Materiale aggiuntivo - Gioventù Francescana d`Italia
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Materiale aggiuntivo - Gioventù Francescana d`Italia
Materiale aggiuntivo Il nostro volto: “cerchino nel distacco e nell‟uso una giusta relazione ai beni terreni,semplificando le proprie materiali esigenze.. così s‟adoperino a purificare il cuore(art. 6g) si renderanno così liberi all‟amore di Dio e dei fratelli (art. 6h) “ Il cuore rinchiuso in un salvadanaio o in un guardaroba… Matteo 19, 16-30 Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?».Egli rispose:«Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso». 20Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli.Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli».A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?».E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». A cosa sono così attaccato da farmi voltare le spalle a Cristo??? Da cosa o chi è stato preso in ostaggio il mio cuore? Semplifico le mie esigenze materiali?? FF 1431 Finita la preghiera, Francesco prese il libro dei Vangeli ancora chiuso e, inginocchiandosi davanti all'altare, lo aprì. E subito gli cadde sott'occhio il consiglio del Signore: Se vuoi essere perfetto, va' e vendi tutti i tuoi beni e distribuiscili ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo. Francesco, dopo aver letto il passo, ne fu molto felice e rese grazie a Dio. Ma, vero adoratore della Trinità, volle l'appoggio di tre testimoni; per cui aprì il libro una seconda e una terza volta. Nella seconda, incontrò quella raccomandazione: Non portate nulla nei vostri viaggi ecc.; e nella terza: Chi vuole seguirmi, rinunzi a se stesso ecc. Ad ogni apertura del libro, Francesco rendeva grazie a Dio, che approvava l'ideale da lui lungamente vagheggiato. Alla terza conferma che gli fu mostrata, disse a Bernardo e Pietro: “ Fratelli, ecco la vita e la regola nostra, e di tutti quelli che vorranno unirsi a noi. Andate dunque e fate quanto avete udito ”. FF 1977-1980 « Così, innamorato della tua bellezza, il Figlio dell'altissimo Padre a te sola si unì strettamente nel mondo e ti conobbe per prova fedelissima in ogni cosa. Prima ancora che dallo splendore della sua patria Egli venisse sulla terra tu gli preparasti una abitazione degna, un trono su cui assidersi e un talamo dove riposare, cioè la Vergine poverissima dalla quale Egli nacque a risplendere su questo mondo. A lui appena nato con sollecitudine corresti incontro, perché egli trovasse in te, e non nelle mollezze, un posto che gli fosse gradito. Fu deposto, dice l'evangelista, in una mangiatoia, perché non c'era posto per lui nell'albergo. Allo stesso modo, senza mai separarti da lui, l'hai sempre accompagnato, tanto che In tutta la sua vita, quando apparve sulla terra e visse fra gli uomini, mentre le volpi avevano le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, egli però non aveva dove posare il capo. E in seguito quando egli, che un tempo aveva dischiuso la bocca dei profeti, aprì la sua bocca per insegnare, te per prima volle lodare, te per prima esaltò con le parole: Beati i poveri in ispirito, perché di essi è il regno dei cieli ". Quando poi dovette scegliere per la salvezza del genere umano alcuni testimoni della sua santa predicazione e del suo glorioso genere di vita, non scelse già dei ricchi mercanti, ma dei poveri pescatori, per mostrare, con tale attestazione di stima, che tu devi essere amata da tutti. Infine, perché a tutti fosse manifesta la tua bontà, la tua magnificenza, la tua fortezza e la tua dignità, ed apparisse che tu sei la prima di tutte le virtù, e che nessuna virtù può esistere senza di te, e che il tuo regno non è di questo mondo, ma del cielo, tu sola rimanesti unita al Re della gloria quando tutti coloro che egli aveva prescelto ed amato, vinti dalla paura, lo abbandonarono. Ma tu, sposa fedelissima e dolcissima amante, neppure per un momento ti allontanasti da Lui, anzi proprio allora ti aggrappavi a Lui con più forza, quando lo vedevi maggiormente disprezzato da tutti. Perché, se tu non fossi stata con Lui, mai sarebbe stato trattato con tanto disprezzo da tutti ». Tu eri con Lui tra gli schiamazzi dei Giudei, gli insulti dei Farisei, i rimproveri dei principi dei sacerdoti; con Lui tra gli schiavi, con Lui tra gli sputi, con Lui sotto i flagelli. Gli spettava la venerazione di tutti, tutti lo schernivano: e tu sola lo consolavi. Fino alla morte, e alla morte di croce, tu non l'hai abbandonato. E persino sulla croce, il corpo ignudo, le braccia stese, le mani e i piedi conficcati al legno, tu soffrivi con Lui, e nulla appariva in Lui che gli desse maggior gloria di te. E infine, quando salì al cielo, a te lasciò il sigillo del regno dei cieli per segnare gli eletti, perché chiunque sospira il regno eterno, venga da te, a te lo chieda, per tuo merito possa entrarvi, perché nessuno può entrare nel regno, se non porta impresso il tuo sigillo ». Perciò, o signora, abbi compassione di noi e imprimi su noi il sigillo della tua benevolenza. Chi può essere tanto stolto e insensato da non amare con tutto il cuore te, che in modo così degno sei stata scelta e preparata dall'AItissimo fin dalla eternità? Chi può rifiutarti riverenza e onore, se Colui che è adorato da tutte le Virtù dei cieli, ti ha rivestita di tanto onore? Chi può non adorare con gioia le orme dei tuoi piedi, se il Signore della maestà tanto umilmente si è inchinato a te, con tanta amicizia ti si è unito, con tanto amore ti ha fatta sua? Perciò ti scongiuriamo, o signora, per lui e per amore di lui: in questa necessità non disprezzare le nostre preghiere, ma liberaci sempre dai pericoli, tu gloriosa e benedetta in eterno ». La fraternità mi insegna il dono della santa povertà?? Liberi all‟amore di Dio… Es 3,7-10 "ho osservato...ho udito...conosco....sono sceso...io stesso ho visto...TI MANDO" Il Signore designa come suoi collaboratori ciascuno di noi. chiama tutti ad aderire al suo progetto di amore. Cosa stai aspettando? Di quale prova hai ancora bisogno per affidarti a Lui? sono consapevole di essere un Suo strumento??? Ger 18,6 “così voi siete nelle mie mani” L‟argilla è un minerale che impastato con acqua manifesta un'eccellente plasticità. Questa dovrebbe essere il prototipo della nostra fede:salda