Vlad III di Valacchia (Dracula) – Una vita incredibile.

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Vlad III di Valacchia (Dracula) – Una vita incredibile.
Vlad III di Valacchia (Dracula) – Una vita incredibile.
Vlad III di Valacchia è il personaggio storico che ispirò lo scrittore irlandese Bram Stoker a
comporre, nel 1897, il romanzo “Dracula”. Il testo, scritto in forma di stralci di diari e di lettere, è
uno tra gli ultimi grandi romanzi gotici. Riprendendo il mito del vampiro, creato nella letteratura da
John William Polidori (“Il Vampiro”), Stoker disegna, nel suo lavoro, una figura tetra che si
muove in atmosfere cupe ed inquietanti.
Ma chi fu realmente Vlad III di Valacchia?
Discendente della nobile casa dei Draculesti – un ramo della casata Basarab - nacque nel novembre
o dicembre 1431 a Sighisoara (Romania) da Vlad II Dracul (membro dell'Ordine del Drago – creato
per proteggere il Cristianesimo in Europa Orientale dalla minaccia ottomana) , non si conosce il
nome di sua madre.
Vlad III è, ad oggi, venerato come eroe popolare e leggendario in Romania, così come in altre zone
dei Balcani, per aver protetto la popolazione dagli ottomani sia a sud che a nord del Danubio.
E' conosciuto anche come Vlad Tepes (in rumeno “Vlad l'Impalatore”) per la pratica, da lui molto
usata, di impalare i nemici fatti prigionieri.
A causa delle vicissitudini che lo coinvolsero nella sua esistenza molto tormentata, per tre volte
divenne Voivoda (principe) di Valacchia.
Già nel corso della sua vita si diffuse in Europa la sua reputazione di essere estremamente crudele
(cosa peraltro assai comune tra i governanti in un mondo estremamente duro e difficile come quello
tardo medievale).
Il suo patronimico rumeno Dragwlya o Dragolea o Draculea non è altro che un diminutivo
dell'epiteto Dracul portato da suo padre Vlad II che nel 1431 divenne membro dell'Ordine del
Drago.
Dracula significa “Figlio del Drago” mentre, nel rumeno attuale “Dracul” significa “Il diavolo”. Per
indicare il drago, animale mitico, in Romania si dice oggi “balaur” o “dragon”.
Presso i turchi ottomani era invece chiamato “Kazikli Bey” (Signore Impalatore).
Vlad III firmò documenti in latino con il nome “Wladislaus Dragwlya, Voivoda Partium
Transalpinarum”.
Vlad ebbe due fratelli maggiori: Mircea II e Vlad Calugarul e uno minore, Radu Cel Frumos
Vlad e Radu crebbero a Sighisoara. In seguito si spostarono a Targovista, allora capitale della
Valacchia, dove i ragazzi ebbero come insegnanti studiosi provenienti da Bisanzio formandosi così,
non solo nella conoscenza della geografia, della storia, della matematica, delle scienze, della
filosofia e delle arti classiche, ma anche imparando lingue straniere – slavo ecclesiastico dell'epoca,
tedesco, latino e ottomano.
Grande impegno fu loro richiesto nell'apprendimento della difesa personale e della strategia politica
e militare dell'epoca.
Nel 1436, il padre, Vlad II Dracul salì al trono della Valacchia ma fu deposto nel 1442 da fazioni
rivali con la complicità dell'Ungheria. Nel 1443 venne liberato con l'appoggiato dei turchi ottomani
e riuscì a riprendere il suo trono. Ma l'anno dopo (1444), in base ai pesanti accordi raggiunti con il
sultano Murad II , Vlad II dovette mandare i figli minori Vlad e Radu alla corte ottomana, quali
ostaggi. Durante questa permanenza i due giovani Drăculești continuarono la loro formazione
nell'arte della guerra, della logica e vennero iniziati alla fede islamica. La loro situazione era però
abbastanza delicata: tre anni prima i figli del despota serbo Durad Brankovic erano stati accecati
con ferri roventi perché sospettati di voler fuggire dalla loro dorata prigionia.
