Anno VIII - Numero 2

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Anno VIII - Numero 2
Anno 8, numero 2
ISTITUTO
LICEALE
MATILDE DI CANOSSA
Reggio Emilia
-R.E.
Anno scolastico 2013/14
Cultura
Da pag. 1 a pag.8
Società
Da pag. 9 a pag.14
Progetti
Da pag. 15 a pag.21
Creatività
Da pag. 22 a pag.34
Composizioni
in inglese
Da pag. 35 a pag.39
La Voce di Matilde
Cultura
Il coraggio di sognare
Iniziamo a parlare della parola
“sogni”. Per me i sogni sono
qualcosa che tutte le persone
hanno, dal più piccolo al più
grande. I più piccoli, di solito,
sognano cose lontane, proibite
e molto grandi per il loro futuro. I grandi, invece, solitamente hanno sogni più raggiungibili dei bambini. È difficile descrivere questa parola: innanzitutto tutti hanno dei
sogni che rappresentano qualcosa che le persone desiderano fare o diventare. Secondo
il vocabolario i sogni sono
“immaginazione di cose irrealizzabili”, ma sono molto di
più! I sogni sono qualcosa di
straordinario, perché fanno
viaggiare con la fantasia persino “fino all’isola che non
c’è…”. Tutti hanno sentito
dire almeno per una volta ad
un bambino: “Voglio diventare un astronauta!”. A quel
bambino tutti sorridono e tutti
sanno che probabilmente non
lo diventerà mai, ma quasi
nessuno sa che in quel mo-
1
mento quel bambino è il bambino più felice del mondo
perché ha un sogno e spera di
poterlo realizzare. E questo
vale per tutti: ogni persona
che ha un sogno è felice. Avere un sogno rasserena molto,
perché aiuta a credere in se
stessi e nella propria capacità
di realizzare qualcosa che sta
veramente a cuore. Alcune
persone ritengono che i sogni
siano delle illusioni. Di solito
queste persone dicono così
perché anche loro avevano dei
sogni e non sono riuscite a
realizzarli nel modo in cui
volevano, ma con un po’ di
buona volontà potrebbero
riuscirci. Infatti, a volte, il
vincitore è semplicemente un
sognatore che non ha mai
mollato. Adesso invece parliamo della parola “coraggio”.
Di solito si pensa che il coraggio ce l’abbiano solo poche
persone, coloro che, per esempio, hanno il coraggio di lanciarsi con un paracadute… ma
il coraggio ce l’anno tutti e
consiste nei gesti più piccoli e
nelle scelte quotidiane. Chi
ogni giorno combatte contro
la fame per sopravvivere ha il
coraggio, nonostante tutto, di
vivere; chi è entrato in un
brutto giro di amici e decide
di uscirne ha il coraggio di
differenziarsi; anche chi semplicemente raccoglie una carta
da terra ha il coraggio di far
capire agli altri quanto sia
importante l’ambiente. Quindi
non esiste persona che non
abbia coraggio. Essere coraggiosi, però, non vuol dire assolutamente essere incoscienti, come spesso si potrebbe
fraintendere, anzi le parole
“sogni” e “coraggio” sono
fortemente legate tra di loro,
in quanto tutti possono avere
dei sogni e tutti possono possedere il coraggio, ma solo
pochi hanno il coraggio di
seguire i propri sogni fino in
fondo.
Sara D’Aniello
1^D
Cultura
I ‘’MARZIANI’’ DEL CANOSSA
Da tre anni il nostro istituto
ha realizzato la formazione di
un nuovo indirizzo di studi: il
coreutico, specializzato in arti
quali danza e musica. Spinte
da curiosità abbiamo intervistato alcuni ballerini riguardo
al loro originale, specializzato
corso didattico. La passione
che provano verso il ballo li
spinge ad affrontare le difficoltà fisiche e mentali dovute
a tre ore di allenamento, insieme alle normali materie
scolastiche. Tutti quanti hanno ben chiaro il loro obiettivo
finale, cioè quello di entrare
nel mondo della danza grazie
al diploma fornito dalla scuola. Oltre alle ore di lezione
ogni giorno, questa attività
viene ripresa da molti anche
fuori, in istituti che sono improntati sulla preparazione
della Cosi-Stefanescu. Non
manca la vita da pendolari o
la permanenza fuori dalla
propria casa per vivere in
convitti. Tra le materie proposte la danza classica è la prediletta, tra i ragazzi intervistati, e molti dimostrano molto
interesse per i progetti master
-studio come Tiptap e lezioni
con
Arturo
Cannistrà
(fondazione aterballetto). La
scuola realizza anche spettacoli di fine anno, balletti collettivi tra le classi in collaborazione con l’accademia di
Roma. Un esempio di viaggio
formativo è la visita da parte
dei ragazzi della 1°k alle lezioni svolte nell’accademia di
Milano ‘’La Scala’’ o il viaggio verso Roma delle seconde
e verso Montecarlo delle terze. Durante il dialogo sono
emersi i pro e contro della
scuola che nonostante il buon
titolo che permette di acquisire al termine, secondo i ragazzi sarebbero maggiormente
gradite più ore di danza e
meno ore teoriche come quelle di musica ,che i ragazzi
temono maggiormente. Infine
i ballerini aggiungono: "per
questa specificità dell’indirizzo siamo considerati i
‘’marziani’’ del liceo>>. Probabilmente questo è dovuto
alla poca notorietà di questo
emergente percorso artistico
che avvicina in modo diretto
gli allievi alla realizzazione
del proprio sogno.
Sara Polimeno
Federica Prampolini
3^I
2
Cultura
Meeting di Assisi
Giovedì, 5 Dicembre 2013:
dopo un viaggio iniziato poco
dopo le 3.00 di mattina, Assisi
ci si è presentata davvero come un miraggio. Un attimo
per contemplarla e poi via
(quasi) di corsa verso il Sacro
Convento, per raggiungere il
seminario “ PerugiAssisi.
Dalla marcia di un giorno alla
marcia di tutti i giorni.”
"Noi": otto ragazze di quindici anni, accompagnate da una
giovane di poco più di
vent’anni e dal nostro insegnante di Diritto ed economia
del liceo “Matilde di Canossa” di Reggio Emilia.
In stazione abbiamo incontrato l’assessore Salmi, del Comune di Novellara (cittadina
in cui vivono cinque di noi), il
quale ci ha affiancato durante
tutta la giornata.
Da qualche settimana ci stavamo preparando al seminario
perché - come alcune nostre
compagne più grandi nel 2011
- volevamo dare un contributo
alla preparazione della
“PerugiAssisi”. Ci ha conquistato l’idea di passare dalla
“Marcia di un giorno” alla
“Marcia di tutti i giorni”.
Per questo abbiamo presentato il percorso didattico della
nostra scuola attraverso una
nostra presentazione informatica.
Del seminario ci ha colpito
che vi erano persone, con
ideali e ruoli differenti, interessate a partecipare a vantag-
3
gio della pace: ideale da tutti
condiviso.
Ci è sembrata la conferma che
non è mai troppo presto, né
tardi, per iniziare ad adoperarsi per la pace e il bene altrui.
La pace infatti, è un interesse
e un dovere di tutti: una sola
voce viene ignorata e ritenuta
fastidiosa ma un coro viene
ascoltato e stupisce. Iniziamo
a prendere in mano le nostre
vite, a lavorare in favore di
questo già con voi che leggete
e che speriamo di incontrare
ad Assisi, il 14 Aprile, al
"meeting nazionale delle
Scuole per la pace, la fraternità e il dialogo".
Siamo profondamente convinte che “Se impariamo, infatti,
a vedere colui che ci sta davanti come un dono, come
una parte fondamentale del
puzzle chiamato “pianeta terra”, potremo forse raggiungere quel tanto ambito desiderio
di pace. Ma questo non può
iniziare solo da noi ragazze,
deve essere condiviso…
perché la pace e la gioia vanno condivise, se vogliamo
farle diventare stili di vita.”
Allora, per cominciare a condividere questi desideri e questi stili di vita speriamo di
incontrarvi già la mattina di
lunedì 14 aprile, alla sessione di apertura del meeting.
Poi vorremmo che tutte e tutti,
meglio: ciascuna e ciascuno
partecipassero ai diversi laboratori (o gruppi di lavoro, se
preferite).
