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Come usare l'estintore in caso di principio d'incendio
Vademecum a cura del Responsabile Nucleo Operativo Antincendio - Geom. Francesco Ambrosino
Tira il fermo:
Punta in basso:
questo sblocca la leva
Indirizza il getto dell’estintore alla
base del fuoco
per l’utilizzo e permette all’agente
estinguente di uscire dall’estintore
Schiaccia la leva:
Passa il getto da destra a
sinistra e viceversa:
Scarica l’agente estinguente
dall’estintore. Se rilasci la leva il
Muoviti con attenzione verso il
getto si interrompe.
fuoco, puntando il getto
dell’estintore alla base del fuoco
sino al suo spegnimento.
Le domande più frequenti in tema di antincendio
Che cos'e' un'emergenza?
Rappresenta qualsiasi situazione nella quale sia possibile individuare uno stato di pericolo, immediato o futuro, per le
persone, i beni e le attrezzature presenti nell’attività; può essere determinata da un principio d'incendio, uno
scoppio, un'esplosione, da un crollo, da un'alluvione, da una nube tossica, da un attentato terroristico, ecc.
Quali misure deve attuare il Datore di Lavoro per organizzare e gestire l’emergenza?
In base alla valutazione dei rischi d'incendio il datore di lavoro deve attuare misure preventive tecniche e misure
preventive gestionali. Le misure organizzative e gestionali da attuare in caso di incendio e le modalità di evacuazione
dei lavoratori in caso di pericolo grave ed immediato devono essere riportate nel piano di emergenza.
Cosa si intende per misure preventive tecniche antincendio?
Le misure preventive tecniche comprendono:
1.
presenza di vie di fuga e di uscite di emergenza in numero e con caratteristiche adeguate
2.
presenza di impianti elettrici, impianti di messa a terra e contro le scariche atmosferiche realizzati a regola
d’arte
3.
ventilazione degli ambienti di lavoro e adozione di dispositivi di sicurezza
Cosa si intende per misure organizzative e gestionali antincendio?
Le misure organizzative e gestionali da attuare in caso di incendio comportano:

predisposizione di un programma di controllo e manutenzione e regolare pulizia dei luoghi di lavoro

disposizioni specifiche per assicurare la necessaria informazione ad appaltatori esterni e al personale dei
servizi di pulizia e manutenzione

formazione specifica per il personale che usa materiali combustibili, sostanze infiammabili o sorgenti di calore
in aree a rischio elevato

addestramento antincendio per tutti i lavoratori
Quali sono gli obblighi di informazione del Datore di lavoro?
Il datore di lavoro ha l'obbligo di informare tutti i lavoratori che possono essere esposti al rischio di incendio sulle
misure e sulle procedure da adottare ed in particolare sui contenuti del piano di emergenza, che dovrà essere oggetto
di esercitazioni periodiche (almeno annuali). Il numero degli addetti antincendio deriva dal numero e dalla complessità
delle operazioni da svolgere per attuare il piano di emergenza.
Quali sono i contenuti dell’informazione dei lavoratori?
Il datore di lavoro deve provvedere affinché ogni lavoratore riceva una adeguata informazione su:

rischi di incendio legati all'attività ed alle specifiche mansioni svolte

misure di prevenzione e protezione incendi adottate nel luogo di lavoro

planimetrie dei luoghi di lavoro ed ubicazione delle vie di uscita

nominativi dei lavoratori incaricati di attuare le misure di prevenzione incendi, lotta
antincendio e gestione delle emergenze
Le informazioni sulle misure generali di sicurezza antincendio, le azioni da adottare in caso di incendio e le procedure
di evacuazione devono essere fornite anche agli addetti alla manutenzione ed agli appaltatori.
Con quali modalità devono essere informati i lavoratori?
Le informazioni e le istruzioni antincendio possono essere fornite ai lavoratori predisponendo avvisi scritti che riportino
le azioni essenziali da attuare in caso di allarme o di incendio. Tali istruzioni, che possono essere integrate con
planimetrie indicanti le vie di uscita, devono essere installate in punti opportuni ed essere chiaramente visibili. Qualora
necessario gli avvisi devono essere riportati anche in lingue straniere.
Che caratteristiche deve avere la segnaletica di sicurezza?
La segnaletica di sicurezza deve essere conforme alle prescrizioni del D. Lgs. 493/96 e deve essere in grado di indicare:

