Untitled - La Ditta

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Untitled - La Ditta
Quante
storie!
Ideazione e realizzazione:
Chiara Guarnerio, Roberta Spagnoli, Silvia Scalzi
Ai clienti di oggi, a quelli di domani.
PRIMA STORIA
UN’AVVENTURA PER LINO
Milano, si sa, è una città strana: i suoi abitanti
sono di Catania, di Piombino, di Cremona...qualcuno è
perfino di Sarzana o di Pontremoli, eppure è milanese.
Così pure la vita che si fa è davvero strana: di giorno si
lavora con la volontà di divertirsi, di notte ci si diverte
con la determinazione di chi lavora sodo.
Un turista potrebbe stupirsi leggendo le insegne
dei negozi: “Tropicana, il sole dei tropici a Milano”;
“NaturLine, il piacere della campagna a Milano”;
“Dolomiten Ski, l’aria pura delle Dolomiti a Milano”; a
Milano sembra esserci tutto, tranne Milano che forse, di
per sé, non esiste proprio.
Un vero milanese, però, non rimane mai impressionato,
neppure se proprio sotto casa, un giorno, apre un
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ufficio con la targa “La Ditta - Ufficio Mondi Alternativi”.
Lino non aveva visto entrare né un tecnigrafo né un
E’ così che Lino, il portinaio di Via Paolo
compasso. Uno studio televisivo nemmeno; il suo
Giovio 14, leggendo la targa aveva scosso la testa
amico ortolano diceva che negli studi televisivi c’era
mormorando:
sempre un via vai di modelle e di bellissime ragazze: lui
“Un’altra agenzia di viaggi...”
Gli ingredienti c’erano tutti: tre erano le persone che
Cologno Monzese, vicino agli studi di Canale 5.
continuavano ad andare e venire (tre signore dall’età
Alla Ditta, insieme alle ragazze, entrava solo
indefinita che tra loro si chiamavano “ragazze”); tre
qualche altra signora allegra e ridanciana che, però, non
erano le scrivanie entrate gamba dopo gamba, tavola
poteva proprio essere scambiata per una modella: Lino
dopo tavola; tre erano i computer.
lo
Dopo questo passaggio, però, più niente era sem-
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aveva conosciuto l’ambiente quando aveva il negozio a
affermava
con
un
certo
rammarico
e
una
notevole dose di invidia nei confronti dell’amico.
brato normale: non era entrato un catalogo, non era
Ogni giorno, alle due, Lino e l’ortolano facevano
stato appeso un manifesto promozionale. Niente di
il punto della situazione: chi era entrato e uscito in mat-
niente. L’ufficio apriva ogni giorno ad un orario diverso
tinata, quanti pacchi erano stati inviati e quanti ne
(le dieci, le undici...ogni tanto anche dopo mezzogiorno)
erano arrivati...perfino come erano vestite, quel giorno,
e, a volte, rimaneva aperto anche fino a notte fonda.
le ragazze.
Lino lo notava controllando le luci che si intravvedeva-
Nonostante tutto non si veniva a capo di niente, anzi:
no anche dietro le tapparelle chiuse.
cominciando a dar credito alle voci del vicinato, fanta-
“Ma che cosa si fa là dentro...?”
siose e incontrollate, i due amici facevano sempre più
L’indifferenza di Lino ben presto era diventata interesse,
confusione nell’analizzare i dati di fatto separati dalle
poi curiosità allo stato puro: passava le sue giornate
pure supposizioni.
fuori dalla portineria per carpire qualche frase al pas-
Girava voce che nell’ufficio non lavorassero solo
saggio delle ragazze, per vedere l’indirizzo di qualche
le tre socie, ma che gli impiegati fossero decine; c’era
busta consegnata dai fattorini del Pony-Express, per
chi affermava che là dentro non ci fossero solo tre
controllare le facce dei tanti che entravano e uscivano
computer, ma anche grandi macchinari di alta tecnolo-
con grosse borse e tubi da disegno.
gia (nessuno però sapeva fare la minima supposizione
Uno studio di architettura non poteva essere:
relativamente alla loro funzione); si diceva perfino che
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dentro ci fossero serre con coltivazioni di piante rare
e acquari con allevamenti di pesci tropicali (voce,
questa,
del
tutto
infondata:
Lino
era
sicuro
che
quell’ufficio aveva le stesse dimensioni della sua portineria, che non avrebbe potuto accogliere nemmeno una
vasca per pesci rossi e non più di due vasi di geranei,
sul davanzale).
Dopo pochi mesi, insomma, nel quartiere era
tutto un parlare: la curiosità di Lino aveva contagiato un
po’ tutti e il resoconto delle due era ormai un appunta-
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mento fisso per il barbiere, il barista, l’ortolano e anche
solo di accennare a un buongiorno stentato.
per la portinaia del 12, sempre più dispiaciuta che la
Certo non si aspettava, quella mattina, di sentirsi rivol-
fortuna di avere un simile mistero in casa non fosse
gere la parola dalla più sorridente delle tre per chiedere:
capitata a lei.
“Scusi, qual è il suo desiderio più grande?”
Le tre socie, naturalmente, non sapevano di tutto
In un attimo Lino aveva pensato a tutte le classiche cose
questo rumore intorno alla loro attività e continuavano
che una simile domanda fa venire in mente: l’isola
la loro vita di tutti i giorni fatta di gente che entrava
deserta, la Rolls Royce, i miliardi dell’Aga Khan...la sua
e che usciva, di cenni di saluto ora distratti, ora cortesi
voce, però, aveva risposto di propria iniziativa:
al povero Lino, il quale ormai non capiva proprio più
“Mi piacerebbe volare, su un dirigibile, verso il
niente, né dell’attività della Ditta, né del suo lavoro
Polo Nord.”
di portinaio.
La ragazza era rimasta sorridente e lo aveva salutato.
“Tutto questo deve finire - si diceva - qualche
Lui, vergognandosi come mai nella sua vita, deciso a
volta le fermo e glielo chiedo direttamente: ‘Cosa fate là
tacere l’episodio perfino all’ortolano, perfino alla
dentro?’ A una domanda così diretta, qualcosa dovran-
moglie, si era chiuso nella guardiola per il resto della
no pur rispondere...”
mattinata.
Poi, però, la timidezza lo sopraffaceva, ed era in grado
Come aveva potuto affermare una simile assurdità?
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Che figura orrenda. Su un dirigibile... Quello era stato
in un solo momento: subito dopo Lino era a terra,
veramente il suo sogno per anni: sapeva tutto delle
vicino all’omino dall’aria soddisfatta e alle ragazze,
imprese tentate con i dirigibili, ma certo non era un
allegre tutte e tre.
desiderio confessabile ad una perfetta sconosciuta, in
una circostanza simile.
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Ma che cosa era accaduto, veramente? Avrebbe
voluto chiederlo, Lino, ma si vergognava troppo: non
Lino aveva rimuginato su questa cosa fino a sera,
era sicuro di sapere spiegare esattamente quello che
fino a quando, cioé, aveva visto uscire in cortile le ragaz-
aveva visto, quello che aveva vissuto, non era sicuro
ze insieme ad un omino piccolo e magro con i capelli
che gli amici avrebbero capito quello che era successo.
grigi ben pettinati; chiacchieravano fra loro guardando
Di una cosa sola era certo: non avrebbe mai
il cielo che perdeva velocemente i toni del blu per gua-
voluto cambiare quella Ditta misteriosa nella sua porti-
dagnare l’umidità della notte. Loro fissavano un punto,
neria con nessun’altra agenzia di modelle, attrici o
in alto; in quel punto un dirigibile saliva verso il cielo
stelle del cinema.
brillando, enorme e silenzioso.
Alla guida, Lino puntava verso Nord, verso le Alpi
e, forse, ancora oltre. Guardava avanti, cercando
di intravvedere quella distesa bianchissima di neve:
gli iceberg, le banchine, il mare di ghiaccio.
Quei quattro ormai erano un puntino solo, in lontananza giù sulla terra, a Milano, ma a Lino sembrava ancora
di individuare il sorriso sulle labbra di una delle tre.
Guardando bene, gli sembrava di vedere sorridere
anche quella che parlava sempre e non rideva mai.
