Materiale aggiuntivo - Gioventù Francescana d`Italia

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Materiale aggiuntivo - Gioventù Francescana d`Italia
Materiale aggiuntivo
Il nostro volto:
“cerchino nel distacco e nell‟uso una giusta relazione ai beni terreni,semplificando le proprie
materiali esigenze.. così s‟adoperino a purificare il cuore(art. 6g) si renderanno così liberi all‟amore
di Dio e dei fratelli (art. 6h) “
Il cuore rinchiuso in un salvadanaio o in un guardaroba…
Matteo 19, 16-30
Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la
vita eterna?».Egli rispose:«Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi
entrare nella vita, osserva i comandamenti».Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non
uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la
madre, ama il prossimo tuo come te stesso». 20Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte
queste cose; che mi manca ancora?».
Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un
tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva
molte ricchezze. Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà
nel regno dei cieli.Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un
ricco entri nel regno dei cieli».A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si
potrà dunque salvare?».E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli
uomini, ma a Dio tutto è possibile».
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A cosa sono così attaccato da farmi voltare le spalle a Cristo???
Da cosa o chi è stato preso in ostaggio il mio cuore?
Semplifico le mie esigenze materiali??
FF 1431
Finita la preghiera, Francesco prese il libro dei Vangeli ancora chiuso e, inginocchiandosi davanti
all'altare, lo aprì. E subito gli cadde sott'occhio il consiglio del Signore: Se vuoi essere perfetto, va'
e vendi tutti i tuoi beni e distribuiscili ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo. Francesco, dopo aver
letto il passo, ne fu molto felice e rese grazie a Dio. Ma, vero adoratore della Trinità, volle
l'appoggio di tre testimoni; per cui aprì il libro una seconda e una terza volta. Nella seconda,
incontrò quella raccomandazione: Non portate nulla nei vostri viaggi ecc.; e nella terza: Chi vuole
seguirmi, rinunzi a se stesso ecc. Ad ogni apertura del libro, Francesco rendeva grazie a Dio, che
approvava l'ideale da lui lungamente vagheggiato. Alla terza conferma che gli fu mostrata, disse a
Bernardo e Pietro:
“ Fratelli, ecco la vita e la regola nostra, e di tutti quelli che vorranno unirsi a noi. Andate dunque e
fate quanto avete udito ”.
FF 1977-1980
« Così, innamorato della tua bellezza, il Figlio dell'altissimo Padre a te sola si unì strettamente nel
mondo e ti conobbe per prova fedelissima in ogni cosa. Prima ancora che dallo splendore della
sua patria Egli venisse sulla terra tu gli preparasti una abitazione degna, un trono su cui assidersi e
un talamo dove riposare, cioè la Vergine poverissima dalla quale Egli nacque a risplendere su
questo mondo. A lui appena nato con sollecitudine corresti incontro, perché egli trovasse in te, e
non nelle mollezze, un posto che gli fosse gradito. Fu deposto, dice l'evangelista, in una
mangiatoia, perché non c'era posto per lui nell'albergo. Allo stesso modo, senza mai separarti da
lui, l'hai sempre accompagnato, tanto che In tutta la sua vita, quando apparve sulla terra e visse
fra gli uomini, mentre le volpi avevano le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, egli però non
aveva dove posare il capo. E in seguito quando egli, che un tempo aveva dischiuso la bocca dei
profeti, aprì la sua bocca per insegnare, te per prima volle lodare, te per prima esaltò con le parole:
Beati i poveri in ispirito, perché di essi è il regno dei cieli ". Quando poi dovette scegliere per la
salvezza del genere umano alcuni testimoni della sua santa predicazione e del suo glorioso
genere di vita, non scelse già dei ricchi mercanti, ma dei poveri pescatori, per mostrare, con tale
attestazione di stima, che tu devi essere amata da tutti. Infine, perché a tutti fosse manifesta la tua
bontà, la tua magnificenza, la tua fortezza e la tua dignità, ed apparisse che tu sei la prima di tutte
le virtù, e che nessuna virtù può esistere senza di te, e che il tuo regno non è di questo mondo, ma
del cielo, tu sola rimanesti unita al Re della gloria quando tutti coloro che egli aveva prescelto ed
amato, vinti dalla paura, lo abbandonarono. Ma tu, sposa fedelissima e dolcissima amante,
neppure per un momento ti allontanasti da Lui, anzi proprio allora ti aggrappavi a Lui con più forza,
quando lo vedevi maggiormente disprezzato da tutti. Perché, se tu non fossi stata con Lui, mai
sarebbe stato trattato con tanto disprezzo da tutti ». Tu eri con Lui tra gli schiamazzi dei Giudei, gli
insulti dei Farisei, i rimproveri dei principi dei sacerdoti; con Lui tra gli schiavi, con Lui tra gli sputi,
con Lui sotto i flagelli. Gli spettava la venerazione di tutti, tutti lo schernivano: e tu sola lo
consolavi. Fino alla morte, e alla morte di croce, tu non l'hai abbandonato. E persino sulla croce, il
corpo ignudo, le braccia stese, le mani e i piedi conficcati al legno, tu soffrivi con Lui, e nulla
appariva in Lui che gli desse maggior gloria di te. E infine, quando salì al cielo, a te lasciò il sigillo
del regno dei cieli per segnare gli eletti, perché chiunque sospira il regno eterno, venga da te, a te
lo chieda, per tuo merito possa entrarvi, perché nessuno può entrare nel regno, se non porta
impresso il tuo sigillo ». Perciò, o signora, abbi compassione di noi e imprimi su noi il sigillo della
tua benevolenza. Chi può essere tanto stolto e insensato da non amare con tutto il cuore te, che in
modo così degno sei stata scelta e preparata dall'AItissimo fin dalla eternità? Chi può rifiutarti
riverenza e onore, se Colui che è adorato da tutte le Virtù dei cieli, ti ha rivestita di tanto onore?
Chi può non adorare con gioia le orme dei tuoi piedi, se il Signore della maestà
tanto umilmente si è inchinato a te, con tanta amicizia ti si è unito, con tanto amore ti ha fatta sua?
Perciò ti scongiuriamo, o signora, per lui e per amore di lui: in questa necessità non disprezzare le
nostre preghiere, ma liberaci sempre dai pericoli, tu gloriosa e benedetta in eterno ».
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La fraternità mi insegna il dono della santa povertà??
Liberi all‟amore di Dio…
Es 3,7-10
"ho osservato...ho udito...conosco....sono sceso...io stesso ho visto...TI MANDO"
Il Signore designa come suoi collaboratori ciascuno di noi. chiama tutti ad aderire al suo progetto
di amore.
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Cosa stai aspettando? Di quale prova hai ancora bisogno per affidarti a Lui?
sono consapevole di essere un Suo strumento???
