rdl 02 doc interno completo - Servizio comunicazione e media
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U S I E C O S T U M I «A Lugano per la tranquillità» di Francesco Vigliante MICHAEL CAUTILLO, STUDENTE SIMPATICO ED ESTROVERSO, HA 27 ANNI. FREQUENTA IL TERZO E ULTIMO ANNO DEL BACHELOR IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE. GIUNGE A LUGANO NELL’ESTATE 2012 DOPO UN’IMPORTANTE ESPERIENZA DI VITA NELL’ESERCITO. NATO A GINEVRA DA MADRE SVIZZERA FRANCESE E PADRE ITALIANO, HA DECISO DI VENIRE ALL’UNIVERSITÀ DELLA SVIZZERA ITALIANA GRAZIE AI CONSIGLI E ALLE CONOSCENZE DELLA SUA EX RAGAZZA. L’approccio a Lugano parte da lontano, come sei arrivato a questa decisione? «È vero, il mio percorso non è stato affatto semplice e lineare. Prima di iniziare l’avventura luganese ho svolto diverse esperienze. Tra le cose che mi porto dentro, posso citare il servizio militare a Colombier e a Liestal da marzo 2011 ad agosto 2012. La considero un’esperienza arricchente che mi ha forgiato il carattere, mi ha dato l’opportunità di conoscere molte persone e di viaggiare all’interno di diverse realtà della Svizzera. Ho deciso di fare “carriera” militare perché il mio contemporaneo lavoro, come ausiliario alla manutenzione all’aeroporto di Ginevra, non mi soddisfaceva pienamente. I mesi vissuti in mimetica mi hanno permesso di schiarirmi le idee sul futuro e così ho deciso di mettermi in gioco iniziando una formazione universitaria. Da un lato devo ringraziare il periodo passato nell’esercito perché mi ha aiutato a capire veramente cosa volevo fare». Portato a termine il servizio militare, la scelta di intraprendere gli studi all’Usi. Perché? «Ho scelto Lugano perché è un’università rinomata della Svizzera. Inoltre l’idea di conoscere il Ticino e la lingua italiana mi stuzzicava già da parecchio tempo. Rispetto a Ginevra, la città è più calma e posso raggiungere qualsiasi luogo in poco tempo. Cercavo tranquillità e qui posso dire di averla trovata». Come occupi il tempo libero? «Amo fare sport e tenermi in forma. Mi piace fare attività fisica all’aria aperta e difatti pratico lo “street workout”, una sorta di allenamento da “strada”. Ha molti vantaggi e uno di questi è che durante lo sforzo fisico riesci a godere del pae- 20 26 dicembre - 2 gennaio saggio fantastico e dei luoghi stupendi che Lugano offre». A proposito di paesaggi, che cosa ti entusiasma di Lugano? «Sicuramente il lungolago. Sdraiarsi sotto il sole e godere del lago, lo trovo rilassante. Inoltre amo il contatto con la natura e il parco San Michele ne è un esempio. Ci sono stato una sola volta, ma mi è bastata per innamorarmene». Torni spesso a Ginevra? «Più o meno una volta ogni due mesi. Il viaggio non è cortissimo, bisogna calcolare quasi sei ore di treno. Avendone comunque la possibilità, sono felice di tornare nella mia città e staccare la spina per qualche giorno». Lo stile di vita ginevrino è simile a quello luganese? «Non è molto diverso. Ginevra è riconosciuta come una città frenetica, dove si lavora moltissimo e il tempo libero è limitato. La considero una realtà internazionale visti i ritmi di vita alti e la presenza della sede dell’Onu, fiore all’occhiello per la nostra città. Fortunatamente il tenore di vita di Lugano mi permette di “respirare”». So che ami la storia della tua città. Puoi evocare un episodio che ci aiuta a conoscere meglio Ginevra? «Il 12 dicembre 1602 è una data che ancora oggi ha una valenza fondamentale. Quel giorno Ginevra subì il tentativo d’invasione a sorpresa da parte del Regno di Savoia, capitanato a suo tempo da Emanuele I. Nonostante l’inferiorità numerica, grazie al valore e al sacrificio di tutti gli abitanti, la città riuscì a respingere gli assalti e si dichiarò indipen- dente. Questo evento, rimasto nella storia con il nome di “Escalade” (i nemici tentarono di superare le mura della città con scale di legno), permise al popolo di identificarsi ancora di più con la città. In ricordo dell’invasione respinta, Ginevra organizza il 12 dicembre di ogni anno diverse sfilate e balli folcloristici aperti a tutta la popolazione». Ma la storia non finisce qui, giusto? C’è un aneddoto particolare su quello che successe nel 1602… «Certamente! La storia tramanda una leggenda significativa: si dice che una casalinga ginevrina, udito il frastuono dell’attacco nemico, abbia gettato dalla finestra un pentolone di minestra bollente uccidendo due soldati del Regno di Savoia. Ogni anno, per commemorare quell’episodio, la popolazione rompe simbolicamente una pentola fatta di cioccolata e piena di verdure di marzapane. Storicamente è il rito più importante per la nostra città!». Tornando al Ticino, cosa apprezzi della cultura d’impronta italiana? «Ciò che mi ha sorpreso è l’euforia che si crea durante il carnevale. Una tradizione radicata da anni, che unisce la città con balli, musica e tanto divertimento. Un altro aspetto degno di nota è lo spessore delle persone ticinesi. Qui ho trovato gente sincera e che trasmette fiducia. Ciò è stato importantissimo per potermi inserire meglio in questa realtà». Terminati gli studi cosa vorresti fare? «Prima di tutto miro a ottenere il bachelor. Raggiunto questo obiettivo mi piacerebbe lavorare per l’amministrazione federale nel settore delle relazioni internazionali».