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n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE Foxconn si piglia Formula 1, tutte le La tecnologia in aiuto Tutti i videogame più gare del 2016 visibili contro i “furbetti attesi e in arrivo nel Sharp e in un colpo si integra in chiaro e in HD 04 del cartellino” 09 corso dell’anno 21 a monte e a valle Oramai sembra cosa fatta: Foxconn – salvo colpi di scena - si appresta ad acquistare Sharp. O meglio a salvare Sharp, che oramai è schiacciata da oltre quattro miliardi di dollari di indebitamento. La mossa Foxconn, che ha messo sul tavolo l’offerta irrinunciabile di 6 miliardi di dollari, è un mazzata piscologica per i giapponesi: da anni il Sol Levante cerca di risollevare le sorti delle aziende tecnologiche in difficoltà ipotizzando e in alcuni casi ponendo in essere alleanze e fusioni “in casa”, tra realtà strettamente giapponesi, senza mai guardare all’estero. Ma unendo due aziende in difficoltà si finisce solo per ottenere una difficoltà doppia. La fusione tra Sharp e Toshiba (anch’essa in crisi) pavantata nei mesi scorsi, sarebbe stata un disastro per entrambe le società. Il cavaliere bianco che arriva in soccorso di Sharp viene da Taiwan: per anni le aziende giapponesi hanno commissionato la produzione ad aziende tawainesi come Foxconn, che via via hanno a loro volta spostato buona parte degli stabilimenti in Cina, per agguantare bassi costi della manodopera: è di Foxconn la fabbrica più grande di Shenzen e del Mondo con oltre 300mila addetti. Questo colosso da oltre un milione e 300mila dipendenti (praticamente tutti gli abitanti di Milano) ha fatto così bene il suo mestiere da aggiudicarsi, tra le altre tantissime commesse, la produzione della stragrande maggioranza dei prodotti Apple, oltre che quella di PS4 e di XBox One. Un’acquisizione di Sharp avrebbe due effetti importanti per Foxconn, uno a breve e uno a medio termine. Quello a breve consiste nella possibilità di controllare direttamente uno tra i più grandi produttori mondiali di display (già grande fornitore), carpendone anche il knowhow e i brevetti, per garantirsi un canale di approvvigionamento di materie prime costante e alle migliori condizioni di mercato; cioè la classica integrazione a monte. E proprio in questa direzione la stragrande maggioranza degli analisti vede la ratio dell’investimento. Ma l’effetto potenzialmente più devastante (per i concorrenti) è la possibilità a medio termine di integrarsi a valle: Sharp è un brand ancora molto importante e stimato, soprattutto nel mercato USA. Foxconn potrebbe così iniziare il processo che prima o poi tutti gli assemblatori “cresciuti” intraprendono: produrre e distribuire con un proprio marchio, con tutto il know-how acquisito nella produzione ma anche nella progettazione e ingegnerizzazione dei più disparati prodotti elettronici. L’ha fatto in passato Acer, nata producendo PC per molti marchi tra cui Texas Instrument, che poi ha rilevato; percorso simile per Lenovo, che ha finito per acquistare il suo principale cliente, la divisione PC di IBM. La stessa Samsung, prima di affrontare direttamente i mercati esteri, si configurò come terzista per i giapponesi: oggi è leader mondiale del mercato. Foxconn, con il marchio Sharp in mano, sarebbe in condizione di di dare filo da torcere ai marchi che affidano a terzi la produzione, a colpi di prezzi più convenienti e qualità alta, cosa che – oramai è dimostrato – si riesce ad ottenere anche in Cina. E in questo senso la possibile rinascita di Sharp, anche se sotto una bandiera diversa, sarebbe davvero una brutta notizia per Samsung e compagni. Gianfranco GIARDINA Svanisce in Italia il sogno DVB-T2 L’Unione Europa chiede di liberare le frequenze TV entro il giugno del 2020, saranno destinate al 5G Una mossa che ridimensiona il digitale terrestre 02 13 LG G5 e Samsung S7 in arrivo il 21 di febbraio In attesa del MWC di Barcellona ecco le ultime anticipazioni sui nuovi e attesi smartphone LG e Samsung Canon lancia la EOS-1D X Mark Ha sensore full frame da 20 Mpx, ripresa 4K e messa a fuoco impeccabile: è un vero mostro 19 Tutte le novità a incasso Whirlpool Ora anche il piano induzione ha il 6° Senso Spazio più flessibile per le nuove lavastoviglie 29 IN PROVA 32 Sfida cuffie da 100€ Scegli quella “giusta” 34 MyFox Security Cam Casa sotto controllo n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TV E VIDEO L’Unione Europea chiede agli Stati Membri di liberare le frequenze TV da destinare al 5G entro il giugno del 2020 L’Europa spinge 5G e satellite: svanisce il sogno DVB-T2 Una mossa che ridimensiona il digitale terrestre e consegna al satellite il ruolo di veicolo principale per la TV di qualità di Roberto PEZZALI L a Commissione Europea ha messo il turbo: l’obiettivo è liberare entro il 2020 le frequenze oggi occupate dalla TV per destinarle allo sviluppo dei servizi 5G e Internet of Things. Il comunicato che è stato diramato lo dice chiaramente: “La Commissione propone che in tutti gli Stati membri la banda dei 700 MHz venga assegnata alla banda larga senza fili entro il 30 giugno 2020, in linea con il lancio del 5G, previsto per il 2020. Per rispettare questo termine, entro il 30 giugno 2017 gli Stati membri dovranno adottare e rendere pubblico un piano nazionale finalizzato ad assicurare la copertura della rete e a liberare la banda dei 700 MHz. Entro la fine del 2017 dovranno inoltre concludere accordi di coordinamento transfrontaliero. Grazie ai piani nazionali la transizione sarà più agevole e si potrà contare su una buona copertura di rete, che contribuirà a colmare il divario digitale e a creare le condizioni necessarie, in termini di copertura, per i veicoli connessi e l’assistenza sanitaria remota.” Finora la situazione era leggermente diversa, con il termine che era fissato al 2020 ma con una tolleranza di due anni in più o in meno per potersi adeguare. L’Europa ha fretta, non vuole il perdere il treno del 5G e cerca di armonizzare le frequenze il prima possibile. Come si legge nel documento la proposta è incentrata su due elementi principali: • per la banda dei 700 MHz: un calendario comune per renderla disponibile per l’uso da parte dei servizi a banda larga senza fili a condizioni tecniche armonizzate nonché le relative misure di coordinamento a sostegno di tale transizione; • per la banda al di sotto dei 700 MHz: priorità a lungo termine per la distribuzione di servizi di audiovisivi al grande pubblico, insieme a un approccio flessibile all’uso dello spettro in risposta al diverso grado di diffusione della televisione digitale terrestre (DTT) nei vari Stati membri. Italia non ci sarà più spazio per il DVB-T2 In quest’ottica è interessante capire cosa succederà in Italia. L’Italia non ha alcuna fretta di liberare quelle frequenze, un po’ perché gli operatori di telecomunicazioni non sono in grado di sostenere economicamente un’asta, un po’ perché i broadcaster non hanno alcuna intenzione di liberare quelle frequenze, alcune delle quali sono licenziate addirittura fino al 2028/2030. Tuttavia l’UE chiede a tutti gli stati Membri di adottare questa direttiva, ENTERTAINMENT Un promo video di Microsoft per il Super Bowl lascia di sasso gli appassionati HoloLens mostra il futuro dello sport in soggiorno Al momento si tratta solo di un concept, potrebbe essere il futuro degli eventi sportivi? di Mirko SPASIANO oloLens non è ancora arrivato sul mercato, ma Microsoft non sta certo lesinando i teaser che ne mostrano i possibili campi di utilizzo. Al suo debutto alla conferenza Build dell’anno scorso, HoloLens si è mostrato come visore per la realtà aumentata in ambito aziendale e professionale, mentre all’evento #Windows10Devices, come piattaforma per il gaming. Questa volta, invece, è il turno dello sport. La compagnia americana, infatti, ha montato uno spot pubblicitario giusto in tempo per il Super Bowl, in cui mostra come HoloLens potrebbe essere impiegato per migliorare l’esperienza degli appassionati che seguono le partite di NFL. Questo video mostra quello che potrebbe essere il futuro del pub- H torna al sommario blico virtuale: potremo, ad esempio visualizzare l’ologramma 3D dello stadio in cui ha luogo il match sul tavolino del nostro soggiorno, con informazioni dettagliate in sovraimpressione sulle condizioni atmosferiche ed il pubblico pagante. Ancora più d’effetto, però, è vedere un giocatore passare attraverso un muro per visualizzarne le principali statistiche di gioco, oltre ad alcune caratteristiche fisiche, come altezza e peso. Non manca anche la possibilità di estendere il campo visivo offerto dalla TV con una visuale più periferica, corredata anche da statistiche live. È bene ricordare che, al momento, questo è soltanto un concept che ha come scopo principale quello di ispirare ed avvicinare potenziali sviluppatori per HoloLens. Per quanto ciò che si può ammirare nel video rappresenta, in un certo senso, il sogno di molti appassionati di sport, non è detto che Microsoft decida di trasformarlo effettivamente in realtà. Ciò non di meno, la speranza è l’ultima a morire. e gli scenari che si profilano sono interessanti. Nella banda da liberare oggi ci sono 9 multiplex di cui 6 nazionali, canali che dovranno in qualche modo trovare una sistemazione. Una cosa è certa: lo spazio con il DVB-T non ci sarà per tutti e qualcuno, che verrà comunque indennizzato, dovrà trovare vie di trasmissioni alternative, come il satellite o lo streaming. Chi resterà sul digitale terrestre si troverà davanti ad una situazione ancora più difficile: impensabile una crescita qualitativa, non c’è spazio per proporre l’HD, e impensabile pure una migrazione verso lo standard DVB-T2 in simulcast. Per lo stesso motivo, assenza di spazio, non sarebbero infatti gestibili trasmissioni contemporanee DVB-T e DVB-T2, condizione necessaria per una migrazione soft verso il nuovo standard. L’unica soluzione sarebbe un ennesimo switch off, con spegnimento totale del DVB-T per passare al DVB-T2, una scelta questa che difficilmente qualcuno prenderà in considerazione. Il sogno del DVB-T2 svanisce per sempre, mentre sorriderà chi ha creduto e investito nel satellite: la mossa dell’Europa infatti consegna al satellite il ruolo di principale veicolo per la TV di qualità, l’unica vera piattaforma che potrà portare 4K e HDR nelle case. ENTERTAINMENT Netflix Tre nuove serie TV per i più giovani Netflix ha annunciato l’arrivo nel 2016 di tre serie TV dedicate ai membri più giovani della famiglia. The Greenhouse, live action per adolescenti a tinte suspence e misteriose, seguito dalla serie TV sul giocattolo Hasbro Stretch Armstrong, che avrà vita ed avventure proprie, e Lalaloopsy, musical per un pubblico più giovane ma che pare in grado di non risultare indigesto neanche a mamma e papà. Il tris calato da Netflix si affianca all’offerta esistente, che vede la presenza di titoli quali Degrassi: Next Class, Lost & Found Music Studios e Project Mc² Degrassi. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE ENTERTAINMENT Sky acquisisce il canale 50 del digitale terrestre per spostare il suo canale TG24 Sky: arriva Paramount Channel, LaEffe sul sat Sul 27 arriva Paramount Channel. Per LaEffe il destino è sul satellite, canale 139 di Sky D di Roberto FAGGIANO opo la chiusura di Gazzetta TV anche la fine del canale LaEffe del gruppo Feltrinelli sembrava imminente per via dei conti economici fuori controllo. A sbrogliare la situazione è però arrivata Sky Italia con una soluzione elegante: a Sky passa l’ambita posizione 50 del digitale terrestre, proprio in mezzo ai canali all news di Rai e Mediaset, per sistemare in modo ideale il proprio Sky TG24 e in cambio l’interessante canale di Feltrinelli potrà continuare a vivere e sperimentare nella piattaforma Sky. Per chi seguiva liberamente i molti film d’essai e i documentari trasmessi da LaEffe sarà un brutto colpo, che però potrà essere in parte riassor- bito dall’arrivo di Paramount Channel, sistemato sul canale 27 del DTT, nel frattempo liberato da Sky. Il nuovo canale appartiene al gruppo Viacom ed è già attivo su alcune piattaforme satellitari. e online. Sui contenuti del nuovo canale il responsabile Sergio Del Prete è rimasto per ora sul vago, “In Italia Paramount Channel sarà caratterizzato da una proposta unica e da molte novità che vi racconteremo al più presto”, ma non è difficile ipotizzare la presenza di molte pellicole della nota casa di produzione statunitense. Per l’utente italiano quindi si prospetta una nuova ricca scelta di pellicole cinematografiche visibili in chiaro sul digitale terrestre, una scelta che va a sommarsi ai canali dedicati di RAI (Rai Movie) e Mediaset (Iris). Il passaggio sul canale 50 DTT di Sky TG24 e il conseguente spostamento sul satellite di LaEffe avverrà sabato 30 gennaio. Il lancio di Paramount Channel sul canale 27 è invece fissato per il 27 febbraio. ENTERTAINMENT È pronta a partire la Drone Racing League: 5 gare con i migliori piloti di droni Drone Racing League: un po’ F1, Tron e realtà virtuale Portali, ostacoli e luci fluorescenti. E i droni si controllano con un visore a realtà virtuale di Massimiliano ZOCCHI ra solo questione di tempo prima che gli americani trovassero il modo di trasformare i droni in una macchina da intrattenimento. E infatti il 22 febbraio inizierà il primo campionato del mondo chiamato Drone Racing League. Lo scorso luglio c’era già stata una gara inaugurale, con 6 piloti che si sono contesi un premio di 25.000 dollari, ma ora le cose si fanno serie, con 6 diversi eventi in location sparse sul globo e ben 17 piloti “pro”. La prima gara si terrà a Miami, nello stadio normalmente utilizzato dai Miami Dolphins della NFL, mentre le future location sono ancora da confermare. Una Drone Race può avere luogo ovunque, anche in fabbriche abbandonate, come fu per l’evento di presentazione. I quadricotteri utilizzati sono dei First Person View (FPV) e trasmettono le immagini da un camera frontale direttamente a un visore indossato dal pilota. I circuiti sono articolati, E torna al sommario fatti di passaggi obbligati, ostacoli, portali luminosi, tutto quello che possa rendere emozionante una gara, droni in frantumi compresi. I velivoli sono realizzati per massime performance e agilità e possono raggiungere la velocità di 190 km/ h. Anche la scelta dei piloti è nel tipico stile entertainment made in USA, con ragazzi giovani, anche girl pilot, in cui sia facile identificarsi. E i nomi fanno scena: Moke, Zoomas, Flyingbear, Kittycopter, Legacy... Sul sito ufficiale della lega è possibile anche iscriversi per cercare di diventare un pilota ufficiale, oltre a poter segnalare all’organizzazione dei luoghi interessanti adatti a delle gare. Il meccanismo sarà la tipica classifica a punti, con le singole gare divise in qualifiche, semi finali e finali. I droni dovranno passare attraverso tutti i gate e check point, pena la squalifica. Al termine delle 5 gare previste, i piloti che avranno guadagnato più punti verranno invitati a un evento finale che assegnerà il titolo di World Champion Pilot. In attesa del 22 febbraio, sul sito ufficiale potete trovare molte altre informazioni, e diversi video di presentazione. Sky UK adotta Roku 4 e riaccende le speranze per lo streaming HD e 4K in Italia Sky presenta ai suoi clienti britannici il set top box per il servizio Now TV È basato su Roku 4 e supporterà HD e 4K E in Italia? Alcune indiscrezioni parlano del rilancio del servizio a luglio di Roberto PEZZALI Mentre in Italia gli utenti di Sky Online continuano a fruire di un servizio in standard definition, i subscriber inglesi di Now TV, l’equivalente britannico di Sky Online, a breve potranno mettere le mani su un nuovo set top box compatibile addirittura con lo streaming in 4K. Sky ha infatti lanciato, al momento solo in Inghilterra, la nuova versione del set top box usato anche in Italia per fruire del servizio, e lo ha fatto rinnovando interamente l’interfaccia utente e anche le funzionalità di un servizio che sta riscontrando un successo sempre maggiore. Nonostante il lancio sia “inglese”, è lecito aspettarsi a breve qualche novità anche sulla piattaforma italiana: secondo alcune indiscrezioni Sky in estate farà un rebranding del prodotto “Sky Online” e per l’occasione dovrebbe introdurre anche qualche novità. La speranza è ovviamente tutta per l’HD: Sky Online è l’unico servizio di contenuti in streaming che ancora non ha sposato l’alta definizione. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE ENTERTAINMENT Sky ha diffuso il calendario 2016 delle gare in esclusiva per gli abbonati Formula 1: le gare visibili in chiaro e in HD Delle 21 gare, 10 saranno in chiaro in diretta HD e le altre 11 in esclusiva Sky, canale 207 di Roberto FAGGIANO n occasione di alcune prove su pista bagnata delle monoposto di Formula 1, in vista della nuova stagione 2016, Sky ha diffuso il calendario delle gare che trasmetterà in esclusiva per i propri abbonati. Di conseguenza sappiamo anche quali gare - e relative prove - saranno trasmesse in diretta in HD in chiaro dalla RAI. Per questa stagione sono previste 21 gare, delle quali 10 saranno disponibili in diretta HD in chiaro mentre le rimanenti 11 saranno in I DATA EVENTO Colin Trevellow, direttore dell’ultimo capitolo della nuova trilogia di Star Wars, non ne vuole sapere del digitale CANALE GP Australia (Melbourne) Diretta Sky e differita Rai 3 aprile GP Bahrain Diretta Sky e differita Rai 17 aprile GP Cina (Shanghai) Diretta Sky e Rai 1 maggio GP Russia (Sochi) Diretta Sky e differita Rai 15 maggio GP Spagna (Barcellona) Diretta Sky e differita Rai 29 maggio GP Monaco Diretta Sky e Rai 12 giugno GP Canada (Montreal) Diretta Sky e differita Rai 19 giugno GP Europa (Baku, Azerbaigian) Diretta Sky e Rai 3 luglio GP Austria (Spielberg) Diretta Sky e differita Rai 10 luglio GP Gran Bretagna (Silverstone) Diretta Sky e differita Rai 24 luglio GP Ungheria (Budapest) Diretta Sky e Rai 31 luglio GP Germania (Hockenheim) Diretta Sky e Rai 28 agosto GP Belgio (Spa-Francorchamps) Diretta Sky e differita Rai 4 settembre GP Italia (Monza) Diretta Sky e Rai 18 settembre GP Singapore Diretta Sky e Rai 2 ottobre GP Malesia (Sepang) Diretta Sky e differita Rai 9 ottobre GP Giappone (Suzuka) Diretta Sky e Rai 23 ottobre GP Stati Uniti (Austin) Diretta Sky e differita Rai 30 ottobre GP Messico (Città del Messico) Diretta Sky e Rai 13 novembre GP Brasile (San Paolo) Diretta Sky e differita Rai 27 novembre GP Emirati Arabi (Abu Dhabi) Diretta Sky e Rai 20 marzo torna al sommario Star Wars Episode IX sarà girato su pellicola Un tributo alla saga originale esclusiva Sky sul canale 207. Per le prime 10 gare della stagione Sky si è assicurata l’esclusiva per ben sette gare, a partire dalle prime due. Potremo comunque seguire in chiaro il GP di Monaco, la gara di Monza e la gara di Hockenheim. Per quanto riguarda gli orari delle differite la Rai non ha ancora diffuso il calendario completo ma si dovrebbe rimanere negli usuali orari delle 14 per i GP disputati in notturna o all’alba (ora italiana) e nella prima serata per le gare disputate nel pomeriggio. Nessuna gara verrà disputata durante lo svolgimento dei Giochi Olimpici di Rio (5 - 21 agosto) e quindi non ci sarà il rischio di sovrapposizione degli avvenimenti. Il calendario della nuova stagione Poche le alternative legali per chi vuole vedere in diretta tutte le gare : chi abita nelle vicinanze del confine svizzero potrà seguire tutte le gare (in definizione standard) su RSI La2, chi abita nei pressi del confine sloveno potrà seguire le gare sulla TV slovena, chi abita nelle provincie di Trento e Bolzano potrà seguire le gare (in HD) sul canale austriaco ORF ritrasmesso in digitale terrestre per accordi locali. Sul satellite invece l’alternativa è il canale svizzero tedesco RTL, che trasmette solo da Astra (19,2° Est). di Michele LEPORI “Non potrei mai girare Episode IX su nient’altro che non sia pellicola perché stiamo parlando di un film storico: è stato così fin dall’inizio”: così Colin Trevorrow, regista del blockbuster annunciato “Star Wars Episode IX” al Sundance Film Festival in corso di svolgimento a Park City. Le ragioni che motiverebbero la scelta di Trevorrow potrebbero non essere oggettive, ma sarebbero in linea con quanto fatto da J.J. Abrams lo scorso dicembre e Rian Johnson nel 2017: Episode VII e Episode VIII vedono nella pellicola il loro supporto di registrazione ed è giusto che anche l’epilogo abbia lo stesso trattamento. Ma Trevorrow non si accontenta e rilancia con ulteriori richieste alla produzione, al grido di “il realismo non è mai abbastanza”: come riportato dall’Hollywood Reporter, infatti, il regista statunitense vorrebbe avvalersi di riprese girate “on location” e non riprodotte in studio od a computer. “Ho chiesto di poter girare Episode IX con tecnologia IMAX: non ho ancora ricevuto risposta, ma sono state girate riprese IMAX nello spazio!”