Nel dicembre 1447 i boiardi (nobili vassalli), appoggiati militarmente dal reggente ungherese Janos
Hunyadi, si ribellarono al sovrano Vlad II Dracul e lo uccisero nelle paludi di Balteni.
Il figlio primogenito ed erede di Dracul, Mircea II, fu accecato e sepolto vivo a Targoviste.
Per impedire che la Valacchia cadesse in mani ungheresi, gli Ottomani liberarono il giovane Vlad
III e lo mandarono in patria. Il fratello di Vlad, Radu Cel Frumos, abbracciò in pieno la fede
Islamica ed entrò al servizio della corte ottomana.
Vlad , con un nutrito esercito turco, sottrasse all'usurpatore, Vladislav II il trono di Valacchia. Pochi
mesi dopo, però, Janos Hunyadi invase la Valacchia e rimise sul trono Vladislav II. Costretto alla
fuga, Vlad si rifugiò in Moldavia presso la corte di Alexandrel II, nipote della sua matrigna. Pochi
mesi dopo, Alexăndrel II venne spodestato da Bogdan II che si dimostrò comunque ospitale nei
confronti del giovane Vlad. Esule ad una corte straniera, il giovane Drăculești decise di seguire i
dettami del Cristianesimo abbandonando completamente le sua istruzione islamica e stringendo un
forte legame di amicizia con il suo quasi coetaneo erede di Bogdan, Stafan Cel Mare. Nel 1451
Bogdan venne ucciso da uno zio, Petru III Aron: Ștefan si rifugiò presso Hunyadi, già alleato di suo
padre, mentre Vlad ripiegò in Transilvania. Dopo un breve ritorno in Moldavia, concomitante con la
riconquista del trono da parte di Alexăndrel II, Vlad si recò in Ungheria.
Impressionato dalla vasta conoscenza di Vlad sugli usi, costumi e metodi di combattimento
dell'impero ottomano, così come del suo odio per il nuovo sultano Maometto II, Janos Hunyadi si
riconciliò con lui e lo nominò suo consigliere. Presso Janos, detto il "Cavaliere Bianco" d'Ungheria,
a quel tempo reggente per conto del giovane sovrano ungherese, Ladislao il Postumo (in quel
periodo prigioniero dell'imperatore Federico III d'Asburgo), Vlad continuò a perfezionarsi nell'arte
della guerra, della guerriglia e, più in generale, della strategia militare, compiendo incursioni in
territorio turco e combattendo sul campo alleanze di nobili cristiani in guerra con il potente regno
ungherese.
Alla corte di Buda, Vlad e l'amico Stefan Cel Mare ebbero inoltre modo di conoscere il futuro
sovrano d'Ungheria, Mattia Corvino, figlio di Janos Hunyadi. Con la caduta di Bisanzio nelle mani
di Maometto II avvenuta nel 1453 l'influenza ottomana iniziò a diffondersi attraverso i Balcani
meridionali e minacciando l'Europa continentale.
Nel 1454 i turchi invasero l'Ungheria ma nella battaglia di Szendro vennero sconfitti da Hunyadi.
Vlad combatté in quell'occasione al fianco degli ungheresi ed ottenne in premio dal Cavaliere
Bianco la restituzione alla corona valacca e delle cittadelle di Almas e Fagara, ai piedi dei Carpazi
meridionali, tra la nativa Sighisoara e l'importante centro commerciale sassone di Brasov ( allora
chiamato Kronstadt).
Hunyadi fermò ancora l'avanzata degli ottomani uscendo vittorioso dallo scontro alle porte di
Belgrado nell'estate sel 1456 ma morì poco dopo per colpa della peste diffusasi nel suo
accampamento. Mentre Maometto II era concentrato sull'Ungheria, Vlad fece ritorno in Valacchia,
riconquistò la sua terra natia ed uccise Vladislav II in combattimento.
