fon - Società Missioni Africane

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fon - Società Missioni Africane
MAR - APR 2011
SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE
numero 109
SMA
Autorizzazione del Tribunale di Genova N° 18 del 2 aprile 1990 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 2, DCB Genova” - detentore
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Foto: Gianni Carrea
notizie
ERO STRANIERO
E MI AVETE ACCOLTO...
L
e sollevazioni delle popolazioni arabe in
vari Paesi del Mediterraneo, il recente
terribile terremoto, che ha colpito il
Giappone, il conflitto in Libia, che affonda le
sue radici in azioni, omissioni e connivenze
dell’Europa ricca e ipocrita, spinge e spingerà
sempre più masse di disperati a cercare
fortuna e salvezza in Italia e in Europa.
Il mondo ribolle. Si parla, si scrive molto di
equilibri e squilibri mondiali, ma dell’uomo si
parla troppo poco.
A causa della globalizzazione e dei suoi
“incidenti di percorso”, avremo infatti, anche
sul nostro suolo, decine di migliaia di persone
(profughi, migranti, clandestini), alla ricerca
di migliori condizioni di vita, di libertà, di
giustizia e dignità, provenienti da varie
DOCUMENTI
TESTAMENTO SPIRITUALE Pag.
2
culture e religioni, la maggior parte di fede
islamica.
Ci dovremo dunque confrontare con il
delicato problema dell’accoglienza,
e quell’annuncio e testimonianza esplicita
della Buona Notizia di Gesù diventerà
possibile, perché questi nostri fratelli, da
lontani e separati geograficamente che erano,
saranno materialmente a noi “prossimi”.
Drammaticamente o provvidenzialmente,
a scelta, per scuotere le nostre pigrizie
e incoerenze, Gesù il nostro Maestro si
identifica proprio nel volto del prossimo
bisognoso d’aiuto e afferma: «ogni volta che
avete fatto queste cose a uno di questi miei
fratelli più piccoli, l’avete fatto a me»
(Cfr. Mt 25,40-45).
SPECIALE
COSTA D’AVORIO Pag. 4
Perché accoglierli?
Perché sono persone umane e perché Gesù ci
dice: “ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi
sete e mi deste da bere, ero straniero e mi
accoglieste, nudo e mi copriste, in carcere e
veniste a trovarmi “ (Mt 25,35-36).
La comunità civile, le varie comunità religiose
e missionarie, le associazioni e i movimenti
cristiani, i laici, i singoli battezzati saranno
in grado di cogliere la sfida? Sapranno
trasformare un problema in un’opportunità
per convertire le proprie vite e rivestire la
propria fede di concretezza?
Saremo capaci di questo? La nostra risposta di accoglienza sarà il
migliore annuncio al mondo che Cristo è
veramente risorto e noi lo abbiamo incontrato.
La Redazione
FOCUS ON AFRICA
MASCHERE FANG E KWELE Pag.
12
DOCUMENTI
SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE
“IO VOGLIO
SERVIRE GESÙ”
“
Mi sono state proposte alte cariche al
governo e mi è stato chiesto di abbandonare
la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato,
persino a rischio della mia stessa vita. La mia
risposta è sempre stata la stessa: «No, io voglio
servire Gesù da uomo comune».
Questa devozione mi rende felice. Non voglio
popolarità, non voglio posizioni di potere.
Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio
che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni
parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù
Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi
considererei privilegiato qualora “in questo mio
sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i
bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del
Pakistan” Gesù volesse accettare il sacrificio
come possa io seguire il cammino del Calvario.
Nostro Signore ha detto: «Vieni con me, prendi
la tua croce e seguimi». I passi che più amo della
Bibbia recitano: «Ho avuto fame e mi avete dato
da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da
bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo
e mi avete vestito, malato e mi avete visitato,
carcerato e siete venuti a trovarmi». Così, quando
vedo gente povera e bisognosa, penso che sotto
le loro sembianze sia Gesù a venirmi incontro.
Per cui cerco sempre d’essere d’aiuto, insieme ai
miei colleghi, di portare assistenza ai bisognosi,
agli affamati, agli assetati”.
(dal Testamento spirituale di Shahbaz Bhatti) Una folla di cristiani a Khushupur rende omaggio
alla salma di Shahbaz Bhatti, ministro cattolico
pakistano per le minoranze religiose, assassinato
il 2 marzo 2011
della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per
Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in
questo Paese.
Molte volte gli estremisti hanno cercato
di uccidermi e di imprigionarmi; mi
hanno minacciato, perseguitato e hanno
terrorizzato la mia famiglia. Gli estremisti,
qualche anno fa, hanno persino chiesto ai
miei genitori, a mia madre e mio padre, di
dissuadermi dal continuare la mia missione in
aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti
mi avrebbero perso. Ma mio padre mi ha
sempre incoraggiato. Io dico che, finché
avrò vita, fino all’ultimo respiro, continuerò
a servire Gesù e questa povera, sofferente
umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri.
Voglio dirvi che trovo molta ispirazione nella
Sacra Bibbia e nella vita di Gesù Cristo. Più
leggo il Nuovo e il Vecchio Testamento, i
versetti della Bibbia e la parola del Signore
e più si rinsaldano la mia forza e la mia
determinazione. Quando rifletto sul fatto
che Gesù Cristo ha sacrificato tutto, che Dio
ha mandato il Suo stesso Figlio per la nostra
redenzione e la nostra salvezza, mi chiedo
Pag.
2
«Con Cristo siete sepolti nel Battesimo,
con lui siete anche Risorti» (cfr. Col 2,12)
Nel giorno del nostro Battesimo, «divenuti partecipi della morte e risurrezione del Cristo», è iniziata per
noi «l’avventura gioiosa ed esaltante del discepolo»…
Il fatto che nella maggioranza dei casi il Battesimo si riceva da bambini mette in evidenza che si tratta
di un dono di Dio: nessuno merita la vita eterna con le proprie forze.
La misericordia di Dio, che cancella il peccato e permette di vivere nella propria esistenza «gli stessi
sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,5), viene comunicata all’uomo gratuitamente.
L’Apostolo delle genti, nella Lettera ai Filippesi, esprime il senso della
trasformazione che si attua con la partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo,
indicandone la meta: che «io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle
sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella
speranza di giungere alla risurrezione dai morti» (Fil 3,10-11).
Il Battesimo, quindi, non è un rito del passato, ma l’incontro con Cristo che informa tutta l’esistenza
del battezzato, gli dona la vita divina e lo chiama ad una conversione sincera, avviata e sostenuta dalla
Grazia, che lo porti a raggiungere la statura adulta del Cristo.
….Questo dono gratuito deve essere sempre ravvivato in ciascuno di noi e la Quaresima ci offre un
percorso analogo al catecumenato, che per i cristiani della Chiesa antica, come pure per i catecumeni
d’oggi, è una scuola insostituibile di fede e di vita cristiana: davvero essi vivono il Battesimo come un
atto decisivo per tutta la loro esistenza”
(Dal messaggio quaresimale di papa Benedetto XVI)
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DALLA MISSIONE
TOGO
INTRONIZZAZIONE DEL RE
A
rrivo verso le 9, assieme agli invitati e le
delegazioni, che sono numerose.
Hanno allestito, sulla piazza della scuola,
tettoie di frasche tutt’attorno, sistemando
banchi per i giovani, sedie per gli adulti,
stuoie per gli anziani.
Per gli invitati e le varie delegazioni hanno
messo delle poltrone sotto la tribuna ufficiale
ricoperta di teloni.
Al centro il seggio del nuovo sovrano. Il capo
cantone di Kparatao mi fa un cenno.
Mi siedo accanto a sovrani che vengono dal
Ghana. C’è una forte delegazione ghaneana.
In attesa che arrivi il neo-eletto e il prefetto,
gruppi di danzatori e danzatrici
si susseguono in mezzo alla piazza. Ad
ogni prestazione, dei presenti si avvicinano
offrendo denaro o caramelle, qualche volta
i danzatori sono “irrorati” da caramelle.
La maggior parte dei donatori vengono
dal Ghana. Offrono biglietti di 5 cedi. Altri
passano a tamburellare accanto ai visitatori
sollecitando la loro generosità. Sono davanti
a me, insistenti, ma non ho nulla in tasca.
La nostra griotte di Kolowaré, Mamatou
Ouro Kora, fa la sua prestazione davanti a
tutti, cantando le lodi del sovrano e della sua
famiglia. È innaffiata di denaro e caramelle.
Un ragazzo raccoglie il tutto in un paniere.
Alcune donne di Kolowaré passano accanto a
noi gettandoci caramelle. Ne raccolgo alcune.
Le depongo nella scodella della donna che
passa con una tazza a chiedere di ricordarsi
di lei.
Nelle foto alcune fasi della cerimonia di intronizzazione
Il nuovo sovrano arriva con il suo seguito,
fa il giro della piazza a salutare, poi si siede
accanto al seggio dove poi sarà intronizzato
ufficialmente.
Il prefetto con il suo seguito arriva alle 10,30.
Anche lui passa a salutare tutti, e si siede accanto
al nuovo trono - vuoto - del sovrano.
Si inizia con l’alza bandiera e l’inno nazionale
togolese cantato dai ragazzi della scuola.
Il delegato del sovrano e del villaggio,
l’organizzatore della cerimonia, dà il benvenuto
ai presenti, specialmente alle delegazioni venute
dalle prefetture di Tchamba e Bassar, poi quelle
dal Ghana e Benin.
Comunica poi la notizia ufficiale, spiega la
ragione della manifestazione:siamo qui per
intronizzare il nuovo sovrano.
È il momento della preghiera. L’Imam con il suo
aiutante, biancovestiti, fanno una preghiera per
il nuovo sovrano e tutti i presenti.
È la volta del capo cantone di Kparatao da cui il
FATEVI SPERANZA!
villaggio di Nigbaudé dipende. Fa il suo discorso
in kotokoli. Parla davanti ad un leggio. Alla fine
la tavoletta del leggio era piena di denaro. Tutti
cedi, biglietti del Ghana. Ritorna al suo posto
senza toccare i biglietti che un giovane raccoglie.
Tocca poi al Prefetto: il suo discorso è in francese.
Invita il nuovo capo a governare con saggezza,
ad ascoltare tutti, specialmente quelli che
non pensano come lui, deve poi avere molta
pazienza, essere un leader con idee innovative,
circondarsi di consiglieri avveduti.
Siamo al momento centrale della cerimonia. Il
nuovo sovrano, con il suo seguito, si mette al
centro davanti alle delegazioni e il Prefetto, con
solennità, a nome del ministro, dà lettura del
documento ufficiale d’investitura, citando le
varie leggi.
Alla fine il documento è rimesso al nuovo
sovrano che fa il giro della piazza, con il suo
seguito, mostrandolo a tutti. E così Ouro Bangya
Aliou è insediato sul trono.
P. Silvano Galli
DALLA MISSIONE
COSTA D’AVORIO
S
tiamo iniziando i ritiri per i Battesimi: tre
giorni di preghiera e riflessione su questa
nuova tappa della vita di molti cristiani della
nostra comunità. Lo leggiamo come segno
di speranza in questo momento particolare
della situazione sociale del Paese.
Sicuramente non cambierà molto a livello
nazionale, ma crediamo che questo possa
essere un modo di affrontare le difficoltà del
momento con uno spirito diverso.
Le difficoltà sono tante:
Il blocco economico sta mettendo a rischio la
vendita della piccola stagione di produzione
del cacao. Degli acquirenti che hanno un
po’ di soldi (merce rara anche a causa della
chiusura delle banche) si presentano pagando
il cacao 300 franchi CFA invece degli 800
pagati di solito.
Ma molti, alle strette, accettano questo
sciacallaggio!
Come finirà poi per molti malati di AIDS se
continua il blocco dei medicinali? Già negli
ospedali è diventato difficile curarsi. A dire
il vero lo era già anche prima, ma adesso si
aggiunge il blocco delle medicine.
Stanno lanciando delle campagne di
vaccinazione, ma senza il gas che fa
funzionare i frigoriferi in mancanza della
corrente come sarà possibile conservare al fresco
i vaccini? Il nostro frigo a gas ha ancora 15 giorni
di autonomia, poi…
In mezzo a queste situazioni quaresimali ecco la
Speranza della Pasqua alla quale ci prepariamo
con la gioia dei battesimi.
