Alimentazione e nutrizione in un mondo senza frontiere
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Alimentazione e nutrizione in un mondo senza frontiere
Vol. 97, N. 10 Ottobre 2006 Pagg. 511-518 Alimentazione e nutrizione in un mondo senza frontiere Renato Mariani-Costantini1, Aldo Mariani-Costantini2 Riassunto. L’alimentazione e la nutrizione presentano oggi sfide e opportunità molteplici. Da un lato è necessario promuovere concretamente politiche volte alla diffusione globale del benessere alimentare, innescando sinergismi tra nuove conoscenze derivate dalla ricerca ed interventi mirati nei paesi in via di sviluppo. D’altro canto appare sempre più evidente che interazioni tra geni ed ambiente mediate dall’alimentazione modulano lo stato di salute delle popolazioni umane, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Lo studio di queste interazioni, ancor oggi scarsamente definite, potrà basarsi su nuove tecnologie e su approcci interdisciplinari, che non mancheranno di fare luce su aspetti tuttora enigmatici dei rapporti fra dieta e rischio di malattia, con particolare riferimento alle neoplasie. Le nuove conoscenze potranno poi tradursi in specifici interventi atti al mantenimento e miglioramento della salute attraverso la dieta. Parole chiave. Adattamento evolutivo, alimentazione, dieta, food insecurity, food safety, nutrigenetica, nutrigenomica, nutrizione, “Obiettivi del Millennio”. Summary. Challenges of food and nutrition in a global context. Today, in the global context, food and nutrition must face multiple challenges, but new knowledge provides windows of opportunity for effective actions. On one side it is urgently necessary to implement applied research and intervention politics that effectively contribute to the global diffusion of food security and safety. This could take advantage of new technologies, among which genetic engineering. On the other side, it is now clear that a better understanding of diet-mediated gene-environment interactions represent the key for the improvement of health in both developed and developing populations. Interactions between diet and genome should be viewed in an evolutionary perspective and should be studied taking advantage of the emerging disciplines of nutrigenetics and nutrigenomics. New knowledge about the relationships between diet and chronic diseases such as atherosclerosis and, in particular, cancer will provide ample opportunities for actions finalized to disease prevention throughout the world. Key words. Adaptive evolution, alimentation, diet, food insecurity, food safety, “Millennium Development Goals”, nutrigenetics, nutrigenomics, nutrition. Nuove prospettive dell’alimentazione e della nutrizione tito di avviare diversi processi per affrontare i seri problemi che limitano la diffusione del benessere all’intera umanità. L’approccio multilaterale e mulIl nuovo secolo si apre con la sfida di un mondo tidisciplinare ha impresso speciale impulso allo senza frontiere, quanto studio di bisogni primari meno nel campo delle poliper la vita come l’alimentiche per la sicurezza e per tazione e la nutrizione. Molteplici fattori naturali e culturali hanno inla salute. A questa sfida Essenziali la prima nel fluenzato l’evoluzione della dieta nell’età monon si giunge impreparati, fornire la fonte di accesso derna, particolarmente nel mondo occidentapoiché Agenzie delle Naall’energia e alle macro- e 1 le, configurandone l’attuale struttura . Di conzioni Unite come FAO, micro-molecole indispenseguenza appare problematico prevedere a UNESCO, UNICEF, WHO, sabili; la seconda nel defilungo termine l’impatto sull’alimentazione e così come molte organiznire la più vantaggiosa sulla nutrizione dei numerosi nuovi fattori che zazioni non governative, dose/risposta; entrambe stanno entrando in gioco con la globalizzahanno agito, sin dalla loro nell’indicare, mediante la zione e con l’introduzione di nuove tecnolocostituzione in questa prodieta, più convenienti mogie. È possibile, comunque, indicare alcuni temi prioritari per la tutela della salute attraverspettiva, in unitarietà di di e misure di accesso alle so la dieta e per la lotta contro le malattie metodo e intenti con la cofonti di energia, nutrienti correlate all’alimentazione ed alla nutrizione. munità scientifica intere molecole bioattive rilevanti per la salute umana. nazionale. Ciò ha consen1 Dipartimento di Oncologia e Neuroscienze, Università G. d’Annunzio e Centro di Scienze dell’Invecchiamento, Special Consultant of ECOSOC of the United Nations, Fondazione Università G. d’Annunzio, Chieti. 