fon - Società Missioni Africane
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MAR - APR 2011 SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE numero 109 SMA Autorizzazione del Tribunale di Genova N° 18 del 2 aprile 1990 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 2, DCB Genova” - detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. Imprimé à taxe réduite taxe perçue -Tassa riscossa CMP/CPO Genova -Italia Red./Amm. SMA NOTIZIE Via Francesco Borghero 4 16148 Genova (GE) Tel. 010.307011 Fax 010.30701240 - C.C.P. 479162 Direttore Responsabile: S. Galli. Redazione: E. Basso, P. Dodero, C. Trumpy, M. L. Piombino, S. Turrin, R. Zoggia. Stampa Erga Edizioni -Via Biga 52r. 16144 Genova Contiene inserto redazionale “SMA Solidale Onlus” Iscritta all’Unione Stampa Periodica Italiana Federazione Stampa Missionaria Italiana Foto: Gianni Carrea notizie ERO STRANIERO E MI AVETE ACCOLTO... L e sollevazioni delle popolazioni arabe in vari Paesi del Mediterraneo, il recente terribile terremoto, che ha colpito il Giappone, il conflitto in Libia, che affonda le sue radici in azioni, omissioni e connivenze dell’Europa ricca e ipocrita, spinge e spingerà sempre più masse di disperati a cercare fortuna e salvezza in Italia e in Europa. Il mondo ribolle. Si parla, si scrive molto di equilibri e squilibri mondiali, ma dell’uomo si parla troppo poco. A causa della globalizzazione e dei suoi “incidenti di percorso”, avremo infatti, anche sul nostro suolo, decine di migliaia di persone (profughi, migranti, clandestini), alla ricerca di migliori condizioni di vita, di libertà, di giustizia e dignità, provenienti da varie DOCUMENTI TESTAMENTO SPIRITUALE Pag. 2 culture e religioni, la maggior parte di fede islamica. Ci dovremo dunque confrontare con il delicato problema dell’accoglienza, e quell’annuncio e testimonianza esplicita della Buona Notizia di Gesù diventerà possibile, perché questi nostri fratelli, da lontani e separati geograficamente che erano, saranno materialmente a noi “prossimi”. Drammaticamente o provvidenzialmente, a scelta, per scuotere le nostre pigrizie e incoerenze, Gesù il nostro Maestro si identifica proprio nel volto del prossimo bisognoso d’aiuto e afferma: «ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Cfr. Mt 25,40-45). SPECIALE COSTA D’AVORIO Pag. 4 Perché accoglierli? Perché sono persone umane e perché Gesù ci dice: “ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere, ero straniero e mi accoglieste, nudo e mi copriste, in carcere e veniste a trovarmi “ (Mt 25,35-36). La comunità civile, le varie comunità religiose e missionarie, le associazioni e i movimenti cristiani, i laici, i singoli battezzati saranno in grado di cogliere la sfida? Sapranno trasformare un problema in un’opportunità per convertire le proprie vite e rivestire la propria fede di concretezza? Saremo capaci di questo? La nostra risposta di accoglienza sarà il migliore annuncio al mondo che Cristo è veramente risorto e noi lo abbiamo incontrato. La Redazione FOCUS ON AFRICA MASCHERE FANG E KWELE Pag. 12 DOCUMENTI SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE “IO VOGLIO SERVIRE GESÙ” “ Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: «No, io voglio servire Gesù da uomo comune». Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora “in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan” Gesù volesse accettare il sacrificio come possa io seguire il cammino del Calvario. Nostro Signore ha detto: «Vieni con me, prendi la tua croce e seguimi». I passi che più amo della Bibbia recitano: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Così, quando vedo gente povera e bisognosa, penso che sotto le loro sembianze sia Gesù a venirmi incontro. Per cui cerco sempre d’essere d’aiuto, insieme ai miei colleghi, di portare assistenza ai bisognosi, agli affamati, agli assetati”. (dal Testamento spirituale di Shahbaz Bhatti) Una folla di cristiani a Khushupur rende omaggio alla salma di Shahbaz Bhatti, ministro cattolico pakistano per le minoranze religiose, assassinato il 2 marzo 2011 della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo Paese. Molte volte gli estremisti hanno cercato di uccidermi e di imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Gli estremisti, qualche anno fa, hanno persino chiesto ai miei genitori, a mia madre e mio padre, di dissuadermi dal continuare la mia missione in aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti mi avrebbero perso. Ma mio padre mi ha sempre incoraggiato. Io dico che, finché avrò vita, fino all’ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri. Voglio dirvi che trovo molta ispirazione nella Sacra Bibbia e nella vita di Gesù Cristo. Più leggo il Nuovo e il Vecchio Testamento, i versetti della Bibbia e la parola del Signore e più si rinsaldano la mia forza e la mia determinazione. Quando rifletto sul fatto che Gesù Cristo ha sacrificato tutto, che Dio ha mandato il Suo stesso Figlio per la nostra redenzione e la nostra salvezza, mi chiedo Pag. 2 «Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche Risorti» (cfr. Col 2,12) Nel giorno del nostro Battesimo, «divenuti partecipi della morte e risurrezione del Cristo», è iniziata per noi «l’avventura gioiosa ed esaltante del discepolo»… Il fatto che nella maggioranza dei casi il Battesimo si riceva da bambini mette in evidenza che si tratta di un dono di Dio: nessuno merita la vita eterna con le proprie forze. La misericordia di Dio, che cancella il peccato e permette di vivere nella propria esistenza «gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,5), viene comunicata all’uomo gratuitamente. L’Apostolo delle genti, nella Lettera ai Filippesi, esprime il senso della trasformazione che si attua con la partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo, indicandone la meta: che «io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti» (Fil 3,10-11). Il Battesimo, quindi, non è un rito del passato, ma l’incontro con Cristo che informa tutta l’esistenza del battezzato, gli dona la vita divina e lo chiama ad una conversione sincera, avviata e sostenuta dalla Grazia, che lo porti a raggiungere la statura adulta del Cristo. ….Questo dono gratuito deve essere sempre ravvivato in ciascuno di noi e la Quaresima ci offre un percorso analogo al catecumenato, che per i cristiani della Chiesa antica, come pure per i catecumeni d’oggi, è una scuola insostituibile di fede e di vita cristiana: davvero essi vivono il Battesimo come un atto decisivo per tutta la loro esistenza” (Dal messaggio quaresimale di papa Benedetto XVI) SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE DALLA MISSIONE TOGO INTRONIZZAZIONE DEL RE A rrivo verso le 9, assieme agli invitati e le delegazioni, che sono numerose. Hanno allestito, sulla piazza della scuola, tettoie di frasche tutt’attorno, sistemando banchi per i giovani, sedie per gli adulti, stuoie per gli anziani. Per gli invitati e le varie delegazioni hanno messo delle poltrone sotto la tribuna ufficiale ricoperta di teloni. Al centro il seggio del nuovo sovrano. Il capo cantone di Kparatao mi fa un cenno. Mi siedo accanto a sovrani che vengono dal Ghana. C’è una forte delegazione ghaneana. In attesa che arrivi il neo-eletto e il prefetto, gruppi di danzatori e danzatrici si susseguono in mezzo alla piazza. Ad ogni prestazione, dei presenti si avvicinano offrendo denaro o caramelle, qualche volta i danzatori sono “irrorati” da caramelle. La maggior parte dei donatori vengono dal Ghana. Offrono biglietti di 5 cedi. Altri passano a tamburellare accanto ai visitatori sollecitando la loro generosità. Sono davanti a me, insistenti, ma non ho nulla in tasca. La nostra griotte di Kolowaré, Mamatou Ouro Kora, fa la sua prestazione davanti a tutti, cantando le lodi del sovrano e della sua famiglia. È innaffiata di denaro e caramelle. Un ragazzo raccoglie il tutto in un paniere. Alcune donne di Kolowaré passano accanto a noi gettandoci caramelle. Ne raccolgo alcune. Le depongo nella scodella della donna che passa con una tazza a chiedere di ricordarsi di lei. Nelle foto alcune fasi della cerimonia di intronizzazione Il nuovo sovrano arriva con il suo seguito, fa il giro della piazza a salutare, poi si siede accanto al seggio dove poi sarà intronizzato ufficialmente. Il prefetto con il suo seguito arriva alle 10,30. Anche lui passa a salutare tutti, e si siede accanto al nuovo trono - vuoto - del sovrano. Si inizia con l’alza bandiera e l’inno nazionale togolese cantato dai ragazzi della scuola. Il delegato del sovrano e del villaggio, l’organizzatore della cerimonia, dà il benvenuto ai presenti, specialmente alle delegazioni venute dalle prefetture di Tchamba e Bassar, poi quelle dal Ghana e Benin. Comunica poi la notizia ufficiale, spiega la ragione della manifestazione:siamo qui per intronizzare il nuovo sovrano. È il momento della preghiera. L’Imam con il suo aiutante, biancovestiti, fanno una preghiera per il nuovo sovrano e tutti i presenti. È la volta del capo cantone di Kparatao da cui il FATEVI SPERANZA! villaggio di Nigbaudé dipende. Fa il suo discorso in kotokoli. Parla davanti ad un leggio. Alla fine la tavoletta del leggio era piena di denaro. Tutti cedi, biglietti del Ghana. Ritorna al suo posto senza toccare i biglietti che un giovane raccoglie. Tocca poi al Prefetto: il suo discorso è in francese. Invita il nuovo capo a governare con saggezza, ad ascoltare tutti, specialmente quelli che non pensano come lui, deve poi avere molta pazienza, essere un leader con idee innovative, circondarsi di consiglieri avveduti. Siamo al momento centrale della cerimonia. Il nuovo sovrano, con il suo seguito, si mette al centro davanti alle delegazioni e il Prefetto, con solennità, a nome del ministro, dà lettura del documento ufficiale d’investitura, citando le varie leggi. Alla fine il documento è rimesso al nuovo sovrano che fa il giro della piazza, con il suo seguito, mostrandolo a tutti. E così Ouro Bangya Aliou è insediato sul trono. P. Silvano Galli DALLA MISSIONE COSTA D’AVORIO S tiamo iniziando i ritiri per i Battesimi: tre giorni di preghiera e riflessione su questa nuova tappa della vita di molti cristiani della nostra comunità. Lo leggiamo come segno di speranza in questo momento particolare della situazione sociale del Paese. Sicuramente non cambierà molto a livello nazionale, ma crediamo che questo possa essere un modo di affrontare le difficoltà del momento con uno spirito diverso. Le difficoltà sono tante: Il blocco economico sta mettendo a rischio la vendita della piccola stagione di produzione del cacao. Degli acquirenti che hanno un po’ di soldi (merce rara anche a causa della chiusura delle banche) si presentano pagando il cacao 300 franchi CFA invece degli 800 pagati di solito. Ma molti, alle strette, accettano questo sciacallaggio! Come finirà poi per molti malati di AIDS se continua il blocco dei medicinali? Già negli ospedali è diventato difficile curarsi. A dire il vero lo era già anche prima, ma adesso si aggiunge il blocco delle medicine. Stanno lanciando delle campagne di vaccinazione, ma senza il gas che fa funzionare i frigoriferi in mancanza della corrente come sarà possibile conservare al fresco i vaccini? Il nostro frigo a gas ha ancora 15 giorni di autonomia, poi… In