9-12 Luglio 2009

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9-12 Luglio 2009
9-12 Luglio 2009
Solidarieta’à ed Amicizia tra i Paesi del Mediterraneo
(per la soluzione dei problemi ambientali comuni)
ASSOCIAZIONE ECOLOGICA SCIENTIFICA
Roma - Campidoglio
Aran Blu Hotel - Ostia
ASSOCIAZIONE ECOLOGICA SCIENTIFICA
con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana
presenta la:
Solidarieta’à ed Amicizia tra i Paesi del Mediterraneo
(per la soluzione dei problemi ambientali comuni)
in collaborazione con:
AREMEDD
REGIONE LAZIO
con il patrocinio di:
Presidenza del Senato della Repubblica Italiana
Presidenza della Camera dei Deputati
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Commissione Europea - Rappresentanza per l’Italia
Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica
Ministero per le Politiche Europee
Ministero delle Comunicazioni
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto
ENEA - CNR - Lega Navale Italiana
e con il sostegno di:
Zoomarine supporta
la XX Rassegna del Mare
Emittente Ufficiale
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RASSEGNA DEL MARE
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RASSEGNA DEL MARE
Il saluto del Presidente dell’Associazione Mareamico
On.le ROBERTO TORTOLI
Quando l’assemblea dei soci di Mareamico ha chiesto la mia disponibilità a divenire Presidente della associazione, ho chiesto un breve periodo
di riflessione che mi consentisse di poter correttamente valutare la compatibilità tra i miei attuali incarichi politici e la Presidenza di una Associazione Ambientalista atipica e molto impegnata sul versante della
ricerca scientifica, della elaborazione strategica, della proposta concretamente attuabile.
Pino Lucchesi ha contribuito a sgombrare il campo delle mie perplessità,
assicurandomi personale continuità nell’impegno diuturno e prospettico.
Oggi, a qualche mese di distanza e con qualche esperienza importante già
alle spalle come il recente Convegno sulla laguna di Orbetello, debbo confessare che i dubbi sono svaniti e mi accingo ad affrontare la mia prima “Rassegna del Mare” con entusiasmo e spirito costruttivo.
La “mia” prima Rassegna coincide con la ventesima edizione delle più significativa manifestazione
annuale di Mareamico, nonché, sostanzialmente con il ventennale della Associazione, un traguardo significativo, frutto di anni di impegno e di dedizione.
Dopo che si era manifestata l’impossibilità di tenere l’evento a Pescara in concomitanza con i Giochi
del Mediterraneo (come preventivamente convenuto con il Commissario di Governo del raduno sportivo), il Comitato Direttivo di Mareamico ha deciso di scegliere Roma (o poi Ostia) per la richiamata
Rassegna, programmandone un seguito per il prossimo ottobre in Libia o in Algeria o in Montenegro.
In questo modo si è voluto mantenere la caratteristica di una Manifestazione fortemente diretta ad interessare i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, dando evidenza nel contempo (con la prevista
inaugurazione in Campidoglio) all’anniversario con una forte presenza di Responsabili Istituzionali,
di studiosi di livello internazionale, di giovani “ambasciatori ecologici di Mareamico” al fine di lanciare un messaggio tangibile rivolto soprattutto alle nuove generazioni.
La Manifestazione, quindi, vivrà di diversi momenti, formali e no, ma tutti all’interno di un filone di collaborazione internazionale che vede Mareamico ormai impegnato da anni, con amicizia e rapporti in
progressiva espansione.
E’ il concetto che ha ispirato il titolo della “Rassegna 2009” (Solidarietà ed amicizia per la soluzione
dei problemi ambientali comuni) nella consapevolezza che solo dalla conoscenza e dalla cooperazione
può discendere un progressivo miglioramento delle relazioni, il chiarimento delle incomprensioni, l’idea
di un destino comune, anche in questa fase difficile dei rapporti tra razze e popoli.
È questo, alla fine, anche l’impegno di ieri e di oggi per Mareamico.
Roberto Tortoli
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Il Ministro dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare
On.le STEFANIA PRESTIGIACOMO
Voglio ringraziare l’Associazione Mareamico ed il suo Presidente,
l’amico e collega Roberto Tortoli per il loro rinnovato impegno in favore dell’ambiente in generale e dell’ecosistema marittimo-costiero
in particolare.
Quest’anno la Rassegna del Mare coincide con i 20 anni di attività della
Associazione, un periodo breve se guardiamo alla lenta maturazione dei
comportamenti e degli approcci, ma abbastanza lungo da consentire una
valutazione approfondita della evoluzione in atto, e poter definire con
una certa precisione azioni ed interventi. È una riflessione che vale in
generale ma che può essere tranquillamente applicata al Mare che
più da vicino ci interessa: il Mediterraneo.
Il mare Mediterraneo, in questi anni, ha subito profonde trasformazioni dovute in parte anche
all’intervento umano. Trasformazioni che hanno portato problemi di inquinamento, mutazione
del panorama biologico della fauna e della flora marina, depauperamento dell’habitat e proliferazione irregolare di specie aliene.
Tutto questo rende necessaria sia una strettissima sorveglianza dal punto di vista ambientale,
sia una ricerca continua che fornisca a chi deve intervenire informazioni immediate, fruibili e
soprattutto esatte per poter dare risposte concrete e utili in tempi contenuti, come Mareamico
fa da sempre. E non è sufficiente, perché le problematiche poste dalla crescita della popolazione e delle sue condizioni, l’insopprimibile desiderio di migliorare la proprio qualità della
vita e la propria situazione economica, il progressivo inarrestabile spostamento degli abitanti
verso le zone rivierasche hanno bisogno dell’ideazione e della messa in pratica di politiche specifiche e di programmazione a medio e lungo termine.
È importantissimo, in questo senso, coinvolgere in un unico quadro tutte le realtà istituzionali
e scientifiche dei Paesi che si affacciano sul nostro mare, in una continua opera di collaborazione che possa dare impulso a tutti gli interventi necessari sia per interpretare, sia per programmare il futuro.
Mareamico con questa manifestazione (e con il seguito della stessa in ottobre) prosegue nella
ricerca e nella valorizzazione dei rapporti con gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, con una particolare attenzione ai Paesi del Maghreb in sintonia con le nuove linee di collaborazione promosse dal Governo Italiano. È un’ azione meritoria che deve essere in ogni
modo sostenuta e valorizzata.
Il mio Ministero seguirà con grande attenzione i lavori della XX Rassegna del Mare e terrà in
debito conto le indicazioni che ne scaturiranno.
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Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
On.le ALTERO MATTEOLI
A più riprese - durante le precedenti esperienze di Governo e nella mia pregressa Responsabilità di Ministro dell’Ambiente ho avuto la possibilità di seguire (e per quanto mi è stato possibile sostenere) la meritoria azione di Mareamico, Associazione oggi presieduta da Roberto
Tortoli, già mio principale collaboratore quale Sottosegretario nello stesso Ministero.
Più di recente ho avuto occasione di incontrare
la Dirigenza della Associazione ed i più importanti esponenti del suo comitato Scientifico
in occasione di un importante convegno sulle
acque di transizioni e lagunari che si è tenuto
ad Orbetello (la città di cui sono Sindaco)
poche settimane fa.
La tematica ambientale è di estrema importanza anche per il mio attuale incarico di Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti in
riferimento ad una importante serie di evenienze. Si pensi, per tutte, alla necessità di rendere meno impattante possibile la realizIl Ministro Matteoli al recente Convegno di
zazione delle Grandi Opere, necessarie come
Mareamico svoltosi ad Orbetello
il pane (soprattutto in questo periodo di crisi)
per rilanciare la competitività della nostra industria e della nostra economia in generale ma tanto
difficili da realizzare in un Paese così complesso, antropizzato ed urbanizzato come il nostro, ed
in un quadro complessivo di crescente attenzione alle questioni ambientali, del tutto sconosciuto
o marginale nel primo dopoguerra (quest’ultima è ovviamente da considerarsi come una attitudine positiva, se vissuta e portata avanti senza pregiudizi ideologici o rivolte strumentali che
spesso nascondono la difesa di interessi specifici).
Si tratta, come è noto, di una iniziativa sulla quale il Governo Berlusconi punta con grande decisione nel tentativo di recuperare al più presto il gap che ci separa dai Paesi più avanzati
dell’Unione Europea e consentirci una rapida fuoriuscita dalle incertezze attuali.
Ma le esigenze di ripresa non finiscono qui, perché, anche dall’estero, possono arrivare risposte importanti per l’industria nazionale.
Da questo punto di vista, per quanto spesso oscura, l’azione di Associazioni come Mareamico
può essere molto importante perché contribuisce a creare un clima positivo nei rapporti tra le
Nazioni . Tale concetto è vero in generale, ma particolarmente si applica ai rapporti tra l’Italia
ed i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, scanditi da rapporti di collaborazione sempre più
impegnativi e vincolanti, come le recenti intese con la Libia per la costruzione (da parte di aziende
italiane) di grandi infrastrutture stradali e non, e con l’Egitto, intese, quest’ultime, alle quali ho
personalmente partecipato.
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Il Ministro per i Beni e le Attivita’ Culturali
On.le SANDRO BONDI
Se c’è un campo nel quale i percorsi di salvaguardia si intersecano tra loro questo è proprio
il campo ambientale, tanto che è talvolta molto problematico tracciare una linea di confine
tra dove finisce la tutela ambientale e dove inizia quella culturale, storica, artistica.
Questa inoppugnabile verità, valida in generale ed applicabile ovunque, è fortemente presente nel caso del nostro Paese, così fragile e cosi antropizzato, ma così carico di evidenze
culturali ed ambientali… e così ricco di potenzialità ancora da mettere in evidenza.
Comune ai due settori è
trastare il malaffare, le costri” edilizi che tanto
stri litorali, il traffico dei
peramento dei nostri mari
anche l’esigenza di construzioni abusive, i “mohanno deturpato i nobeni culturali, il depaue del nostro territorio.
Da qui anche l’esigenza di
guati mezzi di prevenzione
adeguati stanziamenti al
potenziare il lavoro svolto
da quelle specificamente
nostro patrimonio.
poter disporre di adee di dissuasione, e di
riguardo in maniera da
dalle forze dell’ordine e
dedicate alla tutela del
È poi del tutto evidente, nella complessa materia, la necessità di una forte azione di cooperazione tra i Paesi, particolarmente importante nel caso del Mediterraneo, un mare sul
quale si affacciano Paesi le cui “storie e civiltà” si sono pure spesso intersecate, confuse,
sovrapposte, e vicendevolmente potenziate.
Anche per questo il mio Ministero guarda con particolare attenzione alle attività svolte da
Organizzazioni non governative come Mareamico che si sono poste proprio l’obbiettivo di
favorire i rapporti e le relazione internazionali, con una azione integrativa ma non meno
importante di quella “ufficiale” dei Governi e delle Istituzioni Internazionali.
Tale spirito collaborativo, tanto per fare un esempio di situazioni delle quali si parlerà anche
duranti i lavori della Rassegna del Mare, è del tutto necessario nelle azioni volte a scoprire,
recuperare o alternativamente garantire “in situ” i beni sommersi, spesso al’origine di scoperte e ritrovamenti eccezionali, come nel caso dei “Bronzi di Riace” o del “Satiro Danzante” di Mazara del Vallo, ma troppo spesso situati in luoghi invigilati e quindi sottoposti
a depredazioni e manomissioni.
Voglio assicurare il collega e caro amico Roberto Tortoli del mio impegno a seguire con attenzione e sostenere l’azione della sua Associazione Mareamico.
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Qualita’ della Vita e Tutela dell’Ambiente
devono procedere insieme
Dr. MOHAMED MEHDI MLIKA - Ministro Consigliere del Primo Ministro - Presidente AREMEDD - Tunisia
Il settore ambientale costituisce oramai da decenni un asse fondamentale per lo sviluppo della
Tunisia sotto la guida del Presidente Ben Ali.
La nostra cooperazione con l’Unione Europea ed i suoi Stati membri, iniziata negli anni 70,
si è progressivamente rafforzata e tutto questo pone oggi la Tunisia in una posizione rispettabile in materia di protezione dell’ambiente e di qualità della vita. La nostra cooperazione con
l’Italia si consolida di giorno in giorno e dà vita ad un solido vincolo tra il popolo tunisino ed il popolo italiano.