2Presidente Onorario della Società Italiana di Nutrizione Umana, Roma. Pervenuto il 31 luglio 2006. 512 Recenti Progressi in Medicina, 97, 10, 2006 “Food Security”, “Food Safety” e “Millennium Development Goals” “Food Security” Oggi mancano meno di 10 anni alla scadenza Il mantenimento dei termini inglesi è ritedel 2015 e la maggior parte dei paesi in via di svinuto necessario perché “food security” e “food luppo, eccettuati quelli dell’America Latina e dei safety” hanno significati oggettivamente diCaraibi, non sembra in grado di raggiungere nel stinti, mentre la corrente traduzione italiana tempo stabilito l’obbiettivo principale della “Rome è, per entrambi, “sicurezza alimentare”. Con Declaration”, cioè il dimezzamento della propor“food security” si deve invece intendere la capacità zione di popolazione iponutrita (figura 1). d’accesso a cibo e acqua potabile in ogni momento della vita, al fine di garantire un apporto alimentare e nutrizionale adeguato. Con “food safety”, per contro, si definisce l’accertamento dell’assenza negli alimenti, a livelli di rischio per la salute, di fattori potenzialmente nocivi o tossici, presenti naturalmente o casualmente (contaminanti) ovvero aggiunti intenzionalmente (additivi). L’incorretto uso dei due termini ha Figura 1. Percentuali e numero assoluto degli iponutriti per regione, dal 1980-82 al 2000-02 provocato inopportune con- (adattato da: “The state of food insecurity in the World”, FAO, 2005). fusioni anche sul piano normativo internazionale I paesi dell’Asia/Pacifico potrebbero riuscirvi (FAO, WHO, UE). È da notare che la FAO, per magaccelerando il loro progresso nei prossimi anni. giore chiarezza, tende oggi a sostituire il parametro D’altro canto, rispetto agli anni 1980-82, nel Medio di “food insecurity” a quello di “food security”. Oriente e nel Nord-Africa l’iponutrizione sembra Nel Report FAO 20052 si ricorda l’impegno preso nel 1996 durante il World Food Summit. Con la aumentare piuttosto che diminuire e i paesi dell’Africa sub-Sahariana sono ben lontani dal di“Rome Declaration” i Leaders di 186 paesi si impegnarono a ridurre del 50%, fra il 1996 e il 2015, il mezzamento della popolazione iponutrita. È quinnumero degli affamati nel mondo. Questo impegno di necessario implementare nuove iniziative volte ad eradicare l’insicurezza alimentare e nutriziofu ribadito nella “Millennium Declaration 2000” nale, verificandone in modo stringente modalità e nella quale furono indicati i “Millennium Developtempi di realizzazione. Questo è di primaria imment Goals” (MDG): gli Obiettivi del Millennio. portanza per salvare la vita nell’infanzia. Infatti, anche se la prevalenza di sottopeso, anemia e carenze in nutrienti come iodio e vitamina A variano Gli MDG miravano principalmente a: da regione a regione3 (figura 2 nella pagina seguente) la mortalità infantile globale per causa dia) eradicare la “food insecurity” dimezzando, conmostra l’elevata influenza del sottopeso4 (figura 3), testualmente al numero degli affamati, la pomentre la mortalità per malattie infettive risulta polazione con un reddito inferiore a 1 US $ al dipendente in misura inaccettabile da fame e ipogiorno; nutrizione5 (figura 4). Determinante appare inolb) favorire la diffusione dell’educazione scolastitre il contributo dell’iponutrizione per il rischio e/o ca in quanto la mancanza d’educazione aula prevalenza di HIV/AIDS e malaria2 (figura 5). menta il rischio di fame; Infatti la fame altera il comportamento delle poc) promuovere l’eguaglianza tra i sessi e l’impolazioni, favorendo le opportunità di contagio, piego femminile per spezzare il ciclo attravermentre l’iponutrizione indebolisce l’organismo e il so cui donne malnutrite partoriscono figli sotsistema immunitario, aumentandone la vulneratopeso; bilità nei confronti delle malattie infettive. d)ridurre a 1/3 la mortalità infantile; e) promuovere la salute femminile in quanto malnutrizione e carenza di micronutrienti accrescono il