Nel corso di una grande cerimonia, svoltasi nella chiesa di Curtea de Arges, Vlad III fu incoronato
dal metropolita voivoda (principe) di Valacchia. Nel frattempo molti boiardi (feudatari o vassalli)
fedeli a Vladaslav II erano fuggiti in Transilvania e si unirono al seguito di un nuovo anti-principe
dei Danești, Dan III di Valacchia.
Vlad III tenne la sua corte (dvor in lingua slava e curte in lingua rumena) sia a Campulung, sia a
Targoviste sia a Curtea de Argeș. La costruzione di una sua grande residenza a Bucarest viene
datata intorno al 1459.
Considerata la situazione non facile a causa del dissenso di alcuni suoi feudatari – come sopra detto
– e l'invadenza dell'impero ottomano, Vlad instaurò alleanze stabili con alcuni suoi potenti vicini.
Prestò giuramento di fedeltà alla corona ungherese, ora governata da Ladislao il Postumo e accordò
privilegi ai ricchi mercanti sassoni in Valacchia.
Nel 1457, Vlad appoggiò le pretese al trono moldavo di Stefan Cel Mare - che nel frattempo
sconfisse e mise in fuga l'usurpatore Petru Aron. Vlad non era però ancora abbastanza forte per
contrastare apertamente Maometto II così dovette inizialmente pagare il tributo stabilito dagli
accordi presi da suo padre con Murad II e presentarsi annualmente alla Sublime Porta per il formale
omaggio al sultano. Nel 1458 fu costretto a permettere il transito delle forze turche che attaccarono
gli ungheresi alla rocca di Turnu Severin, sul territorio rumeno (le forze di Hunyadi avevano
occupato la rocca di Severin nel biennio 1419-1420).
Con il 1459 il bisogno di rafforzare la sua posizione mise Vlad in contrasto con i ricchi mercanti
sassoni, ai quali però andava in quel momento la simpatia del nuovo sovrano ungherese, Mattia
Corvino, a sua volta rappacificatosi con l'imperatore Federico III.
Il voivoda sedava nel frattempo il malcontento dei suoi boiari con il pugno di ferro, ordinando il
massacro della "Pasqua di Sangue a Targoviste.
Già nel 1457 l'esule Dan III si era fatto nominare voivoda nella cattedrale ortodossa di Brașov,
usurpando formalmente il titolo di Vlad III e prendendo corte in un accampamento sulla collina di
Timpa, presso la città. L'imminente conflitto venne temporaneamente evitato dalla mediazione di
Szilagyi, governatore ungherese della Transilvania (1458) ma si riaccese nel 1459: Dan fu costretto
alla fuga, mentre Vlad, dopo aver devastato i sobborghi di Brașov, impalava diversi seguaci
dell'avversario sulla collina di Timpa.
Nel 1460 Dan conquistò le fortezze di Brașov e Fagaraș, ma venne sconfitto sul campo di Rucar da
Vlad ed eliminato. Dracula si diede poi al massacro dei seguaci di Dan a Brașov e Fagaraș, curando
però di non toccare i mercanti sassoni e negoziando un accordo anti-turco con Mattia Corvino.
Bisognoso di uno stabile confine meridionale mentre negoziava un'alleanza antiasburgica con
Giorgio di Podebady, re di Boemia, Mattia Corvino accettò l'alleanza di Vlad e gli promise in sposa
una fanciulla della sua famiglia: la cugina Ilona Szilagyi.
Vlad trovò la Valacchia in uno stato miserabile: la costante guerra aveva portato ad una criminalità
dilagante, un calo della produzione agricola e una drastica riduzione del commercio. Vlad fu
costretto ad usare metodi molto severi per ristabilire l'ordine e la prosperità. Aveva tre obiettivi per
la Valacchia: rafforzare l'economia del paese, la sua difesa e il suo potere politico. Intraprese misure
importanti per aiutare il benessere dei contadini con la costruzione di nuovi villaggi ed
incrementando la produzione agricola. Favorì inoltre, con normative adeguate, i mercanti valacchi
sia nel commercio interno, per lo sviluppo del paese, sia nelle esportazioni.
