Era sera e io stavo scrivendo una lettera a mia madre
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Era sera e io stavo scrivendo una lettera a mia madre
Era sera e io stavo scrivendo una lettera a mia madre. Mia madre viveva in un ospizio, ma a volte avevo la sensazione che vivesse nei miei sensi di colpa. Quella donna mi aveva allattato, aveva cucinato, lavorato, vissuto per me e come l'avevo ripagata? Spedendola fuori di casa. Parcheggiandola in un posto per vecchi. Un posto dove la gente aspetta la morte seduta su una panchina o guardando fuori dalla finestra. Mi sentivo il peggiore dei figli. Cercavo di stemperare i sensi di colpa scrivendole lunghe lettere. A mia madre piaceva riceverne. Con la mail non aveva mai preso confidenza, ma con la cara e vecchia carta da lettere aveva un rapporto speciale e così passavo la notte a scriverle lettere in corsivo e con inchiostro viola in cui parlavo della mia vita. Ne parlavo in tono rassicurante come se fosse gratificante come un Oscar alla carriera, sicura come un approdo dopo lunga tempesta, serena come il cielo disegnato da un bambino e, sapete, mentre scrivevo, quasi ci credevo che la mia vita fosse così. In realtà la mia vita era un disastro e di chi era la colpa? Di una femmina, ovviamente, che si era installata in casa mia, aveva occupato lo spazio che avrebbe dovuto essere di mia madre, e comandava come se fosse un imperatore con diritto di vita e di morte sul sottoscritto. Questa femmina si chiamava 3Z-22Y-Dego-Laila. Ora, occorrono alcune precisazioni per capire il perché di un nome così singolare. Prima di tutto dovete sapere che la femmina in questione non era umana ma aliena. Si chiamava Laila, proveniva da un pianeta lontano miliardi di anni luce e di nome Dego. Tale pianeta era suddiviso in varie contee a loro volta suddivise in frazioni. Laila viveva nella frazione Y della ventiduesima contea. Il numero “3” e la lettera “zeta” che precedevano il suo nome, significavano che apparteneva al terzo genere sessuale, lo Zauro. Su Dego la specie intelligente era composta da sette generi sessuali. Quello dominante era l’Oragon, ma tutti e sette dovevano prendere parte all'accoppiamento a scopo procreativo. L’accoppiamento non era un’esperienza piacevole, ragion per cui la grande ammucchiata avveniva solo quando bisognava mettere al mondo un nuovo esemplare. - Il sesso è divertente solo quando è in solitaria sul mio pianeta -, mi aveva raccontato una volta Laila, "se proprio vogliamo essere in due, allora, io che sono uno zauro mi vedrei insieme a un Kardan". - Che cos’è un Kardan? – avevo chiesto. - Il genere sessuale numero sette. Nell’atto procreativo la sua funzione è quella di secernere un liquido lubrificante che rende il meno dolorosa possibile la frizione tra gli altri. Per questo dico che se proprio dovessi fare sesso a due, sceglierei un Kardan, ne uscirei appena un po’ unta. Capite? Come potevo scrivere a mia madre che convivevo con uno zauro ovvero un essere che nel corso di un’orgia riproduttiva si accoppiava insieme ad altri sei individui, uno dei quali secernente un liquido per rendere il tutto il più fluido? Sarebbe impazzita. Oppure mi avrebbe preso per pazzo. Per mia madre la femmina ideale era ovviamente umana, dotata di discreto fascino, di un potente istinto di maternità e abile in cucina come nelle faccende domestiche. Era una donna tradizionale, mia madre. Una umana come quelle di una volta. Non credeva nemmeno agli alieni. Pensava che le stelle fossero perle appuntate sul velluto della notte e la luna un ritaglio di carta velina. Come cazzo avrei potuto dirle che convivevo con uno Zauro proveniente da un posto lontano miliardi di anni luce da qui? Dunque le lettere che le scrivevo erano un stravolgimento bello e buono della realtà. "Cara mammina", cominciai, "come stai? Io bene. Il lavoro va bene. La salute va bene. Quei problemi al colon infiammato che avevo avuto il mese scorso, vanno bene, nel senso che non ci sono più. "Seguendo il tuo consiglio, mia cara e previdentissima mammina, sono stato dal dottor Guidi che mi ha prescritto una confezione di Limpidex in pastiglie da 30 milligrammi l'una da prendere due volte al dì per placare gli spamsi. "Va tutto bene, mamma. E c'è una novità: da qualche tempo ho cominciato a frequentare una ragazza...". Smisi di scrivere. Era necessario fornire una simile informazione? Avevo trent'anni, mia madre, ogni volta che andavo a trovarla (tutte le domeniche pomeriggio), mi poneva sempre una o due domandine che miravano all'acquisizione di una semplice verità: ero fidanzato (ovvero sul punto di sposarmi, riprodurmi e renderla l'allegra nonna di tanti nipotini) ono? Fino all'ultima domenica avevo detto di no. Avevo scosso la testa sorridendo, con quell'aria beffarda che si adotta quando si vuole sottintendere qualcosa. Cioè, nel mio caso, che no, una fidanzata non ce l'avevo, ma non ero solo, me la spassavo io! Ora mi stavo chiedendo se non era il caso di cambiare versione. Di introdurre, nel cervello di mia madre, l'idea seppur vaga che sì, c'era una ragazza che stavo frequentando con una certa continuità, ovviamente non mi si poteva dire fidanzato, però, sì, qualcuno c'era... Una simile affermazione, per quanto espressa en passant, si sarebbe installata come un virus informatico nel reticolo neurale di mia madre facendolo crepitare di speranza, intasandolo di pop-up di lei che correva felice dietro un nipotino maschio. Era una decisione importante, scrivere o non scrivere che avevo una ragazza. Ero amleticamente in sospeso nel suddetto dilemma, quando 3Z-22Y-Dego-Laila urlò dal salone: - Allora, vieni a mangiare o vuoi che la cena si trasformi in merda ectoplasmatica? Scarabocchiai sulle parole "da qualche tempo ho cominciato a frequentare una ragazza" fino a renderle illeggibili. Una volta ho