Era sera e io stavo scrivendo una lettera a mia madre

Transcript

Era sera e io stavo scrivendo una lettera a mia madre
Era sera e io stavo scrivendo una lettera a mia madre.
Mia madre viveva in un ospizio, ma a volte avevo la sensazione che
vivesse nei miei sensi di colpa.
Quella donna mi aveva allattato, aveva cucinato, lavorato, vissuto
per me e come l'avevo ripagata?
Spedendola fuori di casa. Parcheggiandola in un posto per vecchi.
Un posto dove la gente aspetta la morte seduta su una panchina o
guardando fuori dalla finestra.
Mi sentivo il peggiore dei figli. Cercavo di stemperare i sensi di
colpa scrivendole lunghe lettere. A mia madre piaceva riceverne. Con la
mail non aveva mai preso confidenza, ma con la cara e vecchia carta da
lettere aveva un rapporto speciale e così passavo la notte a scriverle
lettere in corsivo e con inchiostro viola in cui parlavo della mia vita. Ne
parlavo in tono rassicurante come se fosse gratificante come un Oscar
alla carriera, sicura come un approdo dopo lunga tempesta, serena
come il cielo disegnato da un bambino e, sapete, mentre scrivevo, quasi
ci credevo che la mia vita fosse così. In realtà la mia vita era un disastro
e di chi era la colpa?
Di una femmina, ovviamente, che si era installata in casa mia, aveva
occupato lo spazio che avrebbe dovuto essere di mia madre, e
comandava come se fosse un imperatore con diritto di vita e di morte
sul sottoscritto.
Questa femmina si chiamava 3Z-22Y-Dego-Laila.
Ora, occorrono alcune precisazioni per capire il perché di un nome
così singolare.
Prima di tutto dovete sapere che la femmina in questione non era
umana ma aliena.
Si chiamava Laila, proveniva da un pianeta lontano miliardi di anni
luce e di nome Dego. Tale pianeta era suddiviso in varie contee a loro
volta suddivise in frazioni. Laila viveva nella frazione Y della
ventiduesima contea. Il numero “3” e la lettera “zeta” che precedevano
il suo nome, significavano che apparteneva al terzo genere sessuale, lo
Zauro.
Su Dego la specie intelligente era composta da sette generi sessuali.
Quello dominante era l’Oragon, ma tutti e sette dovevano prendere
parte all'accoppiamento a scopo procreativo. L’accoppiamento non era
un’esperienza piacevole, ragion per cui la grande ammucchiata
avveniva solo quando bisognava mettere al mondo un nuovo
esemplare.
- Il sesso è divertente solo quando è in solitaria sul mio pianeta -, mi
aveva raccontato una volta Laila, "se proprio vogliamo essere in due,
allora, io che sono uno zauro mi vedrei insieme a un Kardan".
- Che cos’è un Kardan? – avevo chiesto.
- Il genere sessuale numero sette. Nell’atto procreativo la sua
funzione è quella di secernere un liquido lubrificante che rende il meno
dolorosa possibile la frizione tra gli altri. Per questo dico che se proprio
dovessi fare sesso a due, sceglierei un Kardan, ne uscirei appena un po’
unta.
Capite? Come potevo scrivere a mia madre che convivevo con uno
zauro ovvero un essere che nel corso di un’orgia riproduttiva si
accoppiava insieme ad altri sei individui, uno dei quali secernente un
liquido per rendere il tutto il più fluido?
Sarebbe impazzita. Oppure mi avrebbe preso per pazzo.
Per mia madre la femmina ideale era ovviamente umana, dotata di
discreto fascino, di un potente istinto di maternità e abile in cucina
come nelle faccende domestiche.
Era una donna tradizionale, mia madre. Una umana come quelle di
una volta. Non credeva nemmeno agli alieni. Pensava che le stelle
fossero perle appuntate sul velluto della notte e la luna un ritaglio di
carta velina. Come cazzo avrei potuto dirle che convivevo con uno
Zauro proveniente da un posto lontano miliardi di anni luce da qui?
Dunque le lettere che le scrivevo erano un stravolgimento bello e
buono della realtà.
"Cara mammina", cominciai, "come stai? Io bene. Il lavoro va bene. La
salute va bene. Quei problemi al colon infiammato che avevo avuto il
mese scorso, vanno bene, nel senso che non ci sono più.
"Seguendo il tuo consiglio, mia cara e previdentissima mammina,
sono stato dal dottor Guidi che mi ha prescritto una confezione di
Limpidex in pastiglie da 30 milligrammi l'una da prendere due volte al dì
per placare gli spamsi.
"Va tutto bene, mamma. E c'è una novità: da qualche tempo ho
cominciato a frequentare una ragazza...".
Smisi di scrivere. Era necessario fornire una simile informazione?
Avevo trent'anni, mia madre, ogni volta che andavo a trovarla (tutte le
domeniche pomeriggio), mi poneva sempre una o due domandine che
miravano all'acquisizione di una semplice verità: ero fidanzato (ovvero
sul punto di sposarmi, riprodurmi e renderla l'allegra nonna di tanti
nipotini) ono?
Fino all'ultima domenica avevo detto di no.
Avevo scosso la testa sorridendo, con quell'aria beffarda che si
adotta quando si vuole sottintendere qualcosa. Cioè, nel mio caso, che
no, una fidanzata non ce l'avevo, ma non ero solo, me la spassavo io!
Ora mi stavo chiedendo se non era il caso di cambiare versione. Di
introdurre, nel cervello di mia madre, l'idea seppur vaga che sì, c'era
una ragazza che stavo frequentando con una certa continuità,
ovviamente non mi si poteva dire fidanzato, però, sì, qualcuno c'era...
Una simile affermazione, per quanto espressa en passant, si
sarebbe installata come un virus informatico nel reticolo neurale di mia
madre facendolo crepitare di speranza, intasandolo di pop-up di lei che
correva felice dietro un nipotino maschio.
Era una decisione importante, scrivere o non scrivere che avevo una
ragazza.
Ero amleticamente in sospeso nel suddetto dilemma, quando
3Z-22Y-Dego-Laila urlò dal salone: - Allora, vieni a mangiare o vuoi che
la cena si trasformi in merda ectoplasmatica?
Scarabocchiai sulle parole "da qualche tempo ho cominciato a
frequentare una ragazza" fino a renderle illeggibili.
Una volta ho chiesto a 3Z-22Y-Dego-Laila com'è fatto un deghiano
zauro e lei mi ha fornito la seguente descrizione.
