Diapositiva 1 - Comune di Arezzo
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Diapositiva 1 - Comune di Arezzo
A cura di Bartolomeo Conti L’Islam e i musulmani ad Arezzo: criticità e opportunità per costruire percorsi di cittadinanza Rapporto conclusivo Con il sostegno di Sommario Introduzione - Obiettivi La situazione dell’islam e dei cittadini d’origine islamica ad Arezzo Il percorso : azioni e persone coinvolte - Interviste con leader musulmani, opinion leader e rappresentanti delle istituzioni - Il dialogo con esponenti della comunità bengalese - ASL: la questione dell’idoneità della camera mortuaria per il lavaggio delle salme - Scuola, incontro con una classe dell’istituto superiore Buonarroti - Incontro con funzionari e rappresentanti delle istituzioni - Incontro con rappresentanti delle comunità islamiche e delle comunità di cittadini stranieri provenienti da paesi a prevalenza islamica Elementi di criticità e conflittualità Elementi d’opportunità Raccomandazioni Conclusioni Introduzione Con delibera approvata il 10 Settembre 2014, il Comune di Arezzo ha aderito ad un progetto di ricerca/azione volto a favorire il dialogo e la collaborazione tra istituzioni locali e comunità islamiche di Arezzo. Il progetto, presentato da l Dr. Bartolomeo Conti – researcher associate all’Istituto Universitario Europeo – e sostenuto da ReligioWest (un progetto finanziato dal European Research Council), dalla Open Society Foundations e dalla Fondazione del Monte, ha l’obiettivo di elaborare e promuovere percorsi di cittadinanza, ossia percorsi volti a favorire una migliore integrazione di comunità islamiche e cittadini stranieri provenienti da paesi a prevalenza islamica. Il percorso s’è sviluppato su tre fasi ed ha coinvolto diversi attori locali, istituzionali e non. La prima fase del percorso è stata dedicata alla raccolta dei dati e delle informazioni utili a produrre un quadro dettagliato della presenza e delle attività delle comunità islamiche e/o straniere di Arezzo. A tal fine sono state realizzate una serie di interviste a responsabili delle sale di preghiera islamiche, rappresentanti delle associazioni straniere di Arezzo, funzionari e rappresentanti delle istituzioni locali ed infine a diversi opinion leader. Durante la seconda fase del percorso sono stati organizzati diversi incontri, tra cui uno con i funzionari ed i rappresentanti delle istituzioni aretine ed uno con i rappresentanti delle comunità islamiche e delle comunità di cittadini stranieri provenienti da paesi a prevalenza islamica. I due incontri hanno permesso di definire la situazione attuale in termini di criticità e opportunità ed in tal modo di individuare le priorità su cui lavorare. La terza fase è stata infine dedicata all’elaborazione di raccomandazioni e, ove possibile, di progetti concreti che possano rispondere alle problematiche emerse ed in particolare capaci di favorire l’integrazione, la conoscenza reciproca e la lotta alla marginalizzazione e all’esclusione. Introduzione 33 Obiettivi In sintesi, in vista dell’obiettivo generale di elaborare e promuovere percorsi di cittadinanza, il percorso intrapreso puntava a: Fornire elementi di conoscenza della realtà islamica aretina che, benché ancora poco conosciuta, presenta elementi di stabilità e radicamento nel territorio; migliorare il dialogo e le forme di collaborazione tra istituzioni e comunità musulmane; prevenire nuove forme di conflittualità; fornire raccomandazioni ed elaborare progetti concreti. 