. Il riferimento va, ovviamente, a “Interstellar”. Nel video sotto, le dichiarazioni di Trevorrow al Festival. The Art of Film n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MERCATO Malgrado quanto riporta il sito, negozi e riparatori sono nel mirino della RAI Gli esattori della RAI chiedono il canone ai negozi di elettronica (che sono esenti) Esenzione dal Canone RAI, problema di attualità per i negozi di elettronica di consumo S Crisi senza fine per il colosso di Sunnyvale che manda a casa il 15% della propria forza lavoro e chiude ben cinque sedi estere. Previsto un taglio di 400 milioni di dollari in costi operativi di Gianfranco GIARDINA i apre – con anticipo su quanto previsto – il carosello relativo alle esenzioni dal pagamento del Canone RAI. Ma l’attualità non riguarda il canone per i cittadini, che da luglio sarà addebitato nella bolletta della luce, ma di quello per i negozi di elettronica di consumo. Questi, come indica la stessa RAI sul suo sito, sono esentati dal pagamento del canone. Malgrado ciò, forse rinvigoriti dalle nuove modalità di esazione del canone per i consumatori, sono molti i negozi di elettronica di consumo che si sono visti contattare da agenzie di riscossione RAI per il pagamento del canone 2016, malgrado le vecchie procedure siano state espletate correttamente dai negozi. Non sembrerebbero esserci dubbi sul fatto che i negozi di elettronica debbano essere esentati, come peraltro stabilito da una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate del 2003. Al fine di evitare gli inevitabili (ma inutili) contenziosi, AIRES, l’associazione dei grandi retailer di elettronica di consumo italiani, ha chiesto chiarimenti alla RAI con una lettera che chiede quali siano le procedure – mai esplicitate – per ot- tenere in maniera formale l’esenzione e quindi evitare a monte qualsiasi “dialettica” con le agenzie di riscossione RAI. La questione sta scalando verso i “piani alti”, tanto che l’On. Michele Anzaldi, PD, membro della Commissione di Vigilanza RAI, pare intenzionato a sollevare il problema anche nelle sedi istituzionali. Perché il tema è importante? Perché nei prossimi mesi toccherà ai cittadini certificare (o auto-certificare) il proprio stato di non applicazione del canone in bolletta, non solo per i casi in cui il TV in casa non c’è proprio. Uno dei principali rischi è quello della doppia applicazione in caso di due allacciamenti elettrici al servizio di una sola abitazione o di nuclei familiari distribuiti – per i più disparati motivi - su residenze disgiunte. Inoltre, la legge prevede dei casi di esenzione (ultra 75enni con redditi bassi) le cui condizioni e procedure di ottenimento non sono state ancora chiarite. L’attenzione alla procedura relativa all’ottenimento formale dell’esenzione, anche alla luce della vicenda che riguarda i negozi, diventa sempre più alta: discutere con il proprio gestore elettrico dopo un’eventuale indebita applicazione del canone in bolletta sarà complicatissimo; peraltro l’arma di difesa del mancato pagamento è in questo caso del tutto spuntata: l’effetto potrebbe essere addirittura il distacco dell’energia elettrica. MERCATO Incertezze del segmento mobile, con vendite dei dispositivi calate del 14.7% PS4 traina il 2015 di Sony. Male il settore mobile Bilanci positivi nell’ultimo quarto del 2015 grazie a PlayStation 4 e al settore entertainment T di Dario RONZONI empo di bilanci per Sony, che ha reso noti i dati relativi all’ultimo trimestre del 2015. Posti a confronto con quelli dello stesso periodo del 2014, i numeri non possono che essere giudicati positivamente: l’utile netto è stato di 120,1 miliardi di yen, pari a 1 miliardo di dollari, ben il 33% in più rispetto a ottobre-dicembre 2014. Scorporando i dati, tuttavia, balza all’occhio una netta cesura che separa le revenue dei principali rami d’azienda: nel 2015 a tirare la carretta è stata in gran parte la divisione gaming, grazie al successo di PlayStation 4 (35 milioni di esemplari venduti). Per il settore video- torna al sommario Yahoo taglia 1700 posti di lavoro e chiude l’ufficio di Milano ludico, l’utile di esercizio ha raggiungo un +45,5% con entrate complessive pari a 4,89 miliardi di dollari. Sempre sul versante entertainment, bene anche Sony Pictures, forte del buon successo al botteghino di Spectre e Hotel Transylvania 2, con entrate complessive di 2,18 miliardi di dollari (+26,9% rispetto al 2014). A preoccupare i vertici aziendali è il rallentamento sul fronte mobile, dove le vendite dei device Sony sono calate del 14,7%, dato che tuttavia non ha impedito un utile di esercizio di 201 milioni di dollari, propiziato in primis da una maggior concentrazione su prodotti premium ad alto valore aggiunto e dal taglio di risorse in R&D e marketing. Il pigro tasso di cre- scita nelle vendite di smartphone a livello mondiale ha poi colpito la produzione di componentistica dedicata, come sensori fotografici e batterie. Il comparto ha fatto segnare un -12,6% nelle entrate complessive (2,08 miliardi di dollari) per un passivo di esercizio di 97 milioni di dollari. di Dario RONZONI Tempi durissimi per Yahoo, uno dei simboli storici del web, che esce con le ossa rotte da un 2015 da incubo. Nell’ultimo report, la compagnia di Sunnyvale, a fronte di incassi per 1,27 miliardi di dollari, in lieve aumento anche rispetto alle previsioni, registra perdite per oltre 4 miliardi, tracollo che ha reso necessario un feroce piano di ridimensionamento della propria forza lavoro (si stima il 15%, pari a circa 1700 dipendenti). L’energico piano di ristrutturazione proposto dall’amministratore delegato Marissa Mayer si prefigge come obiettivo un taglio di 400 milioni di dollari in costi operativi e un tetto massimo di 9000 dipendenti entro la fine del 2016. Sotto la scure del CEO cadono anche cinque sedi periferiche, che verranno chiuse: oltre a Milano, Dubai, Città del Messico, Madrid e Buenos Aires. Gettando uno sguardo oltre il travagliato presente, Mayer sottolinea la necessità di un consolidamento dei servizi core, come Search, Mail e Tumblr. Previsti anche imminenti cambiamenti nel segmento mobile, con novità relative alle app sportive e finanziarie. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MERCATO I dati provengono da un report di Strategy Analytics e si riferiscono al 2015 Un 2015 da record per gli smartphone Ma non è tutto oro quello che luccica Gli ordini di smartphone raggiungono un risultato impressionante: 1.44 miliardi nel 2015 Nessun grosso cambiamento nelle quote dei principali brand, ma il business è in calo di Mirko SPASIANO S econdo un report Strategy Analytics, nell’anno appena trascorso sono stati ordinati complessivamente 1,44 miliardi di smartphone, con un incremento del 12% rispetto al 2014. A preoccupare le principali case costruttrici di smartphone, però, è un altro dato, ovvero quanto emerso nell’ultimo trimestre del 2015: 404,5 milioni di smartphone venduti. Per quanto possa sembrare una cifra ragguardevole, il tasso di crescita registrato nel Q4 del 2015 è il più basso di tutti i tempi, ad ulteriore prova che questo mercato stia giungendo a saturazione. Ad incidere in maniera preponderante su questo rallentamento sono la maturazione del mercato cinese e le preoccupazioni dei consumatori sul futuro dell’economia mondiale. Samsung si conferma il brand prediletto dai consumatori con i suoi Galaxy, con 81,3 milioni di smartphone venduti nel Q4 del 2015, con una crescita del 9% rispetto allo stesso periodo del 2014. La crescita è stata superiore alla media globale, il che ha aiutato la casa coreana a non farsi raggiungere da Apple, che la tallona al secondo gradino del podio. Ad oggi, poco oltre uno smartphone su cinque è marchiato Samsung, ma Apple Trimestre nero per LG Display: erano anni che il produttore non andava così male Il calo dei prezzi e della domanda ha spinto però LG ad annunciare un investimento record nell’OLED di Roberto PEZZALI non è da meno: il brand di Cupertino detiene il 16% delle quote di mercato. C’è però da registrare un altro dato per la casa americana: quella crescita che sembrava inarrestabile, si sta ormai esaurendo. Le unità vendute nel Q4 del 2015 sono state 74,8 milioni e pressoché invariate rispetto al medesimo trimestre dell’anno precedente. Questo è il segno inequivocabile che, se Apple intende crescere ancora, si deve espandere in mercati ancora inesplorati come l’India e la Nigeria. Sul terzo gradino del podio c’è Huawei, che, con i suoi 107,1 milioni di smartphone venduti nell’intero 2015, è entrata in una cerchia per pochi eletti, ovvero quella delle compagnie che riescono a superare la soglia dei 100 milioni. Se è vero che l’azienda cinese ha conseguito un risultato senza precedenti nella sua storia, è altrettanto vero che anche la sua ascesa è rallentata bruscamente: da una crescita su base annua del 62% registrata nel 2014, è passata ad un tasso quasi dimezzato del 35%. Medaglia di legno per l’accoppiata Lenovo-Motorola che si attesta al 5% delle quote di mercato dell’ultimo trimestre del 2015, ma è in forte calo, a dispetto di Xiaomi, che ha rinsaldato la sua quinta posizione con un incremento degli ordini superiore al 15% su base annua rispetto al 2014. Tanti brand prestigiosi, come LG e Sony, nonostante abbiano rilasciato dei terminali davvero validi, risultano “non pervenuti”, raggruppati nella grande ammucchiata degli “altro”, che detiene complessivamente circa il 44% delle quote di mercato. In quello che sembra sempre più un duopolio, per incidere in maniera significativa sul mercato serve davvero qualcosa di innovativo. Se, però, la stagnazione tecnologica che abbiamo osservato negli ultimi anni si protrarrà oltre, è difficile immaginare cambiamenti significativi. Quote di mercato degli smartphone per i principali brand nel 2015. torna al sommario Giù i profitti di LG Display E siamo tutti più felici LG Display, il maggior produttore al mondo di pannelli per TV e smartphone, ha fatto registrare una trimestrale da incubo, chiudendo il quarto trimestre dell’anno con calo dei profitti pari al 90%. Nei tre mesi da ottobre a dicembre il fatturato ha toccato i 50 milioni di euro (61 miliardi di won), e bisogna tornare al primo trimestre del 2012 per trovare un risultato peggiore. Delusi soprattutto gli analisti, che avevano stimato guadagni per oltre 110 miliardi di won: la causa del tracollo sembrerebbe la richiesta sempre più bassa di schermi LCD per dispositivi portatili e TV, oltre a un calo dei prezzi medi dei pannelli. Il dato preoccupa anche in previsione dei prossimi trimestri: LG stima che l’offerta globale di pannelli per i primi mesi dell’anno superi di almeno 10 punti percentuali la domanda, e questo vuol dire che per smaltire le scorte di magazzino i produttori abbasseranno ulteriormente i prezzi. Tutte brutte notizie? Per LG Display sì, per gli utenti no: la crisi dei cristalli liquidi ha spinto LG Display ad annunciare un ulteriore investimento di 460 miliardi di won (380 milioni di dollari) nella tecnologia OLED: parte delle linee produttive di LCD saranno convertite subito per sfornare pannelli OLED di grande formato a costo più contenuto. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MERCATO Le unità vendute nel 2015 sono state 206.8 milioni, il 10% in meno del 2014 Tablet in discesa, crescono i convertibili Le consegne di tablet registrano un’ulteriore contrazione rispetto allo scorso anno Il settore dei dispositivi “convertibili”, al contrario, fa segnare delle cifre interessanti l di Pierfrancesco PETRUZZELLI l 2015 si conferma un ulteriore anno di contrazione per il mercato dei tablet, come evidenziato dall’ultimo report pubblicato da IDC e basato sulle spedizioni a livello mondiale. Le unità vendute durante lo scorso anno sono state complessivamente 206.8 milioni, circa 10% in meno rispetto ai 230 milioni fatti registrare nel 2014. Apple rimane, per il momento, regina del mercato con un market share del 24%, ma con una diminuzione di circa 3 punti percentuali rispetto allo scorso anno, con il lancio sul mercato di iPad Pro che è riuscito in parte a frenare il calo di ricavi. Al secondo posto troviamo Samsung, che totalizza il 16.7% di market share ma che rispetto ad Apple registra una contrazione del 1% su base annua. Va controcorrente Huawei, il produttore cinese, dopo essersi ben posiziona- ta nel mercato degli smartphone tenta di ripetere l’exploit anche nel settore dei tablet forte di un ottimo rapporto qualità-prezzo. Stando alle indicazioni rilasciate da IDC, gli utenti si stanno sempre più spostando verso il settore dei dispositivi convertibili, percepiti come il vero rimpiazzo dei notebook: da notare che in questo segmento IDC fa rientrare anche iPad Pro, e le stime di vendita evidenziano il suo vantaggio rispetto ai competitor diretti, tra cui la linea Surface. Con circa 2 milioni di unità vendute rispetto agli 1.6 milioni della linea Surface, iPad Pro di Apple si pone dunque come il nuovo riferimento da battere. Samsung, la trimestrale 2015 è in chiaroscuro Smartphone giù, bene display e semiconduttori Q4 2015 Samsung: rispetto allo stesso periodo del 2014, ricavi globali in leggera crescita S di Simone SANVITTI torna al sommario La Guardia di Finanza starebbe per contestare ai manager italiani di Google un verbale da 300 milioni di euro per elusione della tassazione Si preannuncia una battaglia legale di Emanuele VILLA MERCATO Nell’analisi anno-su-anno, Samsung incrementa il suo margine operativo ono giorni caldi per le trimestrali, questa volta è il turno di Samsung, che porta i ricavi trimestrali a 53,32 triliardi di won (43,76 Mld $), +1% QoQ, e che incrementa i profitti: 6,14 triliardi di won (5,1 Mld $), +16% sul Q4 2014. La trimestrale che chiude l’anno fiscale offre la possibilità di comparare i dati finali 2014 e 2015: ricavi in calo del 3% a 200,65 triliardi di won (166,53 Mld $), ma profitti migliorati di 1,38 triliardi di won (1,14 Mld $). Merito delle divisioni Semiconductors e Display Panel, che hanno incrementato profitti e ricavi di numeri a doppia cifra, mentre zoppica vistosamente il segmento degli smartphone; nota di merito alla divisione Consumer Electronics, che in un mercato con margini da prefisso telefonico contrasta il calo di fatturato con un miglioramento della redditività, sia asso- L’Italia presenta il conto a Google 300 milioni luta che percentuale. Nel report di accompagnamento ai dati, Samsung ostenta tranquillità, individuando nella riallocazione degli stock e nella stagionalità le cause del declino degli smartphone, puntando sulla serie Galaxy A per il recupero o almeno la stabilizzazione dei fondamentali economici. In ambito tablet Samsung si dichiara soddisfatta delle vendite di Tab A e Tab S2, ma i numeri a supporto relativi alle vendite non sono stati comunicati. La previsione per il 2016 è di un aumento, seppur leggero, sia delle vendite dei telefoni che di quelle dei tablet, da ottenere attraverso un “optimized product portfolio” (Samsung scenderà ad un numero sensato di modelli?). Le note liete vengono dai semiconduttori (DRAM, SSD, SoC), nell’ambito dei quali Samsung annuncia il completamento della transizione ai 20nm e lo sviluppo dei processi a 10-nm per le DRAM. Infine, nel comparto TV, Samsung conferma di puntare forte sui prodotti premium (ovvio, sono quelli a margini più alti) che identifica nelle SUHD TV da 60’’ in su, curve e non. Tra diminuzione della domanda globale e aumento della competizione, Samsung dovrà necessariamente sforzarsi sempre più per difendere le proprie quote di mercato. Dopo Apple, tocca a Google fare i conti con il fisco italiano. Secondo La Repubblica, la Guardia di Finanza starebbe per contestare ai manager italiani dell’azienda americana un verbale da 300 milioni di euro per elusione della tassazione, che seguirebbe di pochi giorni l’accordo tra la stessa e il fisco inglese per 130 milioni di sterline. Da anni Google viene accusata di aver evaso il fisco con il classico schema della sede fiscale irlandese anziché italiana per una cifra pari a circa 800 milioni di euro tra imponibile sottratto e ritenute non operate. Stiamo parlando di un periodo compreso tra il 2008 e il 2013. Dopo mesi di trattative, rumor e accordi smentiti (si parlava di un’offerta tra i 150 e i 200 milioni), si sarebbe dunque giunti a un primo punto fermo: una sanzione da 300 milioni, cifra che sarebbe il risultato di un calcolo complesso e che Google potrebbe chiudere rapidamente versando una cifra tra i 220 e i 270 milioni. Più verosimilmente, però, questo potrebbe essere l’inizio di un’ulteriore battaglia legale. La replica di Google è scontata: “Noi rispettiamo le normative fiscali in tutti i Paesi in cui operiamo”, ma resta il fatto che un atto come questo - lungi da mettere la parola fine alla questione - è la dimostrazione che nel rapporto tra gli Stati e le multinazionali estere qualcosa sta cambiando. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MERCATO Assocontact, che rappresenta 80.000 addetti ai lavori, lancia un codice etico Basta stalking, codice etico per i Call Center L’intento è di regolamentare l’attività dei call center, pena sanzioni per chi contravviene di Pierfrancesco PETRUZZELLI egli ultimi anni abbiamo assistito alla crescita esponenziale del fenomeno del teleselling, con il quale vari operatori telefonici, energetici, etc. propongono “tariffe imperdibili” tramite contatto telefonico. Il problema di questo tipo di approccio alla vendita è che spesso l’utente viene tartassato di telefonate, come accaduto qualche anno fa anche alla redazione di DDay. Una soluzione (o un tentativo di soluzione), che si limita comunque al numero fisso e non al cellulare, è quella di iscrivere il proprio numero telefonico al Registro delle opposizioni che permette ai cittadini di non ricevere telefonate per scopi commerciali o di ricerche di mercato, anche se talvolta le aziende che si occupano di telemarketing non rispettano questa decisione. Per arginare il problema Assocontact, Associazione Nazionale dei Contact N MERCATO Nasce Sony Interactive Entertainment Il 1° aprile debutterà la neonata Sony Interactive Entertainment, società californiana che rappresenta la fusione tra Sony Computer Entertainment e Sony Network Entertainment International, creata in fretta e furia nel 2011 all’indomani dell’attacco hacker al PlayStation Network. Assumendo le funzioni di entrambe, SIE prenderà in mano le redini dell’intero universo PlayStation, inclusa ogni collaterale infrastruttura online. “Integrando i punti di forza hardware, software, della rete e dei contenuti PlayStation, Sony Interactive Entertainment sarà un’entità ancora più forte, con l’obiettivo di accelerare ulteriormente la crescita del business”, così afferma Andrew House, Presidente di Sony e CEO in pectore di SIE. torna al sommario Center in Outsourcing, che rappresenta i Call Center in Italia e aderisce alla Federazione Confindustria Digitale, ha istituito un codice etico con il quale s’intende garantire che l’attività dei call center venga realizzata nella tutela dei diritti dei consumatori. Il Codice definisce norme deontologiche alle quali le società facenti parte di Assocontact devono sottostare, che prevedono contatti telefonici effettuati in maniera e in orario ragionevoli (dal lunedì al venerdì non prima delle 9:00 del mattino o dopo le 21:00 di sera; il sabato non prima delle 10:00 del mattino o dopo le 19:00), regole di comportamento responsabile verso i fruitori di servizi, le istituzioni e la committenza. Vengono definite anche una serie di sanzioni per chi dovesse contravvenire a questo codice. Per chi volesse approfondire, questo il link al documento completo. “Una tappa importante quella del nuovo Codice Etico – ha dichiarato il Presidente di Assocontact Roberto Boggio - che, in linea con quanto sta emergendo nel Paese, aggiorna le buone prassi di governo di un settore sempre sotto i riflettori della pubblica opinione”. MERCATO Comunicati alcuni numeri relativi al visore Google Cardboard: 5 mln di utenti di Pierfrancesco PETRUZZELLI N ella seconda metà del 2014 Google ha lanciato sul mercato Cardboard, un visore per la realtà virtuale lowcost, con l’intento di spingere sviluppatori e utilizzatori a prendere confidenza con questa nuova tecnologia a un costo molto contenuto, e dopo un anno e mezzo sembra che questo obiettivo sia stato raggiunto. Google ha infatti comunicato sul suo blog ufficiale i numeri del progetto Cardboard, i dati più importanti sono tre: i cinque milioni di utenti che hanno sperimentato il visore in questo periodo, le oltre 25 milioni di installazioni di applicazioni VR da Google Play, dieci milioni di download dallo store digitale nel periodo ottobre – dicembre, ed infine il numero delle applicazioni che supera ormai quota 1000 sulla piattaforma Play Store. Come accade ormai per ogni dispositivo, il successo è stato determinato proprio dalle app disponibili tra le quali spiccano sicuramente Expeditions, pensata per il settore dell’educazione, permette di visitare circa 150 luoghi in tutto il mondo, Fotocamera Cardboard utilizzato per scattare oltre 750.000 foto in realtà virtuale, oltre all’integrazione con Youtube dove sono state spese oltre 350.000 ore nella visione di filmati in VR. Google ha dimostrato che il mondo della realtà virtuale può essere accessibile ai più senza dover spendere una piccola fortuna e staremo a vedere nel prossimo futuro se deciderà di scendere in campo con un dispositivo meno amatoriale per competere con Samsung, Oculus o HTC. Microsoft ha venduto meno di 20 milioni di Xbox One? Secondo quanto affermato dal CFO di Electronic Arts il numero di Xbox One vendute potrebbe essere inferiore ai 20 milioni di pezzi PS4 è andata meglio di Franco AQUINI A Redmond non hanno mai ufficializzato il numero di Xbox One vendute. Di solito basta questo per aver sentore di performance non proprio entusiasmanti. Eurogamer tuttavia ci offre un dato in più per stimare il fatidico numero. Secondo quanto avrebbe affermato il CFO di Electronic Arts, il totale di console di nuova generazione vendute sarebbe di 55 milioni. Il numero di PS4 vendute è noto, e se sottraiamo i 35 milioni di unità vendute da Sony, ne viene fuori il numero di Xbox One vendute: poco meno di 20 milioni. Se fossero confermati i numeri, la guerra dei numeri risulterebbe vinta da Sony, ma Xbox One rimane una macchina fantastica che ha ancora molto da dare, se come ha affermato Blake è un “potente e veloce work in progress”. Forse la cosa che più ha giocato a sfavore di Microsoft sono state proprio le politiche titubanti, prima sul prezzo e poi sui giochi usati, tuttavia Xbox One è una console che non smette di rinnovarsi. Prova ne è la recente introduzione del controller Wireless Elite, ad esempio. Il gap è ormai troppo ampio per poter essere colmato? Vedremo, Microsoft ha sicuramente la forza di rialzarsi e c’è ancora da giocare completamente la carta Windows 10. La guerra, per quanto ci riguarda, è ancora aperta. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MERCATO I fatti di cronaca hanno riportato alla ribalta i temi legati all’assenteismo e ai “timbratori” seriali di cartellini La tecnologia contro i “furbetti del cartellino” Ma i regolamenti devono essere rinnovati La tecnologia può dare una mano concreta per il controllo e la prevenzione delle frodi legate alle mancate presenze Ma servono assolutamente nuovi regolamenti che liberino questi sistemi dai falsi timori di violazioni della privacy di Gianfranco GIARDINA D opo lo scandalo di Sanremo e i provvedimenti d’urgenza varati dal Governo, i “furbetti del cartellino” e le loro gesta sono oramai un argomento entrato a pieno titolo nell’agenda politica italiana. Oltre che nella retorica cinematografica, come ha dimostrato Quo Vado, lo straripante successo di Checco Zalone, che proprio su un certo malcostume dell’italiano fannullone (che poi si redime) ha costruito il proprio ultimo film. Timbrature “conto terzi”; oppure ingressi in ufficio sì certificati ma a cui segue una repentina “fuga” dal posto di lavoro; assenteisti “professionisti” dediti in orario di lavoro alle più diverse pratiche ludiche, sportive o personali. Tutte situazioni ampiamente certificate dai tanti video che passano in TV in questi giorni e che – pur riguardando solo pochi dipendenti pubblici infedeli – hanno danneggiato pesantemente l’immagine di tutta la Pubblica Amministrazione, destando lo sdegno dell’opinione pubblica. Sdegno raccolto anche dal Presidente del Consiglio che ha promosso un inasprimento delle sanzioni e si è lasciato andare ad esternazioni come “Licenziati entro 48 ore!”