti gli altri imperialismi. (
1969 )
La serie Misura
Mobili e oggetti in legno rivestiti in laminato plastico stampato PRINT. La particolarità del disegno consiste nel
presentarsi omogeneo ed isotropo su tutta la superficie, così da poter essere messo in opera secondo le tre
direzioni cartesiane principali. (...) Ci interessano solo «mobili mentali»: oggetti cioè da tenere davanti come
uno specchio, cose da toccare, da guardare da vicino e da lontano come esorcismi contro la confusione e il
consumo ingiustificato. Ci interessano mobili per la calma e la serenità, pietre costitutive di una natura calma
e immobile in cui finalmente riconoscerci. ( 1969 )
Architettura didattica
Tra il ’70 e il ’71 abbiamo intrapreso a produrre progetti didattici, discorsi critici sull’architettura, abbiamo
usato l’architettura come autocritica, cercando di indagarne i meccanismi promozionali e i modi di lavoro.
Sono progetti didattici L’architettura riflessa, Le dodici Città Ideali, i Salvataggi dei centri storici italiani e alcuni
concorsi. ( 1970/71 )
Le dodici Città Ideali
Dodici (più una) descrizioni di città che rappresentano altrettanti processi di tendenza dell’urbanistica e
dell’architettura. Una serie di racconti (di fantasia, di fantascienza, dell’orrore) premonitori delle angosce che
attendono i fiduciosi assertori della scienza della città. Pubblicate su innumerevoli riviste di architettura (finora
hanno totalizzato traduzioni in nove lingue diverse) hanno costituito un reattivo mentale per innumerevoli
archimaniaci. Gregotti ha parlato di terrorismo religioso. C’è anche chi le ha prese sul serio (col Monumento
Continuo). Peggio per loro. ( 1971 )
Salvataggi di centri storici italiani
Il solo salvataggio è ancora una volta la distruzione, la sterilizzazione totale di quell’organismo che, nato per
essere la casa dell’uomo, ne è diventato prigione ed infine sepolcro... Solo uscendo dalla città e
dimenticandola definitivamente l’uomo potrà sottrarre la propria vista all’angusta prigione delle mura ed
aprirla ai grandi orizzonti... ( 1972 )
Gli Atti Fondamentali
I grandi temi, i temi fondamentali della nostra vita, non sono mai toccati dall’architettura. L’architettura se ne
sta ai margini, ed interviene solo ad un certo punto del processo di relazione, quando di solito tutto il
comportamento è già stato codificato, fornendo risposte a problemi rigidamente posti. Diviene allora un atto di
coerenza, o un ultimo tentativo di salvezza, concentrarsi sulla ridefinizione degli atti primari, ed esaminare in
prima istanza quali sono le relazioni tra l’architettura e tali atti: Vita, Educazione, Cerimonia, Amore, Morte. (
1971/73 )
Dall’architettura all’uomo
Vengono analizzati oggetti d’uso semplici, processi di trasformazione autogestiti (come l’agricoltura e
l’artigianato) e le culture materiali extraurbane, come campi d’indagine. Il metodo antropologico viene usato
come strumento di analisi e d’interpretazione. La sperimentazione diretta (il fare come pensare), la manualità,
l’uso ed il comportamento vengono usati come strumenti di riappropriazione personale e dell’ambiente.
(1978)
La moglie di Lot
Una struttura metallica zincata, simile a un tavolo, sorregge cinque piccole architetture di sale in altrettante
vasche di zinco. L’acqua scorre lentamente in un tubo da fleboclisi e scendendo goccia a goccia sulla prima
architettura di sale la scioglie. L’architettura sta al tempo come il sale sta all’acqua. Le architetture di sale,
sciogliendosi, rivelano al loro interno oggetti che rappresentano ciò in cui il tempo le ha trasformate. ( 1978 )
Dentro il Superstudio
Quando si producevano i progetti e le immagini, gli scritti e gli oggetti dell’«architettura radicale», l’architettura
radicale non esisteva. Ora che questa etichetta esiste, l’architettura radicale non esiste più. In altre parole,
non si trattava di un ennesimo movimento o scuola con caratteri omogenei ben definiti, ma di una serie di
situazioni, intenzioni e comportamenti. ( 1977 )
Al limite tra progetto e performance, il lavoro del Superstudio è stato sempre caratterizzato da una dialettica,
intensa e dichiarata, tra l’oggetto e la sua rappresentazione. «I miti della società prendono forma nelle
immagini che la società produce», dichiarano già agli esordi della Superarchitettura, nel 1966. Processo
creativo in continuo divenire più che prodotto finito, Dentro il Superstudio presenta l’attività del gruppo vista
nel suo farsi attraverso la documentazione fotografica di Cristiano Toraldo di Francia, i manifesti e le
pubblicazioni disegnati dal Superstudio per promuovere e non di rado dare forma ai propri progetti e la ricerca
fotografica di Stefano Graziani sull’archivio Superstudio, traccia concreta e uncut del metodo di lavoro del
gruppo. Infine il documentario di Matteo Giacomelli dà voce ai protagonisti di questa vicenda mentre i lavori
dei video-maker Hironaka & Suib [e Rene Daalder] ne dimostano l’attualità e la freschezza del pensiero.