Speriamo che la Risurrezione di Cristo porti luce
a coloro che devono decidere perché possano
pensare al bene di tutti e non al potere di
qualcuno.
Buona Pasqua a tutti e vi chiediamo di farvi
speranza con noi.
P. Martino Bonazzetti
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DALLA MISSIONE
COSTA D’AVORIO
SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE
...PRIMA O POI
FARÀ GIORNO
Tornando da San Pedro...
Tutto chiuso
Sto tornando da San Pedro e non vedo l’ora
d’arrivare a casa: dopo sei ore di asfalto
scassato, con i vestiti incollati addosso per
la polvere ed il sudore, tutto quello che
desidero è una buona doccia fredda e una
birra in frigo... Poi d’improvviso il caos !
Mi trovo davanti una marea di gente che
urla e corre. Appena il tempo di frenare e
mi circondano la macchina. Hanno invaso
la strada: tavoli rovesciati, tronchi d’albero
e altro materiale non ben definito sbarra
il passaggio. Mi vedono e subito lanciano
l’allarme: “...un bianco! ...un francese!” In
un attimo li ho tutti intorno. Uno sventola
in aria il macete: ha il volto pitturato di
carbone e fronde infilate nei capelli. “ONU
vai via...! Sarkozi lasciaci in pace...!” - mi grida
addosso. Un’altro cerca di aprire la portiera e
mi mostra un bastone picchettato di chiodi.
“...Ma io sono italiano... - è tutto quel che
Da più giorni me ne sto tranquillo in casa. Fuori
si sentono raffiche di kalashnikov ed è meglio
non uscire: ora ho tutto il tempo che voglio per
mandare avanti i lavoretti lasciati in sospeso,
leggere quel che avevo messo da parte da
secoli e anche pregare un po’ di più, che ne
ho bisogno. Ogni tanto metto il naso fuori dal
cancello per vedere chi passa e chiedo com’è la
situazione in città. Ma le macchine sono rare e
la gente se ne va di fretta. Poi è inutile uscire:
tutti i negozi sono chiusi, chiuse le banche, gli
uffici, il mercato... E ogni 500 metri trovi uno
sbarramento di giovani patrioti che si eccitano
quando vedono un europeo.
Un fumo nero e intenso sale da nord : è il
mercato di Attécoubé che sta bruciando. Si sente
ancora sparare. Non le solite raffiche: stavolta
sono colpi di arma pesante. All’inizio sembrava
un forte temporale che veniva da Abobo (il
grande quartiere popolare a maggioranza
mi vien da dire - italiano e missionario.” E
cerco di sorridere con la mia faccia da prete
più bonaria che posso. Ma tutt’intorno è
un gran casino: uno parla, l’altro grida...
chi batte con la mano sulla macchina, chi
mi dice di scendere... Mi salva il calcio e la
carta d’identità. Viva l’Italia ! Non son mai
stato così contento di essere connazionale
di Gattuso e della Squadra Azzurra. Però mi
fanno scendere lo stesso. Frugano la macchina
in ogni angolo. Le banane e gli ananas che
avevo nel cofano se ne vanno per metà. Mi
frugano anche in tasca; uno cerca di sfilarmi
il portafoglio, ma è beccato dal suo vicino:
“Vergogna: non siamo ladri, ma patrioti!”
Riconosco il giovane che parla: domenica
scorsa ha letto in chiesa durante la messa.
Ora anche lui ha il volto dipinto e una sbarra
in mano. “Mon père, cerchiamo le armi che
l’ONU e i francesi portano ai ribelli.” - e mi fa
segno di partire - “Presto, vai via; e non uscire
di casa : aujourd’hui ça chauffe!” Non me
lo faccio dire due volte: tiro il fiato e riparto
a gran velocità. Non so ancora che altri 14
sbarramenti mi aspettano prima di arrivare
alla SMA.
pro Ouattara), ma adesso le detonazioni sono
sempre più tremende e fanno paura. La radio
dell’ONU, la sola non offuscata, a parte quella
del governo in carica, dice che la ribellione ha
ormai preso tutto la zona nord di Abidjan. Ma è
difficile avere un’idea esatta di quel che succede.
Le notizie sono di parte e spesso contraddittorie,
puoi sentire tutto e il suo contrario, a secondo
della fonte di provenienza. Ha ragione chi
ha detto: la verità è quel che fa piacere a chi
comanda.
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4
Cioccolato Amaro
Non sono uccel di gabbia e più di tanto non
resisto al chiuso. Stamattina non si sente sparare
e tutto sembra calmo; così tento un giro in
centro città. Chiedo qual è la strada più sicura.
“A destra ci sono gli sbarramenti dei patrioti mi dice il vicino -; ci vorranno due ore: ti tocca
scendere ogni volta e lasciarti perquisire con
tanta pazienza; a sinistra invece la strada è
libera... ma rischi di trovare i ribelli”. Vado a
sinistra. In effetti si viaggia bene. Incrocio decine
di persone che camminano in senso contrario
al mio, con valigie in mano e cartoni in testa,
spingendo carriole piene di tutto quel che
possono caricare. Sono gli abitanti dei quartieri
occupati dalla ribellione. Scappano: da giorni
i militari pro Gbagbo stanno contrattaccando
per scacciare gli avversari. La maggior parte
sono donne, alcune anziane, altre con i bambini
aggrappati alla schiena... Cercano rifugio da
parenti o amici, dormono nelle chiese, nelle
scuole o dove capita, aspettando di trovare
l’occasione per lasciare Abidjan e tornare ai loro
villaggi di origine. Sono loro le prime vittime di
questa guerra che nessuno vuole ma di cui non si
trova la via di uscita.
In centro invece la vita continua quasi come
prima. Tanti uffici sono aperti e anche i negozi
lavorano: fanno orario continuato fino alle 15.
Così ne approfitto per un po’ di compere: riso,
pane, zucchero, verdure... Non si può sapere quel
che ci riserva il domani... Anche da un’ambasciata
ci hanno telefonato invitandoci a partire. Gentile
l’impiegata che parlava al telefono; mi ha pure
consigliato di mangiare cioccolato amaro ogni
sera: pare faccia bene contro le stress...
Fino a quando?
Sono tante le cose amare che mi tocca inghiottire
ogni giorno. Sopratutto vedere chi sta male ...e
non poter fare niente. Mi chiama sul cellulare
Josephine: stanno sparando forte nel suo
quartiere; lei e i suoi bambini hanno paura e
mi chiede aiuto... Cosa dirle per telefono? Ieri
era Frank, padre di famiglia, che non riceve il
salario da due mesi ...e le banche sono chiuse.
Poi i profughi, sempre più numerosi, che vedo
ogni giorno passare: scappano e non sanno dove
andare... Ma nonostante tutto, qui si continua
a sperare e ad avere fiducia in Dio. Ma, fino a
quando? Anche nella nostra Cappellina sono
sempre più numerosi i vicini che vengono ogni
mattina alla messa. E non si contano i rosari,
le novene, i digiuni... Mi chiedo come faccia il
Signore a non vedere tutte queste preghiere per
la pace in Costa d’Avorio.
Nonostante tutto
Una domenica molto strana questa: non si
sentono i cori delle chiese evangeliche né
la musica che di solito arriva a tutto volume
dai bar del quartiere, ma una grande calma
mai vista prima e che fa paura. Da qualche
giorno corre voce di un attacco imminente e
molti si sono lasciati prendere dal panico. La
stazione dei badjan (camioncini per il trasporto
di persone) è invasa dalla folla; tanti hanno
dormito lì, per terra, aspettando un posto
libero per andarsene... Io invece resto, come
pure tutti i miei colleghi. Ha telefonato suor
Rosaria, una suora del dispensario di Abobo,
dove i bombardamenti sono stati più intensi;
neppure lei si è mossa: ha continuato a curare
i feriti giorno e notte. Padre Luigi ha mandato
in Ghana i seminaristi, però lui e gli altri tre
formatori sono rimasti sul posto. Così in tutte le
parrocchie. Certo, non possiamo far grandi cose,
si vive giorno dopo giorno e spesso ci si chiede
come sarà domani... Ma il mio amico dice che,
nonostante tutto, una cosa è certa: per quanto
buia sia la notte, prima o poi farà giorno.
P. Dario Dozio
SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE
L
DALLA MISSIONE
COSTA D’AVORIO
MOMENTI DIFFICILI
PER LA COSTA D’AVORIO
a Costa d’Avorio sta vivendo
probabilmente i momenti più tragici della
sua ancora breve storia di Paese indipendente
dal 1960, dotato di straordinarie possibilità di
sviluppo e di risorse di ogni genere.
Da una decina di anni la situazione sociopolitica è andata degenerando con rivalità
politiche, colpi di stato, una latente guerra
civile, con ribellione armata e minaccia di
secessione delle regioni centro nord di un
Paese, che è un poco più grande dell’Italia,
ma con soli 20 milioni di abitanti.
Da cinque anni la Comunità internazionale,
nell’intento di favorire la stabilità per la
Costa d’Avorio e tutta l’Africa Occidentale,
è intervenuta, tramite l’ONU, per separare
i belligeranti, proteggere la popolazione e
soprattutto per ricucire gli strappi, superare
ostacoli di ordine umano, politico ed
economico e portare il Paese alle elezioni
presidenziali.
Purtroppo l’ultimo turno delle elezioni,
avvenute a fine novembre, non solo non ha
dato i risultati rappacificatori desiderati, ma
ha scatenato una situazione grave, pericolosa
e disumana.
Il Presidente uscente, Laurent Gbagbo,
battuto dalla coalizione opposta, non ha
riconosciuto vincitore il suo rivale Alassane
Ouattara, pur dichiarato vincente dalla
Commissione elettorale indipendente e dalla
supervisione dell’ONU e si è rifiutato di cedere
il potere.
In questi quattro mesi la “macchina di
guerra” si è rimessa in moto, risvegliando
i vecchi demoni etnici, culturali e religiosi,
legati al fatto che il Presidente uscente,
originario del sud-ovest del Paese
rappresenta un poco tutto il sud e le
sue etnie tradizionalmente più evolute e
benestanti, a prevalenza cristiana, mentre
il nuovo Presidente eletto rappresenta
Ultima ora
prevalentemente il nord con larghe componenti
di immigrati dai Paesi vicini dediti al lavoro
manuale nelle grandi piantagioni ed al
commercio ed a maggioranza islamica.
Da una parte come dall’altra si sono imbracciate
le armi, dal macete al kalashnikov fino alle armi
pesanti, per difendersi come per attaccare. Gli
scontri fra le due fazioni hanno fanno centinaia
di morti in tutto il territorio, con tante vittime
fra i combattenti, ma anche fra innocenti e
ignari cittadini. La gente, presa dalla paura, ha
incominciato a fuggire, con ogni mezzo, sia per
rifugiarsi nei Paesi vicini, sia per raggiungere i
luoghi di origine all’interno del Paese, sia per
raggrupparsi per etnia nei popolosi quartieri di
Abidjan, la capitale economica.
Per giorni interi si sono viste queste
interminabili file di fuggiaschi camminare, sotto
il sole, ai bordi delle strade recando sul capo
grandi bacinelle e immensi fagotti con tutte le
loro “ricchezze”, accompagnate dal tiro di armi
da fuoco anche pesanti.
In caso di minacce, di pericolo imminente o di
scontro, spesso la gente, a migliaia, ha cercato
11 aprile, mentre andiamo in macchina, Radio
e Televisioni danno notizia della cattura del
presidente uscente Laurent Gbagbo con i
familiari ed alcuni seguaci, nella sua residenza
di Abidjan.
Le parole che il neo Presidente eletto e
riconosciuto, Alassane Dramane Ouattara
(ADO), ha rivolto al Paese, fanno sperare in
una normalizzazione progressiva della tragica
situazione che la gente vive da oltre quattro mesi.
Le iniziative proposte dal Capo di Stato lasciano
presagire progressivo ritorno ad un clima di
riconciliazione e di pacifica convivenza: Nostra
Signora della Pace continui ad accompagnare la
Costa d’Avorio nella ricostruzione di una pace
definitiva, per la quale i Cristiani ed i credenti
La pregano da quasi dieci anni…
rifugio nelle chiese e nei recinti delle Missioni
creandovi gravi problemi che solo l’intervento
della Caritas e di altri Organismi assistenziali
ha alleviato in parte. In molti casi le case
o le istituzioni, abbandonate per pericolo
imminente, sono state prima attaccate da
una delle fazioni belligeranti che ha requisito
i veicoli, e poi da comuni briganti dei dintorni
che hanno portato via tutto quello che si
può asportare da una abitazione, come è
successo al Seminario Maggiore della SMA ad
Ebimpé ridotto ad un insieme di costruzioni
saccheggiate, senza più alcuna presenza di
mobili, attrezzature o materiale solito di una
casa di formazione. Tutto è da rifare!