Ci piacerebbe che ogni laboratorio aprisse i propri lavori
con l'analisi di una distinta
situazione di conflitto, che
possa nascere negli ambiti più
familiari (appunto la famiglia,
o la scuola, o un'altra delle
"formazioni sociali" a cui fa
riferimento l'art. 2 della nostra
Costituzione), o in quelli locali (quartiere, città, Comune
…), o, naturalmente, anche in
quelli regionali e statali.
Le analisi dovrebbero basarsi
su informazioni e dati condivisi - tramite questo sito - e
organizzati come descrizione
di casi da studiare e valutare.
Studio e valutazione dovrebbero poi mirare a definire
"piani regolatori" o programmi o percorsi per favorire
sviluppi positivi dei conflitti.
Ma, per la nostra età e – lasciatecelo dire – per i valori di
cui Assisi è simbolo, analisi e
percorsi dovrebbero portare
tutti i gruppi a riflettere sulla
vastità di situazioni nelle quali
l’uomo non sa mantenere un
equilibrio di serenità e sul
titanico e urgente lavoro che
ci resta da fare per salvare la
nostra "identità terrestre" (di
esseri umani, di esseri viventi,
di parti di questo pianeta), nel
poco tempo che sembra ci sia
lasciato dalle trasformazioni
globali che siamo stati capaci
di innescare, ma non di gestire.
Cultura
Pregiudizi sociali e politici,
creati e fomentati per nascondere le responsabilità di squilibri disumani fra le nazioni e
fra le persone, bloccano l'inte
(g)razione fra gli esseri umani, fra di loro e con i loro ambienti e i loro orizzonti.
Pensiamo, con orgoglio e senza presunzione, con umiltà e
senza ipocrisia, con speranza,
fiducia e – nel senso più pieno
– carità, che una sfida di questo genere ci sia lanciata, prima di tutto, dalla stessa sede
in cui martedì 15, mattina, è
prevista la sessione conclusiva del meeting: Piazza San
Francesco, Assisi.
Benedetta Veroni,
Chiara Reverberi,
Chiara Veronesi,
Maria Luisa Piccinini 2^M
Giulia Gambarelli,
Maria Teresa Colonna,
Martina Capasso 2^I
Serena Zanzarelli 2^L
4
Cultura
Ricordando Mandela
Nelson Mandela muore il 5
dicembre 2013 nella sua casa
di Johannesburg. La sua
scomparsa non ha avuto, tuttavia, la risonanza adeguata a
livello mondiale, da parte dei
mass-media. E’ giusto e doveroso fermarsi un attimo a riflettere . Con lui non può e
non deve perire quello che
rappresenta, ovvero un uomo
che ha fatto della sua vita una
missione umanitaria, attraverso la sua instancabile battaglia
per la pace e la comprensione
umana, oltre i confini del Sudafrica.
E’ utile ripercorrere le tappe
fondamentali che hanno visto
quest’uomo protagonista di
gran parte della storia degli
ultimi decenni, dell’Africa e
non solo. E parlando di Mandela non possiamo ignorare
cosa è stato l’apartheid.
Il termine "apartheid" fu usato
per la prima volta in senso
politico nel 1917 da un ministro sudafricano, assumerà poi
negli anni una configurazione
tale da divenire un sistema
legislativo compiuto. In Sudafrica, la situazione politica è
sempre stata complicata: nonostante la maggioranza della
popolazione fosse nera, il
potere economico e politico
era detenuto da una minoranza bianca. In questo contesto,
si inserisce l' apartheid, inteso
nel duplice significato di netta
separazione dei bianchi dai
neri nelle zone abitate da entrambi e di creazione di terri-
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tori semi-indipendenti, i bantustan, una specie di ghetti
dove molti neri furono costretti a trasferirsi. Contro
l’apartheid ha sempre combattuto Nelson Mandela che si
è impegnato fin da giovane
con tutte le sue energie.
Uomo eccezionale, dalla vita
eccezionale, primo presidente
di colore eletto in Sudafrica
dopo la fine dell'apartheid, da
molti è stato paragonato ad
altri "grandi" come Ghandi e
Martin Luther King, che prima di lui, hanno combattuto
battaglie simili alla sua. Nel
libro "Io, Mandela”.
“Conversazioni con me stesso", Barack Obama che ne
scrive la prefazione parla di
lui come di un simbolo della
lotta per la giustizia, l'uguaglinza e la dignità in Sudafrica e in tutto il pianeta. Lui
stesso, grazie a Mandela, ha
visto accrescere la sua consapevolezza riguardo al dovere
che ognuno di noi ha di lottare
per ciò che è giusto, senza
accettare il mondo così com'è,
senza rassegnarsi al cinismo
che troppo spesso affligge
l'umanità. Questo piccolo
grande uomo è riuscito a far
vincere la speranza sulla paura, è riuscito a guardare avanti, oltre le prigioni del passato.
Membro attivo dell'ANC
Africani National Congress,
decide di battersi contro la
segregazione dei neri e in
quanto personaggio scomodo,
ciò lo porterà ad essere con-
dannato all'ergastolo che si
tramuterà poi in 27 anni di
lavori forzati. Quando verrà
rilasciato nel 1990, Mandela
non cercherà la vendetta, ma
la pace, dopo aver patito, insieme alla sua gente, soprusi,
violenze, ingiustizie, segregazioni, razzismi e intolleranza
da parte di chi stava al potere.
Per questa pace tanto sperata
e desiderata riceverà il Premio
Nobel.
Nel 1994 il Sudafrica lo sceglie come Presidente. Profondamente legato alle sue convinzioni religiose conclude il
suo primo discorso da Presidente con l'affermazione:
"Dio benedica l'Africa"
Sicuramente va riconosciuto
che Mandela ha costruito la
propria vita su un solido fondamento, ovvero la ricerca
della libertà per tutti , a cui
non ha mai rinunciato, nemmeno durante la prigionia e a
cui si ricollega "la Carta della
Libertà" approvata dall’ANC,
African National Congress,
contenente i punti principali
della sua lotta per l'uguaglianza e la giustizia. Tante sono le
frasi che lo hanno reso celebre; due sono quelle che vorrei ricordare: "Nessuno nasce
odiando un altro a causa del
colore della pelle, del suo
background o della sua religione.
Cultura
La gente impara ad odiare e se
si può imparare ad odiare si
può anche imparare ad amare,
perchè l'amore è più naturale
per il cuore umano rispetto al
suo opposto", " Un vincitore
è solo un sognatore che non si
è arreso".
Di fronte alla morte di Mandela, abbiamo il dovere di
ricordare con grande ammirazione il suo operato; il nostro
compito non deve esaurirsi
qui. Negli ultimi anni del
mondo contemporaneo anche
l'Africa più profonda è diventata protagonista di una trasformazione globale, caratterizzata da massicci flussi migratori; con l'Africa si gioca
una delle sfide decisive per il
nostro futuro. La realtà africana è oggi in profonda evoluzione e gli stati africani sono
partner sempre più influenti in
un mondo globalizzato e alla
ricerca di nuovi equilibri.
L'Africa è sempre più presente nei nostri luoghi, con un
numero crescente di immigrati inseriti nel nostro sistema
economico e culturale come
protagonisti di importanti
esperienze di integrazione e
multiculturalismo. Parlare di
apartheid non piace a nessuno, ma dobbiamo essere consapevoli che questo non è un
fenomeno limitato al Sudafrica, né tantomeno scomparso.
Anche da noi esiste, mascherato sotto altri nomi, sotto
forme meno marcate ed evidenti, ogni volta che allontaniamo chi è diverso da noi,
ogni volta che il diverso ci fa
paura in quanto tale. L'Emilia
è la regione italiana che più di
altre vanta un'importante tradizione di relazioni e fruttuose
collaborazioni con l'Africa, in
particolar modo con alcune
sue realtà. L'incontro con questi mondi, come l'Africa, ormai presenti fra noi, può essere l'occasione per realizzare
quanto predicava Giovanni
Paolo II: "Non costruiamo
muri, ma ponti". Seguendo
questo invito, sarà proprio a
noi giovani che spetta il compito di portare avanti l'ideale
di Mandela e del pontefice,
superando false barriere, spezzando questo circolo vizioso,
ricordando che tutto "sembra
impossibile finché non viene
fatto"...e noi dobbiamo farlo.