BIOGRAFIA
Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia, Roberto Magris, Gian Piero Frassinelli, Alessandro
Magris. Alessandro Poli è stato associato allo studio dal 1970 al 1972. Superstudio nasce a Firenze nel
dicembre 1966, in occasione della mostra Superarchitettura presso la Galleria d’arte Jolly 2 a Pistoia. Tra gli
iniziatori della cosiddetta «architettura radicale», ha svolto una ricerca paziente sugli oggetti, gli ambienti, il
design industriale e l’architettura. Il lavoro critico del Superstudio si è svolto attraverso progetti teorici come gli
Istogrammi d’architettura, Il Monumento Continuo e Le dodici Città Ideali, esponendo in mostre in Italia e
all’estero, tenendo corsi e conferenze, pubblicando articoli, saggi e una propria serie di stampati. Nel 1970
Superstudio ha dato vita, in collaborazione col gruppo 9999, a un’organizzazione didattica per lo scambio di
informazioni, la Scuola Separata per l’Architettura Concettuale Espansa (S-SPACE). Tra il 1971 e il 1973, ha
lavorato nel campo della critica operativa, producendo una serie di film divulgativi sugli Atti Fondamentali
(Vita, Educazione, Cerimonia, Amore, Morte): un tentativo di rifondazione filosofica e antropologica
dell’architettura. Dal 1973 al 1975 è stato co-fondatore della Global Tools, un sistema di laboratori per lo
sviluppo della creatività collettiva. Dal 1973, il gruppo si è p articolarmente dedicato alla ricerca e alla
didattica, insegnando nella Facoltà di Architettura di Firenze e in varie scuole internazionali. Tra i più noti
gruppi di avanguardia del panorama internazionale degli anni ’60 e ’70, Superstudio ha partecipato alla
mostra Italy: The New Domestic Landscape al Museum of Modern Art di New York nel 1972 e a entrambe le
mostre internazionali della XV Triennale di Milano del 1973 (Architettura-Città, curata da Aldo Rossi e la
sezione dell’industrial design, curata da Ettore Sottsass jr.). La mostra Superstudio: Fragmente aus einem
persönlichen Museum, ha circolato in Europa nel 1973/74 mentre la mostra Sottsass Superstudio:
Mindscapes è stata esposta in vari musei negli Stati Uniti tra il 1973 e il 1975. Nel 1978 il gruppo ha tenuto
una mostra monografica all’Istituto Nazionale di Architettura di Roma ed ha partecipato alla 38. Biennale
d’Arte di Venezia, per poi sciogliersi verso la metà degli anni ’80 e dedicarsi progressivamente ad attività
individuali.
Oggetti come specchi
L’utopia critica del Superstudio
di Gabriele Mastrigli
Un uomo si propone lo scopo di disegnare il mondo.
Col passar degli anni popola uno spazio di immagini di
regioni, regni, montagne, golfi, navi, isole, pesci, case,
strumenti, astri, cavalli e persone. Poco prima di morire
scopre che questo paziente labirinto di idee traccia
l’immagine del suo volto.
Jorge Luis Borges, L’artefice, 1960.
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Leggendo del Superstudio corre alla mente il celebre adagio citato da Borges, Novelty is but oblivion
( la novità non è nient’altro che dimenticanza ). In effetti nel lavoro del gruppo fiorentino non c’e nulla
di nuovo: rituali e miti fondativi, archetipi e forme simboliche, assemblaggi e objets trouvés, sono questi i
materiali della vasta produzione di quella che pure e stata tra le compagini più influenti della scena
neo-avanguardistica mondiale degli anni Sessanta e Settanta. E non v’e dubbio che il lavoro del
Superstudio sia stato essenzialmente un incessante processo di accumulazione, selezione e
catalogazione dei frammenti di una memoria collettiva, riconosciuta nella cultura pop come nella
tradizione classica, nella fenomenologia della modernità come nello sguardo antropologico, nelle
prospettive della ricerca scientifica come nelle indagini sulle culture marginali. In questo processo il
prodotto finito, il nuovo ordine delle cose , per dirla con Foucault1, e proprio lo svelamento della
possibilità delle cose stesse, apparentemente innocue, ma non per questo meno definitive: le cose
iniziano ad apparire per quello che possono essere, sino a materializzarsi, pian piano, per quello che, in
effetti, già sono. Nelle storie del Superstudio ciò che si prefigura e il compimento del loro destino.
Questo e il motivo per cui, a rigore, non c’e nulla di utopico nel lavoro del Superstudio. Certamente, nei
cataloghi , la forma narrativa attraverso cui il gruppo fiorentino raccoglieva e presentava disegni e
progetti di architettura e design, si fa spesso riferimento a una storia lineare, prospettica, come in Un
viaggio nelle regioni della ragione, sorta di rito di iniziazione agli archetipi formali dell’architettura non
che vera e propria metafora dell’intero percorso del Superstudio2. Ma si tratta di una dimensione storica
annullata nella struttura stessa del racconto, ovvero in una dimensione narrativa che, contenendola e
strutturandola, conferisce alla sequenza delle vicende un carattere assoluto e a-storico, rivelandosi
come il sistema del suo funzionamento.
Raramente nella storia dell’architettura il rapporto tra scrittura e immagine e cosi circolare e serrato
come nell’opera del Superstudio. Sospesa tra arte, letteratura, scienza e filosofia, la narrazione
architettonica del Superstudio appare infatti come portatrice di valore in se, senza alcuna necessita di
rimandare ad una verità esterna, ad un contenuto più o meno segreto, ad una promessa, ad una
salvezza. E, in fondo, nulla più che un sistema di misura – denominazione comune a molti dispositivi
progettuali del Superstudio –, un meccanismo di comparazione, e quindi di verifica, della capacita di
circolazione e di scambio delle idee, della loro possibilità di trasformare l’economia del discorso, del loro
essere beni finiti, limitati, desiderabili, utili; beni che, lungi dall’essere riducibili all’innocuo orizzonte
dell’effimero, pongono il vero problema del potere, in questo senso costituendo, come sostiene Foucault,
l’oggetto di una lotta, e di una lotta politica 3.