Solo per un attimo però, perchè l’altezza, il
bagliore dell’orizzonte, il rombo silenzioso di quel
gigante a gas risultavano adesso troppo forti, insostenibili per lui. Inevitabile, la vertigine stava arrivando e un
leggero senso di nausea glielo annunciava. Tutto questo
Qualunque cosa facessero, quelle tre, sapevano
farla bene, meglio di qualsiasi presentatrice di Canale 5!
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SECONDA STORIA
GLI STRANI BICCHIERINI DEL DOTTOR G
Si avvicinava la primavera e La Ditta era aperta
già da mesi. Le riunioni in portineria sull’attività dell’ufficio continuavano, pur senza l’attesa dei primi tempi, a
causa delle ormai frequenti reticenze di Lino: da quando
aveva avuto quella strana avventura sul dirigibile, infatti,
aveva sempre meno voglia di parlare delle ragazze e
sempre più voglia di incontrarle.
Per di più, l’architetto del terzo piano aveva comprato una Ferrari fiammante che, per uscire dal box,
rombava mettendo ogni volta in subbuglio tutto il quartiere. Vuoi per la stagione, vuoi per la novità, anche Lino
aveva cominciato a stare più tempo sul portone e, per
osservare meglio le sgommate dell’architetto, spesso
perdeva di vista La Ditta.
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La mattina dell’arrivo del dottor G, però, non solo Lino
a passare sotto le finestre, a passeggiare davanti al
rimase tutto il giorno in portineria, ma anche i suoi
portone: da là dentro non usciva un suono, una parola,
amici cominciarono a darsi il turno per vedere da
un respiro.
distanza ravvicinata ogni movimento.
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In effetti, anche dentro, il silenzio era attento e
Tutto era iniziato verso le otto e trenta quando
forte: si sarebbero potute sentire volare le mosche,
le ragazze, insolitamente, avevano aperto l’ufficio
ce ne fossero state. Solo la voce decisa e gentile del
insieme. Poco dopo un Tir era stato parcheggiato pro-
dottor G riempiva la stanza, peraltro già piena di
prio davanti al civico 14 e l’autista, con un muletto,
scatole e scatoloni.
aveva cominciato a portare nell’ufficio pile di casse
Con la sua inflessione allegra e lieve, raccontava
bianche, in cartone, senza alcun marchio o indirizzo
una storia di tanti anni prima, la storia di un uomo che
stampato. Le casse depositate nell’ufficio erano presto
aveva creduto in un’idea e l’aveva fatta diventare realtà,
diventate decine, poi centinaia: Lino, ad un certo punto,
per i suoi figli.
aveva perso il conto.
Il dottor G e il fratello, adesso, continuavano ad
Alle undici la domanda di tutti era: come poteva-
alimentare la stessa idea, facendola crescere per i loro
no tutte quelle casse stare negli uffici della Ditta? E poi,
figli, per sé stessi, e anche un po’ per quel padre che,
che cosa potevano contenere? Il Tir sembrava non vuo-
pur essendo lontano ormai, ancora era lì: in fabbrica tra
tarsi mai e l’operaio finì di lavorare solo all’arrivo di un
gli operai, sulla sua sedia in sala riunioni, in magazzino
taxi che, con un piccolo suono di clacson, lo congedò.
nei giorni di consegna.
L’enorme camion lasciò subito il posto al taxi, dal quale,
Il mondo che ruotava intorno a tutto questo era di carta:
sorridendo, uscì il dottor G.
erano scatole e imballaggi per alimenti, in carta. Le
In vent’anni di lavoro Lino ne aveva vista passare
di gente, era ormai allenato a distinguere le persone:
aziende del dottor G ne producevano di ogni tipo e
forma, per qualsiasi alimento.
questa volta gli era bastata un’occhiata per capire che
Le ragazze, già alla fine della prima ora di riunio-
uno come il dottor G non si incontra tutti i giorni e che
ne, erano totalmente incantate (e anche un po’ frastor-
sicuramente qualcosa di straordinario sarebbe capitato.
nate): ogni scatola aveva una storia e la stanza era stra-
La riunione durò tre ore. Cosa avrebbe dato Lino per
boccante di scatole. Ma la vicenda più incredibile era
poter sentire quello che si diceva là dentro! Continuava
quella che aveva portato il dottor G fino lì ed era quella
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che lui raccontò per ultima. Parlava di quelle coppette
per gelato con il coperchio, tutte in carta.
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“Che tipo di ricordi?”
Il dottor G non fu colpito dall’insulsaggine della doman-
“Vedete questa coppetta: - così cominciò il rac-
da; anzi, fu segretamente grato alla ragazza che, con
conto del dottor G - ...noi ne produciamo milioni, ogni
quella considerazione, gli aveva fatto intendere di non
anno. Sono contenitori sicuri, resistenti e per questo
ritenere tutta la storia una follia e di essere disposta ad
servono per il gelato, le creme, lo yogurt, certi formag-
ascoltare ancora, per capire meglio.
gi molli; all’estero le utilizzano anche per contenere
“Le scatole - continuò il dottor G - sono sicure e
speciali salse per patatine fritte. Ecco, non so come sia,
molto capienti: possono contenere qualsiasi ricordo...
mi sono accorto per caso che alcune di queste possono
piccolo, delicato, leggero o ingombrante.
contenere anche... i ricordi.”
Sono anche ecologiche: i ricordi traspirano perfetta-
Le ultime parole galleggiarono nel vuoto per un
mente, non fanno muffe e sono conservati in modo
po’: nell’imbarazzo del dottor G, che temeva di essere
sano e naturale...restano tali e quali anche a distanza di
preso per matto, e nell’incredulità delle ragazze, che
tempo. Tutto questo, però, per la mia azienda rappre-
non sapevano bene se considerare la cosa reale o
senta un grosso problema...”
metaforica. Il silenzio fu interrotto dalla più giovane
delle tre, che azzardò:
“Problema?!
Ma
è
l’invenzione
del
secolo!
Conservare perfettamente i ricordi senza che la mente
possa modificarli, senza intrusioni da parte dei sentimenti che cambiano... I fatti così, come sono successi...identici a distanza di anni: è una cosa fantastica!”
Il dottor G, che credeva di aver superato la
parte più ostica del suo racconto e sperava di passare
subito alla richiesta vera e propria, dovette fare
un passo indietro.
“Lei ha ragione, ma il problema è che questi
contenitori sono nati per conservare alimenti, non ricordi: questa partita, diciamo così, “difettata” mi è stata
commissionata da una grande industria e io sono già in
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ritardo con la consegna; non posso deludere i miei clienti, ma nemmeno mi sento di consegnare un prodotto
con una simile caratteristica, oltre che non richiesta, per
di più estranea all’uso che se ne dovrà fare, cioé,
strettamente alimentare.”
La più timida, allora, buttò là un pensiero a voce alta:
“A volte, anche i ricordi nutrono, forse più e
meglio di uno yogurt, di un gelato o di una qualsiasi
salsa per patatine fritte.”
un indizio capace di legare il Tir, le scatole, il dottor G
La più grassottella, allora, incalzò:
e le facce allibite delle ragazze che si allungavano dalla
“Sicuramente i ricordi fanno ingrassare meno!”
Il dottor G cominciò a pensare di avere sbagliato
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ad
essere
andato
fin
lì.
Decise
comunque
di
arrivare al sodo:
“La cosa che più mi preme è capire. Capire come
porta per guardare fino all’ultimo il loro nuovo cliente.
Già dal giorno dopo l’ufficio della Ditta fu in pieno
fermento: entravano signori distinti con grandi plichi di
documenti, ragazzi dall’aria sportiva, donne silenziose
con valigette da medico.
sia potuto succedere che ad un certo punto le mie mac-
Tutti, comunque, uscivano con una coppetta in mano,
chine abbiano cominciato a produrre contenitori capaci
una di quelle che di solito contengono gelato.
di conservare ricordi e che cosa può comportare questo
Lino osservò bene: erano sempre coppette vuote;
per me, la mia azienda, i miei clienti.
da ciò ne dedusse, non senza un certo sollievo, che l’uf-
Come immaginerete, il problema è delicatissimo: la
ficio non si sarebbe trasformato in una gelateria.
cosa non può uscire da queste mura e, tranne voi ed io,
Non per questo, però, si sentiva più tranquillo: la sua
nessuno è al corrente del fatto. Vi dò il mio numero pri-
curiosità cresceva di giorno in giorno e la sensazione di
vato e una settimana per trovare un filo logico in tutta
non riuscire a trovare una spiegazione a quello che
questa faccenda.”
stava accadendo lo rendeva perfino un po’ nervoso.
