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n.126 / 16
8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
Foxconn si piglia Formula 1, tutte le La tecnologia in aiuto Tutti i videogame più
gare del 2016 visibili contro i “furbetti
attesi e in arrivo nel
Sharp e in un
colpo si integra in chiaro e in HD 04 del cartellino” 09 corso dell’anno 21
a monte e a valle
Oramai sembra cosa fatta: Foxconn – salvo
colpi di scena - si appresta ad acquistare
Sharp. O meglio a salvare Sharp, che oramai
è schiacciata da oltre quattro miliardi di dollari
di indebitamento. La mossa Foxconn, che ha
messo sul tavolo l’offerta irrinunciabile di 6
miliardi di dollari, è un mazzata piscologica per
i giapponesi: da anni il Sol Levante cerca di
risollevare le sorti delle aziende tecnologiche in
difficoltà ipotizzando e in alcuni casi ponendo
in essere alleanze e fusioni “in casa”, tra realtà
strettamente giapponesi, senza mai guardare
all’estero. Ma unendo due aziende in difficoltà
si finisce solo per ottenere una difficoltà doppia. La fusione tra Sharp e Toshiba (anch’essa
in crisi) pavantata nei mesi scorsi, sarebbe stata
un disastro per entrambe le società.
Il cavaliere bianco che arriva in soccorso di
Sharp viene da Taiwan: per anni le aziende
giapponesi hanno commissionato la produzione ad aziende tawainesi come Foxconn,
che via via hanno a loro volta spostato buona
parte degli stabilimenti in Cina, per agguantare
bassi costi della manodopera: è di Foxconn la
fabbrica più grande di Shenzen e del Mondo
con oltre 300mila addetti. Questo colosso
da oltre un milione e 300mila dipendenti
(praticamente tutti gli abitanti di Milano) ha fatto
così bene il suo mestiere da aggiudicarsi, tra le
altre tantissime commesse, la produzione della
stragrande maggioranza dei prodotti Apple,
oltre che quella di PS4 e di XBox One.
Un’acquisizione di Sharp avrebbe due effetti
importanti per Foxconn, uno a breve e uno a
medio termine. Quello a breve consiste nella
possibilità di controllare direttamente uno tra
i più grandi produttori mondiali di display (già
grande fornitore), carpendone anche il knowhow e i brevetti, per garantirsi un canale di
approvvigionamento di materie prime costante
e alle migliori condizioni di mercato; cioè la
classica integrazione a monte. E proprio in
questa direzione la stragrande maggioranza
degli analisti vede la ratio dell’investimento.
Ma l’effetto potenzialmente più devastante (per
i concorrenti) è la possibilità a medio termine
di integrarsi a valle: Sharp è un brand ancora
molto importante e stimato, soprattutto nel
mercato USA. Foxconn potrebbe così iniziare il
processo che prima o poi tutti gli assemblatori
“cresciuti” intraprendono: produrre e distribuire
con un proprio marchio, con tutto il know-how
acquisito nella produzione ma anche nella
progettazione e ingegnerizzazione dei più
disparati prodotti elettronici. L’ha fatto in
passato Acer, nata producendo PC per molti
marchi tra cui Texas Instrument, che poi ha
rilevato; percorso simile per Lenovo, che ha
finito per acquistare il suo principale cliente, la
divisione PC di IBM. La stessa Samsung, prima
di affrontare direttamente i mercati esteri, si
configurò come terzista per i giapponesi: oggi
è leader mondiale del mercato.
Foxconn, con il marchio Sharp in mano,
sarebbe in condizione di di dare filo da torcere
ai marchi che affidano a terzi la produzione,
a colpi di prezzi più convenienti e qualità alta,
cosa che – oramai è dimostrato – si riesce ad
ottenere anche in Cina. E in questo senso la
possibile rinascita di Sharp, anche se sotto una
bandiera diversa, sarebbe davvero una brutta
notizia per Samsung e compagni.
Gianfranco GIARDINA
Svanisce in Italia il sogno DVB-T2
L’Unione Europa chiede di liberare le frequenze TV
entro il giugno del 2020, saranno destinate al 5G
Una mossa che ridimensiona il digitale terrestre
02
13
LG G5 e Samsung S7
in arrivo il 21 di febbraio
In attesa del MWC di Barcellona
ecco le ultime anticipazioni sui nuovi
e attesi smartphone LG e Samsung
Canon lancia la EOS-1D X Mark
Ha sensore full frame da 20 Mpx, ripresa 4K e
messa a fuoco impeccabile: è un vero mostro
19
Tutte le novità a incasso Whirlpool
Ora anche il piano induzione ha il 6° Senso
Spazio più flessibile per le nuove lavastoviglie
29
IN PROVA
32
Sfida cuffie da 100€
Scegli quella “giusta”
34
MyFox Security Cam
Casa sotto controllo
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TV E VIDEO L’Unione Europea chiede agli Stati Membri di liberare le frequenze TV da destinare al 5G entro il giugno del 2020
L’Europa spinge 5G e satellite: svanisce il sogno DVB-T2
Una mossa che ridimensiona il digitale terrestre e consegna al satellite il ruolo di veicolo principale per la TV di qualità
di Roberto PEZZALI
L
a Commissione Europea ha messo
il turbo: l’obiettivo è liberare entro
il 2020 le frequenze oggi occupate dalla TV per destinarle allo sviluppo
dei servizi 5G e Internet of Things. Il comunicato che è stato diramato lo dice
chiaramente:
“La Commissione propone che in tutti
gli Stati membri la banda dei 700 MHz
venga assegnata alla banda larga senza fili entro il 30 giugno 2020, in linea
con il lancio del 5G, previsto per il 2020.
Per rispettare questo termine, entro il 30
giugno 2017 gli Stati membri dovranno
adottare e rendere pubblico un piano
nazionale finalizzato ad assicurare la
copertura della rete e a liberare la banda dei 700 MHz. Entro la fine del 2017
dovranno inoltre concludere accordi di
coordinamento transfrontaliero. Grazie
ai piani nazionali la transizione sarà più
agevole e si potrà contare su una buona copertura di rete, che contribuirà a
colmare il divario digitale e a creare le
condizioni necessarie, in termini di copertura, per i veicoli connessi e l’assistenza
sanitaria remota.”
Finora la situazione era leggermente
diversa, con il termine che era fissato al
2020 ma con una tolleranza di due anni
in più o in meno per potersi adeguare.
L’Europa ha fretta, non vuole il perdere
il treno del 5G e cerca di armonizzare le
frequenze il prima possibile. Come si legge nel documento la proposta è incentrata su due elementi principali:
• per la banda dei 700 MHz: un calendario comune per renderla disponibile per
l’uso da parte dei servizi a banda larga
senza fili a condizioni tecniche armonizzate nonché le relative misure di coordinamento a sostegno di tale transizione;
• per la banda al di sotto dei 700 MHz:
priorità a lungo termine per la distribuzione di servizi di audiovisivi al grande pubblico, insieme a un approccio flessibile
all’uso dello spettro in risposta al diverso
grado di diffusione della televisione digitale terrestre (DTT) nei vari Stati membri.
Italia non ci sarà più spazio
per il DVB-T2
In quest’ottica è interessante capire cosa
succederà in Italia. L’Italia non ha alcuna
fretta di liberare quelle frequenze, un po’
perché gli operatori di telecomunicazioni
non sono in grado di sostenere economicamente un’asta, un po’ perché i broadcaster non hanno alcuna intenzione di
liberare quelle frequenze, alcune delle
quali sono licenziate addirittura fino al
2028/2030. Tuttavia l’UE chiede a tutti gli
stati Membri di adottare questa direttiva,
ENTERTAINMENT Un promo video di Microsoft per il Super Bowl lascia di sasso gli appassionati
HoloLens mostra il futuro dello sport in soggiorno
Al momento si tratta solo di un concept, potrebbe essere il futuro degli eventi sportivi?
di Mirko SPASIANO
oloLens non è ancora arrivato sul
mercato, ma Microsoft non sta certo
lesinando i teaser che ne mostrano
i possibili campi di utilizzo. Al suo debutto alla conferenza Build dell’anno scorso,
HoloLens si è mostrato come visore per
la realtà aumentata in ambito aziendale
e professionale, mentre all’evento #Windows10Devices, come piattaforma per il
gaming. Questa volta, invece, è il turno
dello sport. La compagnia americana,
infatti, ha montato uno spot pubblicitario
giusto in tempo per il Super Bowl, in cui
mostra come HoloLens potrebbe essere
impiegato per migliorare l’esperienza
degli appassionati che seguono le partite di NFL. Questo video mostra quello
che potrebbe essere il futuro del pub-

H
torna al sommario
blico virtuale: potremo, ad
esempio visualizzare l’ologramma 3D dello stadio in
cui ha luogo il match sul tavolino del nostro soggiorno,
con informazioni dettagliate
in sovraimpressione sulle
condizioni atmosferiche ed
il pubblico pagante. Ancora
più d’effetto, però, è vedere
un giocatore passare attraverso un muro
per visualizzarne le principali statistiche
di gioco, oltre ad alcune caratteristiche
fisiche, come altezza e peso. Non manca
anche la possibilità di estendere il campo visivo offerto dalla TV con una visuale
più periferica, corredata anche da statistiche live. È bene ricordare che, al momento, questo è soltanto un concept che
ha come scopo principale quello di ispirare ed avvicinare potenziali sviluppatori
per HoloLens. Per quanto ciò che si può
ammirare nel video rappresenta, in un
certo senso, il sogno di molti appassionati di sport, non è detto che Microsoft
decida di trasformarlo effettivamente in
realtà. Ciò non di meno, la speranza è
l’ultima a morire.
e gli scenari che si profilano sono interessanti. Nella banda da liberare oggi ci sono
9 multiplex di cui 6 nazionali, canali che
dovranno in qualche modo trovare una
sistemazione. Una cosa è certa: lo spazio
con il DVB-T non ci sarà per tutti e qualcuno, che verrà comunque indennizzato, dovrà trovare vie di trasmissioni alternative,
come il satellite o lo streaming.
Chi resterà sul digitale terrestre si troverà
davanti ad una situazione ancora più difficile: impensabile una crescita qualitativa,
non c’è spazio per proporre l’HD, e impensabile pure una migrazione verso lo standard DVB-T2 in simulcast. Per lo stesso
motivo, assenza di spazio, non sarebbero
infatti gestibili trasmissioni contemporanee
DVB-T e DVB-T2, condizione necessaria
per una migrazione soft verso il nuovo
standard. L’unica soluzione sarebbe un
ennesimo switch off, con spegnimento totale del DVB-T per passare al DVB-T2, una
scelta questa che difficilmente qualcuno
prenderà in considerazione.
Il sogno del DVB-T2 svanisce per sempre,
mentre sorriderà chi ha creduto e investito nel satellite: la mossa dell’Europa infatti
consegna al satellite il ruolo di principale
veicolo per la TV di qualità, l’unica vera
piattaforma che potrà portare 4K e HDR
nelle case.
ENTERTAINMENT
Netflix
Tre nuove
serie TV per
i più giovani
Netflix ha annunciato l’arrivo nel
2016 di tre serie TV dedicate ai
membri più giovani della famiglia.
The Greenhouse, live action per
adolescenti a tinte suspence
e misteriose, seguito dalla
serie TV sul giocattolo Hasbro
Stretch Armstrong, che avrà
vita ed avventure proprie, e
Lalaloopsy, musical per un pubblico
più giovane ma che pare in grado di
non risultare indigesto neanche a
mamma e papà.
Il tris calato da Netflix si affianca all’offerta esistente, che vede la presenza di titoli quali Degrassi: Next
Class, Lost & Found Music Studios e
Project Mc² Degrassi.
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8 FEBBRAIO 2016
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ENTERTAINMENT Sky acquisisce il canale 50 del digitale terrestre per spostare il suo canale TG24
Sky: arriva Paramount Channel, LaEffe sul sat
Sul 27 arriva Paramount Channel. Per LaEffe il destino è sul satellite, canale 139 di Sky
D
di Roberto FAGGIANO
opo la chiusura di Gazzetta TV
anche la fine del canale LaEffe
del gruppo Feltrinelli sembrava
imminente per via dei conti economici
fuori controllo. A sbrogliare la situazione è però arrivata Sky Italia con una
soluzione elegante: a Sky passa l’ambita posizione 50 del digitale terrestre,
proprio in mezzo ai canali all news di
Rai e Mediaset, per sistemare in modo
ideale il proprio Sky TG24 e in cambio
l’interessante canale di Feltrinelli potrà
continuare a vivere e sperimentare nella
piattaforma Sky. Per chi seguiva liberamente i molti film d’essai e i documentari
trasmessi da LaEffe sarà un brutto colpo,
che però potrà essere in parte riassor-
bito dall’arrivo di Paramount Channel,
sistemato sul canale 27 del DTT, nel frattempo liberato da Sky. Il nuovo canale
appartiene al gruppo Viacom ed è già
attivo su alcune piattaforme satellitari. e
online. Sui contenuti del nuovo canale il
responsabile Sergio Del Prete è rimasto
per ora sul vago, “In Italia Paramount
Channel sarà caratterizzato da una
proposta unica e da molte novità che vi
racconteremo al più presto”, ma non è
difficile ipotizzare la presenza di molte
pellicole della nota casa di produzione
statunitense. Per l’utente italiano quindi si prospetta una nuova ricca scelta
di pellicole cinematografiche visibili in
chiaro sul digitale terrestre, una scelta
che va a sommarsi ai canali dedicati di
RAI (Rai Movie) e Mediaset (Iris). Il passaggio sul canale 50 DTT di Sky TG24 e
il conseguente spostamento sul satellite
di LaEffe avverrà sabato 30 gennaio. Il
lancio di Paramount Channel sul canale
27 è invece fissato per il 27 febbraio.
ENTERTAINMENT È pronta a partire la Drone Racing League: 5 gare con i migliori piloti di droni
Drone Racing League: un po’ F1, Tron e realtà virtuale
Portali, ostacoli e luci fluorescenti. E i droni si controllano con un visore a realtà virtuale
di Massimiliano ZOCCHI
ra solo questione di tempo prima
che gli americani trovassero il modo
di trasformare i droni in una macchina da intrattenimento. E infatti il 22
febbraio inizierà il primo campionato del
mondo chiamato Drone Racing League.
Lo scorso luglio c’era già stata una gara
inaugurale, con 6 piloti che si sono contesi un premio di 25.000 dollari, ma ora
le cose si fanno serie, con 6 diversi eventi
in location sparse sul globo e ben 17 piloti
“pro”. La prima gara si terrà a Miami, nello
stadio normalmente utilizzato dai Miami
Dolphins della NFL, mentre le future location sono ancora da confermare. Una
Drone Race può avere luogo ovunque,
anche in fabbriche abbandonate, come
fu per l’evento di presentazione. I quadricotteri utilizzati sono dei First Person View
(FPV) e trasmettono le immagini da un camera frontale direttamente a un visore indossato dal pilota. I circuiti sono articolati,

E
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fatti di passaggi obbligati, ostacoli, portali
luminosi, tutto quello
che possa rendere
emozionante una gara,
droni in frantumi compresi. I velivoli sono
realizzati per massime
performance e agilità e
possono raggiungere
la velocità di 190 km/
h. Anche la scelta dei
piloti è nel tipico stile
entertainment made in USA, con ragazzi
giovani, anche girl pilot, in cui sia facile
identificarsi. E i nomi fanno scena: Moke,
Zoomas, Flyingbear, Kittycopter, Legacy...
Sul sito ufficiale della lega è possibile
anche iscriversi per cercare di diventare
un pilota ufficiale, oltre a poter segnalare
all’organizzazione dei luoghi interessanti
adatti a delle gare. Il meccanismo sarà
la tipica classifica a punti, con le singole
gare divise in qualifiche, semi finali e finali. I droni dovranno passare attraverso tutti
i gate e check point, pena la squalifica. Al
termine delle 5 gare previste, i piloti che
avranno guadagnato più punti verranno
invitati a un evento finale che assegnerà
il titolo di World Champion Pilot. In attesa
del 22 febbraio, sul sito ufficiale potete
trovare molte altre informazioni, e diversi
video di presentazione.
Sky UK
adotta Roku 4
e riaccende
le speranze
per lo streaming
HD e 4K in Italia
Sky presenta ai suoi
clienti britannici
il set top box per
il servizio Now TV
È basato su Roku 4
e supporterà HD e 4K
E in Italia?
Alcune indiscrezioni
parlano del rilancio
del servizio a luglio
di Roberto PEZZALI
Mentre in Italia gli utenti di Sky
Online continuano a fruire di un
servizio in standard definition,
i subscriber inglesi di Now TV,
l’equivalente britannico di Sky
Online, a breve potranno mettere le mani su un nuovo set top
box compatibile addirittura con lo
streaming in 4K.
Sky ha infatti lanciato, al momento solo in Inghilterra, la nuova versione del set top box usato anche
in Italia per fruire del servizio, e
lo ha fatto rinnovando interamente l’interfaccia utente e anche le
funzionalità di un servizio che sta
riscontrando un successo sempre maggiore.
Nonostante il lancio sia “inglese”, è lecito aspettarsi a breve
qualche novità anche sulla piattaforma italiana: secondo alcune
indiscrezioni Sky in estate farà
un rebranding del prodotto “Sky
Online” e per l’occasione dovrebbe introdurre anche qualche
novità. La speranza è ovviamente
tutta per l’HD: Sky Online è l’unico servizio di contenuti in streaming che ancora non ha sposato
l’alta definizione.
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ENTERTAINMENT Sky ha diffuso il calendario 2016 delle gare in esclusiva per gli abbonati
Formula 1: le gare visibili in chiaro e in HD
Delle 21 gare, 10 saranno in chiaro in diretta HD e le altre 11 in esclusiva Sky, canale 207
di Roberto FAGGIANO
n occasione di alcune prove su pista bagnata delle monoposto di
Formula 1, in vista della nuova stagione 2016, Sky ha diffuso il calendario
delle gare che trasmetterà in esclusiva
per i propri abbonati. Di conseguenza
sappiamo anche quali gare - e relative
prove - saranno trasmesse in diretta in
HD in chiaro dalla RAI. Per questa stagione sono previste 21 gare, delle quali
10 saranno disponibili in diretta HD in
chiaro mentre le rimanenti 11 saranno in
I
DATA
EVENTO
Colin Trevellow,
direttore dell’ultimo
capitolo della nuova
trilogia di Star Wars,
non ne vuole sapere
del digitale
CANALE
GP Australia (Melbourne)
Diretta Sky e differita Rai
3 aprile
GP Bahrain
Diretta Sky e differita Rai
17 aprile
GP Cina (Shanghai)
Diretta Sky e Rai
1 maggio
GP Russia (Sochi)
Diretta Sky e differita Rai
15 maggio
GP Spagna (Barcellona)
Diretta Sky e differita Rai
29 maggio
GP Monaco
Diretta Sky e Rai
12 giugno
GP Canada (Montreal)
Diretta Sky e differita Rai
19 giugno
GP Europa (Baku, Azerbaigian)
Diretta Sky e Rai
3 luglio
GP Austria (Spielberg)
Diretta Sky e differita Rai
10 luglio
GP Gran Bretagna (Silverstone)
Diretta Sky e differita Rai
24 luglio
GP Ungheria (Budapest)
Diretta Sky e Rai
31 luglio
GP Germania (Hockenheim)
Diretta Sky e Rai
28 agosto
GP Belgio (Spa-Francorchamps)
Diretta Sky e differita Rai
4 settembre
GP Italia (Monza)
Diretta Sky e Rai
18 settembre
GP Singapore
Diretta Sky e Rai
2 ottobre
GP Malesia (Sepang)
Diretta Sky e differita Rai
9 ottobre
GP Giappone (Suzuka)
Diretta Sky e Rai
23 ottobre
GP Stati Uniti (Austin)
Diretta Sky e differita Rai
30 ottobre
GP Messico (Città del Messico)
Diretta Sky e Rai
13 novembre
GP Brasile (San Paolo)
Diretta Sky e differita Rai
27 novembre
GP Emirati Arabi (Abu Dhabi)
Diretta Sky e Rai

20 marzo
torna al sommario
Star Wars
Episode IX
sarà girato
su pellicola
Un tributo alla
saga originale
esclusiva Sky sul canale 207.
Per le prime 10 gare della
stagione Sky si è assicurata
l’esclusiva per ben sette gare,
a partire dalle prime due. Potremo comunque seguire in
chiaro il GP di Monaco, la gara
di Monza e la gara di Hockenheim. Per quanto riguarda
gli orari delle differite la Rai
non ha ancora diffuso il calendario completo ma si dovrebbe rimanere negli usuali orari
delle 14 per i GP disputati in
notturna o all’alba (ora italiana) e nella prima serata per le
gare disputate nel pomeriggio.
Nessuna gara verrà disputata
durante lo svolgimento dei
Giochi Olimpici di Rio (5 - 21
agosto) e quindi non ci sarà il
rischio di sovrapposizione degli avvenimenti.
Il calendario
della nuova stagione
Poche le alternative legali per
chi vuole vedere in diretta
tutte le gare : chi abita nelle
vicinanze del confine svizzero
potrà seguire tutte le gare (in
definizione standard) su RSI
La2, chi abita nei pressi del
confine sloveno potrà seguire
le gare sulla TV slovena, chi
abita nelle provincie di Trento e Bolzano potrà seguire le
gare (in HD) sul canale austriaco ORF ritrasmesso in digitale
terrestre per accordi locali. Sul
satellite invece l’alternativa è il
canale svizzero tedesco RTL,
che trasmette solo da Astra
(19,2° Est).
di Michele LEPORI
“Non potrei mai girare Episode IX
su nient’altro che non sia pellicola
perché stiamo parlando di un film
storico: è stato così fin dall’inizio”:
così Colin Trevorrow, regista del
blockbuster annunciato “Star Wars
Episode IX” al Sundance Film
Festival in corso di svolgimento
a Park City. Le ragioni che motiverebbero la scelta di Trevorrow
potrebbero non essere oggettive,
ma sarebbero in linea con quanto
fatto da J.J. Abrams lo scorso dicembre e Rian Johnson nel 2017:
Episode VII e Episode VIII vedono
nella pellicola il loro supporto di registrazione ed è giusto che anche
l’epilogo abbia lo stesso trattamento. Ma Trevorrow non si accontenta e rilancia con ulteriori richieste
alla produzione, al grido di “il realismo non è mai abbastanza”: come
riportato dall’Hollywood Reporter,
infatti, il regista statunitense vorrebbe avvalersi di riprese girate
“on location” e non riprodotte in
studio od a computer. “Ho chiesto
di poter girare Episode IX con tecnologia IMAX: non ho ancora ricevuto risposta, ma sono state girate
riprese IMAX nello spazio!”. Il riferimento va, ovviamente, a “Interstellar”. Nel video sotto, le dichiarazioni di Trevorrow al Festival.
The Art of Film
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MERCATO Malgrado quanto riporta il sito, negozi e riparatori sono nel mirino della RAI
Gli esattori della RAI chiedono il canone
ai negozi di elettronica (che sono esenti)
Esenzione dal Canone RAI, problema di attualità per i negozi di elettronica di consumo
S
Crisi senza fine per
il colosso di Sunnyvale
che manda a casa
il 15% della propria
forza lavoro e chiude
ben cinque sedi estere.
Previsto un taglio
di 400 milioni di dollari
in costi operativi
di Gianfranco GIARDINA
i apre – con anticipo su quanto
previsto – il carosello relativo alle
esenzioni dal pagamento del Canone RAI. Ma l’attualità non riguarda il
canone per i cittadini, che da luglio sarà
addebitato nella bolletta della luce, ma
di quello per i negozi di elettronica di
consumo. Questi, come indica la stessa
RAI sul suo sito, sono esentati dal pagamento del canone. Malgrado ciò, forse
rinvigoriti dalle nuove modalità di esazione del canone per i consumatori, sono
molti i negozi di elettronica di consumo
che si sono visti contattare da agenzie
di riscossione RAI per il pagamento del
canone 2016, malgrado le vecchie procedure siano state espletate correttamente dai negozi. Non sembrerebbero
esserci dubbi sul fatto che i negozi di
elettronica debbano essere esentati,
come peraltro stabilito da una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate del 2003.
Al fine di evitare gli inevitabili (ma inutili)
contenziosi, AIRES, l’associazione dei
grandi retailer di elettronica di consumo
italiani, ha chiesto chiarimenti alla RAI
con una lettera che chiede quali siano
le procedure – mai esplicitate – per ot-
tenere in maniera formale l’esenzione e
quindi evitare a monte qualsiasi “dialettica” con le agenzie di riscossione RAI.
La questione sta scalando verso i “piani
alti”, tanto che l’On. Michele Anzaldi, PD,
membro della Commissione di Vigilanza
RAI, pare intenzionato a sollevare il problema anche nelle sedi istituzionali.
Perché il tema è importante? Perché
nei prossimi mesi toccherà ai cittadini
certificare (o auto-certificare) il proprio
stato di non applicazione del canone in
bolletta, non solo per i casi in cui il TV in
casa non c’è proprio. Uno dei principali
rischi è quello della doppia applicazione
in caso di due allacciamenti elettrici al
servizio di una sola abitazione o di nuclei
familiari distribuiti – per i più disparati
motivi - su residenze disgiunte. Inoltre,
la legge prevede dei casi di esenzione
(ultra 75enni con redditi bassi) le cui condizioni e procedure di ottenimento non
sono state ancora chiarite. L’attenzione
alla procedura relativa all’ottenimento
formale dell’esenzione, anche alla luce
della vicenda che riguarda i negozi, diventa sempre più alta: discutere con il
proprio gestore elettrico dopo un’eventuale indebita applicazione del canone
in bolletta sarà complicatissimo; peraltro
l’arma di difesa del mancato pagamento è in questo caso del tutto spuntata:
l’effetto potrebbe essere addirittura il
distacco dell’energia elettrica.
MERCATO Incertezze del segmento mobile, con vendite dei dispositivi calate del 14.7%
PS4 traina il 2015 di Sony. Male il settore mobile
Bilanci positivi nell’ultimo quarto del 2015 grazie a PlayStation 4 e al settore entertainment
T
di Dario RONZONI

