la montagna é risorsa che produce ricchezza la montagna
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la montagna é risorsa che produce ricchezza la montagna
COMUNICATI STAMPA Parlamentari e Comuni discutono il futuro delle popolazioni e delle aree in quota LA MONTAGNA É RISORSA CHE PRODUCE RICCHEZZA Un errore i tagli agli incentivi decisi dal governo a cura dell’Ufficio Stampa/PAT Il giudizio più negativo arriva dal presidente dell’Uncem (Unione nazionale comuni comunità enti montani) Enrico Borghi: “La montagna è allo stesso tempo un gigante economico e un nano politico”. Borghi lamenta la difficoltà di individuare nella politica di oggi una prospettiva di sviluppo e crescita sociale prima ancora che economica. Una preoccupazione anticipata in parte dall’onorevole Luigi Olivieri, vicepresidente del gruppo par- lamentare Amici della montagna in apertura di convegno: “Il sistema montano genera valore e ricchezza in linea con gli altri comparti economici e le altre aree”. Il parlamentare ha esposto le linee guida dell’attività di revisione portata avanti dal Parlamento delle Legge sulla montagna del ’94: dai nuovi rapporti tra Comuni e Comunità di montagna alla nuova classificazione dei territori in quota, fino al Piano nazionale delle aree montane. Nuovi dirigenti al servizio infrastrutture agricole e al servizio vigilanza e promozione attività agricola Il primo incarico a Marta Da Vià, il secondo a Fabrizio Dagostin La Giunta Provinciale ha provveduto, su proposta del presidente Dellai, a disporre alcuni passaggi di dirigenti ed affidamento di incarichi nel quadro della riorganizzazione dei servizi del Dipartimento Agricoltura e alimentazione. Marta Da Vià, attuale dirigente del Servizio Vigilanza e promozione dell’attività agricola, sarà preposta, quale dirigente, al Servizio Infrastrutture agricole e riordinamento fondiario a partire dal 29 marzo 2004; Fabrizio Adriano Dagostin, dal 1995 direttore dell’Ufficio Tutela delle produzioni agricole, assumerà l’incarico di sostituto dirigente del Servizio Vigilanza promozione dell’attività agricola. TERRA TRENTINA “Negli scorsi anni il problema della montagna era soprattutto legato all’immagine. Parlare di montagna significava quasi parlare di un mondo destinato a scomparire. Oggi la situazione è cambiata in meglio. La montagna rappresenta una risposta, l’antidoto ad un mondo che corre verso la globalizzazione. I territori d’alta quota non sono più territori svantaggiati ma si sono trasformati in laboratori capaci di sviluppare qualità”. Con queste parole il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai ha chiuso il convegno dedicato alle prospettive della montagna. La conferma alle parole di Dellai arriva anche da dati recenti. La montagna assicura ogni anno il 16,2 per cento del Pil (Prodotto interno lordo) e concorre così a garantire la ricchezza dell’Italia. Il messaggio esce dal convegno “Montagna: nuove prospettive, nuove concretezze”, che si è tenuto il 2 aprile 2004 nelle sale del Mart di Rovereto. Il simposio – organizzato dalla Provincia autonoma e dall’Università di Trento con l’Uncem e il Consorzio dei Comuni – dà una prima risposta all’orientamento del Governo, annunciato dalla stampa nazionale, di tagliare gli incentivi ad alcuni settori in prospettiva della riduzione delle tasse preventivata nel 2005. 9 TERRA TRENTINA COMUNICATI STAMPA 10 Ci sono esempi - come conferma il presidente della Provincia autonoma Dellai - che pongono la montagna all’avanguardia nel campo della legislazione nazionale e internazionale. Due gli esempi portati da Dellai: il primo riguarda la caccia, la quale in Trentino ha trovato un equilibrio tra cultura faunistica e pratica venatoria. “Al contrario di quanto avviene a livello nazionale – ha sottolineato il presidente Dellai – dove si predilige un modello di caccia mordi e fuggi”. Il secondo esempi è legato alla consapevolezza della gente di montagna che attraverso regolamenti e modelli legislativi locali è in grado di offrire un modello di tutela dell’ambiente che coinvolge, responsabilizzandola anche la popolazione locale. Una prima risposta positiva alle preoccupazioni arriva dall’assessore della Provincia autonoma di Trento all’agricoltura, commercio e turismo Tiziano Mellarini che alla platea di parlamentari e sindaci italiani illustra il “modello trentino di sviluppo sostenibile della montagna”. Un progetto politico, quest’ultimo, che intende coniugare in modo armonico ambiente, attività economiche e frequentazione della montagna. L’assessore Mellarini – a fianco al quale sedeva il collega Ottorino Bressanini – parte da un dato che deve far riflettere: dal 1996 ad oggi, gli addetti occupati in agricoltura sono passati da 17 mila unità a 9 mila unità. “Il fenomeno negativo – osserva Mellarini – sembra essersi arrestato ma è compito della Provincia di Trento favorire il mantenimento e, se possibile, il potenziamento delle aziende agricole di montagna”. Le aree in quota non rappresentano solo l’agricoltura o il turismo, ma vivono anche grazie ad un comparto forestale amministrato con criteri moderni, basati sulla multifunzionalità e la sostenibilità delle attività. “Il bosco – afferma Mellarini per chiarire le linee guida del programma di giunta – è parte integrante del sistema agricolo e forestale, dai quali dipendono l’agricoltura, la zootecnia e il turismo”. La promozione delle imprese forestali – ad esempio – è uno degli obiettivi della Giunta che si avvarrà di risorse già presenti sul territorio trentino, quali l’Università, l’Istituto agrario di San Michele e quello per la valorizzazione del legno e delle specie arboree. Infine le cifre. Il Piano di sviluppo rurale prevede nel periodo 2000-2006 un impegno finanziario di 210 milioni di euro, cofinanziati da Comunità europea, Stato e Provincia; ai quali si aggiungono altri 266 milioni di euro a carico della sola Provincia di Trento. La ricchezza offerta dalla montagna – come ha illustrato in chiusura di convegno Gianfranco Postal, dirigente generale del Dipartimento affari e relazioni istituzionali della Provincia autonoma di Trento - va anche gestita con criteri improntati all’equità sociale: “Le centrali elettriche garantiscono rilevanti entrate, ma hanno richiesto un prezzo ambientale alto. La gestione politica di questo patrimonio deve tener conto quindi delle popolazioni locali che hanno rinunciato a una parte del territorio per un bene comune”.