I miti della società prendono forma nelle immagini che la società produce. I nuovi oggetti sono insieme
cose e immagini delle cose 4. L’esordio del Superstudio insieme ad Archizoom, a Firenze nel 1966, e
insieme una dichiarazione di intenti e una lucida analisi del contesto in cui l’architetto si trova ad
operare. Sono gli anni della crisi trionfante del modernismo in tutti i suoi risvolti politici, sociali, culturali:
dalle mitologie del quotidiano, elencate da Roland Barthes5, alle figure che personificano il
movimentato spirito del tempo, da John Fitzgerald Kennedy a Nikita Chruščev, a Martin Luther King. E
poi, ovviamente, i profeti della musica di massa, Dylan, i Beatles, i Rolling Stones. Per l’architettura sono
gli ultimi, intensi anni dei maestri del Movimento moderno, Mies, Gropius, e soprattutto Le Corbusier, il
piu ingombrante di tutti, con la cui scomparsa si apre simbolicamente una densa e controversa stagione
di riflessione teorica dentro la disciplina: ne sono un segnale i libri di Aldo Rossi e Robert Venturi,
entrambi pubblicati nel 19666. In questo contesto, tuttavia, il manifesto dei giovani fiorentini preannuncia
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una ulteriore, inedita apertura di campo che prende atto di questa crisi in una forma ancora piu radicale.
I termini del discorso sono quelli che Guy Debord mette in fila nell’incipit de La società dello spettacolo
(1967), parafrasando l’apertura del Capitale di Marx: Tutta la vita delle società nelle quali predominano
le condizioni moderne di produzione si presenta come un’immensa accumulazione di spettacoli. Tutto
cio che era direttamente vissuto si e allontanato in una rappresentazione 7. Vita, società, modernità,
produzione, accumulazione, rappresentazione. Sono queste le condizioni di partenza e insieme il
catalogo degli attrezzi del Superstudio e dei suoi compagni di viaggio della cosiddetta architettura
radicale8.
Ecco perche i due aspetti più rilevanti del lavoro del Superstudio – da un lato l’invenzione narrativa,
dall’altro la critica sprezzante e radicale al ruolo dell’architettura nella società contemporanea, sino alla
messa in discussione dei suoi stessi fondamenti – vanno tenuti e compresi insieme. Tutto il percorso del
Superstudio, a ben vedere, può essere tematizzato in una serie di passaggi che indagano sempre più a
fondo il rapporto tra rappresentazione e critica del sistema. Il presupposto e che l’architettura, dagli
albori della modernità in poi dispersa in un profluvio di saperi tecnici, possa soltanto svolgere il ruolo
ideologico di rappresentare questa condizione, prospettandone le (drammatiche) conseguenze. In un
celebre saggio di quegli anni lo storico Manfredo Tafuri definisce emblematicamente questo processo
le avventure della ragione 9, facendolo risalire alla meta del Settecento, momento in cui emergono
quelle costanti della dialettica dell’illuminismo destinate a caratterizzare l’intero percorso dell’arte e
dell’architettura moderne: formazione dell’architetto come ideologo del “sociale”, individuazione del
campo adeguato di intervento nella fenomenologia urbana, ruolo persuasivo della forma nei confronti del
pubblico e autocritico nei confronti della propria stessa ricerca, dialettica – al livello dell’indagine formale
– fra ruolo dell’“oggetto” architettonico e ruolo dell’organizzazione urbana 10. La missione sociale
dell’intellettuale borghese si prospetta dunque, fin da subito, come quella di allontanare l’angoscia
prodotta dalla percezione di liberta dell’individuo moderno a fronte dei meccanismi generati dalla nuova
condizione sociale, in particolare quella legata alla dimensione urbana. L’arte e l’architettura moderne
nascono cosi in seno alla metropoli, macchina alienante ma necessaria. Per esse, sostiene Tafuri,
l’imperativo etico e quello di comprendere e introiettare le cause di questa angoscia. Un dovere che,
lungi dall’essere una mera questione estetica, si configura come un vero lavoro: mediare e gestire i
processi di crisi che sono alla base dei meccanismi di produzione (e riproduzione) del sistema
capitalistico.
E in questa luce che l’opera del Superstudio, in tutta la sua variegata e anticonvenzionale sequenza di
prodotti (manifesti, installazioni, performance, racconti, stampati, progetti, manufatti, oggetti di design,
etc.), appare tutt’altro che una fuga dai presunti compiti dell’architettura11. Al contrario essa rappresenta
la punta piu avanzata della riflessione e dell’azione architettonica, non solo dal punto di vista storico,
come ultimo capitolo della lunga stagione delle avanguardie, ma proprio come percorso in se: un viaggio
attraverso quelle regioni della ragione dove l’architettura, pur muovendo da istanze individuali, svela
la sua natura eminentemente razionale e, attraverso un processo di sistematica autocritica della propria
ricerca, illumina il senso del suo fare e dunque il suo ruolo nella società.
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1 L’ordine e, a un tempo, cio che si da nelle cose come loro legge interna, il reticolo segreto attraverso cui queste in qualche modo si
guardano a vicenda, e cio che non esiste se non attraverso la griglia di uno sguardo, di un’attenzione, di un linguaggio; soltanto nelle caselle
bianche di tale quadrettatura esso puo manifestarsi in profondita come gia presente, in silenziosa attesa del momento in cui verra enunciato .
Cfr. Michel Foucault, Les mots et les choses, Gallimard, Paris 1966; tr. it. Le parole e le cose. Un’archeologia delle scienze umane, Rizzoli,
Milano 1969, p. 10.
2 Superstudio, Un viaggio nelle regioni della ragione (1969), infra, pp. 96-99.
3 Michel Foucault, L’archéologie du savoir, Gallimard, Paris 1969; tr. it. L’archeologia del sapere, Rizzoli, Milano 1971, p. 140.