- Prendi un nano. Aggiungigli una coda e una spatola sulla punta.
Poi, fai conto che abbia quattro braccia invece di due.... Aspetta, però
invece di cinque dita ne ha tre per ogni mano. Al posto di due gambe ne
ha una sola. Un'unica gamba, prosecuzione del busto, sostanzialmente.
Il piede non è un piede come lo intendi tu ma una specie di ventosa che
quando si stacca da terra emette un rumore molliccio tipo splatch! Al
posto della faccia pensa a una specie di fisarmonica che si dilata o si
restringe a seconda dell'umore (si dilata se è felice, si restringe se è
arrabbiato). Dipingi il tutto di verde, aggiungi qualche sistola e branchia
qua e là e avrai uno zauro.
- Così sei fatta tu? -, avevo chiesto.
- Sì, vuoi che te lo mostri? -, aveva detto 3Z-22Y-Dego-Laila, - vuoi
vedermi in versione originale, puro Dego al 100%?
- No, no lascia stare per cortesia! -, mi ero affrettato a rispondere.
Ovviamente davanti ai miei occhi 3Z-22Y-Dego-Laila non era un
simile mostro. Nel momento in cui aveva penetrato la nostra atmosfera
aveva mutato forma e le sue sembianze erano quelle di una femmina
umana.
Per descrivervi come mi appariva l'aliena vi racconterò la sera in cui
la vidi per la prima volta.
Natale era vicino. Le strade grondavano luminarie, l'aria frizzava di
gingle natalizi.
Mia madre aveva chiesto di passare il natale all'ospizio anziché a
casa, come facevamo di solito. Per colpa di una fastidiosa lombalgia non
poteva muoversi troppo dal letto e voleva risparmiarsi il viaggio.
Quella sera camminavo in cerca del regalo giusto da comprarle.
Volevo farle un regalo che allentasse parzialmente la morsa del
senso di colpa per averla spedita all'ospizio.
Sapete, più vuoi bene a una persona, meno è facile comprarle
qualcosa che faccia per lei perché è tua intenzione regalarle un oggetto
speciale e utile che le piaccia veramente.
Io volevo bene a mia madre. Le volevo bene nel modo naturale in
cui ogni figlio ne vuole alla donna che lo ha messo al mondo, ma
essendo italiano, le volevo bene anche in un modo complicato e
passional. Il mio era un amore incondizionato ma segnato da mille
contraddizioni.
Non è facile il rapporto con una madre italiana, sapete? Il sistema
riproduttivo deghiano deve coinvolgere ben sette sessi per entrare in
azione, ma non si può dire che il rapporto tra una madre e un figlio
italiani sia più semplice.
Dicevo, camminavo per le strade, guardavo le vetrine alla ricerca
del regalo perfetto, senza trovarlo.
"Potrei comprarle una pianta", pensavo, e mi correggevo
immediatamente: "no, una pianta, in quanto entità vivente le
ricorderebbe troppo me, il figlio già cresciuto, già fiorito, divenuto
indipendente e che si è liberato di lei spedendola all'ospizio".
"Potrei comprarle una vestaglia", riflettevo, "nah, una vestaglia sa
troppo di vecchiaia, di ossa fragili al riparo dal freddo".
"Potrei comprarle un phon... No, un phon è l'ultima cosa di cui ha
bisogno!".
Mia madre era il Leonardo da Vinci dei capelli. Li aveva sempre
acconciati perfettamente in un unico e compatto casco bianco e dalle
sfumature azzurrine a circondare il volto.
Verso sera mi ero sentito così stressato che avevo deciso di fare una
pausa e bermi qualcosa in un locale. Così ero entrato nel primo bar
lungo la via, un posto come tanti con i tavolini i marmo e le sedie
foderate di velluto.
Mi ero seduto e avevo atteso l’arrivo della cameriera. Nel mentre
mi ero guardato intorno. La fauna del luogo era popolata in
maggioranza da anziane signore. Donne che avevano
abbondantemente superato la sessantina, vestite in modo elegante,
classico. Quel genere di signore che nei libri di Agatha Christie, tra le
cinque e le sei del pomeriggio, beve il tè e risolve delitti al posto della
polizia mentre nella realtà delle fredde giornate dicembrine, a Milanno,
si fa fuori Negroni gigantesci.
Avevo appena ordinato una birra alla spina, quando dietro di me
qualcuno aveva parlato.
- Sei solo?
Mi ero voltato e il mio sguardo aveva incrociato quello della donna
più bella che avessi mai visto. Una creatura in stato di grazia. La
quintessenza della femminilità.
Ora, cercherò di descrivervi la donna più bella che abbia mai visto,
ma non sarà facile. La bellezza è oltre le parole che la definiscono.
La bellezza è oltre un paio di occhi azzurri, circondati da lunghe
ciglia suadenti.
E' oltre un viso perfetto, un ovale bianco, appena spruzzato di
lentiggini sulle guance.
E' oltre una bocca dalle labbra morbide e sensuali, appena schiuse a
mostrare il bianco perlaceo di una dentatura perfetta.
E' oltre il denso profluvio di una chioma rossa e riccia.
La bellezza è effimera per quanto immediatamente individuabile,
quindi accontentatevi di sapere che la donna che aveva parlato e il cui
viso avevo incrociato voltandomi, era veramente di un altro pianeta!
- Parlavi con me? -, avevo domandto.
Lei aveva annuito. - Sì, con te.
- E cosa volevi sapere?
- Volevo sapere se sei solo o stai aspettando qualcuno.
- Sono solo.
La donna aveva sorriso in modo incantevole. - Posso sedermi
accanto a te, allora? Anch'io sono sola. Ti va di fare due chiacchiere?
Se mi andava di fare due chiacchiere?
Goffamente avevo risposto che sì, certo, mi andava, che si sedesse
pure accanto a me e così la rossa si era alzata per sedersi al mio tavolo.
Subito, non appena ci eravamo trovati fianco a fianco, avevo
percepito una sorta di alterazione nell'atmosfera, il tocco di una forza
estranea, un'energia impalpabile.
La rossa si era presentata non con il nome di 3Z-22Y-Dego-Laila ma
con quello più breve e umano di Amalia. Mi aveva raccontato che aveva
passato tutto il pomeriggio per negozi e, stressata dalla folla che
intasava le strade, aveva deciso di farsi un drink in un bar.
- E tu, che stavi facendo prima di entrare qui?
- Ero alla ricerca del regalo per mia madre -, avevo risposto.
- E cosa le hai comprato?
- Niente, mi sono fatto tutti i negozi del corso senza trovare
qualcosa che mi convincesse.