divieti, avvertimenti, eventuali prescrizioni di comportamento e fonti di pericolo

la presenza e l’ubicazione dei presidi antincendio e dei dispositivi di comando di
emergenza

le vie di fuga e le uscite di emergenza.
Gli estintori, i naspi e gli idranti antincendio devono essere opportunamente segnalati da cartello indicatore. Tutti i
percorsi di esodo devono essere perfettamente ed agevolmente individuabili. I dispositivi azionabili in emergenza quali
valvole, sezionamenti ed interruttori di emergenza devono essere disposti in posizione visibile, raggiungibile e devono
essere perfettamente evidenziati e segnalati. La segnaletica deve essere facilmente visibile da qualsiasi area di lavoro.
Come deve essere svolta la formazione antincendio dei lavoratori?
Il datore di lavoro deve designare per iscritto i lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi,
di evacuazione e di gestione dell'emergenza. I lavoratori non possono rifiutare la designazione se non per un valido e
giustificato motivo. Il numero dei lavoratori incaricati deve essere stabilito dallo stesso datore di lavoro in funzione
dell’organizzazione aziendale, del livello di rischio dell’impresa e della complessità del piano di emergenza; il datore di
lavoro ha anche l’obbligo di provvedere alla loro formazione. Il numero deve risultare comunque superiore a quello
degli appartenenti alla squadra per fronteggiare eventuali assenze, malattie e ferie. Il datore di lavoro nei casi in cui è
consentito lo svolgimento diretto delle funzioni di Responsabile della Sicurezza (RSPP) può svolgere anche le funzioni
di responsabile dell’antincendio e dell’evacuazione una volta ricevuta la formazione specifica. I contenuti minimi dei
corsi di formazione per addetti alla prevenzione incendi sono correlati alla tipologia delle attività, al livello di rischio ed
agli specifici compiti affidati ai lavoratori.
Cos’è il piano di emergenza?
l piano d'emergenza è generalmente un mansionario in cui vengono indicati i soggetti incaricati di attuare le misure di
sicurezza previste ed i compiti da svolgere in caso di emergenza. Il piano di emergenza, predisposto in tutti i luoghi di
lavoro e periodicamente aggiornato, deve contenere nei dettagli: a) le azioni che i lavoratori devono mettere in atto in
caso d'incendio b) le procedure per l'evacuazione del luogo di lavoro che devono essere attuate dai lavoratori e dalle
altre persone presenti c) le disposizioni per chiedere l'intervento dei soccorsi esterni e per fornire le necessarie
informazioni al loro arrivo d) specifiche misure per assistere le persone disabili Il piano di emergenza deve identificare
un adeguato numero di persone incaricate di sovraintendere e controllare l'attuazione delle procedure previste. Il datore
di lavoro ha l’obbligo della redazione del piano di emergenza in forma scritta nelle aziende soggette a CPI e nei luoghi
di lavoro in cui sono occupati più di 10 addetti. Il piano d'emergenza viene testato con un’esercitazione almeno annuale
per verificare se tutti i lavoratori hanno imparato i comportamenti essenziali da tenere durante l’evacuazione.
Come deve essere redatto il piano d’emergenza in funzione delle caratteristiche dei luoghi di lavoro?
Luoghi di lavoro di piccole dimensioni - il piano di emergenza può limitarsi ad avvisi scritti contenenti le norme
comportamentali. Luoghi di lavoro ubicati nello stesso edificio ma facenti capo a titolari diversi - il piano deve essere
elaborato in collaborazione tra i diversi datori di lavoro Luoghi di lavoro di grandi dimensioni o complessi - in questo
caso il piano deve includere anche una planimetria nella quale siano riportati:

le caratteristiche del luogo, con particolare riferimento alla destinazione delle varie
aree, vie di esodo, compartimentazioni antincendio