davanti agli uomini e modellabile solo dalle sapienti mani del “Vasaio” che ci bagna con il suo amore. Mi lascio plasmare dall‟azione di Dio o resto impassibile, fermo, ottuso?? Cosa rende il mio cuore così duro al suo richiamo?? Il signore diviene il mio perno, attorno al quale tutto ciò che mi appartiene vi gira intorno e si plasma, trasforma il mio essere. Diviene il mio punto di riferimento. E' da Lui che riformulo, riprogetto la mia vita. Per me, è davvero così?? quante volte ho spacciato la mia volontà, i miei desideri , le mie ambizioni per suoi ??? e dei fratelli… Matteo 25,35-45 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. Ho mai fatto una di queste cose gratuitamente ? Penso che sto realmente guardando e toccando Cristo nei poveri, nei sofferenti negli affamati, negli emarginati?? Se non mi è mai capitato,quando voglio iniziare?? UNA CANZONE PER TE: LA VOGLIA DI LIBERTÀ Interprete:Jovanotti Album: Buon sangue Anno: 2005 Riflettiamo sul testo Di fronte ad una situazione di disagio, quando qualcosa o qualcuno ci sta stretto ci sentiamo soffocare e sentiamo l‟esigenza di cambiare aria. Capita perfino che ci lasciamo solo sfiorare da quelle occasioni che ci vedrebbero protagonisti; appositamente le facciamo passare davanti. Leggerne la targa ci fa capire che spesso e volentieri le riconosciamo, ma scegliamo di non metterci in gioco, di non essere protagonisti delle nostre scelte e ancora una volta rimaniamo schiavi. Sarà l‟età o voglia di libertà? Non è questione di sola età anagrafica, dal momento che a tutti capita di vivere, in maniera diversa delle condizioni di disagio. Sono proprio queste a poter diventare trampolino di lancio per riscoprire la voglia di libertà. Allora, se il nostro cuore è inquieto impariamo ad ascoltarlo e vediamo di fare luce “vera” perché possiamo liberarci nel profondo e riscattare una situazione che, accontentandoci, ci fa brancolare. Spunti di riflessione La gente segue il mondo. Noi cristiani? " voi non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo. (Gv 15,19)" Dio ci chiama a seguirlo. Seguirlo per essere liberi da noi stessi, dalle nostre paure, dai limiti che noi stessi ci poniamo e dalle nostre insoddisfazioni. Noi liberamente possiamo aderire al Suo progetto d'amore. Certi di essere guidati, amati e sostenuti in un modo che nessun'altro può donarci: un amore incondizionato ed indicibile. Un amore che ci arricchisce la vita e la trasforma completamente. UN FILM PER TE: INTO THE WILD – NELLE TERRE SELVAGGE Anno 2007 Durata 140 min Genere avventura, drammatico Regia Sean Penn Soggetto Jon Krakauer Sceneggiatura Sean Penn Produttore Art Linson,Sean Penn Premi Golden Globe 2008: migliore canzone (Guaranteed) National Board of Review Awards 2007: miglior performance rivelazione maschile (Emile Hirsch) (informazioni tratte da wikipedia) Trama e recensione: “Into the wild” è la storia vera di Christopher McCandless, un giovane che subito dopo la laurea abbandona la famiglia e intraprende un viaggio di due anni attraverso gli Stati Uniti, con l‟obiettivo di raggiungere l‟Alaska dove si concluderà il suo cammino di liberazione. Il regista ,Sean Penn, per raccontare la straordinaria storia di questo ragazzo si serve di molti flashback tant‟è che il film sembra non avere una cronologia e invece essa è ben presente nel cammino di Chris. Il cammino si divide in vari capitoli che ripercorrono alcune tappe della vita di Chris, il quale, prima di partire, si libera di tutto:soldi, auto e tutto ciò che lo tiene incatenato alla sua attuale vita compreso il nome infatti ne sceglie uno nuovo: Alexander Supertramp. Chris, Alex non è un ventiduenne qualunque o meglio non vuole esserlo ma vuole andare alla ricerca di una libertà assoluta, quella che ti purifica, quella che da‟ un senso a tutto, quella che chiama le cose con il nome giusto! Capitolo 1 - La mia nascita “Quanto importa nella vita non già di essere forti ma di sentirsi forti” Alex inizia questo cammino di liberazione forte delle sue convinzioni e cioè che non sono le “cose” che ci rendono felici né tantomeno liberi e individua la sua meta nell‟Alaska. Dove credi di doverti dirigere per dare inizio alla tua rinascita? Capitolo 2 - L'adolescenza “La fragilità del cristallo non è una debolezza ma una raffinatezza” In ogni cammino quelle che riaffiorano subito sono le debolezze e le mancanze che ci appannano al punto da farci credere che non abbiamo scelto la giusta direzione. Quali tue debolezze dovresti accompagnare, prendere per mano, piuttosto che cercare di schiacciarle? Capitolo 3 - La maturità È questo il capitolo in cui Alex affronta le difficoltà più grandi: viene malmenato,inizia a rendersi totalmente indipendente procacciandosi il cibo da solo, senza dimenticare i consigli raccolti durante il viaggio e inizia ad affrontare anche le dure sconfitte, come l‟animale che riesce ad uccidere ma non a cibarsene. Qual è stato o sarebbe secondo te il punto più critico del tuo cammino verso la libertà? Capitolo 4 – La famiglia “I figli sono piuttosto duri quando si tratta dei loro genitori” La famiglia, la fraternità spesso è qualcosa da cui sfuggiamo piuttosto che andarvi incontro e alla ricerca. Sono spesso fonte primaria delle nostre preoccupazioni e talvolta delusioni…e tu per loro? Capitolo 5 - La conquista della saggezza “Dio ha messo la felicità dappertutto , è ovunque in tutto ciò di cui possiamo fare esperienza,abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose”. Che “modo” hai tu per guardare le cose? “Quando si perdona si ama e quando sia ama la luce di Dio scende su di noi”. La vera libertà di Chris sta nel perdonare la sua famiglia. E‟ nel perdono che trova libertà dalla zavorra che portava nel suo cuore e così riesce a congedarsi in pace. Qual è la tua zavorra? Cosa ti impedisce di raggiungere la tua libertà? UNA POESIA PER TE: SONO LIBERO Sono libero quando sono capace di ricevere la felicità che mi regalano gli altri. Sono libero quando ho vergogna della schiavitù del mio prossimo. Sono libero quando ottengo che la libertà fiorisca intorno a me. Sono libero quando amo il bene del mio prossimo più della mia stessa libertà. Sono libero quando riesco a convincere gli altri della mia verità senza vincerli, né umiliarli. Juan Arias Per riflettere… Se si pensa