. Da persone che vivono tutti i giorni la tecnologia, ci è venuto spontaneo chiederci se la clamorosa evoluzione digitale di questi anni non offra delle soluzioni che possano affiancare gli amministratori della cosa pubblica nell’evitare fenomeni come quelli recentemente portati alla luce dalle Forze dell’Ordine e dalle loro telecamere nascoste. Ed effettivamente la tecnologia, che dia anche tutte le garanzie di sicurezza e privacy, c’è ma in Italia è ancora molto difficile applicarla. E solo per motivi “normativi”, oramai superati dalle tecnologie. I sistemi biometrici Belli e - in Italia - impossibili print”. L’utilizzo di un’impronta digitale “viva” di una persona come sistema per certificare la presenza sul lavoro taglierebbe alla base qualsiasi frode legata alla “timbratura conto terzi”. Da molto tempo esistono nelle aziende sistemi biometrici, soprattutto negli apparati di controllo accessi: non solo impronta digitale, ma anche forma della mano, tono della voce, peso o addirittura una composizione di questi dati, con complessità crescente al crescere della criticità dell’area protetta. Il grande tema – spesso discusso – riguarda i problemi legati alla privacy: dove sono memorizzati i dati biometrici e con quale cura vengono custoditi? Qualcuno potrebbe usare questi dati, anche dopo anni, a danno dei “legittimi proprietari”? La tecnologia ha dato negli ultimi anni delle risposte chiare a questo problema che dovrebbero fugare ogni dubbio, almeno per quello che riguarda i sistemi più aggiornati. Parliamo per esempio di impronte digitali: i sistemi al passo con i tempi non memorizzano certo l’immagine dell’impronta e neppure i dati “geometrici” della stessa, ma una sorta di derivazione, un calcolo fatto sull’impronta che determina una stringa di testo (in Molti italiani oramai lo hanno sperimentato sul proprio smartphone: basta la lettura di un’impronta digitale per farsi riconoscere univocamente dal proprio telefonino. Ovviamente la stessa tecnologia è applicabile ai sistemi di rilevamento delle presenze, oramai disponibili da anni anche in versione “finger- I “furbetti del cartellino” Esempi di timbrature multiple torna al sommario gergo viene chiamata “template”) non reversibile; questo significa che da questa stringa di testo non è più possibile ricostruire l’impronta originaria ma di certo, se si sottopone di nuovo la stessa impronta alla procedura di scansione e calcolo si riottiene la stringa precedentemente memorizzata. Un sistema di questo tipo (non molto diverso da quello che viene fatto in tutti i sistemi seri per la memorizzazione delle password) permette, ovviamente, di memorizzare nei server dei dati del tutto non significativi, anche se utilizzabili per riconoscere univocamente il proprietario del dito. In un certo senso è corretto dire che un sistema di questo tipo è a lettura biometrica, ma non a scrittura biometrica, e quindi ben diverso, per esempio, dalla sensibilità dei dati contenuti per esempio in una cartella clinica o anche solo nel referto di una visita di controllo. Chi si impossessasse, violando l’integrità del sistema, delle stringhe identificative, non entrerebbe in possesso di alcun dato biometrico, almeno diretto. Ma per ovviare anche alle perplessità dei più sospetsegue a pagina 10 n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MERCATO Tecnologie contro i “furbetti del cartellino” segue Da pagina 09 tosi, alcuni sistemi, a prezzo di un po’ di complessità di utilizzo in più, sono stati addirittura resi ancora più sicuri: il dato di derivazione biometrica (che comunque non permette la ricostruzione dell’immagine) viene memorizzato in un badge in possesso del lavoratore e non nel sistema. Il lavoratore passa il badge e poi appoggia il dito sul lettore: i due dati vengono confrontati e se corrispondono viene dato al computer centrale un assenso alla timbratura senza che esso ospiti alcun dato di derivazione biometrica; dato che subito dopo l’operazione viene cancellato anche dalla console con la quale il lavoratore interagisce. Risultato: il dato di derivazione biometrica – ammesso che possa essere considerato sensibile – resta sempre in mano del suo “titolare”. Per l’Authority il cartellino biometrico è “sproporzionato” E allora, non basterebbe applicare ovunque nella Pubblica Amministrazione questi sistemi, che oramai hanno raggiunto costi di ingresso praticamente trascurabili, per dare scacco matto ai timbratori seriali? Il problema - come abbiamo visto - non è certo di ordine tecnologico quanto normativo. E questo malgrado il Jobs Act e i suoi regolamenti attuativi abbiano portato qualche semplificazione: l’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori è stato praticamente riscritto, escludendo esplicitamente dall’ambito delle contrattazioni sindacali i temi relativi ai sistemi di rilevazioni delle presenze. In pratica, il datore di lavoro ora può scegliere il sistema che preferisce, a patto che sia pienamente rispondente alle normative in vigore, tra cui – prima fra tutte – quella relativa alla privacy. E qui interviene la vera difficoltà: essere certi che il sistema di controllo delle presenze dotato di una componente biometrica rispetti il regolamento sulla privacy è decisamente complesso. Anzi, possiamo dire che – almeno fino a oggi – sistemi con rilevamento biometrico sono stati considerati dall’Autorità garante per la protezione dei dati personali inadeguati all’utilizzo per il rilevamento delle presenze. Verrebbe meno, secondo l’Authority, il principio di proporzionalità del trattamento dei dati rispetto al problema puramente amministrativo di rilevare le presenze; per lo meno nella stragrande maggioranza dei casi, anche se non mancano autorizzazioni date esplicitamente dall’Authority all’applicazione di sistemi biometrici per il rilevamento delle presenze. È il caso per esempio di Asia S.p.A., la municipalizzata di Napoli che si occupa della gestione dei rifiuti della città: il Garante della privacy ha autorizzato nel 2013 l’utilizzo di un sistema biometrico (che calcola il template sulla base della forma della mano) in considerazione dell’ambiente a rischio infiltrazioni camorristiche e del fatto che l’azienda, per statuto, impiega anche pregiudicati con carichi pendenti in corso di “redenzione”, una situazione che richiede un’attenzione particolare alla certezza torna al sommario della presenza. Si tratta ovviamente di un caso particolare e l’orientamento generale è quello di negare autorizzazioni all’utilizzo di sistemi di rilevazione presenze a base biometrica. Tanto che il comune di Zagarise (CZ), tra i procedimenti che abbiamo analizzato, è stato sanzionato dall’Authority verso la fine del 2015 proprio per il sistema di rilevamento delle presenze basato su impronta digitale – invero non tra i più moderni – il cui utilizzo è stato giudicato illegittimo. Un’incertezza – quella legata all’adozione di questi sistemi più evoluti -, che di fatto blocca l’adozione dei sistemi di rilevamento delle presenze biometrici da parte della Pubblica Amministrazione e del settore privato, rendendo oramai quasi immortale il vecchio (e fallace) badge. I sistemi biometrici: senza chiarezza adottarli è un’avventura In pratica se un ente o una società volesse adottare un sistema di rilevamento delle presenze su base biometrica, anche se questo è largamente sicuro dal punto di vista della protezione dei dati, farebbe bene, per lo meno, a chiedere un parere preventivo sul progetto all’Autorità per la privacy, la cosiddetta “verifica preliminare”. Sapendo peraltro che – allo stato dei fatti – in mancanza di esigenze molto particolari, l’autorizzazione verrebbe negata. Ce lo conferma, per esempio, il sig. Rivetta, titolare di Rivetta Sistemi, società di Varese specializzata proprio in sistemi di controllo presenze e accessi: “Le soluzioni tecnologiche per evitare le frodi ci sono tutte; il problema sta solo nel Garante che di fatto ne vieta l’impiego. E per noi è un gran problema: avremmo prodotti molto interessanti da proporre alle imprese e alla Pubblica Amministrazione ma a queste condizioni non si riesce a fare quasi nulla”. Colpisce però che, in questa situazione, praticamente tutti i distributori abbiano a catalogo sistemi di “cartellino elettronico” dotati di lettore di impronta digitale: “Li vendiamo – ci dice Marco Mignacco, amministratore delegato di Selesta Ingegneria SpA – per il controllo degli accessi in aree ristrette o solo a realtà piccole e poco sindacalizzate, in cui il rischio che sorgano discussioni è molto ridotto”. Peccato che quelle siano anche le situazioni in cui il rischio di violazioni è altrettanto contenuto. Giuseppe Cazzato di ZeitGroup è molto chiaro: “Il nostro sistema è in regola con la privacy, dato che, pur leggendo l’impronta digitale, non memorizziamo alcun dato biometrico. Malgrado ciò, siamo in Italia, e nessuno può aver certezza che l’Authority o un giudice non sancisca che si tratti di una misura eccessiva e ne decreti la rimozione”. E all’estero? Ancora Cazzato: “Nel mercato anglosassone, i sistemi biometrici sono oramai consolidati; per non parlare di quello che succede nelle aree asiatiche, dove il problema proprio non si pone”. Una strada – almeno per iniziare - può essere quella di lasciare la scelta al lavoratore: emblematico il caso del Gruppo SGR, la multiutility gas-elettricità con sede a Rimini, che ha scelto di adottare il sistema biometrico in affiancamento a quello tradizionale, lasciando al lavoratore la possibilità di scegliere come timbrare il cartellino. “All’inizio la lettura dell’impronta digitale la facevano in pochi – ci racconta Cazzato di ZeitGroup -; adesso quasi tutti utilizzano il sistema biometrico, perché il dito non rischiano di dimenticarselo, il badge sì. Alla fine è anche più comodo per il lavoratore”. Anche i “georecinti” sono possibili Mma di difficile applicazione La tecnologia offre tanti altri ausili, come il cosiddetto “geofencing”, una sorta di recinto virtuale: grazie segue a pagina 11 n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MERCATO Tecnologie contro i “furbetti del cartellino” segue Da pagina 10 a una serie di “radiofari” da installare lungo i varchi di ingresso e uscita o, anche distribuiti nelle diverse aree dell’azienda, il sistema è in grado di determinare la presenza o meno di un addetto, o meglio la presenza del suo badge. Si tratta in molti casi di badge “attivi”, ovverosia con una piccola batteria all’interno, in grado di essere rilevati anche ad alcuni metri di distanza dalle antenne. Per esempio, si è ipotizzato di utilizzare sistemi di questo tipo in scuole o comunità per sapere precisamente quante persone sono presenti nella struttura e gestire in maniera certa la completa evacuazione in caso di problemi o calamità. Ma la sicurezza è vista, giustamente, come un’esigenza superiore rispetto alla semplice rilevazione delle presenze; anche se, a questi fini, un sistema di questo tipo potrebbe segnalare quando un badge esce dal “recinto” aziendale, prevenendo quindi le “missioni” esterne non autorizzate, come il classico shopping in orario d’ufficio. Ovviamente in questo caso le implicazioni legate alla privacy si fanno ancora più complesse: difficile dimostrare che un sistema di tracciamento di questo tipo, forse più adatto alla gestione di un parco autoveicoli o di altri oggetti, possa essere proporzionato alla sola esigenza di tracciare in maniera massiva l’orario di lavoro e la “fedeltà” del lavoratore; andrebbe poi capito come gestire le tante eccezioni, come le missioni in esterna, le trasferte o semplicemente la cortesia di accompagnare un ospite fino a fuori dal cancello. Malgrado ciò non può essere negato che l’implementazione di un georecinto possa diventare un deterrente non indifferente nei confronti delle “toccate e fughe” come quelle viste a Sanremo. di rilevamento presenze più classico: difficile pensare che si imponga a tutti i lavoratori il possesso di uno smartphone, che peraltro non deve essere scarico per poter compiere l’operazione. Di certo, però, è più facile che il lavoratore infedele ceda a un collega il proprio badge per la timbrata fuorilegge piuttosto che il proprio smartphone. Nel futuro vedremo lo sviluppo di molte soluzioni di questo tipo, ovviamente regolamenti permettendo. Servono nuovi regolamenti I rilevamenti biometrici sicuri non siano più uno “spauracchio” La rinnovata attenzione sui “furbetti del cartellino” richiede risposte non solo repressive, come quelle proposte dal Governo, ma anche preventive, dei veri e propri dissuasori che scoraggino in partenza eventuali dipendenti pubblici infedeli dall’assentar- si ingiustamente dal lavoro. E in questo compito un ruolo fondamentale lo possono svolgere i sistemi più evoluti di rilevamento delle presenze. In questo senso, anche se non cambiasse la sensibilità del Garante nei confronti della materia, va detto che i recenti avvenimenti hanno in qualche modo spostato in avanti la rilevanza della questione, promuovendola da normale pratica amministrativa a questione di danno erariale e di immagine per la Pubblica Amministrazione tutta: in questo senso apparirebbe ragionevole poter considerare non più così sproporzionati i sistemi a lettura biometrica sicuri, se possono in qualche modo mettere al riparo la Pubblica Amministrazione dai rischi di truffa nei propri confronti e soprattutto di compromissione del rapporto di fiducia con il cittadino. Sarebbe quindi auspicabile che si facesse chiarezza sulla possibilità di utilizzare sistemi che vadano oltre il banale badge magnetico o di prossimità in un quadro di certezza del diritto, indicando le condizioni tecnologiche che ne permettono l’utilizzo: l’Authority già lo fa per i sistemi biometrici destinati ai login informatici o al controllo degli accessi, per i quali ha emesso una serie di requisiti soddisfatti i quali l’impianto è automaticamente da considerarsi lecito. L’estensione di un approccio di questo tipo al controllo delle presenze ci sembrerebbe quanto mai opportuno, anche in considerazione della recente attualità e delle volontà politiche chiaramente espresse dall’Esecutivo. Di certo è impensabile delegare l’applicabilità di sistemi di rilevazione presenze più tecnologici del semplice badge a una verifica preventiva da attivare presso il Garante, iter che ovviamente diventa un deterrente naturale all’adozione degli strumenti biometrici. Se il Governo - come dichiarato - ha veramente in animo di mantenere una linea di tolleranza zero verso i “furbetti del cartellino”, questo dovrebbe essere il prossimo passo. Timbrare con lo smartphone Perfetto per i lavoratori “in esterna” Non mancano poi altre soluzioni, legate addirittura direttamente allo smartphone: è il caso, per esempio, della soluzione Mobyx di Evolvex (clicca qui per il video), che permette di timbrare virtualmente ovunque, comunicando anche la posizione geografica nella quale si compie l’operazione. “Si tratta di una soluzione ideale – ci spiega Chiara Melillo di Evolvex – per i lavoratori in esterna o quelli in trasferta; lo smartphone utilizzato può essere quello aziendale o quello personale e la geolocalizzazione inizia e finisce con il momento della timbratura”. In pratica il lavoratore non certifica solo l’inizio del proprio turno, ma anche la posizione geografica, cosa che dà ulteriore certezza sul fatto che esso si trovi in un luogo compatibile con la sua mansione. Un sistema come questo è anche in grado di fare una sorta di “login” e “logout” automatico dall’ufficio quando lo smartphone entra nella copertura della Wi-Fi aziendale o quando esce da una determinata area, con una logica di geofencing. Un’ottima soluzione che però, ovviamente, si configura prevalentemente come corollario a un sistema torna al sommario Il cosiddetto “posto fisso” è uno dei protagonisti dell’ultimo film di Checco Zalone, Quo Vado. Chi AMA la musica sceglie le radio DAB+ di Pure *Il primo produttore di radio digitali al mondo Progettate nel Regno Unito, le radio digitali di Pure sono caratterizzate da un design d’eccellenza e un audio di alta qualità: • Suono perfetto • Compatibili FM, DAB, DAB+ • Il DAB+ copre il 68% della popolazione • Informazioni sul display • Estrema facilità d’uso • Garantite 3 anni *in base ai volumi di vendita globali. Dati verificati da Frontier Silicon sui chipset DAB delle radio digitali domestiche e portatili scopri tutti i prodotti su www.pure.com/it n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Le prime immagini “ufficiali” che ritraggono i Galaxy S7 mostrano linee simili all’S6 Ecco come saranno Galaxy S7 e S7 Edge La presentazione dei Galaxy S7 potrebbe avvenire il 21 febbraio, ormai manca davvero poco di Franco AQUINI anca poco alla presentazione della nuova coppia di flagship Samsung e tra le migliaia di voci e notizie che circolano in rete, alcune sembrano ormai certe. Evan Blass, editorialista di VentureBeat e noto “leaker” nel mondo della telefonia, ha pubblicato quelle che sembrano le prime immagini/render ufficiali del telefono, comunicando inoltre che lo stesso verrà presentato il prossimo 21 febbraio. I nuovi Galaxy S7 e S7 Edge torneranno ad avere uno slot per le microSD con capienza fino a 200 GB e saranno certificati IP67, quindi resistenti a polvere ed acqua. Un’altra novità riguarderebbe il display: se l’anno scorso i due modelli avevano schermi della stessa dimensione, quest’anno soltanto la versione “flat” manterrebbe il display da 5,1 pollici. La versione Edge invece, ovvero quella curva sui bordi, crescerebbe leggermente per raggiungere i 5,5 pollici, anche se in rete si è spesso vociferato di un display da 5,7 che corrisponderebbe alla dimensione dell’attuale S6 Edge+. La tecnologia sarebbe l’ormai consolidata AMOLED, mentre anche la risoluzione, quad HD, non dovrebbe presentare sorprese. Pare invece sarà presente una novità interessante: AOD, che sta per always-on display e che consentirebbe una visualizzazione rapida di alcuni contenuti lasciando una parte dello schermo sempre attiva, consumando solo l’1% di batteria all’ora. La batteria, altra fonte di lamentele per i possessori di Galaxy S6, verrà potenziata con capienze di 3000mAh per M torna al sommario Ora è ufficiale Il tablet Jolla è morto Dopo le gravi difficoltà ad evadere i primi ordini Jolla chiude il progetto 540 tablet verranno spediti agli utenti che hanno effettuato il pre-acquisto su Indiegogo, gli altri saranno rimborsati di Alvise SALICE l’S7 e 3600mAh per l’S7 Edge (un altro probabile indizio sulla maggiore dimensione della versione curva). Tuttavia la batteria sarà ancora una volta di tipo non rimovibile. Sul fronte CPU, Samsung avrebbe optato per la doppia soluzione Snapdragon/Exynos. Nel primo caso, gli utenti del nord America avranno in dotazione il SoC 820 di Qualcomm, mentre in altri paesi verrà distribuita la variante con il proprio Exynos 8 Octa 8890, che monterebbe 4 core a 2.3GHz e altri 4 core ad alta efficienza energetica con un clock di 1.6GHz. Il SoC integra anche il modem cellulare che abiliterebbe l’LTE Categoria 9. In entrambi i casi la dotazione di Ram dovrebbe essere di 4GB, mentre lo storage dovrebbe vedere due tagli disponibili: 32GB e 64GB. Un modello da 128GB potrebbe essere prodotto per canali o mercati specifici. Sul fronte fotocamera, altro punto caldo della dotazione di un top di gamma, verrebbe confermata la presenza del sensore da 12 megapixel. Certo sarà difficile per il marketing inventare una campagna in grado di magnificare la nuova fotocamera con un numero di pixel inferiore alla generazione precedente (che di megapixel ne aveva 16), ma dalla sua parte Samsung potrà vantare un’apertura di f/1.7 (rispetto all’f/1.9 dell’S6) che dovrebbe garantire foto molto più luminose a parità di condizioni di luce. Ultimo dettaglio, ma non meno importante, la fotocamera potrebbe finalmente essere a filo e non più a sbalzo, eliminando la fastidiosa “gobba” che contraddistingue ormai la gran parte degli smartphone. Se Samsung rispetterà la tradizione, i due nuovi Galaxy S7 verranno mostrati prima del Mobile World Congress, in un evento che avrà luogo intorno alla metà di febbraio, per poi essere lanciati in marzo. Manca ormai poco per sapere la verità, ma i due nuovi flagship Samsung sembrano essere ancora migliori dei precedenti. La domanda a questo punto è: quale sarà la politica di prezzo? La start-up finlandese di Jolla ha confermato l’intenzione di abortirne il lancio sul nascere. Con un lungo post sul blog ufficiale, Antti Saarno, leader della giovane società sorta da una costola di Nokia, ha snocciolato le motivazioni e i termini della chiusura del progetto Jolla Tablet. Malgrado le due campagne svolte un anno fa su Indiegogo per il reperimento degli ultimi fondi necessari fossero state un beneaugurante successo, è al momento di produrre il device basato su OS Sailfish (l’erede concettuale di quel MeeGo che aveva ben impressionato su Nokia N9) che sono cominciati i veri problemi: ritardi nei finanziamenti, insolvenze da parte dei fornitori di componentistica e difficoltà nel trovare rapide alternative. Uno scenario scoraggiante, che in ottobre ha permesso a Jolla di evadere appena 121 ordini. Dopo aver analizzato diverse soluzioni, Saarno e i suoi hanno definitivamente optato per la chiusura del progetto, onde non rischiare di aggravare oltremodo il quadro finanziario dell’azienda, già compromesso e comunque troppo incerto. Le fasi programmate per l’uscita dal mercato sono due:spedire i rimanenti 540 tablet ai contribuenti di Indiegogo in ordine di finanziamento, a partire già da questo mese e imborsare tutti gli altri utenti nell’arco di un anno. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE È ufficiale, LG mostrerà il suo nuovo top di gamma G5 al Mobile World Congress LG G5 debutterà il 21 febbraio a Barcellona Tra le tante novità, la doppia fotocamera posteriore e il display posteriore secondario L di Franco AQUINI G usa le sua pagine Facebook e Twitter per ufficializzare la presentazione del nuovo flagship G5 in un evento specifico al MWC 2016. Il 21 febbraio per la precisione, stessa data scelta da Samsung per i suoi S7, quello “normale” e la variante Edge. Secondo le ultime voci, G5 dovrebbe ereditare molte delle caratteristiche che hanno contraddistinto l’altro top di gamma LG, quel V10 che ha fatto parlare di sé per la presenza del display secondario dedicato a notifiche, app più usate e altro. Anche il G5 dovrebbe adottare il secondo schermo, che affiancherà però un display principale leggermente più piccolo del V10, 5.5 o 5.6 pollici, con una risoluzione QHD (1440 x 2560 pixel). Un dettaglio interessante riguarda la scocca, LG infatti potrebbe abbandonare la cover in pelle che ha reso celebre il G4 per utilizzare una scocca unibody curva in alluminio. Sul fronte tecnico invece poche sorprese: il SoC dovrebbe essere lo Snapdragon 820, la dotazione di ram prevederà gli ormai consueti 3/4 GB e 32 GB per lo storage. La doppia fotocamera posterio- re dovrebbe avere il modulo principale da 16 Megapixel mentre il secondario sarebbe dedicato ad ampliare le possibilità di post-editing della foto, alla scansione dell’iride o alle foto tridimensionali. La batteria, non ai massimi livelli per il taglio dello smartphone, dovrebbe comunque assicurare la giornata piena di utilizzo, si parla di 2800mAh. In rete si sono poi succeduti una serie di rumor che parlano di un fantomatico magic slot, di cui però nulla è trapelato ufficialmente. VentureBeat ha parlato di uno slot per collegare moduli hardware come tastiere fisiche o amplificatori audio, ma al mo- Dettaglio del connettore USB Type-C. Via Digitaltrends.com mento attuale è difficile fare previsioni. Quello che ormai dovrebbe essere certo è invece la presenza dell’USB TypeC, a cui ormai tutto il settore sembra rivolgersi, almeno sui top di gamma. WhatsApp e Facebook, interazione in vista Secondo alcune immagini apparse in rete si potranno condividere contenuti tra le due app L a notizia che molti attendevano è arrivata: WhatsApp interagirà ufficialmente con Facebook nella prossima release. A rivelarlo sono alcuni screenshot pubblicati in rete dal programmatore Javier Santos in merito alla beta 2.12.413. che sembrano non lasciare spazio ad alcun dubbio. Nella rinnovata schermata delle impostazioni compare una nuova opzione che permette di collegare il proprio account WhatsApp con il profilo Facebook per migliorare l’esperienza d’uso. In rete avanzano già diverse ipotesi, la più accreditata suggerisce che la nuova funzione servirà a condividere con più rapidità i contenuti dal servizio di messaggistica al social network, e probabilmente sarà possibile anche il passaggio inverso. Ricordiamo che torna al sommario Il colosso di Mountain View intenzionato a sviluppare internamente i prossimi Nexus seguendo la stessa strategia di Apple di Giulio MINOTTI MOBILE I due Big della comunicazione si “incontreranno” con la prossima release di WhatsApp di Gaetano MERO Google pronta a farsi i Nexus in casa? WhatsApp conta 900 milioni di utilizzatori al mese ed è stato acquistato proprio dalla società di Zuckerberg per l’astronomica cifra di 16 miliardi di dollari nel 2014: era dunque molto probabile che le due realtà prima o poi si incontrassero. Il servizio da poco ha inoltre rinunciato alla quota annuale per l’utilizzo, diventando gratuito per tutti, motivo per cui si crede che dopo l’aggiornamento scompariranno i vecchi riferimenti al pagamento. Con la nuova versione, secondo alcuni rumor, verrà integrato un visualizzatore in-app per file di testo, un browser per permettere la visualizzazione dei contenuti direttamente da applicativo, sarà possibile importare ed esportare i documenti attraverso i maggiori servizi cloud, sarà applicata la cifratura end-to-end a messaggi e chiamate. Le preoccupazioni che sembrano sorgere in seguito all’aggiornamento sono circa la raccolta e l’utilizzo non ben specificato dei dati personali che la società potrebbe fare qualora l’opzione Facebook sia abilitata dall’utente, vista la trasformazione che il servizio ha subito diventando completamente free. Per esprimersi bisognerà comunque attendere la nuova versione che, non è ancora chiaro, se arriverà per Android ed iOS contemporaneamente o con tempistiche diverse. Secondo alcune indiscrezioni riportate da The Information, il CEO di Google Sundar Pichai ed il suo staff avrebbero comunicato a vari collaboratori la volontà di sviluppare internamente i prossimi Nexus. Google vorrebbe aumentare il controllo sulle caratteristiche hardware, riducendo il coinvolgimento dei partner esterni. Un processo di sviluppo che avvicinerebbe Google a Apple. Com’è noto, infatti, l’azienda di Cupertino controlla nel dettaglio la realizzazione dei suoi smartphone, affidando solo la produzione finale a partner esterni. Il motivo di questo cambio di strategia sarebbe da ricondurre alla volontà del top management di Google di produrre un cellulare in grado di competere con l’iPhone nella fascia alta del mercato, quella che tradizionalmente porta più profitti. Per raggiungere questi obiettivi Google sarebbe anche disposta ad accordarsi con i vari carrier telefonici americani per spingere le vendite dei nuovi Nexus. Al momento non si hanno informazioni sulle tempistiche di attuazione di questo piano, ma ricordiamo che Google ha già messo in atto un processo di sviluppo analogo con il Pixel C, il tablet convertibile da 10,2 pollici spinto dal SoC Nvidia Tegra X1. Questo cambio di strategia avrebbe, inoltre, generato malcontenti all’interno di HTC, probabile prossimo partner di Google nella realizzazione dei Nexus 2016. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Oppo F1 ha il corpo tutto in metallo, ottime finiture e comparto fotografico curato A tu per tu con Oppo F1: non è niente male Le sensazioni sono davvero positive, specie considerando il prezzo: costa solo 229 euro S di Cristian VIARISIO iamo stati ospiti ad un Meet-up di Oppo in cui ci è stato mostrato - con qualche giorno di anticipo sull’uscita - il nuovo smartphone Android F1, che pur essendo destinato alla fascia media del mercato offre un corpo completamente in metallo e un livello di finiture da top di gamma. Questo modello è il primo della nuova serie F in cui le attenzioni di Oppo si sono rivolte non solo all’estetica ma in particolare anche al comparto fotografico. Infatti la fotocamera principale utilizza un sensore Samsung Isocell da 13MP e diaframma f/2.2 in grado di mettere a fuoco in soli 0,1 secondi (PDAF). La fotocamera frontale per i selfie invece usa un sensore da 8MP e diaframma f/2. Le altre caratteristiche di F1 vedono un processore Snapdragon 616 (otto core) affiancati da 3 GB di RAM e 16 GB di memoria interna. La memoria interna è espandibile di ulteriori 128 GB inserendo una microSD al posto della seconda SIM: F1 è infatti uno smartphone dual SIM. Il display è “solo” HD e da 5 pollici ed è protetto da un Corning Gorilla Glass 4 con i bordi arrotondati 2.5D. Osservandolo da vicino l’impressione che è il gioco ottico sul bordo faccia apparire il display più ampio di quello che è. Questo, unito al corpo tutto in lega spesso solo 6,6 mm, dona a F1 una sensazione molto piace- vole al tatto e un’impressione di solidità superiore rispetto ai concorrenti nella stessa fascia di prezzo. Quanto sopra è anche favorito da una cover posteriore (non rimovibile, con la batteria non sostituibile) che subisce un trattamento di 40 passaggi di rifinitura in cui viene usata anche sabbia allo zirconio (dura e fine) in modo da ottenere l’effetto chiamato “silk metal”: questo - ci spiegano - viene effettuato per ottenere una sensazione tattile liscia ma non scivolosa. Questo processo è un’evoluzione industriale del più costoso processo impiegato sulla serie R (top di gamma del 2015), in cui si usava addirittura la lega ERGAL. Il sistema operativo al momento del lancio è Android Lollipop 5.1 personalizzato da Oppo, che si chiama Color OS 2.1; nel corso dell’anno verrà però resa disponibile la versione aggiornata di Android 6 Marshmallow personalizzata e nota come Project Spectrum. In prati- ca Oppo ha voluto realizzare un sistema operativo “occidentalizzato” partendo dalla sua release cinese Color OS. Oltre a queste due ROM ufficiali (una disponibile da subito, un’altra in corso di sviluppo e perfezionamento), Oppo lascia libero l’utente smaliziato di provare anche altre ROM, rootare il terminale e in caso di blocco software, offre il servizio di ripristino in garanzia. Il terminale è già preordinabile anche in Europa attraverso il sito ufficiale a 229 euro. Apple introdurrà la ricarica wireless a distanza L’obiettivo è quello di superare le attuali barriere tecnologiche, velocizzando anche la carica A torna al sommario L’Aquarius X5 Cyanogen Edition monta l’ultima versione della ROM basata su Android con ampie possibilità di personalizzazione di Gaetano MERO MOBILE Secondo indiscrezioni, Apple starebbe sviluppando un sistema di ricarica senza fili di Gaetano MERO pple è al lavoro su una nuova tecnologia di ricarica wireless che sarà estesa entro un anno a tutti i dispositivi del marchio, iPhone ed iPad in primis. Questo è quanto afferma Bloomberg grazie ad un contatto molto vicino all’azienda di Cupertino. Apple non si limiterà a replicare quanto già presente sul mercato in fatto di ricarica senza fili, il cui funzionamento consiste fondamentalmente nell’appoggiare lo smartphone o il tablet su di un tappetino alimentato a corrente, nei laboratori della Mela è infatti allo studio un metodo BQ Aquarius X5 Lo smartphone con Cyanogen OS efficace che permetta di tenere base e device a una certa distanza senza che la ricarica perda intensità o si interrompa. In questo modo il dispositivo permetterà maggiore libertà all’utente e ingombri minori, oltre al fatto che con una sola piccola base sarà possibile (sempre col condizionale) ricaricare più dispositivi contemporaneamente. Apple, inoltre, cercherà di velocizzare il processo di ricarica rispetto all’attuale standard raggiunto dal wireless, che necessita di più tempo per completare un ciclo rispetto, ad esempio, ad un caricatore quick charge da muro. Al momento l’azienda non ha rilasciato alcun commento in merito, tuttavia sempre secondo la fonte, il wireless charger di Apple potrebbe vedere la luce già nel primo trimestre del 2017. BQ arricchisce la propria offerta mobile con Aquaris X5 Cyanogen Edition, che a bordo ha la famosa ROM Cyanogen 12.1 basata su Android Lollipop. L’OS scelto garantisce una maggiore personalizzazione dell’interfaccia e una modalità avanzata delle impostazioni all’utente, rispetto alla versione Android Stock, oltre ad un alto livello di privacy e sicurezza dei dati. Tra le funzionalità di spicco troviamo: Truecaller una utility che identifica e blocca le chiamate spam, AudioFX un equalizzatore per l’ascolto di file audio ad alta risoluzione fino a 24 bit, LiveDisplay che adatta lo schermo in base all’ambiente e alle ore del giorno, Privacy Guard un’app pensata per custodire i dati sensibili. L’X5 Cyanogen Edition è racchiuso in un corpo di alluminio anodizzato e policarbonato curato nei minimi dettagli. Il display da 5’’ è un HD con risoluzione 720 x 1280 protetto da un vetro Dragontrail, la batteria da 2900 mAh garantisce un’ottima autonomia. Il telefono può gestire due sim contemporaneamente. È dotato di fotocamera principale da 13 Mpx con autofocus e doppio flash, quella anteriore da 5 Mpx è anch’essa provvista di flash led. Il cuore pulsante dell’X5 è il collaudato Snapdragod 412, ha 2 GB di Ram e 16 GB di Rom espandibili con micro SD. Offre completo supporto alla connettività grazie al 4G LTE quadband, Bluetooth di quarta generazione e Wi-Fi 802.11 b/g/n. È in vendita sul sito del produttore a 249,90 euro. con i 5 anni di garanzia e supporto tecnico. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Le vendite dei Lumia sono in caduta libera, gli indizi lasciano pensare che anche il destino di Windows Phone sia segnato Lumia sprofonda: Windows Phone è appeso a un filo Serve un miracolo per convincere Satya Nadella a non eliminare quella che ormai sembra essere un’inutile zavorra U di Roberto PEZZALI na parata funebre per festeggiare il lancio della RTM di Windows Phone: così Microsoft aveva celebrato 5 anni fa l’arrivo del suo nuovo sistema operativo, mettendo nella bara sia il Blackberry che l’iPhone. Mai come in questo periodo l’immagine è d’attualità, ma chi corre il serio rischio di finire sepolta sotto terra è la divisione smartphone di Microsoft, l’ultimo regalo di Steve Ballmer ad una azienda che probabilmente ne faceva volentieri a meno. I numeri sono davanti agli occhi di tutti: se nell’ultimo trimestre Surface è andato molto bene, gli smartphone Lumia hanno registrato un calo di vendite del 49% rispetto allo scorso anno. Microsoft ha venduto solo 4.5 milioni di smartphone contro i 10.5 milioni dello scorso anno, e se calcoliamo che nello stesso periodo sono stati venduti 75 milioni di quegli iPhone che secondo Microsoft dovevano sparire in pochi anni dalla faccia della terra, si capisce che qualcuno a Redmond ha fatto male i conti. Inutile girarci attorno: Windows Phone e Lumia sono clinicamente morti e possono essere salvati solo da un miracolo, perché da qualunque parte si guardi la situazione è difficile, se non impossibile, trovare un aspetto positivo. Nonostante Windows 10 per smartphone sia un buon sistema operativo, Microsoft non ci ha messo la stessa cura che ha invece riposto nella versione desktop, e il risultato è una release con ancora molti bug caricata su smartphone che sono stati messi in vendita, in fretta e furia, per raggiungere il periodo natalizio. Quelli che dovevano essere i prodotti di punta per il lancio di Windows 10, Lumia 950 e 950XL, si sono rivelati “finti” top di gamma: la potenza c’è, ma design e costruzione non sono certo allineati con il prezzo richiesto. Microsoft ha sempre venduto bene in alcuni paesi europei, Italia in testa, forte della potenza del nome Nokia: l’ultimo rapporto Kantar vede tuttavia i Lumia perdere terreno anche nei suoi paesi chiave, con una marketshare globale che ormai è vicina al 2%. Probabilmente è tempo di tirar fuori dai cassetti tuniche e paramenti funebri, e questa volta il corteo non sarà una goliardica festa. Non sarà in ogni caso un dramma per Microsoft: probabilmente Nadella non vede l’ora di tagliare il filo dell’ultima zavorra, regalo del suo predecessore, che impedisce a Microsoft di correre veloce come gli altri. MOBILE I Lumia 950 e 950 XL sono usciti da poco ma non si fa altro che parlare di Surface Phone Microsoft ha registrato surfacephone.com L’acquisto dell’url surfacephone.com ha ravvivato più che mai il fuoco dei rumor selvaggi di Mirko SPASIANO on si può negare che Microsoft navighi in acque turbolente nel comparto mobile e che siano in molti a credere che soltanto il fantomatico Surface Phone possa risollevarne le sorti. È quindi facile comprendere perchè la notizia, secondo la quale Microsoft ha registrato il dominio surfacephone.com, abbia generato un’ondata di entusiasmo tra i fan. È stato un utente di Reddit a scoprire che, digitando “surfacephone punto com” nella N torna al sommario barra degli indirizzi, si verrà reindirizzati al sito ufficiale di Microsoft, nella sezione dedicata ai tablet Surface. Ci sentiamo tuttavia di escludere che questa si possa ritenersi una prova inoppugnabile delle intenzioni del colosso di Redmond di rilasciare un Surface Phone. Le aziende posseggono spesso un gran numero di domini correlati ai propri brand. Come segnala lo stesso utente su Reddit, Microsoft possiede anche il dominio Surfacecar.com ma ciò non vuol dire che dobbiamo aspettarci un’automobile targata Microsoft nel prossimo futuro. A dirla tutta, la compagnia americana possiede anche l’URL Surfacelaptop.com, ma non Surfacebook.com, pur avendo rilasciato, appunto, un Surface Book. Surface Phone rientra nella sfera delle congetture, delle ipotesi di mercato. Che Microsoft stia lavorando ad un nuo- vo smartphone è, invece, una certezza. Un altro dato di fatto è che la divisione mobile in quel di Redmond, che fino a pochi mesi fa era appannaggio quasi esclusivo degli ingegneri ex Nokia, oggi è sotto l’egida di Panos Panay, ideatore dei tablet Surface e responsabile dell’intera divisione hardware di Microsoft. L’ultimo fatto che vogliamo portare alla vostra attenzione è che Panay ha recentemente dichiarato che tutti i dispositivi marchiati Microsoft devono adottare un linguaggio comune, soprattutto dal punto di vista del design. Tuttavia, che il prossimo smartphone progettato a Redmond si chiami effettivamente Surface Phone è tutto da verificare. Le ipotesi sul suo form factor, sul tipo di processore che monterà e sull’impatto che questo potrà avere sul mercato, poi, è puro lavoro di fantasia. MAGAZINE Estratto dal quotidiano online www.DDAY.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Claudio Stellari, Maria Chiara Candiago, Alessandra Lojacono, Simona Zucca Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Rumor parlano del restyling di Apple Watch e di un importante aggiornamento di WatchOS Apple Watch: a marzo cambiera faccia? Si parla anche di un prossimo evento dove potrebbe vedere la luce anche iPad Air 3 di Franco AQUINI lcuni rumor parlano di un probabile nuovo modello di iPhone da 4 pollici, il cui nome sarebbe iPhone 5se. A questo, si aggiungono le voci che parlano di un restyling di Apple Watch che potrebbe seguire le orme di quello già effettuato a settembre 2015, quando sono stati introdotti nuovi colori e nuovi cinturini. Proprio sui cinturini si dovrebbe concentrare una buona parte delle novità, visti gli accordi che Apple ha stretto con diversi produttori terze parti l’anno scorso e più recentemente con Hermes. Tra le novità più importanti, si parla anche dell’aggiornamento di WatchOS alla versione 2.2. Secondo quanto dicono gli sviluppatori, che recentemente hanno potuto cominciare a lavorare sulla beta, ci sarebbero caratteristiche interessanti come la possibilità di sincronizzare più Watch con un solo iPhone e nuove funzionalità che riguardano l’app Mappe. Tuttavia TechCrunch sostiene che la vera e propria versione 2.0 dell’Apple Watch verrà presentata a settembre. Certo è A che rispettare la cadenza annuale anche per Watch, un prodotto che vuole rientrare nella categoria del lusso, gli toglie un po’ di esclusività. Chi spenderebbe migliaia d’euro (parliamo ovviamente delle versioni più lussuose) per un oggetto che diventa vecchio così in fretta? In ogni caso, se guardiamo al 2015, l’evento di marzo era stato proprio quello della presentazione ufficiale dell’Apple Watch, ma fu anche l’evento dove venne rinnovata la gamma di MacBook Pro e sopratutto dove venne introdotto il MacBook da 12 pollici. Motivo sufficiente per sospettare anche qualche novità che riguardi i MacBook. Le novità però non finirebbero qui: un importante sviluppatore iOS ha affermato di aver trovato tracce, nella beta di iOS 9.3, di un presunto iPad con nome in codice 6,3 e 6,4, che va a inserirsi direttamente tra l’iPad Air 2 e l’iPad Pro. Il che fa sospettare anche la presenza del nuovo iPad Air 3. Quello di marzo insomma, potrebbe rivelarsi un evento ricco di novità per il colosso di Cupertino. iPad Air 3, come l’iPad Pro ma più piccolo Un disegno mostra alcune interessanti soluzioni ereditate direttamente da iPad Pro di Pierfrancesco PETRUZZELLI D torna al sommario OnePlus ha deciso di sbloccare le vendite anche per il suo smartphone di fascia media Chiunque può acquistare OnePlus X senza obbligo d’invito di Gaetano MERO MOBILE È stato pubblicato in rete uno schema di quello che dovrebbe essere il prossimo iPad Air 3 ovrebbe mancare un mese circa al prossimo evento Apple dove probabilmente verrà presentato il nuovo iPad Air 3 del quale iniziano a spuntare in rete i primi rendering, immagini e schemi non ufficiali, generalmente utilizzati dalle società che producono le custodie e che permettono di farci un idea delle nuove caratteristiche del dispositivo. Le foto pubblicate da Engadget mostrano la presenza di 4 altoparlanti e un connettore sul lato che probabilmente altro non sarà che lo Smart Connector visto su iPad Pro e che permette di utilizzare accessori aggiuntivi quali ad esempio la Smart Keyboard; infine sul lato posteriore sotto la fotocamera dovrebbe trovare spazio anche un piccolo flash LED. Per quanto riguarda le dimensioni dovrebbero essere molto simili all’attuale generazione di iPad Air con uno spessore di 6,15 mm ed una Addio inviti Anche OnePlus X in vendita libera larghezza di 169,6 mm, quindi differenze minime nell’ordine di 0,05 mm (spessore) e 0,1 mm (larghezza) rispetto ad Air 2. Come detto la nuova generazione di iPad dovrebbe essere presentata in un evento dedicato il mese prossimo, insieme al nuovo iPhone 5se, con il lancio sul mercato previsto entro la prima metà dell’anno. Negli ultimi due anni OnePlus si è fatta conoscere nel vasto mondo del settore mobile grazie a smartphone con un’elevata qualità costruttiva e dal prezzo competitivo. La cosa che ha tuttavia incuriosito di più gli utenti, e fatto storcere qualche naso, è stata la politica di vendita dell’azienda basata su inviti. Ora la società fondata da Pete Lau ha deciso di invertire la rotta e di abbandonare il meccanismo su invito anche per il modello di fascia media, il OnePlus X, precedentemente disponibile in modalità libera solo di martedì. OnePlus ci tiene a sottolineare la rapidità con cui ha reso invite-free l’X rispetto ai precedenti telefoni, il OnePlus 2 è difatti diventato acquistabile liberamente solo un mese prima di Natale. La market strategy attuata finora per tenere sotto controllo la produzione e gestire le richieste sembra dunque non essere più necessaria, quantomeno fino al lancio del prossimo modello. inoltre, se si effettuano acquisti superiori a 100 euro sullo store di OnePlus, telefono compreso, la spedizione è gratuita. In più si può usufruire di uno sconto del 20% su tutte le custodie. Il solido OnePlus X, che abbiamo già provato, monta sistema Android, è dotato di un display OLED da 5 pollici, è dual sim ed è disponibile in due varianti, onyx e ceramic, a partire da 269,00 euro. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE MOBILE Nuovo arrivo nella gamma Zenfone, tra le caratteristiche una batteria da 5000 mAh Asus Zenfone Max, autonomia da record Addio problemi di carica: Asus Zenfone Max può persino funzionare come power bank di Franco AQUINI Con una mossa a sorpresa VAIO annuncia un nuovo smartphone con caratteristiche tecniche al top, design elegante e... Windows 10 mobile come sistema operativo S e fosse anche rugged, sarebbe lo smartphone da lavoro perfetto. Zenfone Max, presentato qualche mese fa e in arrivo in Italia, ha infatti le caratteristiche giuste per essere un ottimo compagno da lavoro, senza pretese da top di gamma ma con una batteria da 5.000 mAh che finalmente vi farà lasciare a casa il power bank. Anzi, lo Zenfone Max è lui stesso un power bank che, con un cavo OTG, può ricaricare anche altri dispositivi. Asus dichiara fino a 32.5 ore di navigazione Wi-Fi, 22.6 ore di riproduzione video e conversazioni in 3G fino a 37.6 ore. Tenuto in considerazione l’hardware presente e lo schermo da 5,5 pollici con risoluzione HD (1280 x 720), Zenfone Max potrebbe raggiungere tranquillamente i tre giorni di utilizzo, ma la certezza ce la darà soltanto una prova approfondita. Molto interessante la fotocamera posteriore da 13MP che impiega un laser per il calcolo della distanza del soggetto e di Michele LEPORI regolare di conseguenza la messa a fuoco, sistema già impiegato da Asus sullo Zenfone 2 Laser. L’apertura massima del diaframma è di f/2.0, il che non è male per scattare foto luminose anche in presenza di luce scarsa. Per il resto lo Zenfone Max si colloca nella fascia media del mercato con 2GB di ram ad accompagnare il SoC Snapdragon 410, doppia SIM micro e supporto alle reti LTE di categoria 4. Da segnalare anche il corredo con cui viene offerto, che permette di scaricare un best seller del catalogo Kobo a scelta tra tre titoli, tre numeri di mensili a scelta tra Focus, Focus Junior e Sale&Pepe, oppure tre mesi gratuiti per leggere un periodico a scelta tra riviste come Elle, Marie Claire, Gioia e Cosmopolitan. Non male per un dispositivo che viene proposto a 249€. Zenfone Max sarà disponibile tra qualche giorno nei colori bianco e nero. FOTOGRAFIA La A6300 si va a collocare appena sotto sotto le ammiraglie del marchio giapponese Sony A6300, mirrorless con autofocus da primato Ha un sensore sensore APS-C da 24,2 Mpx, autofocus a 425 punti e registra video 4K di Dario RONZONI ony ha annunciato l’imminente uscita della A6300, la mirrorless con sensore APS-C da 24,2 megapixel erede della A6000, lanciata nel 2014. La commercializzazione è prevista per marzo a un prezzo che presumibilmente si aggirerà sul migliaio di euro. Le note tecniche si concentrano soprattutto sull’autofocus a 425 punti, battezzato da Sony “il più veloce al mondo”. Il valore minimo di 0,05 secondi parla del resto da solo. I video in 4K sono ormai uno standard per le mirrorless di casa Sony, e la A6300 non fa eccezione, capace com’è di filmare con un bitrate fino a 100 Mbps, in combinazione con video 1080p a 120 fps che consentono playback in super slow motion. Già presente su modelli di fascia superiore, compare anche sulla A6300 il profilo gamma S-LOG, il “negativo digitale” S torna al sommario Presentato ufficialmente il telefono Vaio con Windows 10 tanto caro ai videomaker avanzati per la possibilità di sfruttare in postproduzione tutta la dinamica estrema del sensore. In parallelo all’uscita della A6300, Sony farà esordire sul mercato tre nuovi obiettivi, adatti anche alle fullframe della casa: un 24-70 f/2.8, un 85mm f/1.4 e un 70-200 f/2.8. Con la A6300 Sony va così a completare il proprio parco mirrorless, con un modello che si colloca sotto le top di gamma a7, in un segmento di mercato competitivo e aperto sia ai fotoamatori avanzati che ai professionisti in cerca di agili backup di qualità. Nonostante i numeri annunciati da Microsoft relativi a Windows 10 siano preoccupanti, VAIO ha lanciato un modello di smartphone, esclusivamente dedicato al mercato giapponese, proprio con quel Windows 10 Mobile che sta facendo molto parlare di sé. VAIO specifica che lo smartphone è dedicato principalmente all’utenza business, cosa che lo rende un po’ meno attraente per l’utenza consumer nonostante i 5,5’’ siano un taglio adatto ad ogni esigenza. Passando ai numeri, il nuovo progetto VAIO avrà processore octacore Snapdragon 617 da 1,5 GHz, 3GB di memoria RAM e schermo Full HD. Tutto il necessario, almeno sulla carta, per supportare Continuum e l’ambiente PC. Il tutto all’interno di un elegantissimo chassis in alluminio proposto al pubblico per 50.000 Yen (429 euro circa). La fascia di utenza ristretta e l’esclusività al solo mercato giapponese. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE FOTOGRAFIA Sensore full frame da 20 Mpx con DualPixel CMOS, 14 fps, ripresa 4K DCI e un sistema di messa a fuoco impeccabile Canon lancia EOS-1D X Mark II, semplicemente mostruosa Canon EOS 1D X Mark II sarà disponibile a partire da maggio, giusto in tempo per gli Europei. Prezzo solo corpo 6460 euro L di Roberto PEZZALI a Nikon D5, svelata al CES di Las Vegas, ha un nuovo temibile avversario. Canon ha infatti presentato l’ultima evoluzione della sua top di gamma, la EOS 1D X, aggiungendo il noto suffisso “Mark II” che per Canon, come sempre, significa vera rivoluzione. Come lo è stato per la vecchia 5D anche la 1D X Mark II è un intervento a 360° che coinvolge sia foto che video, anche perché ormai il mercato ha costretto i professionisti dell’immagine ad essere più versatili, ampliando il proprio settore dalla fotografia al video. Canon come sempre, quando costruisce una reflex, parte da un sensore tutto nuovo attorno al quale mettere i nuovi ingredienti: l’elemento principe in questo caso è un nuovo sensore CMOS full frame da 20,2 MP, un sensore che adotta la tecnologia DualPixel CMOS per una messa a fuoco reattiva durante la ripresa video e in grado di gestire, in modalità nativa, una gamma da 100 a 51.200 ISO, espandibile da 50 a 409.600 ISO. La 1D X Mark II è una vera tuttofare, ma sicuramente il primo campo di prova impegnativo saranno gli europei di calcio: Canon viene in aiuto ai fotografi con un nuovo sistema di messa a fuoco a 61 punti di cui 41 a croce, che copre un’area più estesa rispetto al modello precedente e opera in luce scarsa fino a -3EV. Un sistema totalmente rivoluzionato rispetto al precedente, e finalmente per la prima volta si potranno gestire tutti i punti di messa a fuoco quando si scatta con un tele o un moltiplicatore con apertura di f/8. Tra le altre migliorie anche un nuovo sistema predittivo per l’autofocus a inseguimento, AF AI Servo III+, e un sensore di misurazione dell’esposizione RGB+IR con 360.000 punti gestito da un processore Digic 6 dedicato. Alla nuova EOS 1 non manca potenza di calcolo: la coppia di processori Digic 6+assicura una velocità di scatto di 14 fps con autofocus a inseguimento continuo e in formato RAW, velocità che cresce a 16 fps se si usa il Live View e si opta per l’autofocus solo sul primo scatto. Passando al video la EOS 1D X Mark II scopre il 4K: grazie alla modalità DualPixel e al sensore da 20 megapixel può riprendere video fino a 4096×2160 (DCI) e 60 fps su scheda CFast 2.0, e grazie alla velocità di lettura del sensore non manca una modalità hi-speed Full HD a 120 fps per gli slow motion. Con un occhio al professionista Canon ha inserito il GPS di fianco alle già presenti porte ethernet e USB High Speed, mentre il trasmettitore wi-fi resta opzionale (ma c’è un nuovo modello). La EOS 1D X Mark II sarà disponibile da maggio, solo corpo, a 6460 euro. FOTOGRAFIA La PEN-F di Olympus ha un look vintage ma introduce novità tecniche che ne fanno una camera prosumer di qualità Ecco Olympus PEN-F, una vera “bomba” in abito vintage Ha un sensore che può arrivare a 50 Megapixel e stabilizzatore ottico a 5 assi. In vendita da marzo a 1399 euro solo corpo O di Franco AQUINI lympus sa bene che lo stile retrò è vincente: paga l’occhio e fa tanto professionale. Questa nuova PEN-F richiama direttamente la storia del marchio, e in particolare il modello omonimo del 1963, dal quale mutua diverse soluzioni: il commutatore a ghiera nell’angolo in alto a sinistra, la ghiera an- torna al sommario teriore ma anche tante funzionalità come gli scatti a effetto e il bianco e nero. Ovviamente il modello del 2016 non è un semplice restyling di un prodotto che ha fatto la storia ma una macchina completamente nuova dedicata a un pubblico di grandi appassionati: tecnicamente parlando, si può cominciare dal sensore da 20,3 megapixel senza filtro anti aliasing e in formato micro quattro terzi, che può scattare immagini fino a 50 megapixel combinando insieme 8 scatti elaborati dalla fotocamera stessa, il tutto gestito dal nuovo processore TruePic VII. In pratica è una EM-1, inserita però nel corpo di una Pen. Lo stabilizzatore ottico è a 5 assi e promette foto ferme anche in condizioni molto difficili, come quando la luce scarseggia e non si ha disponibilità di cavalletto; l’otturatore è capace di scattare a 1/8,000 secondi e, come da tradizione Olympus, la macchina è ricca di pulsanti personalizzabili. L’aspetto è quello delle fotocamere d’altri tempi, ma si può stare tranquilli che sul retro la modernità viene fuori senza veli, soprattutto per via dello schermo da 3 pollici OLED. La PEN-F è dotata di Wi-Fi e può riprendere video, anche se “solo” in 1080p. Il 4K, a meno che non venga aggiornata via software in futuro, è possibile ottenerlo soltanto trasformando le immagini in video time-lapse. A livello di messa a fuoco, il sistema adottato è l’AF basato sul contrasto con 81 aree e 800 punti, gestibile anche via selezione del punto di fuoco sul display touchscreen. Una funzione molto interessante è la ghiera posta davanti, denominata Ghiera Creativa che permette l’accesso diretto a quattro funzioni creative per modificare la foto che si sta scattando, senza togliere l’occhio dall’obiettivo. Si può, ad esempio, modificare la curva tonale o la grana della pellicola, utilizzando una levetta posta dietro la ghiera. La PEN-F sarà compatibile con gli obiettivi M-ZUIKO (non meno di 40, secondo Olympus), compresi quelli della gamma Pro. Sarà disponibile a partire da marzo in finitura black o silver al prezzo di 1.199€ per il solo corpo, 1.399€ per il bundle con l’obiettivo M.ZUIKO DIGITAL ED 14-42mm 1-3.5-5.6 EZ Pancake e 1.499€ con l’obiettivo M.ZUIKO DIGITAL 17mm 1:2.8 Pancakema n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE PC Synology DS216+ è NAS a due baie con funzione di transcodifica video in formato H.264 Synology presenta DiskStation DS216+ La transcodifica video H.264 è il suo forte Le caratteristiche ne fanno un ottimo prodotto, sia per la casa che per il piccolo ufficio di Franco AQUINI NAS stanno conquistando spazi sempre più importanti anche nelle case. Sono ormai indispensabili per archiviare in un posto unico i contenuti a cui devono poter accedere tutti i componenti di una famiglia o di un ufficio. Synology è stata tra le prime a dotare i propri NAS, anche quelli domestici, di un sistema operativo evoluto in grado di installare applicazioni dal proprio market e di creare un vero e proprio cloud personale. Questo DS216+ è un NAS a due vani, compatibile sia con dischi da 3,5 che da 2,5 pollici meccanici o a stato solido, ed è molto simile al celebre DS215+ che però, a differenza del DS216+, ha due porte di rete Gigabit utilizzabili sia in fail over (la seconda interviene quando la prima non funziona) che in link aggregation (i dati vengono trasmessi su entrambe le schede). Il DS216+ ha una sola scheda di rete Gigabit, evidentemente ritenuta sufficiente per l’uso domestico, ma acquista una funzionalità molto interessante: la trascodifica hardware in H.264. Con la trascodifica, il NAS converte di fatto (in I tempo reale) la risoluzione dei video che si sta guardando a seconda del dispositivo su cui lo si guarda. Una funzionalità già vista su molti software come il popolare PLEX. Il DS216+ supporta fino alla risoluzione 4K, che ovviamente utilizzerà nel caso in cui si faccia streaming verso un TV 4K. Diversamente, la risoluzione scalerà verso il basso fino ad adattarsi perfettamente allo schermo di un smartphone, codificando il video in h.264, in modo che sia compatibile con la maggior parte dei dispositivi. A bordo c’è un processore Intel Celeron N3050 e il sistema operativo Disk Station Manager, con il quale si può gestire il NAS via browser. Il DSM permette di utilizzare diversi file system, come il Btrfs o l’EXT4, mentre può gestire i protocolli di rete FTP, SMB2, AFP, NFS e WebDAV compatibili con Windows, Mac OSX e Linux. Gli amministratori di reti aziendali apprezzeranno il supporto ad Active Directory di Microsoft e a LDAP, che permettono di inserire facilmente il NAS nelle risorse aziendali e assegnare facilmente i permessi ai vari utenti. Con DSM si pos- sono inoltre creare diverse cartelle, dare i permessi ai diversi utenti e assegnare quote disco sia a livello utente che a livello di singola cartella. Il contenuto poi può essere replicato su altri NAS gemelli, su dischi esterni collegabili via USB o nel cloud, attraverso il supporto a servizi come Dropbox, Google Drive, Microsoft Onedrive oppure Amazon S3 o Windows Azure. Mentre gli utenti Apple potranno mettere al sicuro i propri dati sul DS216+ tramite Time Machine. Sinology DS216+ è già disponibile l’elenco completo delle caratteristiche è disponibile sul sito di Sinology. Material Design anche per Chrome. Si può provare Il restyling completo dovrebbe arrivare con la versione 50 di Chrome, ma si può già testare G di Franco AQUINI torna al sommario del mouse. Un’altra novità riguarda la modalità in incognito, ora totalmente grigia. Oltre a quest’ultima, sono state riviste alcune pagine di servizio come quella dei download, attivabile inserendo l’indirizzo chrome://flags e flaggando l’opzione “Attiva download di Material Design”. Dovrebbe ricevere un corposo Questa versione utilizza una nuova tecnologia di streaming. L’applicativo è opensource e facilita la creazione di infiniti siti paralleli di Roberto PEZZALI PC Nel lungo elenco di servizi che sono passati al Material Design mancava solo il browser di Google oogle sta introducendo il linguaggio di design Material su tutti i suoi servizi e prodotti. Chrome non aveva ancora compiuto il grande passo, ma siamo ormai vicini a quello che sarà il più importante restyling da momento in cui ha visto la luce. A partire dalla versione 50, Chrome verrà totalmente rivisto in chiave Material, ma una piccola anticipazione è possibile averla già oggi, inserendo nella barra degli indirizzi chrome://md-settings/. A un primo sguardo le modifiche sono minime e riguardano il solo aspetto estetico. La tab hanno ora gli spigoli vivi, mentre l’icona del menù ha abbandonato il classico hamburger per passare ai tre pallini verticali, cari agli utilizzatori di Android, che si animeranno al click Popcorn Time è tornato Fermarlo non sarà facile aggiornamento anche il media player, che potrebbe essere lo stesso previsto per Chrome OS (maggiori informazioni a riguardano si possono trovare su Google Code). Questo è quello che ad oggi sappiamo della nuova versione di Google Chrome, ma il sentore è che sotto sotto ci sia molto di più. Popcorn Time risorge dalle sue ceneri: il team di sviluppatori sferra un nuovo attacco al “sistema” di visione legale dei contenuti. Popcorn Time è come Netflix, ma è gratis e totalmente illegale: già bloccato a più riprese, è tornato online con una veste rinnovata e una nuova tecnologia. Popcorn Time Online funziona all’interno di ogni browser e può contare su una infrastruttura più evoluta della precedente: grazie all’integrazione del motore Torrents Time, un plugin per browser opensource, il nuovo client è in grado di riprodurre nel browser ogni tipo di formato video gestendo anche 720p, 1080p, sottotitoli e invio di contenuti a Chromecast, AirPlay e dispositivi DLNA. Una minaccia tecnologicamente avanzata, che supporta anche la VPN per garantire un perfetto schermo contro eventuali problemi di carattere giudiziario. Torrents Time, il motore tecnologico che spinge l’applicativo, supporta Internet Explorer, Chrome, e Firefox, ma nei prossimi mesi arrivera il supporto per Safari e Edge. Questa nuova versione è pericolosa perché è stata rilasciata interamente come applicativo: basta andare sulla pagina GitHub del progetto, scaricare il codice, caricarlo su un qualsiasi dominio o server web, volendo anche su un NAS, per avere in casa il proprio Popcorn Time personale. Chiunque, quindi, può farsi un Popcorn Time, pubblico o privato, con o senza scopo di lucro, facendolo puntare (basta modificare una stringa), al suo tracker Torrent. Un virus vero e proprio, con un motore, Torrents Time, che è a tutti gli effetti legale in quando semplice client torrent basato su un browser. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE GAMING Uncharted 4 e Gears of War 4 sono solo due dei numerosi titoli con cui gli appassionati potranno cimentarsi Tutti i videogame più attesi in arrivo nel 2016 Proponiamo i dieci titoli maggiormente significativi, i game da attendere con il fiato sospeso e le mani sul portafoglio di Francesco FIORILLO er ogni videogiocatore più o meno esperto, fine anno rappresenta un momento piuttosto importante. Molti investono infatti i propri risparmi in una nuova console o, più semplicemente, in qualche bel “giochino elettronico”. Passate le feste, poi, giunge il tempo dei bilanci. A onor del vero, il 2015 non è stata un’annata semplice per l’universo videoludico: conversioni affrettate hanno fatto aggrottare più di un sopracciglio, gli appassionati del marchio Nintendo hanno dovuto stringere i denti e mandare giù qualche boccone amaro, mentre una moltitudine di rinvii hanno indispettito i giocatori più esigenti. Nel prossimo futuro però tutti, ma proprio tutti, avranno un bel sorrisino stampato in volto. Gli amanti dei picchiaduro potranno contare su di un nuovo capitolo della storica saga di Street Fighter e sul ritorno di Heihachi Mishima e compari in Tekken 7. Proprio come è accaduto in questi ultimi 12 mesi, non mancheranno gli sparatutto e i giochi d’azione, basta pensare a Quantum Break o al sorprendente quarto Uncharted e, finalmente, arriverà anche qualche bel gioco di ruolo di matrice nipponica, come il terzo Kingdom Hearts o il seguito dello splendido Ni No Kuni. Qualche sorpresa si presenterà certamente sugli scaffali ma, questa volta, il rischio di rimanere delusi sembra davvero scongiurato. Per rendere semplice la vita anche ai meno appassionati, abbiamo pensato di proporre i dieci titoli maggiormente significativi in arrivo nel 2016, quei giochi da attendere con il fiato sospeso; produzioni che difficilmente falliranno nel tentativo di appassionarvi e incollarvi con lo sguardo al vostro nuovo TV. P Gears of War 4 Piattaforma: Xbox One La serie nata dall’estro creativo dell’ex uomo Epic Cliff Bleszinski è giunta oramai alla sua quinta apparizione, ma ogni possessore di Xbox One non può far altro che attendere con ansia il prossimo autunno. Certo, Gears of War 4 dovrà per forza di cose scontrarsi con l’incredibile qualità dei primi capitoli, ma in molti (noi compresi) sono pronti a scommettere che il nuovo sparatutto a base di proiettili, motoseghe e Locuste, riuscirà non solo a divertire i fan di vecchia data, ma appassionerà di certo anche i nuovi marine inclini alle esperienze spettacolari, oscure ed efferate. (clicca qui per il video). Data di uscita: autunno 2016 torna al sommario Mass Effect Andromeda Piattaforme: PC, PS4, Xbox One La serie action RPG di EA è riuscita nel tempo ad appassionare milioni di videogiocatori in tutto il globo. Sarà forse merito delle sue meccaniche ludiche a metà strada fra i giochi di ruolo occidentali e gli spa- Uncharted 4: Fine di un Ladro ratutto in terza persona? O saranno gli splendidi elementi sci-fi uniti a una forte componente esplorativa a rendere Mass Effect un titolo meritevole di attenzione? Quel che è certo è che quest’anno, a ridosso delle prossime festività natalizie, Bioware offrirà di nuovo ai videogiocatori una dozzina di personaggi profondamente caratterizzati, qualche intrigo da svelare e un nuovo universo tutto da vivere. (clicca qui per il video). Data di Uscita: fine 2016 Piattaforma: PS4 Non c’è che dire: in questo 2016 le esclusive non mancheranno di certo e fra le tante, quella maggiormente attesa dai possessori di PlayStation 4 è sicuramente il seguito di Uncharted: L’inganno di Drake. L’ultimo progetto Naughty Dog ci permetterà di vivere di nuovo un’emozionante avventura nei panni di Nathan, un’epopea contraddistinta da una realizzazione tecnica mostruosa, da comparto multiplayer di valore e, ovviamente, da un esagerato numero di peripezie Deus Ex Mankind Divided Piattaforme: PC, PS4, Xbox One Il prossimo agosto torneremo nuovamente a vestire i panni di Adam Jensen. L’anno sarà il 2029, lo sviluppo tecnologico avrà profondamente segnato l’umanità stessa e il giocatore si troverà invischiato in un action RPG dalle tinte cyberpunk sempre più profondo e appagante. Finali multipli, un background carico di fascino e un comparto tecnico, almeno su PC, pronto a bloccare qualche mascella per lo stupore, sono soltanto alcune delle caratteristiche che rendono Deus Ex: Mankind Divided un titolo da attendere con trepidazione. (clicca qui per il video). Data di uscita: 23 agosto da vivere col fiato sospeso. Si parla anche di un finale “traumatizzante”, ma prima di scoprire tale mistero bisognerà attendere, per forza di cose, l’arrivo della primavera. (clicca qui per il video). Data di uscita: 27 aprile Quantum Break Piattaforme: Xbox One Altra esclusiva, questa volta destinata all’ultima console Microsoft. Dopo una lunghissima serie di rinvii, l’opera firmata Remedy (il team autore della serie Max segue a pagina 22 n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE GAMING I videogame in uscita nel 2016 segue Da pagina 21 Payne e Alan Wake) è finalmente pronta per mostrasi in tutto il suo splendore. Quantum Break proporrà una storia dai toni adulti e nel farlo utilizzerà sia i canonici livelli da videogame, sia una vera e propria serie girata va avventura con protagonista l’attrice Valorie Curry. Nuove tecniche di digitalizzazione dei volti, unite alla presenza dell’oramai indispensabile motion capture, dovrebbero rendere reali e soprattutto toccanti le varie emozioni provate dai protagonisti. Una trama adulta e piena di scelte morali alquanto complesse dovrebbero, infine, innalzare l’ultimo titolo Quantic Dream dalla marea di produzioni in uscita. Speriamo solo che il 2016 sia effettivamente l’anno di Detroit: Become Human. (clicca qui per il video). Data di uscita: TBA 2016 Dark Souls III in live action. Se tutto andrà per il verso giusto, il titolo per Xbox One potrebbe divenire un nuovo termine di paragone per l’intero genere degli action-adventure. (clicca qui per il video). Data di uscita: 5 aprile Street Fighter V le lande di Hyrule in sella al nostro fido destriero Epona. (clicca qui per il video). Data di uscita: TBA 2016 I soliti noti, tra calcio, pallottole e assassini spiega il motivo dell’enorme attesa che aleggia sul terzo capitolo della saga. (clicca qui per il video). Data di uscita: 12 Aprile Mirror’s Edge Catalyst Piattaforme: PC, PS4, Xbox One Al tempo della sua prima uscita, il gioco EA fece breccia nell’animo di giocatori e critica. Non si era mai visto un titolo in prima persona improntato sulle corse a perdifiato e sull’arte del parkour. La storia della fascinosa Faith si differenziava per scorci mozzafiato, salti millimetrici da un cornicione all’altro e per un sistema di combattimento incentrato sul movimento e sull’agi- Detroit: Become Human Piattaforme: PS4 Dagli stessi sviluppatori di Fahrenheit e Heavy Rain è in arrivo, verso al fine del 2016, una nuova ed evocati- lità. Il nuovo capitolo sarà una sorta di reboot, le vicende narrate in precedenza verranno estese, così come la città di Glass, molto più grande della precedente e liberamente esplorabile. (clicca qui per il video). Data di uscita: 24 maggio 2016 torna al sommario Piattaforme: Wii U Ogni possessore di console Nintendo dovrebbe attendere con ansia un qualsivoglia capitolo della saga The Legend of Zelda. Assemblate ogni volta con una cura maniacale