empo di bilanci per Sony, che ha
reso noti i dati relativi all’ultimo trimestre del 2015. Posti a confronto
con quelli dello stesso periodo del 2014, i
numeri non possono che essere giudicati
positivamente: l’utile netto è stato di 120,1
miliardi di yen, pari a 1 miliardo di dollari,
ben il 33% in più rispetto a ottobre-dicembre 2014. Scorporando i dati, tuttavia, balza all’occhio una netta cesura che separa
le revenue dei principali rami d’azienda:
nel 2015 a tirare la carretta è stata in
gran parte la divisione gaming, grazie al
successo di PlayStation 4 (35 milioni di
esemplari venduti). Per il settore video-
torna al sommario
Yahoo taglia
1700 posti
di lavoro
e chiude l’ufficio
di Milano
ludico, l’utile di esercizio ha raggiungo
un +45,5% con entrate complessive pari
a 4,89 miliardi di dollari. Sempre sul versante entertainment, bene anche Sony
Pictures, forte del buon successo al botteghino di Spectre e Hotel Transylvania
2, con entrate complessive di 2,18 miliardi
di dollari (+26,9% rispetto al 2014).
A preoccupare i vertici aziendali è il rallentamento sul fronte mobile, dove le
vendite dei device Sony sono calate del
14,7%, dato che tuttavia non ha impedito
un utile di esercizio di 201 milioni di dollari, propiziato in primis da una maggior
concentrazione su prodotti premium ad
alto valore aggiunto e dal taglio di risorse
in R&D e marketing. Il pigro tasso di cre-
scita nelle vendite di smartphone a livello
mondiale ha poi colpito la produzione di
componentistica dedicata, come sensori
fotografici e batterie. Il comparto ha fatto
segnare un -12,6% nelle entrate complessive (2,08 miliardi di dollari) per un passivo di esercizio di 97 milioni di dollari.
di Dario RONZONI
Tempi durissimi per Yahoo, uno
dei simboli storici del web, che
esce con le ossa rotte da un 2015
da incubo. Nell’ultimo report, la
compagnia di Sunnyvale, a fronte di incassi per 1,27 miliardi di
dollari, in lieve aumento anche
rispetto alle previsioni, registra
perdite per oltre 4 miliardi, tracollo che ha reso necessario un
feroce piano di ridimensionamento della propria forza lavoro
(si stima il 15%, pari a circa 1700
dipendenti).
L’energico piano di ristrutturazione proposto dall’amministratore
delegato Marissa Mayer si prefigge come obiettivo un taglio
di 400 milioni di dollari in costi
operativi e un tetto massimo di
9000 dipendenti entro la fine del
2016. Sotto la scure del CEO cadono anche cinque sedi periferiche, che verranno chiuse: oltre a
Milano, Dubai, Città del Messico,
Madrid e Buenos Aires.
Gettando uno sguardo oltre il
travagliato presente, Mayer sottolinea la necessità di un consolidamento dei servizi core, come
Search, Mail e Tumblr. Previsti
anche imminenti cambiamenti
nel segmento mobile, con novità
relative alle app sportive e finanziarie.
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MERCATO I dati provengono da un report di Strategy Analytics e si riferiscono al 2015
Un 2015 da record per gli smartphone
Ma non è tutto oro quello che luccica
Gli ordini di smartphone raggiungono un risultato impressionante: 1.44 miliardi nel 2015
Nessun grosso cambiamento nelle quote dei principali brand, ma il business è in calo
di Mirko SPASIANO
S
econdo un report Strategy Analytics, nell’anno appena trascorso
sono stati ordinati complessivamente 1,44 miliardi di smartphone, con
un incremento del 12% rispetto al 2014.
A preoccupare le principali case costruttrici di smartphone, però, è un altro
dato, ovvero quanto emerso nell’ultimo trimestre del 2015: 404,5 milioni di
smartphone venduti. Per quanto possa
sembrare una cifra ragguardevole, il tasso di crescita registrato nel Q4 del 2015
è il più basso di tutti i tempi, ad ulteriore
prova che questo mercato stia giungendo a saturazione. Ad incidere in maniera
preponderante su questo rallentamento
sono la maturazione del mercato cinese
e le preoccupazioni dei consumatori sul
futuro dell’economia mondiale.
Samsung si conferma il brand prediletto
dai consumatori con i suoi Galaxy, con
81,3 milioni di smartphone venduti nel
Q4 del 2015, con una crescita del 9%
rispetto allo stesso periodo del 2014. La
crescita è stata superiore alla media globale, il che ha aiutato la casa coreana a
non farsi raggiungere da Apple, che la
tallona al secondo gradino del podio.
Ad oggi, poco oltre uno smartphone su
cinque è marchiato Samsung, ma Apple

Trimestre nero per
LG Display: erano anni
che il produttore
non andava così male
Il calo dei prezzi e della
domanda ha spinto
però LG ad annunciare
un investimento record
nell’OLED
di Roberto PEZZALI
non è da meno: il brand di Cupertino
detiene il 16% delle quote di mercato.
C’è però da registrare un altro dato per
la casa americana: quella crescita che
sembrava inarrestabile, si sta ormai
esaurendo. Le unità vendute nel Q4 del
2015 sono state 74,8 milioni e pressoché invariate rispetto al medesimo trimestre dell’anno precedente. Questo
è il segno inequivocabile che, se Apple
intende crescere ancora, si deve espandere in mercati ancora inesplorati come
l’India e la Nigeria.
Sul terzo gradino del podio c’è Huawei,
che, con i suoi 107,1 milioni di smartphone venduti nell’intero 2015, è entrata
in una cerchia per pochi eletti, ovvero
quella delle compagnie che riescono a
superare la soglia dei 100 milioni. Se è
vero che l’azienda cinese ha conseguito un risultato senza precedenti nella
sua storia, è altrettanto vero che anche
la sua ascesa è rallentata bruscamente:
da una crescita su base annua del 62%
registrata nel 2014, è passata ad un tasso quasi dimezzato del 35%. Medaglia
di legno per l’accoppiata Lenovo-Motorola che si attesta al 5% delle quote di
mercato dell’ultimo trimestre del 2015,
ma è in forte calo, a dispetto di Xiaomi,
che ha rinsaldato la sua quinta posizione con un incremento degli ordini superiore al 15% su base annua rispetto al
2014.
Tanti brand prestigiosi, come LG e Sony,
nonostante abbiano rilasciato dei terminali davvero validi, risultano “non
pervenuti”, raggruppati nella grande
ammucchiata degli “altro”, che detiene
complessivamente circa il 44% delle
quote di mercato. In quello che sembra
sempre più un duopolio, per incidere in
maniera significativa sul mercato serve davvero qualcosa di innovativo. Se,
però, la stagnazione tecnologica che
abbiamo osservato negli ultimi anni si
protrarrà oltre, è difficile immaginare
cambiamenti significativi.
Quote di mercato degli smartphone
per i principali brand nel 2015.
torna al sommario
Giù i profitti
di LG Display
E siamo tutti
più felici
LG Display, il maggior produttore al
mondo di pannelli per TV e smartphone, ha fatto registrare una
trimestrale da incubo, chiudendo
il quarto trimestre dell’anno con
calo dei profitti pari al 90%. Nei
tre mesi da ottobre a dicembre il
fatturato ha toccato i 50 milioni di
euro (61 miliardi di won), e bisogna
tornare al primo trimestre del 2012
per trovare un risultato peggiore.
Delusi soprattutto gli analisti, che
avevano stimato guadagni per oltre 110 miliardi di won: la causa del
tracollo sembrerebbe la richiesta
sempre più bassa di schermi LCD
per dispositivi portatili e TV, oltre
a un calo dei prezzi medi dei pannelli. Il dato preoccupa anche in
previsione dei prossimi trimestri:
LG stima che l’offerta globale di
pannelli per i primi mesi dell’anno
superi di almeno 10 punti percentuali la domanda, e questo vuol
dire che per smaltire le scorte di
magazzino i produttori abbasseranno ulteriormente i prezzi. Tutte
brutte notizie? Per LG Display sì,
per gli utenti no: la crisi dei cristalli
liquidi ha spinto LG Display ad annunciare un ulteriore investimento
di 460 miliardi di won (380 milioni
di dollari) nella tecnologia OLED:
parte delle linee produttive di
LCD saranno convertite subito per
sfornare pannelli OLED di grande
formato a costo più contenuto.
n.126 / 16
8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MERCATO Le unità vendute nel 2015 sono state 206.8 milioni, il 10% in meno del 2014
Tablet in discesa, crescono i convertibili
Le consegne di tablet registrano un’ulteriore contrazione rispetto allo scorso anno
Il settore dei dispositivi “convertibili”, al contrario, fa segnare delle cifre interessanti
l
di Pierfrancesco PETRUZZELLI
l 2015 si conferma un ulteriore anno
di contrazione per il mercato dei
tablet, come evidenziato dall’ultimo report pubblicato da IDC e basato
sulle spedizioni a livello mondiale. Le
unità vendute durante lo scorso anno
sono state complessivamente 206.8
milioni, circa 10% in meno rispetto ai
230 milioni fatti registrare nel 2014.
Apple rimane, per il momento, regina
del mercato con un market share del
24%, ma con una diminuzione di circa
3 punti percentuali rispetto allo scorso
anno, con il lancio sul mercato di iPad
Pro che è riuscito in parte a frenare il
calo di ricavi.
Al secondo posto troviamo Samsung,
che totalizza il 16.7% di market share
ma che rispetto ad Apple registra una
contrazione del 1% su base annua.
Va controcorrente Huawei, il produttore cinese, dopo essersi ben posiziona-
ta nel mercato degli smartphone tenta
di ripetere l’exploit anche nel settore
dei tablet forte di un ottimo rapporto
qualità-prezzo.
Stando alle indicazioni rilasciate da
IDC, gli utenti si stanno sempre più
spostando verso il settore dei dispositivi convertibili, percepiti come il vero
rimpiazzo dei notebook: da notare che
in questo segmento IDC fa rientrare
anche iPad Pro, e le stime di vendita
evidenziano il suo vantaggio rispetto
ai competitor diretti, tra cui la linea
Surface. Con circa 2 milioni di unità
vendute rispetto agli 1.6 milioni della linea Surface, iPad Pro di Apple si pone
dunque come il nuovo riferimento da
battere.
Samsung, la trimestrale 2015 è in chiaroscuro
Smartphone giù, bene display e semiconduttori
Q4 2015 Samsung: rispetto allo stesso periodo del 2014, ricavi globali in leggera crescita
S
di Simone SANVITTI

torna al sommario
La Guardia di Finanza
starebbe per contestare
ai manager italiani
di Google un verbale
da 300 milioni di euro
per elusione
della tassazione
Si preannuncia una
battaglia legale
di Emanuele VILLA
MERCATO Nell’analisi anno-su-anno, Samsung incrementa il suo margine operativo
ono giorni caldi per le trimestrali,
questa volta è il turno di Samsung,
che porta i ricavi trimestrali a 53,32
triliardi di won (43,76 Mld $), +1% QoQ, e
che incrementa i profitti: 6,14 triliardi di
won (5,1 Mld $), +16% sul Q4 2014. La trimestrale che chiude l’anno fiscale offre la
possibilità di comparare i dati finali 2014
e 2015: ricavi in calo del 3% a 200,65
triliardi di won (166,53 Mld $), ma profitti
migliorati di 1,38 triliardi di won (1,14 Mld
$). Merito delle divisioni Semiconductors
e Display Panel, che hanno incrementato
profitti e ricavi di numeri a doppia cifra,
mentre zoppica vistosamente il segmento degli smartphone; nota di merito alla
divisione Consumer Electronics, che in
un mercato con margini da prefisso telefonico contrasta il calo di fatturato con un
miglioramento della redditività, sia asso-
L’Italia presenta
il conto a Google
300 milioni
luta che percentuale.
Nel report di accompagnamento
ai dati, Samsung ostenta tranquillità, individuando nella riallocazione degli stock e nella stagionalità
le cause del declino degli smartphone, puntando sulla serie Galaxy A per il recupero o almeno la
stabilizzazione dei fondamentali
economici. In ambito tablet Samsung si
dichiara soddisfatta delle vendite di Tab
A e Tab S2, ma i numeri a supporto relativi alle vendite non sono stati comunicati.
La previsione per il 2016 è di un aumento,
seppur leggero, sia delle vendite dei telefoni che di quelle dei tablet, da ottenere
attraverso un “optimized product portfolio” (Samsung scenderà ad un numero
sensato di modelli?). Le note liete vengono dai semiconduttori (DRAM, SSD, SoC),
nell’ambito dei quali Samsung annuncia
il completamento della transizione ai 20nm e lo sviluppo dei processi a 10-nm
per le DRAM. Infine, nel comparto TV,
Samsung conferma di puntare forte sui
prodotti premium (ovvio, sono quelli a
margini più alti) che identifica nelle SUHD
TV da 60’’ in su, curve e non.
Tra diminuzione della domanda globale
e aumento della competizione, Samsung
dovrà necessariamente sforzarsi sempre più per difendere le proprie quote di
mercato.
Dopo Apple, tocca a Google fare i
conti con il fisco italiano. Secondo
La Repubblica, la Guardia di Finanza starebbe per contestare ai
manager italiani dell’azienda americana un verbale da 300 milioni di
euro per elusione della tassazione, che seguirebbe di pochi giorni l’accordo tra la stessa e il fisco
inglese per 130 milioni di sterline.
Da anni Google viene accusata di
aver evaso il fisco con il classico
schema della sede fiscale irlandese anziché italiana per una cifra
pari a circa 800 milioni di euro tra
imponibile sottratto e ritenute non
operate. Stiamo parlando di un
periodo compreso tra il 2008 e il
2013. Dopo mesi di trattative, rumor e accordi smentiti (si parlava
di un’offerta tra i 150 e i 200 milioni), si sarebbe dunque giunti a un
primo punto fermo: una sanzione
da 300 milioni, cifra che sarebbe
il risultato di un calcolo complesso
e che Google potrebbe chiudere
rapidamente versando una cifra
tra i 220 e i 270 milioni. Più verosimilmente, però, questo potrebbe
essere l’inizio di un’ulteriore battaglia legale. La replica di Google è
scontata: “Noi rispettiamo le normative fiscali in tutti i Paesi in cui
operiamo”, ma resta il fatto che un
atto come questo - lungi da mettere la parola fine alla questione - è
la dimostrazione che nel rapporto
tra gli Stati e le multinazionali estere qualcosa sta cambiando.
n.126 / 16
8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MERCATO Assocontact, che rappresenta 80.000 addetti ai lavori, lancia un codice etico
Basta stalking, codice etico per i Call Center
L’intento è di regolamentare l’attività dei call center, pena sanzioni per chi contravviene
di Pierfrancesco PETRUZZELLI
egli ultimi anni abbiamo assistito alla crescita esponenziale del
fenomeno del teleselling, con il
quale vari operatori telefonici, energetici, etc. propongono “tariffe imperdibili”
tramite contatto telefonico. Il problema
di questo tipo di approccio alla vendita
è che spesso l’utente viene tartassato
di telefonate, come accaduto qualche
anno fa anche alla redazione di DDay.
Una soluzione (o un tentativo di soluzione), che si limita comunque al numero
fisso e non al cellulare, è quella di iscrivere il proprio numero telefonico al Registro delle opposizioni che permette
ai cittadini di non ricevere telefonate
per scopi commerciali o di ricerche di
mercato, anche se talvolta le aziende
che si occupano di telemarketing non
rispettano questa decisione.
Per arginare il problema Assocontact,
Associazione Nazionale dei Contact
N
MERCATO
Nasce Sony
Interactive
Entertainment

Il 1° aprile debutterà la neonata
Sony Interactive Entertainment,
società californiana che rappresenta la fusione tra Sony Computer
Entertainment e Sony Network
Entertainment International, creata
in fretta e furia nel 2011 all’indomani dell’attacco hacker al PlayStation
Network. Assumendo le funzioni
di entrambe, SIE prenderà in
mano le redini dell’intero universo
PlayStation, inclusa ogni collaterale
infrastruttura online. “Integrando i
punti di forza hardware, software,
della rete e dei contenuti PlayStation, Sony Interactive Entertainment
sarà un’entità ancora più forte, con
l’obiettivo di accelerare ulteriormente la crescita del business”, così
afferma Andrew House, Presidente
di Sony e CEO in pectore di SIE.
torna al sommario
Center in Outsourcing, che rappresenta i Call Center
in Italia e aderisce
alla
Federazione
Confindustria Digitale, ha istituito un
codice etico con
il quale s’intende
garantire che l’attività dei call center
venga realizzata nella tutela dei diritti
dei consumatori. Il Codice definisce
norme deontologiche alle quali le società facenti parte di Assocontact devono
sottostare, che prevedono contatti telefonici effettuati in maniera e in orario
ragionevoli (dal lunedì al venerdì non
prima delle 9:00 del mattino o dopo le
21:00 di sera; il sabato non prima delle
10:00 del mattino o dopo le 19:00), regole di comportamento responsabile
verso i fruitori di servizi, le istituzioni e la
committenza. Vengono definite anche
una serie di sanzioni per chi dovesse
contravvenire a questo codice. Per chi
volesse approfondire, questo il link al
documento completo.
“Una tappa importante quella del nuovo Codice Etico – ha dichiarato il Presidente di Assocontact Roberto Boggio
- che, in linea con quanto sta emergendo nel Paese, aggiorna le buone prassi
di governo di un settore sempre sotto i
riflettori della pubblica opinione”.
MERCATO Comunicati alcuni numeri relativi al visore
Google Cardboard: 5 mln di utenti
di Pierfrancesco PETRUZZELLI
N
ella
seconda
metà del 2014
Google ha lanciato sul mercato Cardboard, un visore per
la realtà virtuale lowcost, con l’intento di
spingere sviluppatori e
utilizzatori a prendere
confidenza con questa
nuova tecnologia a un costo molto contenuto, e dopo un anno e mezzo sembra
che questo obiettivo sia stato raggiunto. Google ha infatti comunicato sul suo
blog ufficiale i numeri del progetto Cardboard, i dati più importanti sono tre: i
cinque milioni di utenti che hanno sperimentato il visore in questo periodo, le
oltre 25 milioni di installazioni di applicazioni VR da Google Play, dieci milioni di
download dallo store digitale nel periodo ottobre – dicembre, ed infine il numero delle applicazioni che supera ormai quota 1000 sulla piattaforma Play Store.
Come accade ormai per ogni dispositivo, il successo è stato determinato proprio
dalle app disponibili tra le quali spiccano sicuramente Expeditions, pensata per
il settore dell’educazione, permette di visitare circa 150 luoghi in tutto il mondo,
Fotocamera Cardboard utilizzato per scattare oltre 750.000 foto in realtà virtuale,
oltre all’integrazione con Youtube dove sono state spese oltre 350.000 ore nella
visione di filmati in VR. Google ha dimostrato che il mondo della realtà virtuale può
essere accessibile ai più senza dover spendere una piccola fortuna e staremo a
vedere nel prossimo futuro se deciderà di scendere in campo con un dispositivo
meno amatoriale per competere con Samsung, Oculus o HTC.
Microsoft ha
venduto meno
di 20 milioni
di Xbox One?
Secondo quanto
affermato dal CFO
di Electronic Arts
il numero di Xbox One
vendute potrebbe
essere inferiore
ai 20 milioni di pezzi
PS4 è andata meglio
di Franco AQUINI
A Redmond non hanno mai ufficializzato il numero di Xbox One
vendute. Di solito basta questo
per aver sentore di performance
non proprio entusiasmanti. Eurogamer tuttavia ci offre un dato in
più per stimare il fatidico numero.
Secondo quanto avrebbe affermato il CFO di Electronic Arts, il totale
di console di nuova generazione
vendute sarebbe di 55 milioni. Il
numero di PS4 vendute è noto, e
se sottraiamo i 35 milioni di unità
vendute da Sony, ne viene fuori
il numero di Xbox One vendute:
poco meno di 20 milioni.
Se fossero confermati i numeri,
la guerra dei numeri risulterebbe
vinta da Sony, ma Xbox One rimane una macchina fantastica che ha
ancora molto da dare, se come ha
affermato Blake è un “potente e
veloce work in progress”. Forse la
cosa che più ha giocato a sfavore
di Microsoft sono state proprio le
politiche titubanti, prima sul prezzo e poi sui giochi usati, tuttavia
Xbox One è una console che non
smette di rinnovarsi. Prova ne è la
recente introduzione del controller Wireless Elite, ad esempio.
Il gap è ormai troppo ampio per
poter essere colmato? Vedremo,
Microsoft ha sicuramente la forza
di rialzarsi e c’è ancora da giocare
completamente la carta Windows
10. La guerra, per quanto ci riguarda, è ancora aperta.
n.126 / 16
8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MERCATO I fatti di cronaca hanno riportato alla ribalta i temi legati all’assenteismo e ai “timbratori” seriali di cartellini
La tecnologia contro i “furbetti del cartellino”
Ma i regolamenti devono essere rinnovati
La tecnologia può dare una mano concreta per il controllo e la prevenzione delle frodi legate alle mancate presenze
Ma servono assolutamente nuovi regolamenti che liberino questi sistemi dai falsi timori di violazioni della privacy
di Gianfranco GIARDINA
D
opo lo scandalo di Sanremo e i provvedimenti d’urgenza varati dal Governo, i “furbetti del
cartellino” e le loro gesta sono oramai un argomento entrato a pieno titolo nell’agenda politica italiana. Oltre che nella retorica cinematografica, come
ha dimostrato Quo Vado, lo straripante successo di
Checco Zalone, che proprio su un certo malcostume
dell’italiano fannullone (che poi si redime) ha costruito il proprio ultimo film.
Timbrature “conto terzi”; oppure ingressi in ufficio sì
certificati ma a cui segue una repentina “fuga” dal
posto di lavoro; assenteisti “professionisti” dediti
in orario di lavoro alle più diverse pratiche ludiche,
sportive o personali. Tutte situazioni ampiamente
certificate dai tanti video che passano in TV in questi
giorni e che – pur riguardando solo pochi dipendenti
pubblici infedeli – hanno danneggiato pesantemente l’immagine di tutta la Pubblica Amministrazione,
destando lo sdegno dell’opinione pubblica. Sdegno
raccolto anche dal Presidente del Consiglio che ha
promosso un inasprimento delle sanzioni e si è lasciato andare ad esternazioni come “Licenziati entro
48 ore!”.
Da persone che vivono tutti i giorni la tecnologia, ci
è venuto spontaneo chiederci se la clamorosa evoluzione digitale di questi anni non offra delle soluzioni
che possano affiancare gli amministratori della cosa
pubblica nell’evitare fenomeni come quelli recentemente portati alla luce dalle Forze dell’Ordine e dalle
loro telecamere nascoste. Ed effettivamente la tecnologia, che dia anche tutte le garanzie di sicurezza
e privacy, c’è ma in Italia è ancora molto difficile applicarla. E solo per motivi “normativi”, oramai superati dalle tecnologie.
I sistemi biometrici
Belli e - in Italia - impossibili
print”. L’utilizzo di un’impronta digitale “viva” di una
persona come sistema per certificare la presenza sul
lavoro taglierebbe alla base qualsiasi frode legata
alla “timbratura conto terzi”.
Da molto tempo esistono nelle aziende sistemi biometrici, soprattutto negli apparati di controllo accessi: non solo impronta digitale, ma anche forma della
mano, tono della voce, peso o addirittura una composizione di questi dati, con complessità crescente
al crescere della criticità dell’area protetta. Il grande
tema – spesso discusso – riguarda i problemi legati
alla privacy: dove sono memorizzati i dati biometrici
e con quale cura vengono custoditi? Qualcuno potrebbe usare questi dati, anche dopo anni, a danno
dei “legittimi proprietari”? La tecnologia ha dato negli ultimi anni delle risposte chiare a questo problema che dovrebbero fugare ogni dubbio, almeno per
quello che riguarda i sistemi più aggiornati.
Parliamo per esempio di impronte digitali: i sistemi al
passo con i tempi non memorizzano certo l’immagine dell’impronta e neppure i dati “geometrici” della
stessa, ma una sorta di derivazione, un calcolo fatto
sull’impronta che determina una stringa di testo (in
Molti italiani oramai lo hanno sperimentato sul proprio smartphone: basta la lettura di un’impronta digitale per farsi riconoscere univocamente dal proprio telefonino. Ovviamente la stessa tecnologia è
applicabile ai sistemi di rilevamento delle presenze,
oramai disponibili da anni anche in versione “finger-
I “furbetti del cartellino”