chiesto a 3Z-22Y-Dego-Laila com'è fatto un deghiano zauro e lei mi ha fornito la seguente descrizione. - Prendi un nano. Aggiungigli una coda e una spatola sulla punta. Poi, fai conto che abbia quattro braccia invece di due.... Aspetta, però invece di cinque dita ne ha tre per ogni mano. Al posto di due gambe ne ha una sola. Un'unica gamba, prosecuzione del busto, sostanzialmente. Il piede non è un piede come lo intendi tu ma una specie di ventosa che quando si stacca da terra emette un rumore molliccio tipo splatch! Al posto della faccia pensa a una specie di fisarmonica che si dilata o si restringe a seconda dell'umore (si dilata se è felice, si restringe se è arrabbiato). Dipingi il tutto di verde, aggiungi qualche sistola e branchia qua e là e avrai uno zauro. - Così sei fatta tu? -, avevo chiesto. - Sì, vuoi che te lo mostri? -, aveva detto 3Z-22Y-Dego-Laila, - vuoi vedermi in versione originale, puro Dego al 100%? - No, no lascia stare per cortesia! -, mi ero affrettato a rispondere. Ovviamente davanti ai miei occhi 3Z-22Y-Dego-Laila non era un simile mostro. Nel momento in cui aveva penetrato la nostra atmosfera aveva mutato forma e le sue sembianze erano quelle di una femmina umana. Per descrivervi come mi appariva l'aliena vi racconterò la sera in cui la vidi per la prima volta. Natale era vicino. Le strade grondavano luminarie, l'aria frizzava di gingle natalizi. Mia madre aveva chiesto di passare il natale all'ospizio anziché a casa, come facevamo di solito. Per colpa di una fastidiosa lombalgia non poteva muoversi troppo dal letto e voleva risparmiarsi il viaggio. Quella sera camminavo in cerca del regalo giusto da comprarle. Volevo farle un regalo che allentasse parzialmente la morsa del senso di colpa per averla spedita all'ospizio. Sapete, più vuoi bene a una persona, meno è facile comprarle qualcosa che faccia per lei perché è tua intenzione regalarle un oggetto speciale e utile che le piaccia veramente. Io volevo bene a mia madre. Le volevo bene nel modo naturale in cui ogni figlio ne vuole alla donna che lo ha messo al mondo, ma essendo italiano, le volevo bene anche in un modo complicato e passional. Il mio era un amore incondizionato ma segnato da mille contraddizioni. Non è facile il rapporto con una madre italiana, sapete? Il sistema riproduttivo deghiano deve coinvolgere ben sette sessi per entrare in azione, ma non si può dire che il rapporto tra una madre e un figlio italiani sia più semplice. Dicevo, camminavo per le strade, guardavo le vetrine alla ricerca del regalo perfetto, senza trovarlo. "Potrei comprarle una pianta", pensavo, e mi correggevo immediatamente: "no, una pianta, in quanto entità vivente le ricorderebbe troppo me, il figlio già cresciuto, già fiorito, divenuto indipendente e che si è liberato di lei spedendola all'ospizio". "Potrei comprarle una vestaglia", riflettevo, "nah, una vestaglia sa troppo di vecchiaia, di ossa fragili al riparo dal freddo". "Potrei comprarle un phon... No, un phon è l'ultima cosa di cui ha bisogno!". Mia madre era il Leonardo da Vinci dei capelli. Li aveva sempre acconciati perfettamente in un unico e compatto casco bianco e dalle sfumature azzurrine a circondare il volto. Verso sera mi ero sentito così stressato che avevo deciso di fare una pausa e bermi qualcosa in un locale. Così ero entrato nel primo bar lungo la via, un posto come tanti con i tavolini i marmo e le sedie foderate di velluto. Mi ero seduto e avevo atteso l’arrivo della cameriera. Nel mentre mi ero guardato intorno. La fauna del luogo era popolata in maggioranza da anziane signore. Donne che avevano abbondantemente superato la sessantina, vestite in modo elegante, classico. Quel genere di signore che nei libri di Agatha Christie, tra le cinque e le sei del pomeriggio, beve il tè e risolve delitti al posto della polizia mentre nella realtà delle fredde giornate dicembrine, a Milanno, si fa fuori Negroni gigantesci. Avevo appena ordinato una birra alla spina, quando dietro di me qualcuno aveva parlato. - Sei solo? Mi ero voltato e il mio sguardo aveva incrociato quello della donna più bella che avessi mai visto. Una creatura in stato di grazia. La quintessenza della femminilità. Ora, cercherò di descrivervi la donna più bella che abbia mai visto, ma non sarà facile. La bellezza è oltre le parole che la definiscono. La bellezza è oltre un paio di occhi azzurri, circondati da lunghe ciglia suadenti. E' oltre un viso perfetto, un ovale bianco, appena spruzzato di lentiggini sulle guance. E' oltre una bocca dalle labbra morbide e sensuali, appena schiuse a mostrare il bianco perlaceo di una dentatura perfetta. E' oltre il denso profluvio di una chioma rossa e riccia. La bellezza è effimera per quanto immediatamente individuabile, quindi accontentatevi di sapere che la donna che aveva parlato e il cui viso avevo incrociato voltandomi, era veramente di un altro pianeta! - Parlavi con me? -, avevo domandto. Lei aveva annuito. - Sì, con te. - E cosa volevi sapere? - Volevo sapere se sei solo o stai aspettando qualcuno. - Sono solo. La donna aveva sorriso in modo incantevole. - Posso sedermi accanto a te, allora? Anch'io sono sola. Ti va di fare due chiacchiere? Se mi andava di fare due chiacchiere? Goffamente avevo risposto che sì, certo, mi andava, che si sedesse pure accanto a me e così la rossa si era alzata per sedersi al mio tavolo. Subito, non appena ci eravamo trovati fianco a fianco, avevo percepito una sorta di alterazione nell'atmosfera, il tocco di una forza estranea, un'energia impalpabile. La rossa si era presentata non con il nome di 3Z-22Y-Dego-Laila ma con quello più breve e umano di Amalia. Mi aveva raccontato che aveva passato tutto il pomeriggio per negozi e, stressata dalla folla che intasava le strade, aveva deciso di farsi un drink in un bar. - E tu, che stavi facendo