4 4 Obiettivi L’islam e i musulmani ad Arezzo In base ai dati forniti dall’Anagrafe comunale ed elaborati dall’Osservatorio Provinciale sulle Politiche Sociali, alla fine del 2013, la popolazione proveniente da paesi a prevalenza musulmana residente nel comune di Arezzo poteva essere stimata intorno alle 4.000 persone, di cui 1345 bengalesi, 1246 albanesi (considerati al 70% musulmani), 918 pakistani, 405 marocchini e altre nazionalità inferiori a 100 (84 tunisini, 50 algerini, ecc.). Si rileva l’assenza totale di turchi e la debolezza della componente mediorientale. Per avere un quadro più corretto della situazione attuale, bisogna anche considerare che, a causa della crisi economica che negli ultimi anni ha colpito il territorio aretino e più in generale l’Italia, un numero importante di persone d’origine straniera residenti ad Arezzo ha deciso d’emigrare o s’è trovato nella condizione di dover partire a causa della mancanza di lavoro. Una delle caratteristiche della comunità musulmana aretina è la forte frammentazione, che si fa per linee etniche, nazionali o linguistiche, ma anche per motivazioni d’ordine ideologico o a causa di dissensi tra gruppi o individui. Emerge in particolare una scarsa capacità aggregativa delle moschee esistenti e di coloro che le guidano. Se infatti fino al 2009 ad Arezzo c’era un solo luogo di culto islamico che accoglieva l’insieme dei musulmani ad di là della loro provenienza o della loro lingua, attualmente i luoghi di culto islamici sono tre, due gestiti da magrebini e uno che fa riferimento alla comunità bengalese. A questi, si aggiunge uno spazio che è saltuariamente utilizzato per la preghiera e l’incontro dal centinaio di persone che compongono la comunità sciita pakistana, che esprimono la necessità di luogo più stabile, richiesta sostenuta anche dalla componente sunnita della comunità pakistana a testimonianza di una solidarietà nazionale che prevale su divergenze confessionali che oggi sono particolarmente mediatizzate. La situazione 55 L’islam e i musulmani ad Arezzo Il centro islamico di Largo Tevere è la “moschea” storica di Arezzo. Aperta nel 1991 e gestita dall’Associazione Islamica Al Qods, fino a pochi anni fa riuniva tutti i musulmani della città. Situato in una palazzina residenziale nel quartiere Saione, il luogo di culto é composto da una sala di media grandezza al piano terra, capace di accogliere una cinquantina di persone, mentre al primo piano c’è una sala più piccola ed un ufficio. Non c’è una sala per le donne e, oltre alle attività cultuali, non vengono svolte altre attività. In particolare emerge l’assenza di una scuola d’arabo, presente generalmente nella moschee di media grandezza. Secondo i responsabili, il centro è frequentato da circa 150 persone, di tutte le nazionalità, anche se la stragrande maggioranza sono magrebini. Benché nel corso degli ultimi anni abbia perso risorse economiche e umane, in particolare dopo la creazione della altre due sale di preghiera, il centro rimane un punto di riferimento importante per i musulmani della città. La Moschea di Via Ferraris è stata aperta nel 2012 dagli stessi che gestivano il centro di Largo Tevere, ma la sua gestione è diventa fonte di conflittualità tra gruppi di persone. Il locale in Via Ferraris, acquistato con denaro raccolto grazie a varie donazioni arrivate anche da altre moschee e al contributo dei fedeli stessi., si trova fuori città, in un complesso industriale in cui coesistono diverse aziende, in una promiscuità non proprio ideale per un luogo in cui i fedeli vanno a pregare. Gestita da marocchini, anche se sembra che anche musulmani di altre nazionalità la frequentino, la sala di preghiera è ben visibile all’esterno, dove si confonde con le altre aziende. La scelta di aprire il luogo di culto in una zona periferica è stata dettata dalla necessità di trovare spazi ulteriori, da motivazioni d’ordine economico e nell’ottica di “non avere problemi con il vicinato”. Il centro islamico è composta da un ufficio, una sala per le donne, una sala per la scuola d’arabo per i bambini, una cucina ed una grande sala per la preghiera. Secondo la leadership, alla preghiera del venerdì parteciperebbero circa 150 persone, tra cui 5-6 convertiti, mentre la scuola d’arabo, sempre secondo un leader del centro, accoglierebbe ogni sabato una trentina