Anno VIII - Numero 2
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Anno VIII - Numero 2
Anno 8, numero 2 ISTITUTO LICEALE MATILDE DI CANOSSA Reggio Emilia -R.E. Anno scolastico 2013/14 Cultura Da pag. 1 a pag.8 Società Da pag. 9 a pag.14 Progetti Da pag. 15 a pag.21 Creatività Da pag. 22 a pag.34 Composizioni in inglese Da pag. 35 a pag.39 La Voce di Matilde Cultura Il coraggio di sognare Iniziamo a parlare della parola “sogni”. Per me i sogni sono qualcosa che tutte le persone hanno, dal più piccolo al più grande. I più piccoli, di solito, sognano cose lontane, proibite e molto grandi per il loro futuro. I grandi, invece, solitamente hanno sogni più raggiungibili dei bambini. È difficile descrivere questa parola: innanzitutto tutti hanno dei sogni che rappresentano qualcosa che le persone desiderano fare o diventare. Secondo il vocabolario i sogni sono “immaginazione di cose irrealizzabili”, ma sono molto di più! I sogni sono qualcosa di straordinario, perché fanno viaggiare con la fantasia persino “fino all’isola che non c’è…”. Tutti hanno sentito dire almeno per una volta ad un bambino: “Voglio diventare un astronauta!”. A quel bambino tutti sorridono e tutti sanno che probabilmente non lo diventerà mai, ma quasi nessuno sa che in quel mo- 1 mento quel bambino è il bambino più felice del mondo perché ha un sogno e spera di poterlo realizzare. E questo vale per tutti: ogni persona che ha un sogno è felice. Avere un sogno rasserena molto, perché aiuta a credere in se stessi e nella propria capacità di realizzare qualcosa che sta veramente a cuore. Alcune persone ritengono che i sogni siano delle illusioni. Di solito queste persone dicono così perché anche loro avevano dei sogni e non sono riuscite a realizzarli nel modo in cui volevano, ma con un po’ di buona volontà potrebbero riuscirci. Infatti, a volte, il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato. Adesso invece parliamo della parola “coraggio”. Di solito si pensa che il coraggio ce l’abbiano solo poche persone, coloro che, per esempio, hanno il coraggio di lanciarsi con un paracadute… ma il coraggio ce l’anno tutti e consiste nei gesti più piccoli e nelle scelte quotidiane. Chi ogni giorno combatte contro la fame per sopravvivere ha il coraggio, nonostante tutto, di vivere; chi è entrato in un brutto giro di amici e decide di uscirne ha il coraggio di differenziarsi; anche chi semplicemente raccoglie una carta da terra ha il coraggio di far capire agli altri quanto sia importante l’ambiente. Quindi non esiste persona che non abbia coraggio. Essere coraggiosi, però, non vuol dire assolutamente essere incoscienti, come spesso si potrebbe fraintendere, anzi le parole “sogni” e “coraggio” sono fortemente legate tra di loro, in quanto tutti possono avere dei sogni e tutti possono possedere il coraggio, ma solo pochi hanno il coraggio di seguire i propri sogni fino in fondo. Sara D’Aniello 1^D Cultura I ‘’MARZIANI’’ DEL CANOSSA Da tre anni il nostro istituto ha realizzato la formazione di un nuovo indirizzo di studi: il coreutico, specializzato in arti quali danza e musica. Spinte da curiosità abbiamo intervistato alcuni ballerini riguardo al loro originale, specializzato corso didattico. La passione che provano verso il ballo li spinge ad affrontare le difficoltà fisiche e mentali dovute a tre ore di allenamento, insieme alle normali materie scolastiche. Tutti quanti hanno ben chiaro il loro obiettivo finale, cioè quello di entrare nel mondo della danza grazie al diploma fornito dalla scuola. Oltre alle ore di lezione ogni giorno, questa attività viene ripresa da molti anche fuori, in istituti che sono improntati sulla preparazione della Cosi-Stefanescu. Non manca la vita da pendolari o la permanenza fuori dalla propria casa per vivere in convitti. Tra le materie proposte la danza classica è la prediletta, tra i ragazzi intervistati, e molti dimostrano molto interesse per i progetti master -studio come Tiptap e lezioni con Arturo Cannistrà (fondazione aterballetto). La scuola realizza anche spettacoli di fine anno, balletti collettivi tra le classi in collaborazione con l’accademia di Roma. Un esempio di viaggio formativo è la visita da parte dei ragazzi della 1°k alle lezioni svolte nell’accademia di Milano ‘’La Scala’’ o il viaggio verso Roma delle seconde e verso Montecarlo delle terze. Durante il dialogo sono emersi i pro e contro della scuola che nonostante il buon titolo che permette di acquisire al termine, secondo i ragazzi sarebbero maggiormente gradite più ore di danza e meno ore teoriche come quelle di musica ,che i ragazzi temono maggiormente. Infine i ballerini aggiungono: "per questa specificità dell’indirizzo siamo considerati i ‘’marziani’’ del liceo>>. Probabilmente questo è dovuto alla poca notorietà di questo emergente percorso artistico che avvicina in modo diretto gli allievi alla realizzazione del proprio sogno. Sara Polimeno Federica Prampolini 3^I 2 Cultura Meeting di Assisi Giovedì, 5 Dicembre 2013: dopo un viaggio iniziato poco dopo le 3.00 di mattina, Assisi ci si è presentata davvero come un miraggio. Un attimo per contemplarla e poi via (quasi) di corsa verso il Sacro Convento, per raggiungere il seminario “ PerugiAssisi. Dalla marcia di un giorno alla marcia di tutti i giorni.” "Noi": otto ragazze di quindici anni, accompagnate da una giovane di poco più di vent’anni e dal nostro insegnante di Diritto ed economia del liceo “Matilde di Canossa” di Reggio Emilia. In stazione abbiamo incontrato l’assessore Salmi, del Comune di Novellara (cittadina in cui vivono cinque di noi), il quale ci ha affiancato durante tutta la giornata. Da qualche settimana ci stavamo preparando al seminario perché - come alcune nostre compagne più grandi nel 2011 - volevamo dare un contributo alla preparazione della “PerugiAssisi”. Ci ha conquistato l’idea di passare dalla “Marcia di un giorno” alla “Marcia di tutti i giorni”. Per questo abbiamo presentato il percorso didattico della nostra scuola attraverso una nostra presentazione informatica. Del seminario ci ha colpito che vi erano persone, con ideali e ruoli differenti, interessate a partecipare a vantag- 3 gio della pace: ideale da tutti condiviso. Ci è sembrata la conferma che non è mai troppo presto, né tardi, per iniziare ad adoperarsi per la pace e il bene altrui. La pace infatti, è un interesse e un dovere di tutti: una sola voce viene ignorata e ritenuta fastidiosa ma un coro viene ascoltato e stupisce. Iniziamo a prendere in mano le nostre vite, a lavorare in favore di questo già con voi che leggete e che speriamo di incontrare ad Assisi, il 14 Aprile, al "meeting nazionale delle Scuole per la pace, la fraternità e il dialogo". Siamo profondamente convinte che “Se impariamo, infatti, a vedere colui che ci sta davanti come un dono, come una parte fondamentale del puzzle chiamato “pianeta terra”, potremo forse raggiungere quel tanto ambito desiderio di pace. Ma questo non può iniziare solo da noi ragazze, deve essere condiviso… perché la pace e la gioia vanno condivise, se vogliamo farle diventare stili di vita.” Allora, per cominciare a condividere questi desideri e questi stili di vita speriamo di incontrarvi già la mattina di lunedì 14 aprile, alla sessione di apertura del meeting. Poi vorremmo che tutte e tutti, meglio: ciascuna e ciascuno partecipassero ai diversi laboratori (o gruppi di lavoro, se preferite). Ci piacerebbe che ogni laboratorio aprisse i propri lavori con l'analisi di una distinta situazione di conflitto, che possa nascere negli ambiti più familiari (appunto la famiglia, o la scuola, o un'altra delle "formazioni sociali" a cui fa riferimento l'art. 2 della nostra Costituzione), o