prima di entrare qui? - Ero alla ricerca del regalo per mia madre -, avevo risposto. - E cosa le hai comprato? - Niente, mi sono fatto tutti i negozi del corso senza trovare qualcosa che mi convincesse. Ricordo che Amalia, o meglio, 3Z-22Y-Dego-Laila, era rimasta in silenzio per alcuni secondi, come assorta sul fondo del proprio bicchiere, poi aveva detto: - Perché non le regali una bottiglia di whisky? Sulle prime avevo pensato che l'idea fosse assurda se non offensiva. A una madre non regali una boccia di whisky! Poi, riflettendo meglio, avevo cambiato parere. Sì, perché se c'era un vizio che mia madre aveva, un piccolo vizietto, una debolezza da niente che si concedeva ogni tanto, era proprio un bicchiere di whisky. Diverse volte mi era capitato di sorprenderla davanti al mobile bar, la sera, poco prima di presidiare i fornelli per cena, nell'atto di svitare il tappo della bottiglia e versarsi due dita di liquore per gustarsele a lente sorsate. Una bottiglia di whisky, di ottimo whisky di puro malto scozzese, sarebbe stato un regalo graditissimo oltre che originale. Già m'immaginavo, io e mia madre, nella camera dell'ospizio, la sera di Natale che guardavamo la neve cadere brindando a tempi migliori e ci sbronzavamo. - Forse non è una cattiva idea, la tua -, avevo detto - Conosco un negozio di alcolici che vende bottiglie pregiate, qui vicino, potremmo andarci insieme -, aveva proposto 3Z-22Y-Dego-Laila. - Aiutare un figlio a comprare un regalo a sua madre è una nobile causa e a me piacciono le nobili cause. Aveva sorriso. Anche a me piacevano le nobili cause. Tanto. Ecco come mi appariva lo zauro deghiano quando mi svegliavo la mattina: Kim Basinger con i capelli rossi e le guance leggermente spruzzate di lentiggini. Niente male, vero? Ricordo che lì per lì quando Kim Amalia Basinger mi disse di essere in realtà un alieno non le credetti. Erano già due settimane che ci frequentavamo e quella che io reputavo un'attrazione tanto reciproca quanto fatale, ci aveva fatto bruciare in tempi record le varie tappe. Per la cronaca, già la sera del nostro primo incontro eravamo finiti a letto ubriachi (vuotando la bottiglia di whisky per mia madre, che ricomprai il giorno dopo). Una settimana dopo 3Z-22Y-Dego-Laila si era già stabilita a casa mia. Ma vi parlavo della sera della rivelazione. Stavamo cenando a lume di candela, io ero intento a spolpare accuratamente l'astice nel mio piatto, quando 3Z-22Y-Dego-Laila disse: - Sai, devo farti una confessione Giorgio. - Quale confessione? -, domandai. - Non mi chiamo Amalia. - A no? - Mi chiamo 3Z-22Y-Dego-Laila. Sollevai lo sguardo dalle chele dell'astice sugli occhi della mia ragazza, nonché convivente. - Come hai detto di chiamarti? - 3Z-22Y-Dego-Laila. Il mio nome ha in sé varie informazioni circa il mio luogo di provenienza. Laila è il nome con cui sono stata battezzata, "3" e "zeta" indicano il mio enere sessuale, ovvero il terzo di tipo zauro, "Y" è la frazione dove risiedo mentre "22" la contea in cui si trova la suddetta frazione. Infine Dego è il mio pianeta natale, situato a miliardi di anni luce da qui. Rircordo che la prima cosa che pensai fu: "o è pazza o mi sta prendendo per il culo". Sorrisi in attesa che anche lei sorridesse a sua volta e mi dicesse che era tutto uno scherzo, invece non sorrise affatto. - Tu non mi credi, vero? - Come faccio a credere a una cosa del genere? - Se le mie pupille sparassero un raggio fotonico distruggendo quell'orribile Budda in ceramica sopra la madia, mi crederesti? Quell’orribile Buddah in ceramica era uno dei pochi ricordi che avevo di mio padre. Breve parentesi su mio padre: l'unico uomo a cui mia madre si era concessa di mestiere faceva il giornalista free lance, viaggiava molto e scriveva, per l'appunto, di viaggi. Un giorno, poco prima di morire un incidente aereo, di ritorno da un viaggio in Cina, mi regalò quel piccolo Budda in ceramica. All'epoca avevo due anni e non ricordo con quale stato d'animo accettai il dono. Fatto sta che, essendo uno dei pochi oggetti legati al mio vecchio, per me era assai prezioso. Tornando alla questione Amalia-che-diceva-di-essere-un-aliena... - Sì, certo. Caso mai un lampo verde ai raggi fotonici saettasse dalle tue pupille polverizzando il Budda in ceramica, prenderei in seria considerazione l'ipotesi che tu sia un'aliena. Ricordo che prima che l'impensabile accadesse, Amalia disse: - I fotoni sono rossi, non verdi. Poi, effettivamente, vidi due linee rosse e parallele nascere ed allungarsi dal centro delle sue pupille per convergere sopra la madia, dove posava il piccolo Budda in ceramica, che esplose con un botto sordo. Io, per la sorpresa, quasi caddi dalla sedia. I raggi rossi smisero di crepitare nell'aria e le pupille azzurre della mia ragazza tornarono a me. - Ora mi credi? Quella notte fu la prima che passammo a letto senza fare l'amore. Nel profondo della tenebra, dopo aver passato diverse ore in silenzio, ad un certo punto udii la mia voce domandare: - Ma sei un alieno femmina o un alieno maschio? Era una domanda assurda oltre che superflua. Che peso aveva, nella situazione in cui mi trovavo, sapere se mi ero innamorato, avevo scambiato i miei fluidi corporei, avevo accarezzato, palpato, leccato, baciato e fatto i succhiotti un alieno maschio o femmina? Nessuno. Ma volli comunque saperlo. - I concetti di femminilità e di maschilità non esistono sul mio pianeta -, rispose 3Z-22Y-Dego-Laila. Poi, passò a spiegarmi la storia dei sette generi sessuali e del Kardan che è il genere che unge tutti per una più fluida e agevole ammucchiata. Mi disse anche che il genere più robusto, il Kroll, aveva la funzione di massacrare di botte tutti gli altri per suscitare una reazione ormonale indispensabile alla procreazione di un nuovo individuo. Poi, mi disse un’altra cosa, di una certa gravità. - Vogliamo