Il comune contributo di A REMEDD e di M AREAMICO alla promozione
della qualità della vita nel Mediterraneo esemplifica molto bene
questa cooperazione, non soltanto nello spirito di buon vicinato ma
anche in termini di complementarità e di solidarietà e rappresenta
un esempio edificante nel nostro spazio mediterraneo nel quale abbiamo tutti bisogno di pace e di sicurezza per promuovere la qualità
della vita attraverso una cooperazione globale, feconda e durevole.
La qualità della vita è la risultante delle azioni adottate dall’uomo
per promuovere la sua condizione, elevare il suo livello di vita , proteggendo nel contempo l’ambiente e garantendo così le condizioni
per uno sviluppo duraturo.
Per i Paesi del Mediterraneo non si tratta soltanto di mantenere una
tradizione ma di condividere in generale una stessa concezione della vita.
Questa cooperazione è anche l’espressione della
comune civiltà mediterranea, costantemente arricchita e rinnovata.
I problemi che incombono sul Mediterraneo,
davvero in forte pericolo, riguardano tutti i
Paesi rivieraschi sia che si tratti degli impatti
drammatici dell’inquinamento marino che distrugge flora e fauna ed in generale la biodiversità, o di altri problemi collegati agli effetti
pericolosi dei cambiamenti climatici.
Siamo inoltre chiamati a gestire meglio i problemi dell’immigrazione clandestina ed a lottare insieme contro gli Integralismi, per questo
bisogna cooperare ed è necessario dar vita ad
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una politica comune feconda. solidale ed unita.
Una tale scelta si impone perché le sfide sono comuni e perché dobbiamo preparare insieme l’avvenire in funzione dei nostri interessi comuni e degli obbiettivi che ci prefiggiamo per migliorare
costantemente il livello di vita dei nostri concittadini, assicurare all’insieme della Società il benessere ed il progresso al quale essa aspira nella stabilità e nella sicurezza; è evidente che la
realizzazione di un tale obbiettivo non è solo un problema del Governo e dei poteri pubblici.
È anche un problema della Società civile che trova la sua forza nella diversità delle sue componenti, nella coscienza condivisa, e, soprattutto, nella sua capacità di mobilitare volontà e sforzi.
Per ottenere un alto livello della qualità della vita , bisogna adottare un approccio che bandisca l’egoismo cieco che considera come affari del vicino la soluzione dei problemi in campo
ambientale e nell’area dello sviluppo durevole.
Si tratta di un obbiettivo al servizio del quale dobbiamo mettere tutte le strategie e le azioni
di sviluppo in spirito di solidarietà e di convergenza perché il Mediterraneo possa essere realmente uno spazio di pace, di stabilità, e di sviluppo duraturo.
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La Politica della Pesca e la Commissione Europea
On. le ANTONIO BUONFIGLIO - Sottosegretario di Stato Ministero delle Politiche Agricole e Forestali
Oggi la politica della pesca è per la gran parte nella sfera della Commissione Europea.
Gli stati nazionali concorrono alla identificazione degli obbiettivi e delle politiche ed esercitano una azione di vigilanza e di controllo. In linea generale, tuttavia, non si può non constatare l’esistenza di vari problemi dovuti principalmente alla necessità - per la
Commissione - di emanare Regolamenti e
Direttive atti a disciplinare la materia in situazioni geo-politiche
così diverse tra loro
(come sono ad esempio, il Mare del Nord,
la facciata atlantica
dell’Europa, il Mare Mediterraneo), alle
quali spesso si aggiunge la difficoltà della burocrazia europea
a comprendere le
singole specifiche situazioni: nel nostro
caso quella mediterranea. Accade così che spesso i pescatori
del Mediterraneo (si
pensi alle norme sull’altezza massima delle
reti da posta) si trovino in serie ambasce di fronte ad una visione
ispirata da esperienze,
conoscenze, gestioni maturate altrove.
Da qui la necessità - per il Governo Italiano - di difendere in sede comunitaria ed internazionale certi tipi di pesca tradizionale non invasiva e non riduttiva delle specie interessate
dalla cattura.
Questi ed altri temi interessano buona parte dei lavori della XX Rassegna del Mare, alla
quale il mio Ministero parteciperà attivamente ed in maniera propositiva.
Anche se non si sono verificati gli effetti “catastrofici” sullo stato di salute del Mediterraneo (enunciati negli anni ’50 e ’60 da molti “profeti di sventure”) è peraltro chiaro che le
potenzialità di un corretto sforzo di pesca, sono strettamente correlate con lo “stato di salute” delle nostre acque e delle
acque internazionali di comune interesse nostro e di altri Paesi; ed è
evidente che solo scelte concentrate
e condivise potranno produrre effetti
positivi (quanto e forse più degli indirizzi Comunitari).
Su questo versante delle relazioni
internazionali il mio Ministero è fortemente impegnato. Sono particolarmente felice che Mareamico promuova una valutazione congiunta
dei due aspetti (ambientale e strutturale) con un approccio che è da
noi totalmente condiviso.
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RASSEGNA DEL MARE
Dalla ricerca un Contributo alla Pace
On.le GIUSEPPE PIZZA - Sottosegretario di Stato Ministero Istruzione e Ricerca Scientifica (MIUR)
Il tema scelto da Mareamico per il ventesimo anno di attività della Associazione (solidarietà ed amicizia tra i Paesi del Mediterraneo) anche se somiglia molto, ad un primo impatto, ad una dichiarazione di carattere politico, ben rappresenta lo spirito di una Associazione che ha molto investito,
specialmente negli ultimi anni, sul versante delle relazioni con gli altri Paesi del Mediterraneo e
nella ricerca di un impegno empatico finalizzato alla risoluzione di problemi comuni.
È fuori dubbio che l’uso razionale delle risorse
po di tecnologie “amiche dell’ambiente”, l’uso
noscenze, l’allineamento progressivo delle
no altrettante facce dello stesso problema: come
nomissioni di beni che sono oggettivamente in
uno sviluppo bilanciato, nuove opportunità di
sere, regolare i flussi migratori in modo da
tropiche insopportabili e favorire lo sviluppo di
naturali, lo svilupcondiviso delle coregole, costituiscaevitare ulteriori macomune e garantire
lavoro e di benesevitare pressioni anattività “in situ”.
L’Italia ha confermato, anche in occasione del
recente “trattato” di
amicizia con la Repubblica di Libia, la propria
piena disponibilità,
in sinergia con le iniziative promosse dall’Unione Europea e con il Piano di azione strategica
delle Nazioni Unite, a sostenere i programmi di miglioramento ambientale (depuratori, rifiuti),
anche tenendo conto della tendenza in atto ad un progressivo ed apparentemente inarrestabile
spostamento delle popolazioni verso le aree costiere, che cosi divengono più “sensibili” delle
altre perché sottoposte ad una pressione antropica talora davvero eccessiva.
I programmi di cooperazione non si fermeranno al settore ambientale ma finiranno inevitabilmente per investire il settore culturale e scientifico (si pensi all’imponente patrimonio di beni
sommersi!), quello della educazione (non solo ambientale), e della ricerca scientifica, all’interno
di un quadro internazionale che vede l’Italia in prima linea, anche in riferimento alla sua specifica situazione geopolitica, alla sua Storia, alla sua tradizionale propensione verso il dialogo e
la cooperazione. La ricerca interviene anche nel settore dei trasporti e delle comunicazioni per
favorire le soluzioni migliori, sia che si tratti di realizzare nuove infrastrutture, sia che ci si ponga
l’obbiettivo di una generale riorganizzazione
dei traffici. Le giornate di studio di Mareamico (una Associazione - val la pena di ricordarlo - iscritta all’Albo della ricerca del mio
Ministero) non mancheranno di fornire utili
indicazioni anche da questo punto di vista.
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È l’augurio che formulo a nome mio personale
e del Ministro Gelmini, confermando la piena
disponibilità per future collaborazioni.
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Mediterraneo: un mare fragile
Dr. FRANCESCO SAVERIO ABATE - Direttore Generale della Pesca Marittima e dell’acquacoltura
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali
È molto apprezzabile la decisione di Mareamico di dedicare, in occasione della sua Rassegna del Mare,
una giornata di riflessione ai temi della pesca e dell’acquacoltura, con particolare riguardo allo stato
di salute del Mediterraneo. Si contribuisce in questo modo ad una azione di monitoraggio costante
nonché ad una riflessione continua sulle evoluzioni in atto e sulle decisioni da adottare a livello interno
e internazionale.
Nel solo Mediterraneo ogni anno vengono distrutte, con enorme impoverimento della sua biodiversità, molte tonnellate di biomassa ittica. A questo si aggiunga la continua minaccia costituita dall’inquinamento,
derivante sia da fonti terrestri, (come gli scarichi) che marine. Una forte
regolamentazione della pesca è, quindi, necessaria non solo per tutelare la
stessa sopravvivenza economica e sociale dei pescatori, ma anche e soprattutto per la cura della biodiversità e degli ecosistemi marini e costieri,
senza la quale tutto il comparto della pesca professionale è destinato ad un
inesorabile impoverimento.
In particolare, nel mare mediterraneo è forte l’impegno che da sempre questa Amministrazione, con il
sostegno di diverse associazioni ambientaliste, tra le quali Mareamico, espleta per dare un freno ai sistemi di pesca non sostenibili e non selettivi, come le reti derivanti o le reti a strascico utilizzate indiscriminatamente.
L’Intervento della Direzione della Pesca marittima
e dell’acquacoltura a tutela dell’ambiente marino
e costiero è sempre stato di molteplice natura: collaborazione nell’istituzione di aree marine protette
, istituzione di zone di tutela biologica, avvio di
progetti di informazione e formazione nei confronti
degli operatori del mare e, non ultimo, sensibili
sostegni economici per la riduzione dello sforzo di
pesca. Questa azione assume un pregio ancor più
rilevante se accompagnata da un analogo impegno
da parte di tutti gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo. L’ambizioso traguardo di coinvolgere e
far lavorare insieme tutte le nazioni coinvolte al fine di un auspicato raggiungimento di un programma
di salvaguardia che superi i confini nazionali ed europei, anche per individuare habitat e progetti su
scala sopranazionale, sarebbe un importante passo verso la conquista di quel senso di appartenenza comune che deve necessariamente permeare i rapporti fra gli Stati mediterranei.
La sostenibilità del mare e la preservazione della qualità del patrimonio paesaggistico e dell’ambiente marino rappresentano, infatti, percorsi da condividere in un contesto multilaterale tra Unione Europea e Paesi
terzi, strada maestra per garantire una coesistenza pacifica e uno sviluppo solido e duraturo alla regione.
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RASSEGNA DEL MARE
Ambiente: una sfida per l’Europa , ma non solo...
Dr. CORRADO CLINI - Direttore Generale del Ministero dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare
L’attuale situazione di crisi mondiale europea….ed ovviamente anche italiana, ha imposto un ripensamento complessivo delle politiche e delle azioni dei governi a cominciare da quello comunitario.
E tuttavia non mutano (anzi sono fortemente funzionali alla auspicabile ripresa) le due sfide che l’Europa deve affrontare: da una parte assicurarsi un soddisfacente livello di sicurezza energetica, dall’altra ridurre le emissioni globali di anidride carbonica, in accordo agli obiettivi di riduzione delle
emissioni previsti dal Protocollo di Kyoto e dalle successive intese.
L’Unione Europea
dell’emissione di
prodotta da fonti
con particolare
del
risparmio
tutti i settori.
ha adottato ambiziosi obiettivi relativi alla riduzione
gas serra, all’aumento della quota di energia
rinnovabili sul fabbisogno di energia primaria,
riferimento ai biocarburanti ed all’aumento
energetico attraverso misure di efficienza in
Il raggiungimento
interne altrettanto
ternazionali e di
terizzati da un più
di tali obiettivi richiede l’attuazione di politiche
ambiziose così come il rafforzamento dei rapporti incooperazione con i Paesi vicini inclusi quelli caratbasso livello di sviluppo.
In tale prospettiva un solido quadro di cooperazione euro-mediterraneo nel settore energetico assume importanza rilevante. Nell’ampio contesto euro-mediteraneo, infatti, si trovano sia tecnologie energetiche efficienti che risorse rinnovabili. Allo stesso tempo, l’intera regione è oggetto
di numerose iniziative mirate allo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia ed alla riduzione
delle emissioni di gas serra. Inoltre esistono già meccanismi, quali il Clean Development Mechanism del Protocollo di Kyoto, o lo schema dei certificati commerciabili di energia rinnovabile,
che possono contribuire, se adeguatamente sviluppati, a supportare gli investimenti di settore.
