Pressbook_Kommunisten

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Pressbook_Kommunisten
KOMMUNISTEN – SCHEDA TECNICA
Regia
Jean-Marie Straub
Fotografia
Cristophe Clavert
Montaggio
Cristophe Clavert
Missaggio
Jean-Pierre Laforce
Post produzione
Studio Orlando
Boischot
La Ruche Studio
Suono
Dimitri Haulet
Prodotto da
Andolfi (Arnaud Dommerc)
Co-prodotto da
Belva Film (Barbara Ulrich)
Distribuzione Italia
Boudu/Passepartout
Nazionalità
Francia
Anno di produzione
2014
Location
Francia/Svizzera/Italia/Egitto
Durata Film
70 minuti
Formato video
DCP 2k colore 4:3
Interpreti
Arnaud Dommerc
Jubarite Semaran
Gilles Pandel
Barbara Ulrich
Franco Fortini
Daniéle Huillet
/
Olivier
KOMMUNISTEN – SINOSSI
Il film inizia con l'inno della DDR, composto da Hans Eisler. Un verso della seconda strofa – che non
si sente – potrebbe essere il comune denominatore dei sei blocchi del film: "Alle Welt sich nach
Frieden seht ..." – "Tutto il mondo anela alla pace ..."
In ogni blocco – Il tempo del disprezzo, (2014), La speranza, da Operai, contadini (2001), Il Popolo,
da Troppo presto, Troppo tardi (1982), Le Apuane, da Fortini/Cani (1976), L'utopia comunista, da La
morte di Empedocle (1987), Nuovo mondo, da Peccato nero (1989) – la questione di come da un
presente (o passato) di guerra, dolore e separazione, si potrebbe andare verso un mondo migliore,
nel quale gli esseri umani vivano in comunità pacifica tra di loro ma anche con la natura, si pone in
prospettive differenti. La ferita è antica, il desiderio insoddisfatto di pace anche; Straub ci dà coraggio
di riprovare sempre di nuovo.
KOMMUNISTEN – NOTE DI PRODUZIONE
A 81 anni Jean-Marie si propone ancora una volta di stupire e inventare. Non è poca cosa
immaginare questo film nella sua portata politica e morale. Non è poca cosa neanche vedere le sfide
di realizzazione e l’evidenza dell’invenzione che ci propone.
Non è qui per Jean-Marie Straub autocelebrazione in un narcisismo improbabile – tutti sanno come
quel tipo di sentimento gli sia estraneo. Questo non è un testamento, corda troppo facile da agitare
per smuovere un grande regista del ventunesimo secolo.
La sfida che ci/si propone Jean-Marie Straub è d’ordine cinematografico. Tutti i suoi film sono sempre
stati realizzati per blocchi. E questi blocchi si scontrano, i blocchi, densi di testo e paesaggi, volti,
hanno sempre avuto la necessità di far vedere attraverso questi choc l’invisibile dei sentimenti e della
politica. Qui, Jean-Marie Straub pone al suo apice la musicalità dei blocchi, mescolando blocchi di
tempo (40 anni separano i diversi elementi utilizzati), blocchi di testo (Malraux, Fortini, Vittorini,
Hölderlin) e blocchi di lingue (francese, italiano, tedesco), in modo che da questo scontro emerga la
storia del mondo – sì la Storia – e dallo stesso movimento la speranza politica del suo superamento.
Si tratta di un film d'avventura, dell'avventura umana, e di tutta la vita, superata nel finale dalla Natura.
Tutto quello che fonda il cinema di Jean-Marie Straub e Daniéle Huillet dopo 50 anni trova in questo
film la sua forma più rinnovatamente brutale.
KOMMUNISTEN – CONVERSAZIONE CON JEAN-MARIE STRAUB
Al principio di Kommunisten c’è un romanzo di Andrè Malraux....
Il tempo del disprezzo è un testo di Malraux del 1935 (Le Temps du Mépris), che si riferiva ai
comunisti tedeschi. Lo qualifico vent’anni più tardi come un’opera di scarso valore. L’avevo letto molto
tempo fa, quando avevo 18 o 20 anni. Ho avuto voglia di rileggerlo e ho individuato i tre episodi che
compongono il film: l’interrogatorio dei due comunisti, una riflessione sulla tortura e l’incarcerazione –
ma che, per una volta, non mostra niente, non come in Petit Soldat – su uno sfondo nero, e infine il
ritorno del prigioniero, il dialogo con la sua donna, di spalle, su un balcone. Avevo voglia di mostrare
una coppia amorosa ma senza che si vedessero i visi.