il tipo, il numero ed ubicazione delle attrezzature ed impianti di estinzione

l'ubicazione degli allarmi e della centrale di controllo

l'ubicazione dell'interruttore generale dell’alimentazione elettrica, delle valvole di
intercettazione di acqua, gas ed altri fluidi combustibili.
Cosa si intende per via di esodo e uscita di emergenza?
Si intende un percorso senza ostacoli che consente alle persone che occupano un edificio o un locale di raggiungere un
luogo sicuro, al riparo dagli effetti determinati dall'incendio (es. luogo a cielo scoperto che dà accesso alla strada o la
strada stessa). Il numero, la distribuzione e le dimensioni devono essere adeguate alle dimensioni dei luoghi di lavoro,
alla loro ubicazione, alla destinazione d'uso, alle attrezzature installate ed al numero massimo di persone presenti. Le
vie e le uscite di emergenza devono avere altezza minima di m 2.00 e larghezza minima conforme alla normativa
vigente in materia antincendio pari a 120 cm nei casi di minore rischio; all’aumentare del rischio le dimensioni minime
aumentano per moduli di 60 cm (180, 240, 300, ... cm).
Quali sono i criteri generali di sicurezza per le vie di uscita?
Per stabilire se le vie di uscita sono adeguate ai fini dell’antincendio occorre seguire i seguenti criteri:

ogni luogo di lavoro deve disporre di vie di uscita alternative, ad eccezione di quelli di
piccole dimensioni o a rischio di incendio medio o basso

le vie di uscita devono sempre condurre ad un luogo sicuro

ogni via d’uscita deve essere indipendente dalle altre e distribuita in modo che le
persone possano allontanarsi in modo ordinato

evitare possibilmente percorsi d’uscita in un’unica direzione
Lunghezza del percorso per raggiungere la più vicina uscita di piano in presenza di più di una via di uscita:

15 ÷ 30 metri (tempo max. di evacuazione 1 minuto) per aree a rischio di incendio
elevato

30 ÷ 45 metri (tempo max. di evacuazione 3 minuti) per aree a rischio di incendio
medio

45 ÷ 60 metri (tempo max. di evacuazione 5 minuti) per aree a rischio di incendio
basso
Il numero di porte può essere minore purché la larghezza complessiva non sia inferiore! Quando le lavorazioni ed i
materiali comportino pericoli di esplosione o specifici rischi di incendio e più di 5 lavoratori siano adibiti alle attività
che si svolgono nel locale, almeno una porta ogni 5 lavoratori deve essere apribile nel verso dell'esodo ed avere
larghezza minima m 1,20.
Che caratteristiche devono avere le vie e le uscite di emergenza quando coincidono con quelle ordinarie?
Se le vie e le uscite di emergenza coincidono con le vie d’uscita ordinarie devono possedere i seguenti requisiti:

non attraversare e non essere comunicanti con locali che, per le lavorazioni effettuate o
le sostanze in deposito, presentano rischi specifici di incendio o di rilasci di tossici

dimensioni calcolate sulla base della capacità di deflusso non superiore a 50 (capacità di
deflusso = numero massimo di persone che possono uscire da un’uscita di 60 cm, cioè
1 modulo in tempo ragionevolmente breve)

lunghezza massima del percorso di emergenza pari a 30 m o 40 m se è presente un
impianto di estinzione automatico.
Quali caratteristiche devono avere le porte installate lungo le vie d’uscita?
Le porte installate lungo le vie d’uscita ed in corrispondenza delle uscite di piano devono aprirsi nel verso dell'esodo.
L'apertura nel verso dell'esodo non è richiesta quando possa determinare pericoli per passaggio di mezzi o per altre
cause (es. aperture su pubblica via), fatta salva l'adozione di accorgimenti atti a garantire condizioni di sicurezza
equivalente. L'apertura nel verso dell'esodo è obbligatoria quando:

l'area servita ha un affollamento superiore a 50 persone

la porta è situata al piede o vicino al piede di una scala

la porta serve un'area ad elevato rischio di incendio.
Quali misure si devono adottare per limitare la propagazione dell'incendio nelle vie di uscita?
Le aperture o il passaggio di condotte e tubazioni su solai, pareti e soffitti possono contribuire in modo significativo alla
rapida propagazione di un incendio ed impedire l’utilizzo in sicurezza delle vie d’uscita. Per limitare le conseguenze
occorre adottare provvedimenti finalizzati a contenere fiamme e fumo ed installare serrande tagliafuoco sui condotti.
Tali provvedimenti sono particolarmente importanti quando le tubazioni attraversano muri o solai resistenti al fuoco.
Rimuovere o sostituire materiali di rivestimento con materiali che presentino un migliore comportamento al fuoco.
Quali caratteristiche devono avere le porte resistenti al fuoco?
Tutte le porte resistenti al fuoco devono essere munite di dispositivo di autochiusura. Le porte in corrispondenza di
locali adibiti a depositi possono essere non dotate di dispositivo di autochiusura, purché siano tenute chiuse a chiave.
L'utilizzo di porte resistenti al fuoco installate lungo le vie di uscita e dotate di dispositivo di autochiusura può in alcune
situazioni determinare difficoltà per i lavoratori e per altre persone che devono circolare lungo i percorsi. In tali
circostanze le porte possono essere tenute in posizione aperta, tramite appositi dispositivi elettromagnetici che ne
consentano il rilascio a seguito:

dell'attivazione di rivelatori di fumo posti in vicinanza delle porte

dell'attivazione di un sistema di allarme incendio

di mancanza di alimentazione elettrica del sistema di allarme incendio

di un comando manuale.
Che caratteristiche devono avere i sistemi di apertura delle porte?
Il Datore di Lavoro deve assicurare che le porte in corrispondenza delle uscite di piano e lungo le vie di esodo non siano
chiuse a chiave o, nel caso siano previsti accorgimenti antintrusione, possano essere aperte facilmente ed
immediatamente dall'interno senza l'uso di chiavi da tutti i lavoratori presenti. Tutte le porte delle uscite che devono
essere tenute chiuse durante l'orario di lavoro, e per le quali è obbligatoria l'apertura nel verso dell'esodo, devono aprirsi
a semplice spinta dall'interno. Nei locali di lavoro e in quelli destinati a deposito è vietato adibire, quali porte delle
uscite di emergenza, le saracinesche a rullo, le porte scorrevoli verticalmente e quelle girevoli su asse centrale.
Quale illuminazione devono avere le vie d’uscita?
Le vie di uscita ed i percorsi esterni devono essere adeguatamente illuminati per consentire la loro percorribilità in
sicurezza fino all'uscita su luogo sicuro. Nelle aree prive di illuminazione naturale o utilizzate in assenza di
illuminazione naturale, deve essere previsto un sistema di illuminazione di sicurezza con inserimento automatico in
caso di interruzione dell'alimentazione di rete. L’intensità luminosa sufficiente a garantire una sicura percorrenza delle
vie di esodo non potrà comunque essere inferiore a 5 lux
Quali sono i divieti da osservare lungo le vie d’uscita?
Lungo le vie di uscita vietare l'installazione di attrezzature che possono costituire ostacolo o potenziale pericolo di
incendio:

apparecchi di riscaldamento portatili e fissi alimentati direttamente da combustibili
gassosi, liquidi e solidi

apparecchi di cottura

depositi temporanei di arredi

sistema di illuminazione a fiamma libera

deposito di rifiuti
Quali caratteristiche devono avere le scale?
Gli edifici di altezza antincendio non superiore a 24 mt. adibiti a luoghi di lavoro con rischio di incendio basso o medio
possono essere serviti da una sola scala, nei casi in cui il singolo piano può essere servito da una sola uscita. Negli altri
casi devono essere disponibili due o più scale, fatte salve le deroghe previste dalla normativa. Le scale devono
normalmente essere protette dagli effetti di un incendio tramite strutture resistenti al fuoco e porte resistenti al fuoco
munite di autochiusura ad eccezione dei piccoli luoghi di lavoro a rischio di incendio medio o basso, quando la distanza
da un qualsiasi punto del luogo di lavoro fino all'uscita su luogo sicuro non superi rispettivamente i valori di 45 e 60
metri (30 e 45 metri nel caso di una sola uscita). Dove sono previste scale esterne è necessario assicurarsi che il loro
utilizzo al momento dell'incendio non sia impedito dalle fiamme, fumo e calore che fuoriescono da porte, finestre o altre
aperture esistenti sulla parete esterna su cui è ubicata la scala.
E’ possibile usare gli ascensori durante l’emergenza?
Il piano di emergenza in caso di incendio deve prevedere che l’esodo avvenga attraverso le scale e mai utilizzando
l’ascensore, che in genere non è un luogo sicuro. Il blocco dell’energia elettrica che si verifica generalmente in caso di
emergenza fa sì chele persone rimangano bloccate nella cabina che potrebbe essere interessata dal fumo dal calore o
dall’incendio stesso. Esistono tuttavia anche ascensori a prova di fumo realizzati con strutture aventi resistenza al fuoco
REI predeterminata.
Cosa si intende per misure di sicurezza alternative?
Si tratta di accorgimenti supplementari da adottare in presenza di impedimenti architettonici o urbanistici:

sistemare i luoghi di lavoro in modo tale che le persone lavorino vicino alle uscite di
piano

evitare che i pericoli possano impedire l’uso in sicurezza delle vie d’uscita

ridurre il percorso totale delle vie d’uscita e realizzare ulteriori uscite di piano

realizzare percorsi protetti addizionati o estensione dei percorsi protetti esistenti

installare un sistema automatico di rivelazione ed allarme incendio per ridurre i tempi di
evacuazione
A cura del Geom. Francesco Ambrosino - Responsabile Nucleo Antincendio ASL 5 - E mail:
[email protected]
Il Rischio Incendio 1° parte: l'organizzazione antincendio aziendale
L’organizzazione antincendio aziendale
E' certo difficile, in un’azienda riuscire a tenere in piedi un’organizzazione creata
appositamente per fronteggiare un evento che, in teoria, ha poche probabilità di avvalersi,
anche se, la volta che si verifica crea grossi problemi all'azienda.
Ci riferiamo all'organizzazione antincendio aziendale, sulla quale è opinione comune che
presenti costi certi ed utili inesistenti.
Questo criterio non è corretto: la sicurezza antincendio è un elemento fondamentale.
Una volta garantito il massimo livello di prevenzione possibile, l'organizzazione del servizio di
sicurezza antincendio dovrà comunque, come caratteristica costante, assicurare l'operatività
necessaria, in caso di evento sino a quando non sia richiesto l'intervento dei VV.F. che
assumono il comando delle operazioni.
L'organizzazione deve pertanto, attraverso un’analisi preliminare di sicurezza, ipotizzare e
valutare il massimo incidente che si può verificare in azienda.
Si dovrà tenere conto, in questo contesto, anche dei tempi di intervento dei VV.F.,
considerando la distanza dalla caserma o dal distaccamento più vicino.
In relazione alla natura dell'attività, alle dimensioni e caratteristiche, alla tipologia dei rischi e
al numero di persone presenti, deve essere prevista una squadra composta da almeno due o
più unità, appositamente istruite e periodicamente addestrate, per effettuare operazioni di
primo intervento in caso di emergenza.
Nella realtà della nostra Azienda si è provveduto alla formazione delle varie squadre
antincendio, dislocate nei vari ospedali, costituite ed armonizzate in base alle caratteristiche
dei vari reparti e turnazioni del personale.
Attualmente si stanno installando, nei vari presidi, gli armadi antincendio attrezzati con il
necessario per poter fronteggiare l’emergenza incendio.
Il fuoco: caratteristiche - accensione - propagazione
Considerando l'incendio semplicemente come un fenomeno accidentale di natura chimica
(combustione), non voluto e incontrollabile dall'uomo, a cui partecipano materiali combustibili,
non destinati a questo specifico scopo, e che si sviluppa in ambienti non predisposti a tal fine, i
prodotti finali si possono sinteticamente raggruppare in quattro categorie: gas di combustione,
calore, fiamma, e fumo.
Per gas di combustione si intendono quei prodotti della combustione che restano allo stato
gassoso anche quando vengono raffreddati alla temperatura ambiente (15 ° C).
La maggior parte dei combustibili contengono carbonio che brucia ad anidride carbonica,
quando è presente ossigeno in abbondanza, quando invece l'ossigeno è carente si forma il
pericoloso ossido di carbonio.
I prodotti di una combustione hanno una composizione molto varia in base alla costituzione
dei
combustibili e all’andamento della combustione. Infatti tra i gas di combustione si
possono formare oltre alla CO2 e CO, idrogeno solforato, l'anidride solforosa, acido cianidrico,
acido cloridrico, tosgene, ammoniaca, etc.
Facciamo notare subito che la mortalità per incendio è dovuta, nella maggior parte dei casi,
all’inalazione di ossido di carbonio e di altri gas di combustione caldi od a deficienza di
ossigeno. I morti a seguito di ustioni costituiscono una percentuale molto inferiore.
Il calore è l'energia termica liberata dall'incendio ed è la causa principale dei danni arrecati
alle strutture ed agli impianti, ovviamente l'esposizione prolungata a temperature elevate
costituisce un pericolo anche per l'organismo umano (temperature superiori a 100 0C hanno
sull'uomo effetti mortali in pochi minuti).
Le fiamme costituiscono un pericolo per le squadre di soccorso e permettono la veloce
propagazione dell'incendio.
Il fumo è una sospensione in aria di particelle liquide e solide incombuste, la sua opacità
dipende oltre che dalle caratteristiche delle sostanze che bruciano, anche dall’irregolarità della
combustione (più la combustione è imperfetta più il fumo e denso).