Ricordo che Amalia, o meglio, 3Z-22Y-Dego-Laila, era rimasta in
silenzio per alcuni secondi, come assorta sul fondo del proprio
bicchiere, poi aveva detto: - Perché non le regali una bottiglia di
whisky?
Sulle prime avevo pensato che l'idea fosse assurda se non offensiva.
A una madre non regali una boccia di whisky! Poi, riflettendo meglio,
avevo cambiato parere. Sì, perché se c'era un vizio che mia madre
aveva, un piccolo vizietto, una debolezza da niente che si concedeva
ogni tanto, era proprio un bicchiere di whisky.
Diverse volte mi era capitato di sorprenderla davanti al mobile bar,
la sera, poco prima di presidiare i fornelli per cena, nell'atto di svitare il
tappo della bottiglia e versarsi due dita di liquore per gustarsele a lente
sorsate.
Una bottiglia di whisky, di ottimo whisky di puro malto scozzese,
sarebbe stato un regalo graditissimo oltre che originale. Già
m'immaginavo, io e mia madre, nella camera dell'ospizio, la sera di
Natale che guardavamo la neve cadere brindando a tempi migliori e ci
sbronzavamo.
- Forse non è una cattiva idea, la tua -, avevo detto
- Conosco un negozio di alcolici che vende bottiglie pregiate, qui
vicino, potremmo andarci insieme -, aveva proposto 3Z-22Y-Dego-Laila.
- Aiutare un figlio a comprare un regalo a sua madre è una nobile causa
e a me piacciono le nobili cause.
Aveva sorriso.
Anche a me piacevano le nobili cause. Tanto.
Ecco come mi appariva lo zauro deghiano quando mi svegliavo la
mattina: Kim Basinger con i capelli rossi e le guance leggermente
spruzzate di lentiggini.
Niente male, vero?
Ricordo che lì per lì quando Kim Amalia Basinger mi disse di essere in
realtà un alieno non le credetti.
Erano già due settimane che ci frequentavamo e quella che io
reputavo un'attrazione tanto reciproca quanto fatale, ci aveva fatto
bruciare in tempi record le varie tappe. Per la cronaca, già la sera del
nostro primo incontro eravamo finiti a letto ubriachi (vuotando la
bottiglia di whisky per mia madre, che ricomprai il giorno dopo). Una
settimana dopo 3Z-22Y-Dego-Laila si era già stabilita a casa mia.
Ma vi parlavo della sera della rivelazione.
Stavamo cenando a lume di candela, io ero intento a spolpare
accuratamente l'astice nel mio piatto, quando 3Z-22Y-Dego-Laila disse:
- Sai, devo farti una confessione Giorgio.
- Quale confessione? -, domandai.
- Non mi chiamo Amalia.
- A no?
- Mi chiamo 3Z-22Y-Dego-Laila.
Sollevai lo sguardo dalle chele dell'astice sugli occhi della mia
ragazza, nonché convivente.
- Come hai detto di chiamarti?
- 3Z-22Y-Dego-Laila. Il mio nome ha in sé varie informazioni circa il
mio luogo di provenienza. Laila è il nome con cui sono stata battezzata,
"3" e "zeta" indicano il mio enere sessuale, ovvero il terzo di tipo zauro,
"Y" è la frazione dove risiedo mentre "22" la contea in cui si trova la
suddetta frazione. Infine Dego è il mio pianeta natale, situato a miliardi
di anni luce da qui.
Rircordo che la prima cosa che pensai fu: "o è pazza o mi sta
prendendo per il culo".
Sorrisi in attesa che anche lei sorridesse a sua volta e mi dicesse che
era tutto uno scherzo, invece non sorrise affatto. - Tu non mi credi,
vero?
- Come faccio a credere a una cosa del genere?
- Se le mie pupille sparassero un raggio fotonico distruggendo
quell'orribile Budda in ceramica sopra la madia, mi crederesti?
Quell’orribile Buddah in ceramica era uno dei pochi ricordi che
avevo di mio padre.
Breve parentesi su mio padre: l'unico uomo a cui mia madre si era
concessa di mestiere faceva il giornalista free lance, viaggiava molto e
scriveva, per l'appunto, di viaggi. Un giorno, poco prima di morire un
incidente aereo, di ritorno da un viaggio in Cina, mi regalò quel piccolo
Budda in ceramica. All'epoca avevo due anni e non ricordo con quale
stato d'animo accettai il dono. Fatto sta che, essendo uno dei pochi
oggetti legati al mio vecchio, per me era assai prezioso.
Tornando alla questione Amalia-che-diceva-di-essere-un-aliena...
- Sì, certo. Caso mai un lampo verde ai raggi fotonici saettasse dalle
tue pupille polverizzando il Budda in ceramica, prenderei in seria
considerazione l'ipotesi che tu sia un'aliena.
Ricordo che prima che l'impensabile accadesse, Amalia disse: - I
fotoni sono rossi, non verdi.
Poi, effettivamente, vidi due linee rosse e parallele nascere ed
allungarsi dal centro delle sue pupille per convergere sopra la madia,
dove posava il piccolo Budda in ceramica, che esplose con un botto
sordo.
Io, per la sorpresa, quasi caddi dalla sedia.
I raggi rossi smisero di crepitare nell'aria e le pupille azzurre della
mia ragazza tornarono a me.
- Ora mi credi?
Quella notte fu la prima che passammo a letto senza fare l'amore.
Nel profondo della tenebra, dopo aver passato diverse ore in
silenzio, ad un certo punto udii la mia voce domandare: - Ma sei un
alieno femmina o un alieno maschio?
Era una domanda assurda oltre che superflua. Che peso aveva, nella
situazione in cui mi trovavo, sapere se mi ero innamorato, avevo
scambiato i miei fluidi corporei, avevo accarezzato, palpato, leccato,
baciato e fatto i succhiotti un alieno maschio o femmina?
Nessuno. Ma volli comunque saperlo.
- I concetti di femminilità e di maschilità non esistono sul mio
pianeta -, rispose 3Z-22Y-Dego-Laila. Poi, passò a spiegarmi la storia dei
sette generi sessuali e del Kardan che è il genere che unge tutti per una
più fluida e agevole ammucchiata. Mi disse anche che il genere più
robusto, il Kroll, aveva la funzione di massacrare di botte tutti gli altri
per suscitare una reazione ormonale indispensabile alla procreazione di
un nuovo individuo.
Poi, mi disse un’altra cosa, di una certa gravità.
- Vogliamo conquistare la Terra.