Ger 18,6
“così voi siete nelle mie mani”
L‟argilla è un minerale che impastato con acqua manifesta un'eccellente plasticità. Questa
dovrebbe essere il prototipo della nostra fede:salda davanti agli uomini e modellabile solo dalle
sapienti mani del “Vasaio” che ci bagna con il suo amore.
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Mi lascio plasmare dall‟azione di Dio o resto impassibile, fermo, ottuso??
Cosa rende il mio cuore così duro al suo richiamo??
Il signore diviene il mio perno, attorno al quale tutto ciò che mi appartiene vi gira intorno e si
plasma, trasforma il mio essere. Diviene il mio punto di riferimento. E' da Lui che riformulo, riprogetto la mia vita.
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Per me, è davvero così??
quante volte ho spacciato la mia volontà, i miei desideri , le mie ambizioni per suoi ???
e dei fratelli…
Matteo 25,35-45
Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua
gloria. 32E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il
pastore separa le pecore dai capri, 33e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34Allora
il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il
regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35Perché io ho avuto fame e mi avete dato
da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36nudo e mi
avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37Allora i giusti gli
risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare,
assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o
nudo e ti abbiamo vestito? 39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a
visitarti? 40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a
uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via,
lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42Perché ho
avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43ero
forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete
visitato. 44Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o
assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45Ma egli risponderà:
In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli,
non l'avete fatto a me.
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Ho mai fatto una di queste cose gratuitamente ?
Penso che sto realmente guardando e toccando Cristo nei poveri, nei sofferenti negli
affamati, negli emarginati??
Se non mi è mai capitato,quando voglio iniziare??
UNA CANZONE PER TE: LA VOGLIA DI LIBERTÀ
Interprete:Jovanotti
Album: Buon sangue
Anno: 2005
Riflettiamo sul testo
Di fronte ad una situazione di disagio, quando qualcosa o qualcuno ci sta stretto ci sentiamo
soffocare e sentiamo l‟esigenza di cambiare aria.
Capita perfino che ci lasciamo solo sfiorare da quelle occasioni che ci vedrebbero protagonisti;
appositamente le facciamo passare davanti. Leggerne la targa ci fa capire che spesso e volentieri
le riconosciamo, ma scegliamo di non metterci in gioco, di non essere protagonisti delle nostre
scelte e ancora una volta rimaniamo schiavi.
Sarà l‟età o voglia di libertà? Non è questione di sola età anagrafica, dal momento che a tutti capita
di vivere, in maniera diversa delle condizioni di disagio. Sono proprio queste a poter diventare
trampolino di lancio per riscoprire la voglia di libertà.
Allora, se il nostro cuore è inquieto impariamo ad ascoltarlo e vediamo di fare luce “vera” perché
possiamo liberarci nel profondo e riscattare una situazione che, accontentandoci, ci fa brancolare.
Spunti di riflessione
La gente segue il mondo. Noi cristiani?
" voi non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo. (Gv 15,19)"
Dio ci chiama a seguirlo. Seguirlo per essere liberi da noi stessi, dalle nostre paure, dai limiti che
noi stessi ci poniamo e dalle nostre insoddisfazioni. Noi liberamente possiamo aderire al Suo
progetto d'amore.
Certi di essere guidati, amati e sostenuti in un modo che nessun'altro può donarci: un amore
incondizionato ed indicibile. Un amore che ci arricchisce la vita e la trasforma completamente.
UN FILM PER TE: INTO THE WILD – NELLE TERRE SELVAGGE
Anno 2007
Durata 140 min
Genere avventura, drammatico
Regia Sean Penn
Soggetto Jon Krakauer
Sceneggiatura Sean Penn
Produttore Art Linson,Sean Penn
Premi
 Golden Globe 2008: migliore canzone (Guaranteed)
 National Board of Review Awards 2007: miglior
performance rivelazione maschile (Emile Hirsch)
(informazioni tratte da wikipedia)
Trama e recensione: “Into the wild” è la storia vera di Christopher McCandless, un giovane che
subito dopo la laurea abbandona la famiglia e intraprende un viaggio di due anni attraverso gli
Stati Uniti, con l‟obiettivo di raggiungere l‟Alaska dove si concluderà il suo cammino di liberazione.
Il regista ,Sean Penn, per raccontare la straordinaria storia di questo ragazzo si serve di molti
flashback tant‟è che il film sembra non avere una cronologia e invece essa è ben presente nel
cammino di Chris.
Il cammino si divide in vari capitoli che ripercorrono alcune tappe della vita di Chris, il quale, prima
di partire, si libera di tutto:soldi, auto e tutto ciò che lo tiene incatenato alla sua attuale vita
compreso il nome infatti ne sceglie uno nuovo: Alexander Supertramp.
Chris, Alex non è un ventiduenne qualunque o meglio non vuole esserlo ma vuole andare alla
ricerca di una libertà assoluta, quella che ti purifica, quella che da‟ un senso a tutto, quella che
chiama le cose con il nome giusto!
Capitolo 1 - La mia nascita
“Quanto importa nella vita non già di essere forti ma di sentirsi forti”
Alex inizia questo cammino di liberazione forte delle sue convinzioni e cioè che non sono le “cose”
che ci rendono felici né tantomeno liberi e individua la sua meta nell‟Alaska.
Dove credi di doverti dirigere per dare inizio alla tua rinascita?
Capitolo 2 - L'adolescenza
“La fragilità del cristallo non è una debolezza ma una raffinatezza”
In ogni cammino quelle che riaffiorano subito sono le debolezze e le mancanze che ci appannano
al punto da farci credere che non abbiamo scelto la giusta direzione.
Quali tue debolezze dovresti accompagnare, prendere per mano, piuttosto che cercare di
schiacciarle?
Capitolo 3 - La maturità
È questo il capitolo in cui Alex affronta le difficoltà più grandi: viene malmenato,inizia a rendersi
totalmente indipendente procacciandosi il cibo da solo, senza dimenticare i consigli raccolti
durante il viaggio e inizia ad affrontare anche le dure sconfitte, come l‟animale che riesce ad
uccidere ma non a cibarsene.
Qual è stato o sarebbe secondo te il punto più critico del tuo cammino verso la libertà?
Capitolo 4 – La famiglia
“I figli sono piuttosto duri quando si tratta dei loro genitori”
La famiglia, la fraternità spesso è qualcosa da cui sfuggiamo piuttosto che andarvi incontro e alla
ricerca. Sono spesso fonte primaria delle nostre preoccupazioni e talvolta delusioni…e tu per
loro?
Capitolo 5 - La conquista della saggezza
“Dio ha messo la felicità dappertutto , è ovunque in tutto ciò di cui possiamo fare
esperienza,abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose”.
Che “modo” hai tu per guardare le cose?