4 Archizoom, Superstudio, Superarchitettura [1967], infra, p. 4.
5 Roland Barthes, Mythologies, Editions du Seuil, Paris 1957; tr. it. Miti d’oggi, Einaudi, Torino 1974.
6 Cfr. Robert Venturi, Complexity and Contradiction in Architecture, Museum of Modern Art, New York 1966, e Aldo Rossi, L’architettura della
città, Marsilio, Padova 1966; nuova edizione Quodlibet, Macerata 2011. Le Corbusier, scompare nelle acque di Roquebrune-Cap-Martin, in
Costa azzurra, il 27 agosto 1965.
7 Come e noto, per l’inizio del suo libro Debord riprende l’incipit del Capitale di Marx sostituendo al termine merce il termine spettacolo .
Guy Debord, La Société du Spectacle, Buchet-Chastel, Paris 1967; La società dello spettacolo, Baldini&Castoldi, Milano 1997, p. 53.
8 Sulla scorta dell’esperienza di Archizoom e Superstudio in quegli anni a Firenze si formano i gruppi Ufo, 9999, Zziggurat e si mettono in luce
le figure di Remo Buti e Gianni Pettena; ai fiorentini si affiancano a Milano Ugo La Pietra, a Napoli Riccardo Dalisi, a Torino il Gruppo Strum.
Mentore del movimento e Ettore Sottsass jr., che dal 1957 e consulente artistico per la Poltronova di Agliana (Pistoia), l’azienda che
realizzera i primi oggetti di Archizoom e Superstudio. Il termine architettura radicale viene coniato da Germano Celant nel 1971 con il saggio
Senza titolo, pubblicato nel numero monografico della rivista in curato da Archizoom e Superstudio e dedicato al tema La distruzione
dell’oggetto. Celant fa riferimento ad una lettura radicale del sistema del fare e dell’essere in architettura e ad una espansione di campo al
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valore filosofico-intenzionale dell’architettura. Pertanto non solo i progetti, gli oggetti e i manufatti sono architettura, ma lo sono la committenza, i
media, l’informazione, la scrittura e l’architetto stesso. Germano Celant, Senza titolo, in. Argomenti e immagini di design , 2-3, marzo-giugno
1971, pp. 76-81.
9 Manfredo Tafuri, Per una critica dell’ideologia architettonica, Contropiano , 1, 1969, pp. 31-79; poi ripubblicato in Progetto e utopia.
Architettura e sviluppo capitalistico, Laterza, Roma-Bari 1973, pp. 5 sgg.
10 Ivi, p. 7.
11 Va detto che Manfredo Tafuri non fu in grado di apprezzare il contributo dell’avanguardia fiorentina, come emerge proprio nelle pagine di
Progetto e utopia, sino ad osteggiarli apertamente. Cio sorprende giacche le loro posizioni (soprattutto di Archizoom) furono vicine all’approccio
dello storico romano, almeno degli inizi. Cfr. Pier Vittorio Aureli, The Project of Autonomy. Politics and Architecture whitin and against
Capitalism, Buell Center / FORuM Project-Princeton Architectural Press, New York
2008; ed. it. Il progetto dell’autonomia. Politica e architettura dentro e contro il capitalismo, Quodlibet, Macerata 2016.
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testo estratto dal libro Superstudio Opere 1966-1978 edito da Quodlibet
Novità 2016 Quodlibet
Questo volume è il Meridiano del Superstudio.
Raccoglie per la prima volta tutte le opere,
i testi e i progetti, del più celebre gruppo di
“architettura radicale”, secondo la definizione
canonica di Germano Celant.
Il Meridiano del Superstudio.
Il più celebre gruppo di
architettura radicale.
Dopo cinquant’anni in cui alle rimozioni
storiografiche si sono alternati continui revival
sia in ambito nazionale che internazionale,
sono maturati i tempi per un bilancio definitivo
di questa eccezionale esperienza collettiva
dell’architettura del Novecento. Oggi i disegni,
i modelli, i celebri fotomontaggi, le lampade,
i tavoli e gli altri oggetti di design creati dal
Superstudio sono esposti in molti musei del
mondo, fra cui il MoMA di New York, il Centre
Pompidou di Parigi, il Frac di Orléans, il Centro
per l’arte contemporanea Pecci di Prato e il
MAXXI di Roma. Non deve quindi meravigliare
che il Superstudio sia diventato un classico, come
è nel destino di tutte le avanguardie che una volta
storicizzate e musealizzate non riflettono più solo
istanze rivoluzionarie, ma costituiscono un nuovo
orizzonte di valori condivisi, molto meno astratti
e atemporali, che travalicano i confini specialistici
per diventare modelli estetici di liberazione.
Tutti i progetti del Superstudio, dai più noti Il
Monumento Continuo e Le dodici Città Ideali a
quelli più estremi generati dal ciclo della Cultura
materiale extra-urbana, sono qui generosamente
illustrati da un’enorme mole di disegni e
documenti inediti, frutto di un lungo e accurato
lavoro di ricostruzione archivistica.
Il gruppo Superstudio nasce a Firenze nel dicembre 1966
contemporaneamente ad Archizoom. I membri sono stati
Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia, Roberto
Magris, Piero Frassinelli e Alessandro Magris; Alessandro
Poli è stato associato allo studio dal 1970 al 1972. Tra
i fondatori della cosiddetta “architettura radicale”, il
Superstudio ha svolto una ricerca paziente anche sugli
oggetti, gli ambienti e il design industriale.
autor e
Superstudio
titolo
Opere
1966-1978
A cura di Gabriele Mastrigli
44 progetti illustrati
con 570 immagini a colori
Habitat
for mato 167x240
pag i n e 780
legatu ra Cartonato stampato
isb n 978-88-7462-813-1
pr e z zo Euro 80,00
collana
Quodlibet
via Mozzi 23
62100 Macerata
t. 0733 264965
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ENEL PRIMO SOCIO FONDATORE PRIVATO DEL MAXXI – MUSEO
NAZIONALE DELLE ARTI DEL XXI SECOLO
Enel è il primo socio fondatore privato della Fondazione MAXXI. L’adesione alla Fondazione MAXXI
comporta da parte di Enel un contributo sociale per tre anni. Enel, inoltre, affianca la Fondazione MAXXI
in un ambizioso piano di efficientamento energetico del museo, all’insegna della sostenibilità e del
risparmio.