rischio di mortalità materna; Quindi l’iponutrizione contribuisce, in un cirf) lottare contro HIV/AIDS, malaria ed altre macolo vizioso, alla diffusione di malattie a forlattie infettive in quanto la fame aumenta il te impatto socio-sanitario, come HIV/AIDS, rischio d’esposizione a HIV/AIDS e la mortamalaria e tubercolosi, che a loro volta deprimono lo lità per malaria raddoppia nei bambini malsviluppo, favorendo il permanere di condizioni di nutriti. povertà e quindi di fame. R. Mariani-Costantini, A. Mariani-Costantini: Alimentazione e nutrizione in un mondo senza frontiere Figura 2. Prevalenze di sottopeso infantile e deficit di micronutrienti per regione (adattato da: “The state of food insecurity in the World”, FAO, 2005). 513 Figura 3. Mortalità infantile globale per causa (adattato da: The state of food insecurity in the World, FAO, 2005). Si stima che circa 39 milioni di persone siano oggi affette da HIV/AIDS, più del 60% delle quali nell’Africa sub-Sahariana. Ogni anno 5 milioni di persone vengono infettate e più di 3 milioni muoiono per AIDS. La malaria, d’altro canto, uccide più di 1 milione di persone l’anno. Più del 90% della mortalità si verifica in Africa, principalmente fra i bambini più piccoli. D’altra parte, degli 8 milioni di nuovi casi di tubercolosi attiva stimati ogni anno, più di 5 milioni si manifestano nell’Asia del Sud e nell’Africa sub-Sahariana. “Food Safety” Il problema della presenza di sostanze potenzialmente nocive (naturali o artificiali) negli alimenti fu posto già nella seconda metà dello scorso secolo da Bruce Ames, ideatore del test di mutagenesi che porta il suo nome. Attualmente, nei Paesi sviluppati, le regolamentazioni internazionali e comunitarie ed i controlli nazionali assicurano le più ampie garanzie sull’uso di additivi alimentari e sull’eventuale presenza di contaminanti, tenendo in ogni caso presente che l’assenza assoluta di rischio è scientificamente indimostrabile. Il problema della “food safety” nei Paesi in via di sviluppo è invece aperto, per la difficoltà di implementare regolamentazioni e controlli in conteFigura 5. HIV/AIDS, malaria e fame nel mondo in via di sviluppo (adattato da: The state of sti drammaticamente privi food insecurity in the World, FAO, 2005). di infrastrutture. Figura 4. Mortalità infantile per malattie infettive attribuibili a fame e malnutrizione (adattato da: The state of food insecurity in the World, FAO, 2005). 514 Recenti Progressi in Medicina, 97, 10, 2006 Bisogna anche tener conto del fatto che in molti Paesi in via di sviluppo, particolarmente in Africa, la scarsa acqua disponibile per scopi alimentari è veicolo d’inquinanti e tossici, di origine biologica e non. La mancata applicazione delle più elementari regole di “food safety” e “water safety” contribuisce senz’altro al carico di patologie infettive, particolarmente gastrointestinali, che a loro volta favoriscono l’iponutrizione e la mortalità infantile. È inoltre possibile che, in un contesto di immunodepressione da iponutrizione, inquinanti mutageni presenti negli alimenti determinino, a più lungo termine, patologie neoplastiche, come esemplificato dalla relazione tra esposizione alimentare ad aflatossine e carcinoma epatico in Africa ed Asia6. Un auspicato aumento della vita media potrebbe quindi esporre le popolazioni in via di sviluppo ad un elevato rischio di tumori. Per tutti questi motivi è urgente migliorare la disponibilità di acqua potabile ed introdurre norme e strumenti elementari di “food/water safety” nei paesi in via di sviluppo. Nuove tecnologie nel settore agroalimentare mediante trasferimento genico. La diffusione di questo riso bioingegnerizzato potrebbe contribuire in modo determinante alla prevenzione della avitaminosi A in quei Paesi in via di sviluppo dove il riso è base pressoché esclusiva dell’alimentazione. Sono inoltre allo studio iniziative per elevare il contenuto di alimenti di origine vegetale in nutrienti e in sostanze chimiche antiossidanti, la cui importanza nella protezione della salute emerge attualmente da numerose ricerche epidemiologiche9,10 (tabella 1). Contrariamente alla quasi generale accettazione riscontratasi negli Stati Uniti, resistenze e riluttanze nei confronti degli OGM sono insorte in Europa e particolarmente