l`avventura di racoon - Corpo Forestale dello Stato

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l`avventura di racoon - Corpo Forestale dello Stato
SPECIE IN ESTINZIONE / Il procione
© Centro Tutela Fauna Monte Adone (BO)
L'AVVENTURA
DI RACOON
Da Disney alle fabbriche clandestine della moda
made in China, la storia dell’orsetto lavatore
di Marco Fiori
li investigatori della Cites tutto avrebbero immaginato meno che imbattersi in
un colossale traffico di colli di procione
o orsetto lavatore. I più possono immaginare questo simpatico animale nel contesto di
un cartoon di Topolino o di Pocahontas, o al
massimo possono riconoscere nella sua gonfia
coda striata il richiamo al classico copricapo di
Davy Crockett, esploratore e patriota nordamericano dell’Ottocento. Ma che nel 2009 la pelliccia
di questo mammifero venga ancora usata come
guarnizione di giacche e piumini, venduti in
famose boutique di Via del Corso, rappresenta
realmente una sorpresa.
Ma la sorpresa più grande, e qui la cosa si fa
seria, è stata rilevare che probabilmente due
secoli dopo Crockett ancora queste pelli provengono da strazianti e crudeli trappole o
tagliole, o comunque da allevamenti non certificati e locati in qualche sperduto paesino
dell’Asia o del Sud America, gestito magari in
maniera precaria tanto da costituire luogo di
G
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sevizie e maltrattamento per i simpatici orsetti. E
pensare che il legislatore aveva inteso nel 1992
elencare il Procyon lotor tra le specie pericolose
per la pubblica incolumità e la salute (Decreto
ministeriale 14.4.1996 e articolo 6 della legge
150/92) immaginando forse che branchi di
orsetti lavatori introdotti, sembra anche nell’habitat italiano (avvistamenti sono stati segnalati
nei boschi della Brianza) o detenuti da alcuni
privati, potessero costituire una minaccia per il
sonno degli italiani. Questo mammifero pestifero ma simpatico ai più vive ormai nei boschi
della Germania, della Francia e addirittura del
Giappone. Sembra che come casualmente è
potuto succedere per altre specie considerate
oggi “aliene”, durante un bombardamento in
territorio tedesco nel secondo conflitto mondiale, un gran numero di procioni sia potuto
fuggire da un allevamento distrutto e abbia
potuto guadagnare la libertà adattandosi brillantemente al clima e all’ambiente del centro
Europa.
Duole rilevare che ancora una volta è questo
“simil cane” o “simil orso” , cosi’ come i primi
esploratori al seguito di Cristoforo Colombo e il
famoso tassonomo Linneo usavano chiamarlo
(anche se l’etimologia del nome lo fa derivare
dalla stella Procione o stella “prima del cane”,
intendendo la Canis minor la costellazione più
vicina alla terra e osservata già dai greci) a pagare il prezzo di uno dei più noti vezzi umani, il
“vestire animale”.
Pelli illegali
© Ufficio Stampa CFS / Settore Audiovisivi
Una direttiva comunitaria su questo ha fatto da
anni chiarezza rendendo illegali le partite di
pelli e pellicce, che anche se non provenienti da
specie protette, non provengano da allevamenti
certificati e riconosciuti. Circa mille capi di abbigliamento griffati e made in Italy di una nota
catena di moda romana sono stati sequestrati i
primi di Novembre in 15 boutique di Roma dagli
agenti del Servizio Cites della Forestale di Roma
e di Fiumicino su mandato della Procura della
Repubblica. Già un sequestro di 600 “colli” di
procione effettuato dalla Cites su un volo proveniente da Pechino aveva indotto gli
investigatori ad estendere l’indagine alla filiera
di vendita dei capi incriminati.
La procedura, professionale e metodica, è stata
quella da sempre in uso per chi opera sul traffico
di animali o di loro parti e derivati. Veloce esame
tricologico del pelo presso “La Sapienza” di Roma,
analisi di fatture e documentazione di scorta, individuazione dei destinatari e sequestri a tappeto.
Ma la sorpresa non finisce qui. Al traffico di specie tutelate si assomma la frode tra le frodi.
Se il procione parla cinese
I capi venivano prodotti in Cina, assemblati con
le parti di procione in Italia da aziende cinesi e
rietichettati come originale, unico, impareggiabile e distintivo made in Italy, il tutto organizzato
e commissionato da italiani. Abilità e destrezza
che superano persino quella studiata dagli etologi ed attribuita proprio all’orsetto lavatore che,
come molti sapranno deve questo nome all’uso
di lavare il cibo prima di mangiarlo e ha la fama
di riuscire ad aprire serrature e lucchetti per
rubare cibarie.
Il “pericoloso” orsetto lavatore tornerebbe
volentieri, ci piace pensare, nelle foreste che si
estendono dal Canada a Panama (questo è il suo
areale originario) anche se l’implacabile cacciatore Davy Crockett fosse ancora in servizio
effettivo.