Nell’uscire il suo passo suonò un po’ titubante, lo
Nervose erano anche le ragazze: lo si poteva capi-
sguardo perplesso: così, almeno, parve a Lino che
re dalle continue passeggiate verso il bar.
lo osservò andar via analizzando ogni gesto per trovare
Le colazioni, le merende, gli snack aumentavano di
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giorno in giorno con grande soddisfazione del barista,
abitava nella vita sottomarina.
che aveva cominciato a salutarle ancor più cordialmente.
Alcuni etologi sono portati a credere che tali suoni
Puntualmente, dopo una settimana, arrivò il
siano la riproduzione dei ricordi dell’animale, che si
giorno dell’incontro. Intorno ad un tavolo da riunione
conservano, oltre la sua vita, nella conchiglia e restano
sommerso di fogli e documenti, la più sicura delle
identici per sempre.”
tre cominciò:
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Per essere la più silenziosa delle tre, la ragazza si
“Le analisi ci hanno portato ad una prima certez-
era lanciata in una spiegazione davvero lunga e
za: la partita di scatole che abbiamo preso in esame è,
dettagliata, che avrebbe forse continuato con altri parti-
tecnicamente, assolutamente identica a qualsiasi altra
colari, se il dottor G non l’avesse interrotta con la gen-
prodotta nella sua fabbrica. Può, cioè, essere utilizzata
tilezza e la determinazione che le ragazze ormai
per fare il contenitore di alimenti.”
avevano imparato a riconoscere.
Dopo questa prima affermazione, che sembrava
“Io conosco benissimo questa conchiglia; sono
avere disteso il dottor G, la ragazza non trovava le
appassionato di fotografia subacquea e, durante le mie
parole per continuare. Le venne in aiuto la più silenzio-
ultime vacanze, ho dedicato alla Sperula un intero rulli-
sa, che tagliò corto con l’imbarazzo dicendo:
no: ho avuto la fortuna di trovare un esemplare nel
“Per il resto, certezze non ne abbiamo più.
periodo riproduttivo, momento in cui cambia legger-
L’unica strada che ci è sembrata praticabile è questa...”
mente il colore delle punte. Le stampe del servizio sono
Così dicendo tirò fuori da una scatola una conchiglia
ancora sulla mia scrivania. Adesso però la subacquea è
rosa-lucente.
proprio l’ultimo dei miei pensieri.”
“Questa è una conchiglia dei mari tropicali: si
A questa affermazione, gli occhi delle ragazze si
chiama Sperula Sperulosa. E’ rarissima ed è nota perchè
illuminarono di un lampo; bastò lo scambio di uno
il suono che riproduce una volta accostata all’orecchio
sguardo per far partire una raffica di domande:
non è l’indistinto rumore del mare tipico delle conchi-
“Un servizio fotografico?”
glie: è un vero e proprio sciabordio che copia esatta-
“...E dove ha fatto stampare quelle foto?”
mente i suoni delle onde. In alcuni esemplari è possibi-
“Chi le ha viste...?”
le ascoltare il rumore di motori: imbarcazioni che
“...Da quanto tempo le ha sulla sua scrivania?”
possono aver avvicinato la zona in cui la Sperulosa
Il dottor G, decisamente spiazzato, non sapeva a quale
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“Ecco - riprese la ragazza - quell’animale, anche
se solo a livello fotografico, è venuto a contatto con
questi prototipi nel momento della riproduzione e la
sua capacità fecondativa, per effetto della sensibilità
della
pellicola,
probabilmente
è
impazzita.
La
Sperulosa, in qualche modo difficile da spiegare sia con
la pura razionalità sia con il sistema delle analogie, si
è moltiplicata nelle scatole. O meglio, si è moltiplicata
la sua più importante caratteristica genetica e cioé,
la capacità di contenere e mantenere intatti negli
anni i ricordi.”
domanda rispondere per prima.
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Il dottor G sembrava seguire il filo dei suoi pen-
Gli venne in aiuto la più vivace delle tre, che cercò di
sieri, piuttosto che questa complicatissima spiegazione.
spiegare l’intuizione avuta:
Dopo un breve silenzio disse tra sé e sé:
“Vede dottore, noi abbiamo lavorato ragionando
“Il periodo riproduttivo della Sperula termina con
per analogie: questa conchiglia ha a che fare con le sue
la fine di questo mese: se quello che dite è vero,
scatole ‘conserva-ricordi’ perché è l’unico contenitore al
mondo ad avere la stessa capacità. L’unico anello logico
che ci mancava era la connessione tra questo animale,
che vive sotto il mare a migliaia di chilometri di distanza da qui, e la produzione di scatole stranamente
‘difettate’. Adesso abbiamo avuto la risposta.”
“Se volete intendere che la Sperula sia stata in
qualche modo vicino ai miei contenitori, la risposta è
sicuramente affermativa: ho tenuto almeno quindici
giorni sulla mia scrivania sia le foto della conchiglia, sia
i prototipi delle scatole.”
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concluso questo periodo tutto dovrebbe finire e la mia
‘conserva-ricordo’
produzione dovrebbe tornare assolutamente normale!”
della Ditta.
finisse
lì,
nel
piccolo
ufficio
“Purtroppo è così, dottore, e tutti ci perderemo
Nessuno seppe mai niente di questa storia; Lino
l’occasione di poter comprare al supermercato una
vide tornare il Tir, una mattina presto, e ricaricare tutti
scatola capace di conservare i migliori momenti della
gli scatoloni scaricati la settimana prima.
nostra vita meglio di una fotografia, di un video o di
Le ragazze ripresero la vita di sempre, con lo
qualsiasi altra diavoleria elettronica.”
stesso buonumore ma con una speranza segreta in più:
Lo slancio romantico della più riflessiva fu subito frena-
quella di poter leggere sul giornale la notizia di un
to dalla più pragmatica, che cambiò discorso:
ricordo inaspettatamente catturato in una coppetta per
“Sarebbe forse interessante ipotizzare una commercializzazione di queste scatole: sono un numero
il gelato da una persona gentile e sensibile, in qualche
parte del mondo.
molto limitato e avrebbero certo un valore altissimo!”
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Il dottor G sorrise:
“Signorina - disse - per noi ciò che non è riproducibile in serie, non esiste. Questa è la legge dell’industria. Per di più, così come i ricordi non si possono
comprare o vendere, non si possono aggiustare o
migliorare, è altrettanto giusto che non si debbano
poter conservare meglio se si ha più denaro. In poche
parole, queste scatole non diventeranno uno status
symbol qualsiasi: io le distribuirò normalmente ai miei
clienti, un po’ in tutto il mondo. Scoprire la loro
peculiarità di conservare i ricordi dipenderà esclusivamente dalla sensibilità di chi le utilizzerà.”
Quello che diceva il dottor G non faceva una
piega, nessuna delle ragazze volle replicare.
Forse era giusto che il sogno delle scatole
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TERZA STORIA
CHICCO, OVVERO: COME SEMINARE L’ETERNITA’
Con l’arrivo dell’estate anche la portineria di Via
Paolo Giovio 14 cominciava a vivere quell’atmosfera
sonnolenta propria delle vacanze. La giornata sembrava
scorrere molto più lentamente, senza impegni improrogabili o urgenze e a Lino tutto questo faceva venire una
gran voglia di dormicchiare tutto il giorno.
Si stupiva, anzi, se gli altri non erano colti dallo stesso
suo torpore: in questo senso riteneva sempre più strane
le ragazze della Ditta, che sembravano essere state
risvegliate proprio dall’arrivo dell’estate. O meglio
- secondo il parere della moglie di Lino - sembravano
essere state risvegliate dall’arrivo di un certo Chicco
(così lo chiamavano loro, amichevolmente).