mezzo a queste situazioni quaresimali ecco la Speranza della Pasqua alla quale ci prepariamo con la gioia dei battesimi. Speriamo che la Risurrezione di Cristo porti luce a coloro che devono decidere perché possano pensare al bene di tutti e non al potere di qualcuno. Buona Pasqua a tutti e vi chiediamo di farvi speranza con noi. P. Martino Bonazzetti Pag. 3 DALLA MISSIONE COSTA D’AVORIO SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE ...PRIMA O POI FARÀ GIORNO Tornando da San Pedro... Tutto chiuso Sto tornando da San Pedro e non vedo l’ora d’arrivare a casa: dopo sei ore di asfalto scassato, con i vestiti incollati addosso per la polvere ed il sudore, tutto quello che desidero è una buona doccia fredda e una birra in frigo... Poi d’improvviso il caos ! Mi trovo davanti una marea di gente che urla e corre. Appena il tempo di frenare e mi circondano la macchina. Hanno invaso la strada: tavoli rovesciati, tronchi d’albero e altro materiale non ben definito sbarra il passaggio. Mi vedono e subito lanciano l’allarme: “...un bianco! ...un francese!” In un attimo li ho tutti intorno. Uno sventola in aria il macete: ha il volto pitturato di carbone e fronde infilate nei capelli. “ONU vai via...! Sarkozi lasciaci in pace...!” - mi grida addosso. Un’altro cerca di aprire la portiera e mi mostra un bastone picchettato di chiodi. “...Ma io sono italiano... - è tutto quel che Da più giorni me ne sto tranquillo in casa. Fuori si sentono raffiche di kalashnikov ed è meglio non uscire: ora ho tutto il tempo che voglio per mandare avanti i lavoretti lasciati in sospeso, leggere quel che avevo messo da parte da secoli e anche pregare un po’ di più, che ne ho bisogno. Ogni tanto metto il naso fuori dal cancello per vedere chi passa e chiedo com’è la situazione in città. Ma le macchine sono rare e la gente se ne va di fretta. Poi è inutile uscire: tutti i negozi sono chiusi, chiuse le banche, gli uffici, il mercato... E ogni 500 metri trovi uno sbarramento di giovani patrioti che si eccitano quando vedono un europeo. Un fumo nero e intenso sale da nord : è il mercato di Attécoubé che sta bruciando. Si sente ancora sparare. Non le solite raffiche: stavolta sono colpi di arma pesante. All’inizio sembrava un forte temporale che veniva da Abobo (il grande quartiere popolare a maggioranza mi vien da dire - italiano e missionario.” E cerco di sorridere con la mia faccia da prete più bonaria che posso. Ma tutt’intorno è un gran casino: uno parla, l’altro grida... chi batte con la mano sulla macchina, chi mi dice di scendere... Mi salva il calcio e la carta d’identità. Viva l’Italia ! Non son mai stato così contento di essere connazionale di Gattuso e della Squadra Azzurra. Però mi fanno scendere lo stesso. Frugano la macchina in ogni angolo. Le banane e gli ananas che avevo nel cofano se ne vanno per metà. Mi frugano anche in tasca; uno cerca di sfilarmi il portafoglio, ma è beccato dal suo vicino: “Vergogna: non siamo ladri, ma patrioti!” Riconosco il giovane che parla: domenica scorsa ha letto in chiesa durante la messa. Ora anche lui ha il volto dipinto e una sbarra in mano. “Mon père, cerchiamo le armi che l’ONU e i francesi portano ai ribelli.” - e mi fa segno di partire - “Presto, vai via; e non uscire di casa : aujourd’hui ça chauffe!” Non me lo faccio dire due volte: tiro il fiato e riparto a gran velocità. Non so ancora che altri 14 sbarramenti mi aspettano prima di arrivare alla SMA. pro Ouattara), ma adesso le detonazioni sono sempre più tremende e fanno paura. La radio dell’ONU, la sola non offuscata, a parte quella del governo in carica, dice che la ribellione ha ormai preso tutto la zona nord di Abidjan. Ma è difficile avere un’idea esatta di quel che succede. Le notizie sono di parte e spesso contraddittorie, puoi sentire tutto e il suo contrario, a secondo della fonte di provenienza. Ha ragione chi ha detto: la verità è quel che fa piacere a chi comanda. Pag. 4 Cioccolato Amaro Non sono uccel di gabbia e più di tanto non resisto al chiuso. Stamattina non si sente sparare e tutto sembra calmo; così tento un giro in centro città. Chiedo qual è la strada più sicura. “A destra ci sono gli sbarramenti dei patrioti mi dice il vicino -; ci vorranno due ore: ti tocca scendere ogni volta e lasciarti perquisire con tanta pazienza; a sinistra invece la strada è libera... ma rischi di trovare i ribelli”. Vado a sinistra. In effetti si viaggia bene. Incrocio decine di persone che camminano in senso contrario al mio, con valigie in mano e cartoni in testa, spingendo carriole piene di tutto quel che possono caricare. Sono gli abitanti dei quartieri occupati dalla ribellione. Scappano: da giorni i militari pro Gbagbo stanno contrattaccando per scacciare gli avversari. La maggior parte sono donne, alcune anziane, altre con i bambini aggrappati alla schiena... Cercano rifugio da parenti o amici, dormono nelle chiese, nelle scuole o dove capita, aspettando di trovare l’occasione per lasciare Abidjan e tornare ai loro villaggi di origine. Sono loro le prime vittime di questa guerra che nessuno vuole ma di cui non si trova la via di uscita. In centro invece la vita continua quasi come prima. Tanti uffici sono aperti e anche i negozi lavorano: fanno orario continuato fino alle 15. Così ne approfitto per un po’ di compere: riso, pane, zucchero, verdure... Non si può sapere quel che ci riserva il domani... Anche da un’ambasciata ci hanno telefonato invitandoci a partire. Gentile l’impiegata che parlava al telefono; mi ha pure consigliato di mangiare cioccolato amaro ogni sera: pare faccia bene contro le stress... Fino a quando? Sono tante le cose amare che mi tocca inghiottire ogni giorno. Sopratutto vedere chi sta male ...e non poter fare niente. Mi chiama sul cellulare Josephine: stanno sparando forte nel suo quartiere; lei e i suoi bambini hanno paura e mi chiede aiuto... Cosa dirle per telefono? Ieri era Frank, padre di famiglia, che non riceve il salario da due mesi ...e le banche sono chiuse. Poi i profughi, sempre più numerosi, che vedo ogni giorno passare: scappano e non sanno dove andare... Ma nonostante tutto, qui si continua a sperare e ad avere fiducia in Dio. Ma, fino a quando? Anche nella nostra Cappellina sono sempre più numerosi i vicini che vengono ogni mattina alla messa. E non si contano i rosari, le novene, i digiuni... Mi chiedo come faccia il Signore a non vedere tutte queste preghiere per la pace in Costa d’Avorio. Nonostante tutto Una domenica molto strana questa: non si sentono i cori delle chiese evangeliche né la musica che di solito arriva a tutto volume dai bar del quartiere, ma una grande calma mai vista prima e che fa paura. Da qualche giorno corre voce di un attacco imminente e molti si sono lasciati prendere dal panico. La stazione dei badjan (camioncini per il trasporto di persone) è invasa dalla folla; tanti hanno dormito lì, per terra, aspettando un posto libero per andarsene... Io invece resto, come pure tutti i miei colleghi. Ha telefonato suor Rosaria, una suora del dispensario di Abobo, dove i bombardamenti sono stati più intensi; neppure lei si è mossa: ha continuato a curare i feriti giorno e notte. Padre Luigi ha mandato in Ghana i seminaristi, però lui e gli altri tre formatori sono rimasti sul posto. Così in tutte le parrocchie. Certo, non possiamo far grandi cose, si vive giorno dopo giorno e spesso ci si chiede come sarà domani... Ma il mio amico dice che, nonostante tutto, una cosa è certa: per quanto buia sia la notte, prima o poi farà giorno. P. Dario Dozio SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE L DALLA MISSIONE COSTA D’AVORIO MOMENTI DIFFICILI PER LA COSTA D’AVORIO a Costa d’Avorio sta vivendo probabilmente i momenti più tragici della sua ancora breve storia di Paese indipendente dal 1960, dotato di straordinarie possibilità di sviluppo e di risorse di ogni genere. Da una decina di anni la situazione sociopolitica è andata degenerando con rivalità politiche, colpi di stato, una latente guerra civile, con ribellione armata e minaccia di secessione delle regioni centro nord di un Paese, che è un poco più grande dell’Italia, ma con soli 20 milioni di abitanti. Da cinque anni la Comunità internazionale, nell’intento di favorire la stabilità per la Costa d’Avorio e tutta l’Africa Occidentale, è intervenuta, tramite l’ONU, per separare i belligeranti, proteggere la popolazione e soprattutto per ricucire gli strappi, superare ostacoli di ordine umano, politico ed economico e portare il Paese alle elezioni presidenziali. Purtroppo l’ultimo turno delle elezioni, avvenute a fine novembre, non solo non ha dato i risultati rappacificatori desiderati, ma ha scatenato una situazione grave, pericolosa e disumana. Il Presidente uscente, Laurent Gbagbo, battuto dalla coalizione opposta, non ha riconosciuto vincitore il suo rivale Alassane Ouattara, pur dichiarato vincente dalla Commissione elettorale indipendente e dalla supervisione dell’ONU e si è rifiutato di cedere il potere. In questi quattro mesi la “macchina di guerra” si è rimessa in moto, risvegliando i vecchi demoni etnici, culturali e religiosi, legati al fatto che il Presidente uscente, originario del sud-ovest del Paese rappresenta un poco tutto il sud e le sue etnie tradizionalmente più evolute e benestanti, a prevalenza cristiana, mentre il nuovo Presidente eletto rappresenta Ultima ora prevalentemente il nord con larghe componenti di immigrati dai Paesi vicini dediti al lavoro manuale nelle grandi piantagioni ed al commercio ed a maggioranza islamica. Da una parte come dall’altra si sono imbracciate le armi, dal macete al kalashnikov fino alle armi pesanti, per difendersi come per attaccare. Gli scontri fra le due fazioni hanno fanno centinaia di morti in tutto il territorio, con tante vittime fra i combattenti, ma anche fra innocenti e ignari cittadini. La gente, presa dalla paura, ha incominciato a fuggire, con ogni mezzo, sia per rifugiarsi nei Paesi vicini, sia per raggiungere i luoghi di origine all’interno del Paese, sia per raggrupparsi per etnia nei popolosi quartieri di Abidjan, la capitale economica. Per giorni interi si sono viste queste interminabili file di fuggiaschi camminare, sotto il sole, ai bordi delle strade recando sul capo grandi bacinelle e immensi fagotti con tutte le loro “ricchezze”, accompagnate dal tiro di armi da fuoco anche pesanti. In caso di minacce, di pericolo imminente o di scontro, spesso la gente, a migliaia, ha cercato 11 aprile, mentre andiamo in macchina, Radio e Televisioni danno notizia della cattura del presidente uscente Laurent Gbagbo con i familiari ed alcuni seguaci, nella sua residenza di Abidjan. Le parole che il neo Presidente eletto e riconosciuto, Alassane Dramane Ouattara (ADO), ha rivolto al Paese, fanno sperare in una normalizzazione progressiva della tragica situazione che la gente vive da oltre quattro mesi. Le iniziative proposte dal Capo di Stato lasciano presagire progressivo ritorno ad un clima di riconciliazione e di pacifica convivenza: Nostra Signora della Pace continui ad accompagnare la Costa d’Avorio nella ricostruzione di una pace definitiva, per la quale i Cristiani ed i credenti La pregano da quasi dieci anni… rifugio nelle chiese e nei recinti delle Missioni creandovi gravi problemi che solo