in quelli locali (quartiere, città, Comune …), o, naturalmente, anche in quelli regionali e statali. Le analisi dovrebbero basarsi su informazioni e dati condivisi - tramite questo sito - e organizzati come descrizione di casi da studiare e valutare. Studio e valutazione dovrebbero poi mirare a definire "piani regolatori" o programmi o percorsi per favorire sviluppi positivi dei conflitti. Ma, per la nostra età e – lasciatecelo dire – per i valori di cui Assisi è simbolo, analisi e percorsi dovrebbero portare tutti i gruppi a riflettere sulla vastità di situazioni nelle quali l’uomo non sa mantenere un equilibrio di serenità e sul titanico e urgente lavoro che ci resta da fare per salvare la nostra "identità terrestre" (di esseri umani, di esseri viventi, di parti di questo pianeta), nel poco tempo che sembra ci sia lasciato dalle trasformazioni globali che siamo stati capaci di innescare, ma non di gestire. Cultura Pregiudizi sociali e politici, creati e fomentati per nascondere le responsabilità di squilibri disumani fra le nazioni e fra le persone, bloccano l'inte (g)razione fra gli esseri umani, fra di loro e con i loro ambienti e i loro orizzonti. Pensiamo, con orgoglio e senza presunzione, con umiltà e senza ipocrisia, con speranza, fiducia e – nel senso più pieno – carità, che una sfida di questo genere ci sia lanciata, prima di tutto, dalla stessa sede in cui martedì 15, mattina, è prevista la sessione conclusiva del meeting: Piazza San Francesco, Assisi. Benedetta Veroni, Chiara Reverberi, Chiara Veronesi, Maria Luisa Piccinini 2^M Giulia Gambarelli, Maria Teresa Colonna, Martina Capasso 2^I Serena Zanzarelli 2^L 4 Cultura Ricordando Mandela Nelson Mandela muore il 5 dicembre 2013 nella sua casa di Johannesburg. La sua scomparsa non ha avuto, tuttavia, la risonanza adeguata a livello mondiale, da parte dei mass-media. E’ giusto e doveroso fermarsi un attimo a riflettere . Con lui non può e non deve perire quello che rappresenta, ovvero un uomo che ha fatto della sua vita una missione umanitaria, attraverso la sua instancabile battaglia per la pace e la comprensione umana, oltre i confini del Sudafrica. E’ utile ripercorrere le tappe fondamentali che hanno visto quest’uomo protagonista di gran parte della storia degli ultimi decenni, dell’Africa e non solo. E parlando di Mandela non possiamo ignorare cosa è stato l’apartheid. Il termine "apartheid" fu usato per la prima volta in senso politico nel 1917 da un ministro sudafricano, assumerà poi negli anni una configurazione tale da divenire un sistema legislativo compiuto. In Sudafrica, la situazione politica è sempre stata complicata: nonostante la maggioranza della popolazione fosse nera, il potere economico e politico era detenuto da una minoranza bianca. In questo contesto, si inserisce l' apartheid, inteso nel duplice significato di netta separazione dei bianchi dai neri nelle zone abitate da entrambi e di creazione di terri- 5 tori semi-indipendenti, i bantustan, una specie di ghetti dove molti neri furono costretti a trasferirsi. Contro l’apartheid ha sempre combattuto Nelson Mandela che si è impegnato fin da giovane con tutte le sue energie. Uomo eccezionale, dalla vita eccezionale, primo presidente di colore eletto in Sudafrica dopo la fine dell'apartheid, da molti è stato paragonato ad altri "grandi" come Ghandi e Martin Luther King, che prima di lui, hanno combattuto battaglie simili alla sua. Nel libro "Io, Mandela”. “Conversazioni con me stesso", Barack Obama che ne scrive la prefazione parla di lui come di un simbolo della lotta per la giustizia, l'uguaglinza e la dignità in Sudafrica e in tutto il pianeta. Lui stesso, grazie a Mandela, ha visto accrescere la sua consapevolezza riguardo al dovere che ognuno di noi ha di lottare per ciò che è giusto, senza accettare il mondo così com'è, senza rassegnarsi al cinismo che troppo spesso affligge l'umanità. Questo piccolo grande uomo è riuscito a far vincere la speranza sulla paura, è riuscito a guardare avanti, oltre le prigioni del passato. Membro attivo dell'ANC Africani National Congress, decide di battersi contro la segregazione dei neri e in quanto personaggio scomodo, ciò lo porterà ad essere con- dannato all'ergastolo che si tramuterà poi in 27 anni di lavori forzati. Quando verrà rilasciato nel 1990, Mandela non cercherà la vendetta, ma la pace, dopo aver patito, insieme alla sua gente, soprusi, violenze, ingiustizie, segregazioni, razzismi e intolleranza da parte di chi stava al potere. Per questa pace tanto sperata e desiderata riceverà il Premio Nobel. Nel 1994 il Sudafrica lo sceglie come Presidente. Profondamente legato alle sue convinzioni religiose conclude il suo primo discorso da Presidente con l'affermazione: "Dio benedica l'Africa" Sicuramente va riconosciuto che Mandela ha costruito la propria vita su un solido fondamento, ovvero la ricerca della libertà per tutti , a cui non ha mai rinunciato, nemmeno durante la prigionia e a cui si ricollega "la Carta della Libertà" approvata dall’ANC, African National Congress, contenente i punti principali della sua lotta per l'uguaglianza e la giustizia. Tante sono le frasi che lo hanno reso celebre; due sono quelle che vorrei ricordare: "Nessuno nasce odiando un altro a causa del colore della pelle, del suo background o della sua religione. Cultura La gente impara ad odiare e se si può imparare ad odiare si può anche imparare ad amare, perchè l'amore è più naturale per il cuore umano rispetto al suo opposto", " Un vincitore è solo un sognatore che non si è arreso". Di fronte alla morte di Mandela, abbiamo il dovere di ricordare con grande ammirazione il suo operato; il nostro compito non deve esaurirsi qui. Negli ultimi anni del mondo contemporaneo anche l'Africa più profonda è diventata protagonista di una trasformazione globale, caratterizzata da massicci flussi migratori; con l'Africa si gioca una delle sfide decisive per il nostro futuro. La realtà africana è oggi in profonda evoluzione e gli stati africani sono partner sempre più influenti in un mondo globalizzato e alla ricerca di nuovi equilibri. L'Africa è sempre più presente nei nostri luoghi, con un numero crescente di immigrati inseriti nel nostro sistema economico e culturale come protagonisti di importanti esperienze di integrazione e multiculturalismo. Parlare di apartheid non piace a nessuno, ma dobbiamo essere consapevoli che questo non è un fenomeno limitato al Sudafrica, né tantomeno scomparso. Anche da noi esiste, mascherato sotto altri nomi, sotto forme meno marcate ed evidenti, ogni volta che allontaniamo chi è diverso da noi, ogni volta che il diverso ci fa paura in quanto tale. L'Emilia è la regione italiana che più di altre vanta un'importante tradizione di relazioni e fruttuose collaborazioni con l'Africa, in particolar modo con alcune sue realtà. L'incontro con questi mondi, come l'Africa, ormai presenti fra noi, può essere l'occasione per realizzare quanto predicava Giovanni Paolo II: "Non costruiamo muri, ma ponti". Seguendo questo invito, sarà proprio a noi giovani che spetta il compito di portare avanti l'ideale di Mandela e del pontefice, superando false barriere, spezzando questo circolo vizioso, ricordando che tutto "sembra impossibile finché non viene fatto"...e noi dobbiamo farlo. Elena Giacomini 3^D 6 Cultura Matilde di Canossa Matilde di Canossa è stata uno dei personaggi di maggior rilevanza politica del lungo periodo Medioevale. I romantici tedeschi dei primi dell’Ottocento andarono forse un po’ troppo oltre, identificando la gran parte della storia italiana e centreuropea di questi secoli con la sua persona; ciò non toglie affatto, tuttavia, che sia stata una figura