conquistare la Terra. - Chi? -, domandai. - Noi di Dego, chi se no? Il vostro pianeta non è un posto stupendo, vario nei suoi aspetti climatici e geografici. Molto meglio di Dego. Voi umani non ve lo meritate. Stiamo pensando di annientarvi per trasferirci qui in massa. - Quando avete intenzione di annientarci? - Non saprei dirti esattamente. Dopo che sarò tornato sulla Terra con tutti i dati necessari per pianificare l'attacco suppongo. - Tornata. - Cosa? - Finché vivi qui, in casa mia, e vesti le sembianze di mia fidanzata, quando prendi in causa te stessa, potresti farlo sempre al femminile? Come se fossi veramente una donna terrestre… - Va bene, se ci tieni. - Sì, ci tengo. Per quella notte non dicemmo altro. Mi addormentai verso l’alba e feci un incubo. Sognai di essere un nuovo genere sessuale che prendeva parte all’accoppiamento di gruppo su Dego insieme agli altri sette. Orrore senza fine. - Alloraaa! E’ pronto! Vuoi mangiare oppure no? Le urla di 3Z-22Y-Dego-Laila mi spinsero a terminare la lettera rapidamente e a chiuderla in busta. Quando entrai in cucina, trovai la tavola apparecchiata e uno sformato verde servito come antipasto. - Che cos’è quella roba, sformato di merda aliena? -, domandai. 3Z-22Y-Dego-Laila mi guardò con i suoi occhi azzurro ghiaccio. Per un attimo temetti che avrei fatto la fine del Budda di ceramica. - No, è sformato di spinaci terrestri, caro -, rispose. - Mi piacerebbe se tu mostrassi un minimo di gratitudine per i miei sforzi culinari. - Che t'importa che a me piaccia o non piaccia il tuo sformato di spinaci? -, mi sedetti. - Tanto sono una forma di vita intelligente inferiore, come tu stessa hai ripetuto più volte. Un essere dalle limitate possibilità cognitive, una specie di insetto perso nelle profondità sideree del cosmo infinito. 3Z-22Y-Dego-Laila sospirò. - Vorrei solo un minimo di gratitudine, ecco tutto. - Oh, grazie, grazie mille! -, risposi. - Grazie se prima di disintegrarci dallo spazio, tu e la tua specie mi fate l'onore di servirmi questo sequisito sformato di spinaci! Il condannato a morte sarà eternamente grato per l'ultima cena servita dal suo boia! Cominciai a mangiare rumorosamente lo sformato. 3Z-22Y-Dego-Laila mi fissò seria o serio, vedete un po' voi. Poi prese a mangiare anche lei. O lui. Forse dovrei avvertire i miei simili dell'imminente invasione aliena. Era una cosa che mi ripetevo spesso. Essendo l'unico essere umano che sapeva dell'esistenza di una specie aliena pronta a invaderci, forse avrei dovuto, come dire, comunicare la cosa agli organi di competenza. Di modo che noi esseri umani ci preparassimo per tentare, se non altro, un contrattacco. Il problema era: quali erano gli organi di competenza a cui rivolgersi? La polizia? I carabinieri? La magistratura? Dovevo querelare la mia convivente per soggiorno clandestino nel nostro pianeta e tentata invasione planetaria? Oppure era meglio che mi rivolgessi direttamente al Presidente degli Stati Uniti. In qualità di nazione più potente e militarizzata del pianeta, loro avrebbero dovuto farsi carico della sua difesa... Ma come fissare un appuntamento con il presidente degli Stati Uniti? Come riuscire così persuasivo da non essere preso per pazzo? Il mondo era pieno di psicolabili che andavano in giro dicendo che gli alieni stavano per invaderci. Non rimaneva altro da fare che vivere la dolorosa consapevolezza della fine imminente della mia specie e magari studiare l'esemplare alieno che avevo in casa, nella vana speranza di trovare il punto debole per sconfiggerlo e salvare i miei simili. Apparentemente 3Z-22Y-Dego-Laila non aveva punti deboli. Poteva rimanere settimane intere senza nutrirsi né bere, poteva rimanersene in balcone mezza nuda con 10 gradi sotto zero senza buscarsi il raffreddore, poteva rimanere sveglia ininterrottamente, per un mese di fila, senza sentirsi minimamente stanca, anzi, vi dirò la verità, non ero nemmeno sicuro che si addormentasse quando la sera ci stendevamo sul letto e spegnevamo la luce. Però un punto debole doveva pur avercelo! Mentre osservavo 3Z-22Y-Dego-Laila alla ricerca del suo tallone d'Achille, la nostra convivenza proseguiva come quella di una qualsiasi coppia umana. Era una convivenza segnata da momenti piacevoli e un po' meno piacevoli. Per la verità, almeno per quello che mi riguardava, dopo che Amalia mi aveva detto di chiamarsi in realtà 3Z-22Y-Dego-Laila, di essere un alieno e di voler organizzare un'invasione planetaria, erano stati più i momenti spiacevoli che quelli belli. Una notte, la stessa in cui mi servì un formato di spinaci simili a merda aliena, prese a lamentarsi perché non facevamo più sesso. La cosa mi stupì. Ma per lei il sesso non era un peso, un dovere esercitato unicamente per perpetrare la specie dei deghiani? La risposta fu: - Sì, ma con te è diverso. - E perché con me sarebbe diverso? -, domandai. - Perché sei un terrestre. Voi terrestri non fate sesso solo a scopo riproduttivo. - In effetti no, grazie a Dio... - Lo fate anche per divertirvi, perché è una ginnastica sana che migliora la forma psicofisica. Ieri ho letto un articolo su Starbene, hai presente? - No francamente, che roba è? - Una rivista che ho trovato dal parrucchiere. - Tu vai dal parrucchiere? - Certo, perché non dovrei? - Ma non mi avevi detto che potevi regolare a tuo piacimento la crescita dei capelli? - Sì, ma per capire voi terrestri profondamente, mi sono imposta di vivere esattamente come voi. Quindi compio anche quelle azioni che per un deghiano risultano superflue. Comunque, ti dicevo, ero dal parrucchiere e stavo leggendo Starbene, quando mi sono imbattuto... - Imbattuta, per cortesia. - Sì, scusa, imbattuta in questo articolo. Che diceva che l'attività sessuale regola la circolazione sanguigna, stimola il ph naturale della pelle e aiuta a vivere più a