alla libertà dell‟individuo si pensa sempre a libertà di pensare, di fare, di gestire. Una libertà che tende all‟esaltazione di sé, all‟individualismo e a tratti anche alla supremazia dell‟uno sugli altri. Osservando la successione dei verbi utilizzati in questa poesia si ottiene una logica diversa: ricevere-avere(vergogna)-ottenere-amare-convincere. La poesia, pur nella sua brevità ci fa scoprire innanzitutto che la libertà è un dono che si riceve e non semplicemente una conquista solitaria e di indipendenza dalle altre persone. La prima definizione di libertà è dunque “ricevere felicità dagli altri”, diventare consapevoli della propria incapacità di costruire da sé la felicità ed avere la giusta umiltà di accogliere l‟altro. La seconda definizione di libertà è “vergogna della non libertà dell‟altro”: essere libero dagli schemi che troppo spesso la società ci propone, dai modi di pensare egoistici del “non faccio male a nessuno”…ma quanto bene fai? Se essere libero è tanto importante per me, come posso ritenere che non lo debba essere anche per chi mi circonda? E se così non è mi sforzo perché “la libertà fiorisca intorno a me”? [Un esempio pratico: passo in macchina lungo una delle tante strade costellate da ragazze costrette a vendere il proprio corpo per le più svariate ragioni (la cosiddetta “tratta delle donne”… l‟esatta espressione di negazione della libertà altrui) come mi sento? Penso che sia una loro scelta? Penso: poverine? O rimango inorridita e mi chiedo se c‟è qualcosa che io posso fare perché la libertà di anche una sola di quelle donne possa fiorire? Se me lo chiedo e cerco e mi informo forse posso scoprire che c‟è molta gente che ogni giorno lotta per loro e per la loro libertà (Comunità Papa Giovanni XXIII, servizio di strada).] Gli ultimi due versi della poesia rivelano il significato più profondo e meno scontato della libertà di un individuo: amare il prossimo e fare in modo che questo amore sia talmente autentico e libero da convincere chi mi guarda che un amore così è possibile. Materiale aggiuntivo Fiducia in Dio… Geremia 1,4-10 “Mi fu rivolta la parola del Signore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato;ti ho stabilito profeta delle nazioni». Risposi: «Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare,perché sono giovane». Ma il Signore mi disse: «Non dire: Sono giovane, ma và da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti». Oracolo del Signore. Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse: «Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca. Ecco, oggi ti costituisco sopra i popoli e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare”. Il Signore colma le mie lacune,medica le mie ferite e mi dona quel coraggio che non avrei altrimenti. Non sono io ad operare ma è lui che opera attraverso me. Mi chiede di aver fiducia in lui,nei suoi progetti, anche se non capisco dove mi stia portando "le mie vie sovrastano le vostre vie,i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri (Is 55,9). Il Signore sà, il Signore vede più lontano di me Salmo 23 Il Signore è il mio pastore:non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura,non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. Matteo 14,24-33 Verso la fine della notte, egli venne verso di loro camminando sul mare, furono turbati e dissero :«E‟ un fantasma” e si misero a gridare per la paura. Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Pietro gli disse: «Signore, se sei Tu, comanda che io venga da Te sulle acque». Egli disse : “Vieni!” Pietro scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento si impaurì e cominciando ad affondare gridò: «Signore salvami!». E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse:”Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio”. ... temevano fosse un fantasma… Quella volta i tuoi apostoli si erano spaventati davvero. Avevi detto loro di scendere sul lago; ma erano stati subito investiti da una tempesta furibonda. E tu dove eri? Non lo sapevi che si sarebbe scatenato poco dopo tutto quell‟inferno? All‟improvviso ti videro camminare sulle acque, nel buio, a poca distanza dalla loro barca impazzita. “E‟ lui, no non può essere! E‟ un fantasma!” gemettero. Intanto con voce misteriosa, ma ad essi ben nota, li rassicurasti: “Sono io, non temete!”.Eri tu. Come saresti potuto rimanere tranquillo, a pregare, su quella collina, vedendoli, nella tua visione divina, rischiare di essere inghiottiti da quel lago? E facesti sentire quel fatidico “sono io” con il quale richiamavi alla tua identità divina. “Sono io”: il Maestro che vi ha scelto, ma non per farvi annegare in un lago, bensì per diventare “pescatori di uomini” nel mare della vita. “Sono io” che vi ho voluti con me, ora a lavorare per il regno dei cieli, domani a regnare con me, nella luce della immortalità e non più nel buio della fede. Come potrei farvi divorare dai pesci che più volte avete invitato invano nelle vostre reti a sciabica, se vi ho destinati a “ stare con me” perché gli uomini trovassero me in voi,quando mi sarei sottratto alla loro vista? “Sono io, non temete!”. Fa sentire anche a me, O Gesù, ad ogni guado insicuro del sentiero, “ sono, io non temere”. Specialmente quando il timore non è più verso il Padre, riscoperto così amabile, comprensivo, come lo hai rivelato tu, ma verso di me e la mia miseria. Ci sei tu con me, e con questo è con me la speranza che non delude. Andrò fiero, di questo clima temperato, di questa luce mite, di questa fiducia nel guardare in avanti verso il futuro, da poterne fare partecipi anche altri più provati di me, perché più degni di me di prendere parte personale alla tua Passione. “Sono io”, cioè sei tu, Gesù; mio vero amico, mio sommo e unico bene. Padre Bernardino Bordo, passionista Quando ho la profonda fiducia che Dio è veramente con me e mi tiene al sicuro in un abbraccio divino, guidando ognuno dei miei passi, posso liberarmi dall'ansioso bisogno di sapere come sarà domani, e quel che accadrà il prossimo mese, e l'anno prossimo. Posso essere pienamente dove sono e prestare attenzione ai tanti segni dell'amore di Dio in me e intorno a me. Henri J.M. Nouwen ... insieme a Te per fare grandi cose!!! Il nostro volto: “Siano presenti con la testimonianza della propria vita umana ed