un articolo - Francesco Sacco

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un articolo - Francesco Sacco
Internet cambia tutto per tutti
Il Sole 24 Ore – Nova, 29 novembre 2007, pg. 5
Politica e politiche allo scontro sui contenuti
Forse non è vero che tutto è politica, ma di sicuro l’annuncio di accordo su “sviluppo e protezione
dell’industria dei contenuti sui nuovi network in Francia” fatto da Sarkozy è un atto ad altissima
concentrazione di politica. Molto più di quel che traspare a prima vista e per tutte le parti in gioco.
Da una parte, Sarkozy l'Américain, come lo chiamano in patria, vuole dimostrare pubblicamente
quanto sia sensibile ai problemi che assillano gli amici americani, a loro vola molto sensibili su
questo tema. Se pensiamo al fatto che la maggiore voce di esportazione degli USA è costituita da
“diritti” e che questa è un industria ad alto valore aggiunto nonché politicamente influente,
possiamo capire meglio che la lotta alla pirateria online è soprattutto un problema economico e, di
riflesso, politico dato che gli interessi lesi sono fortemente rappresentati e molto influenti. Inoltre,
che male c’è ad essere più realisti del re (in Usa una proposta del genere non l’hanno ancora
immaginata) se c’è anche il supporto di Denis Olivennes, CEO di FNAC, un sodale politico? Ma,
soprattutto, è un annuncio “forte” e cosa c’è di più “politico” di un effetto annuncio? Perché al
momento è solo un annuncio. Trasformare l’accordo in legge non sarà facile. I francesi sono molto
sensibili ai diritti individuali per tradizione storica.
L’accordo ha una natura politica anche per le major. È un grande successo che politicamente
potrebbe portarne altri. I grandi oligopolisti del mercato dei contenuti, che si lamentano dei ricavi
persi, della pirateria montante e dei produttori di device che prosperano a loro spese (Apple in
primo luogo) ne avevano davvero bisogno in Europa dove si stava facendo poco di concreto a loro
modo di vedere. Mentre tutto cambia per tutti, sembrano chiedere a gran voce che tutto debba
rimanere inalterato. Si agitano molto, ma in definitiva è sempre agli altri che chiedono di fare,
investire, proteggere. In un mondo in cui grandi ricchezze si stanno creando (Google, ad esempio) e
grandi industrie stanno declinando (come le telecomunicazioni) difendono una posizione che
sembra paradossale e anti-storica prima che velleitaria, ma giocano abilmente una partita che è tutta
politica: chiedono ai politici di legiferare, alla polizia di indagare, ai produttori di device di
garantire, ai distributori di contenuti di cambiare, agli ISP di collaborare e ai consumatori di
adeguarsi. Ma, a parte chiedere e reagire, fanno poco d’altro. E non hanno mai spiegato quale sia la
loro visione del mondo che verrà.
C’è un riflesso politico anche per i canali di distribuzione di contenuti tradizionali, come i cinema.
In nome della lotta alla pirateria con l’accordo di Sarkozy le finestre distributive tradizionali
saranno modificate. I film usciranno nelle sale e in forme alternative (DVD, digitale, satellitare) con
sfasamenti temporali molto più ravvicinati. È una mossa che da molto aleggiava nell’aria ma era
politicamente difficile. I primi tentativi avevano suscitato grandi proteste, ma confezionati così
sembrano politicamente e socialmente più accettabili. Loro politicamente hanno perso.
Ci sono conseguenze politiche anche sul fronte degli ISP e delle telecom, che politicamente non
possono dire di no perché il peer-to-peer è stato uno dei grandi driver dello sviluppo di Internet. Ma
adesso che si sta entrando in una fase più matura dello sviluppo del Web e le ragioni per utilizzarla
sono più variegate, può essere accettabile fare qualcosa di concreto in merito. Inoltre, tutte le
telecom sperano di avere nel proprio futuro un ruolo nel mercato dei contenuti e politicamente
occorre pure fare qualcosa per meritarselo.
La parte più variegata è quella del mondo della tecnologia, che in questa iniziativa di Sarkozy un
po’ subisce l’attivismo delle major e un po’ ne approfitta per ottenere nuove fonti di ricavi. Ma nel
suo insieme ha maturato una profonda consapevolezza della natura utopistica intrinseca nelle
posizioni delle major anche se politicamente non può manifestarlo. Così ne approfitta quando può,
si adegua quando deve ma sa che il problema non è risolvibile così come viene posto neanche a
danno della privacy dei cittadini. La tecnologia ha infinite risorse, il progresso non si può fermare e
la rivoluzione digitale ha da tanto tempo superato il suo tipping point. Sanno che come in tutte le
rivoluzioni ci saranno delle vittime e, pure avendo un’idea precisa sulla loro identità, sono così
educati da non dirlo.
Ma la vera controparte politicamente sensibile sono i consumatori ovvero tutti i cittadini. Al di là
delle ragioni di merito, tra la gente comune politicamente la causa delle major è sempre meno
popolare. Quando saranno tutti messi sotto scrutino dai tentativi di implementazione dell’accordo
sottoscritto da Sarkozy, lo sarà ancora meno. Accetteranno di essere giudicati da un sistema
sconosciuto o premeranno per una nuova legislazione per la tutela dei contenuti? Allora, se è vero
che la politica pratica consiste nell'ignorare i fatti, come sosteneva Henry Adams, quindi non è tanto
importante se quel che si sottoscrive non sia realizzabile, è anche vero, come diceva Bismark, che la
politica (quella vera) è l'arte del possibile. Allora, mi chiedo, quando i politici capiranno che la
causa delle major non solo è poco popolare, ma è anche tecnicamente non difendibile, come
reagiranno e quale causa sposeranno? Allora, forse, la scelta di gestire così politicamente il
confronto e alzare così tanto il livello del dibattito sarà giudicata sotto una diversa luce.