Esempi di timbrature multiple
torna al sommario
gergo viene chiamata “template”) non reversibile;
questo significa che da questa stringa di testo non
è più possibile ricostruire l’impronta originaria ma di
certo, se si sottopone di nuovo la stessa impronta
alla procedura di scansione e calcolo si riottiene la
stringa precedentemente memorizzata. Un sistema
di questo tipo (non molto diverso da quello che viene fatto in tutti i sistemi seri per la memorizzazione
delle password) permette, ovviamente, di memorizzare nei server dei dati del tutto non significativi,
anche se utilizzabili per riconoscere univocamente il
proprietario del dito. In un certo senso è corretto dire
che un sistema di questo tipo è a lettura biometrica,
ma non a scrittura biometrica, e quindi ben diverso,
per esempio, dalla sensibilità dei dati contenuti per
esempio in una cartella clinica o anche solo nel referto di una visita di controllo. Chi si impossessasse,
violando l’integrità del sistema, delle stringhe identificative, non entrerebbe in possesso di alcun dato
biometrico, almeno diretto.
Ma per ovviare anche alle perplessità dei più sospetsegue a pagina 10 
n.126 / 16
8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MERCATO
Tecnologie contro i “furbetti del cartellino”
segue Da pagina 09 
tosi, alcuni sistemi, a prezzo di un po’ di complessità
di utilizzo in più, sono stati addirittura resi ancora più
sicuri: il dato di derivazione biometrica (che comunque non permette la ricostruzione dell’immagine)
viene memorizzato in un badge in possesso del lavoratore e non nel sistema. Il lavoratore passa il badge e poi appoggia il dito sul lettore: i due dati vengono confrontati e se corrispondono viene dato al
computer centrale un assenso alla timbratura senza
che esso ospiti alcun dato di derivazione biometrica;
dato che subito dopo l’operazione viene cancellato
anche dalla console con la quale il lavoratore interagisce. Risultato: il dato di derivazione biometrica
– ammesso che possa essere considerato sensibile
– resta sempre in mano del suo “titolare”.
Per l’Authority il cartellino biometrico
è “sproporzionato”

E allora, non basterebbe applicare ovunque nella
Pubblica Amministrazione questi sistemi, che oramai
hanno raggiunto costi di ingresso praticamente trascurabili, per dare scacco matto ai timbratori seriali?
Il problema - come abbiamo visto - non è certo di
ordine tecnologico quanto normativo. E questo malgrado il Jobs Act e i suoi regolamenti attuativi abbiano portato qualche semplificazione: l’articolo 4 dello
Statuto dei Lavoratori è stato praticamente riscritto,
escludendo esplicitamente dall’ambito delle contrattazioni sindacali i temi relativi ai sistemi di rilevazioni
delle presenze. In pratica, il datore di lavoro ora può
scegliere il sistema che preferisce, a patto che sia
pienamente rispondente alle normative in vigore, tra
cui – prima fra tutte – quella relativa alla privacy. E
qui interviene la vera difficoltà: essere certi che il sistema di controllo delle presenze dotato di una componente biometrica rispetti il regolamento sulla privacy è decisamente complesso. Anzi, possiamo dire
che – almeno fino a oggi – sistemi con rilevamento
biometrico sono stati considerati dall’Autorità garante per la protezione dei dati personali inadeguati all’utilizzo per il rilevamento delle presenze. Verrebbe
meno, secondo l’Authority, il principio di proporzionalità del trattamento dei dati rispetto al problema
puramente amministrativo di rilevare le presenze;
per lo meno nella stragrande maggioranza dei casi,
anche se non mancano autorizzazioni date esplicitamente dall’Authority all’applicazione di sistemi biometrici per il rilevamento delle presenze.
È il caso per esempio di Asia S.p.A., la municipalizzata di Napoli che si occupa della gestione dei
rifiuti della città: il Garante della privacy ha autorizzato nel 2013 l’utilizzo di un sistema biometrico
(che calcola il template sulla base della forma della mano) in considerazione dell’ambiente a rischio
infiltrazioni camorristiche e del fatto che l’azienda,
per statuto, impiega anche pregiudicati con carichi
pendenti in corso di “redenzione”, una situazione
che richiede un’attenzione particolare alla certezza
torna al sommario
della presenza. Si tratta ovviamente di un caso particolare e l’orientamento generale è quello di negare autorizzazioni all’utilizzo di sistemi di rilevazione
presenze a base biometrica. Tanto che il comune di
Zagarise (CZ), tra i procedimenti che abbiamo analizzato, è stato sanzionato dall’Authority verso la
fine del 2015 proprio per il sistema di rilevamento
delle presenze basato su impronta digitale – invero
non tra i più moderni – il cui utilizzo è stato giudicato
illegittimo. Un’incertezza – quella legata all’adozione di questi sistemi più evoluti -, che di fatto blocca
l’adozione dei sistemi di rilevamento delle presenze
biometrici da parte della Pubblica Amministrazione e
del settore privato, rendendo oramai quasi immortale il vecchio (e fallace) badge.
I sistemi biometrici: senza chiarezza
adottarli è un’avventura
In pratica se un ente o una società volesse adottare
un sistema di rilevamento delle presenze su base
biometrica, anche se questo è largamente sicuro
dal punto di vista della protezione dei dati, farebbe
bene, per lo meno, a chiedere un parere preventivo
sul progetto all’Autorità per la privacy, la cosiddetta
“verifica preliminare”. Sapendo peraltro che – allo
stato dei fatti – in mancanza di esigenze molto particolari, l’autorizzazione verrebbe negata. Ce lo conferma, per esempio, il sig. Rivetta, titolare di Rivetta
Sistemi, società di Varese specializzata proprio in
sistemi di controllo presenze e accessi: “Le soluzioni tecnologiche per evitare le frodi ci sono tutte; il
problema sta solo nel Garante che di fatto ne vieta
l’impiego. E per noi è un gran problema: avremmo
prodotti molto interessanti da proporre alle imprese
e alla Pubblica Amministrazione ma a queste condizioni non si riesce a fare quasi nulla”.
Colpisce però che, in questa situazione, praticamente tutti i distributori abbiano a catalogo sistemi di
“cartellino elettronico” dotati di lettore di impronta
digitale: “Li vendiamo – ci dice Marco Mignacco, amministratore delegato di Selesta Ingegneria SpA –
per il controllo degli accessi in aree ristrette o solo a
realtà piccole e poco sindacalizzate, in cui il rischio
che sorgano discussioni è molto ridotto”. Peccato
che quelle siano anche le situazioni in cui il rischio
di violazioni è altrettanto contenuto. Giuseppe Cazzato di ZeitGroup è molto chiaro: “Il nostro sistema
è in regola con la privacy, dato che, pur leggendo
l’impronta digitale, non memorizziamo alcun dato
biometrico. Malgrado ciò, siamo in Italia, e nessuno
può aver certezza che l’Authority o un giudice non
sancisca che si tratti di una misura eccessiva e ne
decreti la rimozione”. E all’estero? Ancora Cazzato: “Nel mercato anglosassone, i sistemi biometrici
sono oramai consolidati; per non parlare di quello
che succede nelle aree asiatiche, dove il problema
proprio non si pone”.
Una strada – almeno per iniziare - può essere quella
di lasciare la scelta al lavoratore: emblematico il caso
del Gruppo SGR, la multiutility gas-elettricità con
sede a Rimini, che ha scelto di adottare il sistema
biometrico in affiancamento a quello tradizionale, lasciando al lavoratore la possibilità di scegliere come
timbrare il cartellino. “All’inizio la lettura dell’impronta digitale la facevano in pochi – ci racconta Cazzato
di ZeitGroup -; adesso quasi tutti utilizzano il sistema
biometrico, perché il dito non rischiano di dimenticarselo, il badge sì. Alla fine è anche più comodo
per il lavoratore”.
Anche i “georecinti” sono possibili
Mma di difficile applicazione
La tecnologia offre tanti altri ausili, come il cosiddetto “geofencing”, una sorta di recinto virtuale: grazie
segue a pagina 11 
n.126 / 16
8 FEBBRAIO 2016
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MERCATO
Tecnologie contro i “furbetti del cartellino”
segue Da pagina 10 
a una serie di “radiofari” da installare lungo i varchi
di ingresso e uscita o, anche distribuiti nelle diverse
aree dell’azienda, il sistema è in grado di determinare la presenza o meno di un addetto, o meglio la presenza del suo badge. Si tratta in molti casi di badge
“attivi”, ovverosia con una piccola batteria all’interno,
in grado di essere rilevati anche ad alcuni metri di
distanza dalle antenne.
Per esempio, si è ipotizzato di utilizzare sistemi di
questo tipo in scuole o comunità per sapere precisamente quante persone sono presenti nella struttura
e gestire in maniera certa la completa evacuazione in
caso di problemi o calamità. Ma la sicurezza è vista,
giustamente, come un’esigenza superiore rispetto
alla semplice rilevazione delle presenze; anche se, a
questi fini, un sistema di questo tipo potrebbe segnalare quando un badge esce dal “recinto” aziendale,
prevenendo quindi le “missioni” esterne non autorizzate, come il classico shopping in orario d’ufficio.
Ovviamente in questo caso le implicazioni legate alla
privacy si fanno ancora più complesse: difficile dimostrare che un sistema di tracciamento di questo tipo,
forse più adatto alla gestione di un parco autoveicoli o di altri oggetti, possa essere proporzionato alla
sola esigenza di tracciare in maniera massiva l’orario di lavoro e la “fedeltà” del lavoratore; andrebbe
poi capito come gestire le tante eccezioni, come le
missioni in esterna, le trasferte o semplicemente la
cortesia di accompagnare un ospite fino a fuori dal
cancello. Malgrado ciò non può essere negato che
l’implementazione di un georecinto possa diventare un deterrente non indifferente nei confronti delle
“toccate e fughe” come quelle viste a Sanremo.
di rilevamento presenze più classico: difficile pensare che si imponga a tutti i lavoratori il possesso di
uno smartphone, che peraltro non deve essere scarico per poter compiere l’operazione. Di certo, però, è
più facile che il lavoratore infedele ceda a un collega
il proprio badge per la timbrata fuorilegge piuttosto
che il proprio smartphone. Nel futuro vedremo lo sviluppo di molte soluzioni di questo tipo, ovviamente
regolamenti permettendo.
Servono nuovi regolamenti
I rilevamenti biometrici sicuri
non siano più uno “spauracchio”
La rinnovata attenzione sui “furbetti del cartellino”
richiede risposte non solo repressive, come quelle
proposte dal Governo, ma anche preventive, dei
veri e propri dissuasori che scoraggino in partenza
eventuali dipendenti pubblici infedeli dall’assentar-
si ingiustamente dal lavoro. E in questo compito un
ruolo fondamentale lo possono svolgere i sistemi
più evoluti di rilevamento delle presenze. In questo
senso, anche se non cambiasse la sensibilità del
Garante nei confronti della materia, va detto che i
recenti avvenimenti hanno in qualche modo spostato in avanti la rilevanza della questione, promuovendola da normale pratica amministrativa a questione
di danno erariale e di immagine per la Pubblica
Amministrazione tutta: in questo senso apparirebbe
ragionevole poter considerare non più così sproporzionati i sistemi a lettura biometrica sicuri, se possono in qualche modo mettere al riparo la Pubblica
Amministrazione dai rischi di truffa nei propri confronti e soprattutto di compromissione del rapporto
di fiducia con il cittadino.
Sarebbe quindi auspicabile che si facesse chiarezza sulla possibilità di utilizzare sistemi che vadano
oltre il banale badge magnetico o di prossimità in
un quadro di certezza del diritto, indicando le condizioni tecnologiche che ne permettono l’utilizzo:
l’Authority già lo fa per i sistemi biometrici destinati
ai login informatici o al controllo degli accessi, per
i quali ha emesso una serie di requisiti soddisfatti i
quali l’impianto è automaticamente da considerarsi
lecito. L’estensione di un approccio di questo tipo
al controllo delle presenze ci sembrerebbe quanto
mai opportuno, anche in considerazione della recente attualità e delle volontà politiche chiaramente
espresse dall’Esecutivo. Di certo è impensabile delegare l’applicabilità di sistemi di rilevazione presenze più tecnologici del semplice badge a una verifica
preventiva da attivare presso il Garante, iter che ovviamente diventa un deterrente naturale all’adozione degli strumenti biometrici. Se il Governo - come
dichiarato - ha veramente in animo di mantenere una
linea di tolleranza zero verso i “furbetti del cartellino”, questo dovrebbe essere il prossimo passo.
Timbrare con lo smartphone
Perfetto per i lavoratori “in esterna”

Non mancano poi altre soluzioni, legate addirittura
direttamente allo smartphone: è il caso, per esempio, della soluzione Mobyx di Evolvex (clicca qui per
il video), che permette di timbrare virtualmente ovunque, comunicando anche la posizione geografica
nella quale si compie l’operazione. “Si tratta di una
soluzione ideale – ci spiega Chiara Melillo di Evolvex
– per i lavoratori in esterna o quelli in trasferta; lo
smartphone utilizzato può essere quello aziendale
o quello personale e la geolocalizzazione inizia e
finisce con il momento della timbratura”. In pratica il
lavoratore non certifica solo l’inizio del proprio turno,
ma anche la posizione geografica, cosa che dà ulteriore certezza sul fatto che esso si trovi in un luogo
compatibile con la sua mansione.
Un sistema come questo è anche in grado di fare
una sorta di “login” e “logout” automatico dall’ufficio
quando lo smartphone entra nella copertura della
Wi-Fi aziendale o quando esce da una determinata
area, con una logica di geofencing.
Un’ottima soluzione che però, ovviamente, si configura prevalentemente come corollario a un sistema
torna al sommario
Il cosiddetto “posto fisso” è uno dei protagonisti dell’ultimo film di Checco Zalone, Quo Vado.
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8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Le prime immagini “ufficiali” che ritraggono i Galaxy S7 mostrano linee simili all’S6
Ecco come saranno Galaxy S7 e S7 Edge
La presentazione dei Galaxy S7 potrebbe avvenire il 21 febbraio, ormai manca davvero poco
di Franco AQUINI
anca poco alla presentazione
della nuova coppia di flagship
Samsung e tra le migliaia di voci
e notizie che circolano in rete, alcune
sembrano ormai certe. Evan Blass,
editorialista di VentureBeat e noto
“leaker” nel mondo della telefonia,
ha pubblicato quelle che sembrano le
prime immagini/render ufficiali del telefono, comunicando inoltre che lo
stesso verrà presentato il prossimo 21
febbraio. I nuovi Galaxy S7 e S7 Edge
torneranno ad avere uno slot per le
microSD con capienza fino a 200 GB e
saranno certificati IP67, quindi resistenti
a polvere ed acqua.
Un’altra novità riguarderebbe il display:
se l’anno scorso i due modelli avevano schermi della stessa dimensione,
quest’anno soltanto la versione “flat”
manterrebbe il display da 5,1 pollici. La
versione Edge invece, ovvero quella
curva sui bordi, crescerebbe leggermente per raggiungere i 5,5 pollici,
anche se in rete si è spesso vociferato
di un display da 5,7 che corrisponderebbe alla dimensione dell’attuale S6
Edge+. La tecnologia sarebbe l’ormai
consolidata AMOLED, mentre anche
la risoluzione, quad HD, non dovrebbe presentare sorprese. Pare invece
sarà presente una novità interessante:
AOD, che sta per always-on display e
che consentirebbe una visualizzazione rapida di alcuni contenuti lasciando
una parte dello schermo sempre attiva,
consumando solo l’1% di batteria all’ora.
La batteria, altra fonte di lamentele per
i possessori di Galaxy S6, verrà potenziata con capienze di 3000mAh per

M
torna al sommario
Ora è ufficiale
Il tablet Jolla
è morto
Dopo le gravi difficoltà
ad evadere i primi ordini
Jolla chiude il progetto
540 tablet verranno
spediti agli utenti
che hanno effettuato
il pre-acquisto
su Indiegogo, gli altri
saranno rimborsati
di Alvise SALICE
l’S7 e 3600mAh per
l’S7 Edge (un altro
probabile indizio sulla maggiore dimensione della versione
curva). Tuttavia la
batteria sarà ancora
una volta di tipo non
rimovibile. Sul fronte CPU, Samsung
avrebbe optato per
la doppia soluzione
Snapdragon/Exynos. Nel primo caso,
gli utenti del nord America avranno in
dotazione il SoC 820 di Qualcomm,
mentre in altri paesi verrà distribuita la variante con il proprio Exynos 8
Octa 8890, che monterebbe 4 core a
2.3GHz e altri 4 core ad alta efficienza energetica con un clock di 1.6GHz.
Il SoC integra anche il modem cellulare che abiliterebbe l’LTE Categoria 9.
In entrambi i casi la dotazione di Ram
dovrebbe essere di 4GB, mentre lo
storage dovrebbe vedere due tagli disponibili: 32GB e 64GB. Un modello da
128GB potrebbe essere prodotto per
canali o mercati specifici.
Sul fronte fotocamera, altro punto caldo della dotazione di un top di gamma,
verrebbe confermata la presenza del
sensore da 12 megapixel. Certo sarà
difficile per il marketing inventare una
campagna in grado di magnificare la
nuova fotocamera con un numero di
pixel inferiore alla generazione precedente (che di megapixel ne aveva
16), ma dalla sua parte Samsung potrà
vantare un’apertura di f/1.7 (rispetto
all’f/1.9 dell’S6) che dovrebbe garantire foto molto più luminose a parità di
condizioni di luce. Ultimo dettaglio, ma
non meno importante, la fotocamera
potrebbe finalmente essere a filo e non
più a sbalzo, eliminando la fastidiosa
“gobba” che contraddistingue ormai la
gran parte degli smartphone. Se Samsung rispetterà la tradizione, i due nuovi
Galaxy S7 verranno mostrati prima del
Mobile World Congress, in un evento
che avrà luogo intorno alla metà di febbraio, per poi essere lanciati in marzo.
Manca ormai poco per sapere la verità,
ma i due nuovi flagship Samsung sembrano essere ancora migliori dei precedenti. La domanda a questo punto è:
quale sarà la politica di prezzo?
La start-up finlandese di Jolla ha
confermato l’intenzione di abortirne il lancio sul nascere. Con un
lungo post sul blog ufficiale, Antti
Saarno, leader della giovane società sorta da una costola di Nokia,
ha snocciolato le motivazioni e i
termini della chiusura del progetto Jolla Tablet. Malgrado le due
campagne svolte un anno fa su
Indiegogo per il reperimento degli
ultimi fondi necessari fossero state un beneaugurante successo, è
al momento di produrre il device
basato su OS Sailfish (l’erede concettuale di quel MeeGo che aveva
ben impressionato su Nokia N9)
che sono cominciati i veri problemi: ritardi nei finanziamenti, insolvenze da parte dei fornitori di componentistica e difficoltà nel trovare
rapide alternative. Uno scenario
scoraggiante, che in ottobre ha
permesso a Jolla di evadere appena 121 ordini. Dopo aver analizzato
diverse soluzioni, Saarno e i suoi
hanno definitivamente optato per
la chiusura del progetto, onde non
rischiare di aggravare oltremodo il
quadro finanziario dell’azienda, già
compromesso e comunque troppo incerto. Le fasi programmate
per l’uscita dal mercato sono due:spedire i rimanenti 540 tablet ai
contribuenti di Indiegogo in ordine
di finanziamento, a partire già da
questo mese e imborsare tutti gli
altri utenti nell’arco di un anno.
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8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE È ufficiale, LG mostrerà il suo nuovo top di gamma G5 al Mobile World Congress
LG G5 debutterà il 21 febbraio a Barcellona
Tra le tante novità, la doppia fotocamera posteriore e il display posteriore secondario
L
di Franco AQUINI
G usa le sua pagine Facebook e
Twitter per ufficializzare la presentazione del nuovo flagship G5 in
un evento specifico al MWC 2016. Il 21
febbraio per la precisione, stessa data
scelta da Samsung per i suoi S7, quello
“normale” e la variante Edge. Secondo le
ultime voci, G5 dovrebbe ereditare molte
delle caratteristiche che hanno contraddistinto l’altro top di gamma LG, quel V10
che ha fatto parlare di sé per la presenza
del display secondario dedicato a notifiche, app più usate e altro. Anche il G5
dovrebbe adottare il secondo schermo,
che affiancherà però un display principale leggermente più piccolo del V10,
5.5 o 5.6 pollici, con una risoluzione
QHD (1440 x 2560 pixel). Un dettaglio
interessante riguarda la scocca, LG infatti
potrebbe abbandonare la cover in pelle
che ha reso celebre il G4 per utilizzare
una scocca unibody curva in alluminio.
Sul fronte tecnico invece poche sorprese: il SoC dovrebbe essere lo Snapdragon 820, la dotazione di ram prevederà
gli ormai consueti 3/4 GB e 32 GB per lo
storage. La doppia fotocamera posterio-
re dovrebbe avere il modulo principale
da 16 Megapixel mentre il secondario sarebbe dedicato ad ampliare le possibilità
di post-editing della foto, alla scansione
dell’iride o alle foto tridimensionali.
La batteria, non ai massimi livelli per il taglio dello smartphone, dovrebbe comunque assicurare la giornata piena di utilizzo, si parla di 2800mAh. In rete si sono
poi succeduti una serie di rumor che
parlano di un fantomatico magic slot, di
cui però nulla è trapelato ufficialmente.
VentureBeat ha parlato di uno slot per
collegare moduli hardware come tastiere fisiche o amplificatori audio, ma al mo-
Dettaglio del connettore USB Type-C.
Via Digitaltrends.com
mento attuale è difficile fare previsioni.
Quello che ormai dovrebbe essere certo è invece la presenza dell’USB TypeC, a cui ormai tutto il settore sembra
rivolgersi, almeno sui top di gamma.
WhatsApp e Facebook, interazione in vista
Secondo alcune immagini apparse in rete si potranno condividere contenuti tra le due app
L