Cultura, valore e responsabilità sono le linee guida che spingono Enel a sostenere partnership con le più
importanti istituzioni nazionali e internazionali nella realizzazione di progetti innovativi che intendono
offrire ai cittadini una visione dell’energia orientata al futuro. In particolare Enel è impegnata nella
promozione dell’arte e della grande musica e dei giovani artisti: è socio fondatore dell’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro alla Scala dal 2003 e del Maggio Musicale Fiorentino dal 2015.
L’impegno di Enel è da sempre quello di trovare le migliori soluzioni per lo sviluppo economico e sociale
nei Paesi in cui opera, delle imprese che ne producono la ricchezza e delle persone che ne
rappresentano il motore. Nel rispetto per l’ambiente e per le comunità che ospitano le sue attività.
Il mondo è cambiato. Sempre più persone accedono a tecnologie più potenti che mai. La nostra vita è
sempre più connessa, l'energia deve consentire a tutti di poter fare di più. È per questo che Enel si
impegna ad aprire l'energia a più persone, tecnologie, usi e partner.
Grazie alla sua presenza globale, Enel è perfettamente posizionata per fornire energia in tutto il mondo.
Operiamo in oltre 30 paesi in Europa, Nord America, America Latina, Africa e Asia. Fornisce energia
sempre più sostenibile e più affidabile a più di 61 milioni di clienti, contando su una capacità netta
installata di oltre 89 GW. Gestisce 1,9 milioni di chilometri di rete, con fornitura alla più grande base di
clienti di qualsiasi società energetica europea.
1
Enel SpA – Sede Legale: 00198 Roma, Viale Regina Margherita 137 – Registro Imprese di Roma e Codice Fiscale 00811720580 – R.E.A. 756032
Partita IVA 00934061003 – Capitale sociale Euro 9.403.357.795 i.v.
Alcantara e MAXXI: eccellenza e creatività nell’arte
Materiale senza tempo, dalle molteplici potenzialità espressive e unico nel suo genere, Alcantara
incontra l’arte e l’architettura aprendosi a nuovi linguaggi interpretativi.
Dopo il successo delle 3 mostre Can you imagine?, Shape your life! e Playful inter-action (i cui
risultati sono stati raccolti in un catalogo dedicato) continua la collaborazione tra l’azienda italiana
che produce l’omonimo materiale e il Museo nazionale delle arti del XXI secolo.
Nel corso dei tre anni di collaborazione, il progetto Alcantara-MAXXI ha visto le due realtà - museo
e azienda - confrontarsi e cimentarsi in uno scambio continuo di competenze ed esperienze,
dando vita ad un modello di collaborazione e di dialogo di grande intensità creativa, che negli anni
ha impegnato oltre venti tra designer affermati e giovani talenti internazionali.
“Quella tra MAXXI e Alcantara è una partnership strategica che percorre una nuova forma di
collaborazione tra una istituzione e un’azienda - dice Giovanna Melandri, Presidente Fondazione
MAXXI. Se nel ‘core business’ del MAXXI come in quello di Alcantara c’è il sostegno e la
promozione dei talenti creativi emergenti, questa modalità di progetto comune, che va ben oltre il
tradizionale concetto di sponsorizzazione, permette una collaborazione creativa che arricchisce
tutti i soggetti coinvolti”.
“E’ nostra ferma convinzione - sostiene Andrea Boragno, Presidente e Amministratore Delegato di
Alcantara S.p.A. - che il senso di una relazione efficace tra azienda e museo vada oggi ricercato
nella volontà concreta di sondare nuovi territori interpretativi, svincolandosi dal ruolo di mero
mecenate per scegliere invece la via di una collaborazione reale, che venga innanzitutto dallo
scambio di conoscenze”.
Una visione condivisa anche da Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura, che sottolinea:
“Alcantara-MAXXI è un nuovo modello di collaborazione tra azienda e museo di architettura, in cui
entrambe le parti hanno nello scambio un’occasione di dialogo reale per una visione comune e
innovativa. In questi tre anni, grazie al coinvolgimento di 21 designer internazionali, abbiamo, negli
spazi del MAXXI, guardato al futuro, sperimentando la creatività e la versatilità di questo incredibile
materiale”.
Fondata nel 1972, Alcantara rappresenta una delle eccellenze del Made in Italy. Marchio registrato di Alcantara
S.p.A. e frutto di una tecnologia unica e proprietaria, Alcantara® è un materiale altamente innovativo, potendo
offrire una combinazione di sensorialità, estetica e funzionalità che non ha paragoni. Grazie alla sua straordinaria
versatilità, Alcantara è la scelta dei brand più prestigiosi in numerosi campi di applicazione: moda e accessori,
automotive, interior design e home décor, consumer-electronics. Grazie a queste caratteristiche, unite ad un serio
e certificato impegno in materia di sostenibilità, Alcantara esprime e definisce lo stile di vita contemporaneo: quello
di chi ama godere appieno dei prodotti che usa ogni giorno nel rispetto dell’ambiente.
Dal 2009 Alcantara è certificata “Carbon Neutral”, avendo definito, ridotto e compensato tutte le emissioni di CO2
legate alla propria attività. Nel 2011 la rendicontazione è stata estesa fino a comprendere l’intero ciclo di vita del
prodotto, includendo quindi le fasi di uso e smaltimento (“from cradle to grave”). Per documentare il percorso
dell’azienda in questo ambito, ogni anno Alcantara redige e pubblica il proprio Bilancio di Sostenibilità, certificato
dall’ente internazionale TÜV SÜD e consultabile anche attraverso il sito aziendale.