“Quando si perdona si ama e quando sia ama la luce di Dio scende su di noi”.
La vera libertà di Chris sta nel perdonare la sua famiglia. E‟ nel perdono che trova libertà dalla
zavorra che portava nel suo cuore e così riesce a congedarsi in pace.
Qual è la tua zavorra? Cosa ti impedisce di raggiungere la tua libertà?
UNA POESIA PER TE: SONO LIBERO
Sono libero quando sono capace di ricevere la felicità che mi regalano gli altri.
Sono libero quando ho vergogna della schiavitù del mio prossimo.
Sono libero quando ottengo che la libertà fiorisca intorno a me.
Sono libero quando amo il bene del mio prossimo più della mia stessa libertà.
Sono libero quando riesco a convincere gli altri della mia verità senza vincerli, né umiliarli.
Juan Arias
Per riflettere…
Se si pensa alla libertà dell‟individuo si pensa sempre a libertà di pensare, di fare, di gestire. Una
libertà che tende all‟esaltazione di sé, all‟individualismo e a tratti anche alla supremazia dell‟uno
sugli altri. Osservando la successione dei verbi utilizzati in questa poesia si ottiene una logica
diversa: ricevere-avere(vergogna)-ottenere-amare-convincere. La poesia, pur nella sua brevità ci
fa scoprire innanzitutto che la libertà è un dono che si riceve e non semplicemente una conquista
solitaria e di indipendenza dalle altre persone. La prima definizione di libertà è dunque “ricevere
felicità dagli altri”, diventare consapevoli della propria incapacità di costruire da sé la felicità ed
avere la giusta umiltà di accogliere l‟altro. La seconda definizione di libertà è “vergogna della non
libertà dell‟altro”: essere libero dagli schemi che troppo spesso la società ci propone, dai modi di
pensare egoistici del “non faccio male a nessuno”…ma quanto bene fai? Se essere libero è tanto
importante per me, come posso ritenere che non lo debba essere anche per chi mi circonda? E se
così non è mi sforzo perché “la libertà fiorisca intorno a me”?
[Un esempio pratico: passo in macchina lungo una delle tante strade costellate da ragazze
costrette a vendere il proprio corpo per le più svariate ragioni (la cosiddetta “tratta delle donne”…
l‟esatta espressione di negazione della libertà altrui) come mi sento? Penso che sia una loro
scelta? Penso: poverine? O rimango inorridita e mi chiedo se c‟è qualcosa che io posso fare
perché la libertà di anche una sola di quelle donne possa fiorire? Se me lo chiedo e cerco e mi
informo forse posso scoprire che c‟è molta gente che ogni giorno lotta per loro e per la loro libertà
(Comunità Papa Giovanni XXIII, servizio di strada).]
Gli ultimi due versi della poesia rivelano il significato più profondo e meno scontato della libertà di
un individuo: amare il prossimo e fare in modo che questo amore sia talmente autentico e libero da
convincere chi mi guarda che un amore così è possibile.
Materiale aggiuntivo
Fiducia in Dio…
Geremia 1,4-10
“Mi fu rivolta la parola del Signore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,prima che
tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato;ti ho stabilito profeta delle nazioni». Risposi: «Ahimè,
Signore Dio, ecco io non so parlare,perché sono giovane». Ma il Signore mi disse: «Non dire:
Sono giovane, ma và da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò. Non temerli,
perché io sono con te per proteggerti». Oracolo del Signore. Il Signore stese la mano, mi toccò la
bocca e il Signore mi disse: «Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca. Ecco, oggi ti costituisco
sopra i popoli e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e
piantare”.
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Il Signore colma le mie lacune,medica le mie ferite e mi dona quel coraggio che non avrei
altrimenti. Non sono io ad operare ma è lui che opera attraverso me.
Mi chiede di aver fiducia in lui,nei suoi progetti, anche se non capisco dove mi stia
portando
"le mie vie sovrastano le vostre vie,i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri (Is 55,9). Il
Signore sà, il Signore vede più lontano di me
Salmo 23
Il Signore è il mio pastore:non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille
mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi
camminare in una valle oscura,non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il
tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei
nemici; cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò
nella casa del Signore per lunghissimi anni.
Matteo 14,24-33
Verso la fine della notte, egli venne verso di loro camminando sul mare, furono turbati e dissero
:«E‟ un fantasma” e si misero a gridare per la paura. Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io,
non abbiate paura”. Pietro gli disse: «Signore, se sei Tu, comanda che io venga da Te sulle
acque». Egli disse : “Vieni!” Pietro scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò
verso Gesù. Ma per la violenza del vento si impaurì e cominciando ad affondare gridò: «Signore
salvami!». E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse:”Uomo di poca fede, perché hai
dubitato?” Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono
davanti esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio”.
... temevano fosse un fantasma…
Quella volta i tuoi apostoli si erano spaventati davvero.
Avevi detto loro di scendere sul lago; ma erano stati subito investiti da una tempesta furibonda. E
tu dove eri? Non lo sapevi che si sarebbe scatenato poco dopo tutto quell‟inferno?
All‟improvviso ti videro camminare sulle acque, nel buio, a poca distanza dalla loro barca
impazzita. “E‟ lui, no non può essere! E‟ un fantasma!” gemettero. Intanto con voce misteriosa, ma
ad essi ben nota, li rassicurasti: “Sono io, non temete!”.Eri tu. Come saresti potuto rimanere
tranquillo, a pregare, su quella collina, vedendoli, nella tua visione divina, rischiare di essere
inghiottiti da quel lago? E facesti sentire quel fatidico “sono io” con il quale richiamavi alla tua
identità divina.
“Sono io”: il Maestro che vi ha scelto, ma non per farvi annegare in un lago, bensì per diventare
“pescatori di uomini” nel mare della vita.
“Sono io” che vi ho voluti con me, ora a lavorare per il regno dei cieli, domani a regnare con me,
nella luce della immortalità e non più nel buio della fede.
Come potrei farvi divorare dai pesci che più volte avete invitato invano nelle vostre reti a sciabica,
se vi ho destinati a “ stare con me” perché gli uomini trovassero me in voi,quando mi sarei sottratto
alla loro vista?
“Sono io, non temete!”. Fa sentire anche a me, O Gesù, ad ogni guado insicuro del sentiero, “
sono, io non temere”. Specialmente quando il timore non è più verso il Padre, riscoperto così
amabile, comprensivo, come lo hai rivelato tu, ma verso di me e la mia miseria.
Ci sei tu con me, e con questo è con me la speranza che non delude. Andrò fiero, di questo clima
temperato, di questa luce mite, di questa fiducia nel guardare in avanti verso il futuro, da poterne
fare partecipi anche altri più provati di me, perché più degni di me di prendere parte personale alla
tua Passione. “Sono io”, cioè sei tu, Gesù; mio vero amico, mio sommo e unico bene.