di bambini. La situazione 66 L’islam e i musulmani ad Arezzo Il Centro sociale e culturale dei bengalesi in Via da Verrazzano, aperto nel 2009, sorge al pian terreno di un palazzo in cui abitano quasi esclusivamente bengalesi. Composto da una sala di circa 100 metri, il centro non è sufficiente ad accogliere tutti fedeli per la preghiera del venerdì, che sono quindi obbligati a fare due turni per pregare. Il centro inoltre non dispone di una sala per le donne, che quindi restano escluse dalla preghiera. Benché troppo piccolo, il locale è stato acquistato dall’associazione bengalese, che era inoltre intenzionata ad acquistare una seconda sede per rispondere al problema della mancanza di spazio. Il centro culturale bengalese di via da Verrazzano era stato inizialmente accolto con qualche polemica e atteggiamenti ostili, in particolare una raccolta di firme contro un supposto degrado di un quartiere come Saione, ad alta densità di migranti, ma dopo un tempo relativamente breve di conflittualità e di copertura mediatica, il conflitto è diminuito ed oggi la presenza del centro bengalese non sembra creare particolari problemi. A seguito di una serie di incontri formali e informali fatti nell’ambito del percorso, la questione della nuova sede è stata per il momento rimandata. Qualora, nonostante le numerose migrazioni, si confermasse il bisogno di una nuova sede, l’associazione s’è impegnata ad attivare preventivamente un percorso di informazione e dialogo con le istituzioni, per scegliere la sede più opportuna dal punto di vista logistico (evitare problemi di traffico) e sociale (evitare la concentrazione di luoghi di preghiera nello stesso quartiere), e con i cittadini del quartiere per attenuare la naturale diffidenza legata alla non conoscenza. La situazione 77 Il percorso: azioni e persone coinvolte Nell’ambito del percorso, oltre ad una serie di incontri formali ed informali con i rappresentanti del Comune, sono state realizzate le azioni seguenti: Interviste con leader musulmani, opinion leader e rappresentanti delle istituzioni Durante la prima fase sono state intervistate 12 persone, tra cui 6 opinion leader e/o persone pubbliche interessate al tema e 6 rappresentanti delle comunità islamiche o di associazioni di cittadini stranieri residenti ad Arezzo. A queste si aggiungono gli incontri con i responsabili dell’amministrazione comunale, ed in particolare con l’Assessorato alle Politiche per l’Integrazione e con l’Ufficio per l’Integrazione, ed un incontro con il vice prefetto. Le interviste e gli incontri hanno permesso di definire gli attori coinvolti, d’individuare esigenze e difficoltà delle comunità islamiche, di definire le priorità su cui lavorare e, più in generale, di fare una quadro di una realtà che, sebbene presente sul territorio aretino da lungo tempo, rimane piuttosto sconosciuta alle autorità pubbliche e all’insieme della cittadinanza aretina. Il dialogo con esponenti della comunità bengalese 88 Durante tutto il percorso sono stati fatti diversi incontri, formali ed informali, con i rappresentanti della comunità bengalese, che nel corso degli anni s’è rivelata essere la comunità più attiva nello spazio pubblico cittadino, come dimostrano i casi del dibattito sul cimitero islamico, che ha avuto luogo nel 2008, e della questione del lavaggio delle salme sollevata nel 2014. Il tema principale degli incontri è stata la richiesta/volontà della comunità bengalese di aprire una nuova sala di preghiera. Gli incontri hanno permesso di stabilire un dialogo costante sul tema, nel tentativo di stabilire un metodo condiviso nella definizione dei criteri e dei tempi per l’eventuale individuazione del locale da adibire a sala di preghiera. La comunità bengalese, apparentemente già divisa al suo interno sulla necessità di acquistare una nuova sede, ha deciso di abbandonare momentaneamente la ricerca e, conseguentemente, è stata abbandonata