l’intervento della Caritas e di altri Organismi assistenziali ha alleviato in parte. In molti casi le case o le istituzioni, abbandonate per pericolo imminente, sono state prima attaccate da una delle fazioni belligeranti che ha requisito i veicoli, e poi da comuni briganti dei dintorni che hanno portato via tutto quello che si può asportare da una abitazione, come è successo al Seminario Maggiore della SMA ad Ebimpé ridotto ad un insieme di costruzioni saccheggiate, senza più alcuna presenza di mobili, attrezzature o materiale solito di una casa di formazione. Tutto è da rifare! Un grande pericolo, che un eventuale accordo o compromesso non potrà eliminare del tutto, è la presenza di mercenari, di esaltati o “patrioti” come di delinquenti comuni - fuggiti dalle prigioni - che approfittano della supremazia conferita loro dalle armi per commettere soprusi, vendette, aggressioni e saccheggi. E quando si vive in tale situazione, anche se si sta chiusi in casa, c’è il rumore degli scoppi e degli spari a ricordare, giorno e notte, che la Costa d’Avorio vive momenti di guerra, che potrebbero sfociare in una spaventosa guerra civile. Mentre le varie istituzioni nazionali e internazionali fanno di tutto per trovare una soluzione alla crisi, i Cristiani continuano a pregare per la pace. Anche noi missionari, accogliendo ogni mattina una cinquantina di fedeli che vengono a Messa nella nostra Cappellina li esortiamo ad avere fiducia, a sperare e chiediamo con loro al Signore di dare finalmente la pace alla Costa d’Avorio per intercessione di Maria Regina della pace. La nostra non è utopia, ma speranza e fiducia cristiana, consapevole del fatto che nessuna cattiveria umana potrà impedire all’Africa - con l’aiuto di Dio - di vivere con pienezza il suo importante ruolo sulla scena del mondo. Con tanti auguri di bene e di pace per la Costa d’Avorio, ma anche per tutti noi, in occasione delle prossime feste pasquali. P. Lorenzo Rapetti Pag. 5 DALLA MISSIONE ANGOLA SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE UNA PASQUA DI SPERANZA A Nambuangongo, (Angola), dopo 30 anni di guerra civile, terminata nel 2002, si è ripreso con difficoltà un nuovo cammino di pace e di unità. Anche se la vita democratica del Paese stenta a farsi strada, ci sono segnali di crescita nell’economia, nell’istruzione, nelle strutture, ma non ancora nelle necessità elementari delle popolazioni: acqua, salute e libertà di manifestare. La parrocchia cresce È come un seme che, nascosto in terra non sempre fertile, cresce a poco a poco, dando i suoi primi frutti. Ad esempio tre giovani sono entrati in Seminario per finire le superiori. 79 adulti hanno scelto Gesù e si preparano durante tre anni al Battesimo, all’Eucarestia e alcuni al Matrimonio. 51 ragazzi e ragazze si sono iscritti al catecumenato. Nascita di due nuovi gruppi parrocchiali: Infanzia Missionaria per i bambini e ragazzi. Apostolato della Preghiera per adulti, anziani e vedovi. Continua la campagna di Evangelizzazione con l’aiuto dei catechisti: cinque villaggi hanno accolto e dato inizio all’annuncio della Buona Novella (su un totale di 73 villaggi, solo in 25 esiste una presenza cattolica). In Parrocchia stiamo realizzando alcune strutture per la formazione e lo sviluppo delle nostre popolazioni: è stato realizzato il progetto carrozzelle e biciclette-carrozzelle, per handicappati poliomielitici. Un grazie ai molti amici e benefattori con l’aiuto della SMA Solidale Onlus. Missionari di Lisbona Tutti gli anni nel mese di agosto, ci rendono visita per un aiuto concreto nell’Evangelizzazione missionaria incontrando i gruppi parrocchiali e alcuni villaggi per una Pag. 6 formazione permanente di base, inviando materiale per l’alfabetizzazione e per corsi sanitari di primo soccorso. Hanno intrapreso un progetto di un collegio per ragazze che abitano nei villaggi lontani, e che desiderano continuare gli studi secondari. È in costruzione una tettoia “jango”, rettangolare 5 X 8 metri, per il gruppo della Promaica, (promozione della donna angolana cattolica). Essa servirà anche per i corsi di alfabetizzazione, catechesi, incontri, ritiri ed altre attività. Ringraziamo tutti coloro che vi hanno contribuito tramite SMA Solidale Onlus . Le due moto e dieci biciclette, che mi avete aiutato a comperare e poi affidate ai catechisti per l’evangelizzazione, lo sviluppo sociale e sanitario, i corsi di alfabetizzazione e di primo soccorso, e alle diverse campagne di vaccinazione. Anche questi piccoli mezzi sono necessari per salvare vite e lottare contro la poliomelite. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione tramite SMA Solidale Onlus . Lotta contro l’alcolismo Una piaga di questa zona, soprattutto tra i giovani. Il progetto di una motosega dà lavoro ad alcuni operai e giovani falegnami che desiderano tagliare alberi di loro proprietà per fare porte, finestre e travi per il tetto delle loro case. Il taglio di alberi è gratuito. Una parte di legno rimane all’operaio che lavora, un’altra alla missione. La Diocesi si impegna alla costruzione della casa parrocchiale e di una sala polivalente, che servirà da chiesa in attesa che sia ristrutturata la chiesa semi-distrutta dalla guerra. Il ministero dei beni culturali ha pure promesso un aiuto per la ristrutturazione, poiché la chiesa è classificata come “monumento storico”, ma… ho dei dubbi. È in progetto la costruzione di una maternità per assistere le mamme prima, durante e dopo il parto. La futura maternità ha già un nome “Mamma Rosalia Speranza”. Il 12 marzo scorso, a Bitonto (BA), è stato organizzato un concerto lirico da Regina Carla, figlia di Rosalia Speranza. Il ricavato è stato offerto per questo progetto. A nome delle donne di Nambuangongo ringrazio tutti coloro che hanno contribuito e contribuiranno alla sua realizzazione. A tutti auguro una Pasqua ricca di speranza per risorgere ad una nuova vita. P. Walter Maccalli SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE DALLA MISSIONE ANGOLA LA RISURREZIONE GIÀ COMINCIATA! La Via Crucis Nelle nostre cappelle tutte le settimane di Quaresima facciamo la Via Crucis. È abbastanza partecipata. Tutti han subito qualche violenza e qualche ingiustizia, tutti sono presi in giro dai grandi che pensano solo ai loro interessi, tutti subiscono quotidiane violenze, molti muoiono giovani, a volte molto più giovani di Gesù Cristo. E così viene spontaneo fare propria la sofferenza di Gesù. Anche qui per fortuna non mancano i Cirenei e le Veroniche, l’affetto di una madre e il pianto di qualche donna, persino la fede di un soldato. Soprattutto non mancano i semi di resurrezione. La Caritas Il nostro impegno di quaresima è costruire una casa per un signore anziano handicappato, che vive in un cubo di lamiera da 2x2x1,50 e sistemare la casa di una nonna abbandonata. Quando viene alla Via Crucis la gente porta l’equivalente delle sue rinunce quaresimali e le offre nella cassa della Caritas. È poca cosa, ma almeno tutti ci ricordiamo che c’è anche chi sta peggio. Anche la parrocchia, nonostante i grandi problemi economici, rinuncia in favore della Caritas al 20% delle offerte che riceve per le costruzioni. Con quel che raccogliamo qui, con quel che riceviamo dall’Italia e con l’aiuto di volontari generosi riusciamo così a far fronte a diverse emergenze e a migliorare la vita di diverse famiglie e anziani. Santa Isabel Il 3 luglio il vescovo inaugurerà ufficialmente la nuova Chiesa e la nuova Parrocchia Santa Isabel. È cresciuta per miracolo grazie a doni dall’Italia e alla generosità della gente di qui. È cresciuta la struttura muraria e la comunità dei cristiani tanto che la nuova chiesa è già troppo piccola per contenere tutti. In consiglio parrocchiale han proposto di fare una grande festa. Mi sono opposto: ci sono tante altre priorità, troppe sofferenze! Il Catechista mi risponde: Padre anche se le condizioni di vita sono precarie, questo non ci impedisce di vivere, di far festa e di essere contenti! Sta crescendo anche la Casa Parrocchiale. Il vescovo ha mandato qui un diacono diocesano (si chiama Gesù) per fare il suo tirocinio; la SMA dovrebbe mandare a fine anno un altro confratello: dobbiamo costruire in fretta una casa che ci accolga. Ci sono muratori anche a San Marco, per costruire una Cappella “Polivalente” e a Balumuca, per ampliare il piccolo centro di formazione professionale guidato da Padre Ceferino. Accoglie una quindicina di giovani che stanno preparandosi a diventare fabbro-ferrai. La scorsa settimana erano qui, nelle loro tute blu, per montare due scale di ferro. Ora abbiamo in cantiere l’apertura di un settore di formazione in “elettricità industriale”. La comunità di santa Mónica, fatta principalmente di vecchie e di bambini, aspetta che costruiamo qualche sala, per poter mettere gli sgabelli della chiesa e il tavolo che serve da altare. La chiesa infatti è un grande hangar aperto, senza nessuna protezione. I Battesimi Nella notte di Pasqua cominceranno i battesimi, che continueranno nelle varie cappelle durante tutto il tempo pasquale. Circa 150 ragazzi, giovani e adulti saranno battezzati e riceveranno la prima comunione. Da mesi sono “sotto sforzo”; incontri, catechesi intensiva, liturgie, preghiera speciale per loro durante le Messe della comunità. Grazie a SMA Solidale siamo riusciti ad aiutare diversi portatori di handicap a continuare la scuola o a iniziare qualche piccolo commercio. Un gruppo di signore si sta specializzando in pediatria spicciola, per aiutare le nostre mamme a vivere meglio il periodo della gravidanza e dell’allattamento. Dalle suore funziona la scuola di alfabetizzazione degli adulti, con circa 300 iscritti e nel mio cortile girano 700 ragazzi al giorno, alunni della nostra scuola. La Risurrezione è già cominciata! Un grazie di cuore a chi prega per noi e a chi ci aiuta. P. Angelo Besenzoni Pag. 7 DALLA MISSIONE COSTA D’AVORIO SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE SUOR CAMILLA S uor Camilla è una delle prime religiose della nuova Congregazione “ Suore Missionarie dell’Incarnazione”, con casa generalizia nella diocesi di Frascati. Entrata giovane nella Congregazione, si dimostrò subito una collaboratrice valente per la fondatrice Suor Carla Borgheri, che vedeva in lei la donna “tutto fare” per lo sviluppo della comunità in vari continenti. Nel 1997, quando il vescovo di San Pedro, mons. Barthélémy Djabla, aveva invitato la Fondatrice a prendere in consegna il servizio pastorale e sanitario della parrocchia San Luigi di Tabou, Suor Camilla fu la prima ad offrirsi, con grande generosità, per tutte le opere che erano necessarie per questa Parrocchia, la più prestigiosa della nuova diocesi di San Pedro. Così è sorta la “Casa del sole” in riva all’Oceano per la cura degli handicappati, numerosi nel territorio, con tutte le attrezzature necessarie. Questa struttura servirà anche per tanti altri servizi pastorali e sociali. Ultimamente quella casa ha permesso a suor Camilla di realizzare un servizio a lei tanto caro: la “cura dei bambini” di famiglie incapaci di assicurare un avvenire conveniente: lei li riuniva, li rimetteva in forma per poterli riconsegnare alle rispettive famiglie. La “Casa del sole” è stato il suo gioiello, che ha custodito ed amato fino alla vigilia del “suo ritorno