Perché non raffigurare la tortura o almeno la detenzione?
Non faremmo mica dei film di false torture! Né metafore sulla tortura, né mostrerei un tipo
incappucciato in una vasca da bagno, ne abbiamo abbastanza! E per l’incarcerazione c’è già Un
condamné a mort s’est enchappé, di Robert Bresson, basta no?
Perché riutilizzare estratti di vecchi film? Mi sembra che sia la prima volta che pratichi
l’autocitazione o che utilizzi i tuoi film come materiale d’archivio.
Avevo già “incollato” un breve estratto di Griffith, A corner in wheat, nella sua integrità, naturalmente,
a degli estratti di Mosè e Aronne, Fortini/Cani e Dalla nube alla resistenza. È stato per un programma
che ci aveva commissionato Enrico Ghezzi, per RAI 3, e che noi abbiamo intitolato Proposta in
quattro parti. Ma nel caso di Kommunisten è stato il prodotto delle mie insonnie....
Vale a dire?
È stata una questione di colpi di testa. La mattina mi dicevo che bisognava continuare il film in questa
o quella direzione. Ma all’inizio c’era il testo di Malraux, dal quale ho girato tre frammenti, di natura
differente e di generi cinematografici molto diversi: lo schermo nero sul testo a proposito della tortura,
l’interrogatorio dei due prigionieri e il ritrovarsi della coppia. A questi tre frammenti ho voluto far
corrispondere dei blocchi prelevati dai nostri film, e ho praticato la mescolanza dei generi, come
diceva Truffaut. Dei blocchi, o dei movimenti come si dice in musica.
Il primo movimento consiste in circa venti minuti di Operai, contadini, che sarebbe un cinema di tipo
hawksiano: la storia di un tipo che ha vagamente flirtato col fascismo e che si spiega davanti alla
comunità d’operai e contadini, di rifugiati, subito dopo la guerra, che dirige. Racconta il suo
cambiamento e scopre cosa significa essere comunista nei rapporti quotidiani e nei rapporti amorosi.
Dopo questa sequenza hawksiana, c’è Troppo presto/Troppo tardi, vale a dire i fratelli Lumiere,
semplicemente, un’uscita dalla fabbrica delirante, perché non finisce mai, è un piano interminabile.
Segue Fortini/Cani, con i suoi piani topografici e il paesaggio, su una linea che va da Bologna al
mediterraneo, la famosa linea gotica, costruita dai nazisti, destinata ad arrestare l’avanzata delle
truppe alleate che progredivano verso il nord. Ma mentre la resistenza italiana colpiva alle spalle i
tedeschi, questi hanno massacrato chi nutriva i resistenti: le donne e i loro bambini. Nel suo testo
Fortini parla di Reder, Walter Reder, il comandante SS che ha perpetrato i massacri di civili. I più
importanti di tutta la guerra sul fronte occidentale, con la complicità dei fascisti italiani. Fortini cita ogni
massacro, ogni villaggio, ma non c’è mai andato, mentre noi siamo andati più volte in ognuno di quei
villaggi. È un cinema topografico e tellurico, con Le Apuane, queste montagne di marmo, eterne,
come indifferenti, implacabili, al di fuori della sofferenza e tuttavia teatro della lotta di classe.
È la definizione marxista del comunismo per Fortini. E dopo di questo c’è l’aspetto lirico e delirante:
l’utopia di Hölderlin, un’utopia comunista, un’utopia comunista e poetica.
La morte di Empedocle è il comunismo in quanto poesia, è l’utopia. È un discorso che somiglia a
quello di Chaplin alla fine de Il grande dittatore, ma quando Empedocle lo avvia, sparisce e non si
vede altro che la cima dell’Etna. Non si vede più chi tiene il discorso. E poi la conclusione, è Daniéle
in Peccato nero che evoca il Nuovo mondo con un sentimento di speranza e paura, allo stesso tempo
con un punto esclamativo e un punto interrogativo.
C’è un rischio, Hölderlin parla di un “cielo al di sopra di noi pesante come una volta di bronzo”. È la
speranza ma anche la minaccia che grava su di noi. Ma io l’ho tagliato in modo che non si veda che la
speranza del mondo nuovo, e questa è la fine del film. Ecco il percorso di Kommunisten.
È un percorso molto costruito, d’una perfetta logica interna.