Padre Bernardino Bordo, passionista
Quando ho la profonda fiducia che Dio è veramente con me e mi tiene al sicuro in un abbraccio
divino, guidando ognuno dei miei passi, posso liberarmi dall'ansioso bisogno di sapere come sarà
domani, e quel che accadrà il prossimo mese, e l'anno prossimo. Posso essere pienamente dove
sono e prestare attenzione ai tanti segni dell'amore di Dio in me e intorno a me.
Henri J.M. Nouwen
... insieme a Te per fare grandi cose!!!
Il nostro volto:
“Siano presenti con la testimonianza della propria vita umana ed anche con iniziative
coraggiose(art. 6m) chiamati,insieme con tutti gli uomini di buona volontà, a costruire un mondo
più fraterno ed evangelico per la realizzazione del regno di Dio (art. 6l) ”
Giovanni 15,16
“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il
vostro frutto rimanga”
Giovanni 15, 1-11
«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e
ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete gia mondi, per la parola che vi
ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non
rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in
me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene
gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se
rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo
è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha
amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei
comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e
rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
FF 200
E tutti quelli e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno tali cose e
persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore, ed egli ne farà sua
abitazione e dimora. E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e
madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando l'anima fedele si congiunge a Gesù
Cristo per l'azione dello Spirito Santo. E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo,
che è in cielo. Siamo madri , quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso
l'amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve
risplendere in esempio per gli altri.
UNA CANZONE PER TE: TU VEDI PIÙ LONTANO DI ME
Interprete: Roberto Stafoggia
Album: Tratto dal film “Giuseppe re dei sogni”
Anno: 2000
Spunti di riflessione:
Ho paura …
Marco 4,35-40
In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». E lasciata la folla, lo
presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si
sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli
se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non
t'importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò
e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?».
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Cosa mi impedisce di affidarmi a Dio totalmente??
Luca 17, 5-6
Gli apostoli dissero al Signore: «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede
quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare,
ed esso vi ascolterebbe>>.
“ Gesù vuole la fede: la fede in lui che tutto può. Nella fede , l‟uomo mostra chiaramente di non
contare su se stesso ma di affidarsi a Chi è più forte di lui. E così, non facendo calcolo sulle
proprie forze, si rivolge a Dio dal Quale egli attende ogni cosa. E gli consente con ciò di operare.”
Chiara Lubich (Costruire sulla roccia 1993)
UN FILM PER TE: NESSUN MESSAGGIO IN SEGRETERIA
Regia: Luca Miniero, Paolo Genovese.
Cast :Carlo Delle Piane, Pierfrancesco Favino, Lorenza
Indovina, Natalie Guetta, Nicole Murgia, Valerio Mastandrea.
Anna Falchi
Genere: Drammatico
Durata: 98 min
Uscita: venerdì 20 maggio 2005
Trama: Walter è un pensionato che ha imparato a gestire al
meglio il tempo. Egoista, fantasioso, mai patetico, è uno
stratega nel far passare i minuti delle sue lunghe giornate.
Polemizza con le centraliniste dei numeri verdi, mette in vendita
la casa (senza alcuna intenzione di venderla) solo per parlare
con qualcuno, e diventa amico di una bambina di 10 anni, Sara
che lo segue nelle sue piccole follie. Un giorno mentre è al
parco a leggere il giornale, Walter incappa in una notizia che lo
colpisce: secondo i nuovi dati Istat per ogni giovane che lavora c'è un anziano che sta a casa. Vale
la pena di... lavorarci sopra.
(informazioni tratte da www.mymovies.it)
Recensione: Il film è caratterizzato dalla responsabilità che ha Walter verso il prossimo e la
mancanza di fiducia in se stesso e l‟eccessiva timidezza di Piero. Seppur una responsabilità di
“convenienza” in quanto Walter si muove per puro egoismo, per sentirsi utile e non solo, tutto ciò
sarà di enorme aiuto a Piero e anche a Sara e sua madre. Nella sua semplicità questo film può
aiutarci a comprendere molto sull‟accettazione e la stima verso se stessi.
Per riflettere…
…”qualcuno sta lavorando per me,io lo devo trovare per controllarlo,proteggerlo. Uno che lavora
per te è una grande responsabilità”
Del resto avremmo tutti bisogno di un “omino con il casco” ma se non lo siamo noi per noi stessi e
per gli altri, chi lo sarà per noi? La vita è una catena fragilissima se ciascuno di noi non trova la sua
collocazione essa si spezza creando disordini e danni talvolta anche irreparabili.
“Il talento rende un uomo e una donna eterni, ma non tutti disponiamo di un dono così..la gente
litiga, si dispera, mica per amore?No! per mancanza di talento”.
In realtà tutti disponiamo di un dono così, la verità è che non tutti disponiamo della forza e del
coraggio di farlo fruttare. Spesso temiamo che esso non sia utile, non sia all‟altezza, non sia
adeguato e così per timore andiamo a nasconderlo…
Dov‟è nascosto il tuo?
“L‟umanità è tanto difettosa purtroppo : chi è vecchio, chi è piccolo, chi è senza capelli…”
E‟ più facile ritrovarsi a guardare e studiare quello che non abbiamo piuttosto che soffermarsi su
quello che abbiamo.
Perché secondo te?
“E‟ arrivato per me il momento di accettarmi”
Piero giunge finalmente alla consapevolezza che desiderare altro al di fuori di ciò che è,
comportarsi come qualcuno che non corrisponde per nulla alla sua persona non è decisamente un
bene per lui. Capisce che deve imparare ad accettare ma anche a gestire la sua infinita timidezza.
E tu? Cosa devi imparare ad accettare, a gestire?
UNA POESIA PER TE: MI LASCIAI USARE
“Sapevo che era la Sua volontà e che dovevo seguirlo verso coloro che, come Gesù, non avevano
un luogo dove posare il capo.
Il nudo, il disprezzato, l'abbandonato, il dimenticato, l'affranto...non v'era dubbio: doveva essere
opera Sua. Il messaggio era stato molto chiaro, era un ordine...sapevo a chi appartenevo ma non
sapevo come arrivarci, come tutto ciò sarebbe stato raggiunto, e così mi lasciai usare da Dio a
modo Suo, un modo a me ignoto.”
(dai primi scritti di Madre Teresa : 10 Settembre 1946)
Per riflettere…
Quando si tratta di Madre Teresa c‟è sempre poco da aggiungere perché le sue parole hanno il
potere di arrivare dritte a destinazione e questo semplicemente perché sono innanzitutto parole
vissute, poi meditate! Colpisce però quel “sapevo” ripetuto per ben due volte: sapevo che…sapevo
a chi… ma come faceva a saperlo? Questo è il nostro grande quesito: come si può essere certi di
potersi fidare? Quali sono le garanzie?
