Picasso e Caravaggio per imparare a guardare

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Picasso e Caravaggio per imparare a guardare
MOSTRE
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20 agosto
La mostra “Al culmine della ragione. Giussani, capitolo decimo” allestita all’ingresso della fiera
Religiosi, cioè materialisti
Giuseppe Frangi, uno dei curatori del percorso: “Supponiamo di uscire dal ventre di nostra madre con la coscienza
di un adulto. La vita c’è, è già un miracolo.Contro tutto quello che la cultura moderna vuole farci credere. Il ‘Senso
religioso’ è un libro che parte dalla realtà, non è gnostico o spiritualista, non parte da un’idea che hai in mente”
Immaginate di uscire dal ventre di
vostra madre, adesso, con la coscienza di una persona adulta, e immaginate l’impatto improvviso con il
mondo. Cosa accadrebbe? Quale sarebbe la prima reazione? Stupore?
Meraviglia? La mostra “Al culmine
della ragione” sul decimo capitolo
del “Senso religioso”, inizia da qui.
Da questo stupore, dall’impatto con
le cose, concrete come gli occhi di
un uomo, il suo sguardo, il suo pugno stretto sul tavolo, il suo sorriso.
In una stanza circolare, luminosa, su
uno schermo si accampano mille immagini. E’ il mondo, la vita, quello
che respiriamo, di cui spesso non ci
accorgiamo. “Lo spunto da cui siamo partiti è la valenza drammaturgica, la sceneggiatura che è questo capitolo” dice Giuseppe Frangi, curatore della mostra insieme a Riccardo
Bonacina. “Non c’è stato nulla da
forzare, si è trattato solo di riproporre l’itinerario che questa nascita genera nella coscienza dell’uomo, come un percorso”. Allora, immediatamente, la domanda sincera che nasce
davanti alle cose riguarda la loro origine. Chi le ha fatte? Da dove vengono? “La bellezza è il nesso tra il
presente e l’eterno”: questa espressione campeggia su uno sfondo nero,
a fianco della foto di Giussani con i
ragazzi del liceo Berchet, al faro di
Portofino. “Dio” è la risposta, “Dio
che è tutto in tutti”. “Dunque il terzo
passaggio”, continua Frangi, “è la
coscienza dell’Io che si radica sull’impatto con la realtà e con il Mistero. La prima coscienza che l’io ha di
se stesso è quella di essere un “dato”,
di scaturire da un “Tu” misterioso.
E’ come in quella poesia di Rebora:
“Dall’immagine tesa, tutto vibra nell’attesa che qualcosa si riveli”, che si
percepisca un bisbiglio. E Giussani
questo bisbiglio delle cose lo aveva
ben presente, “tutta la vita grida l’eternità, dice in uno dei video, e fa un
certo effetto vedere il suo sorriso e il
gesto della mano nel momento in cui
dice di aver domandato l’eternità per
quarant’anni!”. Il percorso proposto
non ha nulla a che vedere con un’esposizione di immagini o una serie
di video, non è una mostra su Giussani.
“Quello che mi colpisce è che
l’aiuto che Giussani dà interessa la
Un percorso progettato dagli studenti di Architettura
possibilità di capire l’umano e questa cosa non è mai scontata, è sempre una scommessa. La questione in
gioco è di una ragione nel presente,
non un rivangare il passato. E’ la
possibilità di guardare al presente
con uno sguardo aperto. E’ un invito
a partire dalla realtà. Dio è venuto
nella realtà, allora la prima cosa da
fare è vivere intensamente il reale, la
realtà che ti balza addosso, solo così
c’è la possibilità che quel Miracolo
si ripeta.” Nell’ultima sala quaranta
monitor pendono dal soffitto, sospesi. Sono occhi, mani, incarnati, chiaroscuri di Caravaggio; Cristo che
prende la mano di Tommaso e pone
il suo dito nel costato, sotto la carne,
dentro la piaga. “La Gloria di Dio è
l’uomo che vive”, ripete la voce di
Giussani, nell’ultimo discorso alla
fraternità del 2002. L’uomo che vive,
appunto, che si mischia, si immischia con le cose di tutti i giorni, con
il quotidiano, come quel dito dentro
il costato, trascinato, spinto, quasi
costretto. Frangi continua: “La vita
c’è, è già un miracolo. Ti svegli la
mattina con la coscienza di questo,
del miracolo della vita che c’è. Contro tutto quello che la cultura moderna vuole farci credere. Per questo
penso che il “Senso religioso” sia un
libro materialista, anzi, il suo autore
è materialista, perché parte dalla
realtà, non è gnostico, spiritualista,
non parte da un sapere che hai ma da
un dato di evidenza, tutto il resto è equivoco”, tutto il resto sono i nostri
mille altrove in cui spesso ci perdiamo.