L’headquarter di Alcantara si trova a Milano, mentre lo stabilimento produttivo e il centro ricerche sono situati a
Nera Montoro, nel cuore dell’Umbria (Terni).
MINI
CORPORATE COMMUNICATIONS
Comunicato stampa N. M004/16
San Donato Milanese, 23 febbraio 2016
MINI e MAXXI, una partnership in nome del design
In occasione della presentazione delle mostre e delle attività di MAXXI per il 2016,
viene annunciata la partnership tra il Museo e MINI.
Una reading room brandizzata MINI accompagnerà i visitatori nel viaggio culturale
del Museo.
San Donato Milanese.
Milanese. Sin dalla Mini Classica disegnata dalla matita di Sir Alec Issigonis nel 1959, ogni
MINI è molto più di un’icona automobilistica. Rappresenta una vera e propria filosofia esistenziale, uno
spazio vitale, un oggetto d’arredamento urbano e, persino, una creazione artistica. Per ribadire la sua
vocazione, MINI ha avviato una partnership con il MAXXI di Roma, realtà con la quale condivide valori
comuni legati al mondo del design, dell’arte e delle nuove tendenze.
La partnership viene annunciata oggi, 23 febbraio 2016, in occasione della conferenza stampa in cui il
Presidente della Fondazione MAXXI, Giovanna Melandri, insieme al Direttore Artistico Hou Hanru,
presentano le mostre e le attività del Museo per il 2016.
“La collaborazione con MAXXI è quasi naturale per noi perché condividiamo con il Museo non solo la
passione per il design, ma anche l’artista che ha realizzato questo magnifico luogo, Zaha Hadid, che per noi
ha realizzato la fabbrica di Lipsia. È particolarmente significativo poi – racconta Sergio Solero, Presidente e
Amministratore Delegato di BMW Italia S.p.A. – che questa partnership nasca proprio nel 2016, quando
celebriamo i 100 anni del BMW Group e i 50 anni di BMW in Italia. Siamo orgogliosi di cooperare con le più
importanti istituzioni culturali del Paese, e il MAXXI è una di queste”.
Il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo è la prima istituzione nazionale dedicata alla creatività
contemporanea, che propone un palinsesto ricco di esposizioni, workshop, convegni, laboratori, spettacoli,
proiezioni, progetti formativi all’interno del quale si colloca anche la presenza di MINI.
MINI e MAXXI
MINI è la trasposizione di un lifestyle globale e trasversale che viene amato da persone di culture, lingue ed
estrazioni sociali diverse. Da sempre attenta all’arte e al design, MINI ha una grande predisposizione alla
ricerca e all’innovazione, anticipando le ultime tendenze. Valori che la accomunano al MAXXI e che la
compatto premium britannica oggi rivive anche con la Nuova MINI Clubman.
“MINI ha una forte connotazione di heritage, ma al tempo stesso è da sempre terreno fertile per esperimenti
creativi – spiega Federico Izzo, Head of MINI - e ha scelto di unirsi a MAXXI in quanto luogo di valorizzazione
del patrimonio culturale, ma, al tempo stesso, laboratorio di sperimentazione, innovazione e produzione di
nuovi contenuti estetici contemporanei”.
Il connubio apre a MINI una nuova opportunità per spingersi ancora una volta oltre i confini del semplice
“oggetto automobile” e, per questo motivo, insieme al MAXXI è stato scritto un vero e proprio “Manifesto”,
che esalta i valori comuni su cui si basa la partnership:
MINI
CORPORATE COMMUNICATIONS
“Opposti solo nei nomi, speculari nei valori che li animano.
Come MINI da sempre sfida i canoni culturali del tempo, così MAXXI si inserisce
in una Roma millenaria per affermarsi come luogo aperto, dove le pratiche artistiche diventano laboratorio
di futuro.
Ecco dunque che i loro percorsi volti a promuovere avanguardia, sperimentazione e innovazione si
incontrano, in un viaggio che vuole contribuire alla creazione di nuovi linguaggi e alla visione di mondi
nuovi.”
Uno spazio culturale di formazione powered by MINI
MINI
MINI, partner dei Public Programs di MAXXI, ossia di tutti quegli appuntamenti parte integrante della
programmazione che approfondiscono e arricchiscono i temi sviluppati dalle mostre, ha scelto di allestire
una reading room per dare un valore aggiunto al momento di formazione culturale dei visitatori del Museo.
Verrà, infatti, creato uno spazio itinerante, dedicato a meeting e conferenze di arte e design, ma anche un
luogo di sharing sempre disponibile per i visitatori, dove trovare materiale informativo sulle mostre. Durante
l’anno verranno poi realizzate iniziative specifiche volte a valorizzare i due mondi, MINI e MAXXI, e ad
avvicinare i rispettivi clienti e visitatori.
Per ulteriori informazioni contattare:
Cristiana Lattuada
PR & Communication Coordinator MINI
Telefono: 02.51610.710 Fax: 02.51610.0710
E-mail: [email protected]
Media website: www.press.bmwgroup.com (comunicati e foto) e http://bmw.lulop.com (filmati)
Il BMW Group
Con i suoi tre marchi BMW, MINI e Rolls-Royce, il BMW Group è il costruttore leader mondiale di auto e moto
premium e offre anche servizi finanziari e di mobilità premium. Come azienda globale, il BMW Group gestisce 30
stabilimenti di produzione e montaggio in 14 paesi ed ha una rete di vendita globale in oltre 140 paesi.