insostituibile per l’Europa e, naturalmente, l’Italia. La morte del padre Bonifacio (conte e marchese per nomina imperiale), quando la figlia aveva appena sei anni, lasciò lei e la madre del tutto indifese, in balia della sorte. Se Matilde avesse seguito la propria coscienza, si sarebbe rinchiusa a vita tra le sicure mura di un monastero, per pregare, meditare, studiare (insomma 7 avere un’esistenza tranquilla, in quel periodo tormentato); probabilmente avrebbe ricevuto, dato il suo lignaggio, la carica di badessa. Più di questo, a quei tempi, anche alle donne di rango non era concesso molto, talvolta alle vedove dei monarchi spettava la reggenza, da esercitarsi fino alla maggiore età dei figli maschi, figurarsi un reame retto da una sovrana, da sola. La decisione da lei presa, oramai in età adulta, fu dunque assai grave, prese però in mano le redini del potere, su quel vasto stato ereditato dal padre e dalla madre Beatrice di Lorena (tedesca). La “Gran contessa di Toscana”, in realtà, controllava un dominio che andava dalla sponda meridionale del lago di Como a Viterbo, e dal Delta Pada- no fino alla Maremma laziale. Il contesto dell’epoca era estremamente “incasinato”, la famosa lotta tra Papato e Impero (o Universali), stava già passando da una fase teoretica ad una conseguenza pratica: l’uno voleva il potere che gli mancava e che possedeva l’altro, e viceversa. La “lotta per le investiture” è stata così battezzata appunto perché il dissidio tra il Papa di Roma e l’imperatore di Germania era legato alla volontà di quest’ultimo di nominare in piena autonomia vescovi e abati, dal momento che, in quanto uomini di Chiesa, non potevano avere figli (o meglio non potevano riconoscere quelli che avevano). strategico, in quanto si inseriva tra la Germania e l’Italia meridionale, in particolare con la città Cultura Come detto prima, la guerra risultò pertanto inevitabile, e non tardò molto a sopraggiungere. Il territorio della contessa non era soltanto vasto e ricco, ma soprattutto Matilde divenne così la Paladina della fede cristiana, e del suo rappresentante dinnanzi a Dio, il pontefice Gregorio VII. Il conflitto tra l’imperatore Enrico IV e la cugina (perché era sua cugina, ma a quei tempi ci si “scannava” anche con legami di parentela ben più stretti), non era causato solo dall’appoggio di lei al papa, ma anche dall’arcinoto episodio del gennaio 1077. In quel frangente, lo scomunicato Enrico, restò a gelare per tre giorni fuori dal castello di Canossa, prima di ricevere il perdono del Vicario di Cristo (e forse Gesù sarebbe stato anche più misericordioso). La guerra andò avanti, con le devastazioni provocate dal passaggio degli eserciti (che pure somigliavano più a semplici manipoli). Si giunse infine al convegno di Carpineti, fissato dalla contessa nell’omonima rocca, a 800 m d’altitudine sull’Appennino reggiano, già imbiancato di neve (era la fine del decisivo anno del Signore 1092). I nobili e gli ecclesiastici stavano per ufficializzare la generale decisione di arrendersi alle truppe imperiali, quando Giovanni l’Eremita tuonò con un’arringa così forte da spingere Matilde a proseguire nella lotta, e così fece, e vinse. Donna di acuta intelligenza e non indifferenti doti diplomatiche, era anche profondamente colta per quel periodo (e non solo), conosceva e parlava fluentemente il latino, il tedesco e il francese (l’inglese del tempo). Fisicamente dotata, infatti viaggiò molto e condusse di persona campagne militari, il fatto che fosse robusta non significa però che questo togliesse femminilità ai suoi tratti, che appaiono sempre dolci e aggraziati nell’arte. Anche gli uomini di lettere l’hanno citata, da Dante al Tasso. Morì nel 1115, vivendo quasi senza pace, ma compiendo cose straordinarie. Davide Grisendi 3^I 8 Società CARNEVALE A CASTELNOVO SOTTO Il Carnevale di Castelnovo Sotto inizia i preparativi fin dalla primavera precedente Anche questo anno dal 9 Aprile c’è stata la mostra mercato : si tratta di una manifestazione dove intervengono rappresentanti di tutti i carnevali d’Italia e dove si fanno scambi di maschere e/o carri. Questo, tuttavia, non accade materialmente fino alla fine dell’estate Le scuderie che riescono a scambiare avranno facilitato il lavoro per l’anno successivo, anche se potranno decidere di apportare notevoli modifiche all’architettura del carro (aggiungere/togliere maschere e modificarne i movimenti). Coloro che non riescono a scambiare, dovranno costruire un carro ex-novo di sana pianta, il che richiederà un lavoro faticoso e ben organizzato. Agli inizi di Settembre le scuderie provvedono ad effettuare materialmente gli scambi contrattati; ciò comporta lo spostamento di camion di notevoli dimensioni, perché le maschere possono raggiungere facilmente i 7-8 m di altezza. Inizia, così, il lavoro vero e proprio; si preparano i supporti di carpenteria metallica, si piazzano le maschere e si posizionano i motori elettrici o gli impianti ad aria compressa per i movimenti. 9 Dopo di che le maschere più complesse vengono rifinite; sistemata la struttura generale, si procede a ricoprire il tutto con cartapesta e a verniciarla con uno strato di pittura idrofuga in grado di proteggere le maschere dalle intemperie. L’organizzazione del carnevale non tratta solo aspetti tecnici come potrebbe esserne la costruzione; perché mentre il lavoro viene effettuato, si scherza e si ride in allegria. Finito il compito che occupa un giorno alla settimana, per un totale di trentacinque sere, verso la mezzanotte, si mangia tutti insieme e si risolvono eventuali problematiche che potrebbero accadere. Negli ultimi anni il Carnevale, che è ormai diventata una tradizione di paese, deve affrontare il problema della crisi economica. Sta diventando sempre più difficile e impegnativo trovare i fondi necessari alla costruzione. Questo, che potrebbe essere considerato e che effettivamente è un problema, ha stimolato maggiormente gli abitanti del paese a cooperare e ad operarsi per il successo di ogni anno del corso mascherato. Ci sono, infatti, tantissimi volontari che preparano l’impasto del gnocco fritto, che si occupano della sicurezza in caso d’incendio e del servizio casse, persone che mantengono i rapporti con la SIAE, altre che ancora finanziano i fotografi. I volontari sono anche coloro che fanno parte delle loro scuderie e che svolgono il loro senza avere nulla in cambio. Le scuderie che tuttora gareggiano sono sette : L’Olimpia 2, La Fenice 11, La Belvedere 3, La Montagnola, L’Avis e Junior. Inoltre, vi è un gruppo chiamato Fiac che si occupa di adornare il paese con le varie maschere e giochi nello stile per i più piccoli. Il carnevale a Castelnovo è presente dal 1946; da allora i temi presenti sono cambiati in modo molto evidente. Nel secolo scorso i soggetti erano storici , adesso sono perlopiù d’intrattenimento come film, canzoni e talvolta temi che affrontano la politica odierna con ironia. Possiamo definire tutto ciò come tradizione, momento di festa o tempo propiziatorio , ma si tratta anche di un vero sentimento patriottico che unisce per quattro domeniche “il sentire comune” della popolazione dei paesi vicini e limitrofi. Salsi Martina 1^D Società LA (A-)SOCIETA' DI OGGI Spesso si sente parlare di società e di come influenzi la nostra vita quotidiana, ma cos'è la società? E, soprattutto, com'è quella di oggi? Per società si intende un gruppo umano costituito al fine di sviluppare la cooperazione tra individui che hanno interessi generali comuni e quella odierna può essere definita con un solo aggettivo, "multietnica", ossia formata da persone con culture, tradizioni, usi e costumi completamente differenti tra loro. Questo