lungo. - Che ti frega di vivere più a lungo? Sei una deghiana! Mi hai detto che voi deghiani vivete in media 350 anni terrestri. Quelle erano informazioni che riguardavano la mia specie! Cosa può fregare a te del ph naturale della pelle e della circolazione sanguigna? Dopo questo mio sfogo seguirono alcuni secondi di silenzio. Sapete, quando tra me e Amalia si creavano situazioni di attrito, mi sentivo sempre un po' a disagio. Mi chiedevo se non dovessi andarci più cauto con certe intemperanze, vista la storia dei raggi fotonici. Ad ogni modo per quella notte la mia compagna non mi disintegrò. Si limitò a farmi una piazzata. - Tu non mi tratti più come un tempo! - Che vuoi dire? - Voglio dire che i primi giorni in cui ci eravamo conosciuti eri molto più dolce e attento alle mie esigenze! - I primi giorni in cui ci eravamo conosciuti ero all'oscuro del fatto che il tuo vero nome fosse 3Z-22Y-Dego-Laila e fossi uno zauro. - Non potresti fare finta che io sia un'umana? Questo mi aiuterebbe a integrarmi meglio con la vostra specie per comprenderla più a fondo. - Oh, mi scusi tanto, signorina dello spazio, perdoni il qui presente se non collabora abbastanza affinché la sua specie invada la mia, mi scusi tanto! Ero fuori di me. Quelle di 3Z-22Y-Dego-Laila mi sembravano pretese assurde. Per farla breve, quella notte la passai a dormire sul divano. O meglio, non dormii affatto. Troppe questioni mi tenevano sveglio. Prima questione che mi teneva sveglio: in camera da letto una stupenda donna dai capelli rossi, qualcosa di molto simile alla Venere del Botticelli smaniava e si lamentava perché io non la scopavo abbastanza spesso. Seconda questione che mi teneva sveglio: la suddetta donna era in realtà un alieno che stava preparando un'invasione planetaria. Terza questione che mi teneva sveglio: l'alieno avrebbe potuto disintegrarmi in un battito di ciglia in qualsivoglia momento lo avesse voluto. Solo verso l'alba mi addormentai e per un tempo breve, massimo un'ora. Quando mi svegliai, scoprii di avere una coperta tirata fino alle spalle. Era stata 3Z-22Y-Dego-Laila a mettermela sopra. A volte quello zauro della malora sapeva essere previdente come una mammina premurosa. II - Sei ingrassato. Fu questa la prima cosa che mia madre disse, quando entrai nella sua camera. Come da accordi, l'avevo raggiunta all'ospizio per festeggiare insieme a lei la vigilia di natale. La camera era decorosa e pulita. A parte l'albero di natale, qualsiasi oggetto posasse su una superficie piana, era ospitato da un elaborato centrino, confezionato dalle abili dita di mia madre, un vero asso, nell'arte del ricamo e del cucito. - Devo prenderlo come un complimento? -, domandai. Lei sorrise. - Se vuoi. Noto un'altra cosa, indossi abiti stirati. Cosa è successo, hai trovato una donna? Sospirai. - Diciamo che sto frequantando una ragazza, ma'. Gli occhi della mia genitrice furono percorsi da un lampo di felicità. Che sa cucinare e stirare, una cosa rara al giorno d'oggi. Per mia madre tutte le donne sotto i 30 anni erano delle puttane professioniste, a tanto si era degradato il genere femminile. Donnette il cui unico potere di contrattazione, nel rapporto con un uomo era il loro culo sodo o le loro gambe slanciate, non certo la capacità di portar avanti una casa e tener testa a un normale ménage domestico. - Già una cosa rara. Buon natale! -, le allungai il regalo. Lei lo scartò senza buttare via la carta e il nastro. Aprì la scatola e tirò fuori la bottiglia di whisky. La osservò per alcuni secondi, senza espressione. Temevo che stesse per chiedermi cosa diavolo mi era saltato in mente, quando le sue labbra si spalancarono in un gran sorriso. - Oh, beh.. questa proprio non me l'aspettavo! Grazie tesoro, ecco il tuo regalo, non altrettanto originale... Un maglione. Mia madre mi aveva regalto il duecentoquarantesimo maglione fatto con le sue mani "perché stessi al caldo". Un capo di abbigliamento dalle proprietrà termiche e isolanti maggiori di quelle di una tuta spaziale. Ringraziai e lo indossai. Poi sedetti a tavola e cominciammo a cenare. Fu una cena deliziosa, innaffiata con una bottiglia di vino regalata dal personale dell'ospizio. Dopo cena ci concedemmo un bicchiere a testa di whisky. Mentre lo sorseggiavamo, lo sguardo rivolto alla finestra e ai primi fiocchi che cadevano dal cielo, mia madre cominciò il suo "interrogatorio dolce". Cioè prese a farmi domande in tono distratto, come se non fosse veramente interessata a ottenere le risposte. Ovviamente, era vero il contrario. Mia madre era curiosa di reperire informazioni sulla misteriosa donna che aveva aggiunto chili al suo denutrito e scalcinato figlio e in più lo aveva spedito fuori di casa con abiti stirati. Vi dirò, per una volta mi sentii tentato di dirle tutto. Ma tutto avrebbe significato passalre informazioni a cui non avrebbe mai creduto. Così mi limitai a fornire risposte approssimative e incomplete. Lei smise di farmi domande. Finimmo il bicchiere di whisky e la salutai. Quella notte, cadde parecchia neve. Quando lasciai l'ospizio le strade erano già bianche. Guidai nella desolazione generale. C'era poca gente per strada. Tutti erano in casa a festeggiare la vigilia. Cosa stava facendo 3Z-22Y-Dego-Laila? Me lo chiedevo spesso quando mi trovavo lontano da lei. Allora la immaginavo spogliata delle sue sembianze botticelliane e così come mi si era descritta in quanto zauro. Una specie di nano deforme con la faccia a fisarmonica che saltava su una gamba per le stanze del mio appartamento e puliva, rassettava, cucinava oppure si collegava in remoto con la sua base su Dego. Doveva essere in un qualche tipo di rapporti con i suoi simi, quell'aliena della malora. Forse in casa mia aveva nascosto una radio molto potente in grado di abilitare chiamare interstellari. Un altro quesito che mi ponevo