Nel 2015, il BMW Group ha venduto circa 2,247 milioni di automobili e 137.000 motocicli nel mondo. L’utile al
lordo delle imposte per l’esercizio 2014 è stato di 8,71 miliardi di Euro con ricavi pari a circa 80,40 miliardi di
euro. Al 31 dicembre 2014, il BMW Group contava 116.324 dipendenti.
Il successo del BMW Group si fonda da sempre su una visione sul lungo periodo e su un’azione responsabile.
Perciò, come parte integrante della propria strategia, l’azienda ha istituito la sostenibilità ecologica e sociale in
tutta la catena di valore, la responsabilità globale del prodotto e un chiaro impegno a preservare le risorse.
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Monteroberto, 18 aprile 2016
Gagliardini.
Storia di un’impresa e di un’impresa culturale
Gagliardini Srl è un’azienda commerciale per la fornitura di beni e servizi legati all’abitare, al costruire,
al progettare fondata nel 1958 da Vittorio Gagliardini. Sede in Vallesina, provincia di Ancona, da oltre
vent’anni affianca alla mission aziendale un progetto editoriale e culturale dedicato al progetto
contemporaneo – arte, architettura, design – dapprima con la rivista Progetti, dal 2012 evoluta in
Mappe, una testata registrata divenuta riferimento per le filiere professionali e la community del
progetto marchigiano e adriatico delle due sponde. Nata per volontà dell’imprenditore la rivista ha
valorizzato e promosso la qualità architettonica del territorio attraverso una narrazione puntuale e
disciplinare riconosciuta in più contesti con dignità di fonte, e con un costante e significativo
investimento sui programmi culturali ha consentito di realizzare mostre, convegni di studio, eventi
seminari e workshop come utili piattaforme intorno ai quali costruire e sedimentare progetti, riflessioni
e azioni.
La scelta dell’investimento in cultura, strategico per lo sviluppo dell’impresa, ha portato alla
costruzione di un progetto editoriale articolato in format interconnessi che caratterizzano il sistema
Mappelab: Mappe con cadenza semestrale – direttore editoriale Cristiano Toraldo di Francia; Demanio
Marittimo-Km-278 – un evento culturale realizzato con il contributo di un’imponente infrastruttura di
relazioni pubblico/privata, nazionale e internazionale; MStore il social commerce che mette in relazione
chi progetta e chi produce, e investe una quota stabile in format concorsuali per il giovane talento.
L’azienda – per i contenuti espositivi dello showroom – in cui è rappresentata la miglior produzione di
qualità, nazionale e internazionale si caratterizza per profili di innovazione del servizio, della vendita,
della relazione rispetto a progettualità, qualità del processo, reputazione e autorevolezza.
Considerata dagli operatori del settore un’avanguardia in Italia, è un laboratorio in continua
trasformazione dove rappresentazione, consulenza commerciale e conoscenza culturale offrono
l’esperienza del marchio e dello stile. Forte di un modello di business affinato sui desideri e i bisogni
del consumatore, come dimostrano le partnership storiche con marchi leader dell’arredo e del design, e
le relazioni con i migliori produttori del made in Italy.
I tre figli di Vittorio Gagliardini – Mario, Cristiana e Francesca – lo affiancano nella governance
dell’azienda con ruoli di responsabilità, a conferma di un riuscito passaggio generazionale.
www.gagliardini.it
Jesi, 18 aprile 2016
L’Associazione DEMANIO MARITTIMO.KM-278 è stata fondata il 10 giugno 2013
a Monteroberto. La sua missione è quella di favorire lo sviluppo dell’impresa
culturale e il dialogo tra i soggetti della filiera del progetto contemporaneo – arte,
architettura, design, impresa, reti della produzione culturale - con attività e iniziative
sul territorio in collaborazione con istituzioni, università, centri di ricerca, imprese,
istituzioni pubbliche e private. La compagine dei soci fondatori restituisce la
trasversalità e la ricchezza dei processi che l’Associazione si propone di favorire e
accompagnare. Il panel delle testimonianze è costituito da storie individuali,
esperienze di impresa innovativa caratterizzata da politiche di qualità, sostenibilità e
responsabilità sociale, dalla partecipazione delle reti associative e istituzionali che
con la loro azione favoriscono e accompagnano la modernizzazione del territorio.
La governance dell’Associazione che ha sede legale a Jesi, è organizzata con un
Direttivo presieduto da Cristiana Colli; un Comitato Scientifico di personalità
indipendenti legate al progetto, alla cultura e all’impresa; un panel di Soci Onorari
che accoglie rappresentanti delle Istituzioni di più immediato riferimento – Regione,
Enti territoriali, Università, Autonomie funzionali, Corpi dell’organizzazione dello
stato.
Sin dalla sua nascita l’Associazione è impegnata nella produzione di Demanio
Marittimo.Km-278, un evento/progetto che nasce nel 2011 e si rinnova ogni anno
nel mese di luglio per una sola notte – 12 ore, 6 pm/ 6 am.
L’idea concettuale e la sua restituzione progettuale guardano alla spiaggia come
spazio pubblico, e all’Adriatico come mare delle grandi questioni contemporanee,
epicentro geopolitico e culturale, nodo e hub di metamorfosi antropologiche,
demografiche, religiose, progettuali dell’Europa a venire che guarda a Oriente.