Elena Giacomini
3^D
6
Cultura
Matilde di Canossa
Matilde di Canossa è
stata uno dei personaggi
di maggior rilevanza
politica del lungo periodo Medioevale. I romantici tedeschi dei primi dell’Ottocento andarono forse un po’ troppo
oltre, identificando la
gran parte della storia
italiana e centreuropea
di questi secoli con la
sua persona; ciò non
toglie affatto, tuttavia,
che sia stata una figura
insostituibile per l’Europa e, naturalmente, l’Italia. La morte del padre
Bonifacio (conte e marchese per nomina imperiale), quando la figlia
aveva appena sei anni,
lasciò lei e la madre del
tutto indifese, in balia
della sorte. Se Matilde
avesse seguito la propria
coscienza, si sarebbe
rinchiusa a vita tra le
sicure mura di un monastero, per pregare, meditare, studiare (insomma
7
avere un’esistenza tranquilla, in quel periodo
tormentato); probabilmente avrebbe ricevuto,
dato il suo lignaggio, la
carica di badessa. Più di
questo, a quei tempi,
anche alle donne di rango non era concesso
molto, talvolta alle vedove dei monarchi spettava la reggenza, da
esercitarsi fino alla
maggiore età dei figli
maschi, figurarsi un reame retto da una sovrana,
da sola. La decisione da
lei presa, oramai in età
adulta, fu dunque assai
grave, prese però in mano le redini del potere,
su quel vasto stato ereditato dal padre e dalla
madre Beatrice di Lorena (tedesca). La “Gran
contessa di Toscana”, in
realtà, controllava un
dominio che andava dalla sponda meridionale
del lago di Como a Viterbo, e dal Delta Pada-
no fino alla Maremma
laziale.
Il
contesto
dell’epoca era estremamente “incasinato”, la
famosa lotta tra Papato
e Impero (o Universali),
stava già passando da
una fase teoretica ad
una conseguenza pratica: l’uno voleva il potere che gli mancava e che
possedeva l’altro, e viceversa. La “lotta per le
investiture” è stata così
battezzata appunto perché il dissidio tra il Papa
di Roma e l’imperatore
di Germania era legato
alla volontà di quest’ultimo di nominare in piena autonomia vescovi e
abati, dal momento che,
in quanto uomini di
Chiesa, non potevano
avere figli (o meglio
non potevano riconoscere quelli che avevano).
strategico, in quanto si
inseriva tra la Germania
e l’Italia meridionale, in
particolare con la città
Cultura
Come detto prima, la
guerra risultò pertanto
inevitabile, e non tardò
molto a sopraggiungere.
Il territorio della contessa
non era soltanto vasto e
ricco, ma soprattutto Matilde divenne così la Paladina della fede cristiana,
e del suo rappresentante
dinnanzi a Dio, il pontefice Gregorio VII. Il conflitto tra l’imperatore Enrico IV e la cugina
(perché era sua cugina,
ma a quei tempi ci si
“scannava” anche con
legami di parentela ben
più stretti), non era causato solo dall’appoggio
di lei al papa, ma anche
dall’arcinoto episodio del
gennaio 1077. In quel
frangente, lo scomunicato Enrico, restò a gelare
per tre giorni fuori dal
castello di Canossa, prima di ricevere il perdono
del Vicario di Cristo (e
forse Gesù sarebbe stato
anche più misericordioso). La guerra andò avanti, con le devastazioni
provocate dal passaggio
degli eserciti (che pure
somigliavano più a semplici manipoli). Si giunse
infine al convegno di
Carpineti, fissato dalla
contessa nell’omonima
rocca, a 800 m d’altitudine sull’Appennino reggiano, già imbiancato di
neve (era la fine del decisivo anno del Signore
1092). I nobili e gli ecclesiastici stavano per
ufficializzare la generale
decisione di arrendersi
alle truppe imperiali,
quando Giovanni l’Eremita tuonò con un’arringa così forte da spingere
Matilde a proseguire nella lotta, e così fece, e vinse. Donna di acuta intelligenza e non indifferenti
doti diplomatiche, era
anche
profondamente
colta per quel periodo (e
non solo), conosceva e
parlava fluentemente il
latino, il tedesco e il francese (l’inglese del tempo). Fisicamente dotata,
infatti viaggiò molto e
condusse di persona campagne militari, il fatto
che fosse robusta non
significa però che questo
togliesse femminilità ai
suoi tratti, che appaiono
sempre dolci e aggraziati
nell’arte. Anche gli uomini di lettere l’hanno
citata, da Dante al Tasso.
Morì nel 1115, vivendo
quasi senza pace, ma
compiendo cose straordinarie.
Davide Grisendi
3^I
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Società
CARNEVALE A CASTELNOVO SOTTO
Il Carnevale di Castelnovo
Sotto inizia i preparativi fin
dalla primavera precedente
Anche questo anno dal 9
Aprile c’è stata la mostra mercato : si tratta di una manifestazione dove intervengono
rappresentanti di tutti i carnevali d’Italia e dove si fanno
scambi di maschere e/o carri.
Questo, tuttavia, non accade
materialmente fino alla fine
dell’estate
Le scuderie che riescono a
scambiare avranno facilitato il
lavoro per l’anno successivo,
anche se potranno decidere di
apportare notevoli modifiche
all’architettura
del
carro
(aggiungere/togliere maschere
e modificarne i movimenti).
Coloro che non riescono a
scambiare, dovranno costruire
un carro ex-novo di sana pianta, il che richiederà un lavoro
faticoso e ben organizzato.
Agli inizi di Settembre le scuderie provvedono ad effettuare materialmente gli scambi
contrattati; ciò comporta lo
spostamento di camion di
notevoli dimensioni, perché le
maschere possono raggiungere facilmente i 7-8 m di altezza.
Inizia,
così, il lavoro vero e proprio;
si preparano i supporti di carpenteria metallica, si piazzano
le maschere e si posizionano i
motori elettrici o gli impianti
ad aria compressa per i movimenti.
9
Dopo di che le maschere più
complesse vengono rifinite;
sistemata la struttura generale,
si procede a ricoprire il tutto
con cartapesta e a verniciarla
con uno strato di pittura idrofuga in grado di proteggere le
maschere dalle intemperie.
L’organizzazione del carnevale non tratta solo aspetti tecnici come potrebbe esserne la
costruzione; perché mentre il
lavoro viene effettuato, si
scherza e si ride in allegria.
Finito il compito che occupa
un giorno alla settimana, per
un totale di trentacinque sere,
verso la mezzanotte, si mangia tutti insieme e si risolvono
eventuali problematiche che
potrebbero
accadere.
Negli ultimi anni il Carnevale,
che è ormai diventata una
tradizione di paese, deve affrontare il problema della crisi
economica. Sta diventando
sempre più difficile e impegnativo trovare i fondi necessari alla costruzione. Questo,
che potrebbe essere considerato e che effettivamente è un
problema, ha stimolato maggiormente gli abitanti del paese a cooperare e ad operarsi
per il successo di ogni anno
del
corso
mascherato.
Ci sono, infatti, tantissimi
volontari che preparano l’impasto del gnocco fritto, che si
occupano della sicurezza in
caso d’incendio e del servizio
casse, persone che
mantengono i rapporti con la
SIAE, altre che ancora finanziano
i
fotografi.
I volontari sono anche coloro
che fanno parte delle loro
scuderie e che svolgono il
loro senza avere nulla in cambio. Le scuderie che tuttora
gareggiano sono sette : L’Olimpia 2, La Fenice 11, La
Belvedere 3, La Montagnola,
L’Avis e Junior. Inoltre, vi è
un gruppo chiamato Fiac che
si occupa di adornare il paese
con le varie maschere e giochi
nello stile per i più piccoli.
Il carnevale a Castelnovo è
presente dal 1946; da allora i
temi presenti sono cambiati in
modo
molto
evidente.
Nel secolo scorso i soggetti
erano storici , adesso sono
perlopiù
d’intrattenimento
come film, canzoni e talvolta
temi che affrontano la politica
odierna
con
ironia.
Possiamo definire tutto ciò
come tradizione, momento di
festa o tempo propiziatorio ,
ma si tratta anche di un vero
sentimento patriottico
che
unisce per quattro domeniche
“il sentire comune” della popolazione dei paesi vicini e
limitrofi.
Salsi Martina
1^D
Società
LA (A-)SOCIETA' DI OGGI
Spesso si sente parlare di società e di come influenzi la
nostra vita quotidiana, ma
cos'è la società? E, soprattutto, com'è quella di oggi?