a notizia che molti attendevano è
arrivata: WhatsApp interagirà ufficialmente con Facebook nella
prossima release. A rivelarlo sono alcuni
screenshot pubblicati in rete dal programmatore Javier Santos in merito alla
beta 2.12.413. che sembrano non lasciare
spazio ad alcun dubbio. Nella rinnovata
schermata delle impostazioni compare
una nuova opzione che permette di collegare il proprio account WhatsApp con
il profilo Facebook per migliorare l’esperienza d’uso. In rete avanzano già diverse ipotesi, la più accreditata suggerisce
che la nuova funzione servirà a condividere con più rapidità i contenuti dal servizio di messaggistica al social network,
e probabilmente sarà possibile anche
il passaggio inverso. Ricordiamo che
torna al sommario
Il colosso di Mountain
View intenzionato a
sviluppare internamente
i prossimi Nexus
seguendo la stessa
strategia di Apple
di Giulio MINOTTI
MOBILE I due Big della comunicazione si “incontreranno” con la prossima release di WhatsApp
di Gaetano MERO
Google pronta
a farsi i Nexus
in casa?
WhatsApp conta 900 milioni di utilizzatori al mese ed è stato acquistato proprio
dalla società di Zuckerberg per l’astronomica cifra di 16 miliardi di dollari nel
2014: era dunque molto probabile che le
due realtà prima o poi si incontrassero. Il
servizio da poco ha inoltre rinunciato alla
quota annuale per l’utilizzo, diventando
gratuito per tutti, motivo per cui si crede
che dopo l’aggiornamento scompariranno i vecchi riferimenti al pagamento.
Con la nuova versione, secondo alcuni
rumor, verrà integrato un visualizzatore
in-app per file di testo, un browser per
permettere la visualizzazione dei contenuti direttamente da applicativo, sarà
possibile importare ed esportare i documenti attraverso i maggiori servizi cloud,
sarà applicata la cifratura end-to-end a
messaggi e chiamate. Le preoccupazioni che sembrano sorgere in seguito
all’aggiornamento sono circa la raccolta
e l’utilizzo non ben specificato dei dati
personali che la società potrebbe fare
qualora l’opzione Facebook sia abilitata
dall’utente, vista la trasformazione che il
servizio ha subito diventando completamente free. Per esprimersi bisognerà
comunque attendere la nuova versione
che, non è ancora chiaro, se arriverà per
Android ed iOS contemporaneamente o
con tempistiche diverse.
Secondo alcune indiscrezioni
riportate da The Information, il
CEO di Google Sundar Pichai ed il
suo staff avrebbero comunicato a
vari collaboratori la volontà di sviluppare internamente i prossimi
Nexus. Google vorrebbe aumentare il controllo sulle caratteristiche hardware, riducendo il coinvolgimento dei partner esterni. Un
processo di sviluppo che avvicinerebbe Google a Apple. Com’è
noto, infatti, l’azienda di Cupertino controlla nel dettaglio la realizzazione dei suoi smartphone,
affidando solo la produzione
finale a partner esterni. Il motivo
di questo cambio di strategia sarebbe da ricondurre alla volontà
del top management di Google
di produrre un cellulare in grado
di competere con l’iPhone nella
fascia alta del mercato, quella che
tradizionalmente porta più profitti.
Per raggiungere questi obiettivi
Google sarebbe anche disposta
ad accordarsi con i vari carrier
telefonici americani per spingere
le vendite dei nuovi Nexus. Al momento non si hanno informazioni
sulle tempistiche di attuazione di
questo piano, ma ricordiamo che
Google ha già messo in atto un
processo di sviluppo analogo con
il Pixel C, il tablet convertibile da
10,2 pollici spinto dal SoC Nvidia
Tegra X1.
Questo cambio di strategia avrebbe, inoltre, generato malcontenti
all’interno di HTC, probabile prossimo partner di Google nella realizzazione dei Nexus 2016.
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8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Oppo F1 ha il corpo tutto in metallo, ottime finiture e comparto fotografico curato
A tu per tu con Oppo F1: non è niente male
Le sensazioni sono davvero positive, specie considerando il prezzo: costa solo 229 euro
S
di Cristian VIARISIO
iamo stati ospiti ad un Meet-up
di Oppo in cui ci è stato mostrato
- con qualche giorno di anticipo sull’uscita - il nuovo smartphone Android F1,
che pur essendo destinato alla fascia
media del mercato offre un corpo completamente in metallo e un livello di finiture da top di gamma.
Questo modello è il primo della nuova
serie F in cui le attenzioni di Oppo si
sono rivolte non solo all’estetica ma in
particolare anche al comparto fotografico. Infatti la fotocamera principale utilizza un sensore Samsung Isocell da 13MP
e diaframma f/2.2 in grado di mettere a
fuoco in soli 0,1 secondi (PDAF). La fotocamera frontale per i selfie invece usa
un sensore da 8MP e diaframma f/2.
Le altre caratteristiche di F1 vedono un
processore Snapdragon 616 (otto core)
affiancati da 3 GB di RAM e 16 GB di
memoria interna. La memoria interna è
espandibile di ulteriori 128 GB inserendo
una microSD al posto della seconda SIM:
F1 è infatti uno smartphone dual SIM. Il display è “solo” HD e da 5 pollici ed è protetto da un Corning Gorilla Glass 4 con i
bordi arrotondati 2.5D. Osservandolo da
vicino l’impressione che è il gioco ottico
sul bordo faccia apparire il display più
ampio di quello che è. Questo, unito al
corpo tutto in lega spesso solo 6,6 mm,
dona a F1 una sensazione molto piace-
vole al tatto e un’impressione di solidità
superiore rispetto ai concorrenti nella
stessa fascia di prezzo. Quanto sopra è
anche favorito da una cover posteriore
(non rimovibile, con la batteria non sostituibile) che subisce un trattamento di 40
passaggi di rifinitura in cui viene usata
anche sabbia allo zirconio (dura e fine)
in modo da ottenere l’effetto chiamato
“silk metal”: questo - ci spiegano - viene
effettuato per ottenere una sensazione
tattile liscia ma non scivolosa. Questo
processo è un’evoluzione industriale del
più costoso processo impiegato sulla serie R (top di gamma del 2015), in cui si
usava addirittura la lega ERGAL.
Il sistema operativo al momento del
lancio è Android Lollipop 5.1 personalizzato da Oppo, che si chiama Color OS
2.1; nel corso dell’anno verrà però resa
disponibile la versione aggiornata di
Android 6 Marshmallow personalizzata
e nota come Project Spectrum. In prati-
ca Oppo ha voluto realizzare un sistema
operativo “occidentalizzato” partendo
dalla sua release cinese Color OS. Oltre
a queste due ROM ufficiali (una disponibile da subito, un’altra in corso di sviluppo e perfezionamento), Oppo lascia
libero l’utente smaliziato di provare anche altre ROM, rootare il terminale e in
caso di blocco software, offre il servizio
di ripristino in garanzia.
Il terminale è già preordinabile anche
in Europa attraverso il sito ufficiale a
229 euro.
Apple introdurrà la ricarica wireless a distanza
L’obiettivo è quello di superare le attuali barriere tecnologiche, velocizzando anche la carica

A
torna al sommario
L’Aquarius X5 Cyanogen
Edition monta l’ultima
versione della ROM
basata su Android
con ampie possibilità
di personalizzazione
di Gaetano MERO
MOBILE Secondo indiscrezioni, Apple starebbe sviluppando un sistema di ricarica senza fili
di Gaetano MERO
pple è al lavoro su una nuova
tecnologia di ricarica wireless
che sarà estesa entro un anno a
tutti i dispositivi del marchio, iPhone ed
iPad in primis. Questo è quanto afferma
Bloomberg grazie ad un contatto molto
vicino all’azienda di Cupertino. Apple
non si limiterà a replicare quanto già
presente sul mercato in fatto di ricarica
senza fili, il cui funzionamento consiste
fondamentalmente nell’appoggiare lo
smartphone o il tablet su di un tappetino
alimentato a corrente, nei laboratori della Mela è infatti allo studio un metodo
BQ Aquarius X5
Lo smartphone
con Cyanogen OS
efficace che permetta di tenere base e
device a una certa distanza senza che la
ricarica perda intensità o si interrompa.
In questo modo il dispositivo permetterà maggiore libertà all’utente e ingombri minori, oltre al fatto che con una sola
piccola base sarà possibile (sempre col
condizionale) ricaricare più dispositivi
contemporaneamente.
Apple, inoltre, cercherà di velocizzare
il processo di ricarica rispetto all’attuale standard raggiunto dal wireless, che
necessita di più tempo per completare
un ciclo rispetto, ad esempio, ad un caricatore quick charge da muro.
Al momento l’azienda non ha rilasciato
alcun commento in merito, tuttavia sempre secondo la fonte, il wireless charger
di Apple potrebbe vedere la luce già nel
primo trimestre del 2017.
BQ arricchisce la propria offerta
mobile con Aquaris X5 Cyanogen
Edition, che a bordo ha la famosa ROM Cyanogen 12.1 basata su
Android Lollipop. L’OS scelto garantisce una maggiore personalizzazione dell’interfaccia e una modalità avanzata delle impostazioni
all’utente, rispetto alla versione Android Stock, oltre ad un alto livello
di privacy e sicurezza dei dati. Tra
le funzionalità di spicco troviamo:
Truecaller una utility che identifica
e blocca le chiamate spam, AudioFX un equalizzatore per l’ascolto
di file audio ad alta risoluzione fino
a 24 bit, LiveDisplay che adatta lo
schermo in base all’ambiente e
alle ore del giorno, Privacy Guard
un’app pensata per custodire i dati
sensibili. L’X5 Cyanogen Edition è
racchiuso in un corpo di alluminio
anodizzato e policarbonato curato
nei minimi dettagli. Il display da 5’’
è un HD con risoluzione 720 x 1280
protetto da un vetro Dragontrail, la
batteria da 2900 mAh garantisce
un’ottima autonomia. Il telefono
può gestire due sim contemporaneamente. È dotato di fotocamera
principale da 13 Mpx con autofocus
e doppio flash, quella anteriore
da 5 Mpx è anch’essa provvista di
flash led. Il cuore pulsante dell’X5 è
il collaudato Snapdragod 412, ha 2
GB di Ram e 16 GB di Rom espandibili con micro SD. Offre completo
supporto alla connettività grazie
al 4G LTE quadband, Bluetooth di
quarta generazione e Wi-Fi 802.11
b/g/n. È in vendita sul sito del produttore a 249,90 euro. con i 5 anni
di garanzia e supporto tecnico.
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8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Le vendite dei Lumia sono in caduta libera, gli indizi lasciano pensare che anche il destino di Windows Phone sia segnato
Lumia sprofonda: Windows Phone è appeso a un filo
Serve un miracolo per convincere Satya Nadella a non eliminare quella che ormai sembra essere un’inutile zavorra
U
di Roberto PEZZALI
na parata funebre per festeggiare il lancio della RTM di Windows
Phone: così Microsoft aveva celebrato 5 anni fa l’arrivo del suo nuovo
sistema operativo, mettendo nella bara
sia il Blackberry che l’iPhone. Mai come
in questo periodo l’immagine è d’attualità, ma chi corre il serio rischio di finire
sepolta sotto terra è la divisione smartphone di Microsoft, l’ultimo regalo di
Steve Ballmer ad una azienda che probabilmente ne faceva volentieri a meno.
I numeri sono davanti agli occhi di tutti:
se nell’ultimo trimestre Surface è andato
molto bene, gli smartphone Lumia hanno registrato un calo di vendite del 49%
rispetto allo scorso anno. Microsoft ha
venduto solo 4.5 milioni di smartphone
contro i 10.5 milioni dello scorso anno, e
se calcoliamo che nello stesso periodo
sono stati venduti 75 milioni di quegli
iPhone che secondo Microsoft dovevano sparire in pochi anni dalla faccia
della terra, si capisce che qualcuno a
Redmond ha fatto male i conti.
Inutile girarci attorno: Windows Phone e
Lumia sono clinicamente morti e possono essere salvati solo da un miracolo,
perché da qualunque parte si guardi la
situazione è difficile, se non impossibile,
trovare un aspetto positivo. Nonostante Windows 10 per smartphone sia un
buon sistema operativo, Microsoft non
ci ha messo la stessa cura che ha invece riposto nella versione desktop, e il
risultato è una release con ancora molti
bug caricata su smartphone che sono
stati messi in vendita, in fretta e furia,
per raggiungere il periodo natalizio.
Quelli che dovevano essere i prodotti di
punta per il lancio di Windows 10, Lumia
950 e 950XL, si sono rivelati “finti” top
di gamma: la potenza c’è, ma design e
costruzione non sono certo allineati con
il prezzo richiesto. Microsoft ha sempre
venduto bene in alcuni paesi europei,
Italia in testa, forte della potenza del
nome Nokia: l’ultimo rapporto Kantar
vede tuttavia i Lumia perdere terreno
anche nei suoi paesi chiave, con una
marketshare globale che ormai è vicina
al 2%.
Probabilmente è tempo di tirar fuori dai
cassetti tuniche e paramenti funebri, e
questa volta il corteo non sarà una goliardica festa. Non sarà in ogni caso un
dramma per Microsoft: probabilmente
Nadella non vede l’ora di tagliare il filo
dell’ultima zavorra, regalo del suo predecessore, che impedisce a Microsoft
di correre veloce come gli altri.
MOBILE I Lumia 950 e 950 XL sono usciti da poco ma non si fa altro che parlare di Surface Phone
Microsoft
ha
registrato
surfacephone.com
L’acquisto dell’url surfacephone.com ha ravvivato più che mai il fuoco dei rumor selvaggi
di Mirko SPASIANO
on si può negare che Microsoft
navighi in acque turbolente nel
comparto mobile e che siano in
molti a credere che soltanto il fantomatico Surface Phone possa risollevarne
le sorti. È quindi facile comprendere
perchè la notizia, secondo la quale Microsoft ha registrato il dominio
surfacephone.com, abbia generato
un’ondata di entusiasmo tra i fan. È stato
un utente di Reddit a scoprire che, digitando “surfacephone punto com” nella

N
torna al sommario
barra degli indirizzi, si verrà reindirizzati
al sito ufficiale di Microsoft, nella sezione dedicata ai tablet Surface. Ci sentiamo tuttavia di escludere che questa si
possa ritenersi una prova inoppugnabile
delle intenzioni del colosso di Redmond
di rilasciare un Surface Phone. Le aziende posseggono spesso un gran numero
di domini correlati ai propri brand. Come
segnala lo stesso utente su Reddit, Microsoft possiede anche il dominio Surfacecar.com ma ciò non vuol dire che dobbiamo aspettarci un’automobile targata
Microsoft nel prossimo futuro. A dirla
tutta, la compagnia americana possiede
anche l’URL Surfacelaptop.com, ma non
Surfacebook.com, pur avendo rilasciato,
appunto, un Surface Book.
Surface Phone rientra nella sfera delle
congetture, delle ipotesi di mercato.
Che Microsoft stia lavorando ad un nuo-
vo smartphone è, invece, una certezza.
Un altro dato di fatto è che la divisione
mobile in quel di Redmond, che fino a
pochi mesi fa era appannaggio quasi
esclusivo degli ingegneri ex Nokia, oggi
è sotto l’egida di Panos Panay, ideatore
dei tablet Surface e responsabile dell’intera divisione hardware di Microsoft.
L’ultimo fatto che vogliamo portare alla
vostra attenzione è che Panay ha recentemente dichiarato che tutti i dispositivi
marchiati Microsoft devono adottare
un linguaggio comune, soprattutto dal
punto di vista del design. Tuttavia, che
il prossimo smartphone progettato a Redmond si chiami effettivamente Surface
Phone è tutto da verificare. Le ipotesi sul
suo form factor, sul tipo di processore
che monterà e sull’impatto che questo
potrà avere sul mercato, poi, è puro lavoro di fantasia.
MAGAZINE
Estratto dal quotidiano online
www.DDAY.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Claudio Stellari, Maria Chiara Candiago,
Alessandra Lojacono, Simona Zucca
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
Per informazioni
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Per la pubblicità
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8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Rumor parlano del restyling di Apple Watch e di un importante aggiornamento di WatchOS
Apple Watch: a marzo cambiera faccia?
Si parla anche di un prossimo evento dove potrebbe vedere la luce anche iPad Air 3
di Franco AQUINI
lcuni rumor parlano di un probabile
nuovo modello di iPhone da 4 pollici,
il cui nome sarebbe iPhone 5se. A
questo, si aggiungono le voci che parlano di un restyling di Apple Watch che
potrebbe seguire le orme di quello già
effettuato a settembre 2015, quando
sono stati introdotti nuovi colori e nuovi
cinturini. Proprio sui cinturini si dovrebbe
concentrare una buona parte delle novità, visti gli accordi che Apple ha stretto
con diversi produttori terze parti l’anno
scorso e più recentemente con Hermes.
Tra le novità più importanti, si parla anche dell’aggiornamento di WatchOS alla
versione 2.2. Secondo quanto dicono gli
sviluppatori, che recentemente hanno
potuto cominciare a lavorare sulla beta,
ci sarebbero caratteristiche interessanti
come la possibilità di sincronizzare più
Watch con un solo iPhone e nuove funzionalità che riguardano l’app Mappe.
Tuttavia TechCrunch sostiene che la vera
e propria versione 2.0 dell’Apple Watch
verrà presentata a settembre. Certo è
A
che rispettare la cadenza annuale anche
per Watch, un prodotto che vuole rientrare nella categoria del lusso, gli toglie un
po’ di esclusività. Chi spenderebbe migliaia d’euro (parliamo ovviamente delle
versioni più lussuose) per un oggetto che
diventa vecchio così in fretta?
In ogni caso, se guardiamo al 2015,
l’evento di marzo era stato proprio
quello della presentazione ufficiale
dell’Apple Watch, ma fu anche l’evento dove venne rinnovata la gamma di
MacBook Pro e sopratutto dove venne
introdotto il MacBook da 12 pollici. Motivo
sufficiente per sospettare anche qualche
novità che riguardi i MacBook.
Le novità però non finirebbero qui: un importante sviluppatore iOS ha affermato di
aver trovato tracce, nella beta di iOS 9.3,
di un presunto iPad con nome in codice
6,3 e 6,4, che va a inserirsi direttamente tra l’iPad Air 2 e l’iPad Pro. Il che fa
sospettare anche la presenza del nuovo
iPad Air 3. Quello di marzo insomma, potrebbe rivelarsi un evento ricco di novità
per il colosso di Cupertino.
iPad Air 3, come l’iPad Pro ma più piccolo
Un disegno mostra alcune interessanti soluzioni ereditate direttamente da iPad Pro
di Pierfrancesco PETRUZZELLI
D

torna al sommario
OnePlus ha deciso
di sbloccare
le vendite anche
per il suo smartphone
di fascia media
Chiunque può
acquistare OnePlus X
senza obbligo d’invito
di Gaetano MERO
MOBILE È stato pubblicato in rete uno schema di quello che dovrebbe essere il prossimo iPad Air 3
ovrebbe mancare un mese circa al
prossimo evento Apple dove probabilmente verrà presentato il nuovo iPad Air 3 del quale iniziano a spuntare
in rete i primi rendering, immagini e schemi non ufficiali, generalmente utilizzati
dalle società che producono le custodie
e che permettono di farci un idea delle
nuove caratteristiche del dispositivo. Le
foto pubblicate da Engadget mostrano
la presenza di 4 altoparlanti e un connettore sul lato che probabilmente altro non
sarà che lo Smart Connector visto su iPad
Pro e che permette di utilizzare accessori aggiuntivi quali ad esempio la Smart
Keyboard; infine sul lato posteriore sotto
la fotocamera dovrebbe trovare spazio
anche un piccolo flash LED. Per quanto riguarda le dimensioni dovrebbero essere
molto simili all’attuale generazione di iPad
Air con uno spessore di 6,15 mm ed una
Addio inviti
Anche OnePlus X
in vendita libera
larghezza di 169,6 mm, quindi differenze
minime nell’ordine di 0,05 mm (spessore) e 0,1 mm (larghezza) rispetto ad Air 2.
Come detto la nuova generazione di iPad
dovrebbe essere presentata in un evento dedicato il mese prossimo, insieme al
nuovo iPhone 5se, con il lancio sul mercato previsto entro la prima metà dell’anno.
Negli ultimi due anni OnePlus si è
fatta conoscere nel vasto mondo
del settore mobile grazie a smartphone con un’elevata qualità costruttiva e dal prezzo competitivo.
La cosa che ha tuttavia incuriosito
di più gli utenti, e fatto storcere
qualche naso, è stata la politica di
vendita dell’azienda basata su inviti. Ora la società fondata da Pete
Lau ha deciso di invertire la rotta e
di abbandonare il meccanismo su
invito anche per il modello di fascia
media, il OnePlus X, precedentemente disponibile in modalità libera solo di martedì.
OnePlus ci tiene a sottolineare la
rapidità con cui ha reso invite-free
l’X rispetto ai precedenti telefoni, il
OnePlus 2 è difatti diventato acquistabile liberamente solo un mese
prima di Natale. La market strategy
attuata finora per tenere sotto controllo la produzione e gestire le richieste sembra dunque non essere più necessaria, quantomeno fino
al lancio del prossimo modello.
inoltre, se si effettuano acquisti
superiori a 100 euro sullo store
di OnePlus, telefono compreso,
la spedizione è gratuita. In più si
può usufruire di uno sconto del
20% su tutte le custodie. Il solido
OnePlus X, che abbiamo già provato, monta sistema Android, è dotato di un display OLED da 5 pollici,
è dual sim ed è disponibile in due
varianti, onyx e ceramic, a partire
da 269,00 euro.
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8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
MOBILE Nuovo arrivo nella gamma Zenfone, tra le caratteristiche una batteria da 5000 mAh
Asus Zenfone Max, autonomia da record
Addio problemi di carica: Asus Zenfone Max può persino funzionare come power bank
di Franco AQUINI
Con una mossa a
sorpresa VAIO annuncia
un nuovo smartphone
con caratteristiche
tecniche al top, design
elegante e...
Windows 10 mobile
come sistema operativo
S
e fosse anche rugged, sarebbe
lo smartphone da lavoro perfetto.
Zenfone Max, presentato qualche
mese fa e in arrivo in Italia, ha infatti le
caratteristiche giuste per essere un ottimo compagno da lavoro, senza pretese
da top di gamma ma con una batteria da
5.000 mAh che finalmente vi farà lasciare
a casa il power bank.
Anzi, lo Zenfone Max è lui stesso un
power bank che, con un cavo OTG, può
ricaricare anche altri dispositivi. Asus
dichiara fino a 32.5 ore di navigazione
Wi-Fi, 22.6 ore di riproduzione video e
conversazioni in 3G fino a 37.6 ore. Tenuto in considerazione l’hardware presente e lo schermo da 5,5 pollici con risoluzione HD (1280 x 720), Zenfone Max
potrebbe raggiungere tranquillamente i
tre giorni di utilizzo, ma la certezza ce la
darà soltanto una prova approfondita.
Molto interessante la fotocamera posteriore da 13MP che impiega un laser per
il calcolo della distanza del soggetto e
di Michele LEPORI
regolare di conseguenza la messa a
fuoco, sistema già impiegato da Asus
sullo Zenfone 2 Laser. L’apertura massima del diaframma è di f/2.0, il che non è
male per scattare foto luminose anche
in presenza di luce scarsa. Per il resto
lo Zenfone Max si colloca nella fascia
media del mercato con 2GB di ram ad
accompagnare il SoC Snapdragon 410,
doppia SIM micro e supporto alle reti
LTE di categoria 4. Da segnalare anche
il corredo con cui viene offerto, che
permette di scaricare un best seller del
catalogo Kobo a scelta tra tre titoli, tre
numeri di mensili a scelta tra Focus,
Focus Junior e Sale&Pepe, oppure tre
mesi gratuiti per leggere un periodico a
scelta tra riviste come Elle, Marie Claire,
Gioia e Cosmopolitan. Non male per un
dispositivo che viene proposto a 249€.
Zenfone Max sarà disponibile tra qualche giorno nei colori bianco e nero.
FOTOGRAFIA La A6300 si va a collocare appena sotto sotto le ammiraglie del marchio giapponese
Sony A6300, mirrorless con autofocus da primato
Ha un sensore sensore APS-C da 24,2 Mpx, autofocus a 425 punti e registra video 4K
di Dario RONZONI
ony ha annunciato l’imminente
uscita della A6300, la mirrorless
con sensore APS-C da 24,2 megapixel erede della A6000, lanciata
nel 2014. La commercializzazione è
prevista per marzo a un prezzo che
presumibilmente si aggirerà sul migliaio di euro.
Le note tecniche si concentrano soprattutto sull’autofocus a 425 punti,
battezzato da Sony “il più veloce al
mondo”. Il valore minimo di 0,05 secondi parla del resto da solo.
I video in 4K sono ormai uno standard per le mirrorless di casa Sony,
e la A6300 non fa eccezione, capace
com’è di filmare con un bitrate fino a
100 Mbps, in combinazione con video
1080p a 120 fps che consentono playback in super slow motion. Già presente su modelli di fascia superiore,
compare anche sulla A6300 il profilo
gamma S-LOG, il “negativo digitale”