l’idea ipotizzata nella fase iniziale del percorso di fare alcuni incontri interni alla comunità bengalese per discutere dei criteri e delle modalità per l’eventuale apertura di una nuova sede. Il percorso: interviste Il percorso ASL: la questione dell’idoneità della camera mortuaria per il lavaggio delle salme Nel corso del percorso, sono stati organizzati due incontri tra ASL, Comune e rappresentanti delle comunità islamiche per affrontare il problema dell’idoneità della camera mortuaria al compimento del rito del lavaggio delle salme. Il primo incontro, avvenuto il 15 Settembre su richiesta della ASL, ha permesso di definire i termini tecnici del problema. Durante una seconda riunione, svoltasi il 28 Ottobre, sono stati convocati i rappresentanti delle tre moschee cittadine per validare la proposta di modifiche fatta dalla ASL. L’incontro, oltre ad aver prodotto consenso sulle soluzioni proposte, ha messo in evidenza il valore aggiunto di un metodo per la risoluzione delle controversie basato sullo scambio d’informazioni ed il dialogo, che ha permesso di garantire un diritto ad una minoranza, e dunque d’includere cittadini, senza andare contro i regolamenti interni dell’istituzione sanitaria. Scuola, incontro con una classe dell’istituto superiore Buonarroti Il 28 Febbraio, su sollecitazione dell’Assessorato alle Politiche per l’Integrazione, è stato organizzato un incontro con una classe dell’istituto superiore Buonarroti. Promosso per parlare degli attentati che hanno colpito Parigi all’inizio del 2015, l’incontro è stato strutturato in due parti, la prima dedicata ai fatti di Parigi, la seconda all’integrazione dei musulmani in Italia ed in particolare ad Arezzo. L’incontro ha fatto emergere la necessità di avviare un lavoro con i giovani, che sono sembrati particolarmente sensibili a visioni stereotipate e discriminatorie, ma anche attenti ad approfondire e ricevere informazioni. Al fine di spingere i giovani ad una maggiore conoscenza delle comunità straniere e religiose che condividono il loro stesso territorio, è stato proposto un ciclo di incontri con i rappresentanti delle comunità straniere e/o islamiche che vivono nel territorio aretino (due incontri in classe e uno o due nei luoghi d’aggregazione delle comunità). Per ragioni legate al calendario, non è stato possibile svolgere l’iniziativa nel corso dell’attuale anno scolastico, ma, in accordo con i professori, la direzione dell’istituto, l’Assessorato alle Politiche per l’Integrazione ed alcuni rappresentanti della comunità bengalese, l’iniziativa dovrebbe essere sperimentata all’inizio dell’anno scolastico 2015-2016 e, eventualmente, allargata ad altre classi o scuole. Il percorso: ASL e scuola 99 Il percorso Incontro con funzionari e rappresentanti delle istituzioni Un momento importante dell’intero percorso è stato l’incontro “Le comunità islamiche ad Arezzo: problemi, opportunità e prospettive”, tenutosi il 27 ottobre alla Casa delle Culture e facilitato da Sociolab. L’incontro ha permesso di avviare una riflessione con gli uffici, i servizi comunali e gli Enti che si occupano di temi legati all’integrazione sulle difficoltà e/o le potenzialità che essi rilevano riguardo al rapporto con le comunità islamiche e straniere presenti nel Comune di Arezzo. All’incontro hanno partecipato 23 persone in rappresentanza delle seguenti istituzioni aretine : Centro territoriale per gli adulti, Osservatorio Provinciale sulle politiche sociali, Prefettura di Arezzo, Direzione ASL8, Questura di Arezzo e Comune di Arezzo (Assessorato alle Politiche per l’Integrazione, Ufficio turismo e Giostra, Polizia municipale, Decoro urbano, Servizi demografici, Ufficio Integrazione e Ufficio politiche per la casa). L’incontro ha evidenziato la necessità di trovare nuove forme d’interazione con le comunità islamiche aretine in modo da favorire una maggiore integrazione di persone emarginate o che