Per società si intende un gruppo umano costituito al fine di
sviluppare la cooperazione tra
individui che hanno interessi
generali comuni e quella
odierna può essere definita
con un solo aggettivo,
"multietnica", ossia formata
da persone con culture, tradizioni, usi e costumi completamente differenti tra loro. Questo è l'effetto della globalizzazione, che ha fatto assumere
una dimensione mondiale non
solo ai commerci, ma anche
alla cultura: ciò implica il
rapportarsi col diverso. Proprio come, durante il processo
di ellenizzazione della società
romana, dopo la conquista
dell'Oriente greco e la distruzione di Cartagine, le reazioni
sono differenti: c'è chi assume
una posizione fortemente razzista e di diffidenza verso il
diverso, ma c'è anche chi coglie l'opportunità per un pacifico confronto “a kilometri
zero". Nessuno spreco di tempo per spostarsi, quindi. Il
tempo, proprio qualcosa che
manca alla società, che corre
ed è sempre di fretta ed il risparmio di tempo diventa una
prerogativa: tutto tende alla
velocità. Qualche esempio? Il
gergo giornalistico che elide
tutto ciò che non è necessario
all'immediata comprensione
del messaggio o il linguaggio
degli SMS che, attraverso
ogni tipo di abbreviazione,
attua un vero e proprio omicidio dell'idioma italiano. La
stessa tecnologia non è esclusa da questa caratteristica e sta
diventando una parte fondamentale della quotidianità,
tanto da far pensare ad alcuni
antropologi che l'evoluzione
dell'uomo sarà sedersi davanti
ad un computer. Smartphone e
tablet sembrano rendere la
vita più facile a tutti, connessi
in tempo reale a chiunque,
ovunque si trovi e qualunque
cosa stia accadendo, tanto che
persino la morte viene postata
in rete.
Ecco come perdere l'autenticità delle relazioni personali,
evitando di parlarsi “faccia a
faccia", nascondendosi dietro
ad uno schermo. La maratona
che conduce la società quotidianamente fa sì che si possano fare molte cose in molto
meno tempo, ma non si trova
più spazio per i valori, che
vengono calpestati dalle nostre scarpe da running .Non
c'è tempo per gli amici, non
c'è tempo per fermarsi a parlare coi propri genitori di com'è
andata la giornata, non c'è
tempo nemmeno per mangiare. Ognuno corre sulla propria
corsia. Siamo proprio sicuri
che sia confermata la definizione iniziale?
Francesca Romani
3^I
10
Società
64° FESTIVAL DELLA CANZONE
ITALIANA:CHE AFFRONTO
Come iniziare meglio la terza
serata del Festival se non con
uno dei grandi classici della
musica come “Le nozze di
Figaro” di Mozart? Si apre
cosi', ricordando il grande
direttore d'orchestra Abbado,
l'appuntamento del 20 febbraio,che continua nel segno
della memoria con Renzo Arbore, che cita storici conduttori
come
Bongiorno,Baudo,corrado,Enzo Tortora e la Carrà. La parentesi culturale di Flavio Caroli, che
commenta il celeberrimo quadro in morte di Vincent Van
Gogh, è interrotta dai i Shai
Fishman: il gruppo di vocalist,
non accompagnati da nessun
strumento, gioca sull'effetto
11
sorpresa ( e perchè no, su
quanto accaduto la prima serata) per ravvivare l'atmosfera,
trasformata quasi in quella di
un musical. Il cuore dell'evento è però rappresentato dalla
sfida tra i quattordici cantanti
che emerge faticosamente
come se non fosse il festival
della canzone italiana. Tirando
le somme, al vertice della classifica si colloca Francesco
Renga con “Vivendo Adesso",
seguito
da
Arisa
con
“Controvento". Ospite anche
l'astronauta Parmitano, ma
nemmeno la sua presenza riesce a risollevare gli ascolti,
che crollano a picco. Il motivo? Facile intuirlo. L'elenco di
“cose belle” stilato dalla Litiz-
zetto e da Fazio nelle serate
precedenti sulle orme del tema
del Festival, la bellezza, include la seguente: "bello è vedere
un barista far portare via le
slot machines perchè le persone si giocano lo stipendio".
Giustissimo, ma non manca un
po' di coerenza? Ecco il motivo per il quale gli italiani evitano Sanremo, lo sfarzo ostentato nella consapevolezza di
un momento di crisi, in cui le
persone sono costrette a minacciare di togliersi la vita pur
di avere ciò su cui è fondata
la nostra Repubblica: il lavoro.
Francesca Romani
3^I
Società
“ LA CITTA’ DELLA GIOIA”
Impressioni e Considerazioni sull’India
L’India è sempre stato un paese
con una doppia faccia. Testimonianza di ciò è anche Il film “la
città della Gioia” che, nonostante
sia ambientato nell’India degli
anni ’80, mostra profonde analogie con la società indiana attuale.
“La città della Gioia” era un quartiere di Paria situato nella periferia di Calcutta. Esso accoglieva
soprattutto famiglie che giungevano da paesi rurali, verso la grande
città, in cerca di un lavoro e di
condizioni di vita migliori.
Confrontando il film con la realtà,
l’India, sia oggi che nel passato, è
sempre stata simbolo di ricchezza
e di sviluppo sociale ed economico; tuttavia nasconde una povertà
disumana.
La popolazione è suddivisa in
caste, in cui i poveri (Paria, intoccabili) sono schiacciati dal peso
dei ricchi, emarginati dalla società
e costretti a vivere in condizioni
estremamente disagiate.
Fino agli ultimi anni del secolo
scorso, come mostra il film, lo
scontro tra ricchezza e povertà era
condizionato dalla presenza della
malavita locale che controllava le
attività lavorative della classe
sociale inferiore e talvolta si mostrava violenta persino nei confronti dei turisti stranieri. I mafiosi fornivano un lavoro ai Paria
esigendo in cambio fedeltà, sottomissione e pagamento di un
“contributo”.
Anche l’organizzazione delle
città, che in quegli anni si andavano espandendo, era gerarchica. Da
un lato vi erano le ville eleganti e
sfarzose di malavitosi e politici
che proteggevano soltanto i loro
interessi, dall’altro i malfamati
sobborghi della restante parte
della popolazione che, non avendo di che vivere, alloggiava in
baraccopoli costruite con materiali di fortuna, quali fango o legno.
Le abitazioni erano prive di servizi igienici e di elettricità; le famiglie erano costrette a cucinare il
poco cibo, frutto delle interminabili giornate di lavoro (soprattutto
riso) e accendendo un fuoco davanti alle loro case cenavano
seduti tra fango e rifiuti.
L’acqua, spesso difficile da trovare, la si reperiva presso fiumi,
pozzi o con pompe a mano. Le
condizioni igieniche erano più che
precarie; la maggioranza dei paria
che risiedeva nei sobborghi era
colpita da malattie come la tubercolosi e la lebbra.
Il rispetto delle tradizioni, anch’esse legate alle caste sociali,
era molto importante. Le donne
paria potevano sposare un uomo
di una classe superiore solo se
avevano una dote adeguata e,
spesso, il padre lavorava fino allo
sfinimento per permettere alla
figlia di sposarsi.
Le donne, secondo la religione,
non potevano lavorare ma dovevano solo occuparsi della sfera
famigliare.
Nonostante spesso fossero malati,
i capi famiglia, continuavano a
lavorare per assicurare la sopravvivenza ai figli. Lo stato non assicurava cure mediche, ma esse
venivano prestate soltanto da
missionari che, provenivano da
Paesi ricchi, come l’America e si
mettevano al servizio dei poveri,
curandoli e creando veri e propri
ambulatori nei quartieri più disagiati. Essi cercavano anche di
convincere il popolo a ribellarsi e
non sottomettersi ai più ricchi.
Ciò comportava spesso scontri fra
popolazione e malavita, che continuava ad approfittarsi dei poveri,
distruggendo quel poco che possedevano sia materiale che affettivo.
Oggi, l’organizzazione indiana di
fatto non è cambiata, anche se si
può notare che, con il trascorrere
dei decenni, le donne sono riuscite ad ottenere una maggiore
emancipazione, che assicura loro
gli stessi diritti e doveri degli
uomini, sotto l’aspetto culturale,
economico e sociale.
Verso gli inizi del ventunesimo
secolo, l’India ha conosciuto un
importante sviluppo industriale.
Le multinazionali occidentali
hanno spostato la loro sede nelle
più grandi città indiane, dove la
manodopera costa meno. Tutto
ciò è stato favorito dal governo
reggente di quegli anni che prometteva migliori condizioni di
vita per tutte le caste.