Era un uomo giovane, con la faccia simpatica e
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l’andatura allegra che, ormai da più di un mese, passava quasi ogni giorno dalla Ditta. Era facile capire se lui
“Il mio nome è Chicco: quasi un presagio che
era in ufficio: dalle finestre aperte volavano fuori risate
sicuramente vi incuriosirà. Vorrei però che concentraste
a non finire e, quasi ogni sera, la giornata finiva con il
tutta la vostra curiosità su questo sacchetto, perché il
passaggio del piccolo gruppo, diretto alla volta del bar.
mio problema, che da oggi vorrei diventasse anche
Il barista, interrogato da Lino, aveva tirato in
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contenente tanti semi aranciati:
vostro, è proprio in questo sacchetto di semi.”
ballo il segreto professionale e si era abbottonato rela-
Dopo un primo momento di stupore, cominciò la gra-
tivamente ai discorsi che i quattro facevano davanti
gnuola delle domande, che terminò soltanto dopo due
all’aperitivo.
ore, con il congedo da parte di Chicco e la promessa di
Naturalmente al portinaio questa storia del segreto non
tornare l’indomani, per rispondere ancora.
era andata giù e aveva tolto il saluto all’amico che, a
Chicco era un agronomo, ricercatore nell’ambito
quel punto, aveva cominciato a riferire. Si trattava, per
delle sementi di mais. E semi di mais erano il contenu-
lo più, di racconti: barzellette, aneddoti, fatti buffi.
to di quel sacchetto. A sua detta, quei semi erano in
Questo, chiaramente, fino a dove poteva giungere il suo
grado di produrre delle piante fantastiche: alte, fogliose,
udito, che nemmeno era tra i più acuti.
dalla pannocchia aranciata, resistenti a qualsiasi condi-
Si cominciò a pensare che questo Chicco fosse un
zione climatica e a qualsiasi parassita o infestante.
uomo di spettacolo: un barzellettiere come Pippo
Gli ci erano voluti anni e anni di studio, in laboratorio e
Franco o un presentatore come Frizzi. La portinaia del
sul campo, per produrre un ibrido così: praticamente
palazzo di fronte giurava di averlo visto una volta a
perfetto.
“La sai l’ultima”, sulla TV di Berlusconi, come diceva lei.
Il suo problema? Le ragazze, dopo il primo incon-
In realtà, mai Lino e i suoi amici si erano trovati lontani
tro, non erano sicure di averlo capito bene; o meglio,
dalla verità come questa volta.
non erano sicure se prendere sul serio o no la richiesta
Chicco si era presentato alle ragazze per telefono,
di un ricercatore che voleva un mais da non trebbiare
chiedendo un appuntamento per affrontare un proble-
mai. Un mais, insomma, che restasse sempre sul
ma che lui aveva definito, dichiarando il suo ottimismo
campo, verde, perfettamente maturo, imponente: bello!
quasi patologico, “un po’ difficile, ma non impossibile.”
La più pragmatica era, questa volta, anche la
Era
arrivato
in
ufficio
con
un
piccolo
sacchetto
più incerta:
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“Questa del mais che resta in campo è un’idea
irragionevole. Prima
di
tutto
è
problema di Chicco. Partì, da quel momento, un
assolutamente
interminabile giro di telefonate ad Istituti di chimica
antieconomica, poi è priva di un fine vero e proprio:
applicata, laboratori di sperimentazione biologica,
insomma, a che cosa serve?”
centri di ricerca biotecnologica.
La più spirituale, invece, era positiva:
Dopo una settimana in cui anche Lino aveva
“La richiesta è precisa, il fine è chiaro: è rivolto
all’eternità.”
continuo via vai di gente diretta alla Ditta, all’improvvi-
“Eternità...hai detto una cosa da niente...”
“Beh,
dell’artista
il
concetto
che
vuol
non
è
fermare
diverso
il
da
tempo
so una mattina tutto il trambusto sembrò placarsi.
quello
per
la
propria creatura.”
La discussione sarebbe andata avanti così, tra
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dovuto rinunciare alla pigrizia canicolare per via del
Il silenzio “sospetto” fu interrotto solo verso le undici,
quando la più gentile delle tre entrò in portineria e, un
po’ titubante, chiese a Lino di salire un attimo in ufficio,
per “un piccolo favore”, disse.
il mistico e il filosofico, ancora per giorni se la più
Il portinaio scattò in piedi cercando di aggiustarsi
concreta non avesse deciso di finire di fare domande
la camicia e i capelli, come quando si riceve qualcuno
e cominciare ad esigere risposte per risolvere il
inaspettatamente. Un attimo, ed era già davanti alla
porta della Ditta.
La
ragazza
non
disse
niente,
semplicemente
spalancò la porta.
Al di là, lo spettacolo era sorprendente. Quella
stanza non era più un ufficio: era un campo di mais. Le
piante, alte fino quasi al soffitto erano verdi, fitte e ordinate in lunghe file, da parete a parete.
Per raggiungere le altre ragazze, Lino dovette attraversare un intero filare. Le pannocchie erano bellissime:
lunghe e gialle come quelle che si abbrustoliscono sulle
bancarelle per Sant’Ambrogio, alla fiera.
Appena ripresosi dallo stupore, Lino cercò di
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raccogliere le idee:
“Una volta sola ho visto qualcosa di simile: quando il nipote della signora del terzo si era messo in testa
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“Per questo, stia tranquillo: oggi presentiamo al
cliente, domani al massimo smonteremo tutto quanto
per metterlo direttamente sul campo.”
di coltivare le piantine di marijuana in casa. Tornata
Evidentemente l’ottimismo sfrenato di Chicco,
dalle vacanze, la signora aveva trovato nell’apparta-
come qualunque virus che si rispetti, aveva contagiato
mento una giungla e quando poi aveva capito che, per
proprio tutti. Le cose, infatti, si svolsero in un modo del
di più, si trattava di droga...non vi dico; avevo risolto io
tutto diverso. Per la prima volta Lino vide uscire Chicco
la questione, buttando via tutto durante la notte. Per
scurissimo in volto, seguito dalle ragazze, non meno
fortuna nessuno è venuto mai a sapere niente...Povera
contrariate e silenziose.
signora Lucia...In questo caso, però, se volete sapere
Il barista riuscì a capire solo qualcosa della
cosa penserà l’amministrazione condominiale di una
discussione: lui le invitava in campagna per vedere, per
coltivazione di granoturco dentro un ufficio, temo che
capire meglio. Ogni tanto scuoteva la testa e, come se
non sarà proprio d’accordo...”
parlasse tra sé, sussurrava “un mais di plastica...il mio
“Non si preoccupi dell’amministrazione condo-
mais, ricostruito in plastica...”
miniale, disse la più gioviale, questo mais non è vero: è
Anche il ragazzo del bar capì che doveva essere succes-
pura plastica.”
so qualcosa di grosso: le ragazze tenevano la bocca
“Sì - aggiunse la più preparata - si tratta di una
composizione chimica nuovissima che può riprodurre
esattamente qualsiasi specie vegetale: stesso aspetto,
stesso colore, stessa consistenza. E’ un materiale
resistentissimo, praticamente eterno!”
“Quello che ci premeva sapere, era l’impressione
che avrebbe potuto avere una persona all’oscuro di
questo segreto.”
“L’impressione è strabiliante - rispose Lino chiunque sarebbe ingannato: anche l’amministratrice,
che se scoprirà la cosa, certo vi chiederà spiegazioni...”
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_____
chiusa e sgranavano gli occhi fissando il loro cliente,
“Chi la preferisce...?”
che solo dopo il secondo Aperol riprendeva a raccontare,
“Beh, le piante! Quando sono in fase di crescita
a ridere e scherzare, come al solito.
La mattina dopo, Lino vide partire la piccola
“Faccetta nera”...Io gliele faccio sentire sul grammofo-
comitiva allegramente; del mais di plastica ormai non
no, in versione originale. Poi, quando devono maturare,
si parlava più.
cambiano totalmente genere e il repertorio che fa loro
Quello che videro sul campo, in effetti, le colpì
molto; non tanto per l’imponenza delle piante o per il
più piacere diventa quello degli anni settanta. I Nomadi,
in particolare, hanno un effetto straordinario!”
profumo della terra appena bagnata; non per il ronzio
Le ragazze si guardarono tra loro: Chicco le
continuo delle cicale né per il fruscio lieve delle foglie:
stava prendendo in giro? La più scettica non riuscì
tutte e tre furono colpite dall’effetto che quella situa-
a trattenersi:
zione produceva su Chicco. Silenzioso, camminava
31
_____
amano tutte le canzoni del ventennio: “Giovinezza”,
lungo i filari osservando ogni pianta, sfiorava appena le
“Dai, basta scherzare: siamo venute per capire,
non per confonderci le idee.”
foglie cercando con gli occhi le pannocchie ancora per-
“Se dovete capire, allora sforzatevi di farlo!”
fettamente chiuse, guardava le radici, spostando i sassi
Chicco era seccato, forse anche un po’ offeso. Ci vollero il
e strappando le erbacce.
tatto e la sensibilità della più mite per calmare la tensione.