Si diffonde con una velocità di qualche metro al secondo. in funzione ovviamente delle
caratteristiche dell'ambiente e della ventilazione.
L'incolumità delle persone in caso d’incendio e seriamente compromessa dall'opacità dei fumi,
scaturiti dalla combustione, in particolare in quelli ambienti che accolgono un elevato numero
di persone, dove la mancanza di visibilità lungo le vie di esodo, prolunga la durata di
esposizione dell'organismo umano alle sostanze tossiche.
Un incendio, se adeguatamente affrontato nelle prime fasi dell'innesco e propagazione da
personale addestrato e con mezzi idonei, può venir spento nella maggior parte dei casi con
danni moderati ben inferiori a quelli che si avrebbero quando, nell'attesa dell'intervento dei VV
F., lo stesso ha raggiunto proporzioni più rilevanti e spesso incontrollabili.
La combustione dovuta ad un incendio, dal punto di vista fisico, determina un aumento della
temperatura dell'ambiente circostante che può raggiungere (specie in ambienti chiusi) valori di
circa 10000 C in tempi brevi.
La severità di un incendio generalmente è legata al tipo ed alla quantità di sostanze
combustibili, alla velocità di combustione ed alle caratteristiche dei prodotti della combustione.
In base alle diversità dei luoghi dove l'incendio può svilupparsi (all'aperto, in ambienti chiusi, in
luoghi interrati, a grande altezza, etc.) gli effetti dell'incendio possono risultare diversi e
analogamente le conseguenze dannose di esso.
Solitamente un incendio all'aperto, nel quale la propagazione si manifesta soprattutto in
direzione orizzontale e non verticale, produce condizioni meno pericolose, per l'uomo, di un
incendio in ambiente chiuso anche se lo sviluppo di energia termica è notevole.
Diagramma temperatura (T) -tempo (t)
In base a quanto premesso l'andamento della temperatura di un ambiente in cui si verifica un
incendio, in funzione della variabile tempo, può essere semplicemente schematizzato in tre
fasi:
1) accensione e prima propagazione;
2) flash over e incendio generalizzato (passaggio dalla fase di prima propagazione a quella
di propagazione generalizzata)
3) estinzione (fase finale dell’incendio: esaurimento del materiale combustibile).
Se si riportano le suddette fasi nel diagramma temperatura (T) - tempo (t), riferito ad un
generico incendio reale si può notare nella prima fase un aumento, spesso molto lento, della
temperatura proporzionalmente al trascorrere del tempo, in quanto il calore prodotto dalla
combustione, che coinvolge comunque quantitativi modesti di materiale combustibile, viene
contrastato dall'inerzia termica dell'ambiente, ancora freddo, e va a preriscaldare i materiali
combustibili contigui che non hanno ancora preso parte alla combustione.
L'andamento iniziale avrà un'inclinazione variabile in funzione delle caratteristiche chimiche dei
combustibili, della distribuzione, dello stato di suddivisione di questi ultimi e delle condizioni di
ventilazione dei locali.
In questa fase il calore della combustione si trasmette principalmente per convezione e
irraggiamento: i materiali combustibili solidi prima si disidratano e poi liberano i gas di
distillazione (pirolisi) che prendono parte alla combustione. La temperatura e la concentrazione
dei fumi e dei gas di combustione nell'ambiente sono relativamente basse: e' ancora alta la
probabilità per le persone di porsi in salvo.
Le strutture non hanno ancora subito danni permanenti.
Indicativamente si può affermare che si verifica la rottura dei vetri dell'ambiente in cui si sta
sviluppando l'incendio dopo circa 10-15 min. con il raggiungimento di temperature intorno a
1000C.
Nella fase del flash over l'aumento della temperatura ha un andamento di tipo esponenziale,
comportando il raggiungimento di temperature elevate in un breve intervallo di tempo
(dell'ordine di circa 600° C in un tempo variabile dai 15 ai 30 minuti). Praticamente in questo
periodo la produzione di gas di distillazione è molto elevata e pertanto, determina la
formazione di miscele nel campo di infiammabilità: tutti i materiali combustibili partecipano alla
combustione, rendendo l'incendio violento ed incontrollato
Nella successiva fase d’incendio generalizzato la temperatura raggiunge il massimo calore
(dell'ordine anche superiore a 10000 C) permanendo a tali livelli anche per un certo tempo, per
poi cominciare a decrescere (fase di estinzione). Da quanto precedentemente osservato si
deduce che nella prima fase (prima propagazione), prima del verificarsi del flash-over, lo
spegnimento dell'incendio è facilitato e pertanto con buona probabilità di successo: non sono