Naturalmente per portare avanti obiettivi
così ambiziosi è necessario impostare, realizzare ed attuare programmi condivisi di
sviluppo che vengono attuati all’interno di
condizioni vere di rispetto ambientale, soprattutto in aree così sensibili come quella
del Mediterraneo. È la direzione verso la
quale, sia pure con qualche incertezza, si
stanno finalmente muovendo l’Unione Europea e molti Governi nazionali tra cui il
nostro sia rafforzando i tradizionali vincoli
di amicizia e cooperazione sia innovando
nei rapporti, come dimostra la recente intesa raggiunta con la Libia.
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RASSEGNA DEL MARE
Il Programma dell’UNEP per la riduzione dell’inquinamento
nel Mediterraneo: da una idea alla concreta azione
Dr. FRANCESCO SAVERIO CIVILI - Coordinatore Programma MED POL Mediterranean Action Plan - UNEP
L’ambiente marino del Mediterraneo è stato sottoposto negli ultimi decenni ad un considerevole
stress a causa delle attività umane. La gran parte di questo inquinamento, circa l’80%, origina sulla
terraferma ed è principalmente da attribuirsi alla pressione abitativa, alla crescita urbana, alle attività industriali ed agricole. Consapevole di ciò, nel 1975, il Programma ambientale delle Nazioni
Unite (UNEP), ha dato vita ad uno specifico programma per la Regione Mediterranea, il cosiddetto
“Piano di Azione per il Mediterraneo - MAP”, allo scopo di ridurre l’inquinamento marino.
L’anno successivo (1976) il Programma è stato completamente supportato dai Paesi rivieraschi dell’Unione Europea ed un certo numero di
protocolli sono stati sottoscritti per rendere il Programma più efficace.
Detti testi includono la “convenzione di Barcellona” ad altri sei Protocolli, tra cui quello sulle fonti terrestri di inquinamento al fine di regolare le attività inquinanti sulla terra ferma. Da allora le principali
fonti di inquinamento sono state identificate e misure graduali sono state
adottate.
Uno dei maggiori successi recenti del MAP nella lotta contro l’inquinamento proveniente dalla terra ferma è stato la formulazione e l’adozione da parte degli stati contraenti di un Piano Strategico di azione
(SAP).
Tale piano è alla base del Protocollo (LBS) sottoscritto dalle Parti Contraenti per le attività da svolgere nei due prossimi decenni. Si tratta di una iniziativa orientata ad adottare azioni concrete di
identificazione di categorie prioritarie di sostanze e di attività da eliminare o controllate nei Paesi
dell’area mediterranea.
La riduzione e le fasi sono formulate in armonia con la Convenzioni ed i programmi regionali ed internazionali, quali le Direttive Comunitarie, le politiche e le strategie decise nelle convenzioni di
Stoccolma e di Basilea.
Le attività fondamentali interessate dal SAP riguardano principalmente la riduzione dell’inquinamento derivato dalle attività urbane ed industriali. Per quanto riguarda il primo ci si riferisce al
ruolo del Governo nel mitigare questo tipo di inquinamento, ad esempio attraverso la costruzione
di nuovi impianti per le acque reflue, mentre il SAP assicurerà il proprio contributo attraverso forme
di assistenze quali linee guide per la costruzione di impianti di trattamento delle acque, capacità realizzativa e gestione degli stessi. Riguardo alla riduzione dell’inquinamento industriale, con un effettivo coinvolgimento di esperti governativi e altri stakeholders, si promuove un inventario di tutte
le emissioni e rilasci da fonti e sostanze inquinanti, inventario denominato “budget nazionale delle
emissioni e dei rilasci”, considerando il 2003 come un anno base.
Questo “inventario”, aggiornato nel 2008, rappresenta il punto a partire dal quale la riduzione
in termine di percentuale degli inquinanti, dovrà essere raggiunta in accordo con la tempistica e
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gli obbiettivi stabiliti dal Piano.
Dopo l’adozione del SAP è stato approvato un “Progetto Mediterraneo” che prevede contributi per
sei milioni di dollari per l’implementazione di una serie di attività sul suolo. A questo si sono aggiunti altri donatori quali il Fondo Francese per l’Ambiente Mondiale (FFEM) e si è raggiunto un
budget totale di 12 milioni di dollari. Successivamente si è passati alla preparazione di Piani Nazionali d’azione per tutti i Paesi Rivieraschi.
I Piani, formalmente adottati dal 13° Meeting delle Parti Contraenti, tenutosi a Portorosa nel novembre 2005, descrivono le politiche, le azioni, gli interventi che ciascun Paese deve adottare per
ridurre l’inquinamento in linea con gli obbiettivi del SAP, nonché i mezzi tecnici e finanziari necessari e le relative scadenze.
Un aspetto del tutto innovativo di questo procedimento riguarda il coinvolgimento degli stakeholders. In ciascun Paese le autorità nazionali e locali, il settore industriale e le organizzazioni non governative (NGO) siedono per la prima volta allo stesso tavolo per discutere le priorità, le misure
possibili e gli investimenti necessari.
È apparso subito chiaro, durante questi confronti, che il processo di implementazione del NAP (con
i suoi meccanismi di informazione condivise, di promozione e di uso della tecnologia più pulita, di
trasferimento di tecnologia, di partecipazione pubblica e di finanziamento) porta a rafforzare lo
sviluppo economico, tecnologico e sociale a livello locale dando così contributo concreto allo sviluppo sostenibile. Per questa ragione il processo di preparazione del NAP è stato un successo e di
nuovo ha attratto l’ attenzione di donatori internazionali. Ne è derivato una nuova strategia di Partnership che ha incluso un considerevole numero di organizzazioni internazionali nonché della
Banca Mondiale per supportare una implementazione del NAP stesso per il lungo periodo.
Prospettive molto positive possono venire dalla sinergia con il programma
dell’Unione Europea denominato “Horizon 2020” , una iniziativa con obbiettivi similari di riduzione degli inquinamenti
nella Regione Mediterranea.
In conclusione, gli sforzi dell’UNEP hanno portato ad
un programma effettivo di riduzione dell’inquinamento in armonia con gli obbiettivi ed i Regolamenti
dell’Unione Europea ed in collaborazione con le più
significative Istituzioni Bancarie Internazionali.
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UNEP
Questo significa che l’idea iniziale dell’UNEP di mettere assieme Paesi a differente livello di sviluppo, di
differente cultura, religione, tradizione e farli sedere
ad un tavolo comune per discutere e decidere in maniera condivisa, per esempio nell’ambiente marino e
per la sua conservazione, si è rivelata sostanzialmente volta ed oggi questa idea sta dando positivi risultati a beneficio di tutti i Popoli del Mediterraneo.
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Profilo della Lega Navale Italiana
Ammiraglio MARIO MAGUOLO - Vice Presidente Nazionale della Lega Navale Italiana
La Lega Navale Italiana riunisce in Associazione cittadini che volontariamente operano per diffondere nel popolo italiano, in particolare tra i giovani, l’amore per il mare e la conoscenza dei problemi
marittimi, sviluppando iniziative promozionali, culturali, sportive, ambientalistiche e naturalistiche
idonee al conseguimento degli scopi statutari. Essa promuove e sostiene anche la pratica del diporto
e delle altre attività nautiche e sviluppa corsi di formazione professionale, di concerto con le Amministrazioni pubbliche e le Federazioni sportive del CONI.
L’Associazione, vanta ben oltre un secolo di vita, essendo stata fondata a La Spezia nel 1897 ad opera di un piccolo gruppo di appassionati del mare, uniti dal comune ideale di risvegliare nell’allora
giovane Regno d’Italia, l’amore e l’interesse nei confronti di una coscienza marinara.
Oggi, essa è un Ente Pubblico preposto a servizi di pubblico interesse
operante sotto la vigilanza dei Ministeri della Difesa e delle Infrastrutture e Trasporti; è anche Ente Morale e Culturale, Associazione
di protezione ambientale e Associazione di promozione sociale.
Conta circa 58.000 Soci iscritti, su un complesso di 80 basi Nautiche e 238 Strutture periferiche fra
Sezioni e Delegazioni presenti su tutto il territorio nazionale, che rappresentano lo strumento attraverso il quale persegue le sue finalità.
L’Associazione, sin dalla sua creazione, si avvale di un organo di informazione mensile, la Rivista
“Lega Navale”, che vista la sua data di fondazione è oggi in Italia, la più anziana testata nel settore
marittimo in campo civile.
La collaborazione con le Amministrazioni regionali e locali è regolata da un accordo formalizzato
nell’ambito della conferenza Stato/Regioni, secondo il quale le Regioni e la Lega Navale convengono di sviluppare e portare a compimento programmi ed accordi coordinati di interventi ed individuare congiuntamente ogni possibile ulteriore forma di collaborazione.
Oltre 14.000 sono le imbarcazioni iscritte nel Registro del Naviglio dell’Associazione utilizzate dai
Soci per il diporto, ma anche ai fini didattici. Ogni armatore è tenuto per regolamento a mettere a
disposizione il suo mezzo anche per tale tipo di iniziative. Tra le altre basterà citare le uscite in mare
per le scolaresche, le lezioni pratiche per i corsi di patente, gli interventi di emergenza in caso di inquinamento da idrocarburi e il monitoraggio delle acque costiere.
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Saluto del Sindaco di Roma On.le GIANNI ALEMANNO
Il Comune di Roma ha accolto con entusiasmo la proposta
della Associazione Mareamico per tenere in Campidoglio la
sessione inaugurale della XX Rassegna del Mare (e festeggiare così, in maniera appropriata e visibile anche il ventesimo anniversario di attività della Associazione, oggi
presieduta dal collega ed amico On. Roberto Tortoli, già Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente ed oggi Vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera dei
Deputati).
L’azione promossa da Mareamico per rafforzare i vincoli di
collaborazione e di solidarietà ed amicizia fra i Paesi del
Mediterraneo, appare del tutto in sintonia con il messaggio di civiltà e di pace che da
sempre emana dalla “Città Eterna”, che - val la pena ricordarlo - è anche la sede del
Vescovo di Roma, il Pontefice successore di Pietro.
L’Amministrazione Comunale, a sua volta, si sente particolarmente impegnata nella
stessa direzione, come dimostrano le molte iniziative assunte ed in programma.
Le riflessioni di Mareamico saranno scandite dalla presenza di importanti Personalità
del mondo politico, culturale, accademico, scientifico. Nell’occasione verranno approfondite tematiche come quelle della salvaguardia ambientale e della tutela dell’ecosistema che sono di sicuro generale interesse.
Il supporto di qualificati esperti renderà per certo queste riflessioni cariche di implicazioni
e di indirizzi da seguire nel quadro di
una visione antropocentrica condivisa e credibile.
A nome del Comune di Roma rivolgo a tutti gli
Ospiti della nostra
città il più cordiale
benvenuto e l’augurio di un proficuo lavoro.
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RASSEGNA DEL MARE
Saluto del Sindaco di Fiumicino MARIO CANAPINI
È sempre con grande piacere che partecipo ad iniziative che hanno il grande obiettivo di favorire il confronto su argomenti così importanti per la nostra collettività. E per questa opportunità voglio ringraziare l’associazione Mareamico che in questi vent’anni ha saputo svolgere
un’azione importante a tutela dell’integrità di una delle risorse fondamentali per il nostro
Paese, il mare.
Ringrazio il nuovo presidente, on.le Roberto Tortoli, per la passione con cui sta guidando l’associazione che sono certo raggiungerà traguardi sempre più importanti, ma ringrazio anche il
presidente onorario Pino Lucchesi che con Mareamico ha già raggiunto obiettivi fondamentali
a salvaguardia delle risorse che il mare rappresenta.
Va inoltre ricordato il Comitato direttivo
proficuo lavoro che quotidianamente
proposte costruttive da sottoporre alla
tuzioni e il Comitato scientifico per l’impenel-lo studio di materie così vitali per la
di Mareamico per il
svolge per elaborare
valutazione delle Istigno costante profuso
nostra società.