- Chi? -, domandai.
- Noi di Dego, chi se no? Il vostro pianeta non è un posto stupendo,
vario nei suoi aspetti climatici e geografici. Molto meglio di Dego. Voi
umani non ve lo meritate. Stiamo pensando di annientarvi per
trasferirci qui in massa.
- Quando avete intenzione di annientarci?
- Non saprei dirti esattamente. Dopo che sarò tornato sulla Terra
con tutti i dati necessari per pianificare l'attacco suppongo.
- Tornata.
- Cosa?
- Finché vivi qui, in casa mia, e vesti le sembianze di mia fidanzata,
quando prendi in causa te stessa, potresti farlo sempre al femminile?
Come se fossi veramente una donna terrestre…
- Va bene, se ci tieni.
- Sì, ci tengo.
Per quella notte non dicemmo altro.
Mi addormentai verso l’alba e feci un incubo.
Sognai di essere un nuovo genere sessuale che prendeva parte
all’accoppiamento di gruppo su Dego insieme agli altri sette.
Orrore senza fine.
- Alloraaa! E’ pronto! Vuoi mangiare oppure no?
Le urla di 3Z-22Y-Dego-Laila mi spinsero a terminare la lettera
rapidamente e a chiuderla in busta.
Quando entrai in cucina, trovai la tavola apparecchiata e uno
sformato verde servito come antipasto.
- Che cos’è quella roba, sformato di merda aliena? -, domandai.
3Z-22Y-Dego-Laila mi guardò con i suoi occhi azzurro ghiaccio. Per
un attimo temetti che avrei fatto la fine del Budda di ceramica.
- No, è sformato di spinaci terrestri, caro -, rispose. - Mi piacerebbe
se tu mostrassi un minimo di gratitudine per i miei sforzi culinari.
- Che t'importa che a me piaccia o non piaccia il tuo sformato di
spinaci? -, mi sedetti. - Tanto sono una forma di vita intelligente
inferiore, come tu stessa hai ripetuto più volte. Un essere dalle limitate
possibilità cognitive, una specie di insetto perso nelle profondità
sideree del cosmo infinito.
3Z-22Y-Dego-Laila sospirò. - Vorrei solo un minimo di gratitudine,
ecco tutto.
- Oh, grazie, grazie mille! -, risposi. - Grazie se prima di disintegrarci
dallo spazio, tu e la tua specie mi fate l'onore di servirmi questo
sequisito sformato di spinaci! Il condannato a morte sarà eternamente
grato per l'ultima cena servita dal suo boia!
Cominciai a mangiare rumorosamente lo sformato.
3Z-22Y-Dego-Laila mi fissò seria o serio, vedete un po' voi. Poi prese
a mangiare anche lei. O lui.
Forse dovrei avvertire i miei simili dell'imminente invasione aliena.
Era una cosa che mi ripetevo spesso. Essendo l'unico essere umano
che sapeva dell'esistenza di una specie aliena pronta a invaderci, forse
avrei dovuto, come dire, comunicare la cosa agli organi di competenza.
Di modo che noi esseri umani ci preparassimo per tentare, se non altro,
un contrattacco.
Il problema era: quali erano gli organi di competenza a cui
rivolgersi?
La polizia? I carabinieri? La magistratura? Dovevo querelare la mia
convivente per soggiorno clandestino nel nostro pianeta e tentata
invasione planetaria? Oppure era meglio che mi rivolgessi direttamente
al Presidente degli Stati Uniti. In qualità di nazione più potente e
militarizzata del pianeta, loro avrebbero dovuto farsi carico della sua
difesa... Ma come fissare un appuntamento con il presidente degli Stati
Uniti? Come riuscire così persuasivo da non essere preso per pazzo?
Il mondo era pieno di psicolabili che andavano in giro dicendo che
gli alieni stavano per invaderci. Non rimaneva altro da fare che vivere la
dolorosa consapevolezza della fine imminente della mia specie e magari
studiare l'esemplare alieno che avevo in casa, nella vana speranza di
trovare il punto debole per sconfiggerlo e salvare i miei simili.
Apparentemente 3Z-22Y-Dego-Laila non aveva punti deboli. Poteva
rimanere settimane intere senza nutrirsi né bere, poteva rimanersene
in balcone mezza nuda con 10 gradi sotto zero senza buscarsi il
raffreddore, poteva rimanere sveglia ininterrottamente, per un mese di
fila, senza sentirsi minimamente stanca, anzi, vi dirò la verità, non ero
nemmeno sicuro che si addormentasse quando la sera ci stendevamo
sul letto e spegnevamo la luce. Però un punto debole doveva pur
avercelo!
Mentre osservavo 3Z-22Y-Dego-Laila alla ricerca del suo tallone
d'Achille, la nostra convivenza proseguiva come quella di una qualsiasi
coppia umana. Era una convivenza segnata da momenti piacevoli e un
po' meno piacevoli. Per la verità, almeno per quello che mi riguardava,
dopo che Amalia mi aveva detto di chiamarsi in realtà
3Z-22Y-Dego-Laila, di essere un alieno e di voler organizzare
un'invasione planetaria, erano stati più i momenti spiacevoli che quelli
belli.
Una notte, la stessa in cui mi servì un formato di spinaci simili a
merda aliena, prese a lamentarsi perché non facevamo più sesso.
La cosa mi stupì. Ma per lei il sesso non era un peso, un dovere
esercitato unicamente per perpetrare la specie dei deghiani?
La risposta fu: - Sì, ma con te è diverso.
- E perché con me sarebbe diverso? -, domandai.
- Perché sei un terrestre. Voi terrestri non fate sesso solo a scopo
riproduttivo.
- In effetti no, grazie a Dio...
- Lo fate anche per divertirvi, perché è una ginnastica sana che
migliora la forma psicofisica. Ieri ho letto un articolo su Starbene, hai
presente?
- No francamente, che roba è?
- Una rivista che ho trovato dal parrucchiere.
- Tu vai dal parrucchiere?
- Certo, perché non dovrei?
- Ma non mi avevi detto che potevi regolare a tuo piacimento la
crescita dei capelli?
- Sì, ma per capire voi terrestri profondamente, mi sono imposta di
vivere esattamente come voi. Quindi compio anche quelle azioni che
per un deghiano risultano superflue. Comunque, ti dicevo, ero dal
parrucchiere e stavo leggendo Starbene, quando mi sono imbattuto...
- Imbattuta, per cortesia.
- Sì, scusa, imbattuta in questo articolo. Che diceva che l'attività
sessuale regola la circolazione sanguigna, stimola il ph naturale della
pelle e aiuta a vivere più a lungo.