nel nostro Paese, soprattutto da parte di alcuni settori politici e di ambientalisti, anche in considerazione della possibile minaccia che specie transgeniche potrebbero rappresentare per la biodiversità. La questione è dunque aperta, anche se in diversi “Consensus Documents” le più prestigiose accademie e società scientifiche italiane (dalla Accademia dei XL a quella dei Lincei) si sono espresse a favore degli OGM, garantendo la “safety” degli alimenti da essi derivati e la possibilità di coesistenza fra colture tradizionali e colture transgeniche11,12. Tabella 1. - Classi di composti fitochimici, malattie migliorate o prevenute e fonti vegetali (adattata da Della Penna D, Science 1999; 285: 375-79). Gli sviluppi dell’ingeClasse Malattie migliorate Esempio di composto gneria genetica hanno di fitochimici o prevenute (origine) aperto nuove prospettive (n. composti) per il settore agroalimenCarotenoidi Carcinomi della prostata, Licopene tare. Attuale è oggi la di(>700) esofago etc., malattie (pomodori), luteina (spinaci) scussione su potenziali ricardiovascolari, schi/benefici inerenti alla degenerazione della macula produzione e all’uso aliGlucosinolati Neoplasie Glucorafanina mentare di piante o anima(>100) (broccoli, broccoletti) li transgenici, i cosiddetti organismi geneticamenFitoestrogeni Malattie cardiovascolari, Genisteina, daidzeina (>200) osteoporosi, carcinomi di (soia e derivati, tofu) te modificati (OGM). mammella, prostata e colon Tuttavia le prime modificazioni genetiche dovute ad Fenoli Malattie cardiovascolari, Resveratrolo influenza umana devono (>4.000) neoplasie (uva nera, vino rosso) essere fatte risalire alla selezione inconsapevole e casuale di specie e varietà vegetali ed animali da parte delle più antiche comuAmbiente alimentare e adattamenti selettivi nità di allevatori ed agricoltori. La manipolazione genetica delle specie domestiche si è poi sviluppata L’alimentazione e la nutrizione rappresentano con l’ibridazione convenzionale, soprattutto nella la principale modalità d’interazione tra genoma ed prima metà del XX secolo, culminando in tempi reambiente, e modula, quindi, in maniera più o meno centi nell’ingegneria genetica mirata7,8. significativa, il rischio di tutte le cause di morbilità e mortalità. L’adattamento genetico e fisiopatologiLa maggior parte delle piante transgeniche svico alle disponibilità alimentari presenti nell’amluppate e coltivate negli Stati Uniti d’America è biente o introdotte da sviluppi culturali e tecnolostata creata per accrescerne la resistenza nei congici ha pertanto giocato e continua a giocare un ruofronti di virus, batteri, funghi, nematodi, erbicidi. lo di grande importanza nell’evoluzione umana. Restano invece largamente da sviluppare le bioLe attuali diete dell’Occidente industrializzatecnologie molecolari volte a migliorare le qualità to sono radicalmente diverse rispetto a quelle dei nutrizionali. In questa importante direzione il più più antichi cacciatori/raccoglitori che sono all’orisignificativo risultato sinora conseguito è forse gine dell’umanità. rappresentato dal riso arricchito di provitamina A R. Mariani-Costantini, A. Mariani-Costantini: Alimentazione e nutrizione in un mondo senza frontiere Questo potrebbe contribuire, almeno in parte, alla predisposizione alle cosiddette malattie croniche da civilizzazione. I cacciatori/raccoglitori si nutrivano di carni rosse di animali selvatici, povere in grassi totali e saturi e ricche in polinsaturi. D’altro canto, in mancanza di cereali coltivati, la naturale varietà dei vegetali selvatici raccolti occasionalmente, a seconda delle disponibilità ambientali e stagionali, comportava un apporto in carboidrati verosimilmente scarso ma probabilmente più ricco e variato rispetto alle diete attuali in termini di micronutrienti e sostanze chimiche vegetali antiossidanti ad azione protettiva13,14. Diete ricche in proteine e povere in carboidrati contribuiscono allo sviluppo di insulino-resistenza nel fegato e nei tessuti periferici, un fenomeno adattativo che in condizioni di restrizioni alimentari avrebbe favorito la sopravvivenza nel corso dell’evoluzione umana. Potrebbe così aver operato sin dalla preistoria la pressione selettiva da cui sarebbe emerso il cosiddetto genotipo frugale14,15. Un