è l'effetto della globalizzazione, che ha fatto assumere una dimensione mondiale non solo ai commerci, ma anche alla cultura: ciò implica il rapportarsi col diverso. Proprio come, durante il processo di ellenizzazione della società romana, dopo la conquista dell'Oriente greco e la distruzione di Cartagine, le reazioni sono differenti: c'è chi assume una posizione fortemente razzista e di diffidenza verso il diverso, ma c'è anche chi coglie l'opportunità per un pacifico confronto “a kilometri zero". Nessuno spreco di tempo per spostarsi, quindi. Il tempo, proprio qualcosa che manca alla società, che corre ed è sempre di fretta ed il risparmio di tempo diventa una prerogativa: tutto tende alla velocità. Qualche esempio? Il gergo giornalistico che elide tutto ciò che non è necessario all'immediata comprensione del messaggio o il linguaggio degli SMS che, attraverso ogni tipo di abbreviazione, attua un vero e proprio omicidio dell'idioma italiano. La stessa tecnologia non è esclusa da questa caratteristica e sta diventando una parte fondamentale della quotidianità, tanto da far pensare ad alcuni antropologi che l'evoluzione dell'uomo sarà sedersi davanti ad un computer. Smartphone e tablet sembrano rendere la vita più facile a tutti, connessi in tempo reale a chiunque, ovunque si trovi e qualunque cosa stia accadendo, tanto che persino la morte viene postata in rete. Ecco come perdere l'autenticità delle relazioni personali, evitando di parlarsi “faccia a faccia", nascondendosi dietro ad uno schermo. La maratona che conduce la società quotidianamente fa sì che si possano fare molte cose in molto meno tempo, ma non si trova più spazio per i valori, che vengono calpestati dalle nostre scarpe da running .Non c'è tempo per gli amici, non c'è tempo per fermarsi a parlare coi propri genitori di com'è andata la giornata, non c'è tempo nemmeno per mangiare. Ognuno corre sulla propria corsia. Siamo proprio sicuri che sia confermata la definizione iniziale? Francesca Romani 3^I 10 Società 64° FESTIVAL DELLA CANZONE ITALIANA:CHE AFFRONTO Come iniziare meglio la terza serata del Festival se non con uno dei grandi classici della musica come “Le nozze di Figaro” di Mozart? Si apre cosi', ricordando il grande direttore d'orchestra Abbado, l'appuntamento del 20 febbraio,che continua nel segno della memoria con Renzo Arbore, che cita storici conduttori come Bongiorno,Baudo,corrado,Enzo Tortora e la Carrà. La parentesi culturale di Flavio Caroli, che commenta il celeberrimo quadro in morte di Vincent Van Gogh, è interrotta dai i Shai Fishman: il gruppo di vocalist, non accompagnati da nessun strumento, gioca sull'effetto 11 sorpresa ( e perchè no, su quanto accaduto la prima serata) per ravvivare l'atmosfera, trasformata quasi in quella di un musical. Il cuore dell'evento è però rappresentato dalla sfida tra i quattordici cantanti che emerge faticosamente come se non fosse il festival della canzone italiana. Tirando le somme, al vertice della classifica si colloca Francesco Renga con “Vivendo Adesso", seguito da Arisa con “Controvento". Ospite anche l'astronauta Parmitano, ma nemmeno la sua presenza riesce a risollevare gli ascolti, che crollano a picco. Il motivo? Facile intuirlo. L'elenco di “cose belle” stilato dalla Litiz- zetto e da Fazio nelle serate precedenti sulle orme del tema del Festival, la bellezza, include la seguente: "bello è vedere un barista far portare via le slot machines perchè le persone si giocano lo stipendio". Giustissimo, ma non manca un po' di coerenza? Ecco il motivo per il quale gli italiani evitano Sanremo, lo sfarzo ostentato nella consapevolezza di un momento di crisi, in cui le persone sono costrette a minacciare di togliersi la vita pur di avere ciò su cui è fondata la nostra Repubblica: il lavoro. Francesca Romani 3^I Società “ LA CITTA’ DELLA GIOIA” Impressioni e Considerazioni sull’India L’India è sempre stato un paese con una doppia faccia. Testimonianza di ciò è anche Il film “la città della Gioia” che, nonostante sia ambientato nell’India degli anni ’80, mostra profonde analogie con la società indiana attuale. “La città della Gioia” era un quartiere di Paria situato nella periferia di Calcutta. Esso accoglieva soprattutto famiglie che giungevano da paesi rurali, verso la grande città, in cerca di un lavoro e di condizioni di vita migliori. Confrontando il film con la realtà, l’India, sia oggi che nel passato, è sempre stata simbolo di ricchezza e di sviluppo sociale ed economico; tuttavia nasconde una povertà disumana. La popolazione è suddivisa in caste, in cui i poveri (Paria, intoccabili) sono schiacciati dal peso dei ricchi, emarginati dalla società e costretti a vivere in condizioni estremamente disagiate. Fino agli ultimi anni del secolo scorso, come mostra il film, lo scontro tra ricchezza e povertà era condizionato dalla presenza della malavita locale che controllava le attività lavorative della classe sociale inferiore e talvolta si mostrava violenta persino nei confronti dei turisti stranieri. I mafiosi fornivano un lavoro ai Paria esigendo in cambio fedeltà, sottomissione e pagamento di un “contributo”. Anche l’organizzazione delle città, che in quegli anni si andavano espandendo, era gerarchica. Da un lato vi erano le ville eleganti e sfarzose di malavitosi e politici che proteggevano soltanto i loro interessi, dall’altro i malfamati sobborghi della restante parte della popolazione che, non avendo di che vivere, alloggiava in baraccopoli costruite con materiali di fortuna, quali fango o legno. Le abitazioni erano prive di servizi igienici e di elettricità; le famiglie erano costrette a cucinare il poco cibo, frutto delle interminabili giornate di lavoro (soprattutto riso) e accendendo un fuoco davanti alle loro case cenavano seduti tra fango e rifiuti. L’acqua, spesso difficile da trovare, la si reperiva presso fiumi, pozzi o con pompe a mano. Le condizioni igieniche erano più che precarie; la maggioranza dei paria che risiedeva nei sobborghi era colpita da malattie come la tubercolosi e la lebbra. Il rispetto delle tradizioni, anch’esse legate alle caste sociali, era molto importante. Le donne paria potevano sposare un uomo di una classe superiore solo se avevano una dote adeguata e, spesso, il padre lavorava fino allo sfinimento per permettere alla figlia di sposarsi. Le donne, secondo la religione, non potevano lavorare ma dovevano solo occuparsi della sfera famigliare. Nonostante spesso fossero malati, i capi famiglia, continuavano a lavorare per assicurare la sopravvivenza ai figli. Lo stato non assicurava cure mediche, ma esse venivano prestate soltanto da missionari che, provenivano da Paesi ricchi, come l’America e si mettevano al servizio dei poveri, curandoli e creando veri e propri ambulatori nei quartieri più disagiati. Essi cercavano anche di convincere il popolo a ribellarsi e non sottomettersi ai più ricchi. Ciò comportava spesso scontri fra popolazione e malavita, che continuava ad approfittarsi dei poveri, distruggendo quel poco che possedevano sia materiale che affettivo. Oggi, l’organizzazione indiana di fatto non è cambiata, anche se si può notare che, con il trascorrere dei decenni, le donne sono riuscite ad ottenere una maggiore emancipazione, che assicura loro gli stessi diritti e doveri degli uomini, sotto l’aspetto culturale, economico e sociale. Verso gli inizi del ventunesimo secolo, l’India ha conosciuto un importante sviluppo industriale. Le multinazionali occidentali hanno spostato la loro sede nelle più grandi città indiane, dove la manodopera costa meno. Tutto ciò è stato favorito dal governo reggente di quegli anni che prometteva migliori condizioni di vita per tutte le caste. L’India appare, quindi, agli occhi dell’Occidente come un Paese che splende, ricco e avanzato in tutti i campi, soprattutto in quello informatico. In realtà conserva ancora un retroscena piuttosto cupo. Con l’industrializzazione solo una parte molto esigua della popolazione si è arricchita mentre la maggioranza continua a vivere nelle periferie in pessime condizioni. 