- Che ti frega di vivere più a lungo? Sei una deghiana! Mi hai detto
che voi deghiani vivete in media 350 anni terrestri. Quelle erano
informazioni che riguardavano la mia specie! Cosa può fregare a te del
ph naturale della pelle e della circolazione sanguigna?
Dopo questo mio sfogo seguirono alcuni secondi di silenzio. Sapete,
quando tra me e Amalia si creavano situazioni di attrito, mi sentivo
sempre un po' a disagio. Mi chiedevo se non dovessi andarci più cauto
con certe intemperanze, vista la storia dei raggi fotonici.
Ad ogni modo per quella notte la mia compagna non mi disintegrò.
Si limitò a farmi una piazzata.
- Tu non mi tratti più come un tempo!
- Che vuoi dire?
- Voglio dire che i primi giorni in cui ci eravamo conosciuti eri molto
più dolce e attento alle mie esigenze!
- I primi giorni in cui ci eravamo conosciuti ero all'oscuro del fatto
che il tuo vero nome fosse 3Z-22Y-Dego-Laila e fossi uno zauro.
- Non potresti fare finta che io sia un'umana? Questo mi aiuterebbe
a integrarmi meglio con la vostra specie per comprenderla più a fondo.
- Oh, mi scusi tanto, signorina dello spazio, perdoni il qui presente
se non collabora abbastanza affinché la sua specie invada la mia, mi
scusi tanto!
Ero fuori di me. Quelle di 3Z-22Y-Dego-Laila mi sembravano pretese
assurde. Per farla breve, quella notte la passai a dormire sul divano.
O meglio, non dormii affatto. Troppe questioni mi tenevano sveglio.
Prima questione che mi teneva sveglio: in camera da letto una
stupenda donna dai capelli rossi, qualcosa di molto simile alla Venere
del Botticelli smaniava e si lamentava perché io non la scopavo
abbastanza spesso.
Seconda questione che mi teneva sveglio: la suddetta donna era in
realtà un alieno che stava preparando un'invasione planetaria.
Terza questione che mi teneva sveglio: l'alieno avrebbe potuto
disintegrarmi in un battito di ciglia in qualsivoglia momento lo avesse
voluto.
Solo verso l'alba mi addormentai e per un tempo breve, massimo
un'ora.
Quando mi svegliai, scoprii di avere una coperta tirata fino alle
spalle. Era stata 3Z-22Y-Dego-Laila a mettermela sopra. A volte quello
zauro della malora sapeva essere previdente come una mammina
premurosa.
II
- Sei ingrassato.
Fu questa la prima cosa che mia madre disse, quando entrai nella
sua camera.
Come da accordi, l'avevo raggiunta all'ospizio per festeggiare
insieme a lei la vigilia di natale. La camera era decorosa e pulita. A parte
l'albero di natale, qualsiasi oggetto posasse su una superficie piana, era
ospitato da un elaborato centrino, confezionato dalle abili dita di mia
madre, un vero asso, nell'arte del ricamo e del cucito.
- Devo prenderlo come un complimento? -, domandai.
Lei sorrise. - Se vuoi. Noto un'altra cosa, indossi abiti stirati. Cosa è
successo, hai trovato una donna?
Sospirai. - Diciamo che sto frequantando una ragazza, ma'.
Gli occhi della mia genitrice furono percorsi da un lampo di felicità. Che sa cucinare e stirare, una cosa rara al giorno d'oggi.
Per mia madre tutte le donne sotto i 30 anni erano delle puttane
professioniste, a tanto si era degradato il genere femminile. Donnette il
cui unico potere di contrattazione, nel rapporto con un uomo era il loro
culo sodo o le loro gambe slanciate, non certo la capacità di portar
avanti una casa e tener testa a un normale ménage domestico.
- Già una cosa rara. Buon natale! -, le allungai il regalo.
Lei lo scartò senza buttare via la carta e il nastro. Aprì la scatola e
tirò fuori la bottiglia di whisky. La osservò per alcuni secondi, senza
espressione. Temevo che stesse per chiedermi cosa diavolo mi era
saltato in mente, quando le sue labbra si spalancarono in un gran
sorriso. - Oh, beh.. questa proprio non me l'aspettavo! Grazie tesoro,
ecco il tuo regalo, non altrettanto originale...
Un maglione. Mia madre mi aveva regalto il duecentoquarantesimo
maglione fatto con le sue mani "perché stessi al caldo". Un capo di
abbigliamento dalle proprietrà termiche e isolanti maggiori di quelle di
una tuta spaziale.
Ringraziai e lo indossai.
Poi sedetti a tavola e cominciammo a cenare.
Fu una cena deliziosa, innaffiata con una bottiglia di vino regalata
dal personale dell'ospizio. Dopo cena ci concedemmo un bicchiere a
testa di whisky. Mentre lo sorseggiavamo, lo sguardo rivolto alla
finestra e ai primi fiocchi che cadevano dal cielo, mia madre cominciò il
suo "interrogatorio dolce". Cioè prese a farmi domande in tono
distratto, come se non fosse veramente interessata a ottenere le
risposte. Ovviamente, era vero il contrario. Mia madre era curiosa di
reperire informazioni sulla misteriosa donna che aveva aggiunto chili al
suo denutrito e scalcinato figlio e in più lo aveva spedito fuori di casa
con abiti stirati.
Vi dirò, per una volta mi sentii tentato di dirle tutto. Ma tutto
avrebbe significato passalre informazioni a cui non avrebbe mai
creduto. Così mi limitai a fornire risposte approssimative e incomplete.
Lei smise di farmi domande.
Finimmo il bicchiere di whisky e la salutai.
Quella notte, cadde parecchia neve.
Quando lasciai l'ospizio le strade erano già bianche.
Guidai nella desolazione generale. C'era poca gente per strada.
Tutti erano in casa a festeggiare la vigilia.
Cosa stava facendo 3Z-22Y-Dego-Laila?
Me lo chiedevo spesso quando mi trovavo lontano da lei. Allora la
immaginavo spogliata delle sue sembianze botticelliane e così come mi
si era descritta in quanto zauro. Una specie di nano deforme con la
faccia a fisarmonica che saltava su una gamba per le stanze del mio
appartamento e puliva, rassettava, cucinava oppure si collegava in
remoto con la sua base su Dego.
Doveva essere in un qualche tipo di rapporti con i suoi simi,
quell'aliena della malora. Forse in casa mia aveva nascosto una radio
molto potente in grado di abilitare chiamare interstellari.