e dotate di una giocabilità a dir poco sopraffina, le avventure dal giovane e taciturno eroe Link lasciano sempre un segno indelebile sul cuore di ogni videogiocatore. La nuova epopea destinata in esclusiva alla consle Wii U promette un mondo così esteso da non avere precedenti, oltre a nuovi enigmi e agli immancabili nemici inediti. Salvo nefasti imprevisti, il prossimo natale potremo di nuovo perderci fra Piattaforme: PC; PS4; Xbox One Dark Souls è da sempre un gioco duro come la roccia. Le sue meccaniche ludiche chiedono grande dedizione, puniscono il giocatore con continue morti, ma elargiscono anche enormi soddisfazioni. Restare intrappolati nel disturbante e crudele mondo creato da From Sothware è una questione di attimi, le mani restano sempre avvinghiate al pad e la tensione non scema mai. Ogni scontro è indimenticabile e questo Piattaforme: PC, PS4 Impossibile non conoscere il marchio Street Fighter. Nel tempo il picchiaduro di Capcom è riuscito nell’intendo di divenire un vero e proprio fenomeno di costume, anche se a volte con risultati a dir poco orribili (qualcuno ricorda un certo Street Fighter the Movie con Van Damme?). Un comparto tecnico aggiornato, nuovi lottatori e una giocabilità rocciosa e appagante, garantiranno comunque diversi mesi di gaudio a tutti gli estimatori di questo combattivo genere. Street Fighter V è disponibile su PC e PlayStation 4 per questo mese di febbraio. (clicca qui per il video). Data di uscita: 16 febbraio The Legend of Zelda I titoli meritevoli di attenzione non mancano di certo, ma il nuovo anno non potrà esimersi, ovviamente, dall’ospitare ancora una volta qualche bel titolo di corse o l’avvincente sfida fra il calcio firmato EA e quello griffato Konami. Il nuovo FIFA e l’edizione 2017 di Pro Evolution Soccer allieteranno i pomeriggi di molti calciofili virtuali, mentre i soliti amanti degli sparatutto online potranno fare affidamento sull’immancabile Call of Duty o sul più che probabile seguito di Battlefield. Stando alle ultime voci di corridoio, la saga di Assasin’s Creed invece potrebbe mancare l’appuntamento il prossimo novembre, ma se ciò dovesse accadere ci penserà il “segretissimo” Watch Dogs 2 a scaldare le fredde giornate dell’inverno 2016. L’hardware del futuro prossimo Tra realtà virtuale e Nintendo NX Ormai è certo, la realtà virtuale si sta esponendo con prepotenza sotto le luci della ribalta. Nel corso dell’anno tutte le domande troveranno una risposta e gli utenti più facoltosi potranno mettere le mani sia su Oculus Rift, atteso per il 28 marzo, sia sul visore sviluppato in collaborazione fra HTC e Valve. In ambito console invece, il 2016 segnerà il debutto del visore Playstation VR e quello della nuova piattaforma Nintendo. Nintendo NX sarà composto da ben due piattaforme, una tradizionale da utilizzare comodamente seduti sul divano, l’altra in libertà mentre si attende l’autobus o mentre si è in fila dal dottore. I rumor sono molti, si vocifera di una console simile a PS4 e di una sorta di tablet ibrido con tasti fisici, ma noi preferiamo attendere qualche comunicazione ufficiale. P5 Wireless. Abbiamo eliminato il cavo ma il suono è rimasto lo stesso. P5 Bluethooth, musica in mobilità senza compromessi con 17 ore di autonomia e ricarica veloce per performance allo stato dell'arte. La solita qualità e cura nei materiali di Bowers & Wilkins adesso senza fili grazie alla nuova P5 S2 Bluetooth. www.audiogamma.it n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE GAMING La digitalizzazione non conosce confini e anche i giochi da tavolo non sono rimasti indifferenti al suo fascino I tanto amati giochi da tavolo diventano digitali Carte e tabelloni la fanno ancora da padrone, ma le app che vanno a braccetto con il “legno” sono sempre di più di Michele LEPORI ici gioco da tavolo e - inevitabilmente - ti senti snocciolare in sequenza Monopoli, Risiko e il Gioco dell’Oca. Certo, questi intramontabili classici hanno tracciato la strada di una forma di divertimento educativa e con l’importante pregio di sviluppare un aspetto sociale e di aggregazione che oggi forse manca al gioco online ma, all’alba del 2016, questo mondo in continua espansione ha molto, molto di più (e di meglio) da offrire a chi avrà la pazienza e la voglia di avvicinarsi. La bellezza di un tavolo da gioco “apparecchiato” con tabellone, carte e tutti i materiali necessari a trascorrere qualche ora di divertimento in compagnia di amici e parenti non ha eguali, e sta vedendo l’ingresso sempre più importante della tecnologia app-based su smartphone e tablet: aggiungiamo un posto al tavolo, che ci sono un po’ di device in più. D che normalmente richiederebbe carta, penna e qualche minuto di conteggio; le app di supporto, che si integrano nella gestione del proprio turno di gioco come un componente regolare (tassello, pedina…) e da ultimo - il rovescio della medaglia: le app che sono in tutto e per tutto esperienza di gioco, supportate da materiali quali miniature o tabelloni che si trovano ad essere accessori e non elemento centrale. Giochi da tavolo su tablet e smartphone: tutto ha inizio da qui Chi scrive è un grande appassionato di giochi da tavolo, un appassionato che per anni ha vissuto la sua passione “da fuori” seguendo siti e forum ma che, purtroppo, non ha mai avuto con sé un elemento fondamentale per giocare: qualcuno con cui farlo. L’avvento di smartphone e tablet ha dato il via alla prima fase di digitalizzazione del settore, con lo sbarco dei grandi nomi su App Store e Play Store: Puerto Rico, Carcassonne, Caylus, I Coloni di Catan, Ticket to Ride e tanti altri “german” (la macro-categoria dei giochi più deterministici e calcolosi) sono oggi disponibili in versione digitale per chi non ha modo di godere della Per i più pigri, le app che aiutano a capire chi ha fatto più punti Talisman o Warhammer: Quest. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti e per tutte le esigenze… Almeno finché non si libererà qualche amico per una serata in compagnia. Le app entrano a gamba tesa Tre livelli di interazione per non farsi mancare nulla L’evoluzione dei giochi da tavolo sta crescendo a ritmi vertiginosi, complice l’avvento di Kickstarter e la maggiore consapevolezza di autori e giocatori su quello che è la dietrologia del boardgaming (esistono veri e propri testi di meccaniche e filosofia del gioco) Non manca, tuttavia, il supporto tecnologico. Quest’ultimo è ascrivibile a tre livelli di presenza al tavolo: le companion app, utili a semplificare il lavoro controparte “in legno e cartone”, così come sugli store digitali di Apple e Google si trovano anche le versioni digitali di giochi di carte come Dominion. Più difficile, ma non impossibile, trovare qualche esponente del gioco da tavolo “american”: l’altro lato del mondo dei gioco da tavolo, quello dove la fortuna regna sovrana con tonnellate di dadi, carte e soprattutto miniature nasce per splendere di luce propria sui tavoli delle associazioni, delle fiere e delle nostre case ma trova spazio anche in versione digitale con - ad esempio - Alla prima categoria appartengono app per giochi “introduttivi” a questo mondo come la app Companion per 7 Wonders, un gioco di carte leggero e di durata contenuta per 3-7 giocatori che ci metterà al comando di una civiltà per tre secoli: al termine della partita si calcoleranno i punti per quanto costruito e si decreterà il vincitore. In questo caso, ampio spazio al supporto, con Companion che farà i conti al posto nostro e terrà traccia delle statistiche di gioco (funzione utile per chi avesse velleità di gioco torneistico). E come bonus, la meraviglia Cupertino Space Ship disponibile solo via app. Come per 7 Wonders, molti altri giochi hanno un’app simile: Counterbury per Canterbury, Carcapp per Carcassonne e TI3 Race Sheet per Twilight Imperium 3, un gestionale mostruoso per complessità e durata che beneficia tantissimo del supporto digitale. Altri giochi che salutano con piacere l’ingresso della tecnologia sono quelli con generazione casuale di setup, un’operazione che ha sempre rubato parte del tempo di gioco semplicemente per apparecchiarlo sul tavolo. Randomizer per Sentinel of the Multiverse e Catanerator per Coloni di Catan ovviano questa problematica. Questa categoria di app, spesso creata dagli stessi autori del gioco ma segue a pagina 25 torna al sommario n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE GAMING I giochi da tavolo diventano digitali segue Da pagina 24 dado dei giocatori. Dadi che, come in ogni american che si rispetti, la fanno da padrone e possono pesantemente influenzare il corso della partita, la quale non potrà però mai durare più di un’ora abbondante: anche la scansione del tempo di gioco è in mano all’app, che gestirà continuamente conti alla rovescia sui quali i giocatori al tavolo dovranno coordinare al meglio le loro azioni. È forse questo aspetto l’unico elemento non originale di uno dei giochi più apprezzati dello scorso anno: già Space Alert nel 2008 e Atmosfear nel 1993 demandavano rispettivamente a CD e VHS i tempi di gioco. che a volte è frutto dell’inventiva e della dedizione dei fan, è quasi sempre a prezzi molto popolari: non si superano mai i 2 euro di eventuale acquisto. Non specificamente legata a un titolo, ma adatta per scegliere il primo di turno è Chwazi, per iOS e Android: schermo dello smartphone nero, i giocatori (fino a 11, dipende dal terminale) appoggiano il dito e l’app decide l’ordine di turno, un dito alla volta. Utile e versatile anche in ambito familiare, per decidere a chi tocca uscire con il cane o portare fuori la pattumiera. Ai giocatori appassionati di numeri e statistiche, invece, si rivolge Board Game Stats, un’app che fa del proprio nome un programma: grafici, tabelle, statistiche, analisi comparate e addirittura geolocalizzazione applicabile ai dati. Per capire se performiamo meglio in casa o in trasferta: boardgame, serious business. Un aiuto forse evitabile ma meno male che c’è Ecco qualche gioco nel quale si inizia a intravedere una presenza più consistente della tecnologia, inserita non solo come supporto “passivo” ma vera parte integrante delle meccaniche di gioco. È il caso, per citare due nomi grossi, di Alchimisti, prodotto realizzato dalla sempre più conosciuta scuola ceca a firma CGE, e di X-Com: The Boardgame dell’americana Fantasy Flight Games che porta su tabellone e smartphone quello che finora abbiamo giocato su PC. Ma andiamo con ordine. Nel gioco tutto alambicchi e pozioni magiche edito in Italia da Cranio Creations impersoneremo il ruolo di aspiranti Grandi Maestri dell’alchimia alla ricerca dei segreti dell’universo: durante la partita, da 2 a 4 giocatori si sfideranno per un paio d’ore a colpi di pozioni create con ingredienti diversi, ognuno dei quali caratterizzato da una sua composizione alchemica (una sequenza +/- in 3 colori) che cercheremo di dedurre dai risultati della cottura nel calderone. Durante il gioco entreremo in possesso delle carte-ingrediente da “cucinare” e l’app scaricata sullo smartphone, che all’inizio della partita avrà assegnato un alchemico ad ogni elemento, inizierà ad essere il punto di riferimento per i giocatori al tavolo: quando andremo a inquadrare le carte con la fotocamera, otterremo un risultato che ci permetterà di avanzare ipotesi più o meno ardite oltre ad avere ripercussioni positive o negative sulla gestione del turno. La pozio- torna al sommario Gioco da tavolo o videogioco? Se non ci fossero le miniature… Chwazi è disponibile per Android e iOS ne creata, infatti potrà farci diventare lo zimbello del villaggio, renderci particolarmente saggi o rischiare di mandarci all’ospedale: in tutti questi casi, le ripercussioni sulla gestione del turno sono tangibili: attenzione a cosa mescolate, quindi... Stesso livello di interazione tecnologica anche con X-Com: The Boardgame, a sua volta ispirato alla controparte videoludica e relativi capitoli extra. Il gioco, edito in Italia da Giochi Uniti, vedrà da 1 a 4 giocatori (esiste la modalità solitaria contro il gioco ma in meno di 3 non è raccomandabile) coordinarsi per respingere la più cinematografica delle invasioni aliene. Avete capito bene, il gioco rientra nella schiera dei cooperativi e tutti insieme si combatterà spalla a spalla: a differenza di Alchimisti, dove il ruolo dell’app si può ridurre a 0 in presenza di un quinto ipotetico giocatore che non va a giocare ma che agisca da vero e proprio Master, qui sarebbe impossibile pensare che qualcuno possa “tirare le fila” degli alieni. L’app è il vero motore di gioco: coordina le attività dei giocatori durante il turno e determina lo svolgimento della storia per quello che riguarda l’invasione aliena con un algoritmo in continuo mutamento dello script originario, in funzione delle carte che entrano in gioco e dei tiri di In World of Yo-Ho il nostro smartphone è il vero protagonista dell’azione e interagisce con gli elementi del tabellone. Qui inizia il bello. O il brutto, dipende se la questione viene approcciata da giocatori di ampie vedute o dai più “fondamentalisti” di legno e cartone: progetti come il Golem Arcana presente e giocabile alla kermesse toscana Lucca Comics & Games dividono senza mezzi termini supporter entusiasti e detrattori inorriditi. Di cosa si tratta? Banalmente, Golem Arcana è l’ultimo esponente degli skirmish (sottogenere dei giochi di guerra): due giocatori al comando di un buon numero di unità si sfidano su di un tabellone-terreno di gioco che offre variabili da tenere in considerazione per l’ottenimento della vittoria. Harebrained Schemes LLC ha sfruttato le fertili lande del crowdfunding per creare un gioco da tavolo con delle miniature degne della miglior esposizione fantasy su tessere di tabellone modulari rappresentanti scenari diversi (montagne, pianure, laghi): quello che contribuisce a rendere l’esperienza di gioco ogni volta diversa è che l’app per iPad o iPhone ci dirà di volta in volta se il lago che potremmo trovarci di fronte è foriero di pace e riposo o se dovremo combattere con armi e magie per poterlo attraversare incolumi. Lo smartphone dei giocatori è - poi - strumento di controllo e combattimento della nostra miniatura, che alla base vede incise sequenze di comandi innescabili dal tocco di una digital pen, ponte ideale fra l’idea del gioco di guerra vecchio stile con il meglio della tecnologia. Poteri del crowdfunding, uniti a un po’ di deriva collezionista che accomuna tanti appassionati di questo hobby e… mai come in questo caso, il gioco è fatto. Altro esponente della categoria più innovativa, anch’esso presente sui tavoli di Lucca, era World of Yo-Ho. Venuto alla luce grazie al supporto dei finanziamenti dal basso, il gioco ci vede al comando di navi pirata in giro per il tabellone in cerca di tesori e scontri con gli altri giocatori. Unico particolare, il “segnalino nave” del gioco è il nostro stesso smartphone, che dopo aver scaricato e installato l’apposita app per iOS e Android è in tutto per tutto manuale di gioco, companion app di conteggio punti e statistiche e vera e propria parte integrante del tabellone. Non mancano le animazioni dello sparo dei cannoni e dell’acqua che si muove in fase di navigazione. Si può ancora parlare di gioco da tavolo? A questi livelli, oggi frontiere ultime del genere e magari domani standard da superare, è difficile dare una risposta. Il divertimento, quello non manca di sicuro. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE GAMING Miitomo è il videogame che sancisce il debutto di Nintendo su piattaforma mobile My Nintendo per rilanciare l’icona dei videogame Il servizio punta a unire tutti i servizi in un’unica piattaforma e andrà a competere con PSN/Xbox Live di Pierfrancesco PETRUZZELLI A margine della presentazione dei risultati finanziari, il presidente e CEO di Nintendo Tatsumi Kimishima ha fornito ulteriori dettagli sul servizio My Nintendo che nelle intenzioni della società dovrebbe sostituire il vecchio Club Nintendo. In My Nintendo, che punta ad unire tutti i servizi Nintendo in un’unica piattaforma, una volta registrati riceveremo un ID univoco tramite il quale potremo ottenere informazioni sui nuovi prodotti della società, sconti personalizzati, e la possibilità di acquistare prodotti online che saranno poi scaricati direttamente sulla console. Inoltre da marzo entrerà in vigore un nuovo programma a punti che consentirà di raccogliere platinum points (ad esempio giocando ai vari titoli Nintendo e in altri modi che verranno definiti più avanti), che permetteranno di acquistare contenuti digitali, oppure tramite i gold points (ottenibili mediante l’acquisto di videogiochi per Nintendo 3DS o Wii U) avremo delle scontistiche L’atteso servizio di abbonamento ideato da Electronic Arts apre le porte ai giocatori PC I titoli da scaricare sono già una quindicina per i giochi presenti sullo store digitale. Il lancio globale di My Nintendo è previsto per il mese di marzo e Nintendo prevede pian piano di aggiungere nuove funzionalità al servizio con l’obiettivo dichiarato di raggiungere almeno i 100 milioni di utenti, e per riuscirci è stato presentato il nuovo videogame Miitomo, che sancisce il debutto di Nintendo su piattaforme mobile. In Miitomo, ispirato a Tomodachi Life e che arriverà in Italia entro la fine di marzo, avremo la possibilità di creare un nostro avatar virtuale grazie al quale interagire con i nostri amici, inizialmente sarà free-toplay con la possibilità di effettuare degli acquisti in-app; inoltre Nintendo prevede di distribuire altre cinque app dedicate agli smartphone entro marzo 2017. Infine, il CEO Tatsumi Kimishima si è rifiutato di rilasciare qualsiasi commento sulla prossima console Nintendo anche se dovremmo avere importanti novità entro la fine dell’anno. GADGET Gli utilizzi di questi auricolari wireless sono per dormire, rilassarsi, concentrarsi... QuietOn elimina i rumori per aiutarti a dormire Gli auricolari in-ear QuietOn non diffondono musica ma offrono un buon isolamento acustico di Giulio MINOTTI u Indiegogo arriva un nuovo modello di cuffie progettate esclusivamente per eliminare tutti i rumori ambientali che normalmente disturbano il nostro sonno o le altre attività quotidiane, dal lavoro allo studio. Ordinabili sulla celebre piattaforma di crowdfunding, a un prezzo di 130 dollari, gli auricolari QuietOn sono senza fili e vanno semplicemente indossati, senza dover essere collegati ad altri dispositivi. Di piccole dimensioni e molto leggeri, solo 3,8 grammi, si attivano automaticamente una volta rimossi dalla custodia/caricabatteria, garantendo un’autonomia di cinquanta ore. Come tutti i prodotti analoghi, queste cuffie utilizzano un microfono per catturare i rumori ambientali, generando un campo sonoro esattamente speculare rispetto al rumore da attenuare. In par- S torna al sommario EA Access disponibile per PC in Italia Costa 3,99€ al mese ticolare sulle QuietOn la posizione del microfono all’interno del canale uditivo dovrebbe fornire, secondo le dichiarazioni dei progettisti, ottime prestazioni riducendo i fastidiosi rumori provenienti dall’ambiente circostante. Fino ad oggi la campagna di finanziamento online sta riscuotendo un buon successo con quasi 210.000 dollari raccolti, il 414% in più di quanto richiesto inizialmente (50.000 dollari). Lo sviluppo di questi auricolari è ancora in corso e le prime consegne sono previste a partire dal prossimo aprile. In definitiva si tratta di un prodotto abbastanza costoso il cui prezzo, terminata la campagna su Indiegogo, aumenterà ancora arrivando addirittura a 174 dollari (160 euro). di Francesco FIORILLO Tramite l’immancabile comunicato stampa, Electronic Arts ci informa che l’atteso servizio di abbonamento EA Access, già disponibile da tempo su Xbox One, ha aperto le porte in Italia anche ai PC. Se vi siete persi gli ultimi aggiornamenti, Origin Access offre ai giocatori l’opportunità di giocare senza particolari limiti a una collezione in continua evoluzione di titoli su PC, in cambio di 3,99 € al mese. Una sorta di Netflix, anche se i giochi non sono in streaming ma scaricati e eseguiti in locale. Una volta registrati, gli utenti potranno scaricare e godere di versioni complete di più di una dozzina di titoli, provare per un periodo limitato diversi giochi EA prima della loro uscita e risparmiare il 10% su tutti gli acquisti Origin, DLC inclusi. Ovviamente per poter accedere ai giochi installati sarà necessario avere sempre attivo l’abbonamento. Ecco i titoli presenti al momento: • Battlefield 3 • Battlefield 4 Digital Deluxe • Battlefield Hardline Digital Deluxe • Dead Space • Dead Space 2 • Dead Space 3 • Dragon Age: Origins Ultimate Edition • Dragon Age II • Dragon Age: Inquisition Digital Deluxe • FIFA 15 • Need for Speed Rivals Complete Edition • Plants vs. Zombies Garden Warfare • The Sims 3 Starter Pack • SimCity • This War of Mine n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE GADGET Gli ingredienti sono un raspberry Pi, un modulo DAC e un bellissimo software open source sviluppato da un italiano Volumio, come costruire un Music Player Audiophile Bastano meno di 50 euro per creare un player audio per servizi di streaming o per i propri file musicali.Ecco come fare di Francesco TUCCI servizi musicali in streaming ci hanno abituato ad ascoltare la musica ovunque e su qualunque dispositivo. Prima sono nate le casse Bluetooth, poi alcuni produttori hanno messo sul mercato dei diffusori audio collegabili alla rete Wi-Fi che creano così un sistema detto multi-room da gestire dallo smartphone con un’app. Per risparmiare e per divertirsi un po’, senza dover essere dei provetti sistemisti, c’è una soluzione sviluppata in Italia che permette di trasformare un Raspberry Pi (o una scheda equivalente) collegato a due semplici casse in un perfetto ed economico sistema di ascolto casalingo. Stiamo parlando di Volumio, sviluppato da Michelangelo Guarise, con funzionalità molto interessanti come lo streaming di Spotify o la funzionalità AirPlay per i dispositivi Apple. I La lista della spesa Cosa ci serve per realizzare questo progetto? La lista della spesa è piuttosto semplice: • Un Raspberry Pi mod B, B+ o B+ 2 • Un convertitore digitale-analogico (DAC) USB o una scheda apposita da montare sul Raspberry (la scheda HiFiBerry è eccellente, ma costa un po’ di più). • Una memoria flash che funzioni con il Raspberry (SD per il modello B, microSD per B+ e B+ 2), scegliere una memoria di Classe 10 migliora le prestazioni, soprattutto la procedura di avvio del sistema. • Un paio di casse audio con jack da 3,5mm, se sono alimentate da USB è tutto più semplice: noi abbiamo usato queste, molto economiche, della Logitech. • Una scheda USB Wi-Fi compatibile se volete portarvi il vostro riproduttore audio in giro per casa senza doverlo collegare a un cavo di rete. La procedura di installazione