12 Società Quello che comprendiamo è dunque che gli unici ad aver tratto vantaggio sono i ricchi del secolo scorso. Essi non hanno fatto altro che aumentare il divario con le classi meno abbienti, escluse dal processo di globalizzazione. Nelle città aumentano i quartieri ricchi ma allo stesso tempo anche le baraccopoli. I primi distruggono gli altri, costringendo molte persone a vivere come mendicanti o senza tetto. L’India si trova ancora a dover combattere tra globalizzazione ed arretratezza, le mucche sacre 13 pascolano nel centro delle metro- umilianti, ma che assicurano loro poli, a fianco di Limousine e la libertà. Rolls- Royce, le baraccopoli fantasma ogni anno, nel periodo Ferroni Manuela monsonico, scompaiono sotto 3^D fiumi impetuosi di detriti e fango, mentre nelle ville dei ricchi l’acqua sgorga nelle fontane danzanti dei loro giardini. Come in ogni stato, l’economia del Paese dipende dalle decisioni politiche: in India i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri e costretti a dover scappare in altri Paesi, accontentandosi di lavori a volte Società I NOSTRI GIOVANI CREDONO ANCORA NELLA POLITICA? I politici, i parlamentari in particolare, dovrebbero dare un esempio di vita ai cittadini, dovrebbero essere il “cittadino per eccellenza”. Ora vien da ringraziare che ciò, in Italia, non accada, chi vorrebbe infatti come amico qualcuno che appena può ti tradisce per cercare di ottenere ciò che hai tu? Sicuramente il mondo politico non fornisce un buon esempio ai giovani, cominciando dalle liti, arrivate anche alle mani come fossero animali, alle ritrattazioni o alle cose dette e smentite dopo pochi giorni. Persone del genere non danno nessuna fiducia ad una gioventù che si trova, ora come non mai, in grande difficoltà, ed ha bisogno di certezze e punti di riferimento sicuri. Ed è proprio questa sicurezza che manca; pensare che solamente in un anno abbiamo visto cambiare tre inquilini di palazzo Chigi (nel febbraio 2013 era ancora in vigore il governo Monti) . E’ anche vero che la figura del politico è altamente stereotipata al giorno d’oggi; egli è colui che ruba soldi, pensa solo al proprio bene, non lavora ecc. Tutto ciò porta i giovani ad allontanarsi sempre di più dalla politica, dicendo solamente che questa, in Italia, “fa schifo”, non se ne interessano e non provano a migliorarla pensando che potrebbero essere loro a fare la differenza, a cambiare le cose. Per fortuna ci sono ancora alcuni ragazzi che, nonostante tutto, credono ancora in questo Paese e ad una politica di cambiamento. Spesso però i giovani, che vengono invitati a partecipare attivamente a questi argomenti, successivamente non sono presi in considerazioni e inevitabilmente continuano a governare e decidere gli adulti, i “più anziani”. Viene quindi da dire: Sono i giovani a non credere nella politica o sono loro a non credere in noi? Elisa Seligardi 3^I 14 Progetti Viaggio e ricordo Da qualche anno l’Arte nel nostro Istituto ‘’Matilde di Canossa’’ si veste di nuovo e lo fa attraverso molteplici attività ,come il progetto ideato dalle docenti A. Angeli e A. De Nisco in collaborazione con M.Ferri( Disegno e Storia dell’Arte) e gli insegnanti di Lingue che si basa sulla didattica dell’Arte attraverso l’esercizio di laboratorio. E’ un’attività ripensata con un approccio interdisciplinare, che cattura e coinvolge gli allievi non soltanto a livello teorico, come studio, ma anche e soprattutto in maniera concreta e operativa. L’idea di fondo è quella di educare i ragazzi attraverso la produzione scritto-grafica di una personale indagine. Si è partiti da una lezione teorica 15 che ha illustrato il viaggio medievale lungo le Vie di Pellegrinaggio fino al Gran Tour del ‘700; la tappa successiva ha interessato l’epoca della Rivoluzione Industriale, fino al Turismo di Massa, che caratterizza la società di oggi. Attraverso questi momenti storici sono stati acquisiti interessanti materiali di indagine: beni culturali-artistici ed ambientali, i linguaggi e le culture dei popoli. Tra viaggio sognato e quello effettuato si riscontrano diversi passaggi: il viaggio diventa ricordo, un ‘’souvenir de voyage’’,una mappa di parole e spazi ripensati attraverso procedimenti grafici, ricerche bibliografiche/multimediali, che si concretizzano in una produzione di mappe/cartine. Le tematiche sono molteplici: una gita scolastica, una vacanza, un sogno nel cassetto, un viaggio personale o nella fantasia, il ‘’viaggio della memoria’ ’un sogno tra la danza, il cibo o nello spazio, un percorso nella Storia dell’Arte o nell’Archeologia oppure nel cinema o nella letteratura. Il viaggio diventa così veicolo di notevoli sviluppi interdisciplinari, personali e creativi. Il laboratorio viaggio ricordo si è concretizzato nella realizzazione di opere in unica copia, con le sembianze di una cartina/ mappa ‘’affettiva’ ’costruita ed inventata attraverso tutte le tecniche grafiche acquisite da ciascun studente. Classe 4^O Progetti IO SCELGO Gli studenti del Canossa si “orientano” attraverso un approccio speciale al mondo del lavoro Il giorno 22 ottobre 2013 la classe 4°O del “Canossa” si è recata presso l’ ”Istituto Superiore Filippo Re” di ReggioEmilia per partecipare a un tour formativo organizzato dall’associazione Italia Orienta. Lo scopo di questa associazione è principalmente quello di facilitare gli studenti nel progetto di formazione professionale dopo il diploma, ovvero fornire ai giovani una panoramica completa delle opportunità cui andranno incontro finita la scuola superiore, ma l’intento è anche quello di contribuire ad abbassare i livelli di disorientamento e, soprattutto, di combattere l’abbandono universitario. Presso la Filippo Re è stata allestita un’area espositiva con la presenza di università e associazioni; qui si potevano reperire informazioni e numerosi dépliant riguardanti le varie università e facoltà, tra cui quelle di Giurisprudenza e Servizio Sociale a Parma, la facoltà di Architettura al Politecnico di Milano e l’Accademia di Arte a Milano; c’erano anche bro- chure di associazioni che si occupano di viaggi-studio all’estero per i neodiplomati e per gli studenti delle superiori. Mariano Berriola, direttore del Corriere dell’Università e del Lavoro, ha condotto un dibattito sull’importanza della scelta giusta dopo il diploma puntando la riflessione soprattutto sui valori e sugli interessi degli studenti. Le possibilità di scelta postdiploma sono molteplici: l’Università, il mondo del lavoro, gli ITS o il Gap Year. Quest’ultimo consiste nel prendersi un “anno sabbatico”, dopo il diploma, per viaggiare, intraprendere di volontariato oppure di lavoro all’estero; ed è una possibilità particolarmente apprezzata dai giovani perché permette di prendersi una pausa dallo studio e arricchirsi culturalmente. Naturalmente nel tempo di crisi che stiamo vivendo non tutti potrebbero permettersi l’anno sabbatico. L’ITS invece è un’opportunità che viene offerta soprattutto agli studenti che hanno frequentato istituti tecnici o pro- fessionali; si tratta di corsi per formare tecnici specializzati che saranno assunti dalle aziende; offrono maggiori possibilità lavorative. Parte integrante di tale progetto sono stati anche i colloqui di orientamento, in cui lo staff di Italia Orienta si occupava dei vari