Un altro quesito che mi ponevo riguardava la sua nave spaziale.
Immaginavo che 3Z-22Y-Dego-Laila fosse giunta sulla Terra a bordo
di un ufo, bene, dov'era? Per forza di cose doveva averlo parcheggiato
da qualche parte. Forse si trattava di un disco volante in grado di
diventare invisibile e rimanere sospeso per aria. Magari si trovava sopra
il mio palazzo...
Era un mistero il lato alienodi 3Z-22Y-Dego-Laila. Non sapevo niente
di lei come deghiana, a parte il fatto che sparava raggi fotonici dagli
occhi.
Guidavo pensando a tutte queste cose, quando improvvisamente il
motore della mia auto si spense e insieme ad esso i fanali e insieme ai
fanali si spensero i lampioni stradali. In breve, la porzione di strada che
stavo percorrendo piombò nel buio.
Frenai l'auto accanto al marciapiede, aprii la portiera e uscii.
Cosa diavolo stava succedendo?
Non poteva trattarsi di un comune blackout dato che, non solo le
strade, anche la mia auto era rimasta senza energia elettrica.
D'un tratto, sovrapposto al fruscio prodotto dalla neve sentii un
rumore di passi. Mi voltai e sullo sfondo bianco della strada riconobbi la
sagoma di qualcuno che si stava avvicinando.
Chi era?
Mano a mano che la sagoma si avvicinava assumeva una forma
specifica, caratteristiche distintive. Si trattava di un uomo di bassa
statura, tarchiato e vestito con un cappotto grigio; cosa strana,
nonostante fosse notte, indossava un paio di occhiali a specchio; cosa
ancora più straba, la sua sagoma era circonfusa da un alone luminoso
che lo rendeva visibile in mezzo a tutta quella tenebra. Quando l'omino
fu a circa due metri da me si fermò.
- Salve -, disse, aveva una voce nasale e acuta.
- Ci conosciamo? -, domandai.
L'uomo si tolse gli occhiali e allora vidi che aveva occhi sottili e gialli,
una fessura nera al posto della pupilla. Occhi da rettile. La cosa mi lasciò
comprensibilmente sgomento.
- No, non ci conosciamo. O meglio, io so chi è lei, mentre lei non sa
chi sono io. Mi presento, mi chiamo Zork.
- Zork?
- Esatto. Sono un alieno, dal suo punto di vista ovviamente, perché
dal mio è lei l'alieno. Vengo da un pianeta molto lontano, di nome
Trevor situato nella galassia della Cuspide.
- Oh cazzo...
- Che c'è?
Provai l'irrefrenabile desiderio di fumare una sigaretta. Frugai nelle
tasche, trovai il pacchetto e me ne infilai una in bocca. - Niente, è che
non è il primo alieno che incontro -, accesi e aspirai.
Zork annuì. - Lo so.
- Veramente?
Zork annuì una seconda volta. - Il deghiano. Lei si è imbattuto in un
deghiano di nome 3Z-22Y-Dego-Laila, giusto?
- E come fa a saperlo?
- Io so un sacco di cose, signor Rossi, ma prima di spiegarle come
mai sono a conoscenza del fatto che in casa sua si è installato
nottetempo un deghiano minacciando la sua sopravvivenza e quella dei
suoi simili, mi lasci fare una breve introduzione.
- Come a questo punto avrà capito, voi esseri umani non siete soli
nell'universo. L'universo è infinito o almeno nessuna specie intelligente,
per quanto evoluta e dotata di avanzate tecnologie di spostamento, ne
ha ancora individuato i confini, se mai ci sono. Nella vasta porzione di
universo ad oggi conosciuto, un recente censimento ha calcolato che
vivono 200 miliardi di specie vitali.
- Gesù, così tante?
- Sì, così tante. E ogni giorno terrestre che passa se ne scoprono di
nuove. Di questi 200 miliardi, solo 50 milioni sono specie viventi. Ora,
deve sapere che le specie intelligenti nell'universo sono di tre categorie:
Illuminati, Consapevoli e Primitivi. Gli Illuminati comprendono le specie
più evolute, in grado di portar avanti l'esplorazione del cosmo con i loro
dischi volanti che viaggiano a velocità subspaziale, e di evolversi
mantenendo l'ordine e la pace, senza cadere nel vizio della guerra. I
Consapevoli sono quelle specie che sanno di non essere sole
nell'universo, vuoi perché sono giunti da soli a questa verità, vuoi
perché gli Illuminati le hanno giudicate abbastanza mature da rivelarsi a
loro. Poi, ci sono i Primitivi. Specie rozze, involute sprofondate nel loro
geocentrismo, nell'assurda presunzione di essere le uniche
nell'universo e figlie di un supposto dio che le ha create a propria
immagine e somiglianza.
- Mi faccia indovinare: noi umani siamo tra i Primitivi.
Zork sospirò con aria sconsolata. - Purtroppo sì e, per dirla tutta,
siete ancora molto lontani dal venire promossi a specie Consapevole.
Del resto guardatevi... siete anarchici, irresponsabili, state portando il
vostro stupendo pianeta al tracollo. Periodicamente sentite il bisogno
di farvi la guerra per sfogare l'impulso irrazionale a distruggere che
alberga in voi e ancora non avere imparato a domare. Una specie come
la vostra, se conoscesse avanzate tecnologie come il viaggio
sub-spaziale o la scienza in grado di creare singolarità spaziotemporali
diventerebbe una minaccia per tutte le altre.
- Capisco -, dissi. - In effetti io e i miei simili non siamo un esempio
universale di pace, amore e fratellanza. Che mi dice dei deghiani?
Il trevoriano guardò verso il basso e spostò della neve con la punta
del piede, prima di rispondere. - I deghiani sono un errore. Pensavamo
che fossero una specie evoluta e matura e così, circa un secolo terrestre
fa, il Grande Consiglio della Federazione Galattica, presieduto da noi
Illuminati, ha scelto di promuoverli a specie Consapevole e da allora
hanno combinato solo guai, quei maledetti. I deghiani, per parlare
chiaro, sono dei perversi.
- Perversi?
- Proprio così. Viaggiano per il cosmo organizzando orge dove sono
coinvolti interi popoli, si ibridano con le specie aliene deviando la linea
evolutiva di base; sono come uno sciame di api folli e lussuriose che
volteggiano nell'universo mettendone in forse il delicato equilibrio.
- Pensavo che il sesso tra i deghiani fosse un atto necessario solo
alla procreazione, che non provassero un grande piacere a praticarlo...