riguardava la sua nave spaziale. Immaginavo che 3Z-22Y-Dego-Laila fosse giunta sulla Terra a bordo di un ufo, bene, dov'era? Per forza di cose doveva averlo parcheggiato da qualche parte. Forse si trattava di un disco volante in grado di diventare invisibile e rimanere sospeso per aria. Magari si trovava sopra il mio palazzo... Era un mistero il lato alienodi 3Z-22Y-Dego-Laila. Non sapevo niente di lei come deghiana, a parte il fatto che sparava raggi fotonici dagli occhi. Guidavo pensando a tutte queste cose, quando improvvisamente il motore della mia auto si spense e insieme ad esso i fanali e insieme ai fanali si spensero i lampioni stradali. In breve, la porzione di strada che stavo percorrendo piombò nel buio. Frenai l'auto accanto al marciapiede, aprii la portiera e uscii. Cosa diavolo stava succedendo? Non poteva trattarsi di un comune blackout dato che, non solo le strade, anche la mia auto era rimasta senza energia elettrica. D'un tratto, sovrapposto al fruscio prodotto dalla neve sentii un rumore di passi. Mi voltai e sullo sfondo bianco della strada riconobbi la sagoma di qualcuno che si stava avvicinando. Chi era? Mano a mano che la sagoma si avvicinava assumeva una forma specifica, caratteristiche distintive. Si trattava di un uomo di bassa statura, tarchiato e vestito con un cappotto grigio; cosa strana, nonostante fosse notte, indossava un paio di occhiali a specchio; cosa ancora più straba, la sua sagoma era circonfusa da un alone luminoso che lo rendeva visibile in mezzo a tutta quella tenebra. Quando l'omino fu a circa due metri da me si fermò. - Salve -, disse, aveva una voce nasale e acuta. - Ci conosciamo? -, domandai. L'uomo si tolse gli occhiali e allora vidi che aveva occhi sottili e gialli, una fessura nera al posto della pupilla. Occhi da rettile. La cosa mi lasciò comprensibilmente sgomento. - No, non ci conosciamo. O meglio, io so chi è lei, mentre lei non sa chi sono io. Mi presento, mi chiamo Zork. - Zork? - Esatto. Sono un alieno, dal suo punto di vista ovviamente, perché dal mio è lei l'alieno. Vengo da un pianeta molto lontano, di nome Trevor situato nella galassia della Cuspide. - Oh cazzo... - Che c'è? Provai l'irrefrenabile desiderio di fumare una sigaretta. Frugai nelle tasche, trovai il pacchetto e me ne infilai una in bocca. - Niente, è che non è il primo alieno che incontro -, accesi e aspirai. Zork annuì. - Lo so. - Veramente? Zork annuì una seconda volta. - Il deghiano. Lei si è imbattuto in un deghiano di nome 3Z-22Y-Dego-Laila, giusto? - E come fa a saperlo? - Io so un sacco di cose, signor Rossi, ma prima di spiegarle come mai sono a conoscenza del fatto che in casa sua si è installato nottetempo un deghiano minacciando la sua sopravvivenza e quella dei suoi simili, mi lasci fare una breve introduzione. - Come a questo punto avrà capito, voi esseri umani non siete soli nell'universo. L'universo è infinito o almeno nessuna specie intelligente, per quanto evoluta e dotata di avanzate tecnologie di spostamento, ne ha ancora individuato i confini, se mai ci sono. Nella vasta porzione di universo ad oggi conosciuto, un recente censimento ha calcolato che vivono 200 miliardi di specie vitali. - Gesù, così tante? - Sì, così tante. E ogni giorno terrestre che passa se ne scoprono di nuove. Di questi 200 miliardi, solo 50 milioni sono specie viventi. Ora, deve sapere che le specie intelligenti nell'universo sono di tre categorie: Illuminati, Consapevoli e Primitivi. Gli Illuminati comprendono le specie più evolute, in grado di portar avanti l'esplorazione del cosmo con i loro dischi volanti che viaggiano a velocità subspaziale, e di evolversi mantenendo l'ordine e la pace, senza cadere nel vizio della guerra. I Consapevoli sono quelle specie che sanno di non essere sole nell'universo, vuoi perché sono giunti da soli a questa verità, vuoi perché gli Illuminati le hanno giudicate abbastanza mature da rivelarsi a loro. Poi, ci sono i Primitivi. Specie rozze, involute sprofondate nel loro geocentrismo, nell'assurda presunzione di essere le uniche nell'universo e figlie di un supposto dio che le ha create a propria immagine e somiglianza. - Mi faccia indovinare: noi umani siamo tra i Primitivi. Zork sospirò con aria sconsolata. - Purtroppo sì e, per dirla tutta, siete ancora molto lontani dal venire promossi a specie Consapevole. Del resto guardatevi... siete anarchici, irresponsabili, state portando il vostro stupendo pianeta al tracollo. Periodicamente sentite il bisogno di farvi la guerra per sfogare l'impulso irrazionale a distruggere che alberga in voi e ancora non avere imparato a domare. Una specie come la vostra, se conoscesse avanzate tecnologie come il viaggio sub-spaziale o la scienza in grado di creare singolarità spaziotemporali diventerebbe una minaccia per tutte le altre. - Capisco -, dissi. - In effetti io e i miei simili non siamo un esempio universale di pace, amore e fratellanza. Che mi dice dei deghiani? Il trevoriano guardò verso il basso e spostò della neve con la punta del piede, prima di rispondere. - I deghiani sono un errore. Pensavamo che fossero una specie evoluta e matura e così, circa un secolo terrestre fa, il Grande Consiglio della Federazione Galattica, presieduto da noi Illuminati, ha scelto di promuoverli a specie Consapevole e da allora hanno combinato solo guai, quei maledetti. I deghiani, per parlare chiaro, sono dei perversi. - Perversi? - Proprio così. Viaggiano per il cosmo organizzando orge dove sono coinvolti interi popoli, si ibridano con le specie aliene deviando la linea evolutiva di base; sono come uno sciame di api folli e lussuriose che volteggiano nell'universo mettendone in forse il delicato equilibrio. - Pensavo che il sesso tra i deghiani fosse un atto necessario solo alla procreazione, che non provassero un grande piacere a praticarlo... Almeno