al Padre ” il 22 marzo 20011. Il suo corpo riposerà alla Casa del sole. Grazie, Suor Camilla, per la tua fede piena di opere buone! P. Gerardo Bottarlini GUERRIERA PER AMORE! E ra il titolo del Recital/Concerto in ricordo di Lia Speranza, ad un anno esatto dalla sua scomparsa. Così ha voluto ricordarla la figlia Carla, artista e cantante lirica affermata su scala ormai internazionale. Nella cornice stupenda di quello scrigno che è diventato il Teatro Tomaso Traetta a Bitonto, dopo il recente restauro, la presenza di Lia aleggiava attraverso le parole e i canti della figlia, meravigliosamente intrecciati! Gli applausi continui a scena aperta sottolineavano l’apprezzamento del pubblico numeroso e attentissimo. Le note del pianoforte e della chitarra classica accompagnavano in modo magistrale il canto di Carla. Grazie a Carla per averci regalato ancora una volta un’ora e mezza di ottimo intrattenimento, raccontandoci sua madre, non in modo elegiaco, ma profondamente realistico, e veramente rievocativo di una figura indimenticabile. Davvero una “guerriera” per l’impegno con cui ha portato avanti le sue battaglie in favore dei più deboli! Ma sempre “per amore”. La presenza della nipotina di pochi mesi, che si chiama Lia anche lei, ha dato un tono di gioia e di speranza! Lo spettacolo organizzato con paziente premura dall’Associazione Fratres (donatori di sangue) di Bitonto, appoggiato dal Comune e da tante persone amiche, aveva come obiettivo, oltre a ricordare Lia Speranza, quello di sostenere il Progetto di una Maternità a lei dedicata, in Angola, dove lavora P. Walter Maccalli Sma. Il viaggio in Puglia di P. Gian Piero Rulfi e Pag. 8 P. Mauro Armanino aveva inoltre lo scopo di visitare i tanti amici che continuano a sostenere la SMA e di presentare l’ultimo libro di P. Mauro: “La storia si fa con i piedi”. La presentazione è stata fatta a Bitonto e a Corato davanti ad un pubblico attento e interessato. Ancora una volta abbiamo constatato il calore degli amici che ci hanno accolto a Bitonto, Palo del Colle, Palombaio, Toritto e Corato. Un grazie sincero a chi ci ha ospitato con tanto affetto e la promessa di ritornare. Nel ricordo di Lia, la Puglia rimane nel nostro cuore. P. Gian Piero Rulfi BORSE DI STUDIO AD GENTES Attraverso le Borse di studio ad Gentes, BSAG, molti benefattori - da una quindicina d’anni hanno aiutato oltre 150 giovani africani a diventare sacerdoti missionari SMA. Queste BORSE sono necessarie e di grande attualità perché, grazie a Dio, aumentano coloro che domandano di diventare missionari, ma le loro famiglie e comunità, sempre più indigenti, non possono sostenerli nella loro formazione. Da alcuni anni la Comunità SMA Italiana ha voluto estendere il suo sostegno anche a seminaristi provenienti dall’India e dalle Filippine, che desiderano essere missionari per l’Africa. Una Borsa di studio, completa, richiede un impegno notevole (1.200 € annui) e può essere sostenuta sia da una persona sia da più persone assieme; essa può essere versata globalmente o a rate. La Borsa di studio viene inviata direttamente al Seminario, dove il giovane segue la sua formazione teologica, che dura da quattro a cinque anni. Certamente è importante sostenere i progetti di promozione umana (costruire una scuola o un dispensario, scavare un pozzo o avviare un allevamento...), ma è ancora più importante sostenere negli studi chi si prepara, con gravi difficoltà materiali, ad essere sacerdote missionario di Gesù Cristo. Ogni anno siamo lieti di pubblicare su Notizie SMA le foto e i nomi dei nuovi sacerdoti SMA. Sappiamo che questa notizia riempie sempre di gioia coloro che hanno sostenuto questi giovani durante il cammino che li ha portati all’altare. Noi ringraziamo di cuore tutti i benefattori di Borse di Studio e, riconoscenti, li accompagniamo con la nostra fraterna preghiera. SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE DALLA MISSIONE NIGER REGALO AVVELENATO Q uando l’uranio è stato scoperto nel Niger impoverito negli anni 1960, molti hanno pensato che la scoperta avrebbe contribuito allo sviluppo economico e sociale del Paese. Sfortunatamente, si è rivelato un regalo avvelenato. Oggi, il Niger, secondo l’Indice dello Sviluppo Umano nel Programma delle Nazioni Unite (PNUD) è classificato ultimo… Uranio e lampadine Le miniere d’uranio nel Niger sono sfruttate principalmente dall’impresa pubblica francese Areva ,che importa la metà del suo uranio dal Niger…. In Francia, più di due lampadine su tre sono illuminate dall’uranio del Niger, mentre la popolazione locale non ha l’accesso all’elettricità… In aprile 2010, Greenpaece ha pubblicato un rapporto, “Abbandonati nella polvere. L’eredità radioattiva d’AREVA nelle città del deserto nigerino”, denunciando che Areva ha contaminato l’ambiente intorno al sito minerario d’Arlit e d’Akokan, a circa 850 km al Nord di Niamey. 150 metri…La diminuzione della riserva d’acqua ha anche dei forti impatti sociali ed economici, ed essa minaccia particolarmente i pastori nomadi… L’esposizione alla radioattività può causare dei problemi respiratori, delle malformazioni ai nascituri, la leucemia e il cancro, questo, per nominare solo qualche effetto sulla salute. ARLIT Conclusione Ogni giorno che passa, i Nigerini sono esposti alla radiazione, la malattia e la povertà senza avere alcun beneficio, mentre Areva tira miliardi dalle loro risorse naturali. Le rendite d’Areva nel 2008 sono state di 13,1 miliardi d’euro, con un beneficio di 589 milioni di euro. Intanto, la Società continua a investire troppo poco denaro per garantire i livelli fondamentali di salute per la popolazione vicino alle miniere d’uranio… (da “Che la luce sia - Areva nel Niger” di Thomas Lazzeri) La contaminazione La contaminazione tocca circa 80.000 persone. La radioattività calcolata ad Akokan era 500 volte maggiore della norma. I consumi radioattivi sono stati utilizzati anche per la costruzione delle strade. Alcuni pezzi di consumo del metallo radioattivo sono stati venduti al mercato locale d’Arlit... La gente del luogo utilizza questo materiale per costruire le loro case. Ad Arlit, Greenpeace ha misurato nell’acqua potabile una concentrazione d’uranio superiore quattro volte il limite raccomandato dall’OMS. In generale, su più di quant’anni di sfruttamento si sono utilizzati più di 270 miliardi di litri d’acqua nelle miniere, contaminando e prosciugando la falda acquifera di Tarat, ad una profondità di GARANZIA DI TUTELA DEI DATI PERSONALI: Legge 675/96. La Società Missioni Africane gestisce i vostri dati personali in conformità alla Legge sulla Privacy 675/96. Essi sono trattati direttamente da noi per l’invio delle nostre pubblicazioni ed informazioni sulle iniziative della S.M.A. Non sono comunicati o ceduti a terzi. Responsabile dati è: Padre Procuratore SMA, via Borghero, 4 - 16148 GENOVA GE. I vostri dati anagrafici finora depositati presso la SMA, ora verranno condivisi con l’Associazione SMA solidale Onlus. Questi dati saranno custoditi con i più corretti criteri di riservatezza e non verranno divulgati a terzi senza il vostro consenso. In conformità al D Lgs 30/06/2003 n°196 sulla tutela dei dati personali, potete in ogni momento consultare i dati che vi riguardano chiedendone la variazione, l’integrazione e anche l’eventuale cancellazione dietro semplice richiesta scritta, indirizzata al Responsabile dati presso l’Associazione SMA Solidale Onlus, Via Romana di Quarto, 179 - 16148 Genova Pag. 9 DALLA MISSIONE MAROCCO SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE IL RE FA LA RIVOLUZIONE!... I n questi tempi di rivoluzioni nel Maghreb e di massacri di cristiani in alcuni Paesi arabi, tanti, con una certa apprensione, mi chiedono notizie. Grazie a Dio, le nostre chiese sono sempre rimaste aperte, anche se in realtà erano pochi i fedeli presenti alla Messa del 20 febbraio scorso, giorno annunciato di rivolta di piazza. Gli slogan sono stati scanditi e poi si sono spenti, i facinorosi sono stati arrestati, il bilancio dei morti per fortuna non è stato grave. Nei giorni seguenti la vita è ripresa normale. Come per incanto, Fès si è riempita di turisti che, obbligati a disdire viaggi verso Paesi a rischio, hanno scelto il Marocco come luogo sicuro. Per fermare ogni movimento rivoluzionario, il re ha ascoltato attentamente le rivendicazioni venute dal popolo, procedendo subito alla nomina di un Consiglio per l’economia e gli affari sociali e un Consiglio nazionale per i diritti umani. E poi il 9 marzo il monarca ha sorpreso tutti con il suo discorso alla nazione, dove « prende le redini della rivoluzione marocchina, pacifica, intelligente ed ambiziosa ». Il settimanale « Actuel » titola in prima pagina « il Re fa la sua rivoluzione » e « il discorso del Re marca una rottura fondamentale, in quanto sovverte l’ordine stabilito », mettendo le basi di una nuova costituzione, di una giustizia indipendente, di una nuova èra di libertà e designando un Primo ministro che governa. Ma il fondatore del settimanale « TelQuel » e ricercatore all’università di Standfort, Ahmed Benchemsi, su un articolo pubblicato da « Le Monde » il 15 marzo, rileggendo con occhio critico il discorso del Re, che propone una « monarchia esecutiva », rileva che il problema non è tanto quali poteri si debbano accordare al primo ministro, ma piuttosto quali devono essere gli effettivi poteri del Re - ed in particolare il loro rilievo spirituale sapendo che l’Islam è religione di stato in Marocco. Secondo l’articolo 19 della Costituzione il monarca è il «comandante dei credenti » e, secondo l’articolo 23 la sua persona è « sacra ». Per dirla molto semplicemente con le parole di Benchemsi: in nome dell’Islam, il Re del Marocco può fare assolutamente tutto quanto vuole senza che nessuno vi si possa opporre. E l’editorialista nello stesso settimanale dell’11 marzo, fa notare con coraggio che è tempo di rompere i legami con le abitudini del Marocco feudale, nel quale i « sudditi » continuano a fare atto di fedeltà con inchini e baciamano alla « mano di Dio ». Pag. 10 Un Re che ha già dato tanti segni di distacco col passato deve continuare con coraggio a riconoscere che egli non è più il capo di sudditi ma di cittadini, uguali in diritti e doveri. ...mentre la vita degli studenti va avanti coi propri ritmi… Noi siamo cristiani nel Marocco ma non del Marocco per il fatto che siamo tutti stranieri e - anche se vivessimo in Marocco per dei lunghissimi anni - mai nessuno di noi avrà il diritto un giorno di andare alle urne od anche solo di esprimere pubblicamente un minimo parere sulla vita sociale di qui. Questo ci porta necessariamente ad un disinteressamento Il Re Amir Al Mouminine con il Principe ereditario della situazione politica locale . Senza dimenticare che i nostri studenti provenienti da 20 Paesi africani sono maggiormente interessati a seguire i problemi dei loro Paesi, sovente segnati da gravi fatti sociali. Quindi su Internet seguono le notizie in diretta dai loro giornali e dalle antenne paraboliche girate verso Parigi ricevono i commenti filtrati di politica internazionale. E così, di fatto, accettano di essere stranieri in un Paese che, ad ogni modo, li vuole stranieri! E sovente i loro soli contatti con i Marocchini sono offerti dalla frequenza agli obblighi