L’India appare, quindi, agli occhi
dell’Occidente come un Paese che
splende, ricco e avanzato in tutti i
campi, soprattutto in quello informatico. In realtà conserva ancora
un retroscena piuttosto cupo. Con
l’industrializzazione solo una
parte molto esigua della popolazione si è arricchita mentre la
maggioranza continua a vivere
nelle periferie in pessime condizioni.
12
Società
Quello che comprendiamo è dunque che gli unici ad aver tratto
vantaggio sono i ricchi del secolo
scorso. Essi non hanno fatto altro
che aumentare il divario con le
classi meno abbienti, escluse dal
processo di globalizzazione.
Nelle città aumentano i quartieri
ricchi ma allo stesso tempo anche
le baraccopoli. I primi distruggono gli altri, costringendo molte
persone a vivere come mendicanti o senza tetto.
L’India si trova ancora a dover
combattere tra globalizzazione ed
arretratezza, le mucche sacre
13
pascolano nel centro delle metro- umilianti, ma che assicurano loro
poli, a fianco di Limousine e la libertà.
Rolls- Royce, le baraccopoli
fantasma ogni anno, nel periodo
Ferroni Manuela
monsonico, scompaiono sotto
3^D
fiumi impetuosi di detriti e fango,
mentre nelle ville dei ricchi l’acqua sgorga nelle fontane danzanti
dei loro giardini.
Come in ogni stato, l’economia
del Paese dipende dalle decisioni
politiche: in India i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri
sempre più poveri e costretti a
dover scappare in altri Paesi,
accontentandosi di lavori a volte
Società
I NOSTRI GIOVANI CREDONO ANCORA
NELLA POLITICA?
I politici, i parlamentari in
particolare, dovrebbero dare
un esempio di vita ai cittadini,
dovrebbero
essere
il
“cittadino per eccellenza”.
Ora vien da ringraziare che
ciò, in Italia, non accada, chi
vorrebbe infatti come amico
qualcuno che appena può ti
tradisce per cercare di ottenere ciò che hai tu?
Sicuramente il mondo politico
non fornisce un buon esempio
ai giovani, cominciando dalle
liti, arrivate anche alle mani
come fossero animali, alle
ritrattazioni o alle cose dette e
smentite dopo pochi giorni.
Persone del genere non danno
nessuna fiducia ad una gioventù che si trova, ora come
non mai, in grande difficoltà,
ed ha bisogno di certezze e
punti di riferimento sicuri.
Ed è proprio questa sicurezza
che manca; pensare che solamente in un anno abbiamo
visto cambiare tre inquilini di
palazzo Chigi (nel febbraio
2013 era ancora in vigore il
governo Monti) .
E’ anche vero che la figura
del politico è altamente stereotipata al giorno d’oggi; egli
è colui che ruba soldi, pensa
solo al proprio bene, non lavora ecc.
Tutto ciò porta i giovani ad
allontanarsi sempre di più
dalla politica, dicendo solamente che questa, in Italia, “fa
schifo”, non se ne interessano
e non provano a migliorarla
pensando che potrebbero essere loro a fare la differenza, a
cambiare le cose.
Per fortuna ci sono ancora
alcuni ragazzi che, nonostante
tutto, credono ancora in questo Paese e ad una politica di
cambiamento.
Spesso però i giovani, che
vengono invitati a partecipare
attivamente a questi argomenti, successivamente non sono
presi in considerazioni e inevitabilmente continuano a
governare e decidere gli adulti, i “più anziani”.
Viene quindi da dire: Sono i
giovani a non credere nella
politica o sono loro a non
credere in noi?
Elisa Seligardi
3^I
14
Progetti
Viaggio e ricordo
Da qualche anno l’Arte nel
nostro Istituto ‘’Matilde di
Canossa’’ si veste di nuovo e
lo fa attraverso molteplici attività ,come il progetto ideato
dalle docenti A. Angeli e A.
De Nisco in collaborazione
con M.Ferri( Disegno e Storia
dell’Arte) e gli insegnanti di
Lingue che si basa sulla didattica dell’Arte attraverso l’esercizio di laboratorio. E’ un’attività ripensata con un approccio interdisciplinare, che cattura e coinvolge gli allievi non
soltanto a livello teorico, come
studio, ma anche e soprattutto
in maniera concreta e operativa. L’idea di fondo è quella di
educare i ragazzi attraverso la
produzione scritto-grafica di
una personale indagine. Si è
partiti da una lezione teorica
15
che ha illustrato il viaggio
medievale lungo le Vie di Pellegrinaggio fino al Gran Tour
del ‘700; la tappa successiva
ha interessato l’epoca della
Rivoluzione Industriale, fino
al Turismo di Massa, che caratterizza la società di oggi.
Attraverso questi
momenti
storici sono stati acquisiti interessanti materiali di indagine:
beni culturali-artistici ed ambientali, i linguaggi e le culture dei popoli. Tra viaggio sognato e quello effettuato si
riscontrano diversi passaggi: il
viaggio diventa ricordo, un
‘’souvenir de voyage’’,una
mappa di parole e spazi ripensati attraverso procedimenti
grafici, ricerche bibliografiche/multimediali, che si concretizzano in una produzione
di mappe/cartine. Le tematiche
sono molteplici: una gita scolastica, una vacanza, un sogno
nel cassetto, un viaggio personale o nella fantasia, il
‘’viaggio della memoria’ ’un
sogno tra la danza, il cibo o
nello spazio, un percorso nella
Storia dell’Arte o nell’Archeologia oppure nel cinema o
nella letteratura. Il viaggio
diventa così veicolo di notevoli sviluppi interdisciplinari,
personali e creativi. Il laboratorio viaggio ricordo si è concretizzato nella realizzazione
di opere in unica copia, con le
sembianze di una cartina/
mappa ‘’affettiva’ ’costruita
ed inventata attraverso tutte le
tecniche grafiche acquisite da
ciascun studente.
Classe 4^O
Progetti
IO SCELGO
Gli studenti del Canossa si “orientano” attraverso
un approccio speciale al mondo del lavoro
Il giorno 22 ottobre 2013 la
classe 4°O del “Canossa” si è
recata presso l’ ”Istituto Superiore Filippo Re” di ReggioEmilia per partecipare a un
tour formativo organizzato
dall’associazione Italia Orienta. Lo scopo di questa associazione è principalmente quello
di facilitare gli studenti nel
progetto di formazione professionale dopo il diploma, ovvero fornire ai giovani una panoramica completa delle opportunità cui andranno incontro finita la scuola superiore,
ma l’intento è anche quello di
contribuire ad abbassare i livelli di disorientamento e,
soprattutto, di combattere l’abbandono universitario. Presso
la Filippo Re è stata allestita
un’area espositiva con la presenza di università e associazioni; qui si potevano reperire
informazioni e numerosi dépliant riguardanti le varie università e facoltà, tra cui quelle
di Giurisprudenza e Servizio
Sociale a Parma, la facoltà di
Architettura al Politecnico di
Milano e l’Accademia di Arte
a Milano; c’erano anche bro-
chure di associazioni che si
occupano di viaggi-studio
all’estero per i neodiplomati e
per gli studenti delle superiori.
Mariano Berriola, direttore del
Corriere dell’Università e del
Lavoro, ha condotto un dibattito sull’importanza della scelta giusta dopo il diploma puntando la riflessione soprattutto
sui valori e sugli interessi degli studenti.
Le possibilità di scelta postdiploma sono molteplici: l’Università, il mondo del lavoro,
gli ITS o il Gap Year. Quest’ultimo consiste nel prendersi un “anno sabbatico”, dopo il
diploma, per viaggiare, intraprendere di volontariato oppure di lavoro all’estero; ed è
una possibilità particolarmente
apprezzata dai giovani perché
permette di prendersi una pausa dallo studio e arricchirsi
culturalmente. Naturalmente
nel tempo di crisi che stiamo
vivendo non tutti potrebbero
permettersi l’anno sabbatico.
L’ITS invece è un’opportunità che viene offerta soprattutto
agli studenti che hanno frequentato istituti tecnici o pro-
fessionali; si tratta di corsi per
formare tecnici specializzati
che saranno assunti dalle
aziende; offrono maggiori
possibilità lavorative.
Parte integrante di tale progetto sono stati anche i colloqui di orientamento, in cui lo
staff di Italia Orienta si occupava dei vari studenti, delle
loro aspirazioni offrendo consigli utili riguardo alle scelte
lavorative o di studio.