Un grande pericolo, che un eventuale accordo o
compromesso non potrà eliminare del tutto, è
la presenza di mercenari, di esaltati o “patrioti”
come di delinquenti comuni - fuggiti dalle
prigioni - che approfittano della supremazia
conferita loro dalle armi per commettere
soprusi, vendette, aggressioni e saccheggi.
E quando si vive in tale situazione, anche se
si sta chiusi in casa, c’è il rumore degli scoppi
e degli spari a ricordare, giorno e notte, che
la Costa d’Avorio vive momenti di guerra, che
potrebbero sfociare in una spaventosa guerra
civile.
Mentre le varie istituzioni nazionali e
internazionali fanno di tutto per trovare una
soluzione alla crisi, i Cristiani continuano a
pregare per la pace. Anche noi missionari,
accogliendo ogni mattina una cinquantina
di fedeli che vengono a Messa nella nostra
Cappellina li esortiamo ad avere fiducia, a
sperare e chiediamo con loro al Signore di
dare finalmente la pace alla Costa d’Avorio per
intercessione di Maria Regina della pace.
La nostra non è utopia, ma speranza e fiducia
cristiana, consapevole del fatto che nessuna
cattiveria umana potrà impedire all’Africa - con
l’aiuto di Dio - di vivere con pienezza il suo
importante ruolo sulla scena del mondo.
Con tanti auguri di bene e di pace per la Costa
d’Avorio, ma anche per tutti noi, in occasione
delle prossime feste pasquali.
P. Lorenzo Rapetti
Pag.
5
DALLA MISSIONE
ANGOLA
SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE
UNA PASQUA
DI SPERANZA
A
Nambuangongo, (Angola), dopo 30 anni di
guerra civile, terminata nel 2002, si è ripreso
con difficoltà un nuovo cammino di pace e di
unità. Anche se la vita democratica del Paese
stenta a farsi strada, ci sono segnali di crescita
nell’economia, nell’istruzione, nelle strutture,
ma non ancora nelle necessità elementari
delle popolazioni: acqua, salute e libertà di
manifestare. La parrocchia cresce
È come un seme che, nascosto in terra non
sempre fertile, cresce a poco a poco, dando i
suoi primi frutti. Ad esempio tre giovani sono
entrati in Seminario per finire le superiori. 79 adulti hanno scelto Gesù e si preparano durante
tre anni al Battesimo, all’Eucarestia e alcuni al
Matrimonio. 51 ragazzi e ragazze si sono iscritti
al catecumenato. Nascita di due nuovi gruppi
parrocchiali: Infanzia Missionaria per i bambini
e ragazzi. Apostolato della Preghiera per
adulti, anziani e vedovi. Continua la campagna
di Evangelizzazione con l’aiuto dei catechisti:
cinque villaggi hanno accolto e dato inizio
all’annuncio della Buona Novella (su un totale
di 73 villaggi, solo in 25 esiste una presenza
cattolica).
In Parrocchia stiamo realizzando alcune
strutture per la formazione e lo sviluppo
delle nostre popolazioni: è stato realizzato il
progetto carrozzelle e biciclette-carrozzelle,
per handicappati poliomielitici. Un grazie ai
molti amici e benefattori con l’aiuto della SMA
Solidale Onlus.
Missionari di Lisbona
Tutti gli anni nel mese di agosto, ci
rendono visita per un aiuto concreto
nell’Evangelizzazione missionaria incontrando
i gruppi parrocchiali e alcuni villaggi per una
Pag.
6
formazione permanente di base, inviando
materiale per l’alfabetizzazione e per corsi
sanitari di primo soccorso. Hanno intrapreso un
progetto di un collegio per ragazze che abitano
nei villaggi lontani, e che desiderano continuare
gli studi secondari.
È in costruzione una tettoia “jango”,
rettangolare 5 X 8 metri, per il gruppo della
Promaica, (promozione della donna angolana
cattolica). Essa servirà anche per i corsi di
alfabetizzazione, catechesi, incontri, ritiri ed
altre attività. Ringraziamo tutti coloro che vi
hanno contribuito tramite SMA Solidale Onlus .
Le due moto e dieci biciclette, che mi avete
aiutato a comperare e poi affidate ai catechisti
per l’evangelizzazione, lo sviluppo sociale
e sanitario, i corsi di alfabetizzazione e di
primo soccorso, e alle diverse campagne di
vaccinazione. Anche questi piccoli mezzi sono
necessari per salvare vite e lottare contro la
poliomelite. Grazie a tutti coloro che hanno
partecipato alla realizzazione tramite SMA
Solidale Onlus .
Lotta contro l’alcolismo
Una piaga di questa zona, soprattutto tra i
giovani. Il progetto di una motosega dà lavoro
ad alcuni operai e giovani falegnami che
desiderano tagliare alberi di loro proprietà per
fare porte, finestre e travi per il tetto delle loro
case. Il taglio di alberi è gratuito. Una parte di
legno rimane all’operaio che lavora, un’altra alla
missione.
La Diocesi si impegna alla costruzione della
casa parrocchiale e di una sala polivalente, che
servirà da chiesa in attesa che sia ristrutturata
la chiesa semi-distrutta dalla guerra. Il ministero
dei beni culturali ha pure promesso un aiuto per
la ristrutturazione, poiché la chiesa è classificata
come “monumento storico”, ma… ho dei dubbi. È in progetto la costruzione di una maternità
per assistere le mamme prima, durante e dopo
il parto. La futura maternità ha già un nome
“Mamma Rosalia Speranza”. Il 12 marzo scorso,
a Bitonto (BA), è stato organizzato un concerto
lirico da Regina Carla, figlia di Rosalia Speranza.
Il ricavato è stato offerto per questo progetto.
A nome delle donne di Nambuangongo
ringrazio tutti coloro che hanno contribuito e
contribuiranno alla sua realizzazione.
A tutti auguro una Pasqua ricca di speranza per
risorgere ad una nuova vita. P. Walter Maccalli
SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE
DALLA MISSIONE
ANGOLA
LA RISURREZIONE
GIÀ COMINCIATA!
La Via Crucis
Nelle nostre cappelle tutte le settimane di
Quaresima facciamo la Via Crucis. È abbastanza
partecipata. Tutti han subito qualche violenza
e qualche ingiustizia, tutti sono presi in giro dai
grandi che pensano solo ai loro interessi, tutti
subiscono quotidiane violenze, molti muoiono
giovani, a volte molto più giovani di Gesù Cristo.
E così viene spontaneo fare propria la sofferenza
di Gesù. Anche qui per fortuna non mancano
i Cirenei e le Veroniche, l’affetto di una madre
e il pianto di qualche donna, persino la fede di
un soldato. Soprattutto non mancano i semi di
resurrezione.
La Caritas
Il nostro impegno di quaresima è costruire una
casa per un signore anziano handicappato,
che vive in un cubo di lamiera da 2x2x1,50 e
sistemare la casa di una nonna abbandonata.
Quando viene alla Via Crucis la gente porta
l’equivalente delle sue rinunce quaresimali e
le offre nella cassa della Caritas. È poca cosa,
ma almeno tutti ci ricordiamo che c’è anche chi
sta peggio. Anche la parrocchia, nonostante i
grandi problemi economici, rinuncia in favore
della Caritas al 20% delle offerte che riceve per
le costruzioni. Con quel che raccogliamo qui,
con quel che riceviamo dall’Italia e con l’aiuto
di volontari generosi riusciamo così a far fronte
a diverse emergenze e a migliorare la vita di
diverse famiglie e anziani.
Santa Isabel
Il 3 luglio il vescovo inaugurerà ufficialmente la
nuova Chiesa e la nuova Parrocchia Santa Isabel.
È cresciuta per miracolo grazie a doni dall’Italia
e alla generosità della gente di qui. È cresciuta
la struttura muraria e la comunità dei cristiani
tanto che la nuova chiesa è già troppo piccola
per contenere tutti. In consiglio parrocchiale
han proposto di fare una grande festa. Mi sono
opposto: ci sono tante altre priorità, troppe
sofferenze! Il Catechista mi risponde: Padre
anche se le condizioni di vita sono precarie,
questo non ci impedisce di vivere, di far festa e
di essere contenti!
Sta crescendo anche la Casa Parrocchiale. Il
vescovo ha mandato qui un diacono diocesano
(si chiama Gesù) per fare il suo tirocinio; la
SMA dovrebbe mandare a fine anno un altro
confratello: dobbiamo costruire in fretta una
casa che ci accolga.
Ci sono muratori anche a San Marco, per
costruire una Cappella “Polivalente” e a
Balumuca, per ampliare il piccolo centro di
formazione professionale guidato da Padre
Ceferino. Accoglie una quindicina di giovani che
stanno preparandosi a diventare fabbro-ferrai.
La scorsa settimana erano qui, nelle loro tute
blu, per montare due scale di ferro. Ora abbiamo
in cantiere l’apertura di un settore di formazione
in “elettricità industriale”.
La comunità di santa Mónica, fatta
principalmente di vecchie e di bambini, aspetta
che costruiamo qualche sala, per poter mettere
gli sgabelli della chiesa e il tavolo che serve da
altare. La chiesa infatti è un grande hangar
aperto, senza nessuna protezione.
I Battesimi
Nella notte di Pasqua cominceranno i battesimi,
che continueranno nelle varie cappelle durante
tutto il tempo pasquale. Circa 150 ragazzi,
giovani e adulti saranno battezzati e riceveranno
la prima comunione. Da mesi sono “sotto
sforzo”; incontri, catechesi intensiva, liturgie,
preghiera speciale per loro durante le Messe
della comunità.
Grazie a SMA Solidale siamo riusciti ad aiutare
diversi portatori di handicap a continuare la
scuola o a iniziare qualche piccolo commercio.
Un gruppo di signore si sta specializzando in
pediatria spicciola, per aiutare le nostre mamme
a vivere meglio il periodo della gravidanza
e dell’allattamento. Dalle suore funziona la
scuola di alfabetizzazione degli adulti, con
circa 300 iscritti e nel mio cortile girano 700
ragazzi al giorno, alunni della nostra scuola. La
Risurrezione è già cominciata!
Un grazie di cuore a chi prega per noi e a chi ci
aiuta.
P. Angelo Besenzoni
Pag.
7
DALLA MISSIONE
COSTA D’AVORIO
SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE
SUOR CAMILLA
S
uor Camilla è una delle prime religiose della nuova Congregazione
“ Suore Missionarie dell’Incarnazione”, con casa generalizia nella
diocesi di Frascati.
Entrata giovane nella Congregazione, si dimostrò subito una
collaboratrice valente per la fondatrice Suor Carla Borgheri, che
vedeva in lei la donna “tutto fare” per lo sviluppo della comunità in
vari continenti.
Nel 1997, quando il vescovo di San Pedro, mons. Barthélémy Djabla,
aveva invitato la Fondatrice a prendere in consegna il servizio
pastorale e sanitario della parrocchia San Luigi di Tabou, Suor Camilla
fu la prima ad offrirsi, con grande generosità, per tutte le opere che
erano necessarie per questa Parrocchia, la più prestigiosa della nuova
diocesi di San Pedro.
Così è sorta la “Casa del sole” in riva all’Oceano per la cura degli
handicappati, numerosi nel territorio, con tutte le attrezzature
necessarie.
Questa struttura servirà anche per tanti altri servizi pastorali e sociali.
Ultimamente quella casa ha permesso a suor Camilla di realizzare un
servizio a lei tanto caro: la “cura dei bambini” di famiglie incapaci di
assicurare un avvenire conveniente: lei li riuniva, li rimetteva in forma
per poterli riconsegnare alle rispettive famiglie.
La “Casa del sole” è stato il suo gioiello, che ha custodito ed amato
fino alla vigilia del “suo ritorno al Padre ” il 22 marzo 20011.
Il suo corpo riposerà alla Casa del sole.