S
torna al sommario
Presentato
ufficialmente
il telefono Vaio
con Windows 10
tanto caro ai videomaker avanzati per
la possibilità di sfruttare in postproduzione tutta la dinamica estrema del
sensore.
In parallelo all’uscita della A6300,
Sony farà esordire sul mercato tre
nuovi obiettivi, adatti anche alle fullframe della casa: un 24-70 f/2.8, un
85mm f/1.4 e un 70-200 f/2.8.
Con la A6300 Sony va così a completare il proprio parco mirrorless, con un
modello che si colloca sotto le top di
gamma a7, in un segmento di mercato
competitivo e aperto sia ai fotoamatori
avanzati che ai professionisti in cerca
di agili backup di qualità.
Nonostante i numeri annunciati
da Microsoft relativi a Windows
10 siano preoccupanti, VAIO ha
lanciato un modello di smartphone, esclusivamente dedicato al
mercato giapponese, proprio con
quel Windows 10 Mobile che sta
facendo molto parlare di sé. VAIO
specifica che lo smartphone è dedicato principalmente all’utenza
business, cosa che lo rende un
po’ meno attraente per l’utenza
consumer nonostante i 5,5’’ siano
un taglio adatto ad ogni esigenza.
Passando ai numeri, il nuovo progetto VAIO avrà processore octacore Snapdragon 617 da 1,5 GHz,
3GB di memoria RAM e schermo
Full HD. Tutto il necessario, almeno sulla carta, per supportare
Continuum e l’ambiente PC. Il
tutto all’interno di un elegantissimo chassis in alluminio proposto
al pubblico per 50.000 Yen (429
euro circa). La fascia di utenza ristretta e l’esclusività al solo mercato giapponese.
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8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
FOTOGRAFIA Sensore full frame da 20 Mpx con DualPixel CMOS, 14 fps, ripresa 4K DCI e un sistema di messa a fuoco impeccabile
Canon lancia EOS-1D X Mark II, semplicemente mostruosa
Canon EOS 1D X Mark II sarà disponibile a partire da maggio, giusto in tempo per gli Europei. Prezzo solo corpo 6460 euro
L
di Roberto PEZZALI
a Nikon D5, svelata al CES di Las
Vegas, ha un nuovo temibile avversario. Canon ha infatti presentato l’ultima evoluzione della sua top
di gamma, la EOS 1D X, aggiungendo il
noto suffisso “Mark II” che per Canon,
come sempre, significa vera rivoluzione.
Come lo è stato per la vecchia 5D anche
la 1D X Mark II è un intervento a 360°
che coinvolge sia foto che video, anche
perché ormai il mercato ha costretto i
professionisti dell’immagine ad essere
più versatili, ampliando il proprio settore
dalla fotografia al video. Canon come
sempre, quando costruisce una reflex,
parte da un sensore tutto nuovo attorno al quale mettere i nuovi ingredienti:
l’elemento principe in questo caso è un
nuovo sensore CMOS full frame da 20,2
MP, un sensore che adotta la tecnologia
DualPixel CMOS per una messa a fuoco reattiva durante la ripresa video e in
grado di gestire, in modalità nativa, una
gamma da 100 a 51.200 ISO, espandibile da 50 a 409.600 ISO.
La 1D X Mark II è una vera tuttofare, ma
sicuramente il primo campo di prova impegnativo saranno gli europei di calcio:
Canon viene in aiuto ai fotografi con un
nuovo sistema di messa a fuoco a 61
punti di cui 41 a croce, che copre un’area
più estesa rispetto al modello precedente e opera in luce scarsa fino a -3EV. Un
sistema totalmente rivoluzionato rispetto
al precedente, e finalmente per la prima
volta si potranno gestire tutti i punti di
messa a fuoco quando si scatta con un
tele o un moltiplicatore con apertura di
f/8. Tra le altre migliorie anche un nuovo
sistema predittivo per l’autofocus a inseguimento, AF AI Servo III+, e un sensore
di misurazione dell’esposizione RGB+IR
con 360.000 punti gestito da un processore Digic 6 dedicato. Alla nuova EOS 1
non manca potenza di calcolo: la coppia
di processori Digic 6+assicura una velocità di scatto di 14 fps con autofocus
a inseguimento continuo e in formato
RAW, velocità che cresce a 16 fps se si
usa il Live View e si opta per l’autofocus
solo sul primo scatto. Passando al video
la EOS 1D X Mark II scopre il 4K: grazie
alla modalità DualPixel e al sensore da
20 megapixel può riprendere video fino
a 4096×2160 (DCI) e 60 fps su scheda
CFast 2.0, e grazie alla velocità di lettura del sensore non manca una modalità
hi-speed Full HD a 120 fps per gli slow
motion. Con un occhio al professionista
Canon ha inserito il GPS di fianco alle
già presenti porte ethernet e USB High
Speed, mentre il trasmettitore wi-fi resta
opzionale (ma c’è un nuovo modello).
La EOS 1D X Mark II sarà disponibile da
maggio, solo corpo, a 6460 euro.
FOTOGRAFIA La PEN-F di Olympus ha un look vintage ma introduce novità tecniche che ne fanno una camera prosumer di qualità
Ecco Olympus PEN-F, una vera “bomba” in abito vintage
Ha un sensore che può arrivare a 50 Megapixel e stabilizzatore ottico a 5 assi. In vendita da marzo a 1399 euro solo corpo
O
di Franco AQUINI

lympus sa bene che lo stile retrò
è vincente: paga l’occhio e fa tanto professionale. Questa nuova
PEN-F richiama direttamente la storia
del marchio, e in particolare il modello
omonimo del 1963, dal quale mutua diverse soluzioni: il commutatore a ghiera
nell’angolo in alto a sinistra, la ghiera an-
torna al sommario
teriore ma anche tante funzionalità come
gli scatti a effetto e il bianco e nero. Ovviamente il modello del 2016 non è un
semplice restyling di un prodotto che ha
fatto la storia ma una macchina completamente nuova dedicata a un pubblico
di grandi appassionati: tecnicamente
parlando, si può cominciare dal sensore
da 20,3 megapixel senza filtro anti aliasing e in formato
micro quattro terzi,
che può scattare
immagini fino a 50
megapixel combinando insieme
8 scatti elaborati
dalla
fotocamera stessa, il tutto
gestito dal nuovo
processore TruePic VII. In pratica è
una EM-1, inserita però nel corpo di una
Pen. Lo stabilizzatore ottico è a 5 assi e
promette foto ferme anche in condizioni
molto difficili, come quando la luce scarseggia e non si ha disponibilità di cavalletto; l’otturatore è capace di scattare a
1/8,000 secondi e, come da tradizione
Olympus, la macchina è ricca di pulsanti
personalizzabili.
L’aspetto è quello delle fotocamere d’altri tempi, ma si può stare tranquilli che sul
retro la modernità viene fuori senza veli,
soprattutto per via dello schermo da 3
pollici OLED. La PEN-F è dotata di Wi-Fi
e può riprendere video, anche se “solo”
in 1080p. Il 4K, a meno che non venga
aggiornata via software in futuro, è possibile ottenerlo soltanto trasformando le
immagini in video time-lapse. A livello di
messa a fuoco, il sistema adottato è l’AF
basato sul contrasto con 81 aree e 800
punti, gestibile anche via selezione del
punto di fuoco sul display touchscreen.
Una funzione molto interessante è la
ghiera posta davanti, denominata Ghiera
Creativa che permette l’accesso diretto
a quattro funzioni creative per modificare la foto che si sta scattando, senza
togliere l’occhio dall’obiettivo. Si può, ad
esempio, modificare la curva tonale o la
grana della pellicola, utilizzando una levetta posta dietro la ghiera.
La PEN-F sarà compatibile con gli obiettivi M-ZUIKO (non meno di 40, secondo
Olympus), compresi quelli della gamma
Pro. Sarà disponibile a partire da marzo in finitura black o silver al prezzo di
1.199€ per il solo corpo, 1.399€ per il
bundle con l’obiettivo M.ZUIKO DIGITAL
ED 14-42mm 1-3.5-5.6 EZ Pancake e
1.499€ con l’obiettivo M.ZUIKO DIGITAL
17mm 1:2.8 Pancakema
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8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
PC Synology DS216+ è NAS a due baie con funzione di transcodifica video in formato H.264
Synology presenta DiskStation DS216+
La transcodifica video H.264 è il suo forte
Le caratteristiche ne fanno un ottimo prodotto, sia per la casa che per il piccolo ufficio
di Franco AQUINI
NAS stanno conquistando spazi sempre più importanti anche nelle case.
Sono ormai indispensabili per archiviare in un posto unico i contenuti a cui
devono poter accedere tutti i componenti di una famiglia o di un ufficio.
Synology è stata tra le prime a dotare
i propri NAS, anche quelli domestici, di
un sistema operativo evoluto in grado di
installare applicazioni dal proprio market
e di creare un vero e proprio cloud personale. Questo DS216+ è un NAS a due
vani, compatibile sia con dischi da 3,5
che da 2,5 pollici meccanici o a stato solido, ed è molto simile al celebre DS215+
che però, a differenza del DS216+, ha due
porte di rete Gigabit utilizzabili sia in fail
over (la seconda interviene quando la prima non funziona) che in link aggregation
(i dati vengono trasmessi su entrambe le
schede). Il DS216+ ha una sola scheda di
rete Gigabit, evidentemente ritenuta sufficiente per l’uso domestico, ma acquista
una funzionalità molto interessante: la
trascodifica hardware in H.264. Con la
trascodifica, il NAS converte di fatto (in
I
tempo reale) la risoluzione dei video che
si sta guardando a seconda del dispositivo su cui lo si guarda. Una funzionalità
già vista su molti software come il popolare PLEX. Il DS216+ supporta fino alla
risoluzione 4K, che ovviamente utilizzerà
nel caso in cui si faccia streaming verso
un TV 4K. Diversamente, la risoluzione
scalerà verso il basso fino ad adattarsi
perfettamente allo schermo di un smartphone, codificando il video in h.264, in
modo che sia compatibile con la maggior
parte dei dispositivi.
A bordo c’è un processore Intel Celeron
N3050 e il sistema operativo Disk Station Manager, con il quale si può gestire
il NAS via browser. Il DSM permette di
utilizzare diversi file system, come il Btrfs
o l’EXT4, mentre può gestire i protocolli
di rete FTP, SMB2, AFP, NFS e WebDAV
compatibili con Windows, Mac OSX e
Linux. Gli amministratori di reti aziendali
apprezzeranno il supporto ad Active Directory di Microsoft e a LDAP, che permettono di inserire facilmente il NAS nelle
risorse aziendali e assegnare facilmente
i permessi ai vari utenti. Con DSM si pos-
sono inoltre creare diverse cartelle, dare
i permessi ai diversi utenti e assegnare
quote disco sia a livello utente che a livello di singola cartella. Il contenuto poi
può essere replicato su altri NAS gemelli, su dischi esterni collegabili via USB o
nel cloud, attraverso il supporto a servizi
come Dropbox, Google Drive, Microsoft
Onedrive oppure Amazon S3 o Windows
Azure. Mentre gli utenti Apple potranno
mettere al sicuro i propri dati sul DS216+
tramite Time Machine. Sinology DS216+
è già disponibile l’elenco completo delle
caratteristiche è disponibile sul sito di
Sinology.
Material Design anche per Chrome. Si può provare
Il restyling completo dovrebbe arrivare con la versione 50 di Chrome, ma si può già testare
G
di Franco AQUINI

torna al sommario
del mouse. Un’altra novità riguarda la
modalità in incognito, ora totalmente
grigia. Oltre a quest’ultima, sono state
riviste alcune pagine di servizio come
quella dei download, attivabile inserendo l’indirizzo chrome://flags e flaggando
l’opzione “Attiva download di Material
Design”. Dovrebbe ricevere un corposo
Questa versione utilizza
una nuova tecnologia di
streaming. L’applicativo
è opensource e facilita
la creazione
di infiniti siti paralleli
di Roberto PEZZALI
PC Nel lungo elenco di servizi che sono passati al Material Design mancava solo il browser di Google
oogle sta introducendo il linguaggio di design Material su tutti i
suoi servizi e prodotti. Chrome
non aveva ancora compiuto il grande
passo, ma siamo ormai vicini a quello
che sarà il più importante restyling da
momento in cui ha visto la luce. A partire
dalla versione 50, Chrome verrà totalmente rivisto in chiave Material, ma una
piccola anticipazione è possibile averla
già oggi, inserendo nella barra degli indirizzi chrome://md-settings/.
A un primo sguardo le modifiche sono
minime e riguardano il solo aspetto
estetico. La tab hanno ora gli spigoli vivi,
mentre l’icona del menù ha abbandonato il classico hamburger per passare ai
tre pallini verticali, cari agli utilizzatori
di Android, che si animeranno al click
Popcorn Time
è tornato
Fermarlo
non sarà facile
aggiornamento anche il media player,
che potrebbe essere lo stesso previsto
per Chrome OS (maggiori informazioni a riguardano si possono trovare su
Google Code). Questo è quello che
ad oggi sappiamo della nuova versione
di Google Chrome, ma il sentore è che
sotto sotto ci sia molto di più.
Popcorn Time risorge dalle sue
ceneri: il team di sviluppatori sferra
un nuovo attacco al “sistema” di visione legale dei contenuti. Popcorn
Time è come Netflix, ma è gratis
e totalmente illegale: già bloccato
a più riprese, è tornato online con
una veste rinnovata e una nuova
tecnologia. Popcorn Time Online
funziona all’interno di ogni browser
e può contare su una infrastruttura più evoluta della precedente:
grazie all’integrazione del motore
Torrents Time, un plugin per browser opensource, il nuovo client è
in grado di riprodurre nel browser
ogni tipo di formato video gestendo anche 720p, 1080p, sottotitoli
e invio di contenuti a Chromecast,
AirPlay e dispositivi DLNA. Una minaccia tecnologicamente avanzata, che supporta anche la VPN per
garantire un perfetto schermo contro eventuali problemi di carattere
giudiziario. Torrents Time, il motore
tecnologico che spinge l’applicativo, supporta Internet Explorer,
Chrome, e Firefox, ma nei prossimi
mesi arrivera il supporto per Safari
e Edge. Questa nuova versione è
pericolosa perché è stata rilasciata
interamente come applicativo: basta andare sulla pagina GitHub del
progetto, scaricare il codice, caricarlo su un qualsiasi dominio o server web, volendo anche su un NAS,
per avere in casa il proprio Popcorn
Time personale. Chiunque, quindi,
può farsi un Popcorn Time, pubblico o privato, con o senza scopo
di lucro, facendolo puntare (basta
modificare una stringa), al suo tracker Torrent. Un virus vero e proprio,
con un motore, Torrents Time, che
è a tutti gli effetti legale in quando
semplice client torrent basato su
un browser.
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8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
GAMING Uncharted 4 e Gears of War 4 sono solo due dei numerosi titoli con cui gli appassionati potranno cimentarsi
Tutti i videogame più attesi in arrivo nel 2016
Proponiamo i dieci titoli maggiormente significativi, i game da attendere con il fiato sospeso e le mani sul portafoglio
di Francesco FIORILLO
er ogni videogiocatore più o meno esperto, fine
anno rappresenta un momento piuttosto importante. Molti investono infatti i propri risparmi in
una nuova console o, più semplicemente, in qualche
bel “giochino elettronico”. Passate le feste, poi, giunge il tempo dei bilanci. A onor del vero, il 2015 non
è stata un’annata semplice per l’universo videoludico:
conversioni affrettate hanno fatto aggrottare più di un
sopracciglio, gli appassionati del marchio Nintendo
hanno dovuto stringere i denti e mandare giù qualche
boccone amaro, mentre una moltitudine di rinvii hanno
indispettito i giocatori più esigenti. Nel prossimo futuro però tutti, ma proprio tutti, avranno un bel sorrisino
stampato in volto. Gli amanti dei picchiaduro potranno contare su di un nuovo capitolo della storica saga
di Street Fighter e sul ritorno di Heihachi Mishima e
compari in Tekken 7. Proprio come è accaduto in questi ultimi 12 mesi, non mancheranno gli sparatutto e i
giochi d’azione, basta pensare a Quantum Break o al
sorprendente quarto Uncharted e, finalmente, arriverà
anche qualche bel gioco di ruolo di matrice nipponica,
come il terzo Kingdom Hearts o il seguito dello splendido Ni No Kuni. Qualche sorpresa si presenterà certamente sugli scaffali ma, questa volta, il rischio di rimanere delusi sembra davvero scongiurato. Per rendere
semplice la vita anche ai meno appassionati, abbiamo
pensato di proporre i dieci titoli maggiormente significativi in arrivo nel 2016, quei giochi da attendere con
il fiato sospeso; produzioni che difficilmente falliranno
nel tentativo di appassionarvi e incollarvi con lo sguardo al vostro nuovo TV.
P
Gears of War 4

Piattaforma: Xbox One
La serie nata dall’estro creativo dell’ex uomo Epic Cliff
Bleszinski è giunta oramai alla sua quinta apparizione,
ma ogni possessore di Xbox One non può far altro
che attendere con ansia il prossimo autunno. Certo,
Gears of War 4 dovrà per forza di cose scontrarsi con
l’incredibile qualità dei primi capitoli, ma in molti (noi
compresi) sono pronti a scommettere che il nuovo
sparatutto a base di proiettili, motoseghe e Locuste,
riuscirà non solo a divertire i fan di vecchia data, ma
appassionerà di certo anche i nuovi marine inclini alle
esperienze spettacolari, oscure ed efferate. (clicca
qui per il video).
Data di uscita: autunno 2016
torna al sommario
Mass Effect Andromeda
Piattaforme: PC, PS4, Xbox One
La serie action RPG di EA è riuscita nel tempo ad appassionare milioni di videogiocatori in tutto il globo.
Sarà forse merito delle sue meccaniche ludiche a
metà strada fra i giochi di ruolo occidentali e gli spa-
Uncharted 4: Fine di un Ladro
ratutto in terza persona? O saranno gli splendidi elementi sci-fi uniti a una forte componente esplorativa
a rendere Mass Effect un titolo meritevole di attenzione? Quel che è certo è che quest’anno, a ridosso
delle prossime festività natalizie, Bioware offrirà di
nuovo ai videogiocatori una dozzina di personaggi
profondamente caratterizzati, qualche intrigo da svelare e un nuovo universo tutto da vivere. (clicca qui
per il video).
Data di Uscita: fine 2016
Piattaforma: PS4
Non c’è che dire: in questo 2016 le esclusive non
mancheranno di certo e fra le tante, quella maggiormente attesa dai possessori di PlayStation 4 è sicuramente il seguito di Uncharted: L’inganno di Drake.
L’ultimo progetto Naughty Dog ci permetterà di vivere
di nuovo un’emozionante avventura nei panni di Nathan, un’epopea contraddistinta da una realizzazione
tecnica mostruosa, da comparto multiplayer di valore
e, ovviamente, da un esagerato numero di peripezie
Deus Ex Mankind Divided
Piattaforme: PC, PS4, Xbox One
Il prossimo agosto torneremo nuovamente a vestire i
panni di Adam Jensen. L’anno sarà il 2029, lo sviluppo tecnologico avrà profondamente segnato l’umanità stessa e il giocatore si troverà invischiato in un action RPG dalle tinte cyberpunk sempre più profondo
e appagante. Finali multipli, un background carico di
fascino e un comparto tecnico, almeno su PC, pronto
a bloccare qualche mascella per lo stupore, sono soltanto alcune delle caratteristiche che rendono Deus
Ex: Mankind Divided un titolo da attendere con trepidazione. (clicca qui per il video).
Data di uscita: 23 agosto
da vivere col fiato sospeso. Si parla anche di un finale “traumatizzante”, ma prima di scoprire tale mistero
bisognerà attendere, per forza di cose, l’arrivo della
primavera. (clicca qui per il video).
Data di uscita: 27 aprile
Quantum Break
Piattaforme: Xbox One
Altra esclusiva, questa volta destinata all’ultima console Microsoft. Dopo una lunghissima serie di rinvii,
l’opera firmata Remedy (il team autore della serie Max
segue a pagina 22 
n.126 / 16
8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
GAMING
I videogame in uscita nel 2016
segue Da pagina 21 
Payne e Alan Wake) è finalmente pronta per mostrasi
in tutto il suo splendore. Quantum Break proporrà una
storia dai toni adulti e nel farlo utilizzerà sia i canonici
livelli da videogame, sia una vera e propria serie girata
va avventura con protagonista l’attrice Valorie Curry.
Nuove tecniche di digitalizzazione dei volti, unite alla
presenza dell’oramai indispensabile motion capture,
dovrebbero rendere reali e soprattutto toccanti le
varie emozioni provate dai protagonisti. Una trama
adulta e piena di scelte morali alquanto complesse
dovrebbero, infine, innalzare l’ultimo titolo Quantic
Dream dalla marea di produzioni in uscita. Speriamo
solo che il 2016 sia effettivamente l’anno di Detroit:
Become Human. (clicca qui per il video).
Data di uscita: TBA 2016
Dark Souls III
in live action. Se tutto andrà per il verso giusto, il titolo
per Xbox One potrebbe divenire un nuovo termine di
paragone per l’intero genere degli action-adventure.
(clicca qui per il video).
Data di uscita: 5 aprile
Street Fighter V
le lande di Hyrule in sella al nostro fido destriero Epona. (clicca qui per il video).
Data di uscita: TBA 2016
I soliti noti, tra calcio, pallottole e
assassini
spiega il motivo dell’enorme attesa che aleggia sul
terzo capitolo della saga. (clicca qui per il video).
Data di uscita: 12 Aprile
Mirror’s Edge Catalyst
Piattaforme: PC, PS4, Xbox One
Al tempo della sua prima uscita, il gioco EA fece breccia nell’animo di giocatori e critica. Non si era mai visto un titolo in prima persona improntato sulle corse a
perdifiato e sull’arte del parkour. La storia della fascinosa Faith si differenziava per scorci mozzafiato, salti
millimetrici da un cornicione all’altro e per un sistema
di combattimento incentrato sul movimento e sull’agi-
Detroit: Become Human
Piattaforme: PS4
Dagli stessi sviluppatori di Fahrenheit e Heavy Rain è
in arrivo, verso al fine del 2016, una nuova ed evocati-