Attraversato l’intero filare, Chicco si diresse
Li aiutò anche il ritornello di “Io vagabondo”, che veleg-
verso un piccolo casottino di pietre e frasche: dentro
giava sul campo provocando lievi brividi alle foglie più
c’erano un Hi-Fi e un vecchio grammofono.
alte, piccole scosse alle più basse. I fusti ondeggiavano
In un attimo il campo fu inondato dalle note di
una canzone. Erano i Nomadi, li riconobbe la ragazza
meno ragazza delle tre; era un successo d’estate,
piano, spinti da un vento che non c’era.
“Certo sarebbe stato difficile trovare una musica
adatta al mais di plastica.”
un’estate di tanti anni prima. La più osservatrice, guar-
“Difficile, ma non impossibile” scherzava Chicco.
dandosi intorno, vide una serie di casse posizionate ai
“Magari avrebbe reagito bene a quella nuova
bordi del campo: una piccola discoteca all’aperto.
“Guardate bene, questa è la canzone che preferiscono...” disse lui.
musica da discoteca, la Jungle”, provava a buttar là
la più giovane.
“A quella avrei reagito male io: al massimo avrei
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_____
deve sforzarsi di crescere, deve dare sempre più forza e
vigore alle sue foglie, deve puntare a produrre al meglio
le sue pannocchie. Il principio su cui si basa il mio
progetto è semplice, banale se volete: non si dice che
lo stimolo migliore per crescere è sempre dato dal
buon esempio?”
Alla fine della giornata, le ragazze si sentivano sicure
di potercela fare, pur senza avere nemmeno un’idea
chiara in testa.
Ci vollero tre giorni per arrivare alla conclusione
che quella storia portava solo verso dei vicoli ciechi
e altri tre per convincersi che l’unica via d’uscita le
33
_____
potuto concedergli la metallica.”
“Che idea: tu alla plastica avresti fatto ascoltare
la metallica; non mi sembra di gran buon gusto...”
Il clima era tornato quello di sempre: forse era
strana la ricerca di un mais eterno, così come era
originale l’idea di un mais musicofilo; ciononostante,
raccontata da Chicco, qualsiasi cosa, anche la più insolita, poteva diventare reale o, per lo meno, poteva
sembrare realizzabile.
Tutte e tre, per esempio, trovarono convincente
la ragione che Chicco aveva dato, alla richiesta del motivo che lo aveva spinto a cercare il mais eterno:
“Beh, mi serve come esempio per le altre piante.
Il campo di mais sempreverde mostrerà agli altri campi
qual è l’obiettivo finale, la ragione per cui ogni fusto
avrebbe portate dritte dritte a Belleville, il quartiere di
Parigi dove viveva, ospite di una strana famiglia fatta da
tanti bambini di tutte le età e da un vecchio cane epilettico, quell’omino che aveva fatto volare Lino fino alle
34
_____
distese artiche, su un dirigibile.
La più gioviale delle tre lo aveva conosciuto
“Secondo voi, quest’uomo, cos’ha dentro?”
qualche anno prima, negli studi cinematografici di
si limitò a chiedere.
Shepperton, a Londra. Là si occupava di effetti speciali
La più decisa fu anche la più impulsiva nella risposta:
nei film per ragazzi seguendo uno stranissimo metodo:
non si limitava, infatti, a creare mostri e mostriciattoli,
“Sicuramente ha più di un’anima.”
La più sensibile aggiunse:
fantocci e pupazzi, ma realizzava veri e propri mondi
“Il suo cuore, poi, sa correre veloce ma è anche
paralleli, dove i personaggi vivevano, crescevano e
capace di fermarsi all’improvviso: non sempre è facile
invecchiavano anche a dispetto della realtà del film per
imparare ad ascoltarlo, e seguirlo.”
il quale erano stati pensati.
35
_____
Alla fine del racconto Daniel annuì.
“Insomma - concluse la terza - dentro, Chicco,
Questo gli creò, negli anni, non pochi fastidi, fino
ha una gran confusione e il mais eterno è proprio
al punto da perdere il lavoro, visto che, per quanto gran-
lì, in mezzo a tutto il resto. Di più non sapremmo
di, quegli studi non potevano continuare a dare vitto e
proprio dire.”
alloggio allo stuolo sempre più numeroso dei suoi per-
Daniel sembrò avere capito. Si alzò in piedi e disse:
sonaggi: uno dei più giovani era arrivato a pretendere
ogni giorno dieci nuovi romanzi di avventure da leggere...un vero impegno per i gestori di Shepperton!
“Va bene, mi avete convinto, al suo mais eterno
penserò io.”
L’incontro fu fissato per il giorno successivo.
L’omino - Daniel si chiamava - ora creava le sue
Bastò una stretta di mano e un sorriso: gli uomini si
realtà alternative solo per gli amici più stretti, e solo in
allontanarono sotto lo sguardo sorpreso delle ragazze,
casi particolarissimi.
stupite dall’intesa immediata nata tra i due.
Una telefonata al posto pubblico di Belleville
Daniel ripartì con l’ultimo treno della giornata per
bastò per fare arrivare Daniel a Milano con il primo
Parigi; di Chicco le ragazze non seppero più niente,
treno: le ragazze spiegarono tutta la storia, dal giorno
per mesi.
dell’arrivo di Chicco a quello della gita ai campi.
Solo con l’arrivo dell’inverno fu inviata alla Ditta la foto-
Specificarono, poi, che Chicco non avrebbe fatto in nes-
grafia di un fantastico campo di mais perfettamente
sun caso questione di soldi: quello che gli premeva era
verde, alto e maturo, innevato come un bosco di conifere.
unicamente la perfezione del risultato.
Il giorno dopo, dalla Ditta fu spedita la fattura.
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_____
QUARTA STORIA
I CONSUMATORI GIROVAGHI DI INK E LAPIS
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_____
Come ogni anno, con i primi di settembre era
iniziata
la
stagione
più
strana:
la
stagione
del
dopo-vacanze. In un incrocio di aperitivi con racconti
sulle avventure estive, visioni di foto e diapositive,
incontri di saluti e baci, anche negli uffici della Ditta
questo rito si celebrava, per consentire all’autunno di
avanzare in modo meno brutale.
Un clima così rendeva più piacevole anche la
giornata di Lino, che amava stare sul portone ad ascoltare i fatti che le ragazze continuavano a raccontare,
ogni volta che entravano o uscivano dall’ufficio.
Tutto ciò, comunque, non rendeva meno inevitabile l’arrivo dell’inverno: di fronte alle giornate più corte e alle
facce sempre meno abbronzate, una certa malinconia
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_____
giungeva, verso sera, anche nella nostra portineria.
Amici da tempo, nella vita e sul lavoro, erano
Per fortuna, però, era pronta ad arrivare una
stati chiamati pochi mesi prima dal commendator S.G.,
novità che avrebbe riacceso le chiacchiere del quartiere,
presidente del consorzio dei Supermercati, Ipermercati
rendendo tiepide le giornate fino a dicembre inoltrato.
e MiniMarket, per gestire i rapporti di ogni punto vendi-
Questa volta, motore della curiosità che ruotava
ta con la stampa, locale e nazionale.
intorno alla Ditta non fu Lino, ma sua moglie: fu lei,
lavoro,
in
un
primo
tempo
interessante
infatti, a rimanere colpita dall’arrivo dei due personaggi
per entrambi, si era fatto molto spinoso al rientro dalle
che sarebbero presto diventati presenze consuete.
vacanze, quando erano cominciati ad accadere dei
Entrambi alti, ma uno più imponente dell’altro;
39
_____
Il
fatti che loro non erano in grado né di arginare né di
entrambi gentili, ma uno più sorridente dell’altro;
risolvere. Per questo erano alla Ditta.
entrambi eleganti, ma uno più classico dell’altro: così la
Parlando velocemente e mangiandosi un po’ le parole,
moglie di Lino li aveva descritti alla portinaia del palaz-
fu Ink a cominciare il racconto:
zo di fronte, assicurando di averli già visti, forse su
“Inspiegabilmente e contro ogni logica, alcuni
qualche giornale.
clienti dei supermercati che noi rappresentiamo, dopo
In effetti i due avevano a che fare in qualche modo con
aver pagato alla cassa, invece di uscire normalmente
la carta stampata, ma non esattamente con quella a cui
sul parcheggio di quel supermercato, si sono trovati
facevano riferimento le due donne, accanite lettrici di
non solo in un altro parcheggio, ma proprio in un’altra
fotoromanzi.
città!”