anche con iniziative coraggiose(art. 6m) chiamati,insieme con tutti gli uomini di buona volontà, a costruire un mondo più fraterno ed evangelico per la realizzazione del regno di Dio (art. 6l) ” Giovanni 15,16 “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” Giovanni 15, 1-11 «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. FF 200 E tutti quelli e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore, ed egli ne farà sua abitazione e dimora. E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando l'anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l'azione dello Spirito Santo. E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo. Siamo madri , quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l'amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri. UNA CANZONE PER TE: TU VEDI PIÙ LONTANO DI ME Interprete: Roberto Stafoggia Album: Tratto dal film “Giuseppe re dei sogni” Anno: 2000 Spunti di riflessione: Ho paura … Marco 4,35-40 In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». Cosa mi impedisce di affidarmi a Dio totalmente?? Luca 17, 5-6 Gli apostoli dissero al Signore: «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe>>. “ Gesù vuole la fede: la fede in lui che tutto può. Nella fede , l‟uomo mostra chiaramente di non contare su se stesso ma di affidarsi a Chi è più forte di lui. E così, non facendo calcolo sulle proprie forze, si rivolge a Dio dal Quale egli attende ogni cosa. E gli consente con ciò di operare.” Chiara Lubich (Costruire sulla roccia 1993) UN FILM PER TE: NESSUN MESSAGGIO IN SEGRETERIA Regia: Luca Miniero, Paolo Genovese. Cast :Carlo Delle Piane, Pierfrancesco Favino, Lorenza Indovina, Natalie Guetta, Nicole Murgia, Valerio Mastandrea. Anna Falchi Genere: Drammatico Durata: 98 min Uscita: venerdì 20 maggio 2005 Trama: Walter è un pensionato che ha imparato a gestire al meglio il tempo. Egoista, fantasioso, mai patetico, è uno stratega nel far passare i minuti delle sue lunghe giornate. Polemizza con le centraliniste dei numeri verdi, mette in vendita la casa (senza alcuna intenzione di venderla) solo per parlare con qualcuno, e diventa amico di una bambina di 10 anni, Sara che lo segue nelle sue piccole follie. Un giorno mentre è al parco a leggere il giornale, Walter incappa in una notizia che lo colpisce: secondo i nuovi dati Istat per ogni giovane che lavora c'è un anziano che sta a casa. Vale la pena di... lavorarci sopra. (informazioni tratte da www.mymovies.it) Recensione: Il film è caratterizzato dalla responsabilità che ha Walter verso il prossimo e la mancanza di fiducia in se stesso e l‟eccessiva timidezza di Piero. Seppur una responsabilità di “convenienza” in quanto Walter si muove per puro egoismo, per sentirsi utile e non solo, tutto ciò sarà di enorme aiuto a Piero e anche a Sara e sua madre. Nella sua semplicità questo film può aiutarci a comprendere molto sull‟accettazione e la stima verso se stessi. Per riflettere… …”qualcuno sta lavorando per me,io lo devo trovare per controllarlo,proteggerlo. Uno che lavora per te è una grande responsabilità” Del resto avremmo tutti bisogno di un “omino con il casco” ma se non lo siamo noi per noi stessi e per gli altri, chi lo sarà per noi? La vita è una catena fragilissima se ciascuno di noi non trova la sua collocazione essa si spezza creando disordini e danni talvolta anche irreparabili. “Il talento rende un uomo e una donna eterni, ma non tutti disponiamo di un dono così..la gente litiga, si dispera, mica per amore?No! per mancanza di talento”. In realtà tutti disponiamo di un dono così, la verità è che non tutti disponiamo della forza e del coraggio di farlo fruttare. Spesso temiamo che esso non sia utile, non sia all‟altezza, non sia adeguato e così per timore andiamo a nasconderlo… Dov‟è nascosto il tuo? “L‟umanità è tanto difettosa purtroppo : chi è vecchio, chi è piccolo, chi è senza capelli…” E‟ più facile ritrovarsi a guardare e studiare quello che non abbiamo piuttosto che soffermarsi su quello che abbiamo. Perché secondo te? “E‟ arrivato per me il momento di accettarmi” Piero giunge finalmente alla consapevolezza che desiderare altro al di fuori di ciò che è, comportarsi come qualcuno che non corrisponde per nulla alla sua persona non è decisamente un bene per lui. Capisce che deve imparare ad accettare ma anche a gestire la sua infinita timidezza. E tu? Cosa devi imparare ad accettare, a gestire? UNA POESIA PER TE: MI LASCIAI USARE “Sapevo che era la Sua volontà e che dovevo seguirlo verso coloro che, come Gesù, non avevano un luogo dove posare il capo. Il nudo, il disprezzato, l'abbandonato, il dimenticato, l'affranto...non v'era dubbio: doveva essere opera Sua. Il messaggio era stato molto chiaro, era un ordine...sapevo a chi appartenevo ma non sapevo come arrivarci, come tutto ciò sarebbe stato raggiunto, e così mi lasciai usare da Dio a modo Suo, un modo a me ignoto.” (dai primi scritti di Madre Teresa : 10 Settembre 1946) Per riflettere… Quando si tratta di Madre Teresa c‟è sempre poco da aggiungere perché le sue parole hanno il potere di arrivare dritte a destinazione e questo semplicemente perché sono innanzitutto parole vissute, poi meditate! Colpisce però quel “sapevo” ripetuto per ben due volte: sapevo che…sapevo a chi… ma come faceva a saperlo? Questo è il nostro grande quesito: come si può essere certi di potersi fidare? Quali sono le garanzie? In realtà dietro quel “sapevo” è nascosto un mondo! E questo mondo parte innanzitutto da una scelta: quella di avere Cristo come Signore della nostra storia. A questa scelta seguono altre scelte consequenziali di cui la più importante è racchiusa nelle parole “mi lasciai usare da Dio”. Ad occhi bene attenti allora quel “sapevo” si trasforma in un “saprò” perché chi sceglie di dare fiducia a Dio e al Suo disegno d‟amore nella sua vita non sa bene a cosa va incontro sicuramente ma sa benissimo che la fiducia in Dio è sempre ben riposta e che Egli non potrà che compiere cose grandi attraverso la nostra fiducia. E quando piano, col tempo, con l‟attenzione giusta si comincia a capire qual è la strada tracciata per noi e a quali gioie può aprirci viene da esclamare “lo sapevo!” come quando si vince una scommessa, si indovina qualcosa. In questa scommessa la posta in gioco è la vita e la nostra