Possiamo sicuramente affermare che è stata una preziosa
opportunità per riflettere seriamente su ciò che sceglieremo
di fare nel nostro futuro: perché oggi come oggi una scelta
giusta che rispecchia le proprie passioni potrebbe portare
lontano. Insomma, scegliere di
intraprendere un percorso con
determinazione ed entusiasmo,
potrebbe aprire molte porte in
vista del futuro.
Speriamo!
Giulia Canovi
4^O
16
Progetti
Diario del viaggio d’istruzione in Francia
Domenica 16 marzo
Inizia oggi il viaggio che ci
consentirà di effettuare uno
stage linguistico: potremo migliorare la nostra conoscenza
del francese, ma anche imparare ad adattarci a luoghi e
situazioni differenti da quelle a
cui
siamo
abituati.
Il ritrovo è alle 8.45 davanti al
parcheggio della scuola. Salutati i genitori e saliti sul pullman, alle 9.00 lasciamo il parcheggio in direzione Lione,
terza città della Francia.
Dopo circa otto ore di pullman
intervallate da alcune soste,
arriviamo a Foch, quartiere nel
centro di Lione dov'è situata la
scuola Lyon Bleu, qui i
''parents d'accueil'' ci aspettano
per portarci a casa. Incontro la
signora che mi ospiterà in questa settimana e, insieme a lei e
alla mia compagna di stanza,
raggiungo la metropolitana per
andare a casa. Dopo qualche
presentazione ed una merenda,
Louisette, questo il nome della
signora, prepara la cena. Finito di cenare, dopo aver telefonato ai miei genitori , decido
di fare una doccia e poi subito
a letto: ho proprio bisogno di
dormire dopo il lungo viaggio.
Lunedì 17 marzo
La sveglia suona alle 7 in punto, c'è appena il tempo di fare
colazione e prepararsi e siamo
fuori casa dirette verso Place
17
Jean Macé per usare la metropolitana. Come indicatoci dalla
nostra padrona di casa, io e la
mia compagna di stanza, dobbiamo seguire la linea blu e
poi effettuare un cambio per
proseguire con quella rosa
fino a Foch. Scese dalla metrò
ci tocca fare un tratto di strada
a
piedi
e
finalmente
arriviamo all' istituto Lyon
Bleu.
Assegnate alle classi, entriamo
nelle aule, dove la nostra insegnante , rigorosamente in lingua francese, si presenta e
chiede lo stesso a noi. Parliamo un po' dei media e dell'attualità ed è già il momento
della ricreazione. Alle 11.30
riprendiamo la lezione e l'insegnante ci propone un test d'ascolto simile a quello proposto
all'esame DELF (diplome d'études de langue française) B2.
Finita la prova è l'ora di pranzo, io e le mie compagne ci
avviamo alla caffetteria ''
Escale Lyonnaise'': qualità del
cibo decisamente discutibile.
Dopo il pranzo, usando la metropolitana prima e la funicolare poi, raggiungiamo la Basilica ''Notre Dame de Fourvière'' superba costruzione.
Torniamo indietro a piedi,
passando attraverso il suggestivo giardino delle rose per
poi visitare ''le Vieux Lyon'',
un quartiere rinascimentale
costruito lungo la Saona e ricco di traboules ( passaggi pedonali che attraversano cortili
privati di edifici e che permettono il transito diretto da una
via cittadina all'altra). Ci rechiamo infine ad ammirare il
muro dipinto dai lionesi celebri, reale capolavoro che domina una delle strade principali di Lione. Sono già le 18,00,
è il momento di ritornare nelle
famiglie a cui siamo stati affidate. Arrivate a casa la nostra
mère d'accueil prepara una
pizza , è un po' diversa da
quella che siamo abituati a
mangiare, ma è buona comunque; il tempo di fare una
chiacchierata, una doccia, ed è
già ora di addormentarsi.
Martedì 18 marzo
Dopo una veloce colazione a
base di latte caldo e madeleines al cioccolato, ci prepariamo per un'altra giornata ricca
di impegni. Arrivate a scuola,
la nostra docente decide di
farci vedere l'estratto di un
programma di satira francese ,
lo commentiamo
insieme.
Dopo la breve pausa di metà
mattina, la lezione riprende e
ci mettiamo alla prova con
una produzione scritta riguardante un argomento prestabilito, come previsto dal DELF
livello B2. A conclusione della
mattinata a scuola, è il momento del pranzo. Nel primo
pomeriggio ci attende una visita guidata al museo del cinema
''Institut Lumière'' per
Progetti
una panoramica estetico,
scientifico e storica dell'invenzione del cinematografo : visita molto interessante. Dopo,
un po' di tempo libero quindi
ritorniamo a casa. Per la cena,
Louisette decide di portarci a
mangiare in un kebab del
quartiere, tornate a casa, facciamo la solita doccia e stanche andiamo a dormire.
a casa dove ci aspetta la cena:
il piatto preparato da Louisette
è la Raclette, piatto tipicamente francese e molto ricco,
gli ingredienti principali sono
patate, formaggi da far sciogliere e versare sopra le patate
e salumi che accompagnano le
patate. Dopo la solita routine
anche questa giornata giunge
al termine.
Mercoledì 19 Marzo
Giovedì 20 Marzo
Sveglia alle 7,00, colazione
veloce, e subito sulla metropolitana per raggiungere Foch e
arrivare alla Lyon Bleu. La
prima parte della lezione è
dedicata al ripasso di alcune
regole grammaticali, mentre
nella seconda parte della lezione affrontiamo una prova
di comprensione . Dopo il
pranzo a ''l'Escale Lyonnaise''
ci rechiamo sulla Saona per
una piccola crociera lungo
questo maestoso fiume. Osserviamo la Lione dallo stile rinascimentale affiancata dalla
nuova Lione, caratterizzata da
costruzioni alquanto particolari. Dopo questo suggestivo
viaggio visitiamo il
museo delle marionette che
apprezzo particolarmente. E'
possibile ammirare ogni sorta
di burattino, proveniente da
tutto il mondo. Conclusa anche questa visita usando la
metropolitana, io e la mia
compagna di stanza arriviamo
Sveglia alle sette, colazione, e
subito fuori per incominciare
un'altra giornata piena di attività. Arrivo in classe, il tema
della giornata sarà la francofonia, essendo proprio il 20
Marzo la giornata della francofonia. Ci viene quindi data
una scheda contenente dieci
parole dal suono bizzarro tanto quanto il significato e con
esse dobbiamo comporre, a
coppie, un breve racconto che
le contenga tutte e dieci. Finita la lezione e dopo aver pranzato, tramite la metropolitana
arriviamo alla ''Maison des
Canuts'' dove impariamo a
conoscere i laboriosi processi
che consentono di ottenere un
prezioso prodotto come la
seta. Proseguiamo il pomeriggio tra le vie del quartiere
''Croix Russe'' , pieno di traboules ma anche giovane.
Dopo un giro con le mie amiche, raggiungo la metro' ,
seguo la linea rosa e poi la blu
per arrivare a piazza Jean Macé e poi tornare a casa dove ci
aspetta la cena. Louisette ci
presenta le Quenelles, una
specialità lionese che può essere a base di carne, pesce o
uova. Dopo una doccia, leggo
un articolo di giornale, servirà
per la lezione del giorno dopo,
poi affaticata dalla lunga e
impegnativa giornata mi addormento.
Venerdi 21 Marzo
Ultimo giorno alla Lyon Bleu,
la nostra insegnante ci aveva
precedentemente dato il compito di trovare un articolo di
giornale ed esporlo alla classe
in francese, così espongo l'
articolo da me letto, riguardante gli adolescenti e
la loro gestione del denaro,
me la cavo! Si conclude così
lo stage presso l'istituto Lyon
Blue, ringraziamo l'insegnante
per la grande disponibilità
dimostrata e lasciamo definitivamente la scuola della quale
mi rimarrà un'ottima impressione. Ci rechiamo a ''L'Escale
Lyonnaise'' per consumare
(finalmente!) l'ultimo pranzo e
siamo così pronte per affrontare il nostro tanto atteso pomeriggio libero all'insegna
delle compere. Raggiungiamo
tutti quanti la metropolitana e
poi proseguiamo utilizzando
il filobus : arriviamo al primo
18
Progetti
centro commerciale dove restiamo per circa un'ora e mezza. Ci ritroviamo al punto d'incontro e proseguiamo per la
seconda tappa: il centro commerciale Part Dieu, dove trascorriamo altre due ore. E'
immenso e pieno di negozi,
ristoranti e caffè. Trascorse le
due ore io e le mie compagne
torniamo a casa dove ci aspetta l'ultima serata di quest'avventura. Louisette ci fa assaggiare delle salsicce preparate
dalla sua famiglia accompagnate da un contorno di riso.