La procedura di installazione va fatta con un po’ di attenzione, ma resta comunque semplice e alla portata di tutti: • Scaricare l’immagine dal sito di Volumio (qui). • Scriverla sulla memoria flash seguendo le guide apposite (nella pagina di download ci sono le indicazioni per farlo) a seconda del sistema operativo in uso sul computer. È necessario ricordare che tutto il contenuto della memoria verrà cancellato definitivamente. Nota bene: se si usa Mac OS o Linux e il file sulla memoria viene scritto con il comando “dd” come indicato sulla guida, si deve prestare particolare attenzione a non sbagliare, si rischia di cancellare il nostro disco del sistema. La scrittura è molto lenta, ci vuole un po’ di pazienza. • Inserire la scheda nello slot sul Raspberry, collegare il DAC e le casse. • Accendere il Raspberry e attendere 1-2 minuti. • Aprire un browser web da un dispositivo qualunque collegato alla stessa rete di Volumio e aprire la pagina http://volumio.local Il sistema è pronto per essere utilizzato. torna al sommario La configurazione del diffusore wireless L’accesso al sistema è possibile da ogni dispositivo dotato di un browser web, non è quindi necessario installare applicazioni o estensioni, è sufficiente puntare il browser al link http://volumio.local. Da qui è necessario, almeno la prima volta, andare a configurare i parametri principali per far funzionare il dispositivo. I più importanti sono: • Nome del dispositivo sulla rete; utile modificarlo se volete usarne più di uno in stanze diverse, ad esempio “volumio_sala”, “volumio_cucina”, o nomi simili • Configurazione della rete Wi-Fi se volete che la scatoletta musicale si possa spostare in tutte le camere. Bisogna fare attenzione a comprare la scheda Wi-Fi compatibile con il sistema e si devono inserire i dati della rete (nome e password) in modo manuale • Abilitazione del DAC esterno se lo avete installato (potete usare anche il jack del Raspberry) • Inserimento credenziali di Spotify (solo account premium) per poter ascoltare la musica dal noto servizio. Il sistema è pronto per essere utilizzato da chiunque sia collegato alla rete a cui è connesso Volumio. Usare il sistema per ascoltare la musica La parte più scomoda dell’intero sistema è attendere il boot, che dura circa 2 minuti, al termine del quale un suono avvisa della piena disponibilità in rete. Fatto questo si accede all’interfaccia web, si sceglie la fonte dalla libreria (la connessione a Spotify arriva con qualche minuto di ritardo) e si può ascoltare la musica. Il controllo è semplicissimo, l’interfaccia forse è un po’ grezza ma funziona. C’è da notare che l’interfacciamento con Spotify, al momento, permette di ascoltare solo le playlist aggiunte alla propria musica, se si vuole ascoltare un album è necessario convertirlo in playlist. Non è possibile ascoltare le radio o cercare all’interno del catalogo. Se però si utilizza l’app dallo smartphone e si aggiunge una playlist al volo, questa sarà disponibile su Volumio dopo pochi secondi. Se viene abilitato il protocollo AirPlay nelle opzioni, il dispositivo sarà visto da Mac OS e iOS e potrà essere usato come altoparlante remoto senza alcuna configurazione aggiuntiva. Per chi ha invece la sua collezione di file musicali in casa, Volumio può accedere a condivisioni di rete o a dischi USB collegati alle porte del Raspberry senza alcun problema. È bene ricordare che Volumio è stato pensato e progettato anche per audiofili, quindi se si utilizza un buon DAC e le canzoni in formato senza perdita di qualità, tipo il FLAC, la qualità audio è davvero di ottimo livello, a patto di utilizzare delle casse di fascia alta. Per portare all’estremo la portabilità del sistema è possibile alimentare il Raspberry con una batteria esterna USB per smartphone, così facendo si raggiungono anche un paio d’ore di autonomia. La concorrenza. Pro e contro Ma perché dovrei usare Volumio quando in commercio ci sono alternative già pronte per essere utilizzate in pochi minuti? Il primo motivo è perché così si possono mettere le mani su un dispositivo molto interessante: il Raspberry Pi può essere utilizzato per fare altre mille cose. Il secondo, non da poco, è che il prezzo è molto basso rispetto a quasi tutte le altre soluzioni. Infine, ricordiamo che rispetto a molte altre soluzioni permette l’ascolto di musica di alta qualità, e basta un DAC serio per avere un player audiophile. Rispetto al Google Chromecast Audio il costo è paragonabile, ma si può usare anche senza avere l’app apposita compatibile: i telefoni Lumia non possono utilizzare il device Google, mentre Volumio è cross-platform. Su Chromecast, inoltre, non è disponibile Airplay. Rispetto alle casse Sonos è un po’ meno strutturato, non gestisce il multiroom in modo nativo (è in sviluppo nella nuova versione) ma costa comunque molto meno. Se lo paragoniamo alle normali casse Bluetooth, anche le più economiche, il vero vantaggio di Volumio è la gestione alla “Chromecast”: una volta fatta partire la musica il telefono con cui lo si controlla resta inattivo, non consuma batteria nella riproduzione musicale e nella trasmissione dati senza fili. Se si ha voglia di imparare qualcosa con questi nuovi piccoli PC, Volumio è un ottimo modo per iniziare. Se non temete il rischio potete anche provare la beta della versione 2, che è disponibile anche se è ancora molto acerba. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE HI-FI E HOME CINEMA Denon rinnova la gamma stereo con una prestigiosa coppia amplificatore integrato-lettore CD/SACD Denon lancia un CD/SACD e ampli stereo top di gamma Costruzione allo stato dell’arte per entrambi e attenzione alle nuove sorgenti digitali. A breve in vendita anche in Italia di Roberto FAGGIANO D enon rinnova la gamma stereo con due apparacchi di alta classe: l’amplificatore integrato PMA 2500NE (2.499) euro e il lettore CD/SACD DCD-2500NE (1.999 euro). L’amplificatore è il nuovo top di gamma, con una costruzione di altri tempi per un peso totale di ben 26 kg, come dire che non gli manca la sostanza. E non gli manca nemmeno un completo stadio di conversione digitale/analogica già pronto a spingersi sino ai migliori file DSD a 11,2 MHz. La potenza è di 2 x 80 watt (8 ohm, 0,07% THD) che come da manuale diventano 2 x 160 watt su un carico di 4 ohm. Gli stadi finali di potenza sono realizzati con mosfet Ulta High Current (fino a 210A) e con controllo della temperatura di esercizio per avere sempre le migliori prestazioni. La costruzione dual mono prevede l’utilizzo di due trasformatori sistemati sul telaio in modo da cancellare reciprocamente i flussi magnetici dispersi mentre i condensatori realizzati su specifiche Denon sono largamente sovradimensionati. Il telaio vede la sistemazione degli elementi più pesanti al centro per bilanciare i pesi e ridurre le vibrazioni, perfino i piedini sono realizzati con un materiale speciale BMC per assorbire il notevole peso dell’amplificatore. Lo stadio di conversione D/A vede l’utilizzo dell’esclusivo circuito AL32 Advanced Plus con possibilità di trattare i segnali PCM fino a 384 kHz/32 bit e utilizzando un componente Burr Brown PCM 1795. Particolare cura è stata riposta nell’ingresso USB per PC in modo da supportare i migliori segnali DSD fino a 11,2 MHz. In tema di versatilità non ci si può certo lamentare: per gli ingressi analogici è possibile collegare un giradischi con testina MM o MC, quattro sergenti di linea e si può usare anche la sola sezione finale con un preamplificatore o processore A/V esterno. Per i segnali digitali ci sono due ingressi ottici, due coassiali e un USB per PC. Infine si possono collegare due coppie di diffusori. I puristi potranno poi spegnere la sezione digitale quando non la si utilizza e bypassare i circuiti di tono. In dotazione il telecomando che può attivare anche il lettore CD. Il nuovo lettore CD/SACD DCD-2500NE è un componente volutamente più tradizionale e perde il decoder D/A che è presente nel modello 2020A (che rimane in produzione). Sul nuovo lettore è stato mantenuto il circuito di conversione AL32 Advanced Plus con il chip Burr Brown PCM 1795 e soprattutto c’è sem- pre la robusta meccanica SVH. Rispetto ai modelli precedenti c’è ora la possibilità di leggere contenuti DSD fino a 5,6 MHz registrati su dischi DVD-R/RW che sono realizzati da alcune case discografiche specializzate. Manca anche una presa USB frontale per chiavette di memoria ma c’è sempre il tasto Pure Direct per spegnere il display. La costruzione è di gran livello con alimentazioni completamente separate per la sezione analogica e quella digitale oltre a una piastra di alluminio per irrobustire il telaio e portare il peso del lettore oltre i 13 kg. Entrambi gli apparecchi saranno disponibili a breve anche in Italia. HI-FI E HOME CINEMA Grazie alla nuova serie entry level Code potremo replicare il suono di diversi amplificatori Marshall Marshall Code ha nel cuore il sound della storia del rock La serie Code di Marshall comprende una testata da 100 watt e tre combo rispettivamente da 25 watt, 50 watt, 100 watt di Pierfrancesco PETRUZZELLI M arshall, noto produttore inglese e vera e propria icona del rock con i suoi amplificatori per chitarra, ha stretto una partnership con la software house svedese Softtube per replicare il sound leggendario di alcuni torna al sommario suoi prodotti del passato. Marshall ha così “catturato” e digitalizzato il suono di diversi modelli rendendoli disponibili su ogni dispositivo della serie Code, che comprende una testata da 100 watt con cabinet 4 x 12” o tre combo rispettivamente da 25 watt (1 x 10”), 50 watt (1 x 12”), 100 watt (2 x 12”). Quindi, si potrà scegliere tra una vasta gamma di suoni tra cui 14 preamplificatori (citiamo ad esempio il 1962 Bluesbreaker, un JCM2555 Silver Jubilee e un 1959SLP Plexi), 4 amplificatori (EL34, 5881, EL84 e 6L6 MST), e 8 simulazioni di cabinet. Non mancano infine oltre 24 diversi tipi di effetti, con la possibilità di sceglierne fino a 5 simultaneamente, 100 preset personalizzabili ed un sintonizzatore integrato. La serie Code è ovviamente compatibile con la app Marshall Gateway, disponibile su piattaforma iOS/Android e che consente il controllo via Bluetooth, la possibilità di condividere con altri utenti i preset creati, e lo streaming audio. Per tutta la serie è prevista anche una porta USB che permette di collegare il nostro Marshall direttamente al computer, anche se per il momento non si conoscono ancora disponibilità e prezzo di lancio di questi prodotti. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE SMARTHOME Whirlpool presenta le prime novità incasso dopo l’acquisizione di Indesit Ora l’induzione Whirlpool ha il 6° Senso Nuove linee estetiche per Hotpoint e conferma della qualità artigianale per KitchenAid di Simona ZUCCA untuali come ogni anno arrivano le novità Whirlpool per quanto riguarda l’incasso, ma questa volta la presentazione assume un valore diverso, in quanto la prima dopo l’acquisizione del gruppo Indesit. Tanti i brand coinvolti, abbastanza interessanti le non molte novità presentate, attenzione concentrata, oltre che sui prodotti, sulla strategia che l’azienda sta intraprendendo per valorizzare al meglio ciascuno dei marchi coinvolti, dando loro una precisa connotazione e un giusto target. Tesla mette in mostra tutta la sua forza e tecnologia con un video istituzionale su Autopilot, park assist e la nuova funzione Summon. I risultati delle vendite in Cina rovinano però la festa Ma è in arrivo la Model 3 P Whirlpool mette il 6° Senso sul piano a induzione e rinnova la gamma di lavastoviglie Cominciamo dai prodotti, e in particolare da Whirlpool: due le novità, le nuove lavastoviglie 6° Senso PowerClean con PowerDry e, decisamente più interessante, il piano a induzione SmartCook da 77 cm. La nota tecnologia 6° Senso questa volta è applicata al piano a induzione dando vita a SmartCook, un modo intuitivo di cucinare e di usare il piano. Dotato di un menù simile a quello che oramai siamo abituati a vedere su molti forni, una breve demo ci ha mostrato come è possibile scegliere tra le numerose ricette preimpostate l’alimento che si vuole cucinare e il tipo di cottura: il piano di conseguenza imposterà automaticamente la potenza ideale. Grazie poi a FlexiFull sono a disposizione 8 zone di cottura con 8 temperature differenti, mentre il vetro sfrutta lo stesso trattamento iXelium che solitamente Whirlpool applica all’acciaio Il piano a induzione SmartCook di Whirlpool con tecnologia 6° Senso. torna al sommario Tesla si fa bella in video ma fallisce gli obiettivi in Cina per una maggiore resistenza. Due le novità per le lavastoviglie 6° Senso PowerClean, un modello a scomparsa totale e uno con cruscotto iXelium, con classe energetica fino ad A+++ -10%, silenziosità fino a 41 dB e fino a 15 coperti: qui Whirlpool ha concentrato la sua attenzione sulla gestione dello spazio interno grazie a un nuovo sistema di cestellistica, per fare in modo che i getti di acqua raggiungano nel modo migliore le stoviglie. La tecnologia PowerClean arriva qui alla sua terza edizione, speciali sensori che riconoscono il grado di sporco e regolano quantità e pressione dell’acqua, temperatura e durata. Hotpoint punta su un’estetica premium La novità Hotpoint è, invece, il rinnovamento totale delle linee estetiche, con l’intento di soddisfare le diverse esigenze dei consumatori. La gamma premium è caratterizzata dalla combinazione di vetro nero e acciaio, e si compone di forno, forno a vapore, macchina del caffè, piano cottura e cappa e si arricchisce della presenza del microonde (sempre a incasso). Tanta la tecnologia a bordo, ad esempio nel forno (73 litri) con il display touch con 28 ricette preimpostate, tec- nologia MultiFlow per cuocere contemporaneamente tre pietanze su tre livelli grazie alla perfetta distribuzione del calore, pulizia pirolitica. KitchenAid, qualità artigianale con i piani su misura E, infine, KitchenAid, brand del gruppo che da sempre punta sulla qualità artigianale (la maniglia del forno, caratterizzata dal nottolino rosso, è composta da 11 pezzi e montata a mano) e sull’idea di rendere alla portata di molti (forse non proprio di tutti dal momento che i prezzi non sono proprio “popolari”) soluzioni professionali. KitchenAid continua a credere nella sua “colonna” ereditata appunto dal mondo dei ristoranti, composta da forno a vapore, cassetto per sottovuoto a campana e abbattitore e punta in alto con i piani su misura. Un unico piano in acciaio completamente personalizzabile: dimensioni ed elettrodomestici sono progettati in base alle singole esigenze e realizzati in poche settimane da una fabbrica in Italia. Cura dei dettagli, dunque, come la manopola del piano cottura ricavata da un pezzo unico, soluzioni raffinate come il lavandino a scomparsa e gli elementi per la cottura personalizzabili anch’essi a scomparsa. Nero e acciaio per la nuova linea di Hotpoint dall’estetica coordinata. di Massimiliano ZOCCHI Si è fatto un gran parlare delle funzioni di autopilota introdotte da Tesla Motors sulla Model S. Molti hanno gridato al miracolo, per la rapidità di sviluppo e il grande anticipo sulla concorrenza, ma non sono mancate le critiche per gli abusi da parte dei proprietari. Ciliegina sulla torta poi è stata la funzione Summon, per attivare da remoto la vettura e farla uscire o entrare nel box di casa da sola. Ora Tesla ha rilasciato un video riassuntivo per tutte le novità al grido di “rivoluzionate il vostro tragitto”. Illustrati nel video anche il cambio di corsia automatico premendo l’indicatore di direzione e la funzione di park assist per i parcheggi in parallelo. Sembra di essere nel futuro, ma invece è già tutto in funzione, almeno per i clienti americani. Non solo buone notizie però. Il target di vendite per il 2016 in Cina è stato fissato a sole 5.000 unità, perché le stime dello scorso anno di 10.000 vetture sono state ampiamente disattese, con solo 3.025 Model S vendute. Il CEO Elon Musk punta il dito contro le tasse di importazione e gli incentivi statali (ai quali Tesla non può accedere), che favoriscono soprattutto i costruttori locali, come BYD. Nel corso del 2016 Tesla cercherà un partner locale, aprendo anche un sito di produzione cinese. Tesla ha poi confermato per marzo la presentazione della nuova Model 3, che promette di essere accessibile alla massa, ma di mantenere grande autonomia, per contrastare la Chevrolet Bolt. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE SCIENZA E FUTURO Grande passo avanti della Francia sulla strada dell’energia ecosostenibile In Francia 1.000 km di strade fotovoltaiche Per finanziare il progetto è previsto un lieve aumento delle tasse sui combustibili fossili I di Alvise SALICE l governo francese ha appena messo al varo un mastodontico progetto energetico: pavimentare 1.000 km di strade con i nuovi pannelli in asfalto fotovoltaico Wattway. Secondo Ségolène Royal, Ministro dell’Ecologia, dello Sviluppo Sostenibile e dell’ Energia, questa pionieristica soluzione “potrebbe fornire elettricità a 5 milioni di persone, l’8% della popolazione francese”. La prima lastra dovrebbe venire posata entro l’anno, previo aumento delle tasse sul carburante con cui Parigi rastrellerà i 200 - 300 milioni necessari: scelta non disdicevole, quest’ultima, considerato che i prezzi alla pompa stanno vivendo un momento di invidiabile ribasso (anche) in Francia. Risale al recente Salone Mondiale dell’Efficienza la presentazione dei pannelli solari specificamente studiati per l’impiego stradale: realizzate da Colas, società produttrice di infrastrutture per i trasporti, le nuove lastre Wattway annegano le celle fotovoltaiche di silicio policristallino in un sottile ma resistente substrato, che le protegge dalle sollecitazioni stradali. Sul lato inferiore di ciascun pannello, poi, è posta una scatola che contiene gli appositi componenti di sicurezza elettrica. Facili da installare e dotate di caratteristiche anti-scivolo, le lastre solari Wattway sono in grado di resistere al peso di qualsiasi mezzo, autocarri inclusi. Il manto stradale del futuro inizierà ad essere testato già in primavera: Colas garantisce 20 anni di perfetto funzionamento. SCIENZA E FUTURO Il progetto di Microsoft che vede l’apertura di un intero data center nell’oceano Il posto migliore per i server? Per Microsoft, sott’acqua ll team sostiene che sia economico e rispettoso dell’ambiente, ma i problemi sono restano tanti I di Franco AQUINI big dell’hi-tech hanno un grosso problema da affrontare: le infrastrutture che tengono in piedi il cloud. Data-center enormi che consumano grandi quantità di energia e che, soprattutto, scaldano moltissimo. Al punto che molti di questi aprono nuovi data-center nelle zone più fredde del pianeta, oppure studiano sofisticati sistemi di raffreddamento a basso impatto termico. Microsoft no. Con Project Natick, l’azienda ha deciso di risolvere il problema alla radice, infilando i server in robuste capsule di metallo e buttando tutto a mare, nel senso letterale del termine. Il tutto nasce nel 2013 da una proposta di alcuni impiegati, di cui uno con esperienza da sub; la cosa viene tenuta in considerazione finché non decidono di fare un primo esperimento. Il prototipo messo in campo, Leona Philpot, viene immerso ad agosto del 2014 nelle acque al largo della California e funziona per 105 giorni, molto di più di quanto s’aspettasse il team Natick. Secondo Microsoft, la cosa ha senso per molti motivi: primo perché i server sono facilmente raffreddabili, secondo torna al sommario perché il 50% della popolazione vive vicino alle coste (come recita lo slogan sulla pagina del progetto), quindi piazzare un data-center vicino a dove c’è domanda è sicuramente più semplice ed efficiente. Il terzo motivo riguarda la velocità con cui si può realizzare un data-center, che può richiedere solo 90 giorni contro i due anni mediamente necessari ad edificarne uno sulla terraferma. I progettisti però guardano al futuro e immaginano già sistemi in grado di auto alimentarsi grazie alle correnti sottomarine o all’energia dei maremoti. La grande sfida riguarda creare un data-center che non abbia necessità di intervento umano. Se in quelli terrestri l’accesso dei tecnici per la manutenzione ordinaria è all’ordine del giorno, in acqua non si può dire lo stesso. La sfida di Microsoft sta proprio nel creare un’infrastruttura che viva senza interventi umani per almeno dieci anni. Follia? Per ora Microsoft ci crede e ci sta lavorando duramente, tenendo sott’occhio i molteplici sensori che monitorano non solo lo stato delle macchine, ma anche l’impatto delle capsule sull’ambiente circostante. Se il progetto avrà successo, le future generazioni di ingegneri faranno bene a frequentare anche un bel corso da sub. Presto i fitness tracker analizzeranno anche il sudore All’università di Berkley hanno realizzato un sistema in grado di analizzare il sudore e la temperatura della pelle ricavandone dati fondamentali per la salute. Presto potrebbe essere alla portata di un fitness tracker o di uno smartwatch di Franco AQUINI I wearable spopolano e una delle applicazioni più interessanti è proprio quella legata al fitness. Per ora si sono visti sensori di battito cardiaco e contapassi, ma il futuro è vicino: all’università di Berkley hanno già pronta una fascia in grado di analizzare il sudore e più in generale alcuni liquidi corporei, fondamentali per avvisarci nel caso in cui si stia accusando troppa fatica, se ci si sta disidratando o se il calore corporeo si sta alzando troppo. Tutte situazioni che non sono sempre facili da captare da soli. Il team dell’università ha sviluppato un prototipo di circuito flessibile con cinque sensori da posizionare all’interno di una fascia elastica ed è convinto di poter presto integrare il tutto in un singolo chip, in modo da inserirlo in dispositivi come braccialetti o smartwatch, per arrivare col tempo a misurare sempre più parametri. La grande sfida riguarda la diffusione e la possibilità di studiare l’enorme mole di dati bio-medicali che si avrebbero a disposizione. Una sfida che sembra interessare anche i giganti tecnologici, visto il proliferare di applicazioni per il controllo della salute. Certo è che se tutto si tramuterà in tecnologia indossabile, il monitoraggio della salute potrebbe ribaltare la logica del ricorrere al medico dopo aver avvistato il sintomo: sarebbe addirittura il medico ad avvisarci nel caso in cui qualche valore fosse sballato, prima ancora che si tramuti in un disturbo. Serie S78 / Ultra HD 50” / 58” Immergetevi in una nuova esperienza ! Avvicinatevi al vostro grande schermo UHD e tuffatevi in un’immagine di una ricchezza incredibile di dettagli. Un’immagine che non è mai stata cosi profonda grazie alla precisione dei contorni, anche nei dettagli più lontani. Un’immagine che non è mai