Grazie, Suor Camilla, per la tua fede piena di opere buone!
P. Gerardo Bottarlini
GUERRIERA PER AMORE!
E
ra il titolo del Recital/Concerto in ricordo di
Lia Speranza, ad un anno esatto dalla sua
scomparsa.
Così ha voluto ricordarla la figlia Carla, artista
e cantante lirica affermata su scala ormai
internazionale.
Nella cornice stupenda di quello scrigno che è
diventato il Teatro Tomaso Traetta a Bitonto,
dopo il recente restauro, la presenza di Lia
aleggiava attraverso le parole e i canti della
figlia, meravigliosamente intrecciati! Gli
applausi continui a scena aperta sottolineavano
l’apprezzamento del pubblico numeroso e
attentissimo. Le note del pianoforte e della
chitarra classica accompagnavano in modo
magistrale il canto di Carla. Grazie a Carla per
averci regalato ancora una volta un’ora e mezza
di ottimo intrattenimento, raccontandoci
sua madre, non in modo elegiaco, ma
profondamente realistico, e veramente
rievocativo di una figura indimenticabile.
Davvero una “guerriera” per l’impegno con
cui ha portato avanti le sue battaglie in favore
dei più deboli! Ma sempre “per amore”. La
presenza della nipotina di pochi mesi, che si
chiama Lia anche lei, ha dato un tono di gioia
e di speranza! Lo spettacolo organizzato con
paziente premura dall’Associazione Fratres
(donatori di sangue) di Bitonto, appoggiato
dal Comune e da tante persone amiche, aveva
come obiettivo, oltre a ricordare Lia Speranza,
quello di sostenere il Progetto di una Maternità
a lei dedicata, in Angola, dove lavora P. Walter
Maccalli Sma.
Il viaggio in Puglia di P. Gian Piero Rulfi e
Pag.
8
P. Mauro Armanino aveva inoltre lo scopo
di visitare i tanti amici che continuano a
sostenere la SMA e di presentare l’ultimo
libro di P. Mauro: “La storia si fa con i piedi”.
La presentazione è stata fatta a Bitonto e
a Corato davanti ad un pubblico attento e
interessato.
Ancora una volta abbiamo constatato il calore
degli amici che ci hanno accolto a Bitonto, Palo
del Colle, Palombaio, Toritto e Corato.
Un grazie sincero a chi ci ha ospitato con tanto
affetto e la promessa di ritornare. Nel ricordo
di Lia, la Puglia rimane nel nostro cuore.
P. Gian Piero Rulfi
BORSE DI STUDIO AD GENTES
Attraverso le Borse di studio ad Gentes, BSAG, molti benefattori - da una quindicina d’anni hanno aiutato oltre 150 giovani africani a diventare sacerdoti missionari SMA. Queste BORSE
sono necessarie e di grande attualità perché, grazie a Dio, aumentano coloro che domandano
di diventare missionari, ma le loro famiglie e comunità, sempre più indigenti, non possono
sostenerli nella loro formazione. Da alcuni anni la Comunità SMA Italiana ha voluto estendere
il suo sostegno anche a seminaristi provenienti dall’India e dalle Filippine, che desiderano
essere missionari per l’Africa. Una Borsa di studio, completa, richiede un impegno notevole
(1.200 € annui) e può essere sostenuta sia da una persona sia da più persone assieme; essa
può essere versata globalmente o a rate. La Borsa di studio viene inviata direttamente al
Seminario, dove il giovane segue la sua formazione teologica, che dura da quattro a cinque
anni. Certamente è importante sostenere i progetti di promozione umana (costruire una
scuola o un dispensario, scavare un pozzo o avviare un allevamento...), ma è ancora più
importante sostenere negli studi chi si prepara, con gravi difficoltà materiali, ad essere
sacerdote missionario di Gesù Cristo. Ogni anno siamo lieti di pubblicare su Notizie SMA le
foto e i nomi dei nuovi sacerdoti SMA. Sappiamo che questa notizia riempie sempre di gioia
coloro che hanno sostenuto questi giovani durante il cammino che li ha portati all’altare. Noi
ringraziamo di cuore tutti i benefattori di Borse di Studio e, riconoscenti, li accompagniamo
con la nostra fraterna preghiera.
SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE
DALLA MISSIONE
NIGER
REGALO
AVVELENATO
Q
uando l’uranio è stato scoperto
nel Niger impoverito negli anni
1960, molti hanno pensato che la
scoperta avrebbe contribuito allo
sviluppo economico e sociale del Paese.
Sfortunatamente, si è rivelato un regalo
avvelenato. Oggi, il Niger, secondo
l’Indice dello Sviluppo Umano nel
Programma delle Nazioni Unite (PNUD) è
classificato ultimo…
Uranio e lampadine
Le miniere d’uranio nel Niger sono
sfruttate principalmente dall’impresa
pubblica francese Areva ,che importa
la metà del suo uranio dal Niger…. In
Francia, più di due lampadine su tre sono
illuminate dall’uranio del Niger, mentre
la popolazione locale non ha l’accesso
all’elettricità…
In aprile 2010, Greenpaece ha pubblicato
un rapporto, “Abbandonati nella polvere.
L’eredità radioattiva d’AREVA nelle città del
deserto nigerino”, denunciando che Areva
ha contaminato l’ambiente intorno al sito
minerario d’Arlit e d’Akokan, a circa 850
km al Nord di Niamey.
150 metri…La diminuzione della riserva
d’acqua ha anche dei forti impatti
sociali ed economici, ed essa minaccia
particolarmente i pastori nomadi…
L’esposizione alla radioattività può
causare dei problemi respiratori, delle
malformazioni ai nascituri, la leucemia
e il cancro, questo, per nominare solo
qualche effetto sulla salute.
ARLIT
Conclusione
Ogni giorno che passa, i Nigerini sono
esposti alla radiazione, la malattia e la
povertà senza avere alcun beneficio,
mentre Areva tira miliardi dalle loro
risorse naturali. Le rendite d’Areva
nel 2008 sono state di 13,1 miliardi
d’euro, con un beneficio di 589 milioni
di euro. Intanto, la Società continua
a investire troppo poco denaro per
garantire i livelli fondamentali di salute
per la popolazione vicino alle miniere
d’uranio…
(da “Che la luce sia - Areva nel Niger”
di Thomas Lazzeri)
La contaminazione
La contaminazione tocca circa 80.000
persone. La radioattività calcolata ad
Akokan era 500 volte maggiore della
norma. I consumi radioattivi sono stati
utilizzati anche per la costruzione delle
strade. Alcuni pezzi di consumo del
metallo radioattivo sono stati venduti
al mercato locale d’Arlit... La gente
del luogo utilizza questo materiale
per costruire le loro case. Ad Arlit,
Greenpeace ha misurato nell’acqua
potabile una concentrazione d’uranio
superiore quattro volte il limite
raccomandato dall’OMS.
In generale, su più di quant’anni di
sfruttamento si sono utilizzati più di 270
miliardi di litri d’acqua nelle miniere,
contaminando e prosciugando la falda
acquifera di Tarat, ad una profondità di
GARANZIA DI TUTELA DEI DATI PERSONALI: Legge 675/96. La Società Missioni Africane gestisce i vostri dati personali in conformità alla Legge sulla Privacy 675/96. Essi sono trattati
direttamente da noi per l’invio delle nostre pubblicazioni ed informazioni sulle iniziative della S.M.A. Non sono comunicati o ceduti a terzi. Responsabile dati è: Padre Procuratore SMA,
via Borghero, 4 - 16148 GENOVA GE. I vostri dati anagrafici finora depositati presso la SMA, ora verranno condivisi con l’Associazione SMA solidale Onlus. Questi dati saranno custoditi con
i più corretti criteri di riservatezza e non verranno divulgati a terzi senza il vostro consenso. In conformità al D Lgs 30/06/2003 n°196 sulla tutela dei dati personali, potete in ogni momento
consultare i dati che vi riguardano chiedendone la variazione, l’integrazione e anche l’eventuale cancellazione dietro semplice richiesta scritta, indirizzata al Responsabile dati presso
l’Associazione SMA Solidale Onlus, Via Romana di Quarto, 179 - 16148 Genova
Pag.
9
DALLA MISSIONE
MAROCCO
SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE
IL RE FA
LA RIVOLUZIONE!...
I
n questi tempi di rivoluzioni nel Maghreb e
di massacri di cristiani in alcuni Paesi arabi,
tanti, con una certa apprensione, mi chiedono
notizie.
Grazie a Dio, le nostre chiese sono sempre
rimaste aperte, anche se in realtà erano pochi
i fedeli presenti alla Messa del 20 febbraio
scorso, giorno annunciato di rivolta di piazza.
Gli slogan sono stati scanditi e poi si sono
spenti, i facinorosi sono stati arrestati, il
bilancio dei morti per fortuna non è stato
grave. Nei giorni seguenti la vita è ripresa
normale. Come per incanto, Fès si è riempita
di turisti che, obbligati a disdire viaggi verso
Paesi a rischio, hanno scelto il Marocco come
luogo sicuro.
Per fermare ogni movimento rivoluzionario, il
re ha ascoltato attentamente le rivendicazioni
venute dal popolo, procedendo subito alla
nomina di un Consiglio per l’economia e gli
affari sociali e un Consiglio nazionale per
i diritti umani. E poi il 9 marzo il monarca
ha sorpreso tutti con il suo discorso alla
nazione, dove « prende le redini della
rivoluzione marocchina, pacifica, intelligente
ed ambiziosa ». Il settimanale « Actuel » titola
in prima pagina « il Re fa la sua rivoluzione »
e « il discorso del Re marca una rottura
fondamentale, in quanto sovverte l’ordine
stabilito », mettendo le basi di una nuova
costituzione, di una giustizia indipendente,
di una nuova èra di libertà e designando un
Primo ministro che governa.
Ma il fondatore del settimanale « TelQuel » e
ricercatore all’università di Standfort, Ahmed
Benchemsi, su un articolo pubblicato da
« Le Monde » il 15 marzo, rileggendo
con occhio critico il discorso del Re, che
propone una « monarchia esecutiva »,
rileva che il problema non è tanto quali
poteri si debbano accordare al primo
ministro, ma piuttosto quali devono
essere gli effettivi poteri del Re - ed
in particolare il loro rilievo spirituale sapendo che l’Islam è religione di stato
in Marocco. Secondo l’articolo 19 della
Costituzione il monarca è il «comandante
dei credenti » e, secondo l’articolo 23
la sua persona è « sacra ». Per dirla
molto semplicemente con le parole di
Benchemsi: in nome dell’Islam, il Re
del Marocco può fare assolutamente
tutto quanto vuole senza che nessuno
vi si possa opporre. E l’editorialista
nello stesso settimanale dell’11 marzo,
fa notare con coraggio che è tempo di
rompere i legami con le abitudini del
Marocco feudale, nel quale i « sudditi »
continuano a fare atto di fedeltà con
inchini e baciamano alla « mano di Dio ».
Pag.
10
Un Re che ha già dato tanti segni di
distacco col passato deve continuare con
coraggio a riconoscere che egli non è più
il capo di sudditi ma di cittadini, uguali in
diritti e doveri.
...mentre la vita degli
studenti va avanti coi propri
ritmi…
Noi siamo cristiani nel Marocco ma non
del Marocco per il fatto che siamo tutti
stranieri e - anche se vivessimo in Marocco
per dei lunghissimi anni - mai nessuno
di noi avrà il diritto un giorno di andare
alle urne od anche solo di esprimere
pubblicamente un minimo parere sulla
vita sociale di qui. Questo ci porta
necessariamente ad un disinteressamento
Il Re Amir Al Mouminine con il Principe ereditario
della situazione politica locale…. Senza
dimenticare che i nostri studenti
provenienti da 20 Paesi africani sono
maggiormente interessati a seguire i
problemi dei loro Paesi, sovente segnati
da gravi fatti sociali. Quindi su Internet
seguono le notizie in diretta dai loro
giornali e dalle antenne paraboliche
girate verso Parigi ricevono i commenti
filtrati di politica internazionale. E così,
di fatto, accettano di essere stranieri
in un Paese che, ad ogni modo, li vuole
stranieri! E sovente i loro soli contatti
con i Marocchini sono offerti dalla
frequenza agli obblighi accademici.