questo è quanto mi ha riferito la deghiana che sta a casa mia. Prima di rispondere, con mia grande sorpresa, Zork estrasse dalla tasca del cappotto uno strano tipo di pipa, simile a una piccola navicella spaziale, se l'infilò in bocca e cominciò a fumare. - Questo era vero finché i deghiani non sono stati promossi a specie consapevole e, di conseguenza, non hanno ottenuto l'autorizzazione a viaggiare per il cosmo per conoscere la cultura degli altri pianeti di seconda categoria. Da allora, praticandolo con altre specie, hanno scoperto il lato, come dire, piacevole del sesso e non si sono più fermati. Scopano in modo compulsivo, folle, irrefrenabile... "come conigli in calore", è così che dite voi terrestri, giusto. - Ed è poi un male scopare "come conigli in calore" con specie diverse dalla propria? Zork scrollò le spalle. - Personalmente ritengo di no. Che sia praticato a scopo procreativo o per mero sollazzo, il sesso rimane il più potente strumento di conoscenza tra specie diverse. L'ibridazione è inevitabile. L'importante è che avvenga tra consapevoli. I deghiani, invece, fornicano anche con i primitivi. Aspirai un'ultima boccata e buttai la sigaretta per terra. - E in che modo la cosa è un problema per il cosmo? - La cosa è un probelma perché così facendo, rivelano alle specie primitive di non essere sole nell'universo, espongono ai loro occhi una realtà che non sono ancora preparate ad affrontare. Sorrisi. - Perché sta sorridendo, mi scusi? -, domandò il trevoriano. - Perché se i deghiani sono veramente come quello che vive a casa mia li ha descritti, non c'è pericolo che fornichino con noi terrestri. Nessun uomo sano di mente si accoppierebbe con un degano zauro. - Lei lo ha appena fatto, secondo le mie informazioni. Arrossii, quello Zork era proprio aggiornato su tutto. - Mi ha spiato? - Sapevamo che un deghiano... - Una deghiana -, interruppi. - Come scusi? - Visto il vissuto intimo intercorso tra me e il soggetto di cui stiamo parlando, quando lo chiama in causa, preferirei che si riferisse ad esso al femminile. - Va bene. Sapevamo che una deghiana stava sorvolando una zona dello spazio protetta e impraticabile, la via Lattea. Abbiamo intercettato la sua traiettoria che puntava verso la Terra. Abbiamo perlustrato con i nostri rilevatori il pianeta e individuato una forte presenza di vita deghiana nel suo appartamento i cui livelli di biologici erano tali da lasciare supporre, come dire, un'attività sessuale in corso. - Però, potenti i vostri rilevatori... - Venendo alla questione di prima: lei ha già fatto sesso con un deghiano. Cioè, deghiana. - Ma pensavo che fosse una terrestre! -, lamentai. - Lo so e la cosa sta bene a un deghiano. A lui... - Lei. - Già, scusi. Per la deghiana che sta a casa sua è indifferebnte che lei la veda al naturale o nelle sue forme mutate, l'importante è fare sesso. Vedrà, tra poco le chiederà di partecipare a un'orgia con gli altri sei generi sessuali della sua specie, ne sono convinto. - E io rifiuterò. Zork se ne uscì con un ghigno. - Lo farà veramente? Io non ne sono del tutto convinto. Conosco voi umani. Siete deboli, primitivi, cedete agli impulsi con un niente. Non appena vedrà sette deghiani nel salotto di casa sua tramutati in top model terrestri in biancheria intima da battaglia e smaniosi di coniugarsi con lei ci si butterà in mezzo a pesce, vedrà! In effetti, Zork non aveva tutti i torti. Già queste ultime notti avevo fatto fatica a trascorrerle sul mio letto senza combinare niente, senza toccare la deghiana che dormiva o faceva finta di dormire accanto a me. Che mi fregava che cos'era veramente quello stupendo esemplare di passera? Per me rimaneva una donna bellissima, la più bella che avessi mai visto, dalla pelle bianca e intatta come porcellana che profumava di vaniglia e le forme morbide e sensuali. - Cosa intende fare a qusto punto? -, domandai. Il trevoriano con uno schiocco di dita fece tornare l'elettricità. I lampioni si accesero così i fanali della mia auto, il motore riprese a borbottare. - E' molto semplice. Ora andremo a casa sua. Io arresterò il deghiano o la deghiana, lo congelerò rendendolo innocuo per poi portarlo in un centro di disintossicazione sessuale situato in un satellite lontano da qui. Poi, disintossicherò anche lei. - Che significa che disintossicherà anche me? - Significa che le leverò dalla testa tutta questa consapevolezza che ha accumulato da quando ha incontrato la deghiana. La sua mente tornerà vergine e primitiva. Inconsapevole che l'universo è pieno di specie intelligenti oltre alla vostra. Alcune davvero sozze! - Beh, almeno non vivrò più con la consapevolezza che il mio pianeta verrà invaso e la mia specie annientata. Zork se ne uscì con uno sghignazzo. - E' questo che le ha raccontato la deghiana? - Esatto, perché? Non è vero? Il piccolo alieno scosse la testa. - No, è una balla. Quel genere di storiella che i deghiani raccontano ai primitivi per fargli paura e aggiungere pepe all'intrallazzo erotico. Godono di più a fare sesso con individui disperati, che si aggrappano all'attimo presente, credendo di vivere gli ultimi giorni di vita. - Quindi non ci sarà nessuna invasione. - No, nessuna invasione è in atto contro la Terra. I deghiani sono dei porcelloni, non degli assassini. III Zork salì a bordo della mia auto e ripartimmo. Mentre guidavo il piccolo alieno guardava oltre il finestrino. - Posso farle una domanda? -, dissi. - Può farmi tutte le domande che vuole -, rispose lui. - Tanto tra meno di un'ora scorderà che io esisto, che un deghiano... cioè una deghiana è rimasta in casa sua per tutto questo tempo e, di conseguenza scorderà tutte le mie risposte. - Ok. Dio esiste? Zork sorrise. - Non lo so. L'esistenza o meno di dio è la grande domanda che accomuna tutte le specie intelligenti, Illuminati, Consapevoli e