si chiudono in comunità troppo autoreferenziali. Tale necessità deriva anche dalla constatazione, fatta da diverse persone presenti all’incontro, che rispetto al passato sono in aumento i casi di stranieri che assumono un atteggiamento di chiusura. Dalle varie testimonianze emergono infatti casi di marginalizzazione e di chiusura che, benché ancora piuttosto limitati, impediscono l’accesso ai servizi, come quello ospedaliero, ma anche un dialogo sul rispetto di alcune regole che devono necessariamente essere rispettate da tutti. Vari uffici o enti hanno messo in evidenza la mancanza di una risposta organica da parte delle istituzioni, che faticano a dare indicazioni univoche e precise, con la conseguenza che la responsabilità finisce così per ricadere sui singoli uffici che, in maniera troppo spesso arbitraria e personale, cercano di dare risposte puntuali a domande che meriterebbero di avere risposte politiche più chiare e strutturate. La questione della responsabilizzazione delle comunità islamiche, e straniere in generale, sembra emergere in filigrana attraverso la sensazione di non avere interlocutori certi con cui poter interagire. Tale interazione risulta ancor più necessaria se si vuole lavorare ad una condivisione dei diritti e dei doveri, facilitare l’accesso ai servizi esistenti e, infine, se si vogliono evitare forme di chiusura, marginalizzazione e discriminazione. Il percorso: le istituzioni 10 10 Il percorso Temi emersi su cui continuare a lavorare: In sintesi dall’incontro sono emersi i seguenti temi e/o criticità su cui sarebbe lavorare: L’importanza d’individuare referenti riconoscibili che rappresentino le varie comunità; La necessità di creare momenti di confronto con le comunità islamiche, anche favorendo una migliore collaborazione tra le sale di preghiera; Avviare un confronto con le comunità sui luoghi di culto, sulla loro localizzazione e sui rapporti con i quartieri in cui sorgono; La necessità di assumere delle prese di posizione e di dare delle risposte chiare rispetto a delle questioni legate all’islam, come la questione della concessione degli spazi pubblici per le feste religiose, la questione delle regole di comportamento per la sicurezza (come ad esempio l’obbligo del volto scoperto in certi luoghi), la questione dell’accesso ai servizi (a cominciare da quelli ospedalieri) per le donne che non parlano l’italiano; La necessità di pensare a come poter lavorare con le seconde generazioni attraverso progetti nelle scuole e attività sportive/aggregative/culturali orientate all’integrazione. Il percorso: le istituzioni 11 11 Il percorso Incontro con rappresentanti delle comunità islamiche e delle comunità di cittadini stranieri provenienti da paesi a prevalenza islamica Un secondo momento forte del percorso è stato l’incontro tenutosi il 1° Marzo alla Casa delle Culture con i rappresentanti delle comunità islamiche e delle comunità di cittadini stranieri provenienti da paesi a prevalenza islamica. All’incontro, aperto dell’Assessore Stefania Magi che dopo il saluto ha lasciato il gruppo perché potesse esprimersi liberamente con la facilitazione di Sociolab, hanno partecipato una decina di rappresentanti delle comunità islamiche e delle comunità di cittadini stranieri provenienti da paesi a prevalenza islamica. L’incontro, che è stato innanzitutto un momento di riflessione della comunità islamiche e straniere su se stesse e sul loro modo di interagire con il resto della popolazione aretina e con le istituzioni, ha evidenziato gli elementi di criticità su cui potrebbero essere sviluppate azioni coordinate delle varie comunità al fine di migliorare l’integrazione e la comunicazione sul territorio aretino. I partecipanti hanno innanzitutto riconosciuto la loro difficoltà a coordinarsi ed essere propositivi. Una delle ragioni di tale difficoltà risiede nella mancanza di leader riconosciuti da tutti, competenti e che abbiano