È soprattutto il risultato delle mie insonnie e della mia voglia di sbattere la testa al muro! È una
costruzione che si è imposta da sé, nei suoi blocchi, ma tra molti dolori e dubbi. L’ho ricominciata
dieci volte prima di decidermi. Attiene molto al caso! Un buon amico mi ha detto che è stato il mio
testamento... il che gli è valso il rimbrotto violento di un altro buon amico. Mi è parso irrituale dal
momento che ci saranno altri film. Ora devo ammettere che tutti i miei film saranno testamentari!
Come vivi i tuoi vecchi film?
Non ne rinnego nessuno, la materia di ciascuno resiste. Per contro se potessi premere un bottone e
far sparire tutte le interviste che ho concesso, non esiterei un secondo.
KOMMUNISTEN – IL REGISTA
Regista, sceneggiatore, produttore e montatore cinematografico francese, nato a Metz l'8 gennaio
1933. Ha scritto, diretto e prodotto la quasi totalità dei suoi film con la compagna Danièle Huillet.
Nel 1950, adolescente, Straub comincia a occuparsi di cinema allestendo un cineclub nella natia
Metz, nella regione della Lorena allora ancora Germania, dove da bambino era stato obbligato a
parlare la lingua tedesca. Dopo studi letterari compiuti presso le università di Strasburgo e di Nancy si
trasferisce a Parigi, dove nel 1954 incontra Danièle Huillet, con la quale intreccia un lungo legame
sentimentale e artistico. Straub inizia la sua attività cinematografica nel 1956, come assistente
volontario su grandi set tra cui quello di Eléna et les hommes (1956; Eliana e gli uomini) di Jean
Renoir e Un condamné à mort s'est échappé (1956; Un condannato a morte è fuggito) di Robert
Bresson. Lo stesso anno è assistente alla regia per il cortometraggio d'esordio dell'amico critico
Jacques Rivette, Le coup du berger. In seguito alla diserzione dal servizio militare (si rifiuta di
combattere nella guerra di Algeria e per questo viene condannato in contumacia), si rifugia con la
Huillet prima ad Amsterdam, poi nel 1958 in Germania, a Monaco, dove qualche anno più tardi la
coppia esordisce nella regia con un cortometraggio radicalmente antimilitarista, Machorka-Muff
(1963), tratto da un racconto dello scrittore H. Böll.
FILMOGRAFIA PRINCIPALE – JEAN-MARIE STRAUB
(2014) La guerre d'Algérie! (Cortometraggio)
(2014) Kommunisten (Lungometraggio)
(2014) À propos de Venise (Cortometraggio)
(2013)Dialogue d'ombres (Cortometraggio)
(2013) Venice 70: Future Reloaded (Lungometraggio)
(2013) Un conte de Michel de Montaigne (Cortometraggio)
(2012) La madre (Cortometraggio)
(2011) L'inconsolable (Cortometraggio)
(2011) Sciacalli e arabi (Cortometraggio)
(2011) Un héritier (Cortometraggio)
(2010) O somma luce (Cortometraggio)
(2009) Joachim Gatti, variation de lumière (Cortometraggio)
(2009) Corneille-Brecht ou Rome l'unique objet de mon ressentiment (Cortometraggio)
(2009) Le streghe, femmes entre elles (Cortometraggio)
(2008) Il ginocchio di Artemide (Cortometraggio)
(2006) Quei loro incontri (Lungometraggio)
(2004) Une visite au Louvre (Lungometraggio)
(2001) Operai, Contadini (Lungometraggio)
(1999) Sicilia! (Lungometraggio)
(1992) Antigone(Lungometraggio)
(1990) Cézanne - Dialogue avec Joachim Gasquet (Les éditions Bernheim-Jeune)(Lungometraggio)
(1987) La morte di empedocle (Lungometraggio)
(1985) Proposta in quattro parti (Lungometraggio)
(1984) Rapporti di classe (Lungometraggio)
(1982) Troppo presto/Troppo tardi (Lungometraggio)
(1979) Dalla nube alla resistenza (Lungometraggio)
(1976) Fortini/Cani (Lungometraggio)
(1975) Mosè e Aronne (Lungometraggio)
(1973) Einleitung zu Arnold Schoenbergs Begleitmusik zu einer Lichtspielscene(Lungometraggio)
(1968) Cronaca di Anna Magdalena Bach (Lungometraggio)
(1965) Nicht versöhnt oder Es hilft nur Gewalt wo Gewalt herrscht (Lungometraggio)
(1963) Machorka-Muff (Cortometraggio)