accademici. Sei giovani avranno la gioia di essere battezzati a Pasqua, concludendo un cammino cominciato già nel loro Paese. Anche i numerosi prigionieri stamattina mi hanno ringraziato per quanto mi do da fare per loro e mi han detto di ringraziare il Vaticano.... quando han saputo che sono i miei amici dall’Italia che mi aiutano mi han detto, non so con quanta convinzione: come mi piacerebbe essere là per aiutarti..... Che il Signore Risorto coroni i nostri sogni! P. Matteo Revelli NOTIZIE IN BREVE SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE BOMOANGA CHIEDE ACQUA io e l’Africa i dipinti di GIANNI CARREA a cura di Germano Beringheli e Luciano Caprile DALL’8 AL 29 MAGGIO 2011 FORTEZZA DEL PRIAMÀR Cellette Palazzo della Sibilla - Corso Mazzini,1 - SAVONA Orari: dalle 10,30 alle 17,30 tutti giorni escluso martedì Info: Servizio Cultura e Turismo Tel. 019 8310325 PELLEGRINAGGIO SMA-NSA AL SACRO MONTE DI VARESE DOMENICA 22 MAGGIO 2011 L o scorso 7 marzo nella Sala del Camino di Palazzo Ducale a Genova, i giovani dell’Associazione Onlus “Mesì Anpil” (in creolo haitiano “Grazie mille”), in collaborazione con la Società Missioni Africane (SMA) e il Movimento Giovanile Missionario hanno organizzato un Apericena Solidale per sostenere il progetto: “Bomoanga-Niger: acqua potabile per tutti”. A Bomoanga, villaggio di 700 anime, operano i PP. Gigi Maccalli, Carlos Bazzara, Vito Girotto e Victor Pieretto. In Niger, l’acqua e la siccità rappresentano il problema principale. La pastorale sociale promossa dai missionari SMA è improntata su tre “S”: Salute, Scuola e Sviluppo. In questo caso, l’obiettivo ambizioso è di offrire ad ogni villaggio un punto d’acqua potabile funzionante tutto l’anno. Il costo complessivo di una pompa a motricità umana è di 12.000 Euro, mentre un pozzo tradizionale scavato a mano costa 1.000 Euro. Alla serata hanno partecipato P. Lionello Melchiori, provinciale SMA, tornato da poco da Bomoanga, e P. Mauro Armanino che partirà, il 5 aprile, alla volta del Niger per aprire, a Niamey, un Centro di formazione diocesano per le comunità cristiane (lo 0,3% della popolazione del Niger). Come Associazione Mesì Anpil Onlus abbiamo coordinato l’evento e l’ abbiamo pensato all’ interno del cammino di formazione missionaria MGM “Spezzare il pane per tutti i popoli”. Sono state fatte alcune scelte in linea con lo stile di Mesì Anpil ... Per noi è stato bellissimo ricevere il giorno successivo alla serata la mail di una persona che è riuscita a leggere nei nostri cuori e nella nostra vocazione donandoci queste parole:” […] Mi hanno colpito l’attenzione e la cura che avete avuto per tutti i dettagli, cominciando dagli inviti, l’accoglienza, il catering solidale, le stoviglie monouso ecologiche, il nome sui bicchieri, la differenziazione dei rifiuti, la spiegazione chiara e trasparente degli introiti, la scelta di Banca Etica per conservare i fondi raccolti… Tutti questi dettagli hanno, secondo me, due risultati: uno, diretto, che è la salvaguardia dell’ambiente e la ricerca della giustizia e della solidarietà, e uno indiretto ma molto importante, che è l’educazione dei partecipanti a non tralasciare i dettagli perché considerati “marginali”. Ho pensato che per fare questo sono indispensabili teste giovani e libere, che sappiano usare la loro intelligenza e creatività e vogliano farlo. Non mollate! Per costrire un mondo migliore la resistenza è tutto! È il potere di chi non ha potere. E il nuovo mondo crescerà dal basso o non crescerà affatto. Grazie.” Grazie a te, amica, da tutti noi che ci sentiamo gocce in un oceano ma che abbiamo la Speranza di poter portare al mondo qualche goccia d’Amore. E grazie a tutti i giovani dello staff di Mesì Anpil e ai padri missionari SMA che hanno contribuito a rendere la serata bellissima e così significativa. Sara Bellia Andando…fate discepoli” PROGRAMMA: Arrivi ore 10,30: Ritrovo sul piazzale del Santuario ore 10,45: Presentazione del santuario da parte del rettore ore 11,00: Messa e testimonianze ore 13,00:Pranzo al sacco o al ristorante ore 14,30:Rosario percorrendo la via delle Cappelle (NB Portare scarpe comode per scendere dal Sacro Monte recitando il Rosario) ore 15,30:Saluto finale e rientro - Ci sarà la possibilità di pranzare al sacco o al vicino ristorante alla modica cifra di 15 €. - Informazioni ed iscrizioni presso P. Andrea Mandonico a Genova (tel. 010. 30 70 1205) e P. Antonio Porcellato a Feriole (tel. 049. 9900494) PARTENZA PER IL NIGER Il 5 aprile P. Mauro Armanino è partito per Niamey (Niger), come missionario in un centro di formazione cristiana. FESTA SMA 25 GIUGNO 2011 La Comunitaria SMA si ritroverà a Genova per festeggiare 50 anni di ordinazione sacerdotale: P. BRUNO SEMPLICIO 25 anni di ordinazione sacerdotale: P. LEOPOLDO MOLENA ANNIVERSARIO DI P. GIACOMO UBBIALI (2 APRILE 2008-2011) Ricorre il 3° anniversario della “partenza per la casa del Padre” di P. Giacomo Ubbiali. La comunità SMA e la comunità parrocchiale di Verdello l’hanno ricordato nella celebrazione della S. Messa, sabato 2 aprile alle ore 18. Pag. 11 focus on storiaculturaartespettacoloattualità Sguardi per scrutare il mondo invisibile Le maschere dei popoli Fang e Kwele Il testo che segue è tratto dal libro: Fleuve Congo, di François Neyt, Parigi, Musée du quai Branly, Fonds Mercator, 2010. Il libro è stato composto e pubblicato in occasione dell’esposizione: Fleuve Congo. Arts d’Afrique centrale, presentata al Museo del quai Branly, a Parigi, dal 22 giugno al 3 ottobre 2010. L’autore, François Neyt, storico dell’arte, professore emerito dell’Università cattolica di Lovanio, in Belgio, è monaco benedettino e presidente dell’Alleanza dei Monasteri, membro dell’Accademia reale delle Scienze d’Oltremare in Belgio. Ha vissuto in Africa centrale per oltre vent’anni, e ha pubblicato opere di riferimento come: Luba. Aux sources du Zaïre (1993) e La redoutable statuaire songye d’Afrique centrale (2004). Riduzione e traduzione a cura di Riccardo Zoggia GABON: Alcune maschere tipiche del gruppo Fang I Fang sono presenti in Gabon, Camerun e Guinea Equatoriale. Vivono tra foresta e savana attraversate, nella parte meridionale, dal fiume Ogooué. Parte della grande migrazione delle popolazioni Bantu, che si espansero a partire dalla Nigeria sud-orientale, si stabilirono in questo territorio in modo stabile nella seconda metà del XVIII secolo. La società fang è strutturata in lignaggi patrilineari a incastro. Da notare che la scissione dei clan esogami porta ai lignaggi costitutivi dei villaggi; questa situazione è dovuta ad un’organizzazione sociale che accorda la preminenza economica e politica agli anziani. La volontà di indipendenza espressa dai “capi” dei lignaggi, nel momento in cui il loro gruppo raggiunge una certa consistenza, non viene più contestata, di conseguenza è la personalità dei capi che determina l’importanza e la coesione dei gruppi. La società fang non presenta organizzazioni gerarchiche tanto che non esiste neppure un termine proprio per designare il capo perché i deboli legami con la terra hanno reso impossibile la stabilizzazione sociale basata sulla territorialità; altra conseguenza di ciò è che i Fang non conoscono il significato di schiavitù, nemmeno di quella domestica. Di fatto, la persona più influente è la più capace, anche se nei villaggi la qualifica di capo viene in generale attribuita da figlio maggiore a figlio maggiore nel lignaggio del fondatore. Il capo, a sua volta, è controllato da un consiglio che non comprende soltanto i rappresentati dei lignaggi minori, ma è aperto anche al miglior guerriero, al più ricco, al più abile nel risolvere le dispute nonché ai dignitari delle “associazioni”. Il sistema delle associazioni assicura una coesione sociale altrimenti difficile da realizzare. Il culto bieri è contemporaneamente un culto di iniziazione e degli antenati: si afferma la continuità del lignaggio e l’iniziazione a questo culto crea gruppi di giovani che appartengono alle stesse classi di età. Tuttavia esistono associazioni che non funzionano nell’ambito della parentela. Superficie: 267.667 km2 Capitale: Libreville Lingue: francese (ufficiale), fang, myene, nzebi, bapounou/eschira, bandjabi Abitanti: 1.545.000 GUINEA EQUATORIALE Superficie: 28.050 km2 Capitale: Malabo Lingue: spagnolo e francese (ufficiali), fang, bube, annobonese Abitanti: 676.000 CAMERUN Superficie: 475.442 km2 Capitale: Yaoundé Lingue: inglese e francese (ufficiali), fang, bube, annobonese Abitanti: 19.100.000 REPUBBLICA DEL CONGO Superficie: 342.000 km2 Capitale: Brazzaville Lingue: francese (ufficiali), kongo, kituba, lingala Abitanti: 3.686.000 f ocus on Il ngil è un’associazione rituale, composta di persone di varia estrazione, la cui presenza è sollecitata nei momenti di grave crisi: serve al tempo stesso da elemento di coesione fra le tribù e i clan. I membri del ngil portano severe maschere bianche. I Fang hanno anche altre associazioni di uomini con funzioni specializzate: una di queste è esercitata dall’akum, una sorta di cantastorie che interviene durante i funerali e le trattative commerciali. Infine, l’associazione detta degli stregoni svolge il ruolo più ambiguo di opposizione all’ordine sociale; per Georges Balandier (Les villages gabonais, Brazzaville, Institut d’études centrafricaines, 1952) rappresenta la “parte più individualizzante, più rivoluzionaria della cultura fang”. Maschere Fang e Kwele evidentemente, dal possente gorilla. Notiamo, per inciso, che le associazioni Ngil furono vietate dall’autorità coloniale francese nel 1920, per quanto riguarda il Gabon, e più tardi anche dall’autorità coloniale belga per i territori di sua competenza. Questi interdetti non diedero però i risultati attesi: di fatto, tolti i freni che le associazioni rappresentavano, veniva data via libera alla stregoneria negativa e quindi alla rovina della sanità pubblica. Come reazione, sorsero nuove associazioni e nuovi culti tendenti a proteggere l’armonia sociale. poco numerose, conservate in alcuni musei europei e in collezioni private. La loro forma caratteristica è ovoidale, molto allungata. I volumi convessi della fronte prolungata nel setto nasale, contrastano con le superfici intagliate delle cavità oculari e del piano delle guance. L’insieme è coperto da caolino. Le figure nn. 1 e 2, dove si nota il mento appuntito, sono di dimensioni notevoli; la figura n. 3 è di dimensioni più contenute, e i volumi sono talmente equilibrati che questa maschera è diventata segno forte di armonia e di equilibrio. Le maschere Ngil giunte fino a noi sono Su questi volti emaciati, gli occhi esprimono La maschera indossata dai membri dell’associazione Ngil Questo tipo di maschera veniva indossata principalmente in due occasioni: l’iniziazione dei nuovi membri dell’associazione e gli interventi dei membri della stessa associazione quando le circostanze lo richiedevano. In questo secondo caso, la manifestazione della maschera Ngil riempie lo spazio notturno con una bellezza terrificante. Il celebrante, coperto di fibre vegetali, decorato di collane di perle di vetro e di denti di animali selvaggi, di corna per le medicine, di campane di ferro e di una grande spada, accompagnato da accoliti vigili muniti di torce, incede tra una folla inquieta. La