Documenti tecnici questi che consentono
stratori di enti pubblici di avere sempre
lizza-re per elaborare proposte volte allo
biocompatibili ed ecosostenibili per la
nostre risorse naturali.
a tutti noi amminipiù strumenti da utisviluppo ma anche
salvaguardia delle
Tutelare l’ambiente
significa di fatto tutelare noi stessi. E ognuno di
noi può svolgere un ruolo fondamentale in questo
processo di preservazione della natura che deve
obbligatoriamente riguardare sia la terra sia il
mare con tutto il suo mondo sommerso.
La nostra Città, da sempre convinta di quanto sia
importante la conoscenza, ha promosso uno studio
in collaborazione con la Società Geografica Italiana, edizioni Media Press ed uno staff di tecnici
dell’università di Roma “La Sapienza” proprio
con lo scopo di valorizzare “i tesori nascosti” del
nostro mare come per esempio l’ecosistema marino sommerso al largo del Villaggio dei Pescatori
a Fregene. Ma questa è solo una testimonianza per
confermare che si può fare sviluppo semplicemente
valorizzando il nostro patrimonio naturale. Ed è
proprio in questa direzione che va l’azione di
Mareamico, azione per la quale a nome di tutta
la città voglio ancora ringraziare.
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RASSEGNA DEL MARE
CASA DELLE REGIONI DEL MEDITERRANEO
Una Fondazione regionale per il rilancio del dialogo Euromediterraneo
Sen. MICHELE ACHILLI - Direttore generale della Fondazione Casa delle Regioni del Mediterraneo
La Fondazione Casa delle Regioni del Mediterraneo, ente senza scopo di lucro, nato alla
fine del 2006, su iniziativa del Presidente della Regione Lazio Pietro Marrazzo, è stata pensata come una struttura snella, in grado di essere uno strumento flessibile della Presidenza
della Regione nelle fasi di progettazione, coordinamento ed attuazione delle iniziative di
cooperazione che trovano riferimento istituzionale nelle realtà politiche ed amministrative
regionali degli stati che circondano il Mediterraneo.
Storicamente il Lazio è stato a lungo al centro degli eventi che
hanno cambiato la storia delle popolazioni vissute intorno al Mediterraneo. Nei tempi moderni, soprattutto negli ultimi decenni, il
Lazio e Roma - per molti secoli città considerata, a ragione e non
solo dai suoi abitanti, una specie di “caput mundi” - sono diventati di nuovo un laboratorio vivo di esperienze in campo economico, sociale e culturale .
Una società evoluta e dalle consolidate tradizioni democratiche,
come quella del Lazio, può dare un grande contributo al consolidamento di un “casa” comune nell’area mediterranea. Un edificio
per adesso virtuale, ma che prende sempre di più una indiscutibile consistenza geopolitica; un luogo ideale in cui la gente si possa ritrovare, al di la delle
differenze linguistiche e della diversità delle credenze religiose, per costruire insieme il presente e il futuro.
La Casa delle Regioni del Mediterraneo è già impegnata - a poco tempo dalla sua costituzione - nella costruzione di una rete di rapporti internazionali, di sinergie e di partnership,
in grado di consentire, risorse finanziarie ed umane disponibili permettendo, la realizzazione di idee e di progetti di notevole interesse per gruppi sociali, istituzioni, amministrazioni collocate su sponde diverse.
La costruzione degli eventi dalla prospettiva degli interessi comuni caratterizza l’operato
della Fondazione ed è proprio questo approccio che è stato ala base della programmazione
di importanti progetti di cooperazione culturale come “La rinascita della Bibliotheca Alexandrina e la partecipazione delle biblioteche nazionali italiane al dialogo culturale intermediterraneo”, iniziato nel 2008 ed ancora in corso di svolgimento, la partnership siglata
con l’Università degli Studi Roma Tre – Centro “Altiero Spinelli”,il rapporto con la Fondazione “Anna Lindh per il dialogo tra le culture” e i ministeri degli Affari esteri e per i Beni
e le Attività Culturali.
Le tematiche affrontate dalla Fondazione sono assolutamente eterogenee ma il denominatore
comune lo si ritrova nell’attualità dei problemi e nelle tematiche estremamente attuali per
le realtà euro-mediterranee. C’interessano le prospettive del progetto dell’Unione per il
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RASSEGNA DEL MARE
Mediterraneo, il dialogo culturale e politico tra i soggetti istituzionali e gli uomini di cultura che vivono realtà politiche e sociali diverse in varie regioni dell’ area mediterranea,
le complesse problematiche legate ai modi di comunicazione e di scambio delle merci, ai
flussi migratori di cui tanto si discute, i cambiamenti del clima e le conseguenze ormai ben
visibili sulla vita delle genti, il sistema dei trasporti, le rotte mercantili e l’utilizzo delle risorse di ogni tipo, che è necessario valorizzare per il bene di tutti e non solo di ceti e paesi
privilegiati.
Nell’affrontare alcune delle problematiche connesse a queste tematiche, la Fondazione Casa
delle Regioni del Mediterraneo non può non tenere conto dell’esperienza acquisita dall’Associazione Mareamico, coordinata tecnicamente e scientificamente da alcune delle personalità più rappresentative per il mondo della politica e della ricerca in Italia.
Mareamico ha la capacità di creare sinergie culturali e politiche, a livello nazionale ed internazionale, in grado di suggerire ed attuare percorsi per la risoluzione di alcuni dei problemi di grande attualità connessi al delicato e spesso fragile rapporto dell’uomo con
l’ambiente. I rapporti tra la Fondazione Casa delle Regioni del Mediterraneo e l’Associazione Mareamico è di recentissima data; ci auguriamo comunque che possano essere duraturi e proficui per entrambe le parti, come ogni rapporto basato sulla complementarità delle
competenze nel lavoro comune per il raggiungimento di obiettivi convergenti.
Villa Piccolomini sede della Fondazione
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RASSEGNA DEL MARE
Il ruolo di MAREAMICO nella cooperazione tra i Paesi del
Mediterraneo per la conservazione e valorizzazione dell’ambiente marino
Prof. GIUSEPPE COGNETTI - Presidente Com. Scient. di MAREAMICO - Università di Pisa, Dipartimento di Biologia
L’Associazione Mareamico, che festeggia quest’anno il ventesimo anniversario della sua fondazione,
è nata con lo scopo di promuovere il confronto sui temi della salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente marino, fra mondo politico e imprenditoriale da un lato e mondo scientifico dall’altro, in un
quadro di collaborazione internazionale.
Nel corso di questi anni Mareamico non è mai venuta meno a questo impegno, rafforzando sempre
più i rapporti scientifici e culturali con vari paesi che si affacciano sul Mediterraneo, grazie a un altamente qualificato Comitato Scientifico internazionale. Questa cooperazione è stata realizzata attraverso una serie di incontri, convegni e tavole rotonde relativi al controllo degli inquinamenti, alla
tutela della biodiversità, ai parchi transfrontalieri, all’ecoturismo, alla pesca, all’educazione ambientale e alla portualità.
In questo contesto sono state prese
concrete iniziative, come ad
esempio il gemellaggio, sancito nel
2005, tra la Societé des Sciences
Naturelles della Tunisia e Mareamico
in presenza del Ministro della
Qualità della Vita Mohamed Mlika e il
Ministro dell’Ambiente Altero
Matteoli. Ciò ha favorito una più
stretta collaborazione scientil’Università di Pisa e l’Univerfica e lo scambio di dottorandi tra
l’apertura di un contatto diretto
sità di Tunisi. Altre iniziative riguardano
con il Montenegro per una più stretta
collaborazione scientifica, culminata con un convegno scientifico
internazionale tenutosi a Budva
nel 2008. Sempre nello stesso anno
Mareamico si è fatto promotore
per la pubblicità, comunicazione e divulgazione del progetto INTERREG relativo alle acque di transizione a cui hanno partecipato partner francesi, portoghesi, spagnoli e greci.
Proprio per continuare questa politica la XIX Rassegna del Mare è stata organizzata a Tunisi su invito del Governo tunisino in collaborazione con la Regione Sicilia, il Distretto Produttivo della Pesca
di Mazara del Vallo, il Ministero delle Politiche Agricole e l’Association du Réseau Mediterranéen
pour le Developpement Durable, di cui Mareamico è parte attiva. Questo convegno ha consentito un
valido confronto tra i rappresentanti dell’Italia e quelli di Malta, Tunisia, Libia, Egitto e Giordania,
il cui risultato è stato l’avvio di importanti accordi con questi paesi nel campo della pesca, dell’acquacoltura e della formazione professionale.
Mareamico è dunque un’associazione ambientalista che non si limita alla sensibilizzazione sulla difesa dell’ambiente marino, ma cerca anche di operare attivamente per arrivare a risultati concreti ottenuti solo attraverso proposte basate su precisi presupposti scientifici e con sempre più stretti
rapporti tra scienza e politica a livello nazionale e internazionale.
La XX Rassegna del Mare, che si svolge per la prima volta nella capitale d’Italia, prosegue in questa linea atta ad intensificare la collaborazione a tutti i livelli in un quadro di solidarietà e amicizia
tra i Paesi del Mediterraneo.
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Il Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera
e la Tutela dell’Ambiente
Ammiraglio RAIMONDO POLLASTRINI - Comandante Generale Corpo delle Capitanerie di Porto
In un Paese che vanta oltre ottomila km di coste e un patrimonio naturalistico, culturale e artistico
senza uguali, l’ambiente marino e costiero costituisce un elemento di primaria importanza strategica,
che necessita di una gestione capace di metterne in risalto le potenzialità in termini di tutela ma anche
di sviluppo ecosostenibile.
Il Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera ha da sempre legato la propria attività al controllo ed alla salvaguardia delle coste e del
mare, e di tutte le sue risorse, ed è proprio in virtù di questa riconosciuta
e profonda esperienza nel contesto marino e costiero che il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha scelto di avvalersi,
sin dalla sua istituzione, del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia
Costiera, quale strumento operativo dell’azione di salvaguardia dell’ambiente marino del Ministero.
Ma è prima di tutto la volontà del Legislatore ad aver posto al centro delle
attività di salvaguardia e tutela dell’ecosistema marino e costiero il Corpo
delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera. In questo l’Italia, proprio
per la specificità del ruolo istituzionale assegnato al Corpo, vede unitariamente svolti da un unico Organismo, appunto il Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera, i compiti di sicurezza della navigazione e salvaguardia della vita umana in mare assieme a quelli di protezione dell’ambiente marino
e costiero dagli inquinamenti.
Queste importanti attribuzioni, risultano, da ultimo, consolidatesi alla luce del D.Lgs. 3 aprile 2006 n.
152 recante “Norme in materia ambientale”, ed in particolare agli articoli 135 e 195, che individuano
primarie competenze di natura specialistica del Corpo nella gestione dell’attività di prevenzione ed accertamento di reati ed illeciti in materia di tutela delle acque dall’inquinamento e nella repressione dei
traffici illeciti e degli
smaltimenti illegali di rifiuti.
Esse vanno ad aggiungersi, ampliandone di
fatto la relativa portata,
alle già previste competenze funzionali in materia ambientale, derivanti
dalla legge sulla difesa
del mare 31 dicembre
1982, n. 979, nonché
dalla legge 6 dicembre
1991, n. 394 in materia di
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aree marine protette e dal decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 182, che assegna al Corpo ispettivi e
polizia in materia di raccolta dei rifiuti delle navi e dei residui del carico, allo scopo di prevenirne l’immissione in mare. In tale contesto, si colloca la costituzione del Nucleo Speciale Ispettivo – N.S.I., componente di specialità in materia ambientale del Corpo, e del Reparto Ambientale Marino, che dipende
direttamente dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, e da questi riceve compiti ed indirizzi operativi, svolti all’interno della struttura Ministeriale per conseguire un più rapido ed
efficace supporto allo svolgimento delle funzioni istituzionali in materia ambientale.
Il quadro rappresentato evidenzia, quindi, che le attività svolte dalle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera nell’ambito della tutela dell’ambiente risultano diversificate e altamente qualificate, con il fondamentale supporto del proprio dispositivo operativo aeronavale, subacqueo e terrestre, caratterizzato
da un sempre più crescente grado di professionalizzazione.