tempo da dedicare per portare avanti un dialogo tra le comunità e con le istituzioni in vista di una maggiore integrazione. Fustigando le divisioni interne, tutti i presenti hanno concordato sulla necessità di superare divisioni e l’auspicio di riuscire a creare un coordinamento interno capace di interagire con istituzioni e il resto della popolazione aretina. Consci del fatto che i loro figli sono ormai aretini e che dunque il loro futuro è ad Arezzo, tutti i presenti sono stati concordi sulla necessità di investire sui giovani, che sono la risorsa principale su cui costruire il futuro, anche se alcuni hanno sottolineato come i posti sono occupati sempre da coloro che sono migranti di prima generazione e talvolta dalle stesse persone. Uno dei giovani presenti ha comunicato che i giovani musulmani della città si sono incontrati con l’idea di creare un gruppo di giovani di “seconda generazione” per creare ad Arezzo una sezione dell’Associazione Giovani Musulmani Italiani. L’iniziativa, sconosciuta a tutti i presenti, è solo all’inizio, ma è stata molto apprezzata poiché i giovani sono considerati unanimemente il punto d’incontro tra culture e persone. Il percorso: le comunità 12 12 Il percorso Altri temi emersi durante l’incontro sono la questione degli spazi, in particolare per la preghiera del venerdì, e quella degli atteggiamenti razzisti e/o discriminatori versi i musulmani e gli immigrati, aumentati dopo gli attentati di Parigi. In tal senso, è stata sottolineante l’importanza di porsi la questione di come prendere le distanze da coloro che in altre parti del mondo usano la violenza in nome dell’islam. Infine, il presidente dell’associazione del Bangladesh (associazione non religiosa) ha sottolineato l’importanza di pensare ad un centro culturale islamico (con scuola, biblioteca, luogo d’incontro, ecc.), che parli e interagisca con la città e che sia aperto a tutti e sia per tutti, donne incluse. Dalla discussione sono emerse in maniera piuttosto condivisa tre priorità : Creare un coordinamento interno (un forum islamico). La necessità di essere uniti nelle differenze è una priorità per tutti i partecipanti ed alcuni propongono di impegnarsi per costituire un Forum islamico, ossia un gruppo di coordinamento che sia in grado di stabilire un rapporto costante con le istituzioni e dare un riconoscimento a tutti coloro che al momento sono divisi in gruppi diversi e non hanno alcun contatto con l’Amministrazione. Valorizzare i giovani cresciuti ad Arezzo. Mantenendo un legame con la cultura di appartenenza della famiglia d’origine, i giovani hanno gli strumenti per costruire nuove forme di dialogo e integrazione. A questo proposito, la creazione di un gruppo di giovani musulmani, evocata da uno dei giovani presenti, potrebbe rappresentare un ottimo interlocutore per le istituzioni e facilitare un dialogo e un confronto con il territorio aretino. Trovare nuovi canali e nuove forme di comunicazione sia con le istituzione che con la stampa locale, che spesso, mescolando piani diversi, fa disinformazione invece che informazione e tende a creare situazioni di tensione. Il percorso: le comunità 13 13 Elementi di criticità e conflittualità Il percorso ha messo in evidenza alcune criticità e delle possibili fonti di conflittualità. Tra le più importanti fonti di conflittualità: La concentrazione di immigrati in zona Saione (circa il 25% della popolazione), con relativi problemi d’integrazione e un certo sentimento d’invasione. La volontà della Comunità bengalese di aprire una nuova sede. La mancanza di un luogo di culto e/o incontro per i pakistani sciiti (circa un centinaio), la cui richiesta è sostenuta anche dalla componente sunnita della comunità pakistana. L’emergere di atteggiamenti razzisti e/o discriminatori versi i musulmani e, più in generale, verso gli immigrati. L’aumento di casi di marginalizzazione e chiusura che, benché piuttosto