classico esempio di risposta adattativa alla pressione alimentare è fornita dalla tolleranza per il latte. Tutti i piccoli di mammifero producono sino allo svezzamento l’enzima lattasi, attivatore della scissione digestiva del disaccaride lattosio. Successivamente, il livello di espressione della lattasi declina, impedendo la scissione digestiva del lattosio, fatto che comporta disturbi alimentari da eccessiva fermentazione batterica in seguito ad assunzione di latte e suoi derivati non fermentati. Nella specie umana questa condizione, detta ipolattasia, trova ampi gradi di variabilità, risultando molto frequente nell’Asia Orientale e Sud Orientale (85-100%) e relativamente rara in Europa Nord-Occidentale, America Settentrionale, Australia e Nuova Zelanda (<10%), con valori intermedi in Europa Centrale (2040%), Europa del Sud (40-70%), Medio Oriente (24-80%), Africa (13-90%) e India (13-90%). È significativo che basse frequenze di ipolattasia si trovino proprio in quelle popolazioni che hanno un’alimentazione tradizionalmente più ricca in latte vaccino e/o ovino. È presumibile che quando i nostri antenati preistorici, a seguito dell’allevamento del bestiame, giunsero ad utilizzare il latte come alimento, quei soggetti che lo tolleravano meglio, in ragione della persistente espressione del gene della lattasi, per ereditarietà o mutazione, ebbero maggiori possibilità di sopravvivenza rispetto a soggetti meno tolleranti, divenendo così, di generazione in generazione, il gruppo dominante nelle popolazioni di allevatori di bestiame che facevano uso abituale di latte fresco. Dove invece il latte fresco non arrivò a rappresentare un componente abituale e importante della dieta, a causa di condizioni sfavorevoli all’allevamento del bestiame e/o per l’uso di latti fermentati, il beneficio in favore dei tolleranti divenne meno importante e di conseguenza venne conservato l’ancestrale silenziamento della lattasi nel corso dello sviluppo, come negli altri mammiferi, e la proporzione fra adulti tolleranti e intolleranti rimase sbilanciata a favore dei secondi17. 515 Se nei confronti del genotipo frugale il processo selettivo può essere partito nel lontano Paleolitico, da decine a centinaia di migliaia di anni fa, nel caso della tolleranza al latte l’avvio appare più vicino, potendo risalire all’avvento della pastorizia, non più di 8-10.000 anni fa. Oggi, nonostante i progressi tecnologici, l’interazione fra fattori genetici ed ambientali continua a condizionare sia la fisiologia che la patologia umana. Come discusso sopra, l’iponutrizione contribuisce alla diffusione di gravi patologie infettive nei Paesi in via di sviluppo e rappresenta la prima causa dell’elevata mortalità infantile. D’altra parte, le molteplici interazioni tra dieta, dismetabolismo cellulare, risposta immunitaria ed infiammazione appaiono di sempre più centrale importanza nella patogenesi di malattie fenotipicamente eterogenee ma di grande impatto sociosanitario nei paesi sviluppati, dove la dieta è oggi qualitativamente e quantitativamente deregolata in eccesso, risultando spesso in malnutrizione. Così, con l’avvento delle ricche diete delle moderne società affluenti, il modello metabolico ancestrale del genotipo frugale, benefico in condizioni di emergenza alimentare, è divenuto fonte di rischio, predisponendo a patologie croniche invalidanti ed economicamente impegnative per i sistemi sanitari, che includono obesità, aterosclerosi, diabete non insulino-dipendente (NIDDM), calcolosi biliare colesterolica e alcuni fra i più importanti tipi di cancro15,16. Nonostante significativi successi nel campo della prevenzione, attuata anche attraverso interventi di educazione alimentare, le malattie cardiovascolari collegate all’aterosclerosi sono responsabili della maggior parte dei casi di morte nei Paesi sviluppati. Inoltre, sempre in base al modello del genotipo frugale, può essere predetto che l’introduzione di diete di tipo occidentale potrà portare alla rapida diffusione, in forma epidemica, di NIDDM, obesità e malattie cardiovascolari anche nei Paesi in via di sviluppo. Questo sembrerebbe già avverarsi in alcuni contesti etnici più affluenti18. Alimentazione e tumori Le relazioni tra dieta e rischio di neoplasia sono uno dei maggiori campi d’indagine attualmente aperti nella ricerca epidemiologica10. A questo riguardo importanti correlazioni tra dieta e cancro stanno emergendo dallo studio EPIC, la cui forza consiste nella accurata collezione di materiale biologico prospettico, che permette a medio e lungo termine l’analisi di correlazioni tra dieta, biomarcatori di stato nutrizionale e sviluppo di malattie19. 