In sintesi, i compiti del Corpo nel campo della tutela ambientale possono ricondursi alle seguenti linee
di operatività: l’intensa attività di tutela delle aree marine protette, delle aree di reperimento e/o di
prossima istituzione, nonché di ogni altra area costiera di particolare sensibilità ambientale; la vigilanza sul mare territoriale e su altre zone di mare soggiacenti a particolari vincoli ambientali; il
monitoraggio della filiera dei rifiuti in ambito terrestre, marino e portuale; il monitoraggio dei traffici marittimi e la vigilanza ispettiva del naviglio nazionale e su almeno il 25% delle navi straniere che
scalano i porti nazionali in ottemperanza al “Memorandum of Understanding on Port State Control”, per la verifica della corretta osservanza degli
adempimenti in materia di mantenimento degli standard minimi di sicurezza ai fini ambientali marittimi
(Safety); il monitoraggio sulle immissioni di sostanze inquinanti in atmosfera da parte delle navi;
la salvaguardia delle specie faunistiche marine
sottoposte a particolare protezione; l’attività di
monitoraggio e protezione dell’ambiente marino derivante dall’applicazione della Convenzione Internazionale Marpol 73/78, nonché delle altre convenzioni internazionali e della normativa comunitaria
in materia; la lotta e la prevenzione all’inquinamento da idrocarburi e da altre sostanze tossiche e
nocive, e la promozione della sicurezza ambientale in mare nonché in ambito portuale (Security); l’attuazione degli interventi in caso di inquinamento marino nelle acque territoriali ed in alto mare; la
verifica sugli scarichi a mare provenienti sia da terra sia da navi, aeromobili e piattaforme; il monitoraggio, il controllo e la repressione sulle modalità di gestione e smaltimento di olii, batterie, filtri
esausti in ambito portuale; il monitoraggio della fascia costiera demaniale marittima al fine di prevenire e reprimere qualsivoglia forma di abusivismo ed alterazione, compromissione ed illecito sfruttamento delle componenti ambientali, anche in vista dell’attivazione delle prescritte azioni reintegrative
e risarcitorie da parte dello Stato.
Gli obiettivi conseguiti ed i risultati raggiunti sono gli elementi che permettono oggi all’Amministrazione di poter contare su una componente di veri e propri professionisti del mare, ai quali lo Stato ha
inteso affidare la salvaguardia ed il controllo dell’ambiente marino e costiero.
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S o l i d a r i e t a’
On.le PINO LUCCHESI - Presidente C.e.n.i.s. Centro Nazionale Iniziative Sociali
Un impercettibile ma reale filo lega tra loro esperienze, storie, relazioni. Così è accaduto ed accade
anche per me, ora non più in un ruolo di responsabilità primaria all’interno della Associazione di
cui sono Socio fondatore.
Passo in rassegna anni di fatica e di difficoltà, momenti belli di amicizia e di solidarietà, volti di
donne e di uomini, ognuno con la propria sensibilità, la propria Storia, il proprio credo politico o
religioso, ma tutti uniti nell’impegno di fare qualcosa per gli altri, di dare qualche utile indicazione,
di stringere rapporti non effimeri o di facciata.
Quante volte mi sono sentito dire: “ma
insomma, parlate sempre delle stesse
cose, e spesso parlate solo tra voi, come
una congrega di accoliti chiamata di
tanto in tanto a raccolta per celebrare gli
stessi riti”; quante volte mi sono ritrovato a pensare che forse erano nel giusto altre Associazioni più sbarazzine e
festaiole, tutte dedite ad intrattenimenti
propagandistici, mentre Mareamico insisteva con i suoi “parrucconi” un po’ datati ed ...addirittura, con la pretesa di
dare indicazioni ai Decisori politici…
Passato inevitabilmente tra le riserve secondo le immutabili regole dei ricambi necessari, ma fortemente intenzionato a dare ancora, come posso, una mano, oggi mi volto indietro per ripercorrere
delusioni ed arrabbiature, incomprensioni ed incidenti di percorso e tuttavia, se tento di tracciare
un bilancio di questi anni di Presidenza, mi rinfranco pensando al progressivo allargamento di relazioni e rapporti, alla riuscita avventura delle manifestazioni “itineranti”, alle Conferenze internazionali tenute in Tunisia, Malta, Montenegro, alla partecipazione ad importanti progettualità
comunitarie, spesso in collaborazione con le più prestigiose Università italiane e straniere, al coinvolgimento dei nostri giovani “ambasciatori ecologici”, al messaggio immutabile della nostra Associazione (un po’ degasperiano, mi rendo conto): solo uniti si possono vincere le grandi sfide che
ci stanno di fronte.
Ma essere uniti non ha senso se ognuno non si impegna, con le proprie capacità, a portare un contributo di esperienze ed indicazioni.
Organizzazioni come Mareamico, libere da vincoli e da condizionamenti, trovano - tanto per restare in tema - di fronte a loro un grande mare di opportunità e di occasioni per dire la propria,
correggere gli errori, indirizzare verso traguardi condivisi, mai dimenticando che l’Uomo è al
centro del Creato ma anche che questo non lo esime (non ci esime) da responsabilità ed impegni;
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nel caso specifico soprattutto di trasmettere alle nuove generazioni un ambiente non compromesso e carico di potenzialità e di opportunità (non solo di lavoro).
Dal mio punto di vista questo mix tra visione politica ed indirizzo scientifico è il migliore lascito per
il nuovo Presidente, Roberto Tortoli, con il quale desidero collaborare lealmente nel pieno rispetto
del suo ruolo.
Solo la speranza ed una fede piena nella capacità dell’uomo di sviluppare al meglio le proprie positive attitudini ci possono salvare in questa fase di difficoltà economiche e di caduta della moralità pubblica e privata.
foto: Brooke Shaw per “The Maltese Falcon”
Anche Mareamico - ne sono sicuro - farà la sua parte...
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Turismo e Mare: tra necessita’ economica e sostenibilita’
Prof. JEAN-PIERRE LOZATO GIOTART - Directeur de recherches Paris III Sorbonne Nouvelle
Commission Nationale Qualité tourisme
Le attività turistiche hanno coinvolto oltre 850 milioni di turisti nell’anno 2008.
Nello stesso periodo, complessivamente, l’ “industria” turistica avrebbe
sorpassato il 10% del PIL
PRINCIPALES PRATIQUES TOURISTIQUES MARITIMES
commerciale internazionale con 220 milioni
d’impiegati.
Per numerosi paesi l’incoming economico del
MER
turismo è una vera necessità come, per esempio,
nelle Seychelles, le Maldive ed anche per le grandi nazioni turistiche come la Francia, l’Italia o la Spagna.
PLAISANCE
CROISIERE
CONGRES
ITHYTOURISME
BALNEAIRE
THALASSO
REPOS
SPORTS
Tuttavia, secondo i tipi d’impatto economico, ambientale e umano come è possibile coniugare tutti
questi parametri con la sostenibilità in particolare
nelle aree marine?
Oggi, sembra utile rivolgersi ad indicatori specifici
nell’ambito dell’Ingegneria applicata al settore turistico marittimo ancora considerato come la prima destinazione turistica mondiale.
La sfida della sostenibilità turistica economica ed ambientale, accentuata dal cambiamento climatico, significa che la salvaguardia del mare sarà la
salvaguardia delle attività turistiche.
Figure 2 : Principales pratiques touristiques maritimes
Baléares , Seychelles: des politiques cohérentes
Baléares
Seychelles
protection littorale
capacité de charge
destruction d’hôtels
économie d’eau/énergie
valorisation du patrimoine
limitation financière
Figure 3 : Deux exemples à suivre: Baléares et Seychelles
MER ET LITTORAL : + 50% des touristes ( 2007)
250
200
MEDITERRANÉE
150
ATLANTIQUE
100
PACIFIQUE
50
0
Figure 1 : Répartition des touristes par grandes zones maritimes
Figure 4 : Réchauffement climatique et
élévation du niveau moyen des mers
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La nautica da diporto ed i porti turistici
tra sviluppo e tutela ambientale
Dr. FRANCESCO VALENTINI - Vice Presidente dell’Associazione MAREAMICO
Ancorché taluni affermino che l’Italiano non sia un “popolo di navigatori” è invece un fatto constatato che l’Italia è probabilmente il paese mediterraneo nel quale si registra la maggiore diffusione di imbarcazioni da
diporto (intendendo con tale termine generico sia quelle inscritte nei
pubblici registri sia quelle, la maggior parte, non registrate).
I dati relativi al mercato interno degli ultimi dieci anni hanno fatto registrare un andamento mediamente crescente delle vendite di imbarcazioni
e motori (soprattutto fuori bordo).
È ovvio che l’appena deflagrata crisi finanziaria/industriale globale, con
inevitabili ripercussioni anche nel nostro paese, produrrà per un certo
arco temporale un rallentamento delle attività produttive nel settore, ma
è certo che, come in tutti i cicli economici, la ripresa prima o dopo avrà luogo. Per quel giorno il nostro paese dovrà essere preparato sulla base di una lungimirante politica di sviluppo del settore.
Tale politica andrà in primo luogo finalizzata allo sviluppo dei porti e degli approdi dedicati al diporto
nautico. È bene subito chiarire che sviluppo della portualità nel settore non va inteso come incontrollata proliferazione di porti dedicati (cosiddetti “marina”) bensì soprattutto come intelligente utilizzo di aree portuali dei porti minori (porti regionali) riservate alle necessità del diporto nautico in
termini di spazi di ormeggio e servizi essenziali di supporto.
Una oculata politica di pianificazione nel settore da parte soprattutto delle Regioni d’intesa con i Comuni interessati sarebbe auspicabile. Lo sviluppo della portualità in termini di strutture e servizi è presupposto fondamentale per lo sviluppo del turismo nautico, quest’ultimo connesso laddove possibile
alla pratica di itinerari culturali a terra di cui il nostro Paese offre ampie possibilità. Sotto tale ottica
è forse inverosimile pensare nell’immediato futuro ad un network informatico tra tutti i porti e gli approdi turistici che offra in tempo reale
informazioni sulla disponibilità di
posti di ormeggio, tariffe, servizi a
terra e percorsi culturali praticabili?
Da ultimo la realizzazione di nuovi
porti ed approdi non può, ovviamente,
aver luogo che nel pieno rispetto del
paesaggio e dell’ambiente. Essenziali
sotto questo aspetto sono le valutazioni
di impatto ambientale condotte in
un’ottica non di mero negazionismo di
nuove iniziative, bensì di ragionevole
conciliazione delle legittime esigenze di
sviluppo socio-economico di un’area
con quelle di tutela dell’ambiente.
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Ecocompatibilita’ e Infrastrutture Costiere
Assomarinas: porti turistici senza “macchia” ma si puo’ migliorare...
Dr. ROBERTO PEROCCHIO - Presidente di Assomarinas - Associazione Nazionale dei Porti Italiani
Porti sempre più blu in ossequio alla legge 182/2003 (relativa agli
impianti portuali per la raccolta di rifiuti prodotti dalle navi e
dei residui del carico) che, a seguito della Direttiva europea
59/2000, ha imposto alle strutture portuali lo sviluppo di specifici
piani di raccolta e di asporto rifiuti ordinari e speciali delle imbarcazioni all’ormeggio.
La maggior parte dei porti italiani ha già dato attuazione al proprio piano di asporto dei rifiuti in armonia col dettame della legge,
in linea anche con quanto richiesto dall’organizzazione delle “Bandiere blu” della F.E.E. (Foundation for Enviromental Education),
tuttavia l’utenza nautica deve ancora comprendere l’importanza e
l’entità degli investimenti richiesti ed il fatto che questi, inevitabilmente, si riversino sul
costo finale dei servizi d’ormeggio. Del resto è ancora raro assistere all’applicazione delle
relative sanzioni previste dalla stessa legge nei confronti dei diportisti scorretti.
È vero d’altra parte che l’attenzione dell’Au-torità Marittima a questi temi è enormemente
cresciuta proprio a tutela della qualità dell’ambiente marino mentre si stanno già precependo
gli effetti positivi di questa nuova normativa con l’incremento e l’organizzazione della raccolta differenziata con piazzali di cantiere sgombri da rifiuti tossici, con la diffusione delle
cosiddette “Isole ecologiche” e con l’uso efficiente degli impianti di riciclo delle acque di
lavaggio delle carene.
Si è dunque avviato un processo di crescita culturale che viene attentamente implementato
e monitorato a livello nazionale da ASSOMARINAS non solo attraverso l’organizzazione di
corsi e la partecipazione
a convegni di formazione per gli addetti dei
porti ma, soprattutto, valorizzando le “best pratices” già adottate dai
porti turistici più congestionati sia del nord che
del sud Italia per rendere
sempre più gradito a
tutta la fascia dell’utenza, il “soggiorno
nautico” italiano.