Si
trattava,
in
realtà,
di
due
giornalisti
di
“Al primo caso, capitato ad un signore di Milano
bell’aspetto e modi affabili, molto più diversi tra loro di
che dice di essere uscito dal supermercato sotto la Torre
quello che l’occhiata superficiale della moglie di Lino
Velasca e essersi ritrovato fuori da quello di piazza del
aveva potuto cogliere definendoli “se non fratelli, sicu-
Plebiscito a Napoli, non abbiamo dato peso: a volte il
ramente cugini”. Conoscendoli meglio colpiva, piutto-
sole estivo dà alla testa più di quanto si immagini.”
sto, come quello dall’aspetto più disinvolto fosse in
Lapis parlava più lentamente ma, il tono leggero con cui
realtà molto formale e come quello dall’aria più traso-
affrontava il problema, faceva ogni tanto affiorare qual-
gnata fosse, poi, molto più razionale dell’altro. Sui gior-
che accento sinceramente preoccupato.
nali erano noti con le firme di Ink e Lapis.
“Nel giro di un mese le testimonianze si sono
40
_____
moltiplicate: dalla signora di Carugate che si è trovata a
Bari fino al signore di Ostia che si è trovato a Genova...”
I due si diedero un’occhiata di intesa poi Lapis, con un
tono di voce bassissimo, continuò:
“La
cosa
è
riservatissima:
stiamo
facendo
di tutto per non far trapelare la notizia che - come
immaginerete - provocherebbe un disastro per i supermercati...Quale cliente metterebbe più piede in un
punto vendita che assicura un’entrata tranquilla ma non
rende certo il luogo dell’uscita?”
“Chi è in cerca di avventura, magari, potrebbe
trovarla un’idea eccitante!”
41
_____
Ink non nascose un certo imbarazzo:
La più espansiva prendeva tempo per cercare di cono-
“Beh, la Direzione si è subito attivata per far
scere meglio il problema e anche i suoi interlocutori.
avere in ogni caso biglietti business con il primo mezzo
I due giovani sorrisero e risposero con un altro scherzo:
disponibile ed ha sempre saldato le spese di soggiorno.
“Magari si potrebbero trasformare i supermerca-
Ciononostante, le lamentele non sono mancate: la
ti in grandi agenzie di viaggio, con mète a sorpresa!”
ragazza di Perugia che si è trovata a Gallipoli ha detto
Ink scosse la testa:
che, per essere sballottata contro il suo volere in un
“Noi ci ridiamo, ma provate a immedesimarvi
posto di mare, avrebbe preferito almeno capitare a
nella signora di Carugate capitata sul lungomare di
Rimini, dove sarebbe stata una notte intera in discoteca,
Bari
a dispetto dei suoi genitori.”
con
quattro
sacchetti
della
spesa,
compresi
i surgelati...”
Lapis concluse:
“L’unico soddisfatto è stato il ragazzo di Treviso
“In questi casi, la direzione ha cercato di tenere a
che si è trovato a Parigi: ha saltato la scuola due giorni
freno gli animi con una valanga di buoni spesa. La cosa,
ed ha visitato la città mangiandosi, poco alla volta, tutto
però, non può andare avanti così sia per i costi, sia per-
ciò che aveva comperato”.
ché non tutti sono disposti a vendere il proprio silenzio
“Ma come si sono organizzati per il ritorno?”
in cambio di qualche carrello di prodotti gratuiti.”
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_____
Le ragazze sembravano divertite dalla storia,
aveva visto, né in cortile, né in giro per il quartiere. I tec-
come se si trattasse di una invenzione creata dalla
nici del metano, incaricati della revisione dell’impianto
fantasia dei due giornalisti.
di
Il “mondo delle scatolette” - come lo aveva defi-
del
condominio,
erano
lì
già da un bel po’ che lo aspettavano: lui era l’unico ad
nito Ink - non era nuovo per loro.
avere la responsabilità dell’operazione nei confronti
In passato si erano interessate ad argomenti quali: “gli
dell’amministrazione condominiale. Se non fosse arri-
imballaggi di colore rosso possono creare imbarazzo
vato subito, si sarebbe cacciato in un bel guaio perché i
nei single di ritorno?” oppure: “la luce dei banchi frigo
tecnici sarebbero corsi a lamentarsi proprio dall’ammi-
può modificare l’umore delle casalinghe depresse, inci-
nistratore e lei, adesso, non sapeva proprio come fare.
tandole all’acquisto di impulso?”
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_____
riscaldamento
Le ragazze, effettivamente, avevano chiamato
Di fatto, però, questo problema sembrava esulare com-
Lino qualche ora prima per chiedergli la cortesia di
pletamente da tutto ciò; per affrontarlo, La Ditta avreb-
andare a fare rifornimento di succhi di frutta, preveden-
be dovuto ricominciare da zero.
do altre riunioni-fiume con i due nuovi clienti.
I due uomini uscirono, comunque, con la certezza
“Ecco - rispondeva la moglie - voi siete proprio le
di avere acceso nelle ragazze una curiosità enorme ed
ultime persone che l’hanno incontrato!”
avevano la sensazione che sarebbe stata proprio questa
La cosa pareva inquietante; per di più, la signora parla-
molla a portarle verso la soluzione.
va come se fosse già a “Chi l’ha visto?”, senza porre
“Come si dice - confidò Ink all’amico - ‘la curiosità
è femmina’: loro sono addirittura in tre!”
nemmeno l’ipotesi di un normale ritardo dovuto a qualche banale imprevisto.
In realtà il loro fiuto di giornalisti non aveva fallito: le tre
Lo squillo del telefono in portineria fece uscire
socie, chiusa la porta, si erano tuffate sulle testimo-
dall’ufficio tutti quanti. Alzata la cornetta, la donna
nianze e i documenti in una silenziosa lettura.
entrò in confusione:
Questo clima da biblioteca durò qualche ora e sarebbe
“Signorina, senta Lei - disse allarmata alla più
continuato se non avesse suonato inaspettatamente e
giovane - io non capisco: è uno straniero che parla.”
con una certa veemenza la moglie di Lino.
Era un centralinista che annunciava una collect call.
La donna era sinceramente preoccupata: il marito
mancava dalla portineria da almeno tre ore e nessuno lo
Dato l’okey, la ragazza riconobbe una voce nota:
“Pronto, Lino...ma dove si trova?”
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_____
marito e la vacanza fuori programma.
Le ragazze erano eccitatissime; ora avevano la
prova certa che le “uscite a sorpresa” dai supermercati
non erano fantasticherie.
E adesso, con la testimonianza diretta di Lino, la soluzione sarebbe stata più vicina.
Dopo tre interminabili giorni (due di viaggio e
uno di jet leg), l’attesissimo incontro con Lino si rivelò
totalmente inutile.
Non che gli mancasse la voglia di parlare: era anzi un
fiume inesauribile di racconti sul mare, le palme, le piantagioni di frutta esotica che aveva visto, sulla gente sor-
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_____
“Heilà, signorina, le sembrerà incredibile, io le
ridente e ospitale che aveva incontrato...Non aveva
telefono da Papaya, no Pa-tta-ya, così mi hanno detto.
niente da dire, invece, sul momento dell’uscita dal
Non so dove sia, ma è un posto bellissimo!”
supermercato e sul viaggio che lo aveva portato fin là.
La ragazza capì immediatamente:
Insomma, Lino era al settimo cielo, le ragazze erano
“Non mi dica che si è trovato lì una volta uscito
dal supermercato!”
“E’ proprio così: ma non si preoccupi, i vostri suc-
ferme al palo!