funzione di questo intervento, da quanto è dato sapere, consiste essenzialmente nello smascherare e dare la caccia alle persone che contravvengono all’ordine sociale costituito: stregoni che “divorano” la vita dei membri del gruppo, e coloro che, in generale, disobbediscono alle norme non scritte ma ben presenti nella mente dei membri del gruppo, norme che tendono a preservare l’ordine sociale, essenzialmente. Possiamo dire che la maschera Ngil aveva il ruolo di proteggere la vita sociale dei gruppi e non è escluso che sacrifici vari fossero associati alla sua funzione iniziatica, giudiziaria e coercitiva. Lo spirito Ngil proteggeva le maschere e le sculture monumentali di argilla, e manteneva, tramite la disciplina e la paura delle punizioni, la coerenza dell’istituzione. Certe sculture raffiguranti i gorilla (animali presenti sia nel passato che, in misura minore, ai nostri giorni nell’habitat dei Fang) modellate nell’argilla vi erano associate, per sottolineare il rapporto dell’associazione dello stesso nome con i potenti spiriti della foresta, ben raffigurati, Foto 1: Maschera facciale antropomorfa Ngil, in legno colorato con caolino, 69 cm di altezza. Parigi, Museo del Quai Branly Pag. 13 f Maschere Fang e Kwele Foto 2: Maschera facciale antropomorfa Ngil, in legno colorato con caolino, 65 cm di altezza. Berlino, Staatliche Museen, Ethnologisches Museum ocus on regione orientale dell’Africa equatoriale, gli oggetti cultuali venivano portati fuori dalle capanne e acquisivano nuova energia. Le maschere a forma lunare, poco documentate in verità presso i Fang, sono note presso altri gruppi etnici, come i Luba dell’attuale Repubblica Democratica del Congo. La maschera Ngontang evoca uno spirito proveniente dal mondo dei defunti, simboleggiato dal colore bianco, e per di più di genere femminile. Questa entità viene a visitare i viventi per liberarli dalle forze nefaste e portar loro ricchezza e benessere. L’intensità dello sguardo esprime la presenza attiva degli spiriti dei defunti. Essi, rivestiti di bianco, discernono, per mezzo della maschera, la presenza degli stregoni mangiatori di vita. Possono sorprendere gli umani sorgendo da ovest, da est, al tramonto o all’alba. Colui che indossa la maschera, scruta, danzando, le quattro direzioni dello spazio: si trova all’incrocio del cammino della vita. C’è una parola strana nelle diverse lingue del Gabon: “Evus, evur, ngwel (lingua fang)”. Il termine indica una specie di vampiro che viene ad abitare lo sguardo austero e severo dello spirito Ngil: piccoli e rotondi (foto n.2); a mandorla e sporgenti nelle altre due. Le caratteristiche di appartenenza, corrispondenti alle scarificazioni corporee, sono incise sulla fronte, le arcate oculari, le tempie (in forma di freccia) o sulle guance. Le maschere Ngontang Se la maschera Ngil è portatrice di potere e di coercizione, la maschera Ngontang è orientata al discernimento. Essa porta in primo piano l’arte di assicurarsi la benevolenza degli spiriti per il bene dei membri del villaggio e il felice ritorno dei noviluni, fonte di vita per ogni cosa. Queste maschere possono essere gianiformi (fig. n. 4 e 5) oppure scrutare verso le quattro direzioni dell’orizzonte. La luna nuova costituiva un momento simbolico importante di rigenerazione della vita dopo tre notti buie. Nella Pag. 14 Foto 3: Maschera facciale antropomorfa Ngil, in legno colorato con caolino, 48 cm di altezza. Collezione privata f ocus on Maschere Fang e Kwele Foto 4: Maschera-elmo gianiforme a quattro volti, legno con coloranti, 37 cm di altezza. Parigi, Museo Dapper un essere umano ed esce solo di notte. Agendo al posto della persona, conferisce al suo possessore poteri di dominio. Può trasformarsi in barbagianni, pipistrello, o anche in un polipo viscerale, e spinge la persona ad agire in modo malefico: contro queste forze malefiche agisce efficacemente la maschera ngontang, capace di vedere in tutte le direzioni e di scovare il male là dove si trova. Il gruppo Kwele Sembra che i Kwele siano originari dalle regioni dell’attuale Camerun meridionale. Le maschere in Africa Foto 5: Maschera-elmo gianiforme, legno con coloranti, 31 cm di altezza. Collezione privata Sospinti verso sud da successive ondate migratorie di altri gruppi di popolazioni, si stabilirono nelle regioni della grande foresta equatoriale, soggetta a frequenti inondazioni, dove risiedevano gruppi di Pigmei Bakola. Si dispersero ai confini attuali tra il Camerun, il Gabon e la Repubblica del Congo. Nell’ambiente di foresta pieno di acquitrini abbondano i coccodrilli, e serpenti e altri animali che hanno impressionato i Kwele e la cui presenza abita la loro cultura: antilopi, primati, elefanti… Oltre le colline si profilano i massicci ferrosi di Belinga e di Boka-Boka che culminano a oltre 1.000 metri. In moltissime culture tradizionali africane, la persona che indossa una maschera rituale perde concettualmente la sua identità e “diventa” lo spirito rappresentato dalla maschera stessa. Questa idea è stata letterariamente riprodotta dallo scrittore nigeriano, Chinua Achebe, nella sua opera ben nota: Things fall apart (1958). Mentre l’autore allude al fatto che il personaggio principale, Okonkwo, è un anziano che indossa delle maschere durante certe cerimonie, questo fatto viene lasciato implicito, e il narratore si riferisce a Okonkwo e alla maschera-spirito come se fossero due soggetti distinti. Nella stessa opera, gli anziani mascherati sono particolarmente ostili ai missionari, che rappresentano simbolicamente il contrasto tra la cultura tradizionale nigeriana (rappresentata dagli spiriti-maschere) e i nuovi valori portati dai cristiani europei. La trasformazione della persona che indossa la maschera in spirito si appoggia abitualmente su altre pratiche, come tipi specifici di musica e di danza, o abiti rituali che contribuiscono a nascondere l’identità umana di chi indossa la maschera. La persona che indossa la maschera diventa una specie di medium che favorisce il dialogo tra la comunità e gli spiriti (di solito, defunti o spiriti della natura). Poiché ogni maschera ha un significato spirituale specifico, molte tradizioni conservano parecchie maschere tradizionali diverse. La religione tradizionale dei Dogon del Mali, per esempio, include tre culti principali: l’Awa, o culto dei morti; il Bini, o culto della comunicazione con gli spiriti; il Lebe, o culto della natura. Ognuno di questi culti possiede il proprio panteon di spiriti, che corrispondono a un totale di 78 diversi tipi di maschere. I fabbri dei gruppi kwele forgiavano oggetti in ferro d’uso comune: incudini, martelli, armi da guerra e da caccia. Ma sono soprattutto le maschere e altri oggetti rari che hanno reso famosa l’arte plastica dei Kwele: maschere e figure antropomorfe, maschere antropozoomorfe, maschere zoomorfe con una o più facce. L’identità della maschera kwele a forma di cuore si rivela in una ricerca di bellezza formale incomparabile, dove la concavità dei volumi conferisce al volto una semplicità disarmante. Questa si pone in contrasto con lo spessore del legno dalle venature vivide e larghe (foto n. 6). Maschere di questo tipo venivano usate per cerimonie iniziatiche e funebri. L’immagine della foto n. 6 costituisce un archetipo quasi unico di queste maschere facciali. La sua fattura eccezionale pone fianco a fianco in un insieme armonico le superfici piane e quelle concave. Il campo facciale bianco a forma di cuore contrasta con le linee scure che lo inquadrano. Gli organi di senso sporgenti si strutturano attorno al setto nasale triangolare, da dove si estendono, con grande ricerca di armonia, il doppio arco delle sopracciglia. L’equilibrio delle forme si ritrova anche nell’appendice a forma di cappello che sovrasta la fronte e scende fino alla base del naso. Anche qui i lati sono dipinti col caolino, mentre la linea mediana è nera. La purezza delle forme e dei colori fa di questa maschera un’opera maggiore della produzione kwele. Pag. 15 f Maschere Fang e Kwele La maschera della foto n. 7 sottolinea, nella molteplicità dei suoi occhi, il ruolo del discernimento, della divinazione, della capacità di vedere ciò che è invisibile, nella fattispecie le attività ambigue degli spiriti. Tre paia di occhi a mandorla, disposti in modo armonioso e ritmico, da una parte e dall’altra di una sporgenza verticale centrale, danno a questa composizione un carattere enigmatico rafforzato dal contrasto cromatico dell’ocra su un fondo scuro. La scultura raffigurata nella foto n. 8 è rara, praticamente unica presso i Kwele. Considerata come un piccolo altare, ha la forma di uno sgabello a quattro piedi, sormontato da un collo e una testa antropomorfa. Alcune particelle di legno sono state tolte dalla superficie dello sgabello, come se si fosse trattato di ingredienti magici, capaci di curare e guarire. La presenza dello sgabello sottolinea la venerazione dovuta alla persona rappresentata: sacerdote-indovino, giudice o capo. È un segno di autorità e di rispetto, che sottolinea un potere che viene da altrove, antenati o spiriti della foresta. Presenza forte tra gli spiriti dei morti, questo altare kwele si presenta, nella forma e nei colori, come una felice manifestazione, custode privilegiata delle reliquie, luogo di intercessione e di protezione, di conseguenza di allontanamento di ogni forma di stregoneria o di azione malvagia. L’aspetto lunare del volto è noto anche ai Fang, come abbiamo visto sopra, su maschere facciali o maschere-elmi a quattro facce. Il volto dall’aspetto lunare, coperto di argilla bianca, è segno di luce, di vita, perfino di risurrezione in un altro mondo. Foto 7: Maschera facciale antropomorfa, legno colorato, 58 cm di altezza. Museo del Quai Branly a Parigi Pag. 16 ocus on Si tratta di un universo dove non c’è il timore degli stregoni né degli spiriti divoratori di vita. Sotto arcate oculari sporgenti, gli occhi a forma di mandorla lasciano passare uno sguardo che viene da altrove. Solo gli organi della vista e dell’odorato sono tinti di nero, dando così al volto un aspetto di vigilanza. Questo genere di oggetto eccezionale è un documento cultuale e storico molto prezioso. Le maschere facciali avvolte da corna di antilope sono celebri e relazionano il volto umano con gli spiriti della foresta. Da epoca preistorica, la caccia all’antilope era preceduta da riti propiziatori e da disegni che prefiguravano il sacrificio dell’animale. Presso i Kwele, il rito beete viene considerato come la matrice delle istituzioni socio-politiche e familiari. Questo rito riguarda la piccola antilope delle foreste, il Cephalophus rufilatus, cefalofo dal dorso rossiccio e giallo. La sua carne e le interiora venivano cotte con scorze e piante magiche, e consumata durante un pasto che riuniva i cacciatori e gli altri uomini del villaggio. Questo rito ha preceduto le danze mascherate e la creazione di maschere conosciute per la loro bellezza. Foto 6: Collezione privata La celebre maschera kwele del Museo di Storia naturale di La Rochelle, in legno leggero, è stata trovata prima del 1930 (foto n. 9). Il La storia dei Bantu è in gran parte ignota. Le teorie moderne, largamente speculative, si basano principalmente sullo studio di reperti archeologici e sull’analisi delle cosiddette lingue