In realtà dietro quel “sapevo” è nascosto un mondo! E questo mondo parte innanzitutto da una
scelta: quella di avere Cristo come Signore della nostra storia. A questa scelta seguono altre scelte
consequenziali di cui la più importante è racchiusa nelle parole “mi lasciai usare da Dio”. Ad occhi
bene attenti allora quel “sapevo” si trasforma in un “saprò” perché chi sceglie di dare fiducia a Dio
e al Suo disegno d‟amore nella sua vita non sa bene a cosa va incontro sicuramente ma sa
benissimo che la fiducia in Dio è sempre ben riposta e che Egli non potrà che compiere cose
grandi attraverso la nostra fiducia. E quando piano, col tempo, con l‟attenzione giusta si comincia a
capire qual è la strada tracciata per noi e a quali gioie può aprirci viene da esclamare “lo sapevo!”
come quando si vince una scommessa, si indovina qualcosa. In questa scommessa la posta in
gioco è la vita e la nostra garanzia è Dio…cosa vorresti di più? E allora non esitare a lasciarti
usare, a dare fiducia a Lui che per primo ne ha avuto in te scegliendo di amarti
incondizionatamente!
Materiale aggiuntivo
Il nostro volto :
“accolgano tutti gli uomini con animo umile e cortese,come dono del Signore ed immagine di cristo” (art. 6i)
La responsabilità dell’amore
Giovanni 13, 34-35
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli
uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
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Mi riconosceranno seguace di Cristo da come amo i miei fratelli. Come sto messo??
Amo come Cristo ama me??
Come io vi ho amato…
Gv 13,12-17
Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi
ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il
Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l‟esempio,
perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo
padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le
metterete in pratica.

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Sono capace di mettermi al servizio degli altri incondizionatamente???
Quante volte ho pensato di essere maestro anzicchè servo ???
Gv 15,13
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.”
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La mia vita, il mio tempo sono spesi nell‟amare colui che mi è accanto??
Così amatevi anche voi…
Gen 4,9
Sono forse io il guardiano di mio fratello?
Sì! Sono proprio io!
Il Signore ci chiama ad una salvezza che non è esclusiva,ma che include a tutti,è un cammino personale ma
non solitario. Non è il sangue ma è lo Spirito che ci unisce agli altri e ci fa simili.
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Quante volte " l'altro" ci è parso un ostacolo se non un fastidio sulla strada del nostro peregrinare?
Mi costa occuparmi degli altri??
Fil 2, 1-8
Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche
comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con
l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o
per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso,senza cercare il
proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il
quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò
se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò
se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
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ripenso ai miei gesti nella quotidianità … quali di questi sono mossi da carità??
Sono capace di spogliarmi di me stesso per rivestirmi di Cristo??
1Gv 2,3-11
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Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: "Lo conosco" e
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non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui
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l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo,
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deve comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un
comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete
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udito. E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le
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tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è
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ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo. Ma
chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno
accecato i suoi occhi.
FF387
E davvero su questa solida base edificarono, splendida. la costruzione della carità. E come pietre vive,
raccolte, per così dire, da ogni parte del mondo, crebbero in tempio dello Spirito Santo. Com'era ardente
l'amore fraterno dei nuovi discepoli di Cristo! Quanto era forte in essi l'amore per la loro famiglia religiosa!
Ogni volta che in qualche luogo o per strada, come poteva accadere, si incontravano, era una vera
esplosione del loro affetto spirituale, il solo amore che sopra ogni altro amore è fonte di vera carità fraterna.
Ed erano casti abbracci, delicati sentimenti, santi baci, dolci colloqui, sorrisi modesti, aspetto lieto,
occhio semplice, animo umile, parlare cortese, risposte gentili, piena unanimità nel loro
ideale, pronto ossequio e instancabile reciproco servizio.
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Qual è il comportamento che assumo in fraternità??
Riesco a vivere il senso reale della carità fraterna?
Cosa mi impedisce di vedere nell‟altro la vera immagine di Cristo??
Se ti offendo mi prendo la responsabilità di…
FF739
Affermava che i frati minori sono stati mandati dal Signore in questo ultimo tempo per offrire esempi di luce a
chi è avvolto dal buio dei peccati. E ripeteva che all'udire le opere virtuose dei santi frati dispersi nel mondo,
si sentiva come inebriato di soavissimo profumo e cosparso di unguento prezioso.
Un frate di nome Barbaro una volta offese con una parola ingiuriosa un confratello alla presenza di un nobile
dell'isola di Cipro. Ma appena si accorse che il confratello ne era rimasto piuttosto offeso, si accese di ira
contro se stesso, e preso dello sterco d'asino se lo mise in bocca per masticarlo: «Mastichi sterco questa
lingua, che ha sputato veleno di ira sul mio fratello». A tale vista, il cavaliere ne fu sbigottito, poi rimase molto
edificato. Da quel momento mise se stesso ed i suoi beni a disposizione dei frati con grande generosità. Tutti
i frati osservavano immancabilmente questa usanza: se per caso uno scagliava
contro un altro una parola che fosse causa di turbamento, subito si prostrava per terra e accarezzava con
santi baci i piedi dell'offeso, anche contro sua volontà. Il Santo gongolava di gioia nell'udire tali cose, perché
vedeva che i suoi figli da soli praticavano esempi di santità e ricolmava delle più elette benedizioni quei frati,
che con la parola e l'esempio inducevano i peccatori all'amore di Cristo. Traboccante com'era di zelo per le
anime, voleva che anche i suoi figli gli rassomigliassero completamente.
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..prostrarmi a tuoi piedi
Se sbaglio mi prendo la responsabilità di…
FF1569
Altra volta, essendo tornato un giorno Francesco alla Porziuncola, vi incontrò frate Giacomo il semplice, in
compagnia di un lebbroso sfigurato dalle ulceri, capitato colà lo stesso giorno. Il Santo aveva accomandato a
frate Giacomo con insistenza quel lebbroso e tutti quelli che erano più corrosi dal male. A quei tempi, Infatti, i
frati abitavano nei lazzaretti. Giacomo faceva da medico ai più colpiti, e di buon grado toccava le loro piaghe,
le curava, ne mutava le bende. Francesco si rivolse a frate Giacomo con tono di rimprovero: « Non dovresti
condurre qui i fratelli cristiani, poiché non è conveniente per te né per loro ». Il Santo hiamava
«fratelli cristiani » i lebbrosi. Fece questa osservazione perché, pur essendo felice che frate Giacomo
aiutasse e servisse i lebbrosi, non voleva però che facesse uscire dal lazzaretto i più gravemente piagati. In
più, frate Giacomo era molto semplice, e spesso andava alla chiesa di Santa Maria con qualche lebbroso.