studenti, delle loro aspirazioni offrendo consigli utili riguardo alle scelte lavorative o di studio. Possiamo sicuramente affermare che è stata una preziosa opportunità per riflettere seriamente su ciò che sceglieremo di fare nel nostro futuro: perché oggi come oggi una scelta giusta che rispecchia le proprie passioni potrebbe portare lontano. Insomma, scegliere di intraprendere un percorso con determinazione ed entusiasmo, potrebbe aprire molte porte in vista del futuro. Speriamo! Giulia Canovi 4^O 16 Progetti Diario del viaggio d’istruzione in Francia Domenica 16 marzo Inizia oggi il viaggio che ci consentirà di effettuare uno stage linguistico: potremo migliorare la nostra conoscenza del francese, ma anche imparare ad adattarci a luoghi e situazioni differenti da quelle a cui siamo abituati. Il ritrovo è alle 8.45 davanti al parcheggio della scuola. Salutati i genitori e saliti sul pullman, alle 9.00 lasciamo il parcheggio in direzione Lione, terza città della Francia. Dopo circa otto ore di pullman intervallate da alcune soste, arriviamo a Foch, quartiere nel centro di Lione dov'è situata la scuola Lyon Bleu, qui i ''parents d'accueil'' ci aspettano per portarci a casa. Incontro la signora che mi ospiterà in questa settimana e, insieme a lei e alla mia compagna di stanza, raggiungo la metropolitana per andare a casa. Dopo qualche presentazione ed una merenda, Louisette, questo il nome della signora, prepara la cena. Finito di cenare, dopo aver telefonato ai miei genitori , decido di fare una doccia e poi subito a letto: ho proprio bisogno di dormire dopo il lungo viaggio. Lunedì 17 marzo La sveglia suona alle 7 in punto, c'è appena il tempo di fare colazione e prepararsi e siamo fuori casa dirette verso Place 17 Jean Macé per usare la metropolitana. Come indicatoci dalla nostra padrona di casa, io e la mia compagna di stanza, dobbiamo seguire la linea blu e poi effettuare un cambio per proseguire con quella rosa fino a Foch. Scese dalla metrò ci tocca fare un tratto di strada a piedi e finalmente arriviamo all' istituto Lyon Bleu. Assegnate alle classi, entriamo nelle aule, dove la nostra insegnante , rigorosamente in lingua francese, si presenta e chiede lo stesso a noi. Parliamo un po' dei media e dell'attualità ed è già il momento della ricreazione. Alle 11.30 riprendiamo la lezione e l'insegnante ci propone un test d'ascolto simile a quello proposto all'esame DELF (diplome d'études de langue française) B2. Finita la prova è l'ora di pranzo, io e le mie compagne ci avviamo alla caffetteria '' Escale Lyonnaise'': qualità del cibo decisamente discutibile. Dopo il pranzo, usando la metropolitana prima e la funicolare poi, raggiungiamo la Basilica ''Notre Dame de Fourvière'' superba costruzione. Torniamo indietro a piedi, passando attraverso il suggestivo giardino delle rose per poi visitare ''le Vieux Lyon'', un quartiere rinascimentale costruito lungo la Saona e ricco di traboules ( passaggi pedonali che attraversano cortili privati di edifici e che permettono il transito diretto da una via cittadina all'altra). Ci rechiamo infine ad ammirare il muro dipinto dai lionesi celebri, reale capolavoro che domina una delle strade principali di Lione. Sono già le 18,00, è il momento di ritornare nelle famiglie a cui siamo stati affidate. Arrivate a casa la nostra mère d'accueil prepara una pizza , è un po' diversa da quella che siamo abituati a mangiare, ma è buona comunque; il tempo di fare una chiacchierata, una doccia, ed è già ora di addormentarsi. Martedì 18 marzo Dopo una veloce colazione a base di latte caldo e madeleines al cioccolato, ci prepariamo per un'altra giornata ricca di impegni. Arrivate a scuola, la nostra docente decide di farci vedere l'estratto di un programma di satira francese , lo commentiamo insieme. Dopo la breve pausa di metà mattina, la lezione riprende e ci mettiamo alla prova con una produzione scritta riguardante un argomento prestabilito, come previsto dal DELF livello B2. A conclusione della mattinata a scuola, è il momento del pranzo. Nel primo pomeriggio ci attende una visita guidata al museo del cinema ''Institut Lumière'' per Progetti una panoramica estetico, scientifico e storica dell'invenzione del cinematografo : visita molto interessante. Dopo, un po' di tempo libero quindi ritorniamo a casa. Per la cena, Louisette decide di portarci a mangiare in un kebab del quartiere, tornate a casa, facciamo la solita doccia e stanche andiamo a dormire. a casa dove ci aspetta la cena: il piatto preparato da Louisette è la Raclette, piatto tipicamente francese e molto ricco, gli ingredienti principali sono patate, formaggi da far sciogliere e versare sopra le patate e salumi che accompagnano le patate. Dopo la solita routine anche questa giornata giunge al termine. Mercoledì 19 Marzo Giovedì 20 Marzo Sveglia alle 7,00, colazione veloce, e subito sulla metropolitana per raggiungere Foch e arrivare alla Lyon Bleu. La prima parte della lezione è dedicata al ripasso di alcune regole grammaticali, mentre nella seconda parte della lezione affrontiamo una prova di comprensione . Dopo il pranzo a ''l'Escale Lyonnaise'' ci rechiamo sulla Saona per una piccola crociera lungo questo maestoso fiume. Osserviamo la Lione dallo stile rinascimentale affiancata dalla nuova Lione, caratterizzata da costruzioni alquanto particolari. Dopo questo suggestivo viaggio visitiamo il museo delle marionette che apprezzo particolarmente. E' possibile ammirare ogni sorta di burattino, proveniente da tutto il mondo. Conclusa anche questa visita usando la metropolitana, io e la mia compagna di stanza arriviamo Sveglia alle sette, colazione, e subito fuori per incominciare un'altra giornata piena di attività. Arrivo in classe, il tema della giornata sarà la francofonia, essendo proprio il 20 Marzo la giornata della francofonia. Ci viene quindi data una scheda contenente dieci parole dal suono bizzarro tanto quanto il significato e con esse dobbiamo comporre, a coppie, un breve racconto che le contenga tutte e dieci. Finita la lezione e dopo aver pranzato, tramite la metropolitana arriviamo alla ''Maison des Canuts'' dove impariamo a conoscere i laboriosi processi che consentono di ottenere un prezioso prodotto come la seta. Proseguiamo il pomeriggio tra le vie del quartiere ''Croix Russe'' , pieno di traboules ma anche giovane. Dopo un giro con le mie amiche, raggiungo la metro' , seguo la linea rosa e poi la blu per arrivare a piazza Jean Macé e poi tornare a casa dove ci aspetta la cena. Louisette ci presenta le Quenelles, una specialità lionese che può essere a base di carne, pesce o uova. Dopo una doccia, leggo un articolo di giornale, servirà per la lezione del giorno dopo, poi affaticata dalla lunga e impegnativa giornata mi addormento. Venerdi 21 Marzo Ultimo giorno alla Lyon Bleu, la nostra insegnante ci aveva precedentemente dato il compito di trovare un articolo di giornale ed esporlo alla classe in francese, così espongo l' articolo da me letto, riguardante gli adolescenti e la loro gestione del denaro, me la cavo! Si conclude così lo stage presso l'istituto Lyon Blue, ringraziamo l'insegnante per la grande disponibilità dimostrata e lasciamo definitivamente la scuola della quale mi rimarrà un'ottima impressione. Ci rechiamo a ''L'Escale Lyonnaise'' per consumare (finalmente!) l'ultimo pranzo e siamo così pronte per affrontare il nostro tanto atteso pomeriggio libero all'insegna delle compere. Raggiungiamo tutti quanti la metropolitana e poi proseguiamo utilizzando il filobus : arriviamo al primo 18 Progetti centro commerciale dove restiamo per circa un'ora e mezza. Ci ritroviamo al punto d'incontro e proseguiamo per la seconda