garanzia è Dio…cosa vorresti di più? E allora non esitare a lasciarti usare, a dare fiducia a Lui che per primo ne ha avuto in te scegliendo di amarti incondizionatamente! Materiale aggiuntivo Il nostro volto : “accolgano tutti gli uomini con animo umile e cortese,come dono del Signore ed immagine di cristo” (art. 6i) La responsabilità dell’amore Giovanni 13, 34-35 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri». Mi riconosceranno seguace di Cristo da come amo i miei fratelli. Come sto messo?? Amo come Cristo ama me?? Come io vi ho amato… Gv 13,12-17 Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l‟esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Sono capace di mettermi al servizio degli altri incondizionatamente??? Quante volte ho pensato di essere maestro anzicchè servo ??? Gv 15,13 “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” La mia vita, il mio tempo sono spesi nell‟amare colui che mi è accanto?? Così amatevi anche voi… Gen 4,9 Sono forse io il guardiano di mio fratello? Sì! Sono proprio io! Il Signore ci chiama ad una salvezza che non è esclusiva,ma che include a tutti,è un cammino personale ma non solitario. Non è il sangue ma è lo Spirito che ci unisce agli altri e ci fa simili. Quante volte " l'altro" ci è parso un ostacolo se non un fastidio sulla strada del nostro peregrinare? Mi costa occuparmi degli altri?? Fil 2, 1-8 Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso,senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. ripenso ai miei gesti nella quotidianità … quali di questi sono mossi da carità?? Sono capace di spogliarmi di me stesso per rivestirmi di Cristo?? 1Gv 2,3-11 3 4 Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: "Lo conosco" e 5 non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui 6 l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, 7 deve comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete 8 udito. E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le 9 tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è 10 11 ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi. FF387 E davvero su questa solida base edificarono, splendida. la costruzione della carità. E come pietre vive, raccolte, per così dire, da ogni parte del mondo, crebbero in tempio dello Spirito Santo. Com'era ardente l'amore fraterno dei nuovi discepoli di Cristo! Quanto era forte in essi l'amore per la loro famiglia religiosa! Ogni volta che in qualche luogo o per strada, come poteva accadere, si incontravano, era una vera esplosione del loro affetto spirituale, il solo amore che sopra ogni altro amore è fonte di vera carità fraterna. Ed erano casti abbracci, delicati sentimenti, santi baci, dolci colloqui, sorrisi modesti, aspetto lieto, occhio semplice, animo umile, parlare cortese, risposte gentili, piena unanimità nel loro ideale, pronto ossequio e instancabile reciproco servizio. Qual è il comportamento che assumo in fraternità?? Riesco a vivere il senso reale della carità fraterna? Cosa mi impedisce di vedere nell‟altro la vera immagine di Cristo?? Se ti offendo mi prendo la responsabilità di… FF739 Affermava che i frati minori sono stati mandati dal Signore in questo ultimo tempo per offrire esempi di luce a chi è avvolto dal buio dei peccati. E ripeteva che all'udire le opere virtuose dei santi frati dispersi nel mondo, si sentiva come inebriato di soavissimo profumo e cosparso di unguento prezioso. Un frate di nome Barbaro una volta offese con una parola ingiuriosa un confratello alla presenza di un nobile dell'isola di Cipro. Ma appena si accorse che il confratello ne era rimasto piuttosto offeso, si accese di ira contro se stesso, e preso dello sterco d'asino se lo mise in bocca per masticarlo: «Mastichi sterco questa lingua, che ha sputato veleno di ira sul mio fratello». A tale vista, il cavaliere ne fu sbigottito, poi rimase molto edificato. Da quel momento mise se stesso ed i suoi beni a disposizione dei frati con grande generosità. Tutti i frati osservavano immancabilmente questa usanza: se per caso uno scagliava contro un altro una parola che fosse causa di turbamento, subito si prostrava per terra e accarezzava con santi baci i piedi dell'offeso, anche contro sua volontà. Il Santo gongolava di gioia nell'udire tali cose, perché vedeva che i suoi figli da soli praticavano esempi di santità e ricolmava delle più elette benedizioni quei frati, che con la parola e l'esempio inducevano i peccatori all'amore di Cristo. Traboccante com'era di zelo per le anime, voleva che anche i suoi figli gli rassomigliassero completamente. ..prostrarmi a tuoi piedi Se sbaglio mi prendo la responsabilità di… FF1569 Altra volta, essendo tornato un giorno Francesco alla Porziuncola, vi incontrò frate Giacomo il semplice, in compagnia di un lebbroso sfigurato dalle ulceri, capitato colà lo stesso giorno. Il Santo aveva accomandato a frate Giacomo con insistenza quel lebbroso e tutti quelli che erano più corrosi dal male. A quei tempi, Infatti, i frati abitavano nei lazzaretti. Giacomo faceva da medico ai più colpiti, e di buon grado toccava le loro piaghe, le curava, ne mutava le bende. Francesco si rivolse a frate Giacomo con tono di rimprovero: « Non dovresti condurre qui i fratelli cristiani, poiché non è conveniente per te né per loro ». Il Santo hiamava «fratelli cristiani » i lebbrosi. Fece questa osservazione perché, pur essendo felice che frate Giacomo aiutasse e servisse i lebbrosi, non voleva però che facesse uscire dal lazzaretto i più gravemente piagati. In più, frate Giacomo era molto semplice, e spesso andava alla chiesa di Santa Maria con qualche lebbroso. Oltre tutto, la gente ha orrore dei lebbrosi sfatti dalle ulceri. Non aveva finito di parlare, che subito Francesco si pentì di quello che aveva detto e andò a confessare la sua colpa a Pietro di Catanio, ministro generale in carica: aveva rimorso di aver contristato il lebbroso, rimproverando frate Giacomo. Per questo confessò la sua colpa, con l'idea di rendere soddisfazione a Dio e a quello sventurato. Disse quindi a frate Pietro: « Ti chiedo di approvare, senza contraddirmi, la penitenza che voglio fare ». Rispose frate Pietro: « Fratello, sia come ti piace ». Talmente egli venerava e temeva Francesco, gli era così obbediente, che non osava