presenti già rischi gravi per i soccorritori, le persone presenti possono facilmente abbandonare
l'ambiente, i danni sono ancora piuttosto lievi.
Osservando il diagramma danno prodotto-tempo si nota che. superando il flash-over, l'entità
del danno prodotto ha un rapido e notevole incremento (difficilmente però sono recuperabili i
fabbricati) e pertanto: l'inizio dello spegnimento è importante che avvenga prima di tale fase.
La prima parte della durata di un intervento è il tempo di allarme, cioè il tempo che intercorre
dall'inizio dell'incendio e l' allertamento delle squadre di soccorso. Convenzionalmente tale
tempo può variare da circa 5 min. a 10 min. in presenza o meno di impianti automatici di
rilevazione fumo e incendio.
Il
tempo d’intervento
è quello intercorrente dall'allarme all'inizio delle operazioni
di
spegnimento (convenzionalmente varia tra 10 e 20 min. (in relazione al tempo che impiegano i
VV.F. a raggiungere il luogo). Nel caso di esistenza di impianti di spegnimento automatici o di
squadre antincendio interne tale tempo ovviamente assume un valore molto più basso.
L'intero periodo di sviluppo dell'incendio (tempo di allarme + tempo di intervento) costituisce
un tempo in cui sono maggiori le probabilità di successo e che comunque non è utilizzato per
contrastare la propagazione dell'incendio.
Pertanto le scelte di protezione antincendio adottate nell'attività dovranno tendere a renderlo il
più basso possibile (installazione d’impianti automatici di rivelazione incendi nelle zone non
presidiate con continuità, efficienti sistemi di allarme e reperibilità delle squadre antincendio,
impianti automatici di spegnimento, disponibilità in tutti gli ambienti di idonee attrezzature ed
impianti antincendio di immediato impiego).
Il Rischio Incendio 2° Parte: il piano di emergenza ed evacuazione
Il PIANO DI EMERGENZA AZIENDALE rappresenta la pianificazione di tutte le operazioni necessarie per
affrontare l’eventualità di un incendio. L’ospedale è una realtà lavorativa in continuo sviluppo e modifica, pertanto lo
stesso Piano d’Emergenza non può essere un documento statico ma necessita di rivisitazioni e modifiche che seguano
lo sviluppo dell’attività, considerando tutte le criticità e le relative misure di sicurezza ed intervento in caso di
emergenza.
Geom. Francesco Ambrosino - Responsabile del Nucleo Operativo di Prevenzione Incendi.
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Norme di comportamento per l'utilizzo delle Centraline di Rilevazione Incendi
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Manutenzione impianti idranti e naspi,
collaudo impianto antincendio
La manutenzione semestrale degli impianti idranti, non si limita alle sole manichette (foto a lato),
dato che é solo l'ultimo tratto flessibile, di un impianto fisso, che parte dall'ingresso del contatore
della acqua potabile.
Siccome spesso le prestazioni richieste dalla normativa (UNI EN 10779 - 07) non trovano le portate
sufficienti nell'acquedotto pubblico, si installano vasche di raccolta, e gruppi di popampaggio o di
surpressione, che devono essere manutenzionati secondo le normative UNI EN 12845 che trova
riassunto nello schema seguente.
Sorveglianza settimanale
A cura del responsabile manutenzioni impianti antincendio della attività
secondo la sintesi delle procedure.
Controllo mensile UNI EN 12845 20.2.3.
Devono essere controllati livello e densità dell’elettrolito di tutte le celle degli accumulatori al piombo (comprese le
batterie di avviamento del motore diesel e del quadro di controllo)
Controllo trimestrale UNI EN 12845 20.3.2.
1. 20.3.2.4. Tubazioni e sostegni
2. 20.3.2.6. Alimentazione elettrica
3. 20.3.2.7. Valvole di intercettazione del gruppo
4. 20.3.2.8. Flussostato
5. 20.3.2.9. Ricambi
Controllo semestrale UNI EN 12845 20.3.3. e richieste del produttore
1. Partenza automatica
2. Portata tramite misuratore su apposito circuito di prova dedicato
3. Pressione sia in aspirazione che in mandata tramite appositi manovuotometro e manometro
4. Velocità di rotazione del motore (ex UNI 9490 4.9.5.2)
5. Tensione di carica delle batterie (UNI 9490 4.9.5.9)
6. 20.3.2.9. Ricambi
Controllo annuale
UNI EN 12845 20.3.4. e richieste del produttore
1. 20.3.4.2 Prova di portata della pompa automatica con lancia campione di prova;
2. 20.3.4.3 Prova di mancato avviamento del motore diesel;
La norma di riferimento per la manutenzione degli idranti è la UNI EN 671/3 che indica le
periodicità degli interventi e le modalità d’esecuzione.
Le operazioni sono:



Sorveglianza (4). Consiste in una verifica periodica atta a verificare
principalmente che gli idranti/naspi siano presenti, non presentino segni
di manomissione e che siano facilmente accessibili. Occorre inoltre
verificare la presenza di tutti i componenti dei naspi e degli idranti e che
le cassette di corredo degli idranti siano complete di tutti gli accessori.
Controllo (6). Consiste in una verifica semestrale atta a verificare che le istruzioni d’uso
siano chiare e leggibili, la localizzazione sia chiaramente segnalata, i ganci per il fissaggio
atti allo scopo siano fissi e saldi, non vi siano segni di danneggiamento nella cassetta e che i
portelli della stessa si aprano agevolmente. Si deve verificare il funzionamento degli attacchi
per autopompa controllando che le valvole d’intercettazione e di mandata siano di facile
manovrabilità e si deve lasciare la valvola d’intercettazione in posizione aperta con il
ripristino di eventuali sigilli. Per gli idranti soprassuolo e sottosuolo di deve verificare che le
valvole siano di facile manovrabilità e che i tappi di chiusura siano facilmente apribili.
Verificare che il contenuto delle cassette a corredo d’idranti sia completo di tutti i
componenti necessari al corretto utilizzo dello stesso. Manutenzione (6.1). Consiste in un
intervento annuale durante il quale, oltre alle operazioni previste per il controllo, si verifica
l’integrità della manichetta in tutta la sua lunghezza tramite prova a pressione di rete. La
tubazione deve essere controllata in tutta la sua lunghezza per rilevare eventuali
screpolature, deformazioni, logoramenti o danneggiamenti. Qualora la tubazione presenti
qualsiasi difetto deve essere sostituita o collaudata alla massima pressione d’esercizio. Si
verifica inoltre che le bobine ruotino agevolmente in entrambe le direzioni, il supporto dei
naspi orientabili possa piroettare agevolmente fino a 180°. Si deve lasciare il naspo
antincendio e l’idrante a muro pronto per un uso immediato. Nel caso siano necessari
ulteriori lavori di manutenzione è necessario informarne l’utilizzatore e collocare
sull’apparecchiatura un’etichetta “FUORI SERVIZIO”.
Manutenzione di tutte le manichette flessibili (6.2). Consiste nel collaudo quinquennale di
tutte le manichette alla massima pressione d’esercizio (12 bar).
Paricolare importanza assume inoltre il controllo dell'attacco dei vigili del fuoco la cui valvola di
sicurezza non viene spesso tarata a 12 atm, ipotizzando, erroneamente, che l'operazione venga
svolta dal costruttore.