www.mappelab.it
http://www.mappelab.it/mappe/demanio-marittimo-km-278/associazione/
http://www.mappelab.it/demanio-marittimo-km-278/
SKY ARTE HD
- CANALI 110, 130 e 400 di SKY –
PITTURA, SCULTURA, MUSICA, LETTERATURA,
TEATRO E DESIGN, FORME ESPRESSIVE ANTICHE E
CONTEMPORANEE:
L’ARTE E IL SAPERE AL CENTRO DELLA
PIATTAFORMA
SKY ARTE HD, il primo canale televisivo italiano dedicato all’Arte in tutte le sue
declinazioni, è visibile a tutti gli abbonati Sky (che dispongono dell’HD nel proprio
abbonamento) alle posizioni 110, 130 e 400 della piattaforma. Pittura, scultura, architettura,
musica, letteratura, teatro, design e tutte le forme di espressione artistica trovano spazio in
un unico palinsesto dedicato sia agli appassionati, che hanno l’opportunità di approfondire i
loro interessi, sia ai semplici curiosi che possono avvicinarsi all’arte in un modo nuovo
attraverso le grandi produzioni internazionali (Sky Arts, BBC, Channel 4, Arte, PBS,
Sundance Channel) e quelle originali del canale. Con un linguaggio contemporaneo e mai
didascalico, che trova nella contaminazione dei generi la sua chiave narrativa, Sky Arte HD
racconta le infinite risorse del patrimonio artistico mondiale, con un occhio di riguardo alla
straordinaria tradizione italiana e al talento dei nostri artisti.
Dalla Cappella Sistina, presentata su Sky Arte HD in tutta la sua potenza espressiva nella
produzione originale Michelangelo – Il cuore e la pietra, che su Sky 3D è stata
accompagnata, proprio il 1° novembre, da un esclusivo documentario sulla Cappella
Sistina, alle provocazioni di Marina Abramovic, dal fascino di maestri del calibro di Daniel
Baremboim alle leggende del rock come Jim Morrison, dai talenti eclettici alla Tom Ford
alla regina della fotografia Annie Leibovitz, il canale ospiterà i mille linguaggi dell’arte.
Tra le produzioni originali ci sono programmi appositamente creati per i più piccoli, come
L’arte non è marte, che porta con allegria i bambini e i genitori alla scoperta dell’Arte come
un elemento che può far parte della vita di tutti, e viaggi nel mondo dell’arte contemporanea,
come Potevo farlo anch’io, condotto da Alessandro Cattelan e Francesco Bonami, che ci
guidano con un approccio ironico tra le meraviglie e i paradossi dei maggiori capolavori
della contemporaneità. Uno spazio importante è dedicato agli eventi sul territorio: rassegne,
mostre e retrospettive saranno raccontate nel reportage Grandi Mostre, in cui il complesso
meccanismo della realizzazione di una mostra viene raccontato passo dopo passo, dal
trasporto delle opere al vernissage. Ed ancora Sky Arte HD in occasione del Salone e
Fuorisalone 2013 ha realizzato la produzione originale De.sign che ha portato gli spettatori
nel cuore della design week milanese con le pillole quotidiane dedicate al Fuorisalone,
con un reportage finale su tutta l’edizione 2013, e con un’importante serie di documentari
dedicati alla storia del design. Un’altra produzione originale di Sky Arte è Bookshow,
interamente dedicato ai libri e che li racconta attraverso una semplice ma esaustiva
struttura tripartita: un libro, un luogo, un ospite. Ed ancora Destini Incrociati Hotel, un
cartoon spensierato e colorato che racconta, ambientandoli in un Hotel dove le porte delle
camere si aprono e si chiudono sui destini dei protagonisti, incontri che hanno cambiato la
storia. Nel mese di giugno Sky Arte Hd ha presentato Contact un’altra produzione originale
che in 10 episodi compie un viaggio straordinario e affascinante nella città proibita dei
provini, a contatto dei celebri fotografi della Magnum Photos, la leggendaria agenzia
fondata nel 1947.
Nel mese di ottobre Sky Arte presenta Capolavori Svelati: Greta Scacchi mostrerà come
un grande artista, oltre che uno straordinario interprete artistico, sia anche un vero e
proprio narratore del suo tempo. Nel mese di novembre tornerà su Sky Arte una nuova
serie di Contact e di Street Art una produzione originale interamente dedicata al mondo
dell’arte di strada.
Sky Arte HD si avvale del contributo di Enel, main sponsor del canale e dei suoi programmi
di punta, come è accaduto per Michelangelo – Il cuore e la pietra, e che partecipa
attivamente alla realizzazione di produzioni ad hoc come Corti di luce e gli speciali dedicati
a Enel Contemporanea, il progetto di arte contemporanea promosso dall’azienda e giunto
alla sesta edizione.
Sky Arte HD ha inoltre stretto delle importanti partnership con l’Istituto Luce-Cinecittà e con
festival, mostre e fiere per raccontare i principali eventi culturali italiani, quali il
Festivaletteratura di Mantova, Roma Europa Festival e Artissima. Ancora, Sky Arte HD sarà
media partner del MAXXI, dal mese di ottobre delle produzioni originali racconteranno le
principali mostre della stagione del Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.
In linea con il linguaggio moderno della programmazione, il canale ha una forte presenza
sul web e sui social network (Facebook, Twitter e Instagram), grazie al sito www.skyarte.it e
a Sky Go, il servizio di streaming dei programmi che permette di vedere Sky su pc e
smartphones. I contenuti principali di Sky Arte HD sono disponibili anche sul servizio
Sky on Demand.
«Quello che ci prendiamo è un grande impegno - spiega Roberto Pisoni, direttore di Sky
Arte HD - perché raccontare l’Arte in televisione, in tutte le sue sfaccettature e in maniera
nuova e originale, è una grande scommessa. Ma l’Arte, nelle sue molteplici espressioni, sia
antiche che contemporanee, sia colte che popolari, è un’esperienza che migliora della vita e
offre un serbatoio infinito di storie appassionanti che siamo fieri di offrire al pubblico di Sky.»
Ufficio stampa Sky Arte HD
MN – Cristiana Zoni – [email protected] Marilena D’Asdia – MN [email protected] Tel 06.853763
Ufficio Stampa Sky – Elena Basso [email protected] Tel 02.308015837