Sei giovani avranno la gioia di essere
battezzati a Pasqua, concludendo un
cammino cominciato già nel loro Paese.
Anche i numerosi prigionieri stamattina
mi hanno ringraziato per quanto mi
do da fare per loro e mi han detto di
ringraziare il Vaticano.... quando han
saputo che sono i miei amici dall’Italia
che mi aiutano mi han detto, non so con
quanta convinzione: come mi piacerebbe
essere là per aiutarti.....
Che il Signore Risorto coroni i nostri
sogni!
P. Matteo Revelli
NOTIZIE
IN BREVE
SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE
BOMOANGA
CHIEDE ACQUA
io e l’Africa
i dipinti di GIANNI CARREA
a cura di Germano Beringheli e Luciano Caprile
DALL’8 AL 29 MAGGIO 2011
FORTEZZA DEL PRIAMÀR
Cellette Palazzo della Sibilla - Corso Mazzini,1 - SAVONA
Orari: dalle 10,30 alle 17,30
tutti giorni escluso martedì
Info: Servizio Cultura e Turismo
Tel. 019 8310325
PELLEGRINAGGIO SMA-NSA
AL SACRO MONTE DI VARESE
DOMENICA 22 MAGGIO 2011
L
o scorso 7 marzo nella Sala del Camino di Palazzo Ducale a
Genova, i giovani dell’Associazione Onlus “Mesì Anpil” (in
creolo haitiano “Grazie mille”), in collaborazione con la Società
Missioni Africane (SMA) e il Movimento Giovanile Missionario
hanno organizzato un Apericena Solidale per sostenere il progetto:
“Bomoanga-Niger: acqua potabile per tutti”.
A Bomoanga, villaggio di 700 anime, operano i PP. Gigi Maccalli,
Carlos Bazzara, Vito Girotto e Victor Pieretto. In Niger, l’acqua e la
siccità rappresentano il problema principale. La pastorale sociale
promossa dai missionari SMA è improntata su tre “S”: Salute, Scuola
e Sviluppo. In questo caso, l’obiettivo ambizioso è di offrire ad ogni
villaggio un punto d’acqua potabile funzionante tutto l’anno. Il
costo complessivo di una pompa a motricità umana è di 12.000 Euro,
mentre un pozzo tradizionale scavato a mano costa 1.000 Euro.
Alla serata hanno partecipato P. Lionello Melchiori, provinciale SMA,
tornato da poco da Bomoanga, e P. Mauro Armanino che partirà,
il 5 aprile, alla volta del Niger per aprire, a Niamey, un Centro di
formazione diocesano per le comunità cristiane (lo 0,3% della
popolazione del Niger).
Come Associazione Mesì Anpil Onlus abbiamo coordinato l’evento
e l’ abbiamo pensato all’ interno del cammino di formazione
missionaria MGM “Spezzare il pane per tutti i popoli”. Sono
state fatte alcune scelte in linea con lo stile di Mesì Anpil ... Per
noi è stato bellissimo ricevere il giorno successivo alla serata
la mail di una persona che è riuscita a leggere nei nostri cuori
e nella nostra vocazione donandoci queste parole:” […] Mi
hanno colpito l’attenzione e la cura che avete avuto per tutti
i dettagli, cominciando dagli inviti, l’accoglienza, il catering
solidale, le stoviglie monouso ecologiche, il nome sui bicchieri, la
differenziazione dei rifiuti, la spiegazione chiara e trasparente degli
introiti, la scelta di Banca Etica per conservare i fondi raccolti… Tutti
questi dettagli hanno, secondo me, due risultati: uno, diretto, che
è la salvaguardia dell’ambiente e la ricerca della giustizia e della
solidarietà, e uno indiretto ma molto importante, che è l’educazione
dei partecipanti a non tralasciare i dettagli perché considerati
“marginali”. Ho pensato che per fare questo sono indispensabili
teste giovani e libere, che sappiano usare la loro intelligenza e
creatività e vogliano farlo. Non mollate! Per costrire un mondo
migliore la resistenza è tutto! È il potere di chi non ha potere. E il
nuovo mondo crescerà dal basso o non crescerà affatto. Grazie.”
Grazie a te, amica, da tutti noi che ci sentiamo gocce in un oceano
ma che abbiamo la Speranza di poter portare al mondo qualche
goccia d’Amore. E grazie a tutti i giovani dello staff di Mesì Anpil e
ai padri missionari SMA che hanno contribuito a rendere la serata
bellissima e così significativa.
Sara Bellia
Andando…fate discepoli”
PROGRAMMA:
Arrivi
ore 10,30: Ritrovo sul piazzale del
Santuario
ore 10,45: Presentazione del santuario da
parte del rettore
ore 11,00: Messa e testimonianze
ore 13,00:Pranzo al sacco o al ristorante
ore 14,30:Rosario percorrendo la via delle Cappelle
(NB Portare scarpe comode per scendere dal Sacro Monte recitando il Rosario)
ore 15,30:Saluto finale e rientro
- Ci sarà la possibilità di pranzare al sacco o al vicino ristorante alla modica
cifra di 15 €. - Informazioni ed iscrizioni presso P. Andrea Mandonico a
Genova (tel. 010. 30 70 1205) e P. Antonio Porcellato a Feriole (tel. 049.
9900494)
PARTENZA
PER IL NIGER
Il 5 aprile P. Mauro Armanino è partito
per Niamey (Niger), come missionario in
un centro di formazione cristiana.
FESTA SMA 25 GIUGNO 2011
La Comunitaria SMA si ritroverà a Genova per festeggiare
50 anni di ordinazione sacerdotale: P. BRUNO SEMPLICIO
25 anni di ordinazione sacerdotale: P. LEOPOLDO MOLENA
ANNIVERSARIO DI
P. GIACOMO UBBIALI
(2 APRILE 2008-2011)
Ricorre il 3° anniversario della “partenza
per la casa del Padre” di P. Giacomo
Ubbiali. La comunità SMA e la comunità
parrocchiale di Verdello l’hanno
ricordato nella celebrazione della
S. Messa, sabato 2 aprile alle ore 18.
Pag.
11
focus
on
storiaculturaartespettacoloattualità
Sguardi per scrutare
il mondo invisibile
Le maschere dei popoli
Fang e Kwele
Il testo che segue è tratto dal libro: Fleuve Congo, di François Neyt, Parigi, Musée du
quai Branly, Fonds Mercator, 2010. Il libro è stato composto e pubblicato in occasione
dell’esposizione: Fleuve Congo. Arts d’Afrique centrale, presentata al Museo del quai
Branly, a Parigi, dal 22 giugno al 3 ottobre 2010.
L’autore, François Neyt, storico dell’arte, professore emerito dell’Università
cattolica di Lovanio, in Belgio, è monaco benedettino e presidente dell’Alleanza dei
Monasteri, membro dell’Accademia reale delle Scienze d’Oltremare in Belgio. Ha
vissuto in Africa centrale per oltre vent’anni, e ha pubblicato opere di riferimento
come: Luba. Aux sources du Zaïre (1993) e La redoutable statuaire songye d’Afrique
centrale (2004).
Riduzione e traduzione a cura di Riccardo Zoggia
GABON:
Alcune maschere tipiche
del gruppo Fang
I Fang sono presenti in Gabon, Camerun
e Guinea Equatoriale. Vivono tra foresta e
savana attraversate, nella parte meridionale,
dal fiume Ogooué.
Parte della grande migrazione delle
popolazioni Bantu, che si espansero a
partire dalla Nigeria sud-orientale, si
stabilirono in questo territorio in modo
stabile nella seconda metà del XVIII secolo.
La società fang è strutturata in lignaggi
patrilineari a incastro. Da notare che la
scissione dei clan esogami porta ai lignaggi
costitutivi dei villaggi; questa situazione
è dovuta ad un’organizzazione sociale
che accorda la preminenza economica
e politica agli anziani. La volontà di
indipendenza espressa dai “capi” dei
lignaggi, nel momento in cui il loro
gruppo raggiunge una certa consistenza,
non viene più contestata, di conseguenza
è la personalità dei capi che determina
l’importanza e la coesione dei gruppi. La
società fang non presenta organizzazioni
gerarchiche tanto che non esiste neppure
un termine proprio per designare il capo
perché i deboli legami con la terra hanno reso
impossibile la stabilizzazione sociale basata
sulla territorialità; altra conseguenza di ciò
è che i Fang non conoscono il significato di
schiavitù, nemmeno di quella domestica. Di
fatto, la persona più influente è la più capace,
anche se nei villaggi la qualifica di capo viene
in generale attribuita da figlio maggiore a
figlio maggiore nel lignaggio del fondatore. Il
capo, a sua volta, è controllato da un consiglio
che non comprende soltanto i rappresentati
dei lignaggi minori, ma è aperto anche al
miglior guerriero, al più ricco, al più abile nel
risolvere le dispute nonché ai dignitari delle
“associazioni”.
Il sistema delle associazioni assicura
una coesione sociale altrimenti
difficile da realizzare. Il culto bieri è
contemporaneamente un culto di iniziazione
e degli antenati: si afferma la continuità del
lignaggio e l’iniziazione a questo culto crea
gruppi di giovani che appartengono alle stesse
classi di età. Tuttavia esistono associazioni che
non funzionano nell’ambito della parentela.
Superficie: 267.667 km2
Capitale: Libreville
Lingue: francese (ufficiale), fang, myene, nzebi,
bapounou/eschira, bandjabi
Abitanti: 1.545.000
GUINEA EQUATORIALE
Superficie: 28.050 km2 Capitale: Malabo
Lingue: spagnolo e francese (ufficiali), fang,
bube, annobonese
Abitanti: 676.000
CAMERUN
Superficie: 475.442 km2 Capitale: Yaoundé
Lingue: inglese e francese (ufficiali), fang, bube,
annobonese
Abitanti: 19.100.000
REPUBBLICA DEL CONGO
Superficie: 342.000 km2 Capitale: Brazzaville
Lingue: francese (ufficiali), kongo, kituba, lingala
Abitanti: 3.686.000
f
ocus on
Il ngil è un’associazione rituale, composta
di persone di varia estrazione, la cui
presenza è sollecitata nei momenti di grave
crisi: serve al tempo stesso da elemento
di coesione fra le tribù e i clan. I membri
del ngil portano severe maschere bianche.
I Fang hanno anche altre associazioni di
uomini con funzioni specializzate: una di
queste è esercitata dall’akum, una sorta
di cantastorie che interviene durante i
funerali e le trattative commerciali. Infine,
l’associazione detta degli stregoni svolge il
ruolo più ambiguo di opposizione all’ordine
sociale; per Georges Balandier (Les villages
gabonais, Brazzaville, Institut d’études
centrafricaines, 1952) rappresenta la “parte
più individualizzante, più rivoluzionaria
della cultura fang”.
Maschere Fang e Kwele
evidentemente, dal possente gorilla. Notiamo,
per inciso, che le associazioni Ngil furono
vietate dall’autorità coloniale francese nel
1920, per quanto riguarda il Gabon, e più
tardi anche dall’autorità coloniale belga per i
territori di sua competenza. Questi interdetti
non diedero però i risultati attesi: di fatto, tolti
i freni che le associazioni rappresentavano,
veniva data via libera alla stregoneria negativa
e quindi alla rovina della sanità pubblica.
Come reazione, sorsero nuove associazioni
e nuovi culti tendenti a proteggere l’armonia
sociale.
poco numerose, conservate in alcuni musei
europei e in collezioni private. La loro forma
caratteristica è ovoidale, molto allungata. I
volumi convessi della fronte prolungata nel
setto nasale, contrastano con le superfici
intagliate delle cavità oculari e del piano
delle guance. L’insieme è coperto da caolino.
Le figure nn. 1 e 2, dove si nota il mento
appuntito, sono di dimensioni notevoli; la
figura n. 3 è di dimensioni più contenute, e i
volumi sono talmente equilibrati che questa
maschera è diventata segno forte di armonia
e di equilibrio.