Primitivi, ma posso dirle questo: più ci si illumina, per così dire, meno si pensa a dio. L'evoluzione è anche questo, non rodersi il cervello con domande a cui non potremo mai rispondere e concentrarsi sulle cose risolvibili. - Mi sembra il modo giusto di evolversi. Seguirono alcuni secondi di silenzio, poi tornai alla carica. - Altra domandina: tranne gli occhi, sembra terrestre al 100%. Questo è il suo vero aspetto? Zork si tolse un guanto e mosntrò una mano dalla pelle verde e squamata come quella di un anfibio. - Quella che vede è una tuta simbiotica. Al naturale ho una faccia assai simile a un'iguana terrestre. Non sono esattamente mister Universo, secondo i canoni estetici di questo mondo. - Anche lei un travestito come 3Z-22Y-Dego-Laila! - Già, però quello di 3Z-22Y-Dego-Laila è un travestimento molto più riuscito e sofisticato, è una mutazione genetica. Vede, ogni specie intelligente è più brava rispetto alle altre in qualcosa. I deghiani sono bravi a adattarsi e mimetizzarsi al luogo in cui si trovano. Se non avessero la capacità di mutare pelle calandosi perfettamente nella parte, non avrebbero scopazzato così impunemente per l'universo, quei maniaci. - Capisco. Siamo arrivati. Parcheggiai l'auto sotto casa, poi entrammo per il portone e salimmo le scale visto che l'ascensore era rotto e io abitavo al quinto piano. Giunti al terzo vidi Zork estrarre dal cappotto un oggetto che aveva tutta l'aria di essere una pistola. - Appena saremo dentro congelerò la deghiana con questo -, disse. Poi le sparerò un lampo disintossicante e lei scorderà tutto. - Sarà doloroso? - No e se anche lo fosse non serberà alcun ricordo del dolore provato: Eravamo arrivati davanti alla porta. La aprii. - Sono a casa -, dissi a voce alta. - Ti stavo aspettando amore -, disse la voce suadente di 3Z-22Y-Dego-Laila. - Spero che tu non abbia intenzione di trascurarmi anche la notte della vigilia. Una volta varcata la soglia una visione folgorò me e l'alieno che avevo accanto: seduta sul divano c'era 3Z-22Y-Dego-Laila, ovviamente in versione umana e con addosso un baby doll che lasciava veramente poco all'immaginazione e a tema natalizio: bordi di pelo bianco, seta rossa e due cornina da alce sulla testa. Non appena la vidi semi nuda e con quello straccetto addosso, capii che quanto aveva detto Zordak corrispondeva al vero: qulunque fossero state le sembianze originali della deghiana, non me ne sarebbe fregato nulla finché mi si fosse presentata così. 3Z-22Y-Dego-Laila rimase un pelo interdetta vedendomi accompagnato. - E quel nanerottolo chi è? - Questo nanerottolo è il trevoriano che ti congelerà all'istante e spedirà il tuo culo deghiano a disintossicarti dalla tua smania fornicatrice sul centro di riabilitazione di Gundaar, tesorino! Mentre con una mano reggeva la pistola, con l'altra Zork si strinse il mento e si rivoltò la faccia verso l'alto, come un guanto, scoprendo il suo vero aspetto. Sembrava un grosso rettile dalla pelle verde, la bocca larga e senza labbra da cui saettava la lingua biforcuta, il cranio piccolo e gibboso. Con la rapidità di un battuto di ciglia, 3Z-22Y-Dego-Laila mutò aspetto. Si trasformò all'istante in una specie di donna serpente dalla pelle verde e squamata e gli occhi gialli da rettile. Vi dirò, anche così, la degiana aveva un ché di sensuale. Le sue anche erano sinuose, i suoi seni acerbi ed erettili, il ventre liscio e teso, le gambe slanciate e quando si alzò mostrò un sedere sodo e ben fatto. Era una stupenda donna anfibia quella che si stava avvicinando verso di noi, tutta ancheggiante. - Zork -, disse, saettando la sua lingua biforcuta, - che piacere vederti... lo sai che ho sempre avuto un debole per i trevoriani? L'alieno che avevo accanto perse istantaneamente il suo aplomb marziale. La mano che stringeva la pistola cominciò a trenmare, la pelle secca e squamosa divenne lustra di sudore. - Stai indietro, deghiana... riprendi immediatamente le tue forme originarie! - Perché? Non ti piaccio così? -, nel porre la domanda, 3Z-22Y-Dego-Laila ruotò su se stessa per mostrare anche il didietro che era certamente all'altezza del davanti, poi riprese la sua avanzata letale. - Avanti, perché prima di congelarmi, non ti diverti un po' con me? Anzi, perché non fuggiamo insieme? Non ti piacerebbe? Io e te, due amanti focosi che attraversano come una cometa il sidereo spazio. Ci divertiremmo. Conosco i giochini che piacciono a voi maschi trevoriani. So bene in quali parti intime devo far scivolare la mia lingua biforcuta, sai? La pistola cadde di mano a Zork. Era cotto a puntino, in balia della deghiana così come lo ero stato io quando ancora vestiva sembianze umane. Ve la farò breve: Zordak non mi tolse i miei ricordi e non congelò 3Z-22Y-Dego-Laila. Lui e la deghiana se ne andarono da casa mia, partirono per lo spazio profondo, diretti chissà dove di sicuro non al centro di riabilitazione di Gundaar. Prima di uscire dal mio appartamento e dalla mia vita una volta per tutte, 3Z-22Y-Dego-Laila mi rivolse un ultimo sguardo, riprendendo le sembianze umane e mi salutò. - E' stato divertente conoscerti, sai? Ora passerò un po' di tempo col mio ciccino trevoriano. Sono un po' difficili da sciogliere gli Illuminati, ma una volta che ci prendono gusto a fare certe cose, chi li ferma più! Mi fece l'occhiolino e addio... Sono contento che la deghiana se ne sia andata. Un rapporto basato unicamente sul sesso non sarebbe durato a lungo tra noi. Sono contento anche che Zork non l'abbia congelata e ora se la stiano spassando insieme da qualche parte nell'universo. Alla fine tutti ci hanno guadagnato in questa storia: io la consapevolezza che non siamo soli nell'universo, il deghiano e il trevoriano una fuga romantica e mia madre... qualche abito in più che le porterò da stirare. E una seconda bottiglia di whisky a capodanno.