Oltre tutto, la gente ha orrore dei lebbrosi sfatti dalle ulceri. Non aveva finito di parlare, che subito Francesco
si pentì di quello che aveva detto e andò a confessare la sua colpa a Pietro di Catanio, ministro generale in
carica: aveva rimorso di aver contristato il lebbroso, rimproverando frate Giacomo. Per questo confessò la
sua colpa, con l'idea di rendere soddisfazione a Dio e a quello sventurato. Disse quindi a frate Pietro: « Ti
chiedo di approvare, senza contraddirmi, la penitenza che voglio fare ». Rispose frate Pietro: « Fratello, sia
come ti piace ». Talmente egli venerava e temeva Francesco, gli era così obbediente, che non osava mutare
i suoi ordini, benché in questa e in molte altre circostanze ne restasse afflitto in cuore e anche esteriormente.
Seguitò Francesco: « Sia questa la mia penitenza; mangiare nello stesso piatto con il fratello cristiano ». E
così fu. Francesco sedette a mensa con il lebbroso e gli altri frati, e fu posta una scodella tra loro due. Ora, il
lebbroso era tutto una piaga; le dita con le quali prendeva il cibo erano contratte e sanguinolente, così che
ogni volta che le immergeva nella scodella, vi colava dentro il sangue. Al vedere simile spettacolo, frate
Pietro e gli altri frati furono sgomenti, ma non osavano dir nulla, per timore del padre santo. Colui che ora
scrive, ha visto quella scena e ne rende testimonianza.

…Essere d‟esempio
Amare chi non ci ama…
Matteo 5,43-48
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e
pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i
malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano,
quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che
cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre
vostro celeste.

Ricorderò nelle mie preghiere chi mi perseguita.
Luca 6,27-35
Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro
che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra;
a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non
richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano,
che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene,
che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che
merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i
vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli
dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
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
Dono quello che sono e che ho a chi mi chiede senza aspettarmi nulla in cambio?
Mi capita di fare due pesi e due misure?
FF 56
O frati tutti, riflettiamo attentamente che il Signore dice: "Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi
odiano", poiché il Signore nostro Gesù Cristo, di cui dobbiamo seguire le orme, chiamò amico il suo traditore
e si offrì spontaneamente ai suoi crocifissori. Sono, dunque, nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci
infliggono tribolazioni e angustie, ignominie e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, e li dobbiamo
amare molto poiché, a motivo di ciò che essi ci infliggono, abbiamo la vita eterna.

Impariamo a seguire le orme che ci richiedono maggiore sforzo.
UNA CANZONE PER TE: È NECESSARIO
Interprete:Tiromancino
Album: In continuo movimento
Anno: 2002
Riflettiamo sul testo
Ogni scelta richiede una presa di responsabilità e considerando che nessuno ha la sfera magica
non ci resta che prendere coraggio e guardare nel profondo del nostro io.
Nel fare chiarezza dentro di noi, impariamo anche a riscoprire l‟importanza della presa di
responsabilità delle nostre azioni verso noi stessi, gli altri e Dio.
Diventa ancor più, in questo senso, necessario ed importante mettersi in sana discussione, perché
la responsabilità non sia demandata, ma ci faccia assumere consapevolezza che delle nostre
azioni ne risponderemo sempre.
Certo, questo non deve certo intimorire, ma ricordarci di guardare verso il sole e perseverare nel
raggiungere i nostri obiettivi, nel Suo nome.
Responsabilità significa coerenza, anzitutto con se stessi e nella Sua verità, oltre che volontà. Solo
così sarà davvero luce.
UN FILM PER TE: RISVEGLI
Titolo originale: Awakenings
Durata: 121 min
Regia: Penny Marshall
Sceneggiatori: Oliver Sacks (libro), Steven Zaillian
(sceneggiatura)
Data di uscita: 20 dicembre 1990 (USA)
Genere: Drammatico
(informazioni tratte da www.imdb.it)
Trama: Con l‟aiuto di un nuovo farmaco, la L-DOPA, un
eccezionale medico “risveglia” dalla malattia del sonno i suoi
pazienti affetti da una particolare forma di encefalite che ha
bloccato le loro attività motorie per decenni, costringendoli a
vivere una vita vegetativa “sospesa” in un mondo di silenzi e di
immobilismo. Dopo questo “miracoloso” risultato ottenuto
dall‟instancabile dottor Sayer (Robin Williams) inizialmente su Leonard Lowe (Robert De Niro) il
primo paziente.
(informazioni tratte da www.mymovies.it)
Recensione: Il film, come si può notare dalla scheda , risale agli anni „90 ed è tratto dall‟omonimo
libro di Oliver Sacks. Esso è ricco di speranza, la speranza che il dottor Sayer dona a questi
pazienti anche se a lui sembra poco e soprattutto la speranza di cui si sente pieno Leonard che
non è solo una speranza ricevuta da qualcun altro ma egli ci crede sul serio che può farcela tant‟è
che prima di riaddormentarsi in quel sonno dal quale il dottore lo aveva risvegliato le prova tutte
per cercare di vivere una vita felice e “normale”.
Seppur cosciente per un breve periodo, sarà Leonard ad insegnare molte cose al dottor Sayer e a
chi gli sta accanto, in modo particolare sul valore della vita e sulla speranza che davvero deve
essere l‟ultima a morire perché è l‟unica che può farti compagnia quando tutto il resto e anche le
persone care, sono andate via.
Per riflettere
“Era un programma enorme io dovevo estrarre un decigrammo da quattro tonnellate di lombrichi.
Ho lavorato a quel programma per cinque anni, ero l‟unico che ci credesse, gli altri dicevano che
non si poteva fare”.
Il dottor Sayer è una persona che “ci crede” ed è proprio questo che lo spinge ad andare avanti e
ad ottenere dei risultati. La sua speranza sopravvive anche alla sfiducia altrui e anche alla
negatività dei risultati ottenuti. E‟ difficile credere, in se stessi, in qualcosa e in qualcuno ma spesso
è la carta vincente.
Quanto è capace di vivere e sopravvivere la tua speranza?
“Leggi il giornale, che cosa dice?
Tutto male, tutto brutto. Hanno dimenticato che cos‟è la vita, hanno dimenticato cosa significa
essere vivi e bisogna che qualcuno gli ricordi che cosa hanno e che cosa potrebbero perdere. Io
sento la gioia della vita, il dono della vita, la libertà della vita e la meraviglia della vita”.
Nel suo lungo sonno Leonard ha dimenticato e si è perso tante cose ma una verità gli è forte nella
mente e nel cuore: lo splendore della vita. Non è mai troppo tardi per accorgersene e iniziare ad
amarla.
E tu? Hai chiaro cosa è la vita?
