Lettera a un bambino senza sorriso - Mediterraneo

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Lettera a un bambino senza sorriso - Mediterraneo
Lettera a un bambino senza sorriso
di Giancarlo Licata
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Non c’è un modo. Certo. Un modo. Un modo vero per aiutarti. Ti ho visto solo,
spaventato, senza sorriso. I bambini della tua età sorridono e piangono. Si dice,
con un po’ di retorica, che il sorriso dei bambini riempie la vita. Tu no. Tu non
ridi né piangi. Non hai mai saputo sorridere e hai già consumato tutte le lacrime.
Sei magro, hai dei tubicini che violano e violentano il tuo corpo, se ossa e pelle si
possono chiamare corpo. Vedendoti, ho provato vergogna.
Chiamano terzo mondo quelle zone
in cui “diritto” è una parola
sconosciuta. Di mondo non ha
nulla, se non l’aria che spesso
rimpiccolisce i polmoni, il sole che
sembra non riscaldi come dovrebbe,
la
luce
che
si
limita
ad
accompagnare
giornate
sempre
uguali. Tu sei lì, in un ospedale che
appare
un
accampamento
di
nomadi, dove tutto è precario, dove
la vita è una scommessa e il futuro
un tormento.
Ti ho visto nei giorni di Natale. Ho cercato su internet un modo per poter fare
qualcosa, per aiutarti e aiutarmi così a ripulire la coscienza. Insomma, per poter
dire a me stesso: “Ho fatto qualcosa”.
Un
atto,
anche
piccolo,
per
rispondere
all’immobilismo planetario. Ho scoperto che con
pochi euro sarei riuscito a salvare la vita di tanti
altri come te, avrei consentito loro di avere
somministrato un vaccino, come lo hanno tutti i
bambini della mia città.
Ci vorrebbe poco, piccolo mio, per non vederti su
quel lettino sudicio, per farti capire che la vita è
bellissima, se si riesce a viverla: potresti riscaldarti
al sole, correre su prati verdi, respirare aria pulita,
bagnarti in un mare meraviglioso. Scoprire che
esistono giocattoli, libri, musica. Vedere che i
bambini della tua età guardano i cartoni animati.
Per te è impossibile crederlo. Capire.
Da quando sei nato non hai potuto prendere il latte, hai avuto malattie ormai
scomparse nel resto del pianeta, hai bevuto acqua infetta, hai mangiato una volta
tanto, hai visto morire tua madre, e tanti altri. Ora ci sei tu, su quel lettino. Sei
talmente esile che ogni apparecchio sembra enorme al tuo cospetto.
Ti ho voluto bene subito. Non posso fare altro. Altro… Sono impotente davanti
all’enormità del problema. Vivo in un paese che ha perduto il senso della misura,
ha messo i valori della sua tradizione in un pozzo nero. E dopo lo ha chiuso. E’
un paese che non utilizza del tutto i fondi che dovrebbero servire a far vivere altra
gente bisognosa. Siamo anche noi terzo mondo. Terzo mondo culturale.
Non riusciamo più ad accorgerci che esistono persone come te perché tutto ciò
che ci passa davanti non ci fa più indignare. Tu, bambino senza sorriso, sei
riuscito a svegliarmi. Sei riuscito a farmi capire che ogni uomo deve rispettare i
suoi simili, che la paura è un virus che alcuni cospargono volutamente nell’aria
per farci respirare qualcosa che non esiste. Per quanto tempo resterò sveglio
prima del nuovo oblio?
Ho cercato di aiutarti, come può farlo una persona che non ha strumenti per
condizionare. Ho richiesto medicinali per far superare a bimbi come te i giorni
difficili, per evitare che siano ancora catturati dalla ragnatela della via senza luce.
Spero riuscirai a vivere, bambino senza sorriso, anche se il mondo continuerà a
ignorarti.