tappa: il centro commerciale Part Dieu, dove trascorriamo altre due ore. E' immenso e pieno di negozi, ristoranti e caffè. Trascorse le due ore io e le mie compagne torniamo a casa dove ci aspetta l'ultima serata di quest'avventura. Louisette ci fa assaggiare delle salsicce preparate dalla sua famiglia accompagnate da un contorno di riso. Su un quaderno che la nostra padrona di casa possiede, scrivo un pensiero per Louisette, lasciando una traccia del mio 19 passaggio in quella casa , poi a genitori con cui torno a casa. Finisce una grande esperienza letto! che sicuramente rimarrà tra i miei ricordi più cari: mi sento Sabato 22 Marzo più sicura nell'esprimermi in Dopo una nottata un po' inson- lingua francese e soprattutto ne, mi sveglio: oggi il cielo è sono soddisfatta di essere riucoperto da nuvole e piove ab- scita ad orientarmi in una città bastanza. Facciamo colazione, grande come Lione utilizzando sistemiamo le ultime cose e autonomamente i mezzi pubsalutiamo Louisette. Arrivate a blici e la metropolitana in parFoch proseguiamo fino al pun- ticolare. Trovo che Lione sia città particolarmente to d'incontro dove ci attende il una pullman. Partiamo alle nove, affascinante e vorrei assolutail viaggio di ritorno passa in mente tornarci anche in futuro. fretta, dopo due soste lungo l'autostrada, alle 15,.30 siamo Alessia Vezzani al parcheggio del nostro istitu3^D to, prendo la valigia, saluto le mie compagne e ritrovo i miei Progetti MAROCCHINO MA VERO ITALIANO. Cittadino di Rabat viene eletto dai novellaresi Assessore all’Associazionismo, al Volontariato e ai Giovani. NOVELLARA – Non sempre gli stranieri ed in particolare i marocchini sono ben accolti nel nostro Paese ma sono talvolta visti di malocchio, soprattutto se occupano cariche importanti a cui aspirano gli italiani. Ci sono tuttavia delle eccezioni, città che hanno compreso la multi etnia ed aprono gli orizzonti verso nuove culture. E’ il caso di un piccolo comune della bassa reggiana, Novellara, la cui popolazione ha eletto come Assessore un signore di origini marocchine di quarantatré anni, immigrato in Italia ventitré anni fa ed operaio in un’ officina metalmeccanica. Si chiama Youssef Salmi. E’ nato a Rabat, in Marocco, il 7 giugno 1969 e ha vissuto nella capitale per ventuno anni. Dopo aver intrapreso gli studi nell’ambito delle scienze sperimentali, ha abbandonato la scuola e ha deciso di lasciare il suo Paese nell’agosto 1990. Come egli stesso ha affermato, la scelta è stata maturata durante una conferenza, tenutasi a Rabat, sui diritti del fanciullo e della donna. Comprese che, non potendo esprimere liberamente la sua opinione, “il Marocco gli stava ormai stretto”. Voleva infatti scoprire il mondo e spaziare i suoi orizzonti e le sue questa associazione, alcuni suoi amici italiani lo convinsero ad conoscenze. intraprendere la carriera politica In un primo momento giunse in per passione. A Novellara il Sig. Francia con un visto turistico, Salmi ricoprì inizialmente la caridove trovò alloggio presso suo ca di Consigliere per cinque anni; zio, che viveva nella nota successivamente quella di asses“Banlieau de Paris”, un ghetto sore. Ora è in carica da due mandella periferia parigina dove risie- dati ed alla fine di quest’ultimo è devano immigrati marocchini. sicuro di ricandidarsi per portare Tenendosi in contatto con il fra- a compimento i suoi obiettivi tello e la sorella, già trasferiti in iniziali. Egli è rimasto molto Italia, entrò nel nostro Paese ille- colpito dalla storia e dalla Costigalmente nel settembre del 1990 tuzione italiana, la più bella del giungendo a S.Maria di Novella- mondo, e la base di tutte le costira, dove si ricongiunse con i suoi tuzioni più importanti. familiari. Rimase clandestino per quattro anni e mezzo, fino al 1995 Vuole trasmetterla ai giovani quando sposò una cittadina di d’oggi affinchè comprendano ciò S.Giovanni di Novellara, portan- che i loro nonni hanno compiuto do a compimento un matrimonio per assicurare loro un futuro mimisto. E’ sempre stato ben voluto gliore non sconvolto da guerre e dai giovani e meno giovani novel- carestie. Vorrebbe anche diffonlaresi che l’hanno sempre consi- dere il significato del “Tricolore”, derato uno di loro, non badando visto soltanto come una bandiera alle sue origini. Rimasto sconvol- di riconoscimento priva di valore. to dalle condizioni di vita degli E’ proprio durante la giornata del immigrati in Francia, istituì nel 7 gennaio che, in ricorrenza del 1999 “l’Associazione Araba Cul- duecento sedicesimo anniversario tura e Solidarietà” con lo scopo di del Tricolore Italiano, l’Assessore creare una società in cui culture ha fatto innalzare la bandiera diverse potessero fondersi insie- italiana in tutte le scuole di Nome senza dare vita a conflitti. Il vellara sulle note dell’inno di motto di tale associazione è pro- Mameli. Altro suo progetto futuro prio: “La conoscenza e il rispetto è quello di permettere una collareciproco sono alla base della borazione tra i novellaresi e gli convivenza”. Con il successo di immigrati stranieri che, a 20 Progetti differenza di come si possa pensare, nutrono sovente risentimenti nei suoi confronti. Sono talvolta i suoi connazionali che lo colpevolizzano di stare dalla parte degli italiani. Anche alcuni novellaresi hanno ancora pregiudizi nei suoi confronti, nonostante la maggior parte di essi sia pronta a votarlo alle prossime elezioni. Non è tuttavia riconosciuto in Marocco il suo impegno da Assessore comunale, e ciò lo rammarica molto, nonostante 21 il Console nutra per lui una grande stima. Quello che è veramente importante è che qui in Italia si è completamente realizzato, diventando il secondo assessore straniero della penisola. Alla domanda: “La vedremo presto in Parlamento?” egli ha risposto: “Il Parlamento è un progetto molto ambizioso e comunque penso ci sia ancora bisogno di me in questo territorio. Mi limito quindi ad aspirare ad una carica in Provincia od in Regio- ne”. Gli auguriamo di continuare al meglio nel suo intento perché ci ha dimostrato che il suo amore per la nostra patria lo ha trasformato in un Italiano a tutti gli effetti, seppur non rinnegando il suo Paese. Manuela Ferroni 3^D Creatività Bullismo Una stanza buia, la paura in agguato, violenza, odio, terrore e nessun rimpianto. Questo piccolo fiore, fragile e appena nato… ha appena subito. Ma questo fiore presto crescerà e troverà la forza, il coraggio di combattere tutte le bestie cattive che non hanno coscienza di quello che fanno. Anonimo 22 Creatività Donna La Donna assapora il mondo nella sua immensità. Con le sue labbra bacia la vita e la morte. La donna è come un sentiero, ti accompagna, sempre. Lacrime innocenti solcano il suo volto e una miriade di pensieri invade la sua mente. La donna sboccia in primavera con i fiori, cresce e vive tra le stelle. Dorme nella sua morte e crede nella sua Vita. Ferretti 2^C 23 Creatività La fin Il cielo predice l'avvenire Dice solamente il vero Mi dispiace non esser potuto guarire Ma ormai è diventato tutto nero. Le tue lacrime cadevano su di me Come pioggia in questa triste primavera Urlanti gridavano amore Nella loro calda purezza Mentre ancora il tuo corpo caldo Mi proteggeva dai ricordi Il tempo continua a scorrere Come il tuo pianto dolorante E un tuono fa palpitare i nostri Cuori, dei quali solo uno si fermerà. Anonimo 24 Creatività MANDELA IL LEONE Ascolta il poeta lontano da te Ma vicino al tuo cuore. MANDELA – il leone Tu non sei solo Mandela Tu sei il Messia Che abolisce la repressione Non per instaurare un’ altra Eterno dualismo tra il bianco ed il nero, Bensì Per seppellire la sordida povertà In una terra Libera Per L’Amore del