Non c’era altro da fare che ricominciare a parlarne, tutti insieme, anche con i clienti.
chi di frutta li ho con me, e conto di portarveli al più pre-
A questo punto, forse aveva ragione Lapis che da gior-
sto! Il fatto è che non so come tornare a casa!”
ni, con il suo modo enigmatico, ipotizzava la presenza
“Per quello non c’é problema, ci occupiamo noi
di un virus, nascosto tra gli scaffali. Per questo motivo
del suo ritorno.”
il gruppo decise un tour per ispezionare punti vendita
Queste parole arrivarono con fatica all’altro capo del
diversi, in città diverse.
mondo; il satellite, invece, riportò fin troppo veloce-
Le spedizioni continuarono per tre settimane,
mente indietro la delusione di Lino: la moglie riuscì a
con l’unico risultato di congestionare i frigoriferi delle
sentirla e cominciò a sbraitare, a proprie spese, contro il
rispettive case: Ink riempiva il carrello con yogurt,
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_____
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_____
formaggi e latticini di ogni genere, adorava qualsiasi
della città! Le sue gambe quasi correvano, prese dalla
novità dolciaria e non aveva limite nell’acquisto dei
curiosità e anche dall’emozione. No, il panettiere non
biscotti. Lapis era letteralmente rapito dai prodotti per
c’era più; al suo posto, un’agenzia immobiliare.
l’infanzia: diventato padre da poco, non poteva fare a
Quasi a risarcimento, la ragazza tirò fuori dal sac-
meno di provare ogni volta qualche nuova pappina
chetto della spesa il pacchetto con i cantuccini appena
liofilizzata. Le ragazze cercavano di limitarsi, compran-
comprati al supermercato e, mangiando mangiando, si
do caramelle da portare in ufficio e prodotti dietetici da
diresse verso i giardini dove era solita fermarsi a ripas-
portare a casa.
sare, prima di ogni esame.
La soluzione del problema sembrava ancora lon-
Là non era cambiato niente: stesse aiuole rinsec-
tana, se non fosse stato che la più pacata delle tre,
chite dal sole e bruciate dallo smog, stesse panchine
andata a fare la spesa di prima mattina, invece di uscire
intagliate da innamorati di cento anni prima. Pensando
in Via Rodari, si trovò proprio davanti alla chiesa di San
alle ansie, ai batticuore, a tutti quei tumulti che ormai
Lorenzo, a Firenze.
non era più abituata a provare, il sacchetto si aprì di
Accidenti, Firenze! Quanto tempo era passato
nuovo sotto le sue mani; l’occhio cadde sulla vaschetta
dagli anni dell’Università...Lei abitava là in fondo, oltre
di finocchiona, un salume toscano comprato poco
piazza San Marco. Chissà se c’era ancora il panettiere
prima, all’insegna della nostalgia che ogni tanto ancora
dell’angolo, quello dove si trovavano i biscotti più buoni
la assaliva.
Cantuccini, finocchiona, nostalgia: ecco la soluzione! D’un tratto le passò la fame, la voglia di rivedere
Firenze, il disagio di non riconoscere più i luoghi di una
volta. Il desiderio era uno solo: tornare alla Ditta a
raccontare tutto. Due ore di treno, e il problema di Ink e
di Lapis era finalmente risolto.
“Benissimo - disse Ink - dobbiamo proprio farvi i
complimenti: la testimonianza delle altre ‘vittime’
dell’uscita a sorpresa dal supermercato ha confermato
la vostra ipotesi. Ognuno di loro aveva comprato
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_____
un prodotto legato ad un “luogo della nostalgia o
Davanti
del desiderio”.
cominciò a parlare:
Lapis, ora molto più sereno, raccontava:
lavagna
luminosa,
la
più
disinvolta
“Se è vero che alcuni prodotti hanno il potere di
“La signora che si è trovata a Bari aveva compra-
fare allontanare il consumatore dalla realtà contingente
to i tarallucci pensando alle sue ultime vacanze nel
spingendo la mente a sognare luoghi lontani, la solu-
Gargano. Il ragazzo trovatosi a Parigi si era comprato
zione pare semplice: non dovremo fare altro che ripor-
una bella baguette, pensando al Trocadero...L’unica
tare ognuno alla concretezza della vita che sta vivendo,
rimasta fregata è stata la ragazza capitata a Gallipoli: al
ricordando a tutti la città in cui si trovano e in cui stan-
supermercato aveva preso le vongole ripensando alle
no facendo la spesa. Ma come ottenere questo senza
mangiate di spaghetti fatte a Gabicce, quest’estate.”
invadere con imposizioni troppo forti la fantasia in volo
Alla Ditta c’era un clima di euforia: Ink arrivò a
proporre un brindisi con il succo d’ananas che aveva
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_____
alla
portato Lino ai tropici.
D’un tratto, però, Lapis si fece serio e, piano, disse,
quasi tra sé e sé:
“La causa del problema è individuata, ma la
dei vostri clienti?”
A queste parole, la più creativa tirò fuori un piccolo registratore e fece una breve dimostrazione.
Ecco perché, da quel giorno, i clienti dei supermercati di Genova, uscendo dalle casse, sono accompagnati dalle note di “Ma se ghe pensu”; quelli di Milano
soluzione, qual è?”
ascoltano “O mia bela Madunina”, quelli di Napoli
A queste parole, anche Ink si fece pensieroso:
“O sole mio”.
“Certo non potremo affiggere dei cartelli in
Perciò, se non sapete resistere alla tentazione di
mezzo ai prodotti con scritte tipo <Attenti a ciò che
un cous-cous magrebino e l’attrazione per il deserto vi
pensate, o voi che uscite>!”
coglie all’improvviso, prima di uscire dal vostro super-
La più ottimista decise di aggiornare la riunione: entro
mercato, turatevi le orecchie: qualcosa di inaspettato
due giorni la soluzione si sarebbe trovata.
potrebbe di nuovo accadere.
In effetti non sbagliò di molto: tre giorni dopo La
Ditta al completo si presentò agli uffici direzionali dei
Supermercati. In una piccolissima sala riunioni Ink e
Lapis stavano aspettando impazienti.
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QUINTA STORIA
LE RAGAZZE E IL SOGNO DI NATALE
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_____
Ogni anno, a Milano il Natale comincia ad arrivare con S. Ambrogio.
E’ annunciato da un timido accendersi di luminarie, per
sfociare nel consueto trambusto di vetrine addobbate
con chili di neve artificiale, di strade invase da finti
Babbo Natale scampanellanti, di abeti senza radici
avviluppati
da
fili,
nastri
e
da
ogni
genere
di
paccottiglia augurale.
Chi prima, chi dopo, tutti entrano a far parte di
questa kermesse, con una crescente tensione collettiva
che si manifesta nell’ansia da regalo, nella paranoia da
pranzo natalizio, nell’isteria da “rifornimento” per
affrontare con il giusto senso dello spreco l’intero
periodo delle festività.
52
_____
In Via Paolo Giovio le luminarie a forma di
Da quel momento, gli uffici diventarono un
campane erano state già montate da qualche giorno
magazzino dei campioni più vari: dalle cassette di botti-
quando la più distratta delle tre entrò in ufficio
glie con interno in vellutino rosso alle scatole di ciocco-
annunciando:
latini a forma di befana; dalle agende in sky con la
“Lo sapete che è quasi Natale? Fuori ci sono già
le illuminazioni e Lino ha tirato fuori l’albero di plastica:
è là in cortile tutto intento a ravvivare i rami!”
un mini-presepe.
“Che ne dite di questo: un angioletto-accendino;
Le altre due erano abituate ad uscite di questo tipo: la
basta abbassare l’ala e la fiamma esce dalla boccuccia”.
‘svampitezza’ della loro socia arrivava, in certi periodi
“Come?! Un angelo mangiafuoco!...Ma è contro
dell’anno, a livelli altissimi: certo, ora, si dimostrava
proprio ai limiti di guardia!
“Non solo sappiamo che è quasi Natale: potrem-
53
_____
sovrastampa in oro ai fermacarte in peltro raffiguranti
natura!”
“Va bene, allora ti piacerà questa piccola renna
dispensatrice di frutta secca...”
mo dire con esattezza che mancano non più di
Il Natale era anche la fiera del kitch e le ragazze si diver-
18 giorni...”
tivano, pur senza venire a capo di nulla.