Elena De Carlini
Sopra, un’immagine della
mostra sul capitolo X del
“Senso religioso”.
A fianco: a sinistra,
don Giussani durante una
passeggiata in montagna
con i giessini della prima ora;
a destra: un incontro cordiale
fra il fondatore di Cl e
il Papa Giovanni Paolo II
Picasso e Caravaggio
per imparare a guardare
In tre sale le domande degli artisti davanti allo spettacolo del mondo
Al culmine della ragione, Giussani, Capitolo decimo. Questo è il titolo del percorso realizzato da Riccardo Bonacina, Giuseppe Frangi, con
il coordinamento di Alberto Savorana e la regia di Antonio Syxty, come
contributo per approfondire il titolo
del Meeting 2006: “La ragione è esigenza di infinito e culmina nel sospiro e nel presentimento che questo infinito si manifesti”. Primo titolo tratto dalle parole di don Giussani. Il
percorso presentato si snoda in tre
momenti della durata di circa quindici minuti ciascuno, guidati da un lettore e da filmati. Il percorso è scandito in tre sale e centrato su altrettanti video e prende le mosse dall’immagine suggerita da don Giussani all’inizio del decimo capitolo del
“Senso religioso” . All’ingresso si è
accolti dalla sinfonia n.7 di Beetho-
ven, l’immagine di don Giussani,
prete a Desio negli anni Quaranta, è
accompagnata dall’interrogativo:
“Cosa c’entrate voi con le stelle?”
che introduce tutto il percorso. La
prima sala rappresenta la prima tappa: lo stupore dell’uomo per le cose,
l’oggettività e lo stupore davanti alla
realtà. E’ accompagnata dal video in
cui Giussani commenta il canto “Povera Voce”, intervenendo agli Esercizi Spirituali della Fraternità di Cl
del 2002. La seconda, strutturata come una basilica, rappresenta la prima
domanda che sorge davanti allo spettacolo del mondo: chi l’ha fatto, da
dove scaturisce? E’l’incontro dell’uomo con Dio. Il filmato proposto
è quello degli Esercizi spirituali della Fraternità di Cl del 1997, in cui
Giussani citando San Paolo disse:
“Cristo tutto in tutti”. La terza tappa
All’ingresso il visitatore
viene accolto
dalla sinfonia
numero sette
di Beethoven
e dalla domanda:
”Cosa c’entrate voi
con le stelle?”
mostra l’approdo all’io. In questa sala quaranta schermi propongono il
filmato dell’intervento di Giussani agli Esercizi della Fraternità di Cl del
2002 “Donna, non piangere”. Il video si conclude con un punto di fuga
che spinge oltre: l’uomo che vive intensamente il reale giunge all’ipotesi
della rivelazione. I tre quadri, costruiti sull’impalcatura del decimo
capitolo, presentano, oltre al video di
Giussani, i brani del libro, letti da una voce guida, accompagnati da immagini e musiche tratte da opere di
grandi artisti. Picasso per la semplicità difronte al reale; Van Gogh, per
il profondo senso moderno del Mistero; Caravaggio come coscienza
dell’io che scaturisce dalla percerzione del Mistero. E ancora Mozart
con lo Stabat Mater, la Messa in Do
minore; le sonate di Beethoven, Pergolesi, Dvòrak. Ogni quadro è inframmezzato dalla lettura di testi
della Bibbia e di autori amati da don
Giussani, contenuti nel capitolo stesso e utilizzati per approfondire e
comprendere meglio i contenuti del
capitolo: Leopardi, Canto Notturni,
Il pensiero Dominante; Ada Negri,
Eliot, I “Cori” da la Rocca, Rebora.
I testi degli autori considerati sono
letti da Franco Branciaroli e da altri
attori della Compagnia degli Scalpellini di Bologna; l’Associazione
Skenè di Milano; il Teatro Ventisei
di Firenze. I tre quadri, infine, contengono altrettanti spezzoni tratti da
conversazioni filmate di don Giussani, nei momenti di vita comunitaria,
in vacanza con i ragazzi di Gs a Varigotti, durante la caritativa nella Bassa; durante la Via Crucis o gli Esercizi Spirituali.
L’intero percorso è stato progettato da alcuni studenti della facoltà di
Architettura di Milano che ne hanno
curato la realizzazione.
E.D.C.