Almeno questo è quanto mi ha riferito la deghiana che sta a casa mia.
Prima di rispondere, con mia grande sorpresa, Zork estrasse dalla
tasca del cappotto uno strano tipo di pipa, simile a una piccola navicella
spaziale, se l'infilò in bocca e cominciò a fumare.
- Questo era vero finché i deghiani non sono stati promossi a specie
consapevole e, di conseguenza, non hanno ottenuto l'autorizzazione a
viaggiare per il cosmo per conoscere la cultura degli altri pianeti di
seconda categoria. Da allora, praticandolo con altre specie, hanno
scoperto il lato, come dire, piacevole del sesso e non si sono più
fermati. Scopano in modo compulsivo, folle, irrefrenabile... "come
conigli in calore", è così che dite voi terrestri, giusto.
- Ed è poi un male scopare "come conigli in calore" con specie
diverse dalla propria?
Zork scrollò le spalle. - Personalmente ritengo di no. Che sia
praticato a scopo procreativo o per mero sollazzo, il sesso rimane il più
potente strumento di conoscenza tra specie diverse. L'ibridazione è
inevitabile. L'importante è che avvenga tra consapevoli. I deghiani,
invece, fornicano anche con i primitivi.
Aspirai un'ultima boccata e buttai la sigaretta per terra. - E in che
modo la cosa è un problema per il cosmo?
- La cosa è un probelma perché così facendo, rivelano alle specie
primitive di non essere sole nell'universo, espongono ai loro occhi una
realtà che non sono ancora preparate ad affrontare.
Sorrisi.
- Perché sta sorridendo, mi scusi? -, domandò il trevoriano.
- Perché se i deghiani sono veramente come quello che vive a casa
mia li ha descritti, non c'è pericolo che fornichino con noi terrestri.
Nessun uomo sano di mente si accoppierebbe con un degano zauro.
- Lei lo ha appena fatto, secondo le mie informazioni.
Arrossii, quello Zork era proprio aggiornato su tutto. - Mi ha spiato?
- Sapevamo che un deghiano...
- Una deghiana -, interruppi.
- Come scusi?
- Visto il vissuto intimo intercorso tra me e il soggetto di cui stiamo
parlando, quando lo chiama in causa, preferirei che si riferisse ad esso
al femminile.
- Va bene. Sapevamo che una deghiana stava sorvolando una zona
dello spazio protetta e impraticabile, la via Lattea. Abbiamo intercettato
la sua traiettoria che puntava verso la Terra. Abbiamo perlustrato con i
nostri rilevatori il pianeta e individuato una forte presenza di vita
deghiana nel suo appartamento i cui livelli di biologici erano tali da
lasciare supporre, come dire, un'attività sessuale in corso.
- Però, potenti i vostri rilevatori...
- Venendo alla questione di prima: lei ha già fatto sesso con un
deghiano. Cioè, deghiana.
- Ma pensavo che fosse una terrestre! -, lamentai.
- Lo so e la cosa sta bene a un deghiano. A lui...
- Lei.
- Già, scusi. Per la deghiana che sta a casa sua è indifferebnte che lei
la veda al naturale o nelle sue forme mutate, l'importante è fare sesso.
Vedrà, tra poco le chiederà di partecipare a un'orgia con gli altri sei
generi sessuali della sua specie, ne sono convinto.
- E io rifiuterò.
Zork se ne uscì con un ghigno. - Lo farà veramente? Io non ne sono
del tutto convinto. Conosco voi umani. Siete deboli, primitivi, cedete
agli impulsi con un niente. Non appena vedrà sette deghiani nel salotto
di casa sua tramutati in top model terrestri in biancheria intima da
battaglia e smaniosi di coniugarsi con lei ci si butterà in mezzo a pesce,
vedrà!
In effetti, Zork non aveva tutti i torti. Già queste ultime notti avevo
fatto fatica a trascorrerle sul mio letto senza combinare niente, senza
toccare la deghiana che dormiva o faceva finta di dormire accanto a
me. Che mi fregava che cos'era veramente quello stupendo esemplare
di passera? Per me rimaneva una donna bellissima, la più bella che
avessi mai visto, dalla pelle bianca e intatta come porcellana che
profumava di vaniglia e le forme morbide e sensuali.
- Cosa intende fare a qusto punto? -, domandai.
Il trevoriano con uno schiocco di dita fece tornare l'elettricità. I
lampioni si accesero così i fanali della mia auto, il motore riprese a
borbottare.
- E' molto semplice. Ora andremo a casa sua. Io arresterò il
deghiano o la deghiana, lo congelerò rendendolo innocuo per poi
portarlo in un centro di disintossicazione sessuale situato in un satellite
lontano da qui. Poi, disintossicherò anche lei.
- Che significa che disintossicherà anche me?
- Significa che le leverò dalla testa tutta questa consapevolezza che
ha accumulato da quando ha incontrato la deghiana. La sua mente
tornerà vergine e primitiva. Inconsapevole che l'universo è pieno di
specie intelligenti oltre alla vostra. Alcune davvero sozze!
- Beh, almeno non vivrò più con la consapevolezza che il mio
pianeta verrà invaso e la mia specie annientata.
Zork se ne uscì con uno sghignazzo. - E' questo che le ha raccontato
la deghiana?
- Esatto, perché? Non è vero?
Il piccolo alieno scosse la testa. - No, è una balla. Quel genere di
storiella che i deghiani raccontano ai primitivi per fargli paura e
aggiungere pepe all'intrallazzo erotico. Godono di più a fare sesso con
individui disperati, che si aggrappano all'attimo presente, credendo di
vivere gli ultimi giorni di vita.
- Quindi non ci sarà nessuna invasione.
- No, nessuna invasione è in atto contro la Terra. I deghiani sono dei
porcelloni, non degli assassini.
III
Zork salì a bordo della mia auto e ripartimmo.
Mentre guidavo il piccolo alieno guardava oltre il finestrino.
- Posso farle una domanda? -, dissi.
- Può farmi tutte le domande che vuole -, rispose lui. - Tanto tra
meno di un'ora scorderà che io esisto, che un deghiano... cioè una
deghiana è rimasta in casa sua per tutto questo tempo e, di
conseguenza scorderà tutte le mie risposte.
- Ok. Dio esiste?
Zork sorrise. - Non lo so. L'esistenza o meno di dio è la grande
domanda che accomuna tutte le specie intelligenti, Illuminati,
Consapevoli e Primitivi, ma posso dirle questo: più ci si illumina, per
così dire, meno si pensa a dio. L'evoluzione è anche questo, non rodersi
il cervello con domande a cui non potremo mai rispondere e
concentrarsi sulle cose risolvibili.