Le maschere Ngil giunte fino a noi sono
Su questi volti emaciati, gli occhi esprimono
La maschera indossata
dai membri
dell’associazione Ngil
Questo tipo di maschera veniva
indossata principalmente in due
occasioni: l’iniziazione dei nuovi membri
dell’associazione e gli interventi dei
membri della stessa associazione quando
le circostanze lo richiedevano. In questo
secondo caso, la manifestazione della
maschera Ngil riempie lo spazio notturno
con una bellezza terrificante. Il celebrante,
coperto di fibre vegetali, decorato di
collane di perle di vetro e di denti di
animali selvaggi, di corna per le medicine,
di campane di ferro e di una grande spada,
accompagnato da accoliti vigili muniti
di torce, incede tra una folla inquieta. La
funzione di questo intervento, da quanto è
dato sapere, consiste essenzialmente nello
smascherare e dare la caccia alle persone che
contravvengono all’ordine sociale costituito:
stregoni che “divorano” la vita dei membri
del gruppo, e coloro che, in generale,
disobbediscono alle norme non scritte ma
ben presenti nella mente dei membri del
gruppo, norme che tendono a preservare
l’ordine sociale, essenzialmente. Possiamo
dire che la maschera Ngil aveva il ruolo di
proteggere la vita sociale dei gruppi e non
è escluso che sacrifici vari fossero associati
alla sua funzione iniziatica, giudiziaria e
coercitiva.
Lo spirito Ngil proteggeva le maschere
e le sculture monumentali di argilla, e
manteneva, tramite la disciplina e la paura
delle punizioni, la coerenza dell’istituzione.
Certe sculture raffiguranti i gorilla (animali
presenti sia nel passato che, in misura
minore, ai nostri giorni nell’habitat dei
Fang) modellate nell’argilla vi erano
associate, per sottolineare il rapporto
dell’associazione dello stesso nome con i
potenti spiriti della foresta, ben raffigurati,
Foto 1: Maschera facciale antropomorfa Ngil, in legno colorato con caolino, 69 cm di
altezza. Parigi, Museo del Quai Branly
Pag.
13
f
Maschere Fang e Kwele
Foto 2: Maschera facciale
antropomorfa Ngil, in legno
colorato con caolino, 65 cm
di altezza. Berlino, Staatliche
Museen, Ethnologisches Museum
ocus on
regione orientale dell’Africa equatoriale,
gli oggetti cultuali venivano portati
fuori dalle capanne e acquisivano nuova
energia. Le maschere a forma lunare, poco
documentate in verità presso i Fang, sono
note presso altri gruppi etnici, come i Luba
dell’attuale Repubblica Democratica del
Congo. La maschera Ngontang evoca uno
spirito proveniente dal mondo dei defunti,
simboleggiato dal colore bianco, e per di
più di genere femminile. Questa entità viene
a visitare i viventi per liberarli dalle forze
nefaste e portar loro ricchezza e benessere.
L’intensità dello sguardo esprime la
presenza attiva degli spiriti dei defunti. Essi,
rivestiti di bianco, discernono, per mezzo
della maschera, la presenza degli stregoni
mangiatori di vita. Possono sorprendere
gli umani sorgendo da ovest, da est, al
tramonto o all’alba. Colui che indossa la
maschera, scruta, danzando, le quattro
direzioni dello spazio: si trova all’incrocio
del cammino della vita. C’è una parola
strana nelle diverse lingue del Gabon: “Evus,
evur, ngwel (lingua fang)”. Il termine indica
una specie di vampiro che viene ad abitare
lo sguardo austero e severo dello spirito
Ngil: piccoli e rotondi (foto n.2); a
mandorla e sporgenti nelle altre due.
Le caratteristiche di appartenenza,
corrispondenti alle scarificazioni
corporee, sono incise sulla fronte, le arcate
oculari, le tempie (in forma di freccia) o
sulle guance.
Le maschere Ngontang
Se la maschera Ngil è portatrice di potere
e di coercizione, la maschera Ngontang
è orientata al discernimento. Essa porta
in primo piano l’arte di assicurarsi la
benevolenza degli spiriti per il bene dei
membri del villaggio e il felice ritorno
dei noviluni, fonte di vita per ogni
cosa. Queste maschere possono essere
gianiformi (fig. n. 4 e 5) oppure scrutare
verso le quattro direzioni dell’orizzonte.
La luna nuova costituiva un momento
simbolico importante di rigenerazione
della vita dopo tre notti buie. Nella
Pag.
14
Foto 3: Maschera facciale
antropomorfa Ngil, in legno
colorato con caolino, 48 cm di
altezza. Collezione privata
f
ocus on
Maschere Fang e Kwele
Foto 4:
Maschera-elmo
gianiforme a
quattro volti, legno
con coloranti, 37
cm di altezza.
Parigi, Museo
Dapper
un essere umano ed esce solo di notte.
Agendo al posto della persona, conferisce
al suo possessore poteri di dominio. Può
trasformarsi in barbagianni, pipistrello, o
anche in un polipo viscerale, e spinge la
persona ad agire in modo malefico: contro
queste forze malefiche agisce efficacemente
la maschera ngontang, capace di vedere in
tutte le direzioni e di scovare il male là dove
si trova.
Il gruppo Kwele
Sembra che i Kwele siano originari dalle
regioni dell’attuale Camerun meridionale.
Le maschere in Africa
Foto 5:
Maschera-elmo
gianiforme, legno
con coloranti, 31 cm
di altezza.
Collezione privata
Sospinti verso sud da successive ondate
migratorie di altri gruppi di popolazioni,
si stabilirono nelle regioni della grande
foresta equatoriale, soggetta a frequenti
inondazioni, dove risiedevano gruppi di
Pigmei Bakola. Si dispersero ai confini attuali
tra il Camerun, il Gabon e la Repubblica del
Congo. Nell’ambiente di foresta pieno di
acquitrini abbondano i coccodrilli, e serpenti
e altri animali che hanno impressionato i
Kwele e la cui presenza abita la loro cultura:
antilopi, primati, elefanti… Oltre le colline
si profilano i massicci ferrosi di Belinga e
di Boka-Boka che culminano a oltre 1.000
metri.
In moltissime culture tradizionali africane, la persona che indossa una maschera rituale perde
concettualmente la sua identità e “diventa” lo spirito rappresentato dalla maschera stessa. Questa
idea è stata letterariamente riprodotta dallo scrittore nigeriano, Chinua Achebe, nella sua opera ben
nota: Things fall apart (1958). Mentre l’autore allude al fatto che il personaggio principale, Okonkwo, è
un anziano che indossa delle maschere durante certe cerimonie, questo fatto viene lasciato implicito,
e il narratore si riferisce a Okonkwo e alla maschera-spirito come se fossero due soggetti distinti.
Nella stessa opera, gli anziani mascherati sono particolarmente ostili ai missionari, che rappresentano
simbolicamente il contrasto tra la cultura tradizionale nigeriana (rappresentata dagli spiriti-maschere) e
i nuovi valori portati dai cristiani europei.
La trasformazione della persona che indossa la maschera in spirito si appoggia abitualmente su
altre pratiche, come tipi specifici di musica e di danza, o abiti rituali che contribuiscono a nascondere
l’identità umana di chi indossa la maschera. La persona che indossa la maschera diventa una specie
di medium che favorisce il dialogo tra la comunità e gli spiriti (di solito, defunti o spiriti della natura).
Poiché ogni maschera ha un significato spirituale specifico, molte tradizioni conservano parecchie
maschere tradizionali diverse. La religione tradizionale dei Dogon del Mali, per esempio, include tre
culti principali: l’Awa, o culto dei morti; il Bini, o culto della comunicazione con gli spiriti; il Lebe, o culto
della natura. Ognuno di questi culti possiede il proprio panteon di spiriti, che corrispondono a un totale
di 78 diversi tipi di maschere.
I fabbri dei gruppi kwele forgiavano
oggetti in ferro d’uso comune: incudini,
martelli, armi da guerra e da caccia. Ma sono
soprattutto le maschere e altri oggetti rari
che hanno reso famosa l’arte plastica dei
Kwele: maschere e figure antropomorfe,
maschere antropozoomorfe, maschere
zoomorfe con una o più facce.
L’identità della maschera kwele a forma
di cuore si rivela in una ricerca di bellezza
formale incomparabile, dove la concavità
dei volumi conferisce al volto una semplicità
disarmante. Questa si pone in contrasto con
lo spessore del legno dalle venature vivide e
larghe (foto n. 6). Maschere di questo tipo
venivano usate per cerimonie iniziatiche e
funebri.
L’immagine della foto n. 6 costituisce un
archetipo quasi unico di queste maschere
facciali. La sua fattura eccezionale pone
fianco a fianco in un insieme armonico le
superfici piane e quelle concave. Il campo
facciale bianco a forma di cuore contrasta
con le linee scure che lo inquadrano. Gli
organi di senso sporgenti si strutturano
attorno al setto nasale triangolare, da dove
si estendono, con grande ricerca di armonia,
il doppio arco delle sopracciglia. L’equilibrio
delle forme si ritrova anche nell’appendice
a forma di cappello che sovrasta la fronte e
scende fino alla base del naso. Anche qui i
lati sono dipinti col caolino, mentre la linea
mediana è nera. La purezza delle forme e
dei colori fa di questa maschera un’opera
maggiore della produzione kwele.
Pag.
15
f
Maschere Fang e Kwele
La maschera della foto n. 7 sottolinea,
nella molteplicità dei suoi occhi, il ruolo
del discernimento, della divinazione, della
capacità di vedere ciò che è invisibile, nella
fattispecie le attività ambigue degli spiriti.
Tre paia di occhi a mandorla, disposti in
modo armonioso e ritmico, da una parte
e dall’altra di una sporgenza verticale
centrale, danno a questa composizione un
carattere enigmatico rafforzato dal contrasto
cromatico dell’ocra su un fondo scuro.
La scultura raffigurata nella foto n. 8 è
rara, praticamente unica presso i Kwele.
Considerata come un piccolo altare,
ha la forma di uno sgabello a quattro
piedi, sormontato da un collo e una
testa antropomorfa. Alcune particelle
di legno sono state tolte dalla superficie
dello sgabello, come se si fosse trattato
di ingredienti magici, capaci di curare
e guarire. La presenza dello sgabello
sottolinea la venerazione dovuta alla persona
rappresentata: sacerdote-indovino, giudice
o capo. È un segno di autorità e di rispetto,
che sottolinea un potere che viene da
altrove, antenati o spiriti della foresta.
Presenza forte tra gli spiriti dei morti,
questo altare kwele si presenta, nella forma
e nei colori, come una felice manifestazione,
custode privilegiata delle reliquie, luogo
di intercessione e di protezione, di
conseguenza di allontanamento di ogni
forma di stregoneria o di azione malvagia.
L’aspetto lunare del volto è noto anche
ai Fang, come abbiamo visto sopra, su
maschere facciali o maschere-elmi a quattro
facce. Il volto dall’aspetto lunare, coperto
di argilla bianca, è segno di luce, di vita,
perfino di risurrezione in un altro mondo.
Foto 7: Maschera facciale antropomorfa, legno
colorato, 58 cm di altezza. Museo del Quai
Branly a Parigi
Pag.
16
ocus on
Si tratta di un universo dove non c’è il timore
degli stregoni né degli spiriti divoratori di
vita. Sotto arcate oculari sporgenti, gli occhi
a forma di mandorla lasciano passare uno
sguardo che viene da altrove. Solo gli organi
della vista e dell’odorato sono tinti di nero,
dando così al volto un aspetto di vigilanza.
Questo genere di oggetto eccezionale è un
documento cultuale e storico molto prezioso.
Le maschere facciali avvolte da corna di
antilope sono celebri e relazionano il volto
umano con gli spiriti della foresta. Da
epoca preistorica, la caccia all’antilope era
preceduta da riti propiziatori e da disegni che
prefiguravano il sacrificio dell’animale. Presso
i Kwele, il rito beete viene considerato come
la matrice delle istituzioni socio-politiche
e familiari. Questo rito riguarda la piccola
antilope delle foreste, il Cephalophus rufilatus,
cefalofo dal dorso rossiccio e giallo. La sua
carne e le interiora venivano cotte con scorze
e piante magiche, e consumata durante un
pasto che riuniva i cacciatori e gli altri uomini
del villaggio. Questo rito ha preceduto le
danze mascherate e la creazione di maschere
conosciute per la loro bellezza.
Foto 6: Collezione privata
La celebre maschera kwele del Museo di Storia
naturale di La Rochelle, in legno leggero,
è stata trovata prima del 1930 (foto n. 9). Il
La storia dei Bantu è in gran parte ignota.