stata cosi realistica grazie alla nitidezza dei colori. Ammirate la perfetta fluidita del movimento, resa possibile dalla tecnologia Clear Motion Index 800 Hz. ww.tcl.eu/it n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TEST Un segmento di prezzo decisamente affollato in cui c’è l’imbarazzo della scelta tra marchi e modelli più o meno noti Quattro cuffie da 100 euro si sfidano all’ultima nota Una prova comparativa per tentare di fare chiarezza e vedere come se la cavano due marchi storici e due emergenti di Roberto FAGGIANO a scelta di una cuffia per l’ascolto in mobilità e casalingo è sempre un dilemma per l’abbondanza di offerta sul mercato. Qui abbiamo individuato quattro modelli nella fascia dei 100 euro di prezzo di listino, due di grandi marchi come Sony e Panasonic, due di marchi meno noti come Ubsound e Skullcandy. Le abbiamo usate per qualche settimana in diverse condizioni e con diverse sorgenti; in particolare per l’ascolto abbiamo utilizzato brani da iTunes, streaming da Spotify e brani Flac su notebook e smartphone. L video Panasonic RP-HD5, nata per l’HD La cuffia Panasonic RP-HD5 porta non casualmente la sigla HD dato che è indicata per l’ascolto di musica in alta risoluzione. Costa 100 euro e ha un aspetto piuttosto elegante, quindi niente strizzate d’occhio al pubblico più giovane ma anzi una spiccata tendenza a proporsi per un utente più maturo e che non ama mettersi in mostra. I padiglioni sono molto ampi e montano un trasduttore al neodimio da 40 mm; ben imbottiti sia l’archetto che i padiglioni per un buon comfort di utilizzo anche su lunghi periodi di ascolto. I padiglioni sono anche pieghevoli per facilitare il rumori esterni in condizioni normali di utilizzo. Al momento dell’ascolto questa cuffia Panasonic non ci ha entusiasmato, soprattutto a causa di un medio-alto un po’ troppo insistente che penalizza molte voci creando delle sibilanti inopportune. Il dettaglio è buono ma la tridimensionalità è limitata, spinta più in larghezza che in profondità. La gamma bassa è accattivante sui brani più moderni ma non molto profonda, più tesa sul medio/ basso che dinamica. Con i brani in alta risoluzione la situazione migliora soprattutto in tema di profondità, però gli acuti ci sembrano sempre eccessivi. Sul lungo periodo l’ascolto è gradevole ma da una cuffia da 100 euro ci aspettavamo qualcosa in più. Skullcandy Crusher la cuffia con il subwoofer trasporto in borsa, inedito invece il meccanismo che lascia slittare in senso orizzontale i padiglioni per un migliore adattamento alle diverse teste, anche se in effetti al momento dell’uso pratico non ne abbiamo tratto alcun vantaggio. Dal punto di vista tecnico, oltre al già citato trasduttore da 40 mm, abbiamo un’impedenza fissata a 44 ohm e sensibilità di 99 dB/mW. Però manca qualcosa: nessuna traccia, lungo il cavo di collegamento, del microfono e del tasto per rispondere alle chiamate, fattore insolito e inspiegabile che penalizzerà molto la cuffia per chi la volesse usare in mobilità in abbinamento al proprio smartphone, cioè praticamente il 99% degli utenti. Oltre a penalizzare la cuffia in questo test, dato che è l’unico modello a non avere il microfono. Più che sufficiente l’isolamento dai Il marchio Skullcandy ha indirizzato i suoi obiettivi (il cosiddetto target) verso il pubblico più giovane, con prodotti accessibili e dall’estetica molto aggressiva. La cuffia Crusher con i suoi 100 euro di prezzo di listino, è quasi il top di gamma e si differenzia dalle solite cuffie della categoria per il circuito Supreme Sound: in pratica nella cuffia sono inseriti due trasduttori, uno da 40 mm che serve per tutte le frequenze, mentre il secondo da 55 mm che serve solo per la gamma bassa e ha un proprio amplificatore dedicato con volume regolabile. Infatti bisogna inserire una pila AA nel padiglione sinistro per alimentare l’amplificatore; sullo stesso padiglione c’è il comando per regolare l’intervento del secondo trasduttore. La costruzione è robusta più che raffinata, con ampio utilizzo di plastica ma con archetto dall’anima metallica e padiglioni ripiegabili ben imbottiti e rifiniti; il peso è contenuto ma una volta indossata la pressione sulle orecchie o sulle tempie, a seconda delle dimensioni dei padiglioni auricolari, non è trascurabile; non è proprio la cuffia da indossare senza problemi per qualche ora di lab seguito. La finitura è disponibile in vari colori ma l’imbottitura dei padiglioni e dell’archetto è nera. Buono l’isolamento dai rumori esterni grazie ai grandi padiglioni, ma attenzione all’effetto opposto perché la musica potrebbe coinvolgere chi vi sta accanto. La fase dell’ascolto è molto divertente e il risultato dovrebbe piacere molto agli ascoltatori più giovani che frequentano le discoteche; l’effetto infatti è proprio quello, con un vero bombardamento di bassi fino alla vibrazione della cuffia. Basta regolare il volume dei bassi a metà corsa per avere già una pressione sonora più che adeguata; l’insieme non è nemmeno sgradevole con la musica giusta mentre il resto delle frequenze giunge in modo soddisfacente ed equilibrato, seppure con una resa meno precisa rispetto alle altre cuffie del test. Non ci sono eccessi sugli acuti ma nemmeno una riproduzione tridimensionale credibile. La Crusher fa quindi il suo dovere e soddisfa il suo scopo per chi ha tanta voglia di bassi; è divertente sul breve periodo, però passato l’effetto non può soddisfare chi desidera un ascolto serio e prolungato. Ma avere un chiaro obiettivo è positivo nella vita in generale e vale anche per le cuffie: per chi cerca questi effetti la Crusher non ha rivali. Sony MDR-XB950, eleganza e qualità La cuffia Sony MDR-XB950 (110 euro) è senza dubbio la più elegante del gruppo, curata in ogni dettaglio e rifinita con materiali di qualità e largo uso di metallo segue a pagina 33 torna al sommario n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TEST Sfida tra quattro cuffie da 100 euro segue Da pagina 32 nei punti cruciali. Il suo slogan però strizza l’occhio al pubblico più giovane con la sua quota di Extra Bass, “bassi da club”, “ritmi scatenati” e via dicendo, ovvero tanti bassi ottenuti con un trasduttore da 40 mm sistemato in un padiglione ben isolato posteriormente dall’esterno ma con una specie di accordo reflex sul lato superiore. Ma come anticipato, ciò che colpisce a prima vista di questa Sony è la cura costruttiva, specie l’archetto metallico, i padiglioni neri con bordino rosso, l’imbottitura dei padiglioni sagomata sulla reale forma dell’orecchio (sembra ovvio ma in realtà molte cuffie sono rotonde come il trasduttore), gli snodi dei padiglioni e il cavo di tipo piatto anti attorcigliamento. Sul cavo c’è il microfono per le conversazioni e un tasto di comando, le cui funzioni sono ampliabili (di poco) rispetto alla semplice risposta al telefono tramite un’apposita app. La cura costruttiva si ritrova subito indossando la cuffia, molto comoda e leggera, senza fatica o disagio anche dopo molto tempo d’ascolto. Dal punto di vista tecnico abbiamo i già citati trasduttori da 40 mm (definiti a cupola), impedenza di 40 ohm e sensibilità di 106 dB/mW. Piuttosto buono l’isolamento dai rumori esterni, a meno di non trovarsi in ambienti molto rumorosi. Al momento dell’ascolto temevano di essere travolti dai famigerati extra bassi di cui Sony si vanta, ma per fortuna nulla di tutto questo. L’ascolto è piacevole e con buona tridimensionalità, i bassi ci sono e sono pure di ottima qualità, profondi e abbastanza frenati. Buone le voci e i medio/alti mentre sulle frequenze più acute si scende rapidamente, probabilmente una scelta di progetto per favorire l’ascolto in streaming o di MP3 molto compressi. Rispetto agli slogan pubblicitari citati prima, ci pare si sia raggiunto il risultato opposto perché la cuffia offre le migliori prestazioni con musica tranquilla e senza esagerare con il volume, se si alza troppo il livello si perde molta definizione e diminuisce il piacere d’ascolto. Tuttavia la gamma più profonda è effettivamente meglio riprodotta rispetto alla media delle cuffie della categoria, sempre con l’accortezza di non esagerare con il volume. torna al sommario Ubsound Dreamer Un sogno accessibile Dopo l’ottimo esordio con gli auricolari Fighter, Ubsound cerca il salto di qualità con la cuffia Dreamer (99 euro) che ha sempre dalla sua una filosofia di progetto che vuole soddisfare l’ascoltatore più serio con ogni genere musicale. Un progetto semplice ma curato nei dettagli e soprattutto ascoltato a lungo per ottenere lo scopo desiderato. La cuffia italiana ha un’estetica accattivante ma vista più da vicino si nota il largo uso di plastica, perfino l’archetto è in materiale sintetico, seppure di buon spessore. Per la verità la casa parla di “materiali hi-tech ultraleggeri” non meglio specificati e in effetti la cuffia è molto leggera, però un archetto metallico ci sembra più robusto. Sono dettagli che non influiscono sui risultati sonori ma impongono la cautela nell’utilizzo e soprattutto dovrebbero portare a un prezzo più contenuto. Il cavo di collegamento con microfono è di buon spessore, l’archetto è imbottito e anche i padiglioni sono morbidi, favorendo un buon comfort di utilizzo anche per tempi lunghi. Dal punto di vista tecnico la Dreamer monta due trasduttori da 40 mm, l’impedenza è di 32 ohm mentre la sensibilità è di 110 dB/mW. I padiglioni dovrebbero quasi avvolgere l’orecchio ma l’isolamento dai rumori esterni è limitato. All’ascolto la Dreamer svela rapidamente il suo lato migliore e porta subito al piacere d’ascolto con una riproduzione attenta ai dettagli e dall’ampia tridimensionalità, aspetto generalmente poco curato anche dai migliori esponenti della categoria. Le canzoni passano rapide senza far mai venire la voglia di cambiare brano e come da progetto la cuffia se la cava molto bene anche per la musica classica, dove l’ampiezza della scena è spesso decisiva. Probabilmente un’ulteriore punta di dettaglio sulla gamma acuta avrebbe favorito una resa ancora migliore con brani Flac in alta risoluzione, ma in fondo sono poco diffusi e quindi alla fine è giusto dare il meglio con lo streaming. Però la Dreamer piacerà anche a chi vuole ascoltare la musica da un impianto stereo tradizionale e quindi sarebbe stato opportuno fornire in dotazione anche l’adattatore jack standard. Tirando le somme, la sorpresa è italiana Sappiamo già la domanda che ci state ponendo: ma voi quale comprereste? Avendo 100 euro da spendere per un’ottima cuffia la scelta è ampia e magari online i modelli testati costano qualcosa in meno: circa 75 euro per le Ubsound e 85 euro per la Sony mentre curiosamente alcuni siti fanno pagare la Panasonic più del suo prezzo di listino. Nel test emergono i pregi della Ubsound: è una cuffia di ottima qualità che non deluderà il suo acquirente; oltre alle ottime prestazioni sonore con ogni genere musicale l’italiana Ubsound ha il pregio di essere poco vistosa e comoda da usare ma ha il difetto di una costruzione migliorabile e dei padiglioni non ripiegabili; inoltre risulterà sin troppo seriosa per il pubblico più giovane. La Sony è un’ottima cuffia, la migliore del test per la sua costruzione e finitura, però ha un prezzo leggermente più alto e all’ascolto ha i suoi lati deboli che ne restringono il campo dei potenziali acquirenti. Anche la Panasonic è una buona cuffia, ben costruita e anch’essa molto seriosa nell’aspetto, però all’ascolto non ha messo in luce particolari pregi e la mancanza del microfono per le conversazioni telefoniche ci pare un difetto molto grave. Infine, c’è la Skullcandy che potremmo definire fuori concorso, perché la sua resa sonora è unica e irraggiungibile per chi ama questi effetti da discoteca; inoltre è disponibile in molti colori “giovanili”, ma proprio per questi fattori non può essere la prima scelta per un ascolto “normale”. n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE TEST Siamo stati un mese in compagnia della nuova videocamera di sorveglianza MyFox e abbiamo apprezzato la sua utilità MyFox Security Camera in test: ok, la casa è sicura Non è “rivoluzionaria” e costa 199 euro, ma quello che promette lo fa bene. Bastano uno smartphone e una presa elettrica di Vittorio Romano BARASSI uello delle videocamere di sorveglianza smart è un settore dalle indubbie possibilità e grazie alle numerose soluzioni che sono state lanciate sui principali mercati già oggi è possibile portarsi a casa dispositivi all’altezza delle aspettative. MyFox Security Camera è una di queste: costa 199 euro, è bella, è semplice da usare ed è smart quanto basta. La nostra prova è durata un mese e, nonostante lo scetticismo iniziale, la videocamera ha saputo convincerci. Tirata fuori dalla confezione di vendita, MyFox Security Camera si presenta come un piacevole dispositivo da 89x43 millimetri da posizionare in un punto della casa (o dell’ufficio) che si vuol tenere sotto sorveglianza; noi l’abbiamo messa in direzione della porta di ingresso, forse l’utilizzo più banale che potevamo farne ma tant’è: ci interessava tenere sotto controllo la sala e l’accesso ad essa e l’abbiamo installata più in alto possibile. Q Si configura in 5 minuti e registra subito a 720p La videocamera è provvista di una pratica base magnetica che permette l’orientamento verticale del dispositivo e il lungo cavo di alimentazione (un normale USB-microUSB) da ben tre metri garantisce la massima flessibilità nell’installazione; una volta attaccato il trasformatore da 5V/1,5A alla presa e connesso il cavo alla camera - dotata anche di sportellino anteriore che si può chiudere da remoto (modalità privacy) - si è già a metà dell’opera. Il passo successivo consiste nel prendere lo smartphone e scaricare l’applicazione MyFox Security disponibile per iOS e Android (le due versioni si equivalgono); effettuato il download, basterà seguire le indicazioni che usciranno a schermo per attivare la videocamera (prima una breve registrazione ai servizi MyFox, poi ci sarà da fare uno scan di un QR-code e aspettare qualche secondo) e in men che non si dica si avrà il sistema funzionante al 100%. Noi abbiamo effettuato la configurazione tre volte: nel corso della prima, per chissà quale motivo, non siamo riusciti immediatamente a settare il tutto ma dopo un paio di reset (sul retro c’è un piccolo foro attraverso il quale effettuare il riavvio del dispositivo) tutto è andato per il verso giusto. Le altre due configurazioni le abbiamo fatte come controprova e sono state immediate. Entrando nel merito delle specifiche tecniche di MyFox Security Camera possiamo senz’altro dire che il device si difende abbastanza bene; possiede un sensore CMOS AR0330 da 1,3” che permette di registrare filmati HD a 720p e 30 frame per secondo (formato H264/ ACC) associato ad un obiettivo grandangolare che garantisce un angolo di visione di 130 gradi. Grazie al sensore ad infrarossi integrato, inoltre, la videocamera può registrare anche nel buio più totale. Sotto il profilo della connettività non c’è molto da dire: è presente un modulo WiFi 802.11 b/g/n che dialoga con il router di casa e le informazioni di sicurezza della connessione (la password) vengono automaticamente veicolate tramite lo smartphone che si utilizza per la configurazione. Ci sono poi un altoparlante, un microfono e non manca una batteria interna capace di dare alla videocamera un ora di autonomia “extra” in caso di mancanza di elettricità. Non manca, infine, la possibilità di montaggio al muro: il supporto a parete, però, è opzionale e costa 30 euro. Sempre in streaming, ma per registrare “davvero” bisogna pagare Dopo l’immancabile “carrellata” sulle caratteristiche principali della videocamera è giunto il momento di affrontare il capitolo sul funzionamento. Con MyFox Security Camera connessa alla rete domestica (viene riconosciuta dal router sotto il nome di “Ambarella”) tutte le operazioni si effettueranno con lo smartphone - ma anche il tablet - usato per la prima configurazione oppure con un dispositivo provvisto delle giuste credenziali (username e password) per accedere all’app MyFox Security. Da questo sarà possibile sempre visualizzare e ascoltare in streaming quello che sta succedendo nell’ambiente in cui è stata posizionata la videocamera ed eventualmente, grazie al microfono dello smartphone e all’altoparlante della Security Camera, dire qualcosa che potrà essere ascoltata dagli utenti presenti in prossimità del dispositivo. La qualità del video è sufficiente sia di giorno che di notte mentre ci ha stupito molto il microfono integrato nella videocamera, capace di cogliere in maniera abbastanza sorprendente anche conversazioni bisbigliate; non aspettatevi comunque un risultato finale da 007, ma considerando la tipologia di dispositivo non ci si può lamentare. Buono anche il volume (sulla qualità non ci addentriamo neppure) del parlato prodotto dall’altoparlante. L’interfaccia dell’applicazione è molto intuitiva e composta da pochi pulsanti; all’apertura ci si trova dinanzi da una semplice schermata dalla quale è possibile attivare/disattivare il rilevamento del movimento, aprire/chiudere lo sportellino meccanico della videocamera, visualizzare le attività recenti ed entrare nel dettaglio della camera. Proprio la sezione di dettaglio è il vero cuore dell’applicazione; oltre al tasto per attivare la registrazione vocale dallo smartphone e a quello per accendere/ spegnere il microfono della videocamera, sono presenti altri tre pulsanti: uno per abilitare/disabilitare la già citata modalità privacy, un secondo per catturare un’istantanea di quello che sta avvenendo in quel momento e un terzo dedicato al video vero e proprio, attraverso il quale salvare sullo smartphone i filmati. Tutto perfetto verrebbe da pensare, peccato però che per sfruttare quest’ultima funzionalità e per accedere alla “timeline” video c’è bisogno di sottoscrivere un segue a pagina 35 torna al sommario n.126 / 16 8 FEBBRAIO 2016 MAGAZINE SCIENZA E FUTURO La Freygeist ha un motore elettrico da 250W e una batteria da 300Wh che offre 100 km di autonomia Freygeist è la bicicletta elettrica identica a una normale Promette di definire il nuovo standard nel mondo e-bike, coi suoi scarsi 12 kg di peso e un appeal estetico mozzafiato di Alvise SALICE a start-up tedesca Freygeist ha fatto centro: grazie ai proventi del crowfunding, questi ragazzi di Berlino lanceranno in estate sul mercato una bici elettrica di altissimo profilo. A differenza dei modelli attualmente in circolazione, infatti, la nuova e-bike assomiglia incredibilmente a una classica biciletta stradale di ottimo livello, perché mime- L tizza nel telaio in alluminio motore, batteria e i vari sensori. Incorporato fra i pignoni posteriori, la Freygeist sfoggia un propulsore elettrico da 250W, alimentato grazie a una batteria agli ioni di litio da 300Wh. Prodotta da Panasonic, la batteria promette fino a 100 km di autonomia ed è installata all’interno del tubo obliquo, in cui poi s’introduce il cavo per la ricarica attraverso apposita fessura superiore (facilmente apribile in caso di sostituzione batteria). Forte di ruote sportive da 28 pollici, gruppo Shimano con trasmissione a 10 velocità e impianto frenante Vbrake (prodotto anch’esso da Shimano), la bici elettrica Freygeist arriva a pesare solo 12 kg, circa la metà di un’e-bike ordinaria. Prevista in 3 diverse varianti (Standard, Deluxe e GT, quest’ultima predisposta per lunghi viaggi) è già pre-ordinabile al prezzo di 3.999€. Secondo Stephan Hebenstreit, progettista viennese e “mente” della start-up, la Freygeist è destinata a rivoluzionare la mobilità urbana del domani. TEST MyFox Security Camera segue Da pagina 34 piano di abbonamento opzionale a pagamento con MyFox: si parte da 4,99 euro al mese per avere, oltre alla registrazione in diretta, anche 1 giorno di registrazione continua in cloud sempre a disposizione; con 9,99 euro al mese, invece, si arriva a 7 giorni. Se c’è un intruso ti avvisa e ti fa decidere cosa fare Ma cosa succede davvero quando viene rilevato un movimento nella zona “sotto controllo”? Nel momento in cui questo accade, la Security Camera si attiva per notificare su tutti i dispositivi collegati all’account (quindi alla videocamera) che è in corso un’intrusione; il sistema manda una notifica push sugli smartphone e i tablet connessi e invia anche un’email all’indirizzo e-mail associato al profilo MyFox. Dal momento dell’avviso l’utente - o gli utenti - avranno tre minuti di tempo per decidere se effettuare una chiamata di emergenza oppure di annullare lo stesso allarme; se si sceglie di chiamare il numero per le emergenze, l’app comporrà automaticamente il numero sul dialer dello smartphone e basterà premere “il tasto verde” per far partire la chiamata. Di default l’applicazione ha torna al sommario in configurazione il 112, ma dalle impostazioni è possibile inserire qualsiasi numero di telefono. Se non si interviene prontamente entro il lasso di tempo dei tre minuti, forbice “ragionevole” nella quale un malintenzionato è tranquillamente in grado di fare tutto ciò che vuole e poi scappare, all’apertura dell’app sarà mostrata l’ora dell’intrusione e, se in possesso di uno dei piani di abbonamento MyFox, sarà possibile rivedere gli istanti in cui si è verificato il movimento sospetto. In caso contrario non aspettatevi di poter fare molto: senza abbonamento resterà solo un “avviso” nel registro degli eventi. Una buona Security Camera ma forse costa troppo Quella prodotta da MyFox è indubbiamente una buonissima videocamera per la sorveglianza ma, a conti fatti, senza la sottoscrizione di uno dei piani a pagamento risulta abbastanza limitata nella sua opera di funzionamento. La qualità video in streaming è soddisfacente, molto apprezzabile è la possibilità di “invitare” utenti per controllare la videocamera anche per brevi lassi di tempo e abbastanza buono è il sistema di notifica degli allarmi; abbiamo trovato molto interessante la compatibilità con IFTTT (qui un approfondimento) che permette, per esempio, di abilitare la modalità privacy quando lo smartphone si collega alla rete domestica ma ciò non basta per non evidenziare i difetti del dispositivo. Il rilevamento del movimento è molto preciso ma, non essendoci un sistema di riconoscimento dei volti, non permette di “escludere” determinate persone dagli allarmi; stesso discorso per gli animali domestici: se avete un gatto o un cane il sistema li segnalerà sempre come “intrusi”. Impossibile poi non ritornare sulla questione degli abbonamenti opzionali: non si poteva includere almeno il piano base nel costo del prodotto? Se non si paga l’extra mensile non si può vedere la timeline e non si ha accesso ai video, decisamente un paradosso se si pensa che stiamo parlando di una videocamera per la sicurezza. Insomma, MyFox Security Camera è promossa; ma non a pieni voti.