limitati, sembrano in aumento. Tra le criticità : La marginalizzazione delle donne straniere, la cui partecipazione alla vita sociale è limitata principalmente dal fatto che non parlano la lingua italiana. La carenza di coordinamento da parte delle autorità pubbliche sulle varie iniziative esistenti e mancanza di indicazioni chiare per i vari settori dell’amministrazione. La mancanza di una leadership chiara e riconosciuta delle comunità islamiche e/o straniere di Arezzo con cui interagire, con la conseguente difficoltà per le istituzioni d’individuare referenti riconoscibili e stabili che rappresentino le varie comunità. La precarietà dei luoghi di culto che, in alcuni casi, tende a creare tensione ed incertezza, con la conseguenza che le autorità sono di fatto obbligate a tollerare certe forme d’irregolarità per garantire il diritto alla libertà religiosa, da cui deriva il diritto ad esercitare il culto. Criticità e conflittualità 14 14 Elementi d’opportunità Il percorso ha altresì evidenziato elementi d’opportunità, che dovranno essere sfruttati nella costruzione di un rapporto stabile e duraturo tra comunità islamiche e istituzioni locali: La volontà di tutti gli attori (Istituzioni, Comunità islamiche e straniere, società civile) di rafforzare la collaborazione e lo scambio tra le comunità islamiche e le istituzioni al fine di prevenire forme d’intolleranza e chiusura e di favorire l’integrazione, lo scambio e la conoscenza reciproca. La capacità di istituzioni e leadership islamiche e/o straniere di costruire forme di dialogo e ascolto nel’interesse generale, come hanno dimostrato il caso della questione del lavaggio delle salme, il dialogo tra comunità bengalese e istituzioni sulla volontà/necessità di aprire una nuova sede bengalese ed infine le prese di posizione pubbliche su fatti internazionali fatte congiuntamente da alcuni leader islamici e l’Assessorato alle Politiche per l’Integrazione. L’esplicita volontà delle leadership islamiche di avviare un percorso per superare le proprie debolezze e/o mancanze, a cominciare dalle divisioni interne e dall’incapacità di auto-organizzarsi. Il processo di auto-organizzazione dei giovani di seconda generazione, visti da tutti, a cominciare dai leader musulmani della città, come i reali vettori dell’integrazione. L’avvio di un progetto nelle scuole volto a contrastare i pregiudizi attraverso la conoscenza delle realtà religiose e straniere che abitano il territorio aretino. L’alto numero di progetti e iniziative della società civile volti a favorire l’integrazione di persone e comunità straniere, a cominciare dai corsi di lingua per stranieri. Opportunità 15 15 Raccomandazioni In base al percorso intrapreso, possono essere fatte alcune raccomandazioni generali ed alcune raccomandazioni specifiche all’amministrazione comunale e alle comunità islamiche e/o straniere di Arezzo. Raccomandazioni generali: Il percorso fatto deve essere considerato come l’inizio di un rapporto duraturo e continuo tra Amministrazione e comunità islamiche e/o straniere. In effetti, in ogni città italiana e/o europea in cui è presente una comunità islamica e/o straniera stabile nel tempo, emerge l’imprescindibilità di un rapporto incentrato sulla collaborazione ed il dialogo se si vuole effettivamente operare per una migliore integrazione e per la prevenzione di forme di marginalizzazione, chiusura ed anche di radicalismo. Laddove il rapporto tra Amministrazione e comunità islamiche e/o straniere non è stato costruito, gli eventi, generalmente conflittuali, hanno ricordato l’imprescindibilità di tale rapporto. Avviare una riflessione congiunta sulle modalità d’apertura e di gestione delle sale di preghiera e sulla loro distribuzione sul territorio, in vista della stesura di un regolamento condiviso che possa garantire diritti e doveri, stabilità e legalità. Raccomandazioni a destinazione dell’amministrazione L’assunzione