Il porticciolo di Porto Cervo
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Influenza del traffico portuale sulla qualita’ dell’aria
(il caso di Venezia)
Prof. FRANCO PRODI - Direttore ISAC-CNR, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima
Le emissioni dovute alla movimentazione e stazionamento nel porto delle navi contribuiscono al
deterioramento della qualità dell’aria nelle città costiere. A causa dell’aumentare del commercio e
del turismo marittimo, il trasporto di merci e di persone attraverso i porti è aumentato e continuerà
a crescere nel futuro. Per questo motivo merita una particolare attenzione il problema degli effetti
dell’inquinamento nei porti sull’ecosistema antropico limitrofo. Tale impatto è molto accentuato per
le grandi città portuali, o/e zone lacustri e per grandi aree lagunari, come è appunto Venezia.
Su commissione dell’Autorità Portuale del Porto di Venezia e assieme all’Istituto per la Dinamica
dei Processi Ambientali del CNR di Venezia, è stato condotto uno studio mirato alla stima delle
emissioni dovute al traffico e allo stazionamento nel porto (Stazione Marittima) delle grandi navi.
Esso riguardava misure di aerosol (PM2.5) ad alta risoluzione temporale (frequenza di acquisizione 1 minuto), Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), Metalli
pesanti (frequenza di campionamento 24 ore) e Misure
del Flusso di Emissione (MFE) di gas (SO 2 ed NO2),
rilasciato dalle navi lungo il Canale della Giudecca. Il
passaggio delle navi sul canale della Giudecca, lungo
circa 8 km, pone seri problemi, perché necessariamente il traffico delle navi, sia di piccolo e medio tonnellaggio sia del grande, incide sull’inquinamento
globale della città di Venezia, ma vi sono anche ulteriori problemi, dovuti all’impatto visivo durante il
passaggio delle grandi navi passeggeri, che creano situazioni di allarme nella popolazione del centro lagunare.
I risultati dello studio effettuato indicano una stima superiore del contributo diretto delle immissioni dei vari inquinanti misurati, dovuti al traffico navale passeggeri nel periodo estivo alla Stazione Marittima dell’ordine del 14%-15% per il PM2.5, del 10% per gli IPA e del 15% per il
biossido di azoto. Tale stima è stata ottenuta tenendo conto dell’incremento relativo medio della
concentrazione di PM2.5 dovuto alle sorgenti presenti nella direzione NO-NE (Stazione Marittima). Un’analisi che considera i passaggi delle navi, oltre alla direzione di provenienza del vento,
ha indicato un incremento compreso fra il 7%-8%.
Si è osservato una più evidente corrispondenza tra le concentrazioni medie giornaliere di IPA in
fase “gassosa” e il tonnellaggio delle navi quando la stazione di monitoraggio al suolo è posta
“sottovento” alla Stazione Marittima ed è quindi direttamente influenzata dalle emissioni derivanti dalle attività portuali. Per quanto riguarda i campionamenti relativi ai metalli pesanti non si
sono osservate relazioni associabili con il traffico navale.
Come già ricordato, per le immissioni, si è stimato il contributo diretto del particolato fine.
Una particolare osservazione merita la formazione del particolato secondario.
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RASSEGNA DEL MARE
Per particolato secondario si intende il particolato che viene prodotto dai processi di conversione
gas-particella a partire dai principali precursori quali ossidi di azoto, di zolfo e ammoniaca. Anche
se le reazioni che governano i processi di formazione sono molto complesse, i tempi di trasformazione sono piuttosto.
Ciò significa che l’aerosol secondario, dovuto alla trasformazione dei gas emessi dalle grandi
navi, principalmente il biossido di zolfo, molto probabilmente non sarà formato in prossimità della
sorgente (in questo caso la Stazione Marittima) ma a distanze più o meno grandi a seconda del trasporto delle masse d’aria dovuto alle condizioni meteorologiche.
Ciò è particolarmente evidente a Venezia dove, durante il periodo estivo, si ha l’instaurazione di
un regime di brezza ben definito. Per questo motivo anche altri studi analoghi mirati alla stima
degli effetti sulla qualità dell’aria, dovuti alla presenza delle navi, nell’area circostante il loro
passaggio o il loro stazionamento non considerano l’aerosol secondario. La stima dell’aerosol secondario dovuto alle grandi navi, così come per altre sorgenti, è possibile attraverso modelli di
dispersione (accoppiati a modelli meteorologici) che considerano le reazioni chimiche che portano
alla formazione dell’aerosol, oppure modelli basati sul budget emissivo dei vari inquinanti che prevedano opportuni fattori di conversione fra sostanze gassose ed aerosol.
Per valutare le emissioni di gas (SO2 e NO2), espresse in massa, rilasciate dalle navi durante il
loro passaggio lungo il canale, ci si è avvalsi di una nuova metodologia, detta MaxDOAS, basata
su una serie di misure, da postazione remota, della radiazione solare diffusa lungo un piano verticale ideale, che attraversava il pennacchio della nave.
Dalle misure con tecniche remote si sono ricavate le stime delle emissioni di gas (SO2 e NO2) dovuta
al traffico delle grandi navi, che risultano essere pari a circa il 30% del traffico totale nel Canale della
Giudecca. Questo valore è di estremo interesse poiché l’emissione delle grandi e medie navi può essere ulteriormente ridotta, utilizzando un combustibile a basso tenore di zolfo (BTZ), non ancora
obbligatorio per legge, per ridurre le emissioni di SO2, o applicando la migliore tecnologia disponibile attualmente (BAT) nei processi di combustione per ridurre le emissioni di NO2.
Infine i risultati ottenuti
con l’impiego di tecniche
a remote sensing per monitorare la quantità in massa
di inquinanti rilasciata durante il passaggio di tutte
le navi nel Canale della
Giudecca,
confermano
l’efficacia del metodo proposto, che non richiede interventi diretti e consente
indagini
relativamente
agevoli e rapide tanto da
pensare di proporlo anche
per fini ispettivi.
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Livelli di contaminazione da composti organici persistenti in alcune specie ittiche di interesse per la pesca commerciale provenienti da quattro diverse regioni Italiane
Prof. SILVANO FOCARDI - Dipartimento di Scienze Ambientali, Università degli Studi di Siena
Dr.ssa MONIA RENZI - Centro Ricerche Ecologia lagunare, pesca ed acquacoltura (Ecolab), Polo Univ. Grossetano
L’inquinamento del mare è definito dalla conferenza di Stoccolma (1972) come l’introduzione di
sostanze o energia nell’ambiente marino, causata direttamente o indirettamente dall’attività dell’uomo che provoca effetti deleteri, quali il pericolo per la salute umana, l’ostacolo per le attività
marine come la pesca, il deterioramento della qualità delle acque e la
riduzione dell’attrattività turistica. Attualmente lungo le coste del Mediterraneo, circa 136 milioni di persone, riversano in mare inquinanti di
varia origine determinando livelli notevoli di contaminazione favoriti
anche dallo scarso ricambio delle acque che caratterizza questo bacino
(Clark, 1997).
L’ecosistema marino non solo accumula i principali contaminanti ambientali rilasciati dalle attività umane ma ne costituisce il canale di ingresso nella catena trofica. I composti chimici possono, infatti, essere
trasferiti alla componente biologica attraverso i processi di bioconcentrazione, bioaccumulo e biomagnificazione. L’intensità di questi fenomeni dipende sia da fattori ambientali che dalle proprietà chimico-fisiche delle sostanze stesse
(Bacci, 1994; Focardi et al., 1998). I quantitativi accumulati nei tessuti degli organismi marini risultano più o meno elevati anche in relazione al tempo di esposizione, al livello di inquinamento ambientale ed al livello trofico della specie considerata. Per questi motivi è fondamentale escludere che
i tessuti edibili delle specie ittiche di interesse per la pesca commerciale contengano livelli di contaminanti potenzialmente pericolosi per la salute umana.
Il Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università degli Studi di Siena si occupa da molti anni
di queste problematiche sviluppando anche progetti e ricerche finalizzati alla stima del rischio per
la salute umana derivante dal consumo di prodotti ittici.
Nell’ambito del progetto MOMA1, l’Unità operativa di Siena ha effettuato la valutazione dei livelli
di contaminanti organici persistenti nelle specie ittiche di interesse commerciale provenienti da quattro zone di pesca localizzate nelle regioni Puglia, Toscana, Emilia Romagna e Veneto allo scopo di
definire se i livelli misurati nei tessuti edibili della triglia di fango (Mullus barbatus) e dell’alice (Engraulis encrasicholus) fossero tali da garantire la qualità della risorsa ittica. I risultati ottenuti indicano, in linea generale, livelli di contaminazione per l’alice superiori rispetto a quelli della triglia con
valori maggiori in Puglia e minori in Toscana. Tuttavia, entrambe le specie mostrano livelli di contaminanti organici persistenti mediamente bassi se paragonati a quelli di altre specie marine escludendo il rischio per la salute umana derivante da un loro consumo equilibrato.
1
Nell’ambito del progetto MOMA (2004), finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, l’unità operativa dell’Università degli Studi di Siena era composta da: Prof. Silvano Focardi, Dott.ssa Cristiana Guerranti, Dott. Guido Perra. (http://www.progettomoma.com)
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Effetti indotti da un evento alluvionale in un’area Calabrese
fortemente antropizzata sulla qualita’à del pescato 2
Dr.ssa MONIA RENZI - Centro Ricerche Ecologia lagunare, pesca ed acquacoltura (Ecolab), Polo Univ. Grossetano
Prof. SILVANO FOCARDI - Dipartimento di Scienze Ambientali, Università degli Studi di Siena
La fascia marino costiera del Vibonese inclusa tra S. Irene e Pizzo Calabro (Calabria) è stata colpita nel luglio 2006 da un importante fenomeno alluvionale che ha provocato danni alle infrastrutture presenti nel porto industriale con la dispersione in mare di ingenti quantità di detrito fine di
origine terrigena e contaminanti organici persistenti.
Indagini preliminari condotte subito dopo l’evento hanno evidenziato la presenza di livelli significativi di contaminazione da diossine ed idrocarburi nei sedimenti marini prospicienti l’area industriale. Nel novembre 2006, dopo quattro mesi, è stata condotta una seconda campagna di indagini
su sedimenti ed organismi allo scopo di monitorare l’evoluzione del sistema, valutare l’entità del recupero naturale e gli effetti a medio termine indotti dall’evento sulla
qualità del pescato locale e sullo stato di salute della prateria di Posidonia oceanica. Per quanto riguarda i sedimenti, i risultati ottenuti dallo
studio indicano una notevole riduzione della contaminazione da idrocarburi policiclici aromatici, pesticidi, diossine e furani con livelli inferiori ai valori di rischio raggiunti per tutti i contaminanti ricercati a
quattro mesi dall’evento. Le maggiori concentrazioni sono state osservate nei campioni prelevati alle quote batimetriche più profonde e geograficamente lontani dalla zona industriale. Le aree maggiormente
colpite hanno presentato un recupero molto rapido per via del trasporto
detritico costiero che ha disperso il materiale terrigeno anche in aree
non interessate inizialmente dal fenomeno.
Questo evidenzia che eventi perturbativi acuti di elevata entità come quello in esame possono essere
rapidamente assorbiti da sistemi marino-costieri caratterizzati da una buona circolazione delle acque
(Renzi et al., 2008). Al contrario, per l’ittiofauna i valori misurati nei tessuti edibili, seppure notevolmente inferiori alla soglia di rischio per il consumo umano, hanno evidenziato per l’area ad elevato impatto iniziale tempi di recupero più lunghi rispetto al sedimento (Mariottini et al., 2007).
Le indagini condotte sullo stato di salute del posidonieto a quattro mesi dall’alluvione, hanno mostrato una
lieve perturbazione della prateria alle quote batimetriche più alte (Renzi et al., 2007). Tali risultati, soprattutto se relazionati alle analisi chimico-fisiche del detrito sedimentario raccolto tra le fronde della prateria
ed in particolare ai livelli di molecole ad effetto antifouling, sembrano essere dovuti all’impatto cronico esercitato dal Porto di ViboMarina piuttosto che all’evento alluvionale occorso (Renzi et al., 2009).