La più precisa si innervosiva sempre un po’: non capiva
Soltanto un volta che l’albero di Lino fu termina-
ancora, dopo anni, se l’amica mettesse la testa tra
to, con tanto di lucine ad intermittenza e stella cometa
le nuvole di sua volontà o se le volasse via senza
sulla cima storta, le ragazze presero una decisione: fu la
preavviso, nei momenti più impensati.
più fantasiosa a buttar là l’idea.
“Ecco: voi avete in mente qualche idea un po’
“Perchè non regaliamo una storia?”
insolita per fare gli auguri a chi ci conosce?”
“...”
Le ci era voluto un attimo: la consapevolezza dell’avvi-
“Sì, la nostra storia!” continuò, sempre più con-
cinarsi del 25 dicembre l’aveva immediatamente indiriz-
vinta, la ragazza.
zata verso il pensiero più logicamente connesso alle
La più riservata cominciò a opporre resistenza con gli
feste, cioé, i regali.
argomenti più vari:
Con questa domanda, il primo passo per entrare nel
“Ma dai...a chi può interessare la nostra storia...e
vortice dell’agitazione mistico-consumistica-augurale
poi si tratta di vicende strane, a volte anche poco credi-
era fatto: il Natale stava arrivando anche alla Ditta.
bili. In tanti casi non sono proprio fatti divulgabili: pensa
54
_____
alla faccenda dei maiali che avevano perso il desiderio
sessuale...come fai a raccontarla...”
Effettivamente, quella faccenda era stata davvero
strana e, per certi versi, anche un po’ imbarazzante.
Un allevatore di suini si era rivolto alla Ditta perché i suoi maiali non riuscivano più ad accoppiarsi:
mentre le scrofe avevano mantenuto inalterato il loro
spirito e la loro funzionalità sessuale, i verri sembravano totalmente indifferenti, nella più completa pace
dei sensi.
55
_____
I veterinari le avevano provate tutte: dai mangimi afro-
giungere fino ai sexy shop di Parigi.
disiaci alle iniezioni di ormoni; dalle scrofette artificiali
Il tutto nel più stretto riserbo, tanto che nemmeno Lino
ai programmi psico-strutturali specifici per i suini.
aveva mai avuto sentore dell’argomento di cui le tre
Niente: gli accoppiamenti non avvenivano e l’alleva-
socie si interessavano nei frequenti viaggi verso lo
mento non cresceva.
svogliato allevamento di Orzinuovi.
Le ragazze, così, avevano dovuto fare una ricerca
“Va bene, - rispondeva a questa obiezione la più
su ‘sfera sessuale e desiderio nel mondo animale’
decisa - non sarà un libro per bambini: scriveremo una
che era partita dall’Istituto di Etologia di Milano per
nota per indicare il divieto ai minori...”
“In compenso - incalzò la terza, che nel frattempo si era convinta della fattibilità del progetto - potremo
raccontare il fatto dei tam-tam africani: quella è una
storia poetica, per grandi e piccini...”
Era la storia di una giovane donna che aveva tradotto la passione per la musica africana come mezzo di
comunicazione in una vera e propria professione.
Con l’aiuto delle ragazze della Ditta era riuscita ad
inviare in tutto il mondo, tramite satellite e via
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computer, le stesse emozioni che viveva la savana al
divertenti, che avevano coinvolto, e ancora continuava-
rimbombo del djembe.
no a coinvolgere i pensieri delle tre.
Si era trattato di un progetto molto ambizioso e
La ricostruzione di ogni vicenda riaccendeva discussio-
complicato che, una volta realizzato, aveva creato un
ni, riapriva dibattiti, riproponeva dubbi e ridava anche
precedente unico nel mondo delle comunicazioni.
certezze.
I “tamburi telematici” realizzati con tecnologie
Poco a poco, insomma, le ragazze avevano cominciato
raffinatissime avevano creato delle vibrazioni capaci di
ad usare il progetto come un vero e proprio ’laboratorio
obbligare il corpo alla danza: una danza magica che
analitico’: una sorta di momento di analisi di gruppo che
aveva unito nelle stesse emozioni uomini diversi, lonta-
regalava sempre nuovi spunti di riflessione, rubando
ni non solo nello spazio, ma anche nel tempo.
però anche molto tempo al lavoro di ogni giorno.
“Come può essere per grandi e per piccini una
Dietro il suo alberello intermittente, anche Lino
storia che non sono riusciti a razionalizzare nemmeno
aveva notato il fermento che animava l’ufficio: chissà
i più insigni esperti universitari...Come puoi spiegare
perché, però, si era messo in testa che le ragazze stes-
una cosa che non ha trovato, nella scienza, spiegazioni
sero organizzando niente meno che l’arrivo di Babbo
plausibili...”
Natale; per questo cercava di tenere sempre libero lo
La più scettica non demordeva: la faccenda di regalare,
spazio davanti al portone per la slitta con doppia
per Natale, la storia delle esperienze di lavoro della
pariglia di renne.
Ditta non la convinceva proprio.
“Beh, se non racconteremo questa, ne racconte-
In realtà passavano i giorni, il 25 dicembre si avvicinava, le storie prendevano forma, ma il posto davanti
remo delle altre: certo è che qualsiasi storia sarà
al portone restava, comunque, libero.
più interessante di una renna portafrutta secca o una
In ufficio a tutto si pensava, tranne che a Babbo Natale;
candela a forma di Santa Claus.”
la realtà delle storie da ricostruire, anzi, si faceva sem-
La più sicura accese il computer e cominciò a
pre più ingombrante. Era arrivato il momento, infatti, di
battere sulla tastiera.
raccontare la più incredibile, e forse anche la più vera.
In un’eccitazione che animò i giorni successivi, presero
Parlava di bambini inesorabilmente attratti da giochi
corpo, così, storie di profumi, di polizze assicurative, di
feroci, capaci di squartare, uccidere, mutilare intere
suonatori di mandolino: tutti fatti insoliti, per lo più
generazioni. Intere nazioni.
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raccontare tutte le storie che sono appena iniziate:
Natale è troppo vicino e non ci resta più tempo!”
“E’ davvero un peccato - replicò la più saggia soprattutto pensando che basterebbe poter aspettare
fino alla notte del 27.”
“Cosa
succede
la
notte
del
27
dicembre?”
La terza, arrivata da poco, faceva fatica ad afferrare il
filo del discorso.
“E’ la notte dedicata agli incontri che si faranno,
sul lavoro, nel prossimo anno. Perciò, state attente:
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Niente poteva fermare le mine anti-uomo purtroppo,
tutti i sogni che noi faremo in quella notte saranno rivol-
nemmeno la fantasia delle ragazze della Ditta.
ti esclusivamente alle vicende che vivrà La Ditta nel
Tutto ciò che loro avevano potuto fare era pochissimo;
1998 e ci aiuteranno a continuare le nostre storie”
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forse non era valso nemmeno un arto artificiale per un
“Incredibile!....Tu come lo sai?”
ragazzo deflagrato e proprio per questo quella storia,
“...E’ una tradizione popolare, lo sanno tutti!”
per loro, rimaneva aperta: sapevano che, finchè una
Anche voi fate caso ai sogni che accompagneranno
mina a forma di bambola fosse rimasta in qualche
il vostro sonno nella notte del 27 dicembre: se incontre-
angolo della terra, loro (e molti altri nel mondo) non
rete tre signore dall’età indefinita che tra loro si
avrebbero dovuto dormire sonni tranquilli.
chiamano “ragazze”, si tratta sicuramente di quelle
Il fatto fu scritto tutto di un fiato, in silenzio, poi-
della Ditta.
chè l’assurdo non si può commentare e spesso,
Con l’anno nuovo, provate a telefonare al 462552.
purtroppo, nemmeno si può discutere.
Naturalmente,
Dopo giorni e giorni di rifacimenti, la più vivace si alzò
dimenticate il prefisso: auguri!
dalla postazione al computer e, con fare cerimonioso,
disse:
“Ecco qua: in questo dischetto c’è tutto quanto.
Manca una cosa sola: la fine. Il problema è come fare a
se
sognate
da
fuori
Milano,
non
La Ditta - Via Paolo Giovio,14 - 20144 Milano
Tel. 02-462552 - Fax 02-462362
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