Le teorie moderne, largamente speculative, si basano
principalmente sullo studio di reperti archeologici e
sull’analisi delle cosiddette lingue bantu ancora oggi in
uso. I Bantu non avevano una lingua scritta, e la loro
tradizione orale si è estinta.
Prima dei Bantu, si ritiene che l’Africa meridionale
fosse abitata da popolazioni di lingua Khoisan oggi
relegate alle regioni aride intorno al Kalahari e a poche
zone isolate in Tanzania. Le moderne teorie sulle origini e
la diffusione della civiltà bantu sono in parte basate sulle
ricerche di Joseph Greenberg (particolarmente: “Studies
in African linguistic classification: I. Introduction, Nigerfase 1
Congo family.”, in Southwestern Journal of Anthropology,
fase 2
5, 1949, pp.79-100) e di Malcolm Guthrie (vedi
fase 3
specialmente: The classification of the Bantu languages.
London: Oxford University Press for the International
African Institute, 1948), che sulla base di studi linguistici ipotizzarono che la civiltà bantu fosse originaria
rispettivamente della Nigeria sudorientale, da una parte, e della zona dello Zambia e della Repubblica
Democratica del Congo dall’altra. Secondo le teorie moderne, la culla delle civiltà Bantu sarebbero
state le valli dei fiumi Benue e Cross, che attraversano la Nigeria sudorientale, e lo Zambia. Talvolta si
menziona anche il Camerun.
Ciò che è invece certo è che intorno al secondo millennio a.C., forse a causa
dell’inaridimento del Sahara e della pressione delle popolazioni che cercavano di allontanarsene, i
Bantu si espansero dalle regioni attuali della Nigeria del sud-est verso le foreste pluviali dell’Africa
centrale, nei grandi bacini dei fiumi Ogooué e Congo, e rispettivi numerosissimi affluenti, in quella
che viene detta la “fase 1” della loro espansione. Circa 1.000 anni dopo, cominciò una fase di
espansione più rapida in Africa meridionale e orientale (“fase 2”). Durante il primo millennio, nuove
tecniche agricole e nuove coltivazioni vennero introdotte in Zambia, probabilmente importate
dal Sudest asiatico attraverso il Madagascar. A seguito di queste innovazioni, iniziò una nuova
espansione dei Bantu in cui lo Zambia era la regione dominante (“fase 3”).
Intorno all’anno 1.000 d.C., la civiltà bantu si estendeva fino agli odierni Zimbabwe e Sudafrica.
Il Regno del Grande Zimbabwe forse era bantu: controllava le rotte commerciali dal Sudafrica
fino a nord del fiume Zambesi, commerciando pietre preziose, avorio, oro, rame e altri metalli
con i commercianti arabi della costa. Collassò intorno al XIV o XV secolo, probabilmente per
aver esaurito le proprie risorse, e la città di Grande Zimbabwe fu abbandonata: restano, a
testimonianza, imponenti rovine di costruzioni (torri, mura di cinta, templi…) in pietra.
Oggi si collegano al grande gruppo bantu oltre 400 gruppi etnici, che insieme costituiscono i 2/3
della popolazione della cosiddetta Africa Nera.
f
ocus on
Maschere Fang e Kwele
viso scolpito in legno massiccio sottolinea,
con l’intaglio di piani curvilinei, la superficie
piatta dei bordi del volto, l’importanza data
alle cavità oculari ad arco di cerchio coperto
di pittura ocra, agli occhi a forma di mandorla
molto allungata, dove il bordo delle palpebre
è delicatamente sottolineato con una linea
scura. L’alternanza dei colori si prolunga sulle
corna stilizzate in un ampio movimento a W,
con agli angoli ancora quattro piccoli volti
scolpiti seguendo i medesimi principi.
Foto 9: Maschera facciale
antropozoomorfa a corna
angolate. Legno colorazione
policroma, 63 cm di altezza.
Museo di Storia Naturale di
la Rochelle
Questa scultura non è unica. Abbiamo altri
esemplari al Museo del Quai Branly a Parigi e
al Metropolitan Museum di New York (foto
n. 10). La maschera a forma di cuore, avvolta
da corna di antilope, costituisce una parabola
vivente, danzante, che ricorda l’importanza
fondante del rito beete. Le maschere di
questo tipo incarnano e rappresentano gli
spiriti benevoli della foresta, gli ekuk, che,
simboleggiati dalle corna stilizzate, si alleano
alle presenze ancestrali.
Gli scultori kwele portano numerose varianti
a questo tipo di maschera, e altri animali,
come il gorilla e l’elefante, sono stati loro
fonte ispiratrice. Le apparizioni di queste
diverse maschere si manifestavano come
presenza degli antenati e degli spiriti della
foresta, chiamati ekuk. I danzatori mascherati
avevano il busto dissimulato da fibre vegetali
e il resto del corpo dipinto con caolino e
con polvere di legno rosso. La presenza
degli antenati e degli spiriti benevoli della
foresta così manifestata era garanzia della
preservazione dell’ordine sociale e familiare.
***
Abbiamo cercato di rievocare il significato
che queste sculture e maschere avevano per i
popoli che le hanno prodotte: oggi, le uscite
e le danze di persone portatrici di maschere,
Foto 8: Sgabello sormontato da una testa antropomorfa rappresentante un
antenato. Legno colorato, 41 cm di altezza. Collezione privata
la presenza di statue evocatrici di antenati
o di forze della natura, hanno più che altro
un significato folcloristico e ludico. Ma per
i Fang e i Kwele, come del resto per tutti
noi, è indispensabile ricordare le radici delle
nostre culture, per avere una buona base di
appoggio sulla quale costruire un futuro che
abbia significato per la nostra vita.
Foto 10: Maschera facciale circondata da corna. Legno, colori vari, 32x33
cm. New York, The Metropolitan Museum of Art.
Pag.
17
60 giorni in Africa
FATTI
Sud Sudan Il prossimo 8 luglio
è prevista la nascita ufficiale
del 54° Stato del continente
africano. Si chiamerà: Repubblica del SudSudan, e la capitale dovrebbe essere costruita
ex-novo nei pressi dell’attuale Juba, che ha
fatto funzione, finora, di capitale del Sud.
I problemi non mancano… Non ultimo,
quello della terra: secondo una ricerca
commissionata dall’ONG Norwegian
People’s Aid, tra il 2007 e il 2010 società
straniere, statunitensi e arabe, hanno
“mostrato interesse o acquisito un totale di
2.640.000 ettari di terre soltanto nei settori
dell’agricoltura, dello sfruttamento forestale
e della produzione di biocarburanti”. “Con
un governo ancora in stato embrionale,
una società che si sta ancora riprendendo
dalla guerra e le ambiguità legislative
caratteristiche del periodo di transizione – si
legge nello studio – c’è il pericolo che gli
investimenti stranieri, se privi di controlli,
contribuiscano a privare la popolazione dei
mezzi di sussistenza”. (Fonte: MISNA)
L’11a edizione del Forum
Sociale Mondiale si è tenuta a
Dakar, capitale del Senegal, dal
6 all’11 febbraio 2011. L’aspetto
più positivo del Forum è stato sicuramente la
partecipazione popolare, soprattutto quello
delle donne, secondo quanto sottolineato
da p. Alex Zanotelli, presente a Dakar. Nei
giorni precedenti, una carovana promossa
dai movimenti sociali aveva percorso diversi
Paesi della regione, dal Benin al Senegal,
passando per Togo, Burkina Faso e Mali,
percorrendo un totale di 3.377 chilometri,
portando tra la gente le istanze del Forum
Sociale Mondiale. Vogliamo ricordare
alcune mobilitazioni: lotta per la giustizia
climatica e la sovranità alimentare; denuncia
delle false soluzioni alla crisi climatica,
come la diffusione degli agrocombustibili,
degli organismi geneticamente modificati e
dei meccanismi del mercato del carbonio,
che illudono le popolazioni impoverite col
miraggio del progresso. (Fonte: ADISTA)
Pag.
18
PERSONE
Mahamadou Issoufou è stato
eletto presidente del Niger Con
il 57,95% dei suffragi. Il tasso
di affluenza alle urne è stato
del 48,71%, leggermente in calo rispetto al
primo turno del 31 gennaio. Dall’apertura del
paese al multipartismo nel 1992, Issoufou ha
partecipato a tutte le elezioni presidenziali ed
è anche stato capo del governo nei primi anni
’90. Alla luce dell’ “evoluzione incoraggiante”
della situazione politica, il Niger verrà
reintegrato nella Comunità economica dei
paesi dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas).
Riunito ad Abuja l’organismo regionale ha
anche rimosso le sanzioni decise nel febbraio
2010 subito dopo il colpo di stato militare
che aveva destituito il controverso presidente
Mamadou Tandja. (Fonte: MISNA)
Thomas Boni Yayi, presidente
uscente, viene riconfermato alla
direzione del Benin, rieletto al
primo turno delle presidenziali
del 13 marzo con il 53,14% delle preferenze:
lo ha annunciato la Corte costituzionale
convalidando i risultati provvisori diffusi
dalla Commissione elettorale nazionale
autonoma. Il verdetto delle urne viene
contestato dal principale rivale di Boni Yayi,
lo storico oppositore Adrien Houngbédji,
giunto secondo con il 36% dei consensi, e
anche da altri contendenti. Forti le accuse
rivolte da Houngbédji a Boni Yayi, al potere
dal 2006, che qualifica di “trafficante di voti”
e “despota”: accuse “infondate” replicano
le forze vicine al presidente riconfermato,
invitando l’opposizione a risolvere il
contenzioso usando “gli strumenti giuridici a
disposizione”. (Fonte: MISNA)
CIFRE
“Pratiche simili alla schiavitù
sono tuttora presenti: dalla
schiavitù del debito alla servitù
domestica, ai matrimoni forzati o
alla vendita delle mogli e il traffico di bambini”:
lo sottolinea Ban Ki-Moon, Segretario
generale dell’Onu, in occasione della Giornata
internazionale in ricordo delle vittime della
schiavitù e della tratta transatlantica degli
schiavi, celebrata il 25 marzo. “L’eredità vivente
di trenta milioni di storie mai raccontate”
è il tema della ricorrenza, quest’anno,
per sensibilizzare più possibile le nuove
generazioni. “Il commercio transatlantico
di schiavi ha arrecato immense sofferenze a
milioni di vittime innocenti per oltre quattro
secoli” ricorda il massimo esponente delle
Nazioni Unite, ma “resta ancora molto da
apprendere sui milioni di africani che sono
stati sradicati dalle loro terre e maltrattati, sulla
miseria che si è abbattuta sui loro discendenti,
e sull’impatto che si avverte ancora oggi”.
f
ocus on
Nell’isola senegalese di Gorée, diventata
simbolo del passaggio degli schiavi africani
a destinazione delle colonie, il ministero
senegalese dell’Istruzione ha organizzato una
giornata d’informazione, con la partecipazione
dello storico Ibrahima Thioub. Tra il XV e
il XVIII secolo gli Europei organizzarono la
trasferta di milioni di schiavi africani verso i
territori transatlantici. (Fonte: MISNA)
Sedici soldati, di cui 13 maliani
e tre americani, sono rimasti
feriti in errate manovre militari,
il 25 marzo, nei pressi della città
settentrionale di Gao, nel Mali: lo riferiscono
fonti militari di Bamako precisando che un
militare gravemente ferito è stato evacuato
con un aereo speciale giunto dal Burkina
Faso. Due giorni prima una base militare
era stata attaccata da un gruppo di banditi
in una regione instabile. Truppe americane
sono impegnate in corsi di addestramento dei
soldati maliani per contrastare insicurezza
e terrorismo. Intanto quattro persone sono
state arrestate nell’ambito dal caso noto
come ‘Air cocaine’: nel novembre 2009 un
aereo carico di droga atterrò in pieno deserto
maliano, non lontano da Gao.
(Fonte: MISNA)
CHIESE
Un mestiere, ad esempio quello di carpentiere, elettricista o
muratore, ma anche il rispetto
dell’altro: sono le materie di insegnamento del Centro interreligioso per
l’apprendistato giovanile inaugurato nella
diocesi di Jos - Nigeria - , un’area ancora
di recente spazzata da violenze di carattere
sociale, etnico e politico. La struttura, scrive
l’arcivescovo Ignatius Kaigama, è il frutto della cooperazione tra la chiesa locale e Jama’atu
Nasril Islam, un organismo che riunisce le associazioni musulmane della regione. Il primo
laboratorio della struttura, inaugurato agli inizi di febbraio, può accogliere 35 apprendisti.