2
Le attività esposte, finanziate dal Commissario delegato per l’emergenza ambientale, sono state condotte con la collaborazione della Direzione Scientifica ARPACAL di Catanzaro (E. Cellini e L Minutolo), della Società cooperativa Nautilus (ViboValenzia), del Dipartimento di Scienze ambientali dell’Università degli Studi di Siena sotto la direzione scientifica
del Prof. Silvano Focardi (I. Corsi, G. Perra, D. Baroni, M. Volterrani, C. Guerranti, M. Mariottini, M. Graziosi, T. Benincasa, A. Moroni, M. Ruta).
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L’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo
Ing. GIUSEPPE PERNICE - Coordinatore dell’ Osservatorio della Pesca del Mediterraneo - Ricercatore IAMC-CNR
L’ “Osservatorio della Pesca del Mediterraneo”, riconosciuto recentemente con una legge della
Regione Siciliana, “ha il fine di attivare studi in materia di innovazione, internazionalizzazione,
mercato, finanza di distretto e dell'ambiente marino a supporto del sistema delle imprese della
filiera ittica e dell'Amministrazione regionale. L'Osservatorio, altresì, redige il Rapporto annuale
della pesca e dell'acquacoltura”.
Istituito dal Distretto Produttivo della Pesca Industriale di Mazara del Vallo nel 2006 come elemento
a supporto della governance del
settore e delle proprie attività istituzionali, l’Osservatorio è diventato nel corso di questi anni uno
strumento di consulenza e di indirizzo per il Distretto, fornendo
nica, socio-economica e giuridocumenti di analisi scientifico-tecdico-amministrativa, monitorando
gli aspetti tecnico-biologici, socioeconomici, giuridici ed ambientali
del comparto, approfondendo
l’analisi e la conoscenza della filiera
della pesca mediterranea siciliana, proponendo iniziative per la
salvaguardia delle risorse ittiche,
l’internazionalizzazione delle aziende
e del distretto, per l’ammodernamento e la ristrutturazione del settore, la qualificazione dei prodotti
ittici del Canale di Sicilia, mediante
la certificazione di filiera e la
messa in atto di iniziative comuni di marketing transnazionale, e valutando e orientando i programmi
e i progetti previsti o realizzati dal Distretto Produttivo della Pesca, in collaborazione con enti pubblici e con operatori del settore.
L’Osservatorio è costituito da docenti universitari, ricercatori, dirigenti statali e regionali, industriali
e bancari, esperti del settore della pesca marittima, nel numero complessivo di 32 membri.
Un decisivo contributo per il funzionamento di questo organismo è assicurato dalle Università di Palermo (Facoltà di Ingegneria, Scienze, Economia), di Catania, di Messina e della Calabria, dal CNR,
dall’ICRAM, dal Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia (PSTS), dall’Istituto Zooprofilattico
Sperimentale della Sicilia (IZS), dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAAF), dal Ministero delle Attività Produttive, dalla Regione Siciliana, dagli istituti di credito operanti in Sicilia. Nel corso di questi due anni di attività, l’Osservatorio ha tenuto numerose sedute
plenarie, dedicate all’esame di specifiche problematiche, ed ha sviluppato una serie di iniziative culminate nel 2008 con la creazione del “Forum per il Mediterraneo”, al quale collaborano eminenti personalità politiche e scientifiche della Repubblica Araba di Egitto, della Repubblica di Tunisia, della
Repubblica della Grande Jamahiria Araba di Libia, della Repubblica di Malta, della Repubblica di
Algeria, e del Marocco. Il Forum prevede anche la partecipazione di osservatori della Siria, del Libano e della Giordania e di altri paesi costieri dell’Africa, nonché di operatori di altre filiere dell’agroalimentare.
L’Osservatorio ha assunto ormai il ruolo di una interfaccia stabile tra le imprese della filiera della
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pesca marittima e le attività delle università e dei centri di ricerca scientifica e di innovazione tecnologica, capace di aiutare le imprese nell’elaborazione di un progetto di sviluppo idoneo a garantire la sostenibilità del settore.
Infatti, oggi più che mai, in una realtà complessa come quella meridionale e in un settore così delicato
come quello della pesca, non può esserci futuro per questa attività senza l’apporto della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica per la salvaguardia dell’ambiente marino e delle risorse ittiche.
Non mancano, infatti, nella realtà siciliana eccellenti gruppi di ricerca che operano nel settore della
pesca: il problema è quello di indirizzare questi gruppi sulle priorità strategiche del settore in modo
che le aziende della filiera della pesca, di piccole e medie dimensioni, possano fare propri i risultati
di queste ricerche e diventare competitive sul piano nazionale ed internazionale nel rispetto del mare.
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ECOPORT 8
Prof. LEONARDO DAMIANI - Direttore DIAC - Dipartimento di Ingegneria delle Acque e di Chimica
Politecnico di Bari
L’intensificarsi del traffico marittimo per fini
economici, sociali e turistici determina gravi
problematiche relative alla qualità dell’ambiente marino, imputabili soprattutto alla mancanza di politiche condivise a livello internazionale in tema di gestione ambientale.
Nell’ottica di un sistema di trasporto intermodale maggiormente sostenibile, infatti, i programmi comunitari (autostrade del
mare, corridoi, ecc.)
mirano ad alleggerire
il trasporto su gomma
incrementando la movimentazione delle
merci via mare; il sempre crescente numero di
navi che attraversano il Mediterraneo desta,
però, qualche preoccupazione in prospettiva
futura.
A parte i grandi disastri che si sono verificati negli ultimi decenni, la gestione ordinaria del traffico marittimo sta creando allarmanti trasformazioni all’ambiente marino (p. es. per lo svuotamento delle acque
di zavorramento, per i lavaggi di sentina, ecc.).
Per limitare tali inconvenienti si rende indispensabile da un lato aumentare i controlli durante la navigazione e, dall’altro, attrezzare i porti (punti focali per il traffico marittimo e fonti di potenziale
inquinamento) in modo che possano garantire i servizi ambientali utili (p. es. impianti per l’aspirazione delle acque di sentina, ecc.).
Inoltre, è necessario definire un protocollo unico affinché all’interno dei porti si possano eseguire i
controlli più idonei, senza appesantire l’operatività delle navi, ma, al contempo, impedendo che, approdando in un porto piuttosto che in un altro, si possano eludere i controlli e inficiare l’intero sistema di qualità ambientale, privilegiando rotte e porti con una minore pressione normativa,
aumentando i rischi di inquinamento in tali zone.
Risulta evidente come la confusione legislativa in tema di regolamentazione e di ecogestione delle
aree portuali dei paesi UE e non, dovuta a diversi recepimenti nazionali o locali delle direttive, aumenti le “not physical barriers”.
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ECOPORT, sviluppando e rafforzando iniziative di cooperazione territoriale idonee ad ottenere una
buona qualità ambientale dei porti dei corridoi transfrontalieri, intende valutare con un approccio sistemico la pluralità delle differenti problematiche ambientali (es. qualità delle acque, conservazione
della biodiversità, gestione dei sedimenti, formazione di nuove professionalità, etc.) che si presentano nelle aree portuali, nello specifico del Corridoio 8, determinando altresì indirizzi di politica
ambientale comuni e condivisi ed incentivando la crescita di una competizione sana ed ecosostenibile nei traffici marittimi.
Ecoport8 si allinea con l’ambiziosa strategia della Commissione Europea per la protezione e la conservazione dell’ambiente marino e si inserisce nel quadro delle finalità politiche di cooperazione
territoriale europea relative al periodo 2007-2013 coerentemente con il 6th Environment Action
Programme of the EU 2002-2012, con l’individuazione di Community Strategy Guidelines on
Cohesion (2006 /702/EC), con rif. all’Asse 2 del PO.SEE 2007-2013 sviluppando un network transnazionale scientifico e di enti di gestione portuale.
La partnership del progetto si compone, infatti, di Istituti di Ricerca (Politecnico di Bari, Institute
of Marine Biology in Montenegro, Polytechnic University of Tirana, Patras Science Park, National
Institute of Marine Geology and Geoecology in Romania, Bulgarian Academy of Sciences) e sei realtà portuali dall’Adriatico (Bari, Bar, Durazzo, Igoumenitsa) al Mar Nero (Bourgas, Constantza).
Il gruppo di lavoro coinvolge, strategicamente, quattro paesi dell’Unione Europea (Italia, Grecia, Romania, Bulgaria) e due nazioni IPA (Albania, Montenegro), quindi paesi posizionati lungo il Corridoio 8, che collega il Sud Italia e la Bulgaria attraversando l’Albania e FYROM, e le nazioni vicine.
Inoltre questi territori sono interessati anche da altri Corridoi che connettono l’Europa Occidentale
e Centrale con il Mar Nero come il Corridoio 10, il Corridoio 4 e il 9.
Secondo il rapporto dell’High Level Group il tracciato del Corridoio 8 (anche grazie alla definizione del Corridoio 10 di collegamento diretto tra Austria e Grecia) è considerato parte integrante
dell’asse transnazionale SEE che mette in comunicazione le reti trans-europee con i vicini paesi confinanti e quelli dell’Estremo Oriente.
Ecoport intende intervenire nell’ambito del Corridoio 8 proprio creando un sistema condiviso di
eco-gestione delle strutture portuali: i risultati del progetto, forniranno agli Enti gestori l’opportunità di realizzare una CERTIFICAZIONE
AMBIENTALE, sull’esempio di alcune best
il “Corridoio 8”
eco practices a livello europeo.
L’ambizione del progetto è quella di produrre una certificazione ambientale della rete
e non solo delle strutture: solo attraverso regole e standard condivisi, una comune politica di salvaguardia dell’ambiente marino tra
più realtà portuali, una rete di monitoraggio
aggiornata ed integrata, e una presa di coscienza degli enti gestori, sarà possibile evitare impatti ambientali irreversibili.
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La pesca nel Mediterraneo
Dr. MARIO FERRETTI - Centro Italiano Ricerche e Studi della Pesca
La pesca mediterranea sta vivendo un periodo di forti trasformazioni:
la gestione negli ultimi anni è praticamente passata dai governi dei singoli Stati all’Unione Europea e, per quanto riguarda l’Italia, molte delle
competenze sulla pesca, che facevano capo alla amministrazione centrale (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) sono
passate alle amministrazioni regionali.
La pesca, quindi, deve convivere con questo mutato stato delle cose
spesso con problemi di difficile soluzione e con frequenti correzioni di
rotta. Da una parte la gestione UE, portata avanti dalla Commissione,
male si sposa con le caratteristiche delle nostre risorse, del nostro mare,
della nostra flotta, delle nostre tradizioni millenarie. Ne sono esempi alcuni Regolamenti che, spesso pieni di imprecisioni anche, semplicemente, di traduzione nelle varie
lingue europee, spesso intrisi di una filosofia che ha forse ragione di esistere quando si parla di
Atlantico o di Mare del Nord, sono di difficile applicazione e a volte anche di comprensione. Queste normative pretendono di regolamentare tutto nella pesca anche nei minimi dettagli, ma poi, all’atto pratico, si evidenzia che non sono applicabili, non ci sono strumenti per applicarli, non ci sono
uomini in grado di provvedere ad un controllo così dettagliato e minuzioso.
Spesso si considerano i nostri pescherecci, che praticano la piccola pesca costiera, alla stregua dei
grandi pescherecci che effettuano la pesca d’altura. Spesso si chiede loro di sottostare a regole troppo
severe, troppo complesse, impossibili da rispettare sia per le dimensioni del peschereccio sia per la
formazione degli imbarcati. Ne è un esempio l’obbligo del Log-book elettronico per i pescherecci
superiori a 10 metri di lunghezza.
Dall’altra parte la gestione regionale non è ancora completamente decollata anche per mancanza, in
alcune regioni ma-rittime, di sufficiente personale che possa confrontarsi con le complesse problematiche della pesca.
Con questa situazione piuttosto confusa con la presenza di legislazione a volte incomprensibile, a
volte inapplicabile, spesso contraddittoria, la vita del pescatore diventa piuttosto complicata. A volte
egli non riesce a capire, e nessuno lo aiuta in questo, se sta facendo una pesca legale o illegale.
Per semplificare e chiarire i limiti all’attività di pesca sarebbe necessario ridimensionare il numero
e la dimensione dei provvedimenti legislativi, eliminare le discrepanze tra legislazione Comunitaria, legislazione Nazionale e legislazione Regionale.