bantu ancora oggi in uso. I Bantu non avevano una lingua scritta, e la loro tradizione orale si è estinta. Prima dei Bantu, si ritiene che l’Africa meridionale fosse abitata da popolazioni di lingua Khoisan oggi relegate alle regioni aride intorno al Kalahari e a poche zone isolate in Tanzania. Le moderne teorie sulle origini e la diffusione della civiltà bantu sono in parte basate sulle ricerche di Joseph Greenberg (particolarmente: “Studies in African linguistic classification: I. Introduction, Nigerfase 1 Congo family.”, in Southwestern Journal of Anthropology, fase 2 5, 1949, pp.79-100) e di Malcolm Guthrie (vedi fase 3 specialmente: The classification of the Bantu languages. London: Oxford University Press for the International African Institute, 1948), che sulla base di studi linguistici ipotizzarono che la civiltà bantu fosse originaria rispettivamente della Nigeria sudorientale, da una parte, e della zona dello Zambia e della Repubblica Democratica del Congo dall’altra. Secondo le teorie moderne, la culla delle civiltà Bantu sarebbero state le valli dei fiumi Benue e Cross, che attraversano la Nigeria sudorientale, e lo Zambia. Talvolta si menziona anche il Camerun. Ciò che è invece certo è che intorno al secondo millennio a.C., forse a causa dell’inaridimento del Sahara e della pressione delle popolazioni che cercavano di allontanarsene, i Bantu si espansero dalle regioni attuali della Nigeria del sud-est verso le foreste pluviali dell’Africa centrale, nei grandi bacini dei fiumi Ogooué e Congo, e rispettivi numerosissimi affluenti, in quella che viene detta la “fase 1” della loro espansione. Circa 1.000 anni dopo, cominciò una fase di espansione più rapida in Africa meridionale e orientale (“fase 2”). Durante il primo millennio, nuove tecniche agricole e nuove coltivazioni vennero introdotte in Zambia, probabilmente importate dal Sudest asiatico attraverso il Madagascar. A seguito di queste innovazioni, iniziò una nuova espansione dei Bantu in cui lo Zambia era la regione dominante (“fase 3”). Intorno all’anno 1.000 d.C., la civiltà bantu si estendeva fino agli odierni Zimbabwe e Sudafrica. Il Regno del Grande Zimbabwe forse era bantu: controllava le rotte commerciali dal Sudafrica fino a nord del fiume Zambesi, commerciando pietre preziose, avorio, oro, rame e altri metalli con i commercianti arabi della costa. Collassò intorno al XIV o XV secolo, probabilmente per aver esaurito le proprie risorse, e la città di Grande Zimbabwe fu abbandonata: restano, a testimonianza, imponenti rovine di costruzioni (torri, mura di cinta, templi…) in pietra. Oggi si collegano al grande gruppo bantu oltre 400 gruppi etnici, che insieme costituiscono i 2/3 della popolazione della cosiddetta Africa Nera. f ocus on Maschere Fang e Kwele viso scolpito in legno massiccio sottolinea, con l’intaglio di piani curvilinei, la superficie piatta dei bordi del volto, l’importanza data alle cavità oculari ad arco di cerchio coperto di pittura ocra, agli occhi a forma di mandorla molto allungata, dove il bordo delle palpebre è delicatamente sottolineato con una linea scura. L’alternanza dei colori si prolunga sulle corna stilizzate in un ampio movimento a W, con agli angoli ancora quattro piccoli volti scolpiti seguendo i medesimi principi. Foto 9: Maschera facciale antropozoomorfa a corna angolate. Legno colorazione policroma, 63 cm di altezza. Museo di Storia Naturale di la Rochelle Questa scultura non è unica. Abbiamo altri esemplari al Museo del Quai Branly a Parigi e al Metropolitan Museum di New York (foto n. 10). La maschera a forma di cuore, avvolta da corna di antilope, costituisce una parabola vivente, danzante, che ricorda l’importanza fondante del rito beete. Le maschere di questo tipo incarnano e rappresentano gli spiriti benevoli della foresta, gli ekuk, che, simboleggiati dalle corna stilizzate, si alleano alle presenze ancestrali. Gli scultori kwele portano numerose varianti a questo tipo di maschera, e altri animali, come il gorilla e l’elefante, sono stati loro fonte ispiratrice. Le apparizioni di queste diverse maschere si manifestavano come presenza degli antenati e degli spiriti della foresta, chiamati ekuk. I danzatori mascherati avevano il busto dissimulato da fibre vegetali e il resto del corpo dipinto con caolino e con polvere di legno rosso. La presenza degli antenati e degli spiriti benevoli della foresta così manifestata era garanzia della preservazione dell’ordine sociale e familiare. *** Abbiamo cercato di rievocare il significato che queste sculture e maschere avevano per i popoli che le hanno prodotte: oggi, le uscite e le danze di persone portatrici di maschere, Foto 8: Sgabello sormontato da una testa antropomorfa rappresentante un antenato. Legno colorato, 41 cm di altezza. Collezione privata la presenza di statue evocatrici di antenati o di forze della natura, hanno più che altro un significato folcloristico e ludico. Ma per i Fang e i Kwele, come del resto per tutti noi, è indispensabile ricordare le radici delle nostre culture, per avere una buona base di appoggio sulla quale costruire un futuro che abbia significato per la nostra vita. Foto 10: Maschera facciale circondata da corna. Legno, colori vari, 32x33 cm. New York, The Metropolitan Museum of Art. Pag. 17 60 giorni in Africa FATTI Sud Sudan Il prossimo 8 luglio è prevista la nascita ufficiale del 54° Stato del continente africano. Si chiamerà: Repubblica del SudSudan, e la capitale dovrebbe essere costruita ex-novo nei pressi dell’attuale Juba, che ha fatto funzione, finora, di capitale del Sud. I problemi non mancano… Non ultimo, quello della terra: secondo una ricerca commissionata dall’ONG Norwegian People’s Aid, tra il 2007 e il 2010 società straniere, statunitensi e arabe, hanno “mostrato interesse o acquisito un totale di 2.640.000 ettari di terre soltanto nei settori dell’agricoltura, dello sfruttamento forestale e della produzione di biocarburanti”. “Con un governo ancora in stato embrionale, una società che si sta ancora riprendendo dalla guerra e le ambiguità legislative caratteristiche del periodo di transizione – si legge nello studio – c’è il pericolo che gli investimenti stranieri, se privi di controlli, contribuiscano a privare la popolazione dei mezzi di sussistenza”. (Fonte: MISNA) L’11a edizione del Forum Sociale Mondiale si è tenuta a Dakar, capitale del Senegal, dal 6 all’11 febbraio 2011. L’aspetto più positivo del Forum è stato sicuramente la partecipazione popolare, soprattutto quello delle donne, secondo quanto sottolineato da p. Alex Zanotelli, presente a Dakar. Nei giorni precedenti, una carovana promossa dai movimenti sociali aveva percorso diversi Paesi della regione, dal Benin al Senegal, passando per Togo, Burkina Faso e Mali, percorrendo un totale di 3.377 chilometri, portando tra la gente le istanze del Forum Sociale Mondiale. Vogliamo ricordare alcune mobilitazioni: lotta per la giustizia climatica e la sovranità alimentare; denuncia delle false soluzioni alla crisi climatica, come la diffusione degli agrocombustibili, degli organismi geneticamente modificati e dei meccanismi del mercato del carbonio, che illudono le popolazioni impoverite col miraggio del progresso. (Fonte: ADISTA) Pag. 18 PERSONE Mahamadou Issoufou è stato eletto presidente del Niger Con il 57,95% dei suffragi. Il tasso di affluenza alle urne è stato del 48,71%, leggermente in calo rispetto al primo turno del 31 gennaio. Dall’apertura del paese al multipartismo nel 1992, Issoufou ha partecipato a tutte le elezioni presidenziali ed è anche stato capo del governo nei primi anni ’90. Alla luce dell’ “evoluzione incoraggiante” della situazione politica, il Niger verrà reintegrato nella Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas). Riunito ad Abuja l’organismo regionale ha anche rimosso le sanzioni decise nel febbraio 2010 subito dopo il colpo di stato militare che aveva destituito il controverso presidente Mamadou Tandja. (Fonte: MISNA) Thomas Boni Yayi, presidente uscente, viene riconfermato alla direzione del Benin, rieletto al primo turno delle presidenziali del 13 marzo con il 53,14% delle preferenze: lo ha annunciato la Corte costituzionale convalidando i risultati provvisori diffusi dalla Commissione elettorale nazionale autonoma. Il verdetto delle urne viene contestato dal principale rivale di Boni Yayi, lo storico oppositore Adrien Houngbédji, giunto secondo con il 36% dei consensi, e anche da altri contendenti. Forti le accuse rivolte da Houngbédji a Boni Yayi, al potere dal 2006, che qualifica di “trafficante di voti” e “despota”: accuse “infondate” replicano le forze vicine al presidente riconfermato, invitando l’opposizione a risolvere il contenzioso usando “gli strumenti giuridici a disposizione”. (Fonte: MISNA) CIFRE “Pratiche simili alla schiavitù sono tuttora presenti: dalla schiavitù del debito alla servitù domestica, ai matrimoni forzati o alla vendita delle mogli e il traffico di bambini”: lo sottolinea Ban Ki-Moon, Segretario generale dell’Onu, in occasione della Giornata internazionale in ricordo delle vittime della schiavitù e della tratta transatlantica degli schiavi, celebrata il 25 marzo. “L’eredità vivente di trenta milioni di storie mai raccontate” è il tema della ricorrenza, quest’anno, per sensibilizzare più possibile le nuove generazioni. “Il commercio transatlantico di schiavi ha arrecato immense sofferenze a milioni di vittime innocenti per oltre quattro secoli” ricorda il massimo esponente delle Nazioni Unite, ma “resta ancora molto da apprendere sui milioni di africani che sono stati sradicati dalle loro terre e maltrattati, sulla miseria che si è abbattuta sui loro discendenti, e sull’impatto che si avverte ancora oggi”. f ocus on Nell’isola senegalese di Gorée, diventata simbolo del passaggio degli schiavi africani a destinazione delle colonie, il ministero senegalese dell’Istruzione ha organizzato una giornata d’informazione, con la partecipazione dello storico Ibrahima Thioub. Tra il XV e il XVIII secolo gli Europei organizzarono la trasferta di milioni di schiavi africani verso i territori transatlantici. (Fonte: MISNA) Sedici soldati, di cui 13 maliani e tre americani, sono rimasti feriti in errate manovre militari, il 25 marzo, nei pressi della città settentrionale di Gao, nel Mali: lo riferiscono fonti militari di Bamako precisando che un militare gravemente ferito è stato evacuato con un aereo speciale giunto dal Burkina Faso. Due giorni prima una base militare era stata attaccata da un gruppo di banditi in una regione instabile. Truppe americane sono impegnate in corsi di addestramento dei soldati maliani per contrastare insicurezza e terrorismo. Intanto quattro persone sono state arrestate nell’ambito dal caso noto come ‘Air cocaine’: nel novembre 2009 un aereo carico di droga atterrò in pieno deserto maliano, non lontano da Gao. (Fonte: MISNA) CHIESE Un mestiere, ad esempio quello di carpentiere, elettricista o muratore, ma anche il rispetto dell’altro: sono le materie di insegnamento del Centro interreligioso per l’apprendistato giovanile inaugurato nella diocesi di Jos - Nigeria - , un’area ancora di recente spazzata da violenze di carattere sociale, etnico e politico. La struttura, scrive l’arcivescovo Ignatius Kaigama, è il