mutare i suoi ordini, benché in questa e in molte altre circostanze ne restasse afflitto in cuore e anche esteriormente. Seguitò Francesco: « Sia questa la mia penitenza; mangiare nello stesso piatto con il fratello cristiano ». E così fu. Francesco sedette a mensa con il lebbroso e gli altri frati, e fu posta una scodella tra loro due. Ora, il lebbroso era tutto una piaga; le dita con le quali prendeva il cibo erano contratte e sanguinolente, così che ogni volta che le immergeva nella scodella, vi colava dentro il sangue. Al vedere simile spettacolo, frate Pietro e gli altri frati furono sgomenti, ma non osavano dir nulla, per timore del padre santo. Colui che ora scrive, ha visto quella scena e ne rende testimonianza. …Essere d‟esempio Amare chi non ci ama… Matteo 5,43-48 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Ricorderò nelle mie preghiere chi mi perseguita. Luca 6,27-35 Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Dono quello che sono e che ho a chi mi chiede senza aspettarmi nulla in cambio? Mi capita di fare due pesi e due misure? FF 56 O frati tutti, riflettiamo attentamente che il Signore dice: "Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odiano", poiché il Signore nostro Gesù Cristo, di cui dobbiamo seguire le orme, chiamò amico il suo traditore e si offrì spontaneamente ai suoi crocifissori. Sono, dunque, nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e angustie, ignominie e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, e li dobbiamo amare molto poiché, a motivo di ciò che essi ci infliggono, abbiamo la vita eterna. Impariamo a seguire le orme che ci richiedono maggiore sforzo. UNA CANZONE PER TE: È NECESSARIO Interprete:Tiromancino Album: In continuo movimento Anno: 2002 Riflettiamo sul testo Ogni scelta richiede una presa di responsabilità e considerando che nessuno ha la sfera magica non ci resta che prendere coraggio e guardare nel profondo del nostro io. Nel fare chiarezza dentro di noi, impariamo anche a riscoprire l‟importanza della presa di responsabilità delle nostre azioni verso noi stessi, gli altri e Dio. Diventa ancor più, in questo senso, necessario ed importante mettersi in sana discussione, perché la responsabilità non sia demandata, ma ci faccia assumere consapevolezza che delle nostre azioni ne risponderemo sempre. Certo, questo non deve certo intimorire, ma ricordarci di guardare verso il sole e perseverare nel raggiungere i nostri obiettivi, nel Suo nome. Responsabilità significa coerenza, anzitutto con se stessi e nella Sua verità, oltre che volontà. Solo così sarà davvero luce. UN FILM PER TE: RISVEGLI Titolo originale: Awakenings Durata: 121 min Regia: Penny Marshall Sceneggiatori: Oliver Sacks (libro), Steven Zaillian (sceneggiatura) Data di uscita: 20 dicembre 1990 (USA) Genere: Drammatico (informazioni tratte da www.imdb.it) Trama: Con l‟aiuto di un nuovo farmaco, la L-DOPA, un eccezionale medico “risveglia” dalla malattia del sonno i suoi pazienti affetti da una particolare forma di encefalite che ha bloccato le loro attività motorie per decenni, costringendoli a vivere una vita vegetativa “sospesa” in un mondo di silenzi e di immobilismo. Dopo questo “miracoloso” risultato ottenuto dall‟instancabile dottor Sayer (Robin Williams) inizialmente su Leonard Lowe (Robert De Niro) il primo paziente. (informazioni tratte da www.mymovies.it) Recensione: Il film, come si può notare dalla scheda , risale agli anni „90 ed è tratto dall‟omonimo libro di Oliver Sacks. Esso è ricco di speranza, la speranza che il dottor Sayer dona a questi pazienti anche se a lui sembra poco e soprattutto la speranza di cui si sente pieno Leonard che non è solo una speranza ricevuta da qualcun altro ma egli ci crede sul serio che può farcela tant‟è che prima di riaddormentarsi in quel sonno dal quale il dottore lo aveva risvegliato le prova tutte per cercare di vivere una vita felice e “normale”. Seppur cosciente per un breve periodo, sarà Leonard ad insegnare molte cose al dottor Sayer e a chi gli sta accanto, in modo particolare sul valore della vita e sulla speranza che davvero deve essere l‟ultima a morire perché è l‟unica che può farti compagnia quando tutto il resto e anche le persone care, sono andate via. Per riflettere “Era un programma enorme io dovevo estrarre un decigrammo da quattro tonnellate di lombrichi. Ho lavorato a quel programma per cinque anni, ero l‟unico che ci credesse, gli altri dicevano che non si poteva fare”. Il dottor Sayer è una persona che “ci crede” ed è proprio questo che lo spinge ad andare avanti e ad ottenere dei risultati. La sua speranza sopravvive anche alla sfiducia altrui e anche alla negatività dei risultati ottenuti. E‟ difficile credere, in se stessi, in qualcosa e in qualcuno ma spesso è la carta vincente. Quanto è capace di vivere e sopravvivere la tua speranza? “Leggi il giornale, che cosa dice? Tutto male, tutto brutto. Hanno dimenticato che cos‟è la vita, hanno dimenticato cosa significa essere vivi e bisogna che qualcuno gli ricordi che cosa hanno e che cosa potrebbero perdere. Io sento la gioia della vita, il dono della vita, la libertà della vita e la meraviglia della vita”. Nel suo lungo sonno Leonard ha dimenticato e si è perso tante cose ma una verità gli è forte nella mente e nel cuore: lo splendore della vita. Non è mai troppo tardi per accorgersene e iniziare ad amarla. E tu? Hai chiaro cosa è la vita? “Allo svanire della speranza farmacologica è seguito un altro risveglio, lo spirito dell‟uomo è più forte di qualsiasi farmaco e che questo spirito ha bisogno di essere nutrito con il lavoro,il gioco, con l‟amicizia, la famiglia. Sono queste le cose che contano e noi lo avevamo dimenticato, le cose più semplici”. Questo è quanto Leonard è riuscito ad insegnare al dottor Sayer. A te cosa ha insegnato Leonard? UNA POESIA PER TE: REGALA CIÒ CHE NON HAI Occupati dei guai, dei problemi del tuo prossimo. Prenditi a cuore gli affanni, le esigenze di chi ti sta vicino. Regala agli altri la luce che non hai, la forza che non possiedi, la speranza che senti vacillare in te, la fiducia di cui sei privo. Illuminali dal tuo buio. Arricchiscili con la tua povertà. Regala un sorriso quando tu hai voglia di piangere. Produci serenità dalla tempesta che hai dentro. "Ecco, quello che non