Così com’è la situazione vi è difficoltà a comprendere la liceità o meno di certe attività, non solo per
i pescatori che debbono rispettare le leggi (quando naturalmente riescono a capirne il senso e la portata), ma anche per gli addetti ai lavori che spesso danno interpretazioni diverse gli uni dagli altri.
È da poco stato varato il regolamento per stroncare la pesca illegale. Per poterlo applicare, però, sarebbe necessario sapere, con chiarezza, cosa è permesso e cosa non lo è.
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Effetti dell’Inquinamento nel bacino del Mediterraneo
Dr. MOHAMED NUTTAH - Consigliere Scientifico - Ministero della Pesca - Libia
Il Mediterraneo è uno dei bacini più pesantemente inquinati del mondo.
Copre 2.500,000 Kilometri quadrati con una profondità media di 1500
metri. Il punto più profondo situato nel mare Ionio, tra la Grecia ed il
“piede” dell’Italia arriva sino a 5000 metri. La linea di costa si estende
per 46.000 Km. e riguarda ben 22 Paesi.
La Regione è nota per il suo clima particolarmente mite con temperature uniforme e temperate; le sue coste sono ricche di specie endemiche,
la varietà della flora è stimata in oltre 25000 specie, delle quali oltre la
metà sono endemiche.
Grecia e Turchia, da sole, contengono una grande varietà di piante che
rappresentano non solo un contributo alla bellezza del paesaggio, ma
anche un potenziale per realizzare medicinali e per le varie cucine locali.
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I principali fiumi della Regione hanno dato luogo ad importanti zone umide, come nel caso del delta
del Nilo, dell’Ebro, del Rodano, del Po.
Queste zone umide, ricche di nutrienti attraggono da due a cinque miliardi di uccelli migratori ogni
anno. Tuttavia solo il 6% delle aree umide presenti al tempo di Roma, sono ancora esistenti.
Oggi 82 milioni di persone vivono in città situate lungo le coste e si prevede per il 2025, una stima tra
i 150 ed i 170 milioni; ai Paesi della riva sud fa capo il 32% dell’intera popolazione delle Regioni, si
prevede che questa quota passi al 60% per il 2025. Nel Mediterraneo è presente anche una forte “pressione” stagionale. Nel 2025 si passerà dagli attuali 100 milioni di turisti per anno ad un numero almeno
doppio. Il turismo raggiunge il periodo di punta normalmente tra maggio e settembre ed è proprio
concentrato nelle aree costiere.
Il programma ambientale delle Nazioni Unite stima che vengono riversate nel Mediterraneo, annualmente, 650 milioni di tonnellate di rifiuti, 129.000 tonnellate di minerali, 60.000 tonnellate di
mercurio 38.000 tonnellate di piombo e 36.000 tonnellate di fosfati. Inoltre il 70% delle acque di scarico riversate nel Mediterraneo non sono trattate.
Questo mare è anche una delle maggiori rotte mondiali per il trasporto dei petroli ed oltre un milione
di tonnellate di petrolio viene scaricate a mare per danni accidentali, lavaggi illegali dei tanks o a
cause di inadeguate attrezzature portuali. Si stima che 220.000 navi superiori alle 100 tonnellate attraversino il Mediterraneo ogni anno per un totale tra 100.000 e 150.000 tonnellate di petroli.
Le acque del Mediterraneo hanno un basso ritmo di ricambio (tra 80 e 90 anni) il che rende questo mare particolarmente “sensibile” ai danni da inquinamento. L’80/85% degli inquinanti che finiscono nel Mediterraneo proviene da fonti terrestri. Gli scarichi delle città costiere, inclusi una
serie di complessi turistici, sono immessi direttamente in mare, senza essere trattati.
Inoltre milioni di tonnellate di inquinanti provenienti da attività industriali dei Paesi rivieraschi vengono scaricati in questo mare annualmente.
Quanto sopra è stato, tra l’altro, messo in evidenza dal rapporto del Segretariato del Piano di Azione
del Mediterraneo (UNEP sta monitorando questo mare ormai da tre decenni), rapporto presentato
in occasione del trentesimo anniversario della
Convenzione di Barcellona.
Le industrie particolarmente responsabili dell’inquinamento sono quelle per la lavorazione del metallo, le raffinerie, le industrie di conce, quelle
chimiche per prodotti organici ed inorganici, nonché le industrie alimentari.
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Gli incidenti delle petroliere sono l'aspetto più visibile
del problema dell'inquinamento marino. L'immagine
si riferisce al naufragio della Prestige, nel 2002.
Questa breve relazione sul bacino del Mediterraneo e gli effetti dei materiali contaminanti, è necessaria per unire gli sforzi dei Paesi che si
affacciano sul Mediterraneo al fine di eliminare o
ridurre il più possibile l’inquinamento, anche attraverso scambi di esperienze, di studi, di approcci
tecnici.
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Segnali incoraggianti dei nostri mari: torna la foca monaca
Dr. SEBASTIANO VENNERI - Vice Presidente Legambiente
La foca monaca che è apparsa qualche settimana fa nei nostri mari è un
bel segnale per lo stato di salute dei litorali del Paese.
È un evento eccezionale, al quale forse non è stata data la giusta enfasi
da parte di amministratori locali e governo nazionale. Eppure sono passati almeno trent’anni dagli ultimi avvistamenti e ancora di più dalle ultime segnalazioni di esemplari stanziali nelle baie di casa nostra. La
foca monaca è l’animale simbolo del mar Mediterraneo: un tempo ne
popolava le sue coste dalla Spagna alla Turchia, oggi ne sono rimasti
qualche centinaio di esemplari gelosamente protetti nell’arcipelago
delle Sporadi, in Grecia, che ne hanno fatto la risorsa base della loro
economia.
Quest’animale riassume, meglio di qualunque altro, i fattori di stress cui è sottoposto il Mediterraneo: l’inquinamento che ne ha compromesso l’habitat, la pesca sfrenata che le ha sottratto cibo, e
poi il turismo di massa che ha occupato i rifugi più nascosti, le baie assolate dove le coppie di foche
monache amavano sdraiarsi, e la nautica da diporto e i traffici marittimi, che con la rumorosità dei
motori a scoppio l’hanno costretta alla fuga.
Dopo qualche decennio un
esemplare di questo animale
è stato dunque fotografato al
largo dell’isola del Giglio, il
Comune premiato solo una
settimana prima da Legambiente con il massimo riconoscimento delle Cinque Vele,
che aveva conquistato anzi il
primo posto nella speciale
classifica redatta in collaborazione con il Touring Club
Italiano. Per noi si è trattato
del miglior riconoscimento
che si poteva fare al nostro
La foca monaca avvistata nelle acque dell'isola del Giglio
lavoro, ma credo che si sia
trattato di un episodio ben più importante per l’intera comunità degli abitanti dell’Arcipelago, un
luogo che una decina d’anni fa è stato teatro di accese contese sull’opportunità di istituire un’area
protetta.
Oggi quasi nessuno ricorda più quei momenti e gli operatori economici del settore turistico non
fanno che benedire quella scelta che ha preservato le località dell’arcipelago da una crisi che, pur41
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troppo, investe oggi buona parte del Paese. Solo chi ha scommesso sulla qualità e sulla tutela del territorio non ha conosciuto in questi anni recessione e declino, ma ha continuato a produrre ricchezza
e a fare delle proprie risorse naturali occasione di sviluppo per località marginali, altrimenti condannate all’isolamento.
In questi anni, parchi e aree marine protette sono state marchi di qualità ambientali per territori di
pregio della nostra penisola, hanno sottratto all’anonimato tanti luoghi geograficamente marginali,
hanno acceso i riflettori su produzioni d’eccellenza e artigianato di qualità, hanno riempito strutture
ricettive durante la bassa stagione, hanno creato un tessuto economico fitto e solido che oggi è in
grado di assicurare futuro alle popolazioni residenti.
La foca monaca di qualche settimana è una sorta di suggello vivente al lavoro di questi dieci anni.
È la riprova che tutelare il territorio è una scelta strategica e di grande prospettiva e che può essere
perseguita anche coniugando le ragioni dell’economia, che all’Arcipelago Toscano non sono proprio
insignificanti, con quelle dell’ecologia.
Il simbolo forse più forte della protezione della natura del Mediterraneo, la foca monaca, può convivere allora accanto ai numeri significativi del turismo balneare, della nautica da diporto, della subacquea, della pesca professionale, quando queste attività sono armonizzate dalla sapiente guida di
un ente parco. È un buon viatico in vista della prossima conferenza delle aree protette, un segnale
di speranza per quanti, come noi, continuano tenacemente a credere che la protezione della natura
e il turismo di qualità siano la più grossa opportunità che l’Italia ha per rispondere alla crisi e vincere le sfide del mondo globalizzato.
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Valorizzazione e protezione del Patrimonio
Archeologico sottomarino
Prof. LUCIO UBERTINI - Università La Sapienza di Roma
Nel corso dei millenni il Mar Mediterraneo ha rappresentato un crocevia di civiltà e scambi commerciali che hanno lasciato
tracce ed importanti testimonianze sulle
sue coste e sui fondi marini. I
mari custodiscono un importante patrila cui conoscenza e precisa localizzamonio archeologico sommerso,
zione sono i primi elementi
base per assicurarne la tutela e la valorizzazione.
L’esplorazione dei fondali ha
sull'uomo, ricordiamo tra le
buite ad Alessandro Magno,
lare in mare protetto da un
cino le meraviglie del mondo
sempre esercitato un grande fascino
innumerevoli imprese fantastiche attrisi narra che il re macedone si fece cainvolucro di vetro, per conoscere da vimarino.
Le ricerche sistematiche nei mari italiani ebbero inizio nel 1957, quando fu creato, in seno all'Istituto Internazionale di Studi Liguri, il Centro Sperimentale di Archeologia Sottomarina, con sede ad
Albenga, dove era iniziata la ricerca subacquea mediterranea con il ritrovamento e l'esplorazione
del relitto della nave romana, detta appunto "di Albenga", ad opera di Nino Lamboglia, pioniere dell'esplorazione archeologica sottomarina.
Nel 1958 l'Italia ebbe per prima una nave militare utilizzata per le ricerche archeologiche sottomarine, che, attrezzata opportunamente, permise di effettuare campagne su tutte le coste italiane, esplorando relitti e città sommerse.
Unico nel suo genere è il fortuito ritrovamento di Fiumicino, durante gli scavi per la realizzazione
dell'aeroporto, che ha restituito gli scafi di cinque navi databili a cavallo tra il II e il III secolo dell'era cristiana, illuminanti sulle
tecniche di costruzione degli antichi maestri d'ascia.
L’attenzione verso il patrimonio
nascosto dalle acque è anche sancita dalla Convention on the Protection of the Underwater
Cultural Heritage, convenzione
dell'Unesco per la protezione del
Patrimonio Subacqueo entrata in
vigore il 2 gennaio 2009.
La convenzione stabilisce uno
From First session of the meeting of States
parties to the convention On the protection
of the Underwater cultural heritage 26/27
March 2009, Paris, UNESCO
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specifico regime di cooperazione internazionale per la realizzazione di opera di protezione del patrimonio culturale sommerso. La Coastal Zone interessata è quella compresa all’interno della Exclusive Economic Zone, tutte le informazioni condivise dagli stati parte e UNESCO sono
strettamente confidenziali e di dominio delle sole autorità competenti, la conservazione del
patrimonio “in situ” è uno dei
principi base condivisi.
Ad oggi le attività di ricerca, almeno in ambito mediterraneo,
sono state svolte con completezza; ciò che va potenziato è sicuramente la tutela dei beni, il
loro controllo e monitoraggio per
migliorare la protezione dei siti
archeologici sommersi.
Sono necessarie attività multidisciplinari che possano potenziare la raccolta delle informazioni edite
ed inedite, i rilievi strumentali e le verifiche in mare, la classificazione e valutazione dei dati, la divulgazione dei risultati e, non ultime le attività tecnico scientifiche di modellistica idraulica per la
definizione della idrodinamica e le azioni di sollecitazione correlate. È necessario lo sforzo delle
specifiche discipline per la ricerca di un linguaggio comune finalizzato al raggiungimento dei risultati di eccellenza. Ne è un eccellente esempio il progetto “Submarine archaeology and coastal management: Steps Towards an Integrated Solution in Alexandria, Egypt” promosso dalla UNESCO
global platform “Environment and development in coastal regions