Cuore e dell’Anima. A quando il tuo ruggito di speranza Speranza di una terra senza razzismo Mandela – il leone Il tuo regno ti domanda Mandela – il leone. Boubacar Traore 25 Creatività O Italia O Italia, o Ausonia, o Esperia, o Italia ke con gratia si protende nel gran mar ke in un tempo lontano fu anco nostrano, ke non le smette mai e mai di spumeggiar. Tanto diversa l’è dall’insù all’ingiù, ma una qualke cosa da sempre tutta la unisce, anco la politica, ke tanto l’avvilisce. Cos’è mai allor ke la tien tutta insieme, dalle Alpi agli Appennini, e da quando l’ebbero messa assiem li garibaldini. Perché la penisola dà ancor tanta speme? Fenici, Greci, Lidi, Germani, Ostrogoti e Bizantini, Longobardi, Normanni, Arabi, Ungari e Angioini, Tedeschi, Aragonesi, Spagnoli, Austriaci e Navarrini, come mai tanti han fatto grandi cose e noi altri sol di casini? Ricca è tuttavia d’ingegno, tante son le idee quante le sue genti, da Aosta a Girgenti. Popol eccelso e variegato, antico e mai appagato! Anonimo 26 Creatività Oasi 1986 Correndo in mari deserti fiutando visioni perdute nel tempo mi immergo in nuove stagioni col cuore che schiaccia i mille teoremi del buio. Anonimo 27 Creatività Parlami Parlami di quegli uomini fratelli di sangue parlami di quegli sguardi fermati da sguardi di leopardo parlami dei miei fratelli essi sono astri strappati e prostrati dal sole senza sole parlami dei miei fratelli che parlano al vento nel cuore della notte parlano del sole che non hanno chiamano il sole che brilla che non illumina la loro notte di dolore che non riscalda il loro cuore intorpidito dal freddo in quel loro corpo che non è più il loro. Kokou Mawuena Ewomsan 28 Creatività Pioggia 1986 Il vento accarezza la pelle con gocce di pioggia l’odore di erba bagnata mi avvolge. Silenzio: nell’aria le lacrime scendono piano con tristezza e rimpianto; una voglia costante di averti vicino mentre sei già lontano. Anonimo 29 Creatività Lo studente Lo studente Dicasi studente kello homo k’el si pote collocare tra lo sesto e lo decim’ottavo anno di sua vita un’etade entro la qual pare non vi sia via d’uscita un’etade entro la quale pare che nulla se possa fare. Già l’era sì dura cominciar quando s’era ancor de’ pargoletti meglio non ridir di quando s’è giunti alle schole superiori ché sempre tanto sa da fa tra la schola, la casa e fuori con lo capo chino su li libri, e far la spola tra codesti e li letti. Per accomodar lo corso degli eventi s’è ormai soliti dividere in due fasi: lo biennio per kelli c’hanno ancor da definirsi fanciulli, seppur cresciuti e lo triennio per li più anziani, ove ognun l’è già tristo se pensa al domani dopo ogn’anno perviene kella tanto sospirata estate, ove s’entra in stasi. La grave e magna minaccia è da subito incombente, ma subito non si sente sicché essa sopraggiunge senza che li miseri sian pronti a quel duro patire è durante lo quint’anno che lo pressante studio mette a prova la mente son que’ momenti della vita ove lo tristo ha desio d’imprecar contra Gentile. Anonimo 30 Creatività Silenzio Le nuvole prendono il sopravvento nel cielo. Porte chiuse da tempo si aprono con il tuo silenzio. Si arresta il mondo ma è come un rumore, il più inquietante dell’universo perché è il sapore della solitudine che ti porta ad assaporare la pazzia. Anonimo 31 Creatività Una macchina da guerra L’uomo enfatizza il suo orgoglio e nei suoi gesti illude le speranze. La pioggia del cielo si tramuta in sangue ma ogni lacrima solca il suo cuore. L’uomo è come una macchina da guerra, procede senza tregua fino a rapire il tuo unico respiro. Ferretti Chiara 2^C 32 Creatività L’infinita disoccupazione L’infinita disoccupazione Sempre cara mi fu quest’erma scrivania, e questa sedia, che da tanta parte dell’ ultimo giorno d’impiego il guardo esclude. Ma attendendo e mirando interminate casse integrazione di là da quella, e sovrumani licenziamenti, e profondissimo torpore io nel pensier mi fingo ove per poco la ripresa prenderà ’l posto della depressione. E come il capo-ufficio odo sbraitar tra li corridoi, io quello infinito silenzio alla sua voce vo comparando: e mi sovvien l’etade passata, e gl’impiegati ne li lor uffici, e il dolce labor de li elettronici arnesi. Anonimo 33 Creatività Winnie Mandela Zia Winnie ti rinnovano la consegna ancora cinque anni di messa al bando Osserva le nostre teste di struzzo nascoste sotto la sabbia caritatevole delle frontiere intangibili ed ebbi fede Abbi fede senza lacrime o sorrisi Zia Winnie Mandela abbi fede sino a una nuova ingiustizia Moussa Kanaoute 34 Composizioni in lingua IMAGINE YOU ARE ON A DESERT ISLAND ... IMAGINE YOU ARE ON A DESERT ISLAND ... If I was on a desert island, first of all, I'd take a lot of water and food. Secondly, I'd take some clothes, including a swimsuit to take long baths in the sea. I think I'd enjoy the island for some days, eating tropical fruits and exploring it, but then I would probably go away, so I'd take a helicopter and a good and nice pilot, then we could fly away whenever we wanted to. I guess we'd also need some fuel, so I'd take that as my last thing. I wouldn't bring a mobile phone with me because it wouldn't probably work and, moreover, I hope it would be the first and last time for me on a desert island and if I had my mobile I wouldn't enjoy the island, I'd only take care of it and, honestly, when could I go again on a desert island? I think it would be a great experience, quite scary, but also wonderful. Busani Alessia 1^E 35 Composizioni in lingua Warrior women After centuries of oppression, The Woman, the mother , the sister, the wife gets up again: she reclaims her dignity. The woman reacts and becomes light as air She defeats men's cruelty. Today; women are free as eagles, beautiful as a rainbow and strong as hurriganes. Lombardi Alessandra 1^E 36 Composizioni in lingua New York for everyone New York, also known as the Big Apple, is the most populous city in the USA and it has about 20 million inhabitants in its metrolopitan area. It's a city of one the highest skyscrapers in the world and the most important stock exchange is there, in the famous Wall Street. It's one of the largest city in the world! The city of the Statue of Liberty is a multiethnic city. Over 170 different languages are spoken there. Famous are the suburbia of Little Italy and Chinatown in Manhattan. The population of the city is composed by whites, hispanics, blacks, asians and native americans. The immigrants are about 3 million. Most of the immigrants who live in the city come from Dominican Republic, China, Jamaica, Mexico, Italy and Columbia. There's also the largest Jewish community outside Israel. The new mayor of New York Bill de Blasio has been elected in November 2013 with the massive support of the city's Hispanic and black communities. He's also the fourth italian-american mayor of the city. On 12th February 2014 he made a speech at Queens College. He said:"To all my fellow New Yorkers who are undocumented, I say: New York City is your home too, and we will not force any of our residents to live their lives in the shadows". This offers advantages like open bank accounts, sign leases and gain access to basic services. This also gives the ID card to all the immigrants, even to illegal immigrants. It's a way to feel less invisible in the big city. The mayor can't give the Green Card or the citizenship but he wants to give the partecipation of all foreigners in civic life. Alessandra Anastasio 1^E 37 Buone Vacanze! Dai curatori del giornalino Coordinatori Melli Palazzo Grafica Ravichandran Catania Seligardi Nozzolino Correzione Polimeno Prampolini Lerose Moschetti Montani Tafaro Pellicelli