Limitò invece le importazioni ai mercati delle città di Targsor, Campulung e Targoviste, al fine di
controllare meglio il flusso delle merci provenienti dall'estero e recuperare agevolmente i dazi da lui
imposti. (Le importazioni erano pressoché tutte in mano a mercanti stranieri).
Vlad considerava una parte notevole dei suoi vassalli (boiardi) la causa principale del costante
conflitto e corresponsabili della morte del padre e del fratello: assegnò quindi gli incarichi
importanti della sua amministrazione a persone straniere fidate invece che i boiardi. L'esercito
venne rafforzato: Vlad possedeva una piccola guardia personale, composta in prevalenza di
mercenari, che venivano premiati con bottini e promozioni; provvide quindi ad incrementare la sua
guardia con un piccolo esercito molto ben fornito ed organizzato. Inoltre creò una milizia formata
da contadini - chiamati a combattere ogni volta che scoppiava una guerra.
Provvide a fare edificare una chiesa a Targsor (in memoria di suo padre e di suo fratello maggiore
uccisi nelle vicinanze) e contribuì con il proprio patrimonio personale all'espletamento dei lavori
per il Monastero di Snagov.
Dal momento che parte della nobiltà valacca si alleò con i ricchi mercanti sassoni residenti in
Transilvania, Vlad eliminò i privilegi commerciali a suo tempo concessi e depredò i loro castelli.
Nel 1459 fece impalare diversi esponenti di potenti famiglie sassoni di Brasov.
Quando, nel 1459, papa Pio II diede il via ad una nuova crociata contro gli Ottomani, il ruolo
principale venne affidato a Mattia Corvino, Re d'Ungheria, figlio di Janos Hunyadi; il sovrano
ricevette dal Papa 40.000 monete d'oro - importo che venne considerato sufficiente per assoldare un
esercito di 12.000 uomini e per l'acquisto di 10 navi da guerra. In questo contesto, Vlad si alleò con
Mattia Corvino, con la speranza di tenere gli Ottomani fuori dal paese (la Valacchia era infatti
rivendicata come parte dell'Impero Ottomano dal sultano Maometto II).
In quello stesso anno, il 1459, il sultano inviò a Vlad dei messaggeri per sollecitarlo a pagare il
tributo di 10.000 ducati e 500 reclute per forze ottomane. Vlad rifiutò, perché pagare il "tributo"
avrebbe significato accettare pubblicamente che la Valacchia facesse parte dell'Impero Ottomano.
In questa occasione Vlad fece uccidere i messaggeri turchi usando, come pretesto, il fatto che questi
non si erano tolti il turbante nel rendergli omaggio: la punizione di Dracula a questa mancanza di
rispetto fu di inchiodare sulla testa degli ambasciatori i rispettivi turbanti.
Nel frattempo, il sultano, ricevuti rapporti che rivelavano l'estendersi del dominio di Vlad sul
Danubio, inviò il suo Bey di Nicopoli, Hamza Pasha, per trattare la pace e, se fosse stato necessario,
eliminare Vlad III.
Per scongiurare questa possibilità Vlad Țepeș pianificò un agguato ai danni di Hamza Pasha; il Bey
di Nicopoli, forte di un esercito di 1.000 cavalieri, venne attaccato in uno stretto passaggio a nord di
Giurgiu. In breve tempo i valacchi circondarono e sconfissero i turchi che furono impalati, Hamza
Pasha compreso.