I giovani di fede cristiana saranno seguiti da
insegnanti musulmani e viceversa, in modo da
favorire negli alunni la conoscenza della religione dei loro vicini di casa. (Fonte: MISNA)
f
ocus on
Ken Saro-Wiwa, Un mese e un giorno. Storia
del mio assassinio (traduzione di Marta
Codignola), Milano, Dalai Editore, 2010, p.
277, € 17,50
Ken Saro-Wiwa è stato un intellettuale e scrittore nigeriano di straordinario talento. Nato
a Bori, nella regione del Delta del Niger, fin
da piccolo viene considerato un bambino prodigio. Negli anni ’80 si dedica al teatro e alla
letteratura. Al lavoro artistico affianca un forte
impegno civile, coinvolgendosi in prima persona nella difesa del popolo Ogoni, minacciato
dalla presenza delle compagnie petrolifere e
dalle continue trivellazioni e piogge acide.
Nel 1990 fonda il MOSOP, il Movimento per
la sopravvivenza del Popolo Ogoni che costringerà la Compagnia petrolifera Shell ad abbandonare il Delta del Niger. In seguito a questo, il Governo
militare nigeriano si inasprirà ulteriormente e nonostante le pressioni delle
organizzazioni internazionali per i diritti umani, dopo un processo farsa, Ken
Saro-Wiwa verrà riconosciuto colpevole e impiccato insieme ad altri otto attivisti.
In occasione del decimo anniversario della sua esecuzione, avvenuta il 10 novembre 1995, è stata pubblicata una nuova edizione di Un mese e un giorno (tradotto in italiano nel 2010), con la prefazione del premio Nobel Wole
Soyinka: è un intenso diario del mese e un giorno di detenzione passati nelle
carceri nel 1993, una vera e propria autobiografia politica. Contiene alcune
lettere della corrispondenza con gli amici, quelle inviate alla famiglia da personaggi illustri come Nelson Mandela, Ethel Kennedy, Chinua Achebe, Ben
Okri e Nadine Gordimer, e le commoventi lettere scritte dal figlio al padre
dopo la sua morte. È un duro atto d’accusa al regime nigeriano e alla multinazionale Shell, che solo nel 2009 - dopo cinquant’anni di trivellazioni - è
stata condannata a risarcire la famiglia Wiwa per la perdita di Ken e gli Ogoni
per i danni causati al territorio e la ripetuta violazione dei diritti umani fondamentali.
M. Ludovica Piombino
recensioni
Paul Collier, Guerre armi e democrazia,
Editori Laterza, Roma, 2010, p. 248, € 18
“Se la gente va alle urne non imbraccia il
fucile. Falso. Sono giunto alla conclusione
che questa convinzione rassicurante sia una
illusione”.
Il nuovo libro di Paul Collier “Guerre,
armi e democrazia” è un saggio di attualità
sul rapporto che lega la violenza politica e
la povertà nei paesi in via di sviluppo. Parla
di potere, perché nei paesi piccoli e poveri,
la principale via di accesso al potere rimane la violenza. Armi, guerre e colpi di stato
sono da tempo l’unica realtà. L’autore cerca
di mettere in luce le caratteristiche di quelle
nazioni i cui governi si definiscono democratici, ma in realtà non garantiscono ai cittadini né i diritti di base né la libertà degli individui; ne spiega la storia e le motivazioni che le hanno portate
a essere degli stati dove dilagano terrore e violenza.
Può stupirci, ma la tesi espressa dall’autore è che la democrazia ha fatto aumentare la violenza politica invece di ridurla. Per quanto riguarda l’Africa
dal 1945 ad oggi, 82 sono stati i colpi di Stato riusciti, 109 i tentativi falliti e
145 i complotti sventati sul nascere. Nei 58 paesi presi in esame, 9 miliardi di
dollari sono spesi in armi, il 40% finanziato dagli aiuti per la cooperazione
della comunità internazionale.
“La democrazia - avverte Collier - non è solo il diritto di voto. È anche
un sistema di controlli, di freni e contrappesi che limitano il potere di un
governo eletto. Dove questi sono stati adottati i risultati sono stati buoni,
al contrario, l’enfasi eccessiva sulla competizione elettorale ha peggiorato le
cose, perché i contendenti hanno ritenuto che conquistato il potere, avrebbero potuto fare tutto ciò che volevano e il risultato finale non è la democrazia
ma la “demopazzia”.
Chiara Trumpy
film
Storie di immigrati, tra speranze e tragedie
di Silvia Turrin, giornalista
Viaggiare significa scoprire e confrontarsi con altre culture, oltre che ampliare o modificare la propria visione del mondo. Partendo da queste riflessioni,
il regista Bruno Bigoni ha realizzato il docu-film Il Colore del Vento (prodotto dalla Minnie Ferrara & Associati), che sarà proiettato in alcune sale
cinematografiche italiane nel corso del 2011: la prima data è il 14 aprile, a
Roma, presso l’Alcazar (seguiranno Milano e Genova). Ispirandosi al progetto artistico di Creuza de Mä realizzato da Fabrizio De André, in collaborazione con il versatile polistrumentista Mauro Pagani, la pellicola narra
le esistenze di donne e uomini molto diversi tra loro per estrazione sociale,
idioma, Paese d’origine, accomunati però dalle storie, passate e presenti, che
il Mar Mediterraneo ha portato e porta con il suo continuo imperituro movimento delle onde.
Un ambiente liquido dove si sviluppano scambi culturali, ma anche scontri.
Le vite delle persone raccontate nel film sono messe tra loro in comunicazione grazie all’itinerario di una nave mercantile che, dal porto di Genova, salpa
verso altre città, bagnate dalle acque del Mediterraneo.
Tra le varie tappe c’è Lampedusa, che continua a essere un luogo di passaggio, una sorta di limbo tra una vita di stenti, dittature, guerre e la speranza di un domani migliore. Qui sono protagonisti i volti di tanti africani, considerati da certi politici e cittadini italiani “non persone”, perché
clandestini: una parola mal utilizzata e recepita in modo peggiorativo, tanto da minare valori etici quali l’accoglienza e il rispetto. Il mare per gli immigrati africani può essere la loro salvezza, il punto di partenza verso una
nuova vita, ma al contempo rappresenta la paura, l’incertezza e purtroppo
può essere anche un luogo di morte. Il percorso conduce verso altre città
– Sousse, Sidone, Dubrovnik, Bari, Barcellona, Tangeri, definita “la Porta d’Africa” – dove si osserva l’incessante fenomeno della fusione culturale. Accanto alla mescolanza di genti viene mostrato l’odio etnico e razziale.
Il viaggio termina dove è iniziato, a Genova, da sempre centro di sbarchi, di
partenze, di contaminazioni sociali e culturali.
Al suo porto giungono tantissimi volti, come le donne nigeriane, costrette
con la forza e il ricatto a prostituirsi. Il documentario racconta le loro aspettative che poi diventano effimere illusioni, perché non troveranno mai ciò che
sperano, cioè un lavoro e una nuova prospettiva di vita nella ricca Europa.
I loro sogni si infrangono nei meandri di reti criminali ben organizzate, che si
arricchiscono con denaro sporco. Il Colore del Vento è un viaggio scandito da
forti drammi esistenziali, da inquietudini e dalla precarietà di tante esistenze.
Sta a noi, alle persone, trasformare il Mediterraneo in un Mare Nostrum, dove
le differenze convivono per costruire un grande spazio comune valorizzato
da tanti colori.
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PASQUA
DI RISURREZIONE
SMA - SOCIETÀ MISSIONI AFRICANE
Foto: Gianni Carrea
INDIRIZZI
ANGOLA
Adorni P. Renzo Cel. 00244 923. 425291
Besenzoni P. Angelo Cel. 00 244 923323354
[email protected]
Ceferino P. Cainelli Cel. 00 244 925458927
Frattin P. Luigino Cel. 00 244 923425080
Maccalli P. Walter Cel. 00244 924331463
Cherchi P. Mario Cel. 00244 924610714
Paròquia Bom Pastor - C.P. 14748 LUANDA
EXULTET
BENIN
Molena P. Leopoldo
Centre Brésillac BP 100 CALAVI
T.00229.21360186 - [email protected]
Esulti il coro degli angeli, esulti l’assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.
Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero Agnello,
che con il suo sangue consacra le case dei fedeli.
Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri,
dalla schiavitù dell’Egitto,
e li hai fatti passare illesi attraverso il mar Rosso.
Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato
con lo splendore della colonna di fuoco.
Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo
dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo,
li consacra all’amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi.
Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte,
risorge vincitore dal sepolcro.
O immensità del tuo amore per noi! inestimabile segno di bontà:
per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!
Davvero era necessario il peccato di Adamo,
che è stato distrutto con la morte del Cristo.
Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!
O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere
il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi.
Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti.
Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti,
promuove la concordia e la pace.
O notte veramente gloriosa,
che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo Creatore!
I Padri missionari Sma augurano
ai parenti, amici e benefattori
la gioia e la pace del Cristo Risorto!
S.M.A. Roma
Via della Nocetta 111
00164 ROMA RM
Tel. 06 6616841
Fax 06 66168490
[email protected]
P. Mandirola Lorenzo
P. Semplicio Bruno
S.M.A. Feriole
Via Vergani 40
35037 TEOLO PD
Tel. 049.9900494
Fax 049.9902616
[email protected]
P. Agbeme Samuel
P. Aimetta Nino
P. Brusegan Giuseppe
P. Porcellato Antonio
P. Sanavio Gino
S.M.A. Genova
Via Francesco Borghero 4
16148 GENOVA GE
Tel. 010.307011 Fax 010.30701240
C.C.P. 479162
[email protected]
www. missioni-africane.org
P. Basso Eugenio
P. Mandonico Andrea
P. Boffa Mario
P. Melchiori Lionello
P. Bottarlini Gerardo
P. Prada Marco
P. Carminati Carmine P. Rulfi Giampiero
P. Drogo Filippo
P. Sessarego Stefano
COSTA D’AVORIO
Alberti P. Luigi - [email protected]
B.P. 702 ANYAMA - T. 00225.23559506 Arnolfo P. Francesco T. 00225.23541817
B.P. 212 ADZOPE - Cell 00225 08 129962
Dozio P. Dario - [email protected]
Rapetti P. Lorenzo
[email protected]
04 B.P. 884 ABIDJAN 04 - T. 00225.23451791
Benetti P. Giovanni
03 B.P. 147 ABIDJAN 03 - T. 00225.20371568
[email protected]
Bonazzetti P. Martino - [email protected]
Snider P. Lorenzo - [email protected]
02 B.P. 450 SAN PEDRO 02 -T. 00225.34712180
Conti P. Giampiero - [email protected]
Mission Catholique de TOUBA
per la posta: 04 B.P. 884 ABIDJAN 04
MAROCCO
Revelli P. Matteo - [email protected]
Eglise St. François d’Assise
Avenue Mohammed Slaoui - 30000 FES
T. 00 212(0)35622347 Cell. 00 212 66332023
NIGER
Bazzara P. Carlos - [email protected]
Maccalli P. Pier Luigi - [email protected]
Mission Catholique de Bomoanga
Girotto P. Vito - [email protected]
Pieretto P. Victor - [email protected]
Mission Catholique de Makalondi
Armanino P. Mauro - [email protected]
B.P. 10270 - 8007 Niamey CTN - NIGER
TOGO
Galli P. Silvano - [email protected]
KOLOWARE B.P. 36 SOKODE
T. 00228.4451012 - Cell. 00228.9977530
P. Luigi Aimetta è messo a disposizione della diocesi di Cuneo - Fossano per un servizio pastorale a
Valgrana. Risiede presso la famiglia Lamberto Guido
e Rinuccia, Via Aldo Moro 51 12040 Genola (CN)
Tel. 0172 68358
P. Dario Falcone, Corso Umberto I°, 50 - 12020
Villafalletto CN - Amministratore parrocchiale di
Murazzo (CN) Tel. 0171 938339 - cell. 347 3549573
[email protected]
P. Sandro Lafranconi
Parrocchia di Régona
26025 Pizzighettone CR
[email protected]
Bonifico (IBAN) IT23 Z061 7501 4170 0000 1579 180, intestato a Provincia italiana della Società Missioni Africane
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