di un ruolo di coordinamento e di valorizzazione di azioni e iniziative esistenti in modo da permettere uno scambio di pratiche ed esperienze tra operatori, anche nell’ottica di pensare più globalmente la politica per l’integrazione. Promozione di un lavoro con le scuole per la conoscenza delle realtà religiose e straniere presenti nel territorio aretino, in particolare appoggiandosi e valorizzando capacità e competenze dei giovani di seconda generazione. Promuovere l’inclusione delle donne straniere, che restano spesso marginalizzate a cause del fatto che non parlano l’italiano, attraverso il coinvolgimento delle comunità islamiche e/o straniere nella realizzazione dei corsi di lingua che, seppure piuttosto numerosi, non sempre riescono a coinvolgere i gruppi più restii e/o chiusi. Raccomandazioni 16 16 Raccomandazioni Raccomandazioni per le comunità islamiche e/o straniere Creare un coordinamento interno tra le diverse componenti della comunità islamica d’Arezzo, che consenta di superare le divisioni interne e di presentarsi unitariamente. Ciò comporta la definizione di referenti riconoscibili e stabili e di una leadership che sia in grado di stabilire un rapporto costante con le istituzioni e che possa parlare pubblicamente a nome delle varie comunità. Valorizzare i giovani (musulmani e/o stranieri) cresciuti ad Arezzo, potenzialmente ottimi interlocutori per le istituzioni e in grado di facilitare il dialogo ed il confronto delle comunità islamiche e/o straniere con il territorio aretino. 17 17 Raccomandazioni Conclusioni Nato dalla volontà del Comune di Arezzo di avviare una collaborazione per favorire il dialogo e la conoscenza reciproca tra cittadini autoctoni e immigrati musulmani, il percorso ha avuto esiti contradditori. Da una parte è riuscito a centrare alcuni degli obiettivi prefissati. In particolare, ha permesso di fornire elementi di conoscenza di una realtà come quella islamica aretina che, benché ancora molto poco conosciuta, inizia a presentare elementi di stabilità e di radicamento nel territorio. In secondo luogo ha consentito di migliorare il dialogo e le forme di collaborazione tra istituzioni e comunità musulmane. Accanto a questi due obiettivi, il percorso ha inoltre permesso di iniziare alcune attività concrete e di affrontare alcune criticità, stabilendo una modalità d’interazione e di collaborazione tra alcuni rappresentanti delle comunità islamiche e/o straniere ed il Comune. Il percorso, consentendo un’analisi della situazione e l’elaborazione di alcune proposte per progetti futuri, è però solo parzialmente nell’intento iniziale di produrre progetti concreti in grado di dare risposte alle forme di conflittualità, marginalizzazione e chiusura individuate. Due sembrano esserne le cause principali: innanzitutto la mancanza di una leadership islamica chiara e costante nel tempo, come dimostra il continuo cambio di referenti durante il percorso. La seconda ragione risiede nel fatto che, nel momento di passare ad una fase più operativa, sono state annunciate le elezioni comunali anticipate, con una conseguente riduzione della portata del percorso, probabilmente frutto anche della difficoltà (ad Arezzo come in tutte le città italiane senza distinzione) a parlare di temi suscettibili di essere usati a fini elettorali, in particolare in un periodo in cui il contesto internazionale è tale da impedire un confronto pacato e razionale sulla situazione locale. Malgrado le difficoltà e la contraddittorietà dei risultati, il percorso ha però confermato con forza la necessità di affrontare la questione dell’integrazione di cittadini stranieri e, nel caso specifico, di quelli provenienti da paesi a prevalenza islamica, così come la necessità di stabilire forme di dialogo e di collaborazione con quelle associazioni, religiose e non, che rimangono un punto di riferimento per una parte degli abitanti del territorio. Conclusioni 18 18