Su un quaderno che la nostra
padrona di casa possiede, scrivo un pensiero per Louisette,
lasciando una traccia del mio
19
passaggio in quella casa , poi a genitori con cui torno a casa.
Finisce una grande esperienza
letto!
che sicuramente rimarrà tra i
miei ricordi più cari: mi sento
Sabato 22 Marzo
più sicura nell'esprimermi in
Dopo una nottata un po' inson- lingua francese e soprattutto
ne, mi sveglio: oggi il cielo è sono soddisfatta di essere riucoperto da nuvole e piove ab- scita ad orientarmi in una città
bastanza. Facciamo colazione, grande come Lione utilizzando
sistemiamo le ultime cose e autonomamente i mezzi pubsalutiamo Louisette. Arrivate a blici e la metropolitana in parFoch proseguiamo fino al pun- ticolare. Trovo che Lione sia
città particolarmente
to d'incontro dove ci attende il una
pullman. Partiamo alle nove, affascinante e vorrei assolutail viaggio di ritorno passa in mente tornarci anche in futuro.
fretta, dopo due soste lungo
l'autostrada, alle 15,.30 siamo
Alessia Vezzani
al parcheggio del nostro istitu3^D
to, prendo la valigia, saluto le
mie compagne e ritrovo i miei
Progetti
MAROCCHINO MA VERO ITALIANO.
Cittadino di Rabat viene eletto dai novellaresi Assessore all’Associazionismo, al Volontariato e ai Giovani.
NOVELLARA – Non sempre gli
stranieri ed in particolare i marocchini sono ben accolti nel nostro
Paese ma sono talvolta visti di
malocchio, soprattutto se occupano cariche importanti a cui aspirano gli italiani.
Ci sono tuttavia delle eccezioni,
città che hanno compreso la multi
etnia ed aprono gli orizzonti verso
nuove culture. E’ il caso di un
piccolo comune della bassa reggiana, Novellara, la cui popolazione ha eletto come Assessore
un signore di origini marocchine
di quarantatré anni, immigrato in
Italia ventitré anni fa ed operaio
in un’ officina metalmeccanica.
Si chiama Youssef Salmi. E’ nato
a Rabat, in Marocco, il 7 giugno
1969 e ha vissuto nella capitale
per ventuno anni. Dopo aver intrapreso gli studi nell’ambito
delle scienze sperimentali, ha
abbandonato la scuola e ha deciso
di lasciare il suo Paese nell’agosto 1990. Come egli stesso ha
affermato, la scelta è stata maturata durante una conferenza, tenutasi a Rabat, sui diritti del fanciullo e della donna. Comprese che,
non potendo esprimere liberamente la sua opinione, “il Marocco gli stava ormai stretto”. Voleva infatti scoprire il mondo e
spaziare i suoi orizzonti e le sue questa associazione, alcuni suoi
amici italiani lo convinsero ad
conoscenze.
intraprendere la carriera politica
In un primo momento giunse in per passione. A Novellara il Sig.
Francia con un visto turistico, Salmi ricoprì inizialmente la caridove trovò alloggio presso suo ca di Consigliere per cinque anni;
zio, che viveva nella nota successivamente quella di asses“Banlieau de Paris”, un ghetto sore. Ora è in carica da due mandella periferia parigina dove risie- dati ed alla fine di quest’ultimo è
devano immigrati marocchini. sicuro di ricandidarsi per portare
Tenendosi in contatto con il fra- a compimento i suoi obiettivi
tello e la sorella, già trasferiti in iniziali. Egli è rimasto molto
Italia, entrò nel nostro Paese ille- colpito dalla storia e dalla Costigalmente nel settembre del 1990 tuzione italiana, la più bella del
giungendo a S.Maria di Novella- mondo, e la base di tutte le costira, dove si ricongiunse con i suoi tuzioni più importanti.
familiari. Rimase clandestino per
quattro anni e mezzo, fino al 1995 Vuole trasmetterla ai giovani
quando sposò una cittadina di d’oggi affinchè comprendano ciò
S.Giovanni di Novellara, portan- che i loro nonni hanno compiuto
do a compimento un matrimonio per assicurare loro un futuro mimisto. E’ sempre stato ben voluto gliore non sconvolto da guerre e
dai giovani e meno giovani novel- carestie. Vorrebbe anche diffonlaresi che l’hanno sempre consi- dere il significato del “Tricolore”,
derato uno di loro, non badando visto soltanto come una bandiera
alle sue origini. Rimasto sconvol- di riconoscimento priva di valore.
to dalle condizioni di vita degli E’ proprio durante la giornata del
immigrati in Francia, istituì nel 7 gennaio che, in ricorrenza del
1999 “l’Associazione Araba Cul- duecento sedicesimo anniversario
tura e Solidarietà” con lo scopo di del Tricolore Italiano, l’Assessore
creare una società in cui culture ha fatto innalzare la bandiera
diverse potessero fondersi insie- italiana in tutte le scuole di Nome senza dare vita a conflitti. Il vellara sulle note dell’inno di
motto di tale associazione è pro- Mameli. Altro suo progetto futuro
prio: “La conoscenza e il rispetto è quello di permettere una collareciproco sono alla base della borazione tra i novellaresi e gli
convivenza”. Con il successo di immigrati stranieri che, a
20
Progetti
differenza di come si possa
pensare, nutrono sovente risentimenti nei suoi confronti.
Sono talvolta i suoi connazionali che lo colpevolizzano di
stare dalla parte degli italiani.
Anche alcuni novellaresi hanno ancora pregiudizi nei suoi
confronti, nonostante la maggior parte di essi sia pronta a
votarlo alle prossime elezioni.
Non è tuttavia riconosciuto in
Marocco il suo impegno da
Assessore comunale, e ciò lo
rammarica molto, nonostante
21
il Console nutra per lui una
grande stima. Quello che è
veramente importante è che
qui in Italia si è completamente realizzato, diventando il
secondo assessore straniero
della penisola. Alla domanda:
“La vedremo presto in Parlamento?” egli ha risposto: “Il
Parlamento è un progetto molto ambizioso e comunque penso ci sia ancora bisogno di me
in questo territorio. Mi limito
quindi ad aspirare ad una carica in Provincia od in Regio-
ne”. Gli auguriamo di continuare al meglio nel suo intento perché ci ha dimostrato che
il suo amore per la nostra patria lo ha trasformato in un
Italiano a tutti gli effetti, seppur non rinnegando il suo
Paese.
Manuela Ferroni
3^D
Creatività
Bullismo
Una stanza buia,
la paura in agguato,
violenza, odio, terrore
e nessun rimpianto.
Questo piccolo fiore,
fragile e appena nato…
ha appena subito.
Ma questo fiore presto crescerà
e troverà la forza, il coraggio
di combattere tutte le bestie cattive
che non hanno coscienza
di quello che fanno.
Anonimo
22
Creatività
Donna
La Donna assapora il mondo nella sua
immensità.
Con le sue labbra bacia la vita e
la morte.
La donna è come un sentiero, ti
accompagna,
sempre.
Lacrime innocenti solcano il suo volto e
una miriade di pensieri invade la sua
mente.
La donna sboccia in primavera con i fiori,
cresce e vive tra le stelle.
Dorme nella sua morte e crede nella sua
Vita.
Ferretti
2^C
23
Creatività
La fin
Il cielo predice l'avvenire
Dice solamente il vero
Mi dispiace non esser potuto guarire
Ma ormai è diventato tutto nero.
Le tue lacrime cadevano su di me
Come pioggia in questa triste primavera
Urlanti gridavano amore
Nella loro calda purezza
Mentre ancora il tuo corpo caldo
Mi proteggeva dai ricordi
Il tempo continua a scorrere
Come il tuo pianto dolorante
E un tuono fa palpitare i nostri
Cuori, dei quali solo uno si fermerà.
Anonimo
24
Creatività
MANDELA IL LEONE
Ascolta il poeta lontano da te
Ma vicino al tuo cuore.