lità. Il nuovo capitolo sarà una sorta di reboot, le vicende narrate in precedenza verranno estese, così come
la città di Glass, molto più grande della precedente e
liberamente esplorabile. (clicca qui per il video).
Data di uscita: 24 maggio 2016
torna al sommario
Piattaforme: Wii U
Ogni possessore di console Nintendo dovrebbe attendere con ansia un qualsivoglia capitolo della saga
The Legend of Zelda. Assemblate ogni volta con una
cura maniacale e dotate di una giocabilità a dir poco
sopraffina, le avventure dal giovane e taciturno eroe
Link lasciano sempre un segno indelebile sul cuore
di ogni videogiocatore. La nuova epopea destinata in
esclusiva alla consle Wii U promette un mondo così
esteso da non avere precedenti, oltre a nuovi enigmi
e agli immancabili nemici inediti. Salvo nefasti imprevisti, il prossimo natale potremo di nuovo perderci fra
Piattaforme: PC; PS4; Xbox One
Dark Souls è da sempre un gioco duro come la roccia. Le sue meccaniche ludiche chiedono grande
dedizione, puniscono il giocatore con continue morti,
ma elargiscono anche enormi soddisfazioni. Restare
intrappolati nel disturbante e crudele mondo creato
da From Sothware è una questione di attimi, le mani
restano sempre avvinghiate al pad e la tensione non
scema mai. Ogni scontro è indimenticabile e questo
Piattaforme: PC, PS4
Impossibile non conoscere il marchio Street Fighter.
Nel tempo il picchiaduro di Capcom è riuscito nell’intendo di divenire un vero e proprio fenomeno di costume, anche se a volte con risultati a dir poco orribili
(qualcuno ricorda un certo Street Fighter the Movie
con Van Damme?). Un comparto tecnico aggiornato,
nuovi lottatori e una giocabilità rocciosa e appagante, garantiranno comunque diversi mesi di gaudio
a tutti gli estimatori di questo combattivo genere.
Street Fighter V è disponibile su PC e PlayStation 4
per questo mese di febbraio. (clicca qui per il video).
Data di uscita: 16 febbraio
The Legend of Zelda
I titoli meritevoli di attenzione non mancano di certo,
ma il nuovo anno non potrà esimersi, ovviamente, dall’ospitare ancora una volta qualche bel titolo di corse
o l’avvincente sfida fra il calcio firmato EA e quello
griffato Konami. Il nuovo FIFA e l’edizione 2017 di
Pro Evolution Soccer allieteranno i pomeriggi di molti
calciofili virtuali, mentre i soliti amanti degli sparatutto online potranno fare affidamento sull’immancabile
Call of Duty o sul più che probabile seguito di Battlefield. Stando alle ultime voci di corridoio, la saga di
Assasin’s Creed invece potrebbe mancare l’appuntamento il prossimo novembre, ma se ciò dovesse accadere ci penserà il “segretissimo” Watch Dogs 2 a
scaldare le fredde giornate dell’inverno 2016.
L’hardware del futuro prossimo
Tra realtà virtuale e Nintendo NX
Ormai è certo, la realtà virtuale si sta esponendo con
prepotenza sotto le luci della ribalta. Nel corso dell’anno tutte le domande troveranno una risposta e gli
utenti più facoltosi potranno mettere le mani sia su
Oculus Rift, atteso per il 28 marzo, sia sul visore sviluppato in collaborazione fra HTC e Valve. In ambito
console invece, il 2016 segnerà il debutto del visore
Playstation VR e quello della nuova piattaforma Nintendo. Nintendo NX sarà composto da ben due piattaforme, una tradizionale da utilizzare comodamente
seduti sul divano, l’altra in libertà mentre si attende
l’autobus o mentre si è in fila dal dottore. I rumor sono
molti, si vocifera di una console simile a PS4 e di una
sorta di tablet ibrido con tasti fisici, ma noi preferiamo
attendere qualche comunicazione ufficiale.
P5 Wireless.
Abbiamo eliminato
il cavo ma il suono
è rimasto lo stesso.
P5 Bluethooth, musica in mobilità
senza compromessi con 17 ore di
autonomia e ricarica veloce per
performance allo stato dell'arte. La
solita qualità e cura nei materiali di
Bowers & Wilkins adesso senza fili
grazie alla nuova P5 S2 Bluetooth.
www.audiogamma.it
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MAGAZINE
GAMING La digitalizzazione non conosce confini e anche i giochi da tavolo non sono rimasti indifferenti al suo fascino
I tanto amati giochi da tavolo diventano digitali
Carte e tabelloni la fanno ancora da padrone, ma le app che vanno a braccetto con il “legno” sono sempre di più
di Michele LEPORI
ici gioco da tavolo e - inevitabilmente - ti senti
snocciolare in sequenza Monopoli, Risiko e il
Gioco dell’Oca. Certo, questi intramontabili classici hanno tracciato la strada di una forma di divertimento educativa e con l’importante pregio di sviluppare un aspetto sociale e di aggregazione che oggi forse
manca al gioco online ma, all’alba del 2016, questo
mondo in continua espansione ha molto, molto di più (e
di meglio) da offrire a chi avrà la pazienza e la voglia di
avvicinarsi. La bellezza di un tavolo da gioco “apparecchiato” con tabellone, carte e tutti i materiali necessari
a trascorrere qualche ora di divertimento in compagnia
di amici e parenti non ha eguali, e sta vedendo l’ingresso sempre più importante della tecnologia app-based
su smartphone e tablet: aggiungiamo un posto al tavolo, che ci sono un po’ di device in più.
D
che normalmente richiederebbe carta, penna e qualche minuto di conteggio; le app di supporto, che si
integrano nella gestione del proprio turno di gioco
come un componente regolare (tassello, pedina…) e da ultimo - il rovescio della medaglia: le app che sono
in tutto e per tutto esperienza di gioco, supportate da
materiali quali miniature o tabelloni che si trovano ad
essere accessori e non elemento centrale.
Giochi da tavolo su tablet
e smartphone: tutto ha inizio da qui
Chi scrive è un grande appassionato di giochi da tavolo, un appassionato che per anni ha vissuto la sua
passione “da fuori” seguendo siti e forum ma che,
purtroppo, non ha mai avuto con sé un elemento fondamentale per giocare: qualcuno con cui farlo. L’avvento di smartphone e tablet ha dato il via alla prima
fase di digitalizzazione del settore, con lo sbarco dei
grandi nomi su App Store e Play Store: Puerto Rico,
Carcassonne, Caylus, I Coloni di Catan, Ticket to Ride
e tanti altri “german” (la macro-categoria dei giochi
più deterministici e calcolosi) sono oggi disponibili in
versione digitale per chi non ha modo di godere della
Per i più pigri, le app che aiutano
a capire chi ha fatto più punti
Talisman o Warhammer: Quest. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti e per tutte le esigenze… Almeno
finché non si libererà qualche amico per una serata
in compagnia.
Le app entrano a gamba tesa
Tre livelli di interazione per non farsi
mancare nulla
L’evoluzione dei giochi da tavolo sta crescendo a ritmi
vertiginosi, complice l’avvento di Kickstarter e la maggiore consapevolezza di autori e giocatori su quello
che è la dietrologia del boardgaming (esistono veri e
propri testi di meccaniche e filosofia del gioco) Non
manca, tuttavia, il supporto tecnologico.
Quest’ultimo è ascrivibile a tre livelli di presenza al
tavolo: le companion app, utili a semplificare il lavoro
controparte “in legno e cartone”, così come sugli store
digitali di Apple e Google si trovano anche le versioni
digitali di giochi di carte come Dominion. Più difficile,
ma non impossibile, trovare qualche esponente del
gioco da tavolo “american”: l’altro lato del mondo dei
gioco da tavolo, quello dove la fortuna regna sovrana
con tonnellate di dadi, carte e soprattutto miniature
nasce per splendere di luce propria sui tavoli delle
associazioni, delle fiere e delle nostre case ma trova
spazio anche in versione digitale con - ad esempio -
Alla prima categoria appartengono app per giochi “introduttivi” a questo mondo come la app Companion
per 7 Wonders, un gioco di carte leggero e di durata
contenuta per 3-7 giocatori che ci metterà al comando
di una civiltà per tre secoli: al termine della partita si
calcoleranno i punti per quanto costruito e si decreterà
il vincitore. In questo caso, ampio spazio al supporto,
con Companion che farà i conti al posto nostro e terrà
traccia delle statistiche di gioco (funzione utile per chi
avesse velleità di gioco torneistico). E come bonus,
la meraviglia Cupertino Space Ship disponibile solo
via app. Come per 7 Wonders, molti altri giochi hanno
un’app simile: Counterbury per Canterbury, Carcapp
per Carcassonne e TI3 Race Sheet per Twilight Imperium 3, un gestionale mostruoso per complessità
e durata che beneficia tantissimo del supporto digitale. Altri giochi che salutano con piacere l’ingresso
della tecnologia sono quelli
con generazione casuale di
setup, un’operazione che
ha sempre rubato parte del
tempo di gioco semplicemente per apparecchiarlo
sul tavolo. Randomizer per
Sentinel of the Multiverse e
Catanerator per Coloni di
Catan ovviano questa problematica. Questa categoria
di app, spesso creata dagli
stessi autori del gioco ma
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segue a pagina 25 
torna al sommario
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MAGAZINE
GAMING
I giochi da tavolo diventano digitali
segue Da pagina 24 
dado dei giocatori. Dadi che, come in ogni american
che si rispetti, la fanno da padrone e possono pesantemente influenzare il corso della partita, la quale non
potrà però mai durare più di un’ora abbondante: anche la scansione del tempo di gioco è in mano all’app,
che gestirà continuamente conti alla rovescia sui quali
i giocatori al tavolo dovranno coordinare al meglio le
loro azioni. È forse questo aspetto l’unico elemento
non originale di uno dei giochi più apprezzati dello
scorso anno: già Space Alert nel 2008 e Atmosfear
nel 1993 demandavano rispettivamente a CD e VHS
i tempi di gioco.
che a volte è frutto dell’inventiva e della dedizione dei
fan, è quasi sempre a prezzi molto popolari: non si
superano mai i 2 euro di eventuale acquisto. Non specificamente legata a un titolo, ma adatta per scegliere
il primo di turno è Chwazi, per iOS e Android: schermo
dello smartphone nero, i giocatori (fino a 11, dipende
dal terminale) appoggiano il dito e l’app decide l’ordine di turno, un dito alla volta. Utile e versatile anche in
ambito familiare, per decidere a chi tocca uscire con il
cane o portare fuori la pattumiera. Ai giocatori appassionati di numeri e statistiche, invece, si rivolge Board
Game Stats, un’app che fa del proprio nome un programma: grafici, tabelle, statistiche, analisi comparate
e addirittura geolocalizzazione applicabile ai dati. Per
capire se performiamo meglio in casa o in trasferta:
boardgame, serious business.
Un aiuto forse evitabile
ma meno male che c’è
Ecco qualche gioco nel quale si inizia a intravedere
una presenza più consistente della tecnologia, inserita non solo come supporto “passivo” ma vera parte
integrante delle meccaniche di gioco. È il caso, per citare due nomi grossi, di Alchimisti, prodotto realizzato
dalla sempre più conosciuta scuola ceca a firma CGE,

e di X-Com: The Boardgame dell’americana Fantasy
Flight Games che porta su tabellone e smartphone
quello che finora abbiamo giocato su PC.
Ma andiamo con ordine. Nel gioco tutto alambicchi e
pozioni magiche edito in Italia da Cranio Creations impersoneremo il ruolo di aspiranti Grandi Maestri dell’alchimia alla ricerca dei segreti dell’universo: durante
la partita, da 2 a 4 giocatori si sfideranno per un paio
d’ore a colpi di pozioni create con ingredienti diversi,
ognuno dei quali caratterizzato da una sua composizione alchemica (una sequenza +/- in 3 colori) che cercheremo di dedurre dai risultati della cottura nel calderone. Durante il gioco entreremo in possesso delle
carte-ingrediente da “cucinare” e l’app scaricata sullo
smartphone, che all’inizio della partita avrà assegnato
un alchemico ad ogni elemento, inizierà ad essere il
punto di riferimento per i giocatori al tavolo: quando
andremo a inquadrare le carte con la fotocamera,
otterremo un risultato che ci permetterà di avanzare
ipotesi più o meno ardite oltre ad avere ripercussioni
positive o negative sulla gestione del turno. La pozio-
torna al sommario
Gioco da tavolo o videogioco?
Se non ci fossero le miniature…
Chwazi è disponibile per Android e iOS
ne creata, infatti potrà farci diventare lo zimbello del
villaggio, renderci particolarmente saggi o rischiare di
mandarci all’ospedale: in tutti questi casi, le ripercussioni sulla gestione del turno sono tangibili: attenzione a cosa mescolate, quindi...
Stesso livello di interazione tecnologica anche con
X-Com: The Boardgame, a sua volta ispirato alla controparte videoludica e relativi capitoli extra. Il gioco,
edito in Italia da Giochi Uniti, vedrà da 1 a 4 giocatori
(esiste la modalità solitaria contro il gioco ma in meno
di 3 non è raccomandabile) coordinarsi per respingere la più cinematografica delle invasioni aliene. Avete
capito bene, il gioco rientra nella schiera dei cooperativi e tutti insieme si combatterà spalla a spalla: a
differenza di Alchimisti, dove il ruolo dell’app si può ridurre a 0 in presenza di un quinto ipotetico giocatore
che non va a giocare ma che agisca da vero e proprio
Master, qui sarebbe impossibile pensare che qualcuno possa “tirare le fila” degli alieni. L’app è il vero motore di gioco: coordina le attività dei giocatori durante
il turno e determina lo svolgimento della storia per
quello che riguarda l’invasione aliena con un algoritmo in continuo mutamento dello script originario, in
funzione delle carte che entrano in gioco e dei tiri di
In World of Yo-Ho il nostro smartphone è il vero
protagonista dell’azione e interagisce con gli
elementi del tabellone.
Qui inizia il bello. O il brutto, dipende se la questione viene approcciata da giocatori di ampie vedute o
dai più “fondamentalisti” di legno e cartone: progetti come il Golem Arcana presente e giocabile alla
kermesse toscana Lucca Comics & Games dividono
senza mezzi termini supporter entusiasti e detrattori
inorriditi. Di cosa si tratta? Banalmente, Golem Arcana
è l’ultimo esponente degli skirmish (sottogenere dei
giochi di guerra): due giocatori al comando di un buon
numero di unità si sfidano su di un tabellone-terreno
di gioco che offre variabili da tenere in considerazione per l’ottenimento della vittoria. Harebrained Schemes LLC ha sfruttato le fertili lande del crowdfunding
per creare un gioco da tavolo con delle miniature
degne della miglior esposizione fantasy su tessere
di tabellone modulari rappresentanti scenari diversi
(montagne, pianure, laghi): quello che contribuisce a
rendere l’esperienza di gioco ogni volta diversa è che
l’app per iPad o iPhone ci dirà di volta in volta se il
lago che potremmo trovarci di fronte è foriero di pace
e riposo o se dovremo combattere con armi e magie
per poterlo attraversare incolumi. Lo smartphone dei
giocatori è - poi - strumento di controllo e combattimento della nostra miniatura, che alla base vede incise sequenze di comandi innescabili dal tocco di una
digital pen, ponte ideale fra l’idea del gioco di guerra
vecchio stile con il meglio della tecnologia. Poteri del
crowdfunding, uniti a un po’ di deriva collezionista
che accomuna tanti appassionati di questo hobby e…
mai come in questo caso, il gioco è fatto. Altro esponente della categoria più innovativa, anch’esso presente sui tavoli di Lucca, era World of Yo-Ho. Venuto
alla luce grazie al supporto dei finanziamenti dal basso, il gioco ci vede al comando di navi pirata in giro
per il tabellone in cerca di tesori e scontri con gli altri
giocatori. Unico particolare, il “segnalino nave” del
gioco è il nostro stesso smartphone, che dopo aver
scaricato e installato l’apposita app per iOS e Android
è in tutto per tutto manuale di gioco, companion app
di conteggio punti e statistiche e vera e propria parte
integrante del tabellone. Non mancano le animazioni
dello sparo dei cannoni e dell’acqua che si muove in
fase di navigazione. Si può ancora parlare di gioco da
tavolo? A questi livelli, oggi frontiere ultime del genere e magari domani standard da superare, è difficile
dare una risposta. Il divertimento, quello non manca
di sicuro.
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GAMING Miitomo è il videogame che sancisce il debutto di Nintendo su piattaforma mobile
My Nintendo per rilanciare l’icona dei videogame
Il servizio punta a unire tutti i servizi in un’unica piattaforma e andrà a competere con PSN/Xbox Live
di Pierfrancesco PETRUZZELLI
A
margine della presentazione dei
risultati finanziari, il presidente e CEO di Nintendo Tatsumi
Kimishima ha fornito ulteriori dettagli
sul servizio My Nintendo che nelle
intenzioni della società dovrebbe sostituire il vecchio Club Nintendo. In
My Nintendo, che punta ad unire tutti
i servizi Nintendo in un’unica piattaforma, una volta registrati riceveremo
un ID univoco tramite il quale potremo
ottenere informazioni sui nuovi prodotti
della società, sconti personalizzati, e la
possibilità di acquistare prodotti online
che saranno poi scaricati direttamente
sulla console. Inoltre da marzo entrerà
in vigore un nuovo programma a punti
che consentirà di raccogliere platinum
points (ad esempio giocando ai vari titoli Nintendo e in altri modi che verranno
definiti più avanti), che permetteranno
di acquistare contenuti digitali, oppure
tramite i gold points (ottenibili mediante
l’acquisto di videogiochi per Nintendo
3DS o Wii U) avremo delle scontistiche
L’atteso servizio
di abbonamento ideato
da Electronic Arts apre
le porte ai giocatori PC
I titoli da scaricare sono
già una quindicina
per i giochi presenti sullo store digitale.
Il lancio globale di My Nintendo è previsto per il mese di marzo e Nintendo
prevede pian piano di aggiungere nuove funzionalità al servizio con l’obiettivo
dichiarato di raggiungere almeno i 100
milioni di utenti, e per riuscirci è stato
presentato il nuovo videogame Miitomo, che sancisce il debutto di Nintendo su piattaforme mobile. In Miitomo,
ispirato a Tomodachi Life e che arriverà
in Italia entro la fine di marzo, avremo
la possibilità di creare un nostro avatar
virtuale grazie al quale interagire con i
nostri amici, inizialmente sarà free-toplay con la possibilità di effettuare degli
acquisti in-app; inoltre Nintendo prevede di distribuire altre cinque app dedicate agli smartphone entro marzo 2017.
Infine, il CEO Tatsumi Kimishima si è rifiutato di rilasciare qualsiasi commento
sulla prossima console Nintendo anche
se dovremmo avere importanti novità
entro la fine dell’anno.
GADGET Gli utilizzi di questi auricolari wireless sono per dormire, rilassarsi, concentrarsi...
QuietOn elimina i rumori per aiutarti a dormire
Gli auricolari in-ear QuietOn non diffondono musica ma offrono un buon isolamento acustico
di Giulio MINOTTI
u Indiegogo arriva un nuovo modello di cuffie progettate esclusivamente per eliminare tutti i
rumori ambientali che normalmente
disturbano il nostro sonno o le altre attività quotidiane, dal lavoro allo studio.
Ordinabili sulla celebre piattaforma di
crowdfunding, a un prezzo di 130 dollari, gli auricolari QuietOn sono senza
fili e vanno semplicemente indossati,
senza dover essere collegati ad altri
dispositivi. Di piccole dimensioni e molto leggeri, solo 3,8 grammi, si attivano
automaticamente una volta rimossi dalla custodia/caricabatteria, garantendo
un’autonomia di cinquanta ore. Come
tutti i prodotti analoghi, queste cuffie
utilizzano un microfono per catturare i rumori ambientali, generando un
campo sonoro esattamente speculare
rispetto al rumore da attenuare. In par-

S
torna al sommario
EA Access
disponibile
per PC in Italia
Costa 3,99€
al mese
ticolare sulle QuietOn la posizione del
microfono all’interno del canale uditivo
dovrebbe fornire, secondo le dichiarazioni dei progettisti, ottime prestazioni
riducendo i fastidiosi rumori provenienti
dall’ambiente circostante. Fino ad oggi
la campagna di finanziamento online
sta riscuotendo un buon successo con
quasi 210.000 dollari raccolti, il 414%
in più di quanto richiesto inizialmente
(50.000 dollari). Lo sviluppo di questi
auricolari è ancora in corso e le prime
consegne sono previste a partire dal
prossimo aprile. In definitiva si tratta di
un prodotto abbastanza costoso il cui
prezzo, terminata la campagna su Indiegogo, aumenterà ancora arrivando
addirittura a 174 dollari (160 euro).
di Francesco FIORILLO
Tramite l’immancabile comunicato
stampa, Electronic Arts ci informa
che l’atteso servizio di abbonamento EA Access, già disponibile
da tempo su Xbox One, ha aperto
le porte in Italia anche ai PC. Se vi
siete persi gli ultimi aggiornamenti, Origin Access offre ai giocatori
l’opportunità di giocare senza
particolari limiti a una collezione in
continua evoluzione di titoli su PC,
in cambio di 3,99 € al mese. Una
sorta di Netflix, anche se i giochi
non sono in streaming ma scaricati
e eseguiti in locale. Una volta registrati, gli utenti potranno scaricare
e godere di versioni complete di
più di una dozzina di titoli, provare per un periodo limitato diversi
giochi EA prima della loro uscita e
risparmiare il 10% su tutti gli acquisti Origin, DLC inclusi. Ovviamente
per poter accedere ai giochi installati sarà necessario avere sempre
attivo l’abbonamento.
Ecco i titoli presenti al momento:
• Battlefield 3
• Battlefield 4 Digital Deluxe
• Battlefield Hardline
Digital Deluxe
• Dead Space
• Dead Space 2
• Dead Space 3
• Dragon Age: Origins
Ultimate Edition
• Dragon Age II
• Dragon Age: Inquisition
Digital Deluxe
• FIFA 15
• Need for Speed Rivals
Complete Edition
• Plants vs. Zombies
Garden Warfare
• The Sims 3 Starter Pack
• SimCity
• This War of Mine
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MAGAZINE
GADGET Gli ingredienti sono un raspberry Pi, un modulo DAC e un bellissimo software open source sviluppato da un italiano
Volumio, come costruire un Music Player Audiophile
Bastano meno di 50 euro per creare un player audio per servizi di streaming o per i propri file musicali.Ecco come fare
di Francesco TUCCI
servizi musicali in streaming ci hanno abituato ad
ascoltare la musica ovunque e su qualunque dispositivo. Prima sono nate le casse Bluetooth, poi alcuni
produttori hanno messo sul mercato dei diffusori audio collegabili alla rete Wi-Fi che creano così un sistema detto multi-room da gestire dallo smartphone con
un’app. Per risparmiare e per divertirsi un po’, senza
dover essere dei provetti sistemisti, c’è una soluzione sviluppata in Italia che permette di trasformare un
Raspberry Pi (o una scheda equivalente) collegato a
due semplici casse in un perfetto ed economico sistema di ascolto casalingo. Stiamo parlando di Volumio,
sviluppato da Michelangelo Guarise, con funzionalità
molto interessanti come lo streaming di Spotify o la
funzionalità AirPlay per i dispositivi Apple.
I
La lista della spesa
Cosa ci serve per realizzare questo progetto? La lista
della spesa è piuttosto semplice:
• Un Raspberry Pi mod B, B+ o B+ 2
• Un convertitore digitale-analogico (DAC) USB o una
scheda apposita da montare sul Raspberry (la scheda
HiFiBerry è eccellente, ma costa un po’ di più).
• Una memoria flash che funzioni con il Raspberry (SD
per il modello B, microSD per B+ e B+ 2), scegliere
una memoria di Classe 10 migliora le prestazioni, soprattutto la procedura di avvio del sistema.
• Un paio di casse audio con jack da 3,5mm, se sono
alimentate da USB è tutto più semplice: noi abbiamo
usato queste, molto economiche, della Logitech.
• Una scheda USB Wi-Fi compatibile se volete portarvi il vostro riproduttore audio in giro per casa senza
doverlo collegare a un cavo di rete.
La procedura di installazione