ho te lo dono". Questo è il tuo paradosso. Ti accorgerai che la gioia a poco a poco entrerà in te, invaderà il tuo essere, diventerà veramente tua nella misura in cui l'avrai regalata agli altri. Alessandro Manzoni Per riflettere Questo non è forse il Manzoni a cui siamo abituati ma è di certo quello più profondo, più vicino all‟uomo, più misericordioso. Manzoni era profondamente cattolico, di una fede riscoperta in età matura e che affonda le sue radici nelle idee illuministe basate sulla logica e sulla ragione: è ancora di più per questo che stupisce leggere questi suoi versi. Egli era particolarmente attento al sociale del suo tempo e ai più sfortunati e una prima lettura di questi versi porta a pensare che è proprio dell‟amore verso il prossimo che si parla, di quel donarsi gratuitamente, quel entrare nella storia, nei guai, nei problemi, negli affanni, nelle esigenze del prossimo. Proseguendo nei versi successivi il poeta invita a donare all‟altro luce, forza, speranza, fiducia, sorrisi, serenità in senso assoluto, cioè non partendo dal presupposto che sia tu il primo a possedere tutte queste cose, ma esplorando la logica opposta che ogni uomo, in quanto tale, è degno di ricevere questi doni. Essi non appartengono a nessuno, non sono propri di alcun uomo ma vengono dall‟alto e vengono indipendentemente dai meriti di ciascuno. Vivere responsabilmente significa impegnarsi quotidianamente perché chiunque possa avere queste cose, non vivere per se stessi ma dare senso alla propria vita attraverso il dono alla vita dell‟altro, come diceva anche Madre Teresa di Calcutta “se la vita non è vissuta per gli altri non è degna di essere vissuta”. È forse questa l‟unica cosa che ci rende meritevoli di ricevere a nostra volta quella “gioia” di cui si parla nel penultimo verso, la “gioia piena”! Materiale aggiuntivo UNA CANZONE PER TE: WHEN YOU BELIEVE Interprete: Mariah Carey & Whitney Houston Album: Tratto dalla colonna sonora de “Il principe d‟Egitto” Anno: 2005 Traduzione Abbiamo pregato molte notti senza prove che qualcuno ci sentisse nei nostri cuori una canzone di speranza avevamo appena capito ora non abbiamo paura sebbene sappiamo che c'é molto da temere stavamo spostando montagne prima ancora che sapessimo di poterlo fare possono esserci i miracoli quando hai fede anche se la speranza é fragile, è difficile da uccidere chi sa quali miracoli puoi compiere quando hai fede in qualche modo tu puoi tu puoi quando hai fede in questo tempo di paura quando pregare spesso si dimostra vano la speranza sembra come gli uccelli d'estate che troppo velocemente sono volati via ora sono qui il mio cuore é cosi pieno, non posso spiegare cercando la fede e dicendo parole non ho mai pensato che l'avrei detto Non accadono sempre quando chiedi Ed è facile abbandonarsi alle tue paure Ohhhhhh Ma quando sei accecato dal dolore Non vedi la via sicura nella pioggia Pensiero di una voce che ancora si riprende subito Che dice l'amore è molto vicino Riflettiamo sul testo Non dobbiamo avere paura, ma fare tesoro di un Gesù fatto uomo perché potesse svelare a noi il volto di Dio. La nostra speranza non può che essere insita nella nostra fede e nell‟esperienza che, come giovani francescani promettiamo di vivere sull‟esempio di S. Francesco d‟Assisi. Lasciamoci abitare dalla Parola di Dio, che è una parola di speranza e di salvezza, ma ancor più, diventiamo testimoni di speranza soprattutto per quelle persone emarginate e sofferenti che vivono la loro croce senza alcuna speranza di resurrezione. UN LIBRO PER TE: È UNA VITA CHE TI ASPETTO Autore: Fabio Volo (Fabio Bonetti) 1ª ed. originale: 2003 Genere: Biografico Lingua originale: italiano (informazioni tratte da wikipedia) Trama e recensione: Francesco è un ragazzo come tanti altri, che superati i trent‟anni si accorge di quanto la sua esistenza sia confusa, ingestibile, priva di un senso che dia valore al suo tempo. Vive nella contraddizione, ha un lavoro remunerativo, ma per placare lo stress che deriva dalle tante ore passate a sgobbare, spende i suoi soldi in oggetti che gli riducano l‟esaurimento. Il protagonista di “E‟ una vita che ti aspetto” ama tantissimo suo padre, ma non riesce ad avere un rapporto semplice e affettuoso con lui. Vorrebbe smettere di fumare, ma continua ostinatamente a farsi le canne, vorrebbe innamorarsi, ma non fa altro che passare da una donna all‟altra. Donne che riescono ad appagare il suo piacere narcisistico e non quello dell‟anima. Ma la cosa più estrema del suo modo di essere paradossale, è che vorrebbe tanto stare da solo, puntare su se stesso, ma teme di essere escluso dal gruppo e dal resto, quindi sta fermo… A un certo punto, però, come per magia, probabilmente dopo aver toccato il fondo, dopo essersi svuotato completamente, si accorge che continuare così non è giusto, che le cose in quel modo non vanno bene, che c‟è bisogno di agire, di reagire, per cambiare la situazione e non soltanto lamentarsi sentendosi vittima di un sistema che alla fine ha innescato lui stesso. Una volta compreso il suo punto debole, inizia la risalita verso la vetta, ed è in quel frangente che sfidando se stesso con ironia, giudizio e ragionevolezza, affronta la depressione e l‟ipocondria di cui è succube. Ma come avviene sempre nella vita di ogni uomo c‟è qualcosa che smuove le acque e fa rinsavire, e in questo caso è l‟incontro di una donna che seppur non perfetta, riesce a risvegliarlo dal torpore, a fargli sentire delle strane vibrazioni nel petto, a dargli nuovi occhi con cui guardare il mondo per innamorarsene. Non c‟è bisogno di saper amare, lui infatti non si sentiva in grado di farlo, basta, invece lasciarsi andare ai sentimenti, non farsi prendere troppo da ragionamenti contorti, dalla paura di dover affiancarsi ad un‟altra vita e il gioco viene da sé. Ed ecco che si dicono parole bellissime, forse non troppo romantiche, ma più dirette e viscerali, quando in fondo si erano ripetute nella mente in modo completamente diverso, cariche di poesia e coinvolgimento. Alla fine, non conta ciò che si dice, conta quell‟abbraccio notturno, la sensazione di sentire sempre vicina la propria amata, il pensare costantemente all‟altra persona. “E‟ una vita che ti aspetto”, è una frase che può essere riferita all‟amore o a se stessi, non importa