Nell'inverno del 1462, Vlad attraversò il Danubio e depredò numerosi insediamenti urbani tra la
Serbia ed il Mar Nero e distrusse svariati campi militari ottomani. In una lettera a Corvino datata 2
febbraio scrisse:
«Ho ucciso contadini, donne, vecchi e giovani che vivevano a Oblucitza e Novoselo, dove il
Danubio sfocia nel mare, fino a Rahova, che si trova vicino a Chilia, dal basso Danubio fino a
luoghi come Samovit e Ghighen. Abbiamo ucciso 23.884 turchi senza contare quelli che sono stati
bruciati vivi nelle loro case o quelli le cui teste sono state tagliate dai nostri ufficiali… Così, Vostra
Altezza, deve essere noto che io ho rotto la pace con lui (Sultano Maometto II).»
In risposta a questi avvenimenti il sultano Maometto II allestì un esercito di circa 60.000 uomini e
30.000 irregolari che nella primavera dello stesso anno si diresse verso la Valacchia. Avendo a
disposizione forze molto inferiori rispetto ai turchi, 30.000 o 40.000 uomini a seconda delle fonti,
Vlad non fu in grado di impedire agli Ottomani di attraversare il Danubio il 4 giugno 1462 e di
entrare in Valacchia. Vlad, pur sconfitto nei primi scontri, continuò ad organizzare piccoli attacchi
ed imboscate contro l'esercito ottomano. In un memorabile attacco notturno vennero uccisi 15.000
soldati turchi. Questo fece ulteriormente infuriare Maometto II, il quale attraversò il Danubio per
comandare personalmente il proprio esercito. Questa mossa comunque non fu risolutrice e fatta
eccezione per alcuni riferimenti di parte turca, tutte le altre notizie dell'epoca riportano la sconfitta
subita dal sultano nel 1462. Dalle cronache emerge una ritirata repentina dei turchi: l'11 luglio 1462
il sultano si trovava già ad Adrianopoli. La vittoria di Vlad l'Impalatore venne ampiamente
celebrata in Valacchia, Transilvania, Moldavia, Ungheria e personalmente annunciata ai regnanti
europei dal Papa stesso, con grande ridondanza.
Anche la Repubblica di Genova, che deteneva la città commerciale di Caffa, inviò una sua
ambasceria alla corte del sovrano Valacco al fine di ringraziarlo.
Il fratello minore di Vlad, Radu Cel Frumos, rimasto alla corte del sultano, venne inviato da
Maometto II in Valacchia con alcuni battaglioni molto ben organizzati di giannizzeri, al fine di
spodestare Vlad e annettere la regione all'impero ottomano. Radu conquistò la Fortezza di Poenari,
luogo strategicamente molto importante per Dracula. Dopo questa vittoria, Radu ricevette dal
Sultano Maometto II il titolo di Bey di Valacchia. La sconfitta di Vlad a Poenari è da attribuirsi
anche alla partecipazione di boiardi locali alleatisi con il fratello invasore. L'aristocrazia valacca,
molto ridimensionata dalla politica accentratrice di Vlad, tradì il sovrano dietro la garanzia che
avrebbe riguadagnato gli antichi privilegi. Alcune fonti storiche attendibili asseriscono che Radu,
riuscito a catturare membri di alcune famiglie di boiardi, ne avrebbe ricattata almeno una parte, per
averne il loro pieno appoggio.
Vlad, seppure gravemente sconfitto, continuò strenuamente a combattere fino all'8 settembre 1462:
si ricordano almeno tre battaglie vinte dal Voivoda (Principe e re di Valacchia) prima della sua
ritirata in Ungheria, dovuta in larga parte alla mancanza di fondi per pagare i propri eserciti. Giunto
alla corte di Mattia Corvino, Vlad, alla ricerca di aiuto presso il suo ex alleato, oltre a ricevere un
netto rifiuto venne fatto incarcerare per alto tradimento dal Re d'Ungheria – che non aveva nessuna
intenzione di inimicarsi il potente impero Ottomano, vicino già abbastanza scomodo.