La procedura di installazione va fatta con un po’ di
attenzione, ma resta comunque semplice e alla portata di tutti:
• Scaricare l’immagine dal sito di Volumio (qui).
• Scriverla sulla memoria flash seguendo le guide apposite (nella pagina di download ci sono le indicazioni
per farlo) a seconda del sistema operativo in uso sul
computer. È necessario ricordare che tutto il contenuto della memoria verrà cancellato definitivamente.
Nota bene: se si usa Mac OS o Linux e il file sulla memoria viene scritto con il comando “dd” come indicato
sulla guida, si deve prestare particolare attenzione a
non sbagliare, si rischia di cancellare il nostro disco
del sistema. La scrittura è molto lenta, ci vuole un po’
di pazienza.
• Inserire la scheda nello slot sul Raspberry, collegare
il DAC e le casse.
• Accendere il Raspberry e attendere 1-2 minuti.
• Aprire un browser web da un dispositivo qualunque
collegato alla stessa rete di Volumio e aprire la pagina
http://volumio.local
Il sistema è pronto per essere utilizzato.
torna al sommario
La configurazione
del diffusore wireless
L’accesso al sistema è possibile
da ogni dispositivo dotato di un
browser web, non è quindi necessario installare applicazioni
o estensioni, è sufficiente puntare il browser al link http://volumio.local.
Da qui è necessario, almeno la
prima volta, andare a configurare i parametri principali per
far funzionare il dispositivo. I
più importanti sono:
• Nome del dispositivo sulla rete; utile modificarlo se
volete usarne più di uno in stanze diverse, ad esempio “volumio_sala”, “volumio_cucina”, o nomi simili
• Configurazione della rete Wi-Fi se volete che la scatoletta musicale si possa spostare in tutte le camere.
Bisogna fare attenzione a comprare la scheda Wi-Fi
compatibile con il sistema e si devono inserire i dati
della rete (nome e password) in modo manuale
• Abilitazione del DAC esterno se lo avete installato
(potete usare anche il jack del Raspberry)
• Inserimento credenziali di Spotify (solo account premium) per poter ascoltare la musica dal noto servizio.
Il sistema è pronto per essere utilizzato da chiunque
sia collegato alla rete a cui è connesso Volumio.
Usare il sistema per ascoltare la musica
La parte più scomoda dell’intero sistema è attendere
il boot, che dura circa 2 minuti, al termine del quale
un suono avvisa della piena disponibilità in rete. Fatto questo
si accede all’interfaccia web, si
sceglie la fonte dalla libreria (la
connessione a Spotify arriva
con qualche minuto di ritardo)
e si può ascoltare la musica. Il
controllo è semplicissimo, l’interfaccia forse è un po’ grezza
ma funziona. C’è da notare che
l’interfacciamento con Spotify, al
momento, permette di ascoltare
solo le playlist aggiunte alla propria musica, se si vuole ascoltare un album è necessario convertirlo in playlist. Non è possibile ascoltare le radio
o cercare all’interno del catalogo. Se però si utilizza
l’app dallo smartphone e si aggiunge una playlist al
volo, questa sarà disponibile su Volumio dopo pochi
secondi. Se viene abilitato il protocollo AirPlay nelle
opzioni, il dispositivo sarà visto da Mac OS e iOS e
potrà essere usato come altoparlante remoto senza
alcuna configurazione aggiuntiva. Per chi ha invece
la sua collezione di file musicali in casa, Volumio può
accedere a condivisioni di rete o a dischi USB collegati alle porte del Raspberry senza alcun problema. È
bene ricordare che Volumio è stato pensato e progettato anche per audiofili, quindi se si utilizza un buon
DAC e le canzoni in formato senza perdita di qualità,
tipo il FLAC, la qualità audio è davvero di ottimo livello, a patto di utilizzare delle casse di fascia alta. Per
portare all’estremo la portabilità del sistema è possibile alimentare il Raspberry con una batteria esterna
USB per smartphone, così facendo si raggiungono
anche un paio d’ore di autonomia.
La concorrenza. Pro e contro
Ma perché dovrei usare Volumio quando in commercio ci sono alternative già pronte per essere utilizzate in pochi minuti? Il primo motivo è perché così si
possono mettere le mani su un dispositivo molto interessante: il Raspberry Pi può essere utilizzato per
fare altre mille cose. Il secondo, non da poco, è che il
prezzo è molto basso rispetto a quasi tutte le altre soluzioni. Infine, ricordiamo che rispetto a molte altre soluzioni permette
l’ascolto di musica di alta qualità,
e basta un DAC serio per avere un
player audiophile. Rispetto al Google
Chromecast Audio il costo è paragonabile, ma si può usare anche senza
avere l’app apposita compatibile: i
telefoni Lumia non possono utilizzare
il device Google, mentre Volumio è
cross-platform. Su Chromecast, inoltre, non è disponibile Airplay. Rispetto alle casse Sonos è un po’ meno
strutturato, non gestisce il multiroom
in modo nativo (è in sviluppo nella
nuova versione) ma costa comunque molto meno. Se
lo paragoniamo alle normali casse Bluetooth, anche
le più economiche, il vero vantaggio di Volumio è la
gestione alla “Chromecast”: una volta fatta partire la
musica il telefono con cui lo si controlla resta inattivo,
non consuma batteria nella riproduzione musicale e
nella trasmissione dati senza fili. Se si ha voglia di imparare qualcosa con questi nuovi piccoli PC, Volumio
è un ottimo modo per iniziare. Se non temete il rischio
potete anche provare la beta della versione 2, che è
disponibile anche se è ancora molto acerba.
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HI-FI E HOME CINEMA Denon rinnova la gamma stereo con una prestigiosa coppia amplificatore integrato-lettore CD/SACD
Denon lancia un CD/SACD e ampli stereo top di gamma
Costruzione allo stato dell’arte per entrambi e attenzione alle nuove sorgenti digitali. A breve in vendita anche in Italia
di Roberto FAGGIANO
D
enon rinnova la gamma stereo con due apparacchi di alta
classe: l’amplificatore integrato
PMA 2500NE (2.499) euro e il lettore
CD/SACD DCD-2500NE (1.999 euro).
L’amplificatore è il nuovo top di gamma,
con una costruzione di altri tempi per
un peso totale di ben 26 kg, come dire
che non gli manca la sostanza. E non gli
manca nemmeno un completo stadio di
conversione digitale/analogica già pronto a spingersi sino ai migliori file DSD a
11,2 MHz. La potenza è di 2 x 80 watt
(8 ohm, 0,07% THD) che come da manuale diventano 2 x 160 watt su un carico
di 4 ohm. Gli stadi finali di potenza sono
realizzati con mosfet Ulta High Current
(fino a 210A) e con controllo della temperatura di esercizio per avere sempre le
migliori prestazioni. La costruzione dual
mono prevede l’utilizzo di due trasformatori sistemati sul telaio in modo da cancellare reciprocamente i flussi magnetici
dispersi mentre i condensatori realizzati
su specifiche Denon sono largamente
sovradimensionati. Il telaio vede la sistemazione degli elementi più pesanti al
centro per bilanciare i pesi e ridurre le
vibrazioni, perfino i piedini sono realizzati con un materiale speciale BMC per
assorbire il notevole peso dell’amplificatore. Lo stadio di conversione D/A vede
l’utilizzo dell’esclusivo circuito AL32
Advanced Plus con possibilità di trattare i segnali PCM fino a 384 kHz/32 bit e
utilizzando un componente Burr Brown
PCM 1795. Particolare cura è stata riposta nell’ingresso USB per PC in modo da
supportare i migliori segnali DSD fino a
11,2 MHz. In tema di versatilità non ci si
può certo lamentare: per gli ingressi analogici è possibile collegare un giradischi con testina MM o MC, quattro sergenti
di linea e si può usare anche
la sola sezione finale con un
preamplificatore o processore
A/V esterno. Per i segnali digitali ci sono
due ingressi ottici, due coassiali e un
USB per PC. Infine si possono collegare
due coppie di diffusori. I puristi potranno
poi spegnere la sezione digitale quando
non la si utilizza e bypassare i circuiti di
tono. In dotazione il telecomando che
può attivare anche il lettore CD.
Il nuovo lettore CD/SACD DCD-2500NE
è un componente volutamente più tradizionale e perde il decoder D/A che è
presente nel modello 2020A (che rimane in produzione). Sul nuovo lettore è
stato mantenuto il circuito di conversione AL32 Advanced Plus con il chip Burr
Brown PCM 1795 e soprattutto c’è sem-
pre la robusta meccanica SVH. Rispetto
ai modelli precedenti c’è ora la possibilità
di leggere contenuti DSD fino a 5,6 MHz
registrati su dischi DVD-R/RW che sono
realizzati da alcune case discografiche
specializzate. Manca anche una presa
USB frontale per chiavette di memoria
ma c’è sempre il tasto Pure Direct per
spegnere il display. La costruzione è di
gran livello con alimentazioni completamente separate per la sezione analogica
e quella digitale oltre a una piastra di alluminio per irrobustire il telaio e portare il
peso del lettore oltre i 13 kg. Entrambi gli
apparecchi saranno disponibili a breve
anche in Italia.
HI-FI E HOME CINEMA Grazie alla nuova serie entry level Code potremo replicare il suono di diversi amplificatori Marshall
Marshall Code ha nel cuore il sound della storia del rock
La serie Code di Marshall comprende una testata da 100 watt e tre combo rispettivamente da 25 watt, 50 watt, 100 watt
di Pierfrancesco PETRUZZELLI
M

arshall, noto produttore inglese
e vera e propria icona del rock
con i suoi amplificatori per chitarra, ha stretto una partnership con la
software house svedese Softtube per
replicare il sound leggendario di alcuni
torna al sommario
suoi prodotti del passato. Marshall ha
così “catturato” e digitalizzato il suono
di diversi modelli rendendoli disponibili su ogni dispositivo della serie Code,
che comprende una testata da 100 watt
con cabinet 4 x 12” o tre combo rispettivamente da 25 watt (1 x 10”), 50 watt (1
x 12”), 100 watt (2 x 12”). Quindi, si potrà
scegliere tra una vasta gamma di suoni tra cui 14 preamplificatori (citiamo
ad esempio il 1962 Bluesbreaker, un
JCM2555 Silver Jubilee e un 1959SLP
Plexi), 4 amplificatori (EL34, 5881, EL84
e 6L6 MST), e 8 simulazioni di cabinet.
Non mancano infine oltre 24 diversi
tipi di effetti, con la possibilità di sceglierne fino a 5 simultaneamente, 100
preset personalizzabili ed un sintonizzatore integrato. La serie Code è ovviamente compatibile con la app Marshall
Gateway, disponibile su piattaforma
iOS/Android e che consente il controllo via Bluetooth, la possibilità di condividere con altri utenti i preset creati, e
lo streaming audio.
Per tutta la serie è prevista anche una
porta USB che permette di collegare il
nostro Marshall direttamente al computer, anche se per il momento non si
conoscono ancora disponibilità e prezzo di lancio di questi prodotti.
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8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
SMARTHOME Whirlpool presenta le prime novità incasso dopo l’acquisizione di Indesit
Ora l’induzione Whirlpool ha il 6° Senso
Nuove linee estetiche per Hotpoint e conferma della qualità artigianale per KitchenAid
di Simona ZUCCA
untuali come ogni anno arrivano le
novità Whirlpool per quanto riguarda l’incasso, ma questa volta la presentazione assume un valore diverso, in
quanto la prima dopo l’acquisizione del
gruppo Indesit. Tanti i brand coinvolti,
abbastanza interessanti le non molte novità presentate, attenzione concentrata,
oltre che sui prodotti, sulla strategia che
l’azienda sta intraprendendo per valorizzare al meglio ciascuno dei marchi coinvolti, dando loro una precisa connotazione e un giusto target.
Tesla mette in mostra
tutta la sua forza
e tecnologia con un
video istituzionale
su Autopilot, park assist
e la nuova funzione
Summon. I risultati delle
vendite in Cina rovinano
però la festa
Ma è in arrivo la Model 3
P
Whirlpool mette il 6° Senso
sul piano a induzione
e rinnova la gamma
di lavastoviglie
Cominciamo dai prodotti, e in particolare da Whirlpool: due le novità, le nuove
lavastoviglie 6° Senso PowerClean con
PowerDry e, decisamente più interessante, il piano a induzione SmartCook da 77
cm. La nota tecnologia 6° Senso questa
volta è applicata al piano a induzione
dando vita a SmartCook, un modo intuitivo di cucinare e di usare il piano. Dotato
di un menù simile a quello che oramai
siamo abituati a vedere su molti forni,
una breve demo ci ha mostrato come è
possibile scegliere tra le numerose ricette preimpostate l’alimento che si vuole
cucinare e il tipo di cottura: il piano di
conseguenza imposterà automaticamente la potenza ideale. Grazie poi a FlexiFull
sono a disposizione 8 zone di cottura con
8 temperature differenti, mentre il vetro
sfrutta lo stesso trattamento iXelium che
solitamente Whirlpool applica all’acciaio

Il piano a induzione SmartCook di
Whirlpool con tecnologia 6° Senso.
torna al sommario
Tesla si fa bella
in video
ma fallisce gli
obiettivi in Cina
per una maggiore resistenza. Due le novità per le lavastoviglie 6° Senso PowerClean, un modello a scomparsa totale e
uno con cruscotto iXelium, con classe
energetica fino ad A+++ -10%, silenziosità fino a 41 dB e fino a 15 coperti: qui
Whirlpool ha concentrato la sua attenzione sulla gestione dello spazio interno
grazie a un nuovo sistema di cestellistica,
per fare in modo che i getti di acqua raggiungano nel modo migliore le stoviglie.
La tecnologia PowerClean arriva qui alla
sua terza edizione, speciali sensori che
riconoscono il grado di sporco e regolano quantità e pressione dell’acqua, temperatura e durata.
Hotpoint punta
su un’estetica premium
La novità Hotpoint è, invece, il rinnovamento totale delle linee estetiche, con
l’intento di soddisfare le diverse esigenze dei consumatori. La gamma premium
è caratterizzata dalla combinazione di
vetro nero e acciaio, e si compone di forno, forno a vapore, macchina del caffè,
piano cottura e cappa e si arricchisce
della presenza del microonde (sempre a
incasso). Tanta la tecnologia a bordo, ad
esempio nel forno (73 litri) con il display
touch con 28 ricette preimpostate, tec-
nologia MultiFlow per cuocere contemporaneamente tre pietanze su tre livelli
grazie alla perfetta distribuzione del calore, pulizia pirolitica.
KitchenAid, qualità artigianale
con i piani su misura
E, infine, KitchenAid, brand del gruppo
che da sempre punta sulla qualità artigianale (la maniglia del forno, caratterizzata dal nottolino rosso, è composta da
11 pezzi e montata a mano) e sull’idea di
rendere alla portata di molti (forse non
proprio di tutti dal momento che i prezzi
non sono proprio “popolari”) soluzioni
professionali. KitchenAid continua a credere nella sua “colonna” ereditata appunto dal mondo dei ristoranti, composta da
forno a vapore, cassetto per sottovuoto
a campana e abbattitore e punta in alto
con i piani su misura. Un unico piano in
acciaio completamente personalizzabile: dimensioni ed elettrodomestici sono
progettati in base alle singole esigenze
e realizzati in poche settimane da una
fabbrica in Italia. Cura dei dettagli, dunque, come la manopola del piano cottura ricavata da un pezzo unico, soluzioni
raffinate come il lavandino a scomparsa
e gli elementi per la cottura personalizzabili anch’essi a scomparsa.
Nero e acciaio per la nuova linea di Hotpoint dall’estetica coordinata.
di Massimiliano ZOCCHI
Si è fatto un gran parlare delle
funzioni di autopilota introdotte da
Tesla Motors sulla Model S. Molti
hanno gridato al miracolo, per la
rapidità di sviluppo e il grande anticipo sulla concorrenza, ma non
sono mancate le critiche per gli
abusi da parte dei proprietari. Ciliegina sulla torta poi è stata la funzione Summon, per attivare da remoto la vettura e farla uscire o entrare
nel box di casa da sola. Ora Tesla
ha rilasciato un video riassuntivo
per tutte le novità al grido di “rivoluzionate il vostro tragitto”. Illustrati
nel video anche il cambio di corsia
automatico premendo l’indicatore
di direzione e la funzione di park
assist per i parcheggi in parallelo.
Sembra di essere nel futuro, ma invece è già tutto in funzione, almeno per i clienti americani. Non solo
buone notizie però. Il target di vendite per il 2016 in Cina è stato fissato a sole 5.000 unità, perché le
stime dello scorso anno di 10.000
vetture sono state ampiamente
disattese, con solo 3.025 Model S
vendute. Il CEO Elon Musk punta il
dito contro le tasse di importazione
e gli incentivi statali (ai quali Tesla
non può accedere), che favoriscono soprattutto i costruttori locali,
come BYD. Nel corso del 2016
Tesla cercherà un partner locale,
aprendo anche un sito di produzione cinese. Tesla ha poi confermato
per marzo la presentazione della
nuova Model 3, che promette di
essere accessibile alla massa, ma
di mantenere grande autonomia,
per contrastare la Chevrolet Bolt.
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8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
SCIENZA E FUTURO Grande passo avanti della Francia sulla strada dell’energia ecosostenibile
In Francia 1.000 km di strade fotovoltaiche
Per finanziare il progetto è previsto un lieve aumento delle tasse sui combustibili fossili
I
di Alvise SALICE
l governo francese ha appena messo al varo un mastodontico progetto
energetico: pavimentare 1.000 km di
strade con i nuovi pannelli in asfalto fotovoltaico Wattway.
Secondo Ségolène Royal, Ministro dell’Ecologia, dello Sviluppo Sostenibile e
dell’ Energia, questa pionieristica soluzione “potrebbe fornire elettricità a 5 milioni di persone, l’8% della popolazione
francese”.
La prima lastra dovrebbe venire posata
entro l’anno, previo aumento delle tasse
sul carburante con cui Parigi rastrellerà i
200 - 300 milioni necessari: scelta non
disdicevole, quest’ultima, considerato
che i prezzi alla pompa stanno vivendo
un momento di invidiabile ribasso (anche) in Francia. Risale al recente Salone
Mondiale dell’Efficienza la presentazione
dei pannelli solari specificamente studiati per l’impiego stradale: realizzate da
Colas, società produttrice di infrastrutture per i trasporti, le nuove lastre Wattway
annegano le celle fotovoltaiche di silicio
policristallino in un sottile ma resistente
substrato, che le protegge dalle sollecitazioni stradali. Sul lato inferiore di ciascun pannello, poi, è posta una scatola
che contiene gli appositi componenti di
sicurezza elettrica. Facili da installare e
dotate di caratteristiche anti-scivolo, le
lastre solari Wattway sono in grado di
resistere al peso di qualsiasi mezzo, autocarri inclusi. Il manto stradale del futuro
inizierà ad essere testato già in primavera: Colas garantisce 20 anni di perfetto
funzionamento.
SCIENZA E FUTURO Il progetto di Microsoft che vede l’apertura di un intero data center nell’oceano
Il posto migliore per i server? Per Microsoft, sott’acqua
ll team sostiene che sia economico e rispettoso dell’ambiente, ma i problemi sono restano tanti
I
di Franco AQUINI