- Mi sembra il modo giusto di evolversi.
Seguirono alcuni secondi di silenzio, poi tornai alla carica. - Altra
domandina: tranne gli occhi, sembra terrestre al 100%. Questo è il suo
vero aspetto?
Zork si tolse un guanto e mosntrò una mano dalla pelle verde e
squamata come quella di un anfibio. - Quella che vede è una tuta
simbiotica. Al naturale ho una faccia assai simile a un'iguana terrestre.
Non sono esattamente mister Universo, secondo i canoni estetici di
questo mondo.
- Anche lei un travestito come 3Z-22Y-Dego-Laila!
- Già, però quello di 3Z-22Y-Dego-Laila è un travestimento molto più
riuscito e sofisticato, è una mutazione genetica. Vede, ogni specie
intelligente è più brava rispetto alle altre in qualcosa. I deghiani sono
bravi a adattarsi e mimetizzarsi al luogo in cui si trovano. Se non
avessero la capacità di mutare pelle calandosi perfettamente nella
parte, non avrebbero scopazzato così impunemente per l'universo, quei
maniaci.
- Capisco. Siamo arrivati.
Parcheggiai l'auto sotto casa, poi entrammo per il portone e
salimmo le scale visto che l'ascensore era rotto e io abitavo al quinto
piano. Giunti al terzo vidi Zork estrarre dal cappotto un oggetto che
aveva tutta l'aria di essere una pistola.
- Appena saremo dentro congelerò la deghiana con questo -, disse. Poi le sparerò un lampo disintossicante e lei scorderà tutto.
- Sarà doloroso?
- No e se anche lo fosse non serberà alcun ricordo del dolore
provato:
Eravamo arrivati davanti alla porta. La aprii.
- Sono a casa -, dissi a voce alta.
- Ti stavo aspettando amore -, disse la voce suadente di
3Z-22Y-Dego-Laila. - Spero che tu non abbia intenzione di trascurarmi
anche la notte della vigilia.
Una volta varcata la soglia una visione folgorò me e l'alieno che
avevo accanto: seduta sul divano c'era 3Z-22Y-Dego-Laila, ovviamente
in versione umana e con addosso un baby doll che lasciava veramente
poco all'immaginazione e a tema natalizio: bordi di pelo bianco, seta
rossa e due cornina da alce sulla testa. Non appena la vidi semi nuda e
con quello straccetto addosso, capii che quanto aveva detto Zordak
corrispondeva al vero: qulunque fossero state le sembianze originali
della deghiana, non me ne sarebbe fregato nulla finché mi si fosse
presentata così.
3Z-22Y-Dego-Laila rimase un pelo interdetta vedendomi
accompagnato.
- E quel nanerottolo chi è?
- Questo nanerottolo è il trevoriano che ti congelerà all'istante e
spedirà il tuo culo deghiano a disintossicarti dalla tua smania
fornicatrice sul centro di riabilitazione di Gundaar, tesorino!
Mentre con una mano reggeva la pistola, con l'altra Zork si strinse il
mento e si rivoltò la faccia verso l'alto, come un guanto, scoprendo il
suo vero aspetto. Sembrava un grosso rettile dalla pelle verde, la bocca
larga e senza labbra da cui saettava la lingua biforcuta, il cranio piccolo
e gibboso.
Con la rapidità di un battuto di ciglia, 3Z-22Y-Dego-Laila mutò
aspetto. Si trasformò all'istante in una specie di donna serpente dalla
pelle verde e squamata e gli occhi gialli da rettile. Vi dirò, anche così, la
degiana aveva un ché di sensuale. Le sue anche erano sinuose, i suoi
seni acerbi ed erettili, il ventre liscio e teso, le gambe slanciate e
quando si alzò mostrò un sedere sodo e ben fatto. Era una stupenda
donna anfibia quella che si stava avvicinando verso di noi, tutta
ancheggiante.
- Zork -, disse, saettando la sua lingua biforcuta, - che piacere
vederti... lo sai che ho sempre avuto un debole per i trevoriani?
L'alieno che avevo accanto perse istantaneamente il suo aplomb
marziale. La mano che stringeva la pistola cominciò a trenmare, la pelle
secca e squamosa divenne lustra di sudore.
- Stai indietro, deghiana... riprendi immediatamente le tue forme
originarie!
- Perché? Non ti piaccio così? -, nel porre la domanda,
3Z-22Y-Dego-Laila ruotò su se stessa per mostrare anche il didietro
che era certamente all'altezza del davanti, poi riprese la sua avanzata
letale. - Avanti, perché prima di congelarmi, non ti diverti un po' con
me? Anzi, perché non fuggiamo insieme? Non ti piacerebbe? Io e te,
due amanti focosi che attraversano come una cometa il sidereo spazio.
Ci divertiremmo. Conosco i giochini che piacciono a voi maschi
trevoriani. So bene in quali parti intime devo far scivolare la mia lingua
biforcuta, sai?
La pistola cadde di mano a Zork. Era cotto a puntino, in balia della
deghiana così come lo ero stato io quando ancora vestiva sembianze
umane.
Ve la farò breve: Zordak non mi tolse i miei ricordi e non congelò
3Z-22Y-Dego-Laila. Lui e la deghiana se ne andarono da casa mia,
partirono per lo spazio profondo, diretti chissà dove di sicuro non al
centro di riabilitazione di Gundaar.
Prima di uscire dal mio appartamento e dalla mia vita una volta per
tutte, 3Z-22Y-Dego-Laila mi rivolse un ultimo sguardo, riprendendo le
sembianze umane e mi salutò.
- E' stato divertente conoscerti, sai? Ora passerò un po' di tempo col
mio ciccino trevoriano. Sono un po' difficili da sciogliere gli Illuminati,
ma una volta che ci prendono gusto a fare certe cose, chi li ferma più!
Mi fece l'occhiolino e addio...
Sono contento che la deghiana se ne sia andata.
Un rapporto basato unicamente sul sesso non sarebbe durato a
lungo tra noi. Sono contento anche che Zork non l'abbia congelata e ora
se la stiano spassando insieme da qualche parte nell'universo.
Alla fine tutti ci hanno guadagnato in questa storia: io la
consapevolezza che non siamo soli nell'universo, il deghiano e il
trevoriano una fuga romantica e mia madre... qualche abito in più che
le porterò da stirare.
E una seconda bottiglia di whisky a capodanno.