Vlad venne inizialmente imprigionato nella fortezza Oratea situata nell'odierno villaggio di
Dambovicioara, poi trascorse un periodo di detenzione a Visegrad ed infine a Buda.
La durata esatta del periodo di prigionia di Vlad è a tutt'oggi fonte di dibatti, anche se alcune
indicazioni indicano che sia perdurato dal 1462 al 1474. Certo è il fatto che sia la politica
apertamente pro-ottomana di Radu che l'intervento di Stefan III Cel Mare, Voivoda di Moldavia,
parente e fraterno amico di Vlad, contribuirono affinché Mattia Corvino finalmente lo liberasse nel
1474.
Dopo l'improvvisa morte di Radu avvenuta nel 1475, Vlad III dichiarò l'inizio del suo terzo regno il
26 novembre 1476 e iniziò i preparativi per la riconquista della Valacchia nel 1476 con il supporto
ungherese.
Il terzo regno di Vlad era stato inaugurato da poco più di due mesi quando egli perse la vita in una
battaglia contro i turchi sulla strada tra Bucarest e Giurgiu. La data della sua morte è compresa tra
l'ottobre e il dicembre 1476. Le circostanze sono avvolte nel mistero. Secondo alcuni storiografi
venne trucidato per sbaglio perché scambiato per un turco, secondo altri fu catturato dagli ottomani,
decapitato, e la sua testa venne portata, insieme alla sua spada, a Istanbul come trofeo di guerra e
omaggio al sultano..
Altra ipotesi (più leggenda che altro) sostiene che Vlad Tepes avrebbe combattuto, sarebbe stato
fatto prigioniero a portato a Istanbul, riscattato poi dalla figlia fuggita al sicuro in Italia, e infine
sepolto nella chiesa di Santa Maria la Nova presso Napoli.
Non si conosce il luogo dove vennero inumati i resti di Vlad Tepes: la tradizione vuole che quando
la testa di Vlad fu portata a Costantinopoli, il suo corpo venisse sepolto senza cerimonie dal suo
rivale, Basarab Laiota, nel monastero di Comana. Solamente a partire dal XIX secolo si è sparsa la
voce che Vlad sia stato inumato nel monastero di Snagov, su un'isola, nel bel mezzo di un lago
situato a trentacinque chilometri a nord di Bucarest.
Studi archeologici sul sito, avvenuti nel 1933, hanno portato alla scoperta che la presunta tomba di
Vlad è vuota. In un'altra tomba trovata nel monastero si è rinvenuto un corpo con indosso abiti
sontuosi ed un anello con il simbolo del dragone.
Tale corpo, data la presenza della testa, non dovrebbe essere quella di Vlad III.
Secondo alcuni studiosi è probabile che il corpo di Vlad Tepes sia stato bruciato mentre secondo
altri sarebbe stato smembrato dai turchi sul campo di battaglia.
Nel giugno del 2014 sono state avviate delle ricerche che sostengono che il sacello di Vlad sia
custodito nella chiesa di Santa Maria la Nova nella città di Napoli, più precisamente nel chiostro
piccolo del complesso conventuale risalente al secolo XVI. In essa è presente un monumento
funebre adornato da un rilievo raffigurante un drago affiancato da due baldacchini, considerati
elementi tipici della cultura medievale slava. È inoltre presente un epitaffio che reca delle iscrizioni
in una lingua al momento sconosciuta, presenti caratteri degli alfabeti latino, copto, greco ed etiope.
Tuttavia, non vi sono testimonianze sufficienti che provino la permanenza o la sepoltura del
Voivoda a Napoli. Esistendo prove concrete della sua morte in battaglia, il fatto che Vlad sia
fuggito e morto a Napoli risulta molto improbabili.
Anche se lo stupendo maniero di Bran è presentato come il “Castello di Dracula”, in verità venne
edificato dai sassoni di Brasov. La vera residenza di Dracula, ora in completamente in rovina, è la
fortezza di Poenari, situata sulle rive dell'Arges.

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