big dell’hi-tech hanno un grosso problema da affrontare: le infrastrutture
che tengono in piedi il cloud. Data-center enormi che consumano grandi quantità di energia e che, soprattutto, scaldano
moltissimo. Al punto che molti di questi
aprono nuovi data-center nelle zone più
fredde del pianeta, oppure studiano sofisticati sistemi di raffreddamento a basso
impatto termico. Microsoft no. Con Project
Natick, l’azienda ha deciso di risolvere il
problema alla radice, infilando i server in
robuste capsule di metallo e buttando tutto a mare, nel senso letterale del termine.
Il tutto nasce nel 2013 da una proposta di
alcuni impiegati, di cui uno con esperienza da sub; la cosa viene tenuta in considerazione finché non decidono di fare un
primo esperimento. Il prototipo messo in
campo, Leona Philpot, viene immerso ad
agosto del 2014 nelle acque al largo della
California e funziona per 105 giorni, molto
di più di quanto s’aspettasse il team Natick. Secondo Microsoft, la cosa ha senso
per molti motivi: primo perché i server
sono facilmente raffreddabili, secondo
torna al sommario
perché il 50% della popolazione vive vicino alle coste (come recita lo slogan sulla
pagina del progetto), quindi piazzare un
data-center vicino a dove c’è domanda è
sicuramente più semplice ed efficiente. Il
terzo motivo riguarda la velocità con cui
si può realizzare un data-center, che può
richiedere solo 90 giorni contro i due anni
mediamente necessari ad edificarne uno
sulla terraferma. I progettisti però guardano al futuro e immaginano già sistemi
in grado di auto alimentarsi grazie alle
correnti sottomarine o all’energia dei maremoti. La grande sfida riguarda creare
un data-center che non abbia necessità
di intervento umano. Se in quelli terrestri
l’accesso dei tecnici per la manutenzione
ordinaria è all’ordine del giorno, in acqua
non si può dire lo stesso.
La sfida di Microsoft sta proprio nel creare
un’infrastruttura che viva senza interventi
umani per almeno dieci anni. Follia? Per
ora Microsoft ci crede e ci sta lavorando
duramente, tenendo sott’occhio i molteplici sensori che monitorano non solo lo
stato delle macchine, ma anche l’impatto
delle capsule sull’ambiente circostante.
Se il progetto avrà successo, le future
generazioni di ingegneri faranno bene a
frequentare anche un bel corso da sub.
Presto
i fitness tracker
analizzeranno
anche il sudore
All’università di Berkley
hanno realizzato
un sistema in grado
di analizzare il sudore e
la temperatura
della pelle ricavandone
dati fondamentali per la
salute. Presto potrebbe
essere alla portata
di un fitness tracker
o di uno smartwatch
di Franco AQUINI
I wearable spopolano e una delle
applicazioni più interessanti è proprio quella legata al fitness. Per ora
si sono visti sensori di battito cardiaco e contapassi, ma il futuro è
vicino: all’università di Berkley hanno già pronta una fascia in grado
di analizzare il sudore e più in generale alcuni liquidi corporei, fondamentali per avvisarci nel caso in
cui si stia accusando troppa fatica,
se ci si sta disidratando o se il calore corporeo si sta alzando troppo.
Tutte situazioni che non sono sempre facili da captare da soli.
Il team dell’università ha sviluppato
un prototipo di circuito flessibile
con cinque sensori da posizionare
all’interno di una fascia elastica ed
è convinto di poter presto integrare
il tutto in un singolo chip, in modo
da inserirlo in dispositivi come
braccialetti o smartwatch, per arrivare col tempo a misurare sempre
più parametri. La grande sfida riguarda la diffusione e la possibilità
di studiare l’enorme mole di dati
bio-medicali che si avrebbero a disposizione. Una sfida che sembra
interessare anche i giganti tecnologici, visto il proliferare di applicazioni per il controllo della salute.
Certo è che se tutto si tramuterà
in tecnologia indossabile, il monitoraggio della salute potrebbe
ribaltare la logica del ricorrere al
medico dopo aver avvistato il sintomo: sarebbe addirittura il medico
ad avvisarci nel caso in cui qualche
valore fosse sballato, prima ancora
che si tramuti in un disturbo.
Serie S78 / Ultra HD
50” / 58”
Immergetevi
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Avvicinatevi al vostro grande schermo UHD e tuffatevi in un’immagine di una ricchezza incredibile di dettagli. Un’immagine che non è mai stata cosi profonda grazie alla precisione dei contorni, anche nei dettagli
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perfetta fluidita del movimento, resa possibile dalla tecnologia Clear Motion Index 800 Hz.
ww.tcl.eu/it
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8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
TEST Un segmento di prezzo decisamente affollato in cui c’è l’imbarazzo della scelta tra marchi e modelli più o meno noti
Quattro cuffie da 100 euro si sfidano all’ultima nota
Una prova comparativa per tentare di fare chiarezza e vedere come se la cavano due marchi storici e due emergenti
di Roberto FAGGIANO
a scelta di una cuffia per l’ascolto in mobilità e casalingo è sempre un dilemma per l’abbondanza di
offerta sul mercato. Qui abbiamo individuato quattro modelli nella fascia dei 100 euro di prezzo di listino,
due di grandi marchi come Sony e Panasonic, due di
marchi meno noti come Ubsound e Skullcandy. Le abbiamo usate per qualche settimana in diverse condizioni e con diverse sorgenti; in particolare per l’ascolto abbiamo utilizzato brani da iTunes, streaming da Spotify e
brani Flac su notebook e smartphone.
L
video
Panasonic RP-HD5, nata per l’HD
La cuffia Panasonic RP-HD5 porta non casualmente
la sigla HD dato che è indicata per l’ascolto di musica in alta risoluzione. Costa 100 euro e ha un aspetto
piuttosto elegante, quindi niente strizzate d’occhio al
pubblico più giovane ma anzi una spiccata tendenza
a proporsi per un utente più maturo e che non ama
mettersi in mostra. I padiglioni sono molto ampi e
montano un trasduttore al neodimio da 40 mm; ben
imbottiti sia l’archetto che i padiglioni per un buon
comfort di utilizzo anche su lunghi periodi di ascolto. I padiglioni sono anche pieghevoli per facilitare il
rumori esterni in condizioni normali di utilizzo. Al momento dell’ascolto questa cuffia Panasonic non ci ha
entusiasmato, soprattutto a causa di un medio-alto un
po’ troppo insistente che penalizza molte voci creando delle sibilanti inopportune. Il dettaglio è buono ma
la tridimensionalità è limitata, spinta più in larghezza
che in profondità. La gamma bassa è accattivante sui
brani più moderni ma non molto profonda, più tesa
sul medio/ basso che dinamica. Con i brani in alta
risoluzione la situazione migliora
soprattutto in tema di profondità,
però gli acuti ci sembrano sempre eccessivi. Sul lungo periodo
l’ascolto è gradevole ma da una
cuffia da 100 euro ci aspettavamo
qualcosa in più.
Skullcandy Crusher
la cuffia con il subwoofer
trasporto in borsa, inedito invece il meccanismo che
lascia slittare in senso orizzontale i padiglioni per un
migliore adattamento alle diverse teste, anche se in
effetti al momento dell’uso pratico non ne abbiamo
tratto alcun vantaggio. Dal punto di vista tecnico, oltre
al già citato trasduttore da 40 mm, abbiamo un’impedenza fissata a 44 ohm e sensibilità di 99 dB/mW.
Però manca qualcosa: nessuna traccia, lungo il cavo
di collegamento, del microfono e del tasto per rispondere alle chiamate, fattore insolito e inspiegabile che
penalizzerà molto la cuffia per chi la volesse usare in
mobilità in abbinamento al proprio smartphone, cioè
praticamente il 99% degli utenti. Oltre a penalizzare la
cuffia in questo test, dato che è l’unico modello a non
avere il microfono. Più che sufficiente l’isolamento dai
Il marchio Skullcandy ha indirizzato
i suoi obiettivi (il cosiddetto target)
verso il pubblico più giovane, con
prodotti accessibili e dall’estetica
molto aggressiva. La cuffia Crusher con i suoi 100 euro di prezzo
di listino, è quasi il top di gamma e
si differenzia dalle solite cuffie della categoria per il circuito Supreme
Sound: in pratica nella cuffia sono inseriti due trasduttori, uno da 40 mm che serve per tutte le frequenze,
mentre il secondo da 55 mm che serve solo per la
gamma bassa e ha un proprio amplificatore dedicato
con volume regolabile. Infatti bisogna inserire una pila
AA nel padiglione sinistro per alimentare l’amplificatore; sullo stesso padiglione c’è il comando per regolare
l’intervento del secondo trasduttore. La costruzione è
robusta più che raffinata, con ampio utilizzo di plastica ma con archetto dall’anima metallica e padiglioni
ripiegabili ben imbottiti e rifiniti; il peso è contenuto
ma una volta indossata la pressione sulle orecchie
o sulle tempie, a seconda delle dimensioni dei padiglioni auricolari, non è trascurabile; non è proprio la
cuffia da indossare senza problemi per qualche ora di
lab
seguito. La finitura è disponibile
in vari colori ma l’imbottitura
dei padiglioni e dell’archetto è nera. Buono
l’isolamento dai rumori
esterni grazie ai grandi padiglioni, ma attenzione all’effetto
opposto perché la
musica potrebbe
coinvolgere chi vi
sta accanto. La
fase dell’ascolto
è molto divertente e il risultato
dovrebbe piacere
molto agli ascoltatori più giovani che
frequentano le discoteche;
l’effetto infatti è proprio quello,
con un vero bombardamento di
bassi fino alla vibrazione della cuffia. Basta regolare il volume dei bassi a metà corsa
per avere già una pressione sonora più che adeguata;
l’insieme non è nemmeno sgradevole con la musica
giusta mentre il resto delle frequenze giunge in modo
soddisfacente ed equilibrato, seppure con una resa
meno precisa rispetto alle altre cuffie del test. Non ci
sono eccessi sugli acuti ma nemmeno una riproduzione tridimensionale credibile. La Crusher fa quindi
il suo dovere e soddisfa il suo scopo per chi ha tanta
voglia di bassi; è divertente sul breve periodo, però
passato l’effetto non può soddisfare chi desidera un
ascolto serio e prolungato. Ma avere un chiaro obiettivo è positivo nella vita in generale e vale anche per
le cuffie: per chi cerca questi effetti la Crusher non
ha rivali.
Sony MDR-XB950, eleganza e qualità
La cuffia Sony MDR-XB950 (110 euro) è senza dubbio
la più elegante del gruppo, curata in ogni dettaglio e
rifinita con materiali di qualità e largo uso di metallo

segue a pagina 33 
torna al sommario
n.126 / 16
8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
TEST
Sfida tra quattro cuffie da 100 euro
segue Da pagina 32 

nei punti cruciali. Il suo slogan però strizza l’occhio al
pubblico più giovane con la sua quota di Extra Bass,
“bassi da club”, “ritmi scatenati” e via dicendo, ovvero
tanti bassi ottenuti con un trasduttore da 40 mm sistemato in un padiglione ben isolato posteriormente
dall’esterno ma con una specie di accordo reflex sul
lato superiore. Ma come anticipato, ciò che colpisce a
prima vista di questa Sony è la cura costruttiva, specie l’archetto metallico, i padiglioni neri con bordino
rosso, l’imbottitura dei padiglioni sagomata sulla reale
forma dell’orecchio (sembra ovvio ma in realtà molte
cuffie sono rotonde come il trasduttore), gli snodi dei
padiglioni e il cavo di tipo piatto anti attorcigliamento.
Sul cavo c’è il microfono per le conversazioni e un
tasto di comando, le cui funzioni sono ampliabili (di
poco) rispetto alla semplice risposta al telefono tramite un’apposita app. La cura costruttiva si ritrova subito
indossando la cuffia, molto comoda e leggera, senza
fatica o disagio anche dopo molto tempo d’ascolto.
Dal punto di vista tecnico abbiamo i già citati trasduttori da 40 mm (definiti a cupola), impedenza di 40
ohm e sensibilità di 106 dB/mW. Piuttosto buono l’isolamento dai rumori esterni, a meno di non trovarsi in
ambienti molto rumorosi. Al momento dell’ascolto temevano di essere travolti dai famigerati extra bassi di
cui Sony si vanta, ma per fortuna nulla di tutto questo.
L’ascolto è piacevole e con buona tridimensionalità, i
bassi ci sono e sono pure di ottima qualità, profondi e
abbastanza frenati. Buone le voci e i medio/alti mentre sulle frequenze più acute si scende rapidamente,
probabilmente una scelta di progetto per favorire
l’ascolto in streaming o di MP3 molto compressi. Rispetto agli slogan pubblicitari citati prima, ci pare si
sia raggiunto il risultato opposto perché la cuffia offre
le migliori prestazioni con musica tranquilla e senza
esagerare con il volume, se si alza troppo il livello
si perde molta definizione e diminuisce il piacere
d’ascolto. Tuttavia la gamma più profonda è effettivamente meglio riprodotta rispetto alla media delle
cuffie della categoria, sempre con l’accortezza di non
esagerare con il volume.
torna al sommario
Ubsound Dreamer
Un sogno accessibile
Dopo l’ottimo esordio con gli auricolari Fighter, Ubsound cerca il salto di qualità con la cuffia Dreamer
(99 euro) che ha sempre dalla sua una filosofia di
progetto che vuole soddisfare l’ascoltatore più serio
con ogni genere musicale. Un progetto semplice ma
curato nei dettagli e soprattutto ascoltato a lungo
per ottenere lo scopo desiderato. La cuffia italiana
ha un’estetica accattivante ma vista più da vicino si
nota il largo uso di plastica, perfino l’archetto è in
materiale sintetico, seppure di buon spessore. Per la
verità la casa parla di “materiali hi-tech ultraleggeri”
non meglio specificati e in effetti la cuffia è molto
leggera, però un archetto metallico ci sembra più
robusto. Sono dettagli che non influiscono sui risultati sonori ma impongono la cautela nell’utilizzo
e soprattutto dovrebbero portare a un prezzo più
contenuto. Il cavo di collegamento con microfono
è di buon spessore, l’archetto è imbottito e anche i
padiglioni sono morbidi, favorendo un buon comfort
di utilizzo anche per tempi lunghi. Dal punto di vista
tecnico la Dreamer monta due trasduttori da 40 mm,
l’impedenza è di 32
ohm mentre la sensibilità è di 110 dB/mW.
I padiglioni dovrebbero quasi avvolgere
l’orecchio ma l’isolamento dai rumori
esterni è limitato. All’ascolto la Dreamer
svela rapidamente il
suo lato migliore e
porta subito al piacere d’ascolto con una
riproduzione attenta
ai dettagli e dall’ampia tridimensionalità,
aspetto generalmente poco curato anche
dai migliori esponenti della categoria.
Le canzoni passano rapide senza far mai venire la
voglia di cambiare brano e come da progetto la cuffia
se la cava molto bene anche per la musica classica,
dove l’ampiezza della scena è spesso decisiva. Probabilmente un’ulteriore punta di dettaglio sulla gamma acuta avrebbe favorito una resa ancora migliore
con brani Flac in alta risoluzione, ma in fondo sono
poco diffusi e quindi alla fine è giusto dare il meglio
con lo streaming. Però la Dreamer piacerà anche a
chi vuole ascoltare la musica da un impianto stereo
tradizionale e quindi sarebbe stato opportuno fornire in dotazione anche l’adattatore jack standard.
Tirando le somme, la sorpresa è italiana
Sappiamo già la domanda che ci state ponendo: ma
voi quale comprereste? Avendo 100 euro da spendere per un’ottima cuffia la scelta è ampia e magari
online i modelli testati costano qualcosa in meno:
circa 75 euro per le Ubsound e 85 euro per la Sony
mentre curiosamente alcuni siti fanno pagare la Panasonic più del suo prezzo di listino. Nel test emergono i pregi della Ubsound: è una cuffia di ottima
qualità che non deluderà il suo acquirente; oltre alle
ottime prestazioni sonore con ogni genere musicale
l’italiana Ubsound ha il pregio di essere poco vistosa
e comoda da usare ma ha il difetto di una costruzione migliorabile e dei padiglioni non ripiegabili;
inoltre risulterà sin troppo seriosa per il pubblico
più giovane. La Sony è un’ottima cuffia, la migliore
del test per la sua costruzione e finitura, però ha un
prezzo leggermente più alto e all’ascolto ha i suoi
lati deboli che ne restringono il campo dei potenziali
acquirenti. Anche la Panasonic è una buona cuffia,
ben costruita e anch’essa molto seriosa nell’aspetto,
però all’ascolto non ha messo in luce particolari pregi e la mancanza del microfono per le conversazioni
telefoniche ci pare un difetto molto grave. Infine, c’è
la Skullcandy che potremmo definire fuori concorso,
perché la sua resa sonora è unica e irraggiungibile
per chi ama questi effetti da discoteca; inoltre è disponibile in molti colori “giovanili”, ma proprio per
questi fattori non può essere la prima scelta per un
ascolto “normale”.
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8 FEBBRAIO 2016
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TEST Siamo stati un mese in compagnia della nuova videocamera di sorveglianza MyFox e abbiamo apprezzato la sua utilità
MyFox Security Camera in test: ok, la casa è sicura
Non è “rivoluzionaria” e costa 199 euro, ma quello che promette lo fa bene. Bastano uno smartphone e una presa elettrica
di Vittorio Romano BARASSI
uello delle videocamere di sorveglianza smart è
un settore dalle indubbie possibilità e grazie alle
numerose soluzioni che sono state lanciate sui
principali mercati già oggi è possibile portarsi a casa
dispositivi all’altezza delle aspettative. MyFox Security
Camera è una di queste: costa 199 euro, è bella, è semplice da usare ed è smart quanto basta. La nostra prova
è durata un mese e, nonostante lo scetticismo iniziale,
la videocamera ha saputo convincerci.
Tirata fuori dalla confezione di vendita, MyFox Security
Camera si presenta come un piacevole dispositivo da
89x43 millimetri da posizionare in un punto della casa
(o dell’ufficio) che si vuol tenere sotto sorveglianza; noi
l’abbiamo messa in direzione della porta di ingresso,
forse l’utilizzo più banale che potevamo farne ma tant’è:
ci interessava tenere sotto controllo la sala e l’accesso
ad essa e l’abbiamo installata più in alto possibile.
Q
Si configura in 5 minuti
e registra subito a 720p
La videocamera è provvista di una pratica base magnetica che permette l’orientamento verticale del dispositivo e il lungo cavo di alimentazione (un normale
USB-microUSB) da ben tre metri garantisce la massima
flessibilità nell’installazione; una volta attaccato il trasformatore da 5V/1,5A alla presa e connesso il cavo
alla camera - dotata anche di sportellino anteriore che
si può chiudere da remoto (modalità privacy) - si è già a
metà dell’opera. Il passo successivo consiste nel prendere lo smartphone e scaricare l’applicazione MyFox
Security disponibile per iOS e Android (le due versioni
si equivalgono); effettuato il download, basterà seguire
le indicazioni che usciranno a schermo per attivare la
videocamera (prima una breve registrazione ai servizi
MyFox, poi ci sarà da fare uno scan di un QR-code e
aspettare qualche secondo) e in men che non si dica si
avrà il sistema funzionante al 100%.
Noi abbiamo effettuato la configurazione tre volte: nel
corso della prima, per chissà quale motivo, non siamo
riusciti immediatamente a settare il tutto ma dopo un
paio di reset (sul retro c’è un piccolo foro attraverso il
quale effettuare il riavvio del dispositivo) tutto è andato
per il verso giusto. Le altre due configurazioni le abbiamo fatte come controprova e sono state immediate.
Entrando nel merito delle specifiche tecniche di MyFox
Security Camera possiamo senz’altro dire che il device si difende abbastanza bene; possiede un sensore
CMOS AR0330 da 1,3” che permette di registrare filmati HD a 720p e 30 frame per secondo (formato H264/
ACC) associato ad un obiettivo grandangolare che
garantisce un angolo di visione di 130 gradi. Grazie al
sensore ad infrarossi integrato, inoltre, la videocamera
può registrare anche nel buio più totale. Sotto il profilo
della connettività non c’è molto da dire: è presente un
modulo WiFi 802.11 b/g/n che dialoga con il router di
casa e le informazioni di sicurezza della connessione (la
password) vengono automaticamente veicolate tramite
lo smartphone che si utilizza per la configurazione. Ci
sono poi un altoparlante, un microfono e non manca
una batteria interna capace di dare alla videocamera
un ora di autonomia “extra” in caso di mancanza di elettricità. Non manca, infine, la possibilità di montaggio al
muro: il supporto a parete, però, è opzionale e costa
30 euro.
Sempre in streaming, ma per registrare
“davvero” bisogna pagare
Dopo l’immancabile “carrellata” sulle caratteristiche
principali della videocamera è giunto il momento di
affrontare il capitolo sul funzionamento. Con MyFox
Security Camera connessa alla rete domestica (viene
riconosciuta dal router sotto il nome di “Ambarella”)
tutte le operazioni si effettueranno con lo smartphone
- ma anche il tablet - usato per la prima configurazione
oppure con un dispositivo provvisto delle giuste credenziali (username e password) per accedere all’app
MyFox Security.
Da questo sarà possibile sempre visualizzare e ascoltare in streaming quello che sta succedendo nell’ambiente in cui è stata posizionata la videocamera ed
eventualmente, grazie al microfono dello smartphone
e all’altoparlante della Security Camera, dire qualcosa che potrà essere ascoltata dagli utenti presenti in
prossimità del dispositivo. La qualità del video è sufficiente sia di giorno che di notte mentre ci ha stupito
molto il microfono integrato nella videocamera, capace
di cogliere in maniera abbastanza sorprendente anche
conversazioni bisbigliate; non aspettatevi comunque
un risultato finale da 007, ma considerando la tipologia
di dispositivo non ci si può lamentare. Buono anche il
volume (sulla qualità non ci addentriamo neppure) del
parlato prodotto dall’altoparlante. L’interfaccia dell’applicazione è molto intuitiva e composta da pochi pulsanti; all’apertura ci si trova dinanzi da una semplice
schermata dalla quale è possibile attivare/disattivare il
rilevamento del movimento, aprire/chiudere lo sportellino meccanico della videocamera, visualizzare le attività
recenti ed entrare nel dettaglio della camera.
Proprio la sezione di dettaglio è il vero cuore dell’applicazione; oltre al tasto per attivare la registrazione
vocale dallo smartphone e a quello per accendere/
spegnere il microfono della videocamera, sono presenti altri tre pulsanti: uno per abilitare/disabilitare la
già citata modalità privacy, un secondo per catturare un’istantanea di quello che sta avvenendo in quel
momento e un terzo dedicato al video vero e proprio,
attraverso il quale salvare sullo smartphone i filmati.
Tutto perfetto verrebbe da pensare, peccato però che
per sfruttare quest’ultima funzionalità e per accedere
alla “timeline” video c’è bisogno di sottoscrivere un

segue a pagina 35 
torna al sommario
n.126 / 16
8 FEBBRAIO 2016
MAGAZINE
SCIENZA E FUTURO La Freygeist ha un motore elettrico da 250W e una batteria da 300Wh che offre 100 km di autonomia
Freygeist è la bicicletta elettrica identica a una normale
Promette di definire il nuovo standard nel mondo e-bike, coi suoi scarsi 12 kg di peso e un appeal estetico mozzafiato
di Alvise SALICE
a start-up tedesca Freygeist ha
fatto centro: grazie ai proventi del
crowfunding, questi ragazzi di Berlino lanceranno in estate sul mercato una
bici elettrica di altissimo profilo. A differenza dei modelli attualmente in circolazione, infatti, la nuova e-bike assomiglia
incredibilmente a una classica biciletta
stradale di ottimo livello, perché mime-
L
tizza nel telaio in alluminio motore, batteria e i vari sensori.
Incorporato fra i pignoni posteriori, la
Freygeist sfoggia un propulsore elettrico da 250W, alimentato grazie a
una batteria agli ioni di litio da 300Wh.
Prodotta da Panasonic, la batteria promette fino a 100 km di autonomia ed è
installata all’interno del tubo obliquo, in
cui poi s’introduce il cavo per la ricarica
attraverso apposita fessura superiore (facilmente apribile in caso
di sostituzione batteria). Forte di
ruote sportive da 28 pollici, gruppo Shimano con trasmissione a
10 velocità e impianto frenante Vbrake (prodotto anch’esso da Shimano), la bici elettrica Freygeist
arriva a pesare solo 12 kg, circa la
metà di un’e-bike ordinaria. Prevista in
3 diverse varianti (Standard, Deluxe e
GT, quest’ultima predisposta per lunghi
viaggi) è già pre-ordinabile al prezzo di
3.999€. Secondo Stephan Hebenstreit,
progettista viennese e “mente” della
start-up, la Freygeist è destinata a rivoluzionare la mobilità urbana del domani.
TEST
MyFox Security Camera
segue Da pagina 34 
piano di abbonamento opzionale a pagamento con
MyFox: si parte da 4,99 euro al mese per avere, oltre
alla registrazione in diretta, anche 1 giorno di registrazione continua in cloud sempre a disposizione; con
9,99 euro al mese, invece, si arriva a 7 giorni.
Se c’è un intruso ti avvisa
e ti fa decidere cosa fare

Ma cosa succede davvero quando viene rilevato un
movimento nella zona “sotto controllo”? Nel momento in cui questo accade, la Security Camera si attiva
per notificare su tutti i dispositivi collegati all’account
(quindi alla videocamera) che è in corso un’intrusione;
il sistema manda una notifica push sugli smartphone
e i tablet connessi e invia anche un’email all’indirizzo e-mail associato al profilo MyFox. Dal momento
dell’avviso l’utente - o gli utenti - avranno tre minuti
di tempo per decidere se effettuare una chiamata di
emergenza oppure di annullare lo stesso allarme; se
si sceglie di chiamare il numero per le emergenze,
l’app comporrà automaticamente il numero sul dialer
dello smartphone e basterà premere “il tasto verde”
per far partire la chiamata. Di default l’applicazione ha
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in configurazione il 112, ma dalle impostazioni è possibile inserire qualsiasi numero di telefono. Se non
si interviene prontamente entro il lasso di tempo dei
tre minuti, forbice “ragionevole” nella quale un malintenzionato è tranquillamente in grado di fare tutto ciò
che vuole e poi scappare, all’apertura dell’app sarà
mostrata l’ora dell’intrusione e, se in possesso di uno
dei piani di abbonamento MyFox, sarà possibile rivedere gli istanti in cui si è verificato il movimento sospetto. In caso contrario non aspettatevi di poter fare
molto: senza abbonamento resterà solo un “avviso”
nel registro degli eventi.
Una buona Security Camera
ma forse costa troppo
Quella prodotta da MyFox è indubbiamente una
buonissima videocamera per la sorveglianza ma, a
conti fatti, senza la sottoscrizione di uno dei piani a
pagamento risulta abbastanza limitata nella sua opera di funzionamento. La qualità video in streaming
è soddisfacente, molto apprezzabile è la possibilità
di “invitare” utenti per controllare la videocamera
anche per brevi lassi di tempo e abbastanza buono
è il sistema di notifica degli allarmi; abbiamo trovato molto interessante la compatibilità con IFTTT (qui
un approfondimento) che permette, per esempio, di
abilitare la modalità privacy quando lo smartphone
si collega alla rete domestica ma ciò non basta per
non evidenziare i difetti del dispositivo. Il rilevamento
del movimento è molto preciso ma, non essendoci un
sistema di riconoscimento dei volti, non permette di
“escludere” determinate persone dagli allarmi; stesso
discorso per gli animali domestici: se avete un gatto o
un cane il sistema li segnalerà sempre come “intrusi”.
Impossibile poi non ritornare sulla questione degli abbonamenti opzionali: non si poteva includere almeno
il piano base nel costo del prodotto? Se non si paga
l’extra mensile non si può vedere la timeline e non si
ha accesso ai video, decisamente un paradosso se si
pensa che stiamo parlando di una videocamera per
la sicurezza. Insomma, MyFox Security Camera è promossa; ma non a pieni voti.