516 Recenti Progressi in Medicina, 97, 10, 2006 Il cancro rappresenta La conoscenza sempre la seconda causa di morte più dettagliata del genoUn effetto promuovente la cancerogenesi nei paesi sviluppati e la ma umano, lo sviluppo di direttamente legato all’apporto calorico podieta potrebbe contribuire potenti sistemi di analisi trebbe essere mediato da specifici recettori a circa 1/3 di tutti i casi di di informazioni complesnucleari in grado di modulare, in relazione tumore, con particolare rise mediante la bioinforalle disponibilità energetiche, l’espressione guardo a comuni tumori matica e la disponibilità di fattori promuoventi la crescita, il metabomaligni epiteliali, come i di tecniche che permettolismo ed il differenziamento delle cellule staminali di riserva, elementi cui, secondo carcinomi gastro-intestino di indagare le risposte la cosiddetta teoria staminale del cancro, si nali e mammari10, 20,21. È dell’intero genoma e proascrive l’origine della maggior parte dei tuteoma umano potranno noto che una dieta calorimori umani. nel futuro chiarire molti camente ristretta è assodei quesiti aperti circa il ciata a una riduzione delruolo della dieta nella l’incidenza di neoplasie in modulazione del rischio di cancro e, più in genemodelli animali, e si ritiene anche che differenze rale, di malattia (figura 6). A questi fini si stanno geografiche nei tassi d’incidenza di alcuni tipi di oggi sviluppando due nuove discipline delle scientumore maligno siano in parte attribuibili a diverze nutrizionali, la “nutrigenetica” e la “nutrigenosità nelle abitudini alimentari. mica”20,22. La nutrigenetica ha l’obiettivo di inD’altra parte, diversi componenti della dieta dividuare, mediante nuovi approcci tecnologici ad soggetti a notevoli variazioni in relazione a diverse alta intensità, fattori genetici ed epigenetici in abitudini alimentari continuano ad essere indicati grado di influenzare la suscettibilità alla dieta. come possibili determinanti di rischio o di proteLa nutrigenomica affronta il problema complezione nei confronti dei tumori20. Gli alimenti possono infatti contenere una varietà di sostanze cancementare delle influenze della dieta e di specifici rogene in grado di danneggiare il genoma cellulare nutrienti o componenti alimentari sui profili di e causare mutazioni; l’esposizione è quantitativaespressione genica e proteica e sul metabolismo, mente e qualitativamente diversa in relazione alla sia a livello cellulare che di organismo. tipologia degli alimenti abitualmente consumati, alla loro origine, alle modalità di conservazione e processazione (refrigerazione, salatura, conservanti, temperatura e modalità di cottura, etc.). Inoltre, effetti mutageni indirettamente riconducibili all’alimentazione possono essere svolti da radicali liberi generati nel corso del metabolismo degli alimenDNA ti consumati. Gli effetti mutageni delle esposizioni oncogene alimentari sono modulati da fattori genetrascrizione tici ereditari, come le varianti alleliche di geni che controllano i processi metabolici di attivazione o detossificazione dei cancerogeni o i meccanismi di riRNA parazione e di apoptosi in risposta al danno genomico. La mutagenesi non è poi l’unico meccanismo Componenti che lega la dieta al cancro. Infatti, anche alteraziotraduzione alimentari ni epigenetiche dei profili di metilazione del DNA bioattive potrebbero essere riconducibili ad esposizioni dietetiche20,21. Proteine D’altro canto, come detto sopra, gli alimenti contengono anche sostanze in grado di ridurre il rischio di cancro, antagonizzando direttamente l’effetto di agenti mutageni, ovvero favorendo processi di riparazione del DNA o innescando l’induzione di morte programmata in cellule iniziate sulla via della cancerogenesi. Si può quindi ipotizzare che i tumori correlati all’alimentazione insorgano come conseguenza di uno squilibrio tra cancerogeni ed