chi è il destinatario. Quello che Fabio Volo vuole indicare nel suo romanzo è che è giusto credere e sperare ed attendere, in qualcosa di bello, che prima o poi, di certo, arriverà. Per riflettere “ Salvarsi la vita, non è solamente impedirsi di morire fisicamente, ma salvare la nostra persona da maltrattamenti morali, a volte anche da quelli fisici, anche se non si sa per quale motivo, si è dipendenti da questi comportamenti, come se fosse la giusta punizione per la nostra inadeguatezza, per il nostro valere nulla… e quindi dobbiamo pagare, "giustamente pagare", non rendendoci conto che distruggiamo il nostro "io"…la nostra identità di persona”. Siamo talmente concentrati su altro/altri che rischiamo di perdere noi stessi. Ti senti di dipendere da questi “maltrattamenti morali”? “Ti ricordi quando mi hai chiesto se avevo le pastiglie per la felicità? La pastiglia è la vita. Vivi, buttati, apriti, ascoltati. Le tue paure, le tue ansie sono dovute al fatto che tu esisti ma non vivi. Sei castrato nei sentimenti. Sei bloccato. Ti ricordi quella frase di Oscar Wilde? Diceva che vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla più”. E tu? Vivi o esisti? “Spesso dicevo che la vita era uno schifo. Anche quella frase mi stava fregando, perché avrei dovuto dire: „La mia vita è uno schifo. Allora, magari avrei iniziato a chiedermi se potevo fare qualcosa per cambiarla. Se era tutta colpa del destino, del caso, della sfortuna, o se invece anch‟io ne ero colpevole. Perché dire che la vita fa schifo è come dire che non c‟è niente che si possa fare. Che bisogna accettarlo come un dato di fatto imprescindibile. Fortuna che poi ho cambiato idea. Fortuna che ho capito che la mia vita ha un valore e quel valore glielo do io con le mie scelte e con il coraggio delle mie decisioni. Ho imparato a pormi una domanda ogni sera prima di addormentarmi: cosa hai fatto oggi per realizzare il tuo sogno, la tua libertà? Alla seconda sera in cui mi sono risposto: „Niente‟, ho capito quanto in fondo una parte del problema fossi io. Quindi, o smettevo di lamentarmi o iniziavo a darmi da fare”. Troppo spesso ci lamentiamo senza attivarci affinchè quello che non va inizi ad andare. Più semplice cercare cause all‟infuori di noi ignorando che spesso esse si annidano dentro noi stessi. Chiediti: Cosa ho fatto oggi per realizzare il mio sogno? Cosa ho fatto oggi per dimostrarmi che mi prendo cura di me? “Come potrei convincerti che saprò amarti se non sapessi amare me stesso? Come potrei renderti felice se non potessi rendere felice me stesso? Da questo momento mi tolgo ogni armatura, ogni protezione. Inutile dirigersi verso il prossimo se non sappiamo dove ci troviamo. Non posso dire “ti amo” prima di aver detto “mi amo”. Prova a dirtelo e a dimostrartelo. Ti risulta semplice? “Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi è come sbagliare a chiudere il primo bottone della camicia. Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. Amarsi è l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri”. UNA POESIA PER TE: INVICTUS Out of the night that covers me, Black as the pit from pole to pole, I thank whatever gods may be For my unconquerable soul. In the fell clutch of circumstance I have not winced nor cried aloud. Under the bludgeonings of chance My head is bloody, but unbowed. Beyond this place of wrath and tears Looms but the Horror of the shade, And yet the menace of the years Finds and shall find me unafraid. It matters not how strait the gate, How charged with punishments the scroll, I am the master of my fate: I am the captain of my soul. Dal profondo della notte che mi avvolge, buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro, ringrazio gli dei qualunque essi siano per l'indomabile anima mia. Nella feroce morsa delle circostanze non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia. Sotto i colpi d'ascia della sorte il mio capo è sanguinante, ma indomito. Oltre questo luogo di collera e lacrime incombe solo l'Orrore delle ombre, eppure la minaccia degli anni mi trova, e mi troverà, senza paura. Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la vita. Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima. William Ernest Henley Per riflettere L‟autore di questa poesia era un giovane gravemente malato di una forma rara di tubercolosi ossea che lo ha costretto all‟età di soli 25 anni all‟amputazione di una gamba e condannato ad una vita estremamente difficile. E proprio questa poesia è stata composta mentre egli si trovava in un letto di ospedale, cioè nel pieno della sofferenza fisica e non solo; eppure la poesia si intitola “invictus” che, dal latino, significa “mai sconfitto” e sta a significare appunto che né la sofferenza, né null‟altro può sconfiggere la forza d‟animo che ormai il poeta ha conquistato, proprio grazie a quella sofferenza! Nel profondo della notte della sua sofferenza egli sente come prima necessità, nei primi versi, l‟esigenza di ringraziare “gli dei” per la sua anima, per la forza che ha avuto di sconfiggere la paura della sofferenza, della morte e degli eventi brutti della vita. Questo ringraziamento è un bellissimo gesto di speranza: cos‟altro è la speranza se non il trasformare la paura e l‟angoscia in forza e rendimento di grazie? Gli ultimi versi sono poi la perfetta conclusione di un discorso che inizia ringraziando: “non importa quanto sia stretta la porta (in questo il riferimento biblico alla porta stretta che conduce nel regno dei cieli), quanto piena di castighi la vita: io sono il padrone del mio destino, io sono il capitano della mia anima”. Non è da leggere in questi versi una mania di onnipotenza, bensì la consapevolezza di chi ha sperimentato la sofferenza sulla propria pelle ed ha compreso che può essere la più grande fonte di forza e di speranza se la si legge inserita in un orizzonte più ampio; come faceva notare l‟emerito vescovo Don Tonino Bello: “Da mezzogiorno alle tre di pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra. Da mezzogiorno alle tre di pomeriggio.” Qualsiasi sofferenza, anche se durasse tutta la vita, è una collocazione provvisoria ed ha le ore contate! Ed è bello che gli ultimi due versi siano segnati dalla ripetizione dell‟ “io”: l‟unico in grado di compiere la trasformazione da paura a speranza!