“Allo svanire della speranza farmacologica è seguito un altro risveglio, lo spirito dell‟uomo è più
forte di qualsiasi farmaco e che questo spirito ha bisogno di essere nutrito con il lavoro,il gioco, con
l‟amicizia, la famiglia. Sono queste le cose che contano e noi lo avevamo dimenticato, le cose più
semplici”.
Questo è quanto Leonard è riuscito ad insegnare al dottor Sayer.
A te cosa ha insegnato Leonard?
UNA POESIA PER TE: REGALA CIÒ CHE NON HAI
Occupati dei guai, dei problemi del tuo prossimo.
Prenditi a cuore gli affanni, le esigenze di chi ti sta vicino.
Regala agli altri la luce che non hai, la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te, la fiducia di cui sei privo.
Illuminali dal tuo buio. Arricchiscili con la tua povertà.
Regala un sorriso quando tu hai voglia di piangere.
Produci serenità dalla tempesta che hai dentro.
"Ecco, quello che non ho te lo dono".
Questo è il tuo paradosso. Ti accorgerai che la gioia a poco a poco entrerà in te,
invaderà il tuo essere, diventerà veramente tua nella misura in cui l'avrai regalata agli altri.
Alessandro Manzoni
Per riflettere
Questo non è forse il Manzoni a cui siamo abituati ma è di certo quello più profondo, più vicino
all‟uomo, più misericordioso. Manzoni era profondamente cattolico, di una fede riscoperta in età
matura e che affonda le sue radici nelle idee illuministe basate sulla logica e sulla ragione: è
ancora di più per questo che stupisce leggere questi suoi versi. Egli era particolarmente attento al
sociale del suo tempo e ai più sfortunati e una prima lettura di questi versi porta a pensare che è
proprio dell‟amore verso il prossimo che si parla, di quel donarsi gratuitamente, quel entrare nella
storia, nei guai, nei problemi, negli affanni, nelle esigenze del prossimo. Proseguendo nei versi
successivi il poeta invita a donare all‟altro luce, forza, speranza, fiducia, sorrisi, serenità in senso
assoluto, cioè non partendo dal presupposto che sia tu il primo a possedere tutte queste cose, ma
esplorando la logica opposta che ogni uomo, in quanto tale, è degno di ricevere questi doni. Essi
non appartengono a nessuno, non sono propri di alcun uomo ma vengono dall‟alto e vengono
indipendentemente dai meriti di ciascuno. Vivere responsabilmente significa impegnarsi
quotidianamente perché chiunque possa avere queste cose, non vivere per se stessi ma dare
senso alla propria vita attraverso il dono alla vita dell‟altro, come diceva anche Madre Teresa di
Calcutta “se la vita non è vissuta per gli altri non è degna di essere vissuta”. È forse questa l‟unica
cosa che ci rende meritevoli di ricevere a nostra volta quella “gioia” di cui si parla nel penultimo
verso, la “gioia piena”!
Materiale aggiuntivo
UNA CANZONE PER TE: WHEN YOU BELIEVE
Interprete: Mariah Carey & Whitney Houston
Album: Tratto dalla colonna sonora de “Il principe d‟Egitto”
Anno: 2005
Traduzione
Abbiamo pregato molte notti
senza prove che qualcuno ci sentisse
nei nostri cuori una canzone di speranza
avevamo appena capito
ora non abbiamo paura
sebbene sappiamo che c'é molto da temere
stavamo spostando montagne
prima ancora che sapessimo di poterlo fare
possono esserci i miracoli
quando hai fede
anche se la speranza é fragile,
è difficile da uccidere
chi sa quali miracoli
puoi compiere
quando hai fede
in qualche modo tu puoi
tu puoi quando hai fede
in questo tempo di paura
quando pregare spesso si dimostra vano
la speranza sembra come gli uccelli d'estate che
troppo velocemente sono volati via
ora sono qui
il mio cuore é cosi pieno, non posso spiegare
cercando la fede e dicendo parole
non ho mai pensato che l'avrei detto
Non accadono sempre quando chiedi
Ed è facile abbandonarsi alle tue paure
Ohhhhhh
Ma quando sei accecato dal dolore
Non vedi la via sicura nella pioggia
Pensiero di una voce che ancora si riprende subito
Che dice l'amore è molto vicino
Riflettiamo sul testo
Non dobbiamo avere paura, ma fare tesoro di un Gesù fatto uomo perché potesse svelare a noi il
volto di Dio. La nostra speranza non può che essere insita nella nostra fede e nell‟esperienza che,
come giovani francescani promettiamo di vivere sull‟esempio di S. Francesco d‟Assisi. Lasciamoci
abitare dalla Parola di Dio, che è una parola di speranza e di salvezza, ma ancor più, diventiamo
testimoni di speranza soprattutto per quelle persone emarginate e sofferenti che vivono la loro
croce senza alcuna speranza di resurrezione.
UN LIBRO PER TE: È UNA VITA CHE TI ASPETTO
Autore: Fabio Volo (Fabio Bonetti)
1ª ed. originale: 2003
Genere: Biografico
Lingua originale: italiano
(informazioni tratte da wikipedia)
Trama e recensione: Francesco è un ragazzo come tanti altri, che
superati i trent‟anni si accorge di quanto la sua esistenza sia
confusa, ingestibile, priva di un senso che dia valore al suo tempo.
Vive nella contraddizione, ha un lavoro remunerativo, ma per
placare lo stress che deriva dalle tante ore passate a sgobbare,
spende i suoi soldi in oggetti che gli riducano l‟esaurimento.
Il protagonista di “E‟ una vita che ti aspetto” ama tantissimo suo
padre, ma non riesce ad avere un rapporto semplice e affettuoso
con lui. Vorrebbe smettere di fumare, ma continua ostinatamente a
farsi le canne, vorrebbe innamorarsi, ma non fa altro che passare da
una donna all‟altra. Donne che riescono ad appagare il suo piacere
narcisistico e non quello dell‟anima.
Ma la cosa più estrema del suo modo di essere paradossale, è che vorrebbe tanto stare da solo,
puntare su se stesso, ma teme di essere escluso dal gruppo e dal resto, quindi sta fermo…
A un certo punto, però, come per magia, probabilmente dopo aver toccato il fondo, dopo essersi
svuotato completamente, si accorge che continuare così non è giusto, che le cose in quel modo
non vanno bene, che c‟è bisogno di agire, di reagire, per cambiare la situazione e non soltanto
lamentarsi sentendosi vittima di un sistema che alla fine ha innescato lui stesso.
Una volta compreso il suo punto debole, inizia la risalita verso la vetta, ed è in quel frangente che
sfidando se stesso con ironia, giudizio e ragionevolezza, affronta la depressione e l‟ipocondria di
cui è succube.
Ma come avviene sempre nella vita di ogni uomo c‟è qualcosa che smuove le acque e fa rinsavire,
e in questo caso è l‟incontro di una donna che seppur non perfetta, riesce a risvegliarlo dal torpore,
a fargli sentire delle strane vibrazioni nel petto, a dargli nuovi occhi con cui guardare il mondo per
innamorarsene.
Non c‟è bisogno di saper amare, lui infatti non si sentiva in grado di farlo, basta, invece lasciarsi
andare ai sentimenti, non farsi prendere troppo da ragionamenti contorti, dalla paura di dover
affiancarsi ad un‟altra vita e il gioco viene da sé.
Ed ecco che si dicono parole bellissime, forse non troppo romantiche, ma più dirette e viscerali,
quando in fondo si erano ripetute nella mente in modo completamente diverso, cariche di poesia e
coinvolgimento. Alla fine, non conta ciò che si dice, conta quell‟abbraccio notturno, la sensazione
di sentire sempre vicina la propria amata, il pensare costantemente all‟altra persona.
“E‟ una vita che ti aspetto”, è una frase che può essere riferita all‟amore o a se stessi, non importa
chi è il destinatario. Quello che Fabio Volo vuole indicare nel suo romanzo è che è giusto credere e
sperare ed attendere, in qualcosa di bello, che prima o poi, di certo, arriverà.
Per riflettere
“ Salvarsi la vita, non è solamente impedirsi di morire fisicamente, ma salvare la nostra persona
da maltrattamenti morali, a volte anche da quelli fisici, anche se non si sa per quale motivo, si è
dipendenti da questi comportamenti, come se fosse la giusta punizione per la nostra
inadeguatezza, per il nostro valere nulla… e quindi dobbiamo pagare, "giustamente pagare", non
rendendoci conto che distruggiamo il nostro "io"…la nostra identità di persona”.
Siamo talmente concentrati su altro/altri che rischiamo di perdere noi stessi.
Ti senti di dipendere da questi “maltrattamenti morali”?
“Ti ricordi quando mi hai chiesto se avevo le pastiglie per la felicità?
La pastiglia è la vita. Vivi, buttati, apriti, ascoltati. Le tue paure, le tue ansie
sono dovute al fatto che tu esisti ma non vivi. Sei castrato nei sentimenti.
Sei bloccato. Ti ricordi quella frase di Oscar Wilde?
Diceva che vivere è la cosa più rara al mondo.
La maggior parte della gente esiste, e nulla più”.
E tu? Vivi o esisti?
“Spesso dicevo che la vita era uno schifo.
Anche quella frase mi stava fregando, perché avrei dovuto dire:
„La mia vita è uno schifo.
Allora, magari avrei iniziato a chiedermi se potevo fare qualcosa per cambiarla.
Se era tutta colpa del destino, del caso, della sfortuna, o se invece anch‟io ne ero colpevole.
Perché dire che la vita fa schifo è come dire
che non c‟è niente che si possa fare.
Che bisogna accettarlo come un dato di fatto imprescindibile.
Fortuna che poi ho cambiato idea.
Fortuna che ho capito che la mia vita ha un valore e quel valore
glielo do io con le mie scelte e con il coraggio delle mie decisioni.
Ho imparato a pormi una domanda ogni sera prima di addormentarmi:
cosa hai fatto oggi per realizzare il tuo sogno, la tua libertà?
Alla seconda sera in cui mi sono risposto: „Niente‟,
ho capito quanto in fondo una parte del problema fossi io.
Quindi, o smettevo di lamentarmi o iniziavo a darmi da fare”.
Troppo spesso ci lamentiamo senza attivarci affinchè quello che non va inizi ad andare. Più
semplice cercare cause all‟infuori di noi ignorando che spesso esse si annidano dentro noi stessi.
Chiediti: Cosa ho fatto oggi per realizzare il mio sogno? Cosa ho fatto oggi per dimostrarmi che mi
prendo cura di me?
“Come potrei convincerti che saprò amarti se non sapessi amare me stesso? Come potrei
renderti felice se non potessi rendere felice me stesso? Da questo momento mi tolgo ogni
armatura, ogni protezione.
Inutile dirigersi verso il prossimo se non sappiamo dove ci troviamo. Non posso dire “ti amo” prima
di aver detto “mi amo”.
Prova a dirtelo e a dimostrartelo. Ti risulta semplice?
“Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi è come sbagliare
a chiudere il primo bottone della camicia. Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. Amarsi è
l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri”.
UNA POESIA PER TE: INVICTUS
Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.
In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.
Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.
It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.
Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro,
ringrazio gli dei qualunque essi siano
per l'indomabile anima mia.
Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
William Ernest Henley
Per riflettere
L‟autore di questa poesia era un giovane gravemente malato di una forma rara di tubercolosi
ossea che lo ha costretto all‟età di soli 25 anni all‟amputazione di una gamba e condannato ad una
vita estremamente difficile. E proprio questa poesia è stata composta mentre egli si trovava in un
letto di ospedale, cioè nel pieno della sofferenza fisica e non solo; eppure la poesia si intitola
“invictus” che, dal latino, significa “mai sconfitto” e sta a significare appunto che né la sofferenza,
né null‟altro può sconfiggere la forza d‟animo che ormai il poeta ha conquistato, proprio grazie a
quella sofferenza! Nel profondo della notte della sua sofferenza egli sente come prima necessità,
nei primi versi, l‟esigenza di ringraziare “gli dei” per la sua anima, per la forza che ha avuto di
sconfiggere la paura della sofferenza, della morte e degli eventi brutti della vita. Questo
ringraziamento è un bellissimo gesto di speranza: cos‟altro è la speranza se non il trasformare la
paura e l‟angoscia in forza e rendimento di grazie? Gli ultimi versi sono poi la perfetta conclusione
di un discorso che inizia ringraziando: “non importa quanto sia stretta la porta (in questo il
riferimento biblico alla porta stretta che conduce nel regno dei cieli), quanto piena di castighi la
vita: io sono il padrone del mio destino, io sono il capitano della mia anima”. Non è da leggere in
questi versi una mania di onnipotenza, bensì la consapevolezza di chi ha sperimentato la
sofferenza sulla propria pelle ed ha compreso che può essere la più grande fonte di forza e di
speranza se la si legge inserita in un orizzonte più ampio; come faceva notare l‟emerito vescovo
Don Tonino Bello: “Da mezzogiorno alle tre di pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Forse è la
frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di
orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla
terra. Da mezzogiorno alle tre di pomeriggio.” Qualsiasi sofferenza, anche se durasse tutta la vita,
è una collocazione provvisoria ed ha le ore contate! Ed è bello che gli ultimi due versi siano segnati
dalla ripetizione dell‟ “io”: l‟unico in grado di compiere la trasformazione da paura a speranza!