frutto della cooperazione tra la chiesa locale e Jama’atu Nasril Islam, un organismo che riunisce le associazioni musulmane della regione. Il primo laboratorio della struttura, inaugurato agli inizi di febbraio, può accogliere 35 apprendisti. I giovani di fede cristiana saranno seguiti da insegnanti musulmani e viceversa, in modo da favorire negli alunni la conoscenza della religione dei loro vicini di casa. (Fonte: MISNA) f ocus on Ken Saro-Wiwa, Un mese e un giorno. Storia del mio assassinio (traduzione di Marta Codignola), Milano, Dalai Editore, 2010, p. 277, € 17,50 Ken Saro-Wiwa è stato un intellettuale e scrittore nigeriano di straordinario talento. Nato a Bori, nella regione del Delta del Niger, fin da piccolo viene considerato un bambino prodigio. Negli anni ’80 si dedica al teatro e alla letteratura. Al lavoro artistico affianca un forte impegno civile, coinvolgendosi in prima persona nella difesa del popolo Ogoni, minacciato dalla presenza delle compagnie petrolifere e dalle continue trivellazioni e piogge acide. Nel 1990 fonda il MOSOP, il Movimento per la sopravvivenza del Popolo Ogoni che costringerà la Compagnia petrolifera Shell ad abbandonare il Delta del Niger. In seguito a questo, il Governo militare nigeriano si inasprirà ulteriormente e nonostante le pressioni delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, dopo un processo farsa, Ken Saro-Wiwa verrà riconosciuto colpevole e impiccato insieme ad altri otto attivisti. In occasione del decimo anniversario della sua esecuzione, avvenuta il 10 novembre 1995, è stata pubblicata una nuova edizione di Un mese e un giorno (tradotto in italiano nel 2010), con la prefazione del premio Nobel Wole Soyinka: è un intenso diario del mese e un giorno di detenzione passati nelle carceri nel 1993, una vera e propria autobiografia politica. Contiene alcune lettere della corrispondenza con gli amici, quelle inviate alla famiglia da personaggi illustri come Nelson Mandela, Ethel Kennedy, Chinua Achebe, Ben Okri e Nadine Gordimer, e le commoventi lettere scritte dal figlio al padre dopo la sua morte. È un duro atto d’accusa al regime nigeriano e alla multinazionale Shell, che solo nel 2009 - dopo cinquant’anni di trivellazioni - è stata condannata a risarcire la famiglia Wiwa per la perdita di Ken e gli Ogoni per i danni causati al territorio e la ripetuta violazione dei diritti umani fondamentali. M. Ludovica Piombino recensioni Paul Collier, Guerre armi e democrazia, Editori Laterza, Roma, 2010, p. 248, € 18 “Se la gente va alle urne non imbraccia il fucile. Falso. Sono giunto alla conclusione che questa convinzione rassicurante sia una illusione”. Il nuovo libro di Paul Collier “Guerre, armi e democrazia” è un saggio di attualità sul rapporto che lega la violenza politica e la povertà nei paesi in via di sviluppo. Parla di potere, perché nei paesi piccoli e poveri, la principale via di accesso al potere rimane la violenza. Armi, guerre e colpi di stato sono da tempo l’unica realtà. L’autore cerca di mettere in luce le caratteristiche di quelle nazioni i cui governi si definiscono democratici, ma in realtà non garantiscono ai cittadini né i diritti di base né la libertà degli individui; ne spiega la storia e le motivazioni che le hanno portate a essere degli stati dove dilagano terrore e violenza. Può stupirci, ma la tesi espressa dall’autore è che la democrazia ha fatto aumentare la violenza politica invece di ridurla. Per quanto riguarda l’Africa dal 1945 ad oggi, 82 sono stati i colpi di Stato riusciti, 109 i tentativi falliti e 145 i complotti sventati sul nascere. Nei 58 paesi presi in esame, 9 miliardi di dollari sono spesi in armi, il 40% finanziato dagli aiuti per la cooperazione della comunità internazionale. “La democrazia - avverte Collier - non è solo il diritto di voto. È anche un sistema di controlli, di freni e contrappesi che limitano il potere di un governo eletto. Dove questi sono stati adottati i risultati sono stati buoni, al contrario, l’enfasi eccessiva sulla competizione elettorale ha peggiorato le cose, perché i contendenti hanno ritenuto che conquistato il potere, avrebbero potuto fare tutto ciò che volevano e il risultato finale non è la democrazia ma la “demopazzia”. Chiara Trumpy film Storie di immigrati, tra speranze e tragedie di Silvia Turrin, giornalista Viaggiare significa scoprire e confrontarsi con altre culture, oltre che ampliare o modificare la propria visione del mondo. Partendo da queste riflessioni, il regista Bruno Bigoni ha realizzato il docu-film Il Colore del Vento (prodotto dalla Minnie Ferrara & Associati), che sarà proiettato in alcune sale cinematografiche italiane nel corso del 2011: la prima data è il 14 aprile, a Roma, presso l’Alcazar (seguiranno Milano e Genova). Ispirandosi al progetto artistico di Creuza de Mä realizzato da Fabrizio De André, in collaborazione con il versatile polistrumentista Mauro Pagani, la pellicola narra le esistenze di donne e uomini molto diversi tra loro per estrazione sociale, idioma, Paese d’origine, accomunati però dalle storie, passate e presenti, che il Mar Mediterraneo ha portato e porta con il suo continuo imperituro movimento delle onde. Un ambiente liquido dove si sviluppano scambi culturali, ma anche scontri. Le vite delle persone raccontate nel film sono messe tra loro in comunicazione grazie all’itinerario di una nave mercantile che, dal porto di Genova, salpa verso altre città, bagnate dalle acque del Mediterraneo. Tra le varie tappe c’è Lampedusa, che continua a essere un luogo di passaggio, una sorta di limbo tra una vita di stenti, dittature, guerre e la speranza di un domani migliore. Qui sono protagonisti i volti di tanti africani, considerati da certi politici e cittadini italiani “non persone”, perché clandestini: una parola mal utilizzata e recepita in modo peggiorativo, tanto da minare valori etici quali l’accoglienza e il rispetto. Il mare per gli immigrati africani può essere la loro salvezza, il punto di partenza verso una nuova vita, ma al contempo rappresenta la paura, l’incertezza e purtroppo può essere anche un luogo di morte. Il percorso conduce verso altre città – Sousse, Sidone, Dubrovnik, Bari, Barcellona, Tangeri, definita “la Porta d’Africa” – dove si osserva l’incessante fenomeno della fusione culturale. Accanto alla mescolanza di genti viene mostrato l’odio etnico e razziale. Il viaggio termina dove è iniziato, a Genova, da sempre centro di sbarchi, di partenze, di contaminazioni sociali e culturali. Al suo porto giungono tantissimi volti, come le donne nigeriane, costrette con la forza e il ricatto a prostituirsi. Il documentario racconta le loro aspettative che poi diventano effimere illusioni, perché non troveranno mai ciò che sperano, cioè un lavoro e una nuova prospettiva di vita nella ricca Europa. I loro sogni si infrangono nei meandri di reti criminali ben organizzate, che si arricchiscono con denaro sporco. Il Colore del Vento è un viaggio scandito da forti drammi esistenziali, da inquietudini e dalla precarietà di tante esistenze. Sta a noi, alle persone, trasformare il Mediterraneo in un Mare Nostrum, dove le differenze convivono per costruire un grande spazio comune valorizzato da tanti colori. Pag. 19 PASQUA DI RISURREZIONE SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE Foto: Gianni Carrea INDIRIZZI ANGOLA Adorni P. Renzo Cel. 00244 923. 425291 Besenzoni P. Angelo Cel. 00 244 923323354 [email protected] Ceferino P. Cainelli Cel. 00 244 925458927 Frattin P. Luigino Cel. 00 244 923425080 Maccalli P. Walter Cel. 00244 924331463 Cherchi P. Mario Cel. 00244 924610714 Paròquia Bom Pastor - C.P. 14748 LUANDA EXULTET BENIN Molena P. Leopoldo Centre Brésillac BP 100 CALAVI T.00229.21360186 - [email protected] Esulti il coro degli angeli, esulti l’assemblea celeste: un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto. Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero Agnello, che con il suo sangue consacra le case dei fedeli. Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri, dalla schiavitù dell’Egitto, e li hai fatti passare illesi attraverso il mar Rosso. Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato con lo splendore della colonna di fuoco. Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi. Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro. O immensità del tuo amore per noi! inestimabile segno di bontà: per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio! Davvero era necessario il peccato di Adamo, che è stato distrutto con la morte del Cristo. Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore! O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi. Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace. O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo Creatore! I Padri missionari Sma augurano ai parenti, amici e benefattori la gioia e la pace del Cristo Risorto! S.M.A. Roma Via della Nocetta 111 00164 ROMA RM Tel. 06 6616841 Fax 06 66168490 [email protected] P. Mandirola Lorenzo P. Semplicio Bruno S.M.A. Feriole Via Vergani 40 35037 TEOLO PD Tel. 049.9900494 Fax 049.9902616 [email protected] P. Agbeme Samuel P. Aimetta Nino P. Brusegan Giuseppe P. Porcellato Antonio P. Sanavio Gino S.M.A. Genova Via Francesco Borghero 4 16148 GENOVA GE Tel. 010.307011 Fax 010.30701240 C.C.P. 479162 [email protected] www. missioni-africane.org P. Basso Eugenio P. Mandonico Andrea P. Boffa Mario P. Melchiori Lionello P. Bottarlini Gerardo P. Prada Marco P. Carminati Carmine P. Rulfi Giampiero P. Drogo Filippo P. Sessarego Stefano COSTA D’AVORIO Alberti P. Luigi - [email protected] B.P. 702 ANYAMA - T. 00225.23559506 Arnolfo P. Francesco T. 00225.23541817 B.P. 212 ADZOPE - Cell 00225 08 129962 Dozio P. Dario - [email protected] Rapetti P. Lorenzo [email protected] 04 B.P. 884 ABIDJAN 04 - T. 00225.23451791 Benetti P. Giovanni 03 B.P. 147 ABIDJAN 03 - T. 00225.20371568 [email protected] Bonazzetti P. Martino - [email protected] Snider P. Lorenzo - [email protected] 02 B.P. 450 SAN PEDRO 02 -T. 00225.34712180 Conti P. Giampiero - [email protected] Mission Catholique de TOUBA per la posta: 04 B.P. 884 ABIDJAN 04 MAROCCO Revelli P. Matteo - [email protected] Eglise St. François d’Assise Avenue Mohammed Slaoui - 30000 FES T. 00 212(0)35622347 Cell. 00 212 66332023 NIGER Bazzara P. Carlos - [email protected] Maccalli P. Pier Luigi - [email protected] Mission Catholique de Bomoanga Girotto P. Vito - [email protected] Pieretto P. Victor - [email protected] Mission Catholique de Makalondi Armanino P. Mauro - [email protected] B.P. 10270 - 8007 Niamey CTN - NIGER TOGO Galli P. Silvano - [email protected] KOLOWARE B.P. 36 SOKODE T. 00228.4451012 - Cell. 00228.9977530 P. Luigi Aimetta è messo a disposizione della diocesi di Cuneo - Fossano per un servizio pastorale a Valgrana. Risiede presso la famiglia Lamberto Guido e Rinuccia, Via Aldo Moro 51 12040 Genola (CN) Tel. 0172 68358 P. Dario Falcone, Corso Umberto I°, 50 - 12020 Villafalletto CN - Amministratore parrocchiale di Murazzo (CN) Tel. 0171 938339 - cell. 347 3549573 [email protected] P. Sandro Lafranconi Parrocchia di Régona 26025 Pizzighettone CR [email protected] Bonifico (IBAN) IT23 Z061 7501 4170 0000 1579 180, intestato a Provincia italiana della Società Missioni Africane Pag. 20