MANDELA – il leone
Tu non sei solo Mandela
Tu sei il Messia
Che abolisce la repressione
Non per instaurare un’ altra
Eterno dualismo tra il bianco ed il nero,
Bensì
Per seppellire la sordida povertà
In una terra
Libera
Per
L’Amore del Cuore e dell’Anima.
A quando il tuo ruggito di speranza
Speranza di una terra senza razzismo
Mandela – il leone
Il tuo regno ti domanda
Mandela – il leone.
Boubacar Traore
25
Creatività
O Italia
O Italia, o Ausonia, o Esperia, o Italia
ke con gratia si protende nel gran mar
ke in un tempo lontano fu anco nostrano,
ke non le smette mai e mai di spumeggiar.
Tanto diversa l’è dall’insù all’ingiù, ma una
qualke cosa da sempre tutta la unisce,
anco la politica, ke tanto l’avvilisce.
Cos’è mai allor ke la tien tutta insieme,
dalle Alpi agli Appennini, e da quando
l’ebbero messa assiem li garibaldini.
Perché la penisola dà ancor tanta speme?
Fenici, Greci, Lidi, Germani, Ostrogoti e Bizantini,
Longobardi, Normanni, Arabi, Ungari e Angioini,
Tedeschi, Aragonesi, Spagnoli, Austriaci e Navarrini,
come mai tanti han fatto grandi cose e noi altri sol di casini?
Ricca è tuttavia d’ingegno, tante son le idee
quante le sue genti, da Aosta a Girgenti.
Popol eccelso e variegato, antico e mai appagato!
Anonimo
26
Creatività
Oasi
1986
Correndo in mari deserti
fiutando visioni perdute
nel tempo
mi immergo in nuove stagioni
col cuore che schiaccia
i mille teoremi del buio.
Anonimo
27
Creatività
Parlami
Parlami di quegli uomini
fratelli di sangue
parlami di quegli sguardi
fermati da sguardi di leopardo
parlami dei miei fratelli
essi sono astri strappati e
prostrati dal sole senza sole
parlami dei miei fratelli
che parlano al vento
nel cuore della notte
parlano del sole
che non hanno
chiamano il sole che brilla
che non illumina
la loro notte di dolore
che non riscalda il loro cuore
intorpidito dal freddo
in quel loro corpo
che non è più il loro.
Kokou Mawuena Ewomsan
28
Creatività
Pioggia
1986
Il vento accarezza la pelle
con gocce di pioggia
l’odore di erba bagnata
mi avvolge.
Silenzio:
nell’aria
le lacrime scendono piano con
tristezza e rimpianto;
una voglia costante di averti vicino
mentre sei già lontano.
Anonimo
29
Creatività
Lo studente
Lo studente
Dicasi studente kello homo k’el si pote collocare
tra lo sesto e lo decim’ottavo anno di sua vita
un’etade entro la qual pare non vi sia via d’uscita
un’etade entro la quale pare che nulla se possa fare.
Già l’era sì dura cominciar quando s’era ancor de’ pargoletti
meglio non ridir di quando s’è giunti alle schole superiori
ché sempre tanto sa da fa tra la schola, la casa e fuori
con lo capo chino su li libri, e far la spola tra codesti e li letti.
Per accomodar lo corso degli eventi s’è ormai soliti dividere in due fasi:
lo biennio per kelli c’hanno ancor da definirsi fanciulli, seppur cresciuti
e lo triennio per li più anziani, ove ognun l’è già tristo se pensa al domani
dopo ogn’anno perviene kella tanto sospirata estate, ove s’entra in stasi.
La grave e magna minaccia è da subito incombente, ma subito non si sente
sicché essa sopraggiunge senza che li miseri sian pronti a quel duro patire
è durante lo quint’anno che lo pressante studio mette a prova la mente
son que’ momenti della vita ove lo tristo ha desio d’imprecar contra Gentile.
Anonimo
30
Creatività
Silenzio
Le nuvole prendono il sopravvento nel
cielo.
Porte chiuse da tempo
si aprono con il tuo
silenzio.
Si arresta il mondo
ma è come un
rumore, il più inquietante
dell’universo
perché è il sapore della solitudine
che ti porta ad assaporare
la pazzia.
Anonimo
31
Creatività
Una macchina da guerra
L’uomo enfatizza il suo
orgoglio
e nei suoi gesti illude le speranze.
La pioggia del cielo si tramuta in
sangue
ma ogni lacrima solca il suo cuore.
L’uomo è come una macchina
da guerra,
procede senza tregua
fino a rapire il tuo unico
respiro.
Ferretti Chiara
2^C
32
Creatività
L’infinita disoccupazione
L’infinita disoccupazione
Sempre cara mi fu quest’erma scrivania,
e questa sedia, che da tanta parte dell’
ultimo giorno d’impiego il guardo esclude.
Ma attendendo e mirando interminate casse
integrazione di là da quella, e sovrumani
licenziamenti, e profondissimo torpore
io nel pensier mi fingo ove per poco la
ripresa prenderà ’l posto della depressione.
E come il capo-ufficio odo sbraitar tra li
corridoi, io quello infinito silenzio alla sua voce
vo comparando: e mi sovvien l’etade passata, e
gl’impiegati ne li lor uffici, e il dolce labor de li
elettronici arnesi.
Anonimo
33
Creatività
Winnie Mandela
Zia Winnie
ti rinnovano la consegna
ancora cinque anni di messa al bando
Osserva le nostre teste di struzzo
nascoste
sotto la sabbia caritatevole
delle frontiere intangibili
ed ebbi fede
Abbi fede
senza lacrime
o sorrisi
Zia Winnie Mandela
abbi fede
sino a una nuova ingiustizia
Moussa Kanaoute
34
Composizioni in lingua
IMAGINE YOU ARE ON A DESERT ISLAND ...
IMAGINE YOU ARE ON A DESERT ISLAND ...
If I was on a desert island, first of all, I'd take a lot of water and food. Secondly, I'd take some
clothes, including a swimsuit to take long baths in the sea. I think I'd enjoy the island for some
days, eating tropical fruits and exploring it, but then I would probably go away, so I'd take a
helicopter and a good and nice pilot, then we could fly away whenever we wanted to. I guess
we'd also need some fuel, so I'd take that as my last thing. I wouldn't bring a mobile phone with
me because it wouldn't probably work and, moreover, I hope it would be the first and last time
for me on a desert island and if I had my mobile I wouldn't enjoy the island, I'd only take care
of it and, honestly, when could I go again on a desert island? I think it would be a great experience, quite scary, but also wonderful.
Busani Alessia
1^E
35
Composizioni in lingua
Warrior women
After centuries of oppression,
The Woman, the mother , the sister, the wife
gets up again: she reclaims her dignity.
The woman reacts and becomes light as air
She defeats men's cruelty.
Today; women are free as eagles,
beautiful as a rainbow and strong as hurriganes.
Lombardi Alessandra
1^E
36
Composizioni in lingua
New York for everyone
New York, also known as the Big Apple, is the most populous city in the USA and it has about
20 million inhabitants in its metrolopitan area. It's a city of one the highest skyscrapers in the
world and the most important stock exchange is there, in the famous Wall Street. It's one of the
largest city in the world!
The city of the Statue of Liberty is a multiethnic city. Over 170 different languages are spoken
there. Famous are the suburbia of Little Italy and Chinatown in Manhattan. The population of
the city is composed by whites, hispanics, blacks, asians and native americans. The immigrants
are about 3 million. Most of the immigrants who live in the city come from Dominican Republic, China, Jamaica, Mexico, Italy and Columbia. There's also the largest Jewish community
outside Israel.
The new mayor of New York Bill de Blasio has been elected in November 2013 with the massive support of the city's Hispanic and black communities. He's also the fourth italian-american
mayor of the city. On 12th February 2014 he made a speech at Queens College. He said:"To all
my fellow New Yorkers who are undocumented, I say: New York City is your home too, and
we will not force any of our residents to live their lives in the shadows". This offers advantages
like open bank accounts, sign leases and gain access to basic services. This also gives the ID
card to all the immigrants, even to illegal immigrants. It's a way to feel less invisible in the big
city. The mayor can't give the Green Card or the citizenship but he wants to give the partecipation of all foreigners in civic life.
Alessandra Anastasio
1^E
37
Buone Vacanze!
Dai curatori del giornalino
Coordinatori
Melli
Palazzo
Grafica
Ravichandran
Catania
Seligardi
Nozzolino
Correzione
Polimeno
Prampolini
Lerose
Moschetti
Montani
Tafaro
Pellicelli