anticancerogeni presenti nella dieta abituale. metabolismo Metaboliti Figura 6. Composti bioattivi presenti negli alimenti possono modificare la trascrizione genica, la traduzione proteica ed il metabolismo cellulari interagendo con le caratteristiche genetiche (DNA) individuali (adattato da Davis e Milner, Mutation Res 2004; 551: 51-64). R. Mariani-Costantini, A. Mariani-Costantini: Alimentazione e nutrizione in un mondo senza frontiere Conclusioni e prospettive L’alimentazione e la nutrizione presentano oggi sfide ma anche opportunità molteplici. Da un lato è inaccettabile che in un mondo senza frontiere persistano o si aggravino condizioni di iponutrizione e fame, ed è quindi necessario sviluppare politiche, interventi e ricerche volti alla diffusione globale del benessere alimentare. Questo richiede che la lotta alla fame sia chiaramente identificata come un obiettivo primario nell’arena politica internazionale, e che vengano sfruttati e potenziati i sinergismi tra ricerca di base, nuove tecnologie ed iniziative mirate nei Paesi in via di In sintesi: i punti chiave 517 sviluppo. D’altro canto, interazioni tra genoma ed ambiente mediate dall’alimentazione rappresentano la chiave per la comprensione dei meccanismi fisiopatologici ed adattativi che sottendono allo stato di salute delle popolazioni umane, sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Lo studio di queste interazioni potrà basarsi non solo sull’indagine epidemiologico-molecolare di tipo tradizionale, ma anche su nuove tecnologie e nuovi approcci interdisciplinari, che non mancheranno di fare luce sugli aspetti tuttora enigmatici dei rapporti fra dieta e rischio di malattia. Le nuove conoscenze potranno così tradursi in interventi atti al mantenimento e miglioramento della salute attraverso la dieta. L’alimentazione e la nutrizione in un mondo senza frontiere: oggi e domani • Alimentazione e nutrizione, oltre a soddisfare bisogni essenziali, possono contribuire in misura determinante alla diffusione e al miglioramento della salute nel mondo. Tuttavia, oggi, la maggioranza dei Paesi in via di sviluppo si trova lontana dall’abbattimento della fame e dell’iponutrizione, obiettivo principale del millennio per le Nazioni Unite. • Questo obiettivo potrà essere conseguito con l’impegno politico ed economico internazionale, coniugando capacità d’intervento sul campo e nuove tecnologie. La “food safety”, ovvero la sicurezza in termini sanitari del cibo, in buona misura garantita nel mondo sviluppato, deve essere raggiunta anche nei Paesi in via di sviluppo, sfida che si scontra con la drammatica mancanza di infrastrutture sanitarie. • In un quadro più generale, appare oggi sempre più evidente che interazioni genoma-ambiente mediate dall’alimentazione sono alla base dello stato di salute delle popolazioni umane, sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Fenomeni come il genotipo frugale e l’ipolattasia esemplificano adattamenti genetici a pressioni esercitate dall’ambiente attraverso le disponibilità alimentari. • Un problema tuttora aperto è quello delle relazioni tra dieta e rischio di neoplasie. Lo studio delle interazioni dieta-genoma-rischio di malattia potrà basarsi su nuovi approcci interdisciplinari, quali la nutrigenetica e la nutrigenomica. Le nuove conoscenze potranno tradursi in interventi atti al miglioramento della salute attraverso la dieta. Bibliografia 1. Mariani-Costantini A. Natural and cultural influences on the evolution of the human diet: background of the multifactorial processes that shaped the eating habits of Western societies. Nutrition 2000; 16: 483-5. 2. FAO. The state of food insecurity in the World. Rome: Food and Agriculture Organization of the United Nations 2005. 3. Mason JB, Lofti M, Dalmiya N, Sethuraman K, Deichtler M. The micronutrient report: current progress and trends in the control of vitamin A, iron and iodine deficiencies. Ottawa: Micronutrient Initiative, International Development Research Center, UNICEF 2001. 4. Black R, Morris S, Bryce J. Where and why are 10 million children dying every year. Lancet 2003; 361: 2226-34. 5. WHO. The world health report 2005: make every mother and child count. Geneva: World Health Organization 2005. 6. 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