“L`unico progetto veramente necessario è mantenere viva la

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“L`unico progetto veramente necessario è mantenere viva la
“L’unico progetto veramente necessario è mantenere viva la speranza
che, prima o poi, tutte le persone abbiano le stesse opportunità nella vita”.
Richard Rorty
Cari amici,
Natale è la festa di coloro che sanno sperare! “Sperare è forzare l’ora di quella urgenza che
non ci permette di aspettare” dice dom Pedro Casaldaliga, un grande profeta dei nostri tempi.
Vogliamo che il Natale sia la nostra festa, perché abbiamo scelto di appartenere a quella
porzione di umanità che spera e dunque aspetta! Aspettiamo e speriamo facendo tutto
quanto è nelle nostre possibilità perché il sogno di un mondo giusto e fraterno diventi realtà.
Il sistema economico mondiale, che per anni si è alimentato col sangue dei poveri, sta
andando in crisi. Nonostante stia rantolando continua a comandare: ha decretato, ancora
una volta, che in questo Natale solamente il 20 % dell’umanità potrà permettersi di comprare
quello che vuole. Ha già annunciato che nei prossimi anni saranno necessari ulteriori tagli e
questa percentuale dovrà diminuire perché va in crisi la sua sussistenza.
E mentre questo 20% dell’umanità corre di negozio in negozio, riempiendo i carrelli di cose,
alla ricerca di quella felicità che non può comprare, il bambino di Betlemme migra, fugge e
vaga di qua e di là alla ricerca di una casa dove nascere: non c’è posto per lui nelle case dei
ricchi, deve accontentarsi di una baracca costruita alla spicciolata, velocemente, per ripararsi
dal sole e dalla pioggia.
In questa “baracca” costruita con materiale di recupero, dove Dio si fa presente nella nostra
storia oggi, voglio entrare per abbracciarlo e adorarlo. A lui offro il sorriso di tante persone
incontrate in questo anno che volge al termine. A lui offro il sorriso di Aloisio che all’età di
vent’anni riceve in dono un paio di sandali e per la prima volta cammina imbarazzato con
qualcosa nei piedi. A lui offro il sorriso incuriosito dei ragazzi di Serra Dorada che il giorno in
cui abbiamo messo le piastrelle nelle sale della comunità, si tolgono i “chinelos” (le ciabatte
che normalmente usano) ed entrano a piedi nudi. A lui offro il sorriso di Luciano, che mostra
le mani piene di calli, mentre racconta la sua storia alla televisione e con orgoglio conclude:
adesso che faccio parte dell’Associação Educar posso vivere la mia adolescenza, andare a
scuola, divertirmi con i miei coetanei e non debbo più andare a lavorare. A lui offro il sorriso
di Vinicius orgoglioso nel presentarmi il papà che ha smesso di bere. A lui offro il sorriso,
bagnato da lacrime di felicità, di tante mamme che vedono i propri figli seguiti, amati, fuori dai
pericoli della strada. A lui offro il sorriso di Presidi che ringraziano per il servizio di
doposcuola per i loro alunni. A lui offro il sorriso di Rafael che ritorna a vedere. A lui offro il
sorriso di Paolo, di Braz, di Ze Diaz che possono frequentare l’università, prepararsi al futuro,
costruire la propria famiglia. A lui offro il sorriso di Nériton che finalmente ha un lavoro dove è
rispettato nei suoi diritti. A lui offro il sorriso di tante mamme che, grazie ai corsi del Centro
Dorcelina, hanno una piccola rendita. A lui offro il sorriso dei bimbi che giocano con
l’aquilone. A lui offro gli innumerevoli sorrisi che ho ricevuto in regalo in questo anno …
In questa “baracca” costruita con materiale di recupero, dove Dio si fa presente nella nostra
storia oggi, è entrata la televisione e con lei la globalizzazione. Obiettivo: prendere il posto
del bambino Gesù. Mi rattrista constatare come neppure i poveri resistono alla tentazione del
benessere. A Natale spendono tutto quello che non hanno per regali inutili: comprano a rate
un cellulare, ma non hanno denaro per inserirvi credito e telefonare; si fanno debiti per fare
una festa da ricchi, ma non hanno le condizioni per garantirsi un piatto di riso e fagioli il
giorno seguente …
In mezzo a queste “baracche” dove ogni giorno è Natale (perché qui ogni giorno Dio si fa
piccolo per farsi incontrare), voglio continuare la mia missione in questo mondo perché è qui
che il Signore Gesù mi chiama a vivere ancora alcuni anni e a dare senso e significato alla
mia vita. È qui in mezzo a questo popolo impoverito e marginalizzato che Gesù mi cerca, mi
incontra, mi ama, mi parla …
Con questi pensieri, auguro di cuore un BUON NATALE e un FELICE 2009!
Allego un volantino che cerca di raccontare un po’ i piccoli miracoli che giorno dopo giorno
animano la Parrocchia di São Sebastião, il Centro Popolare Dorcelina Folador, l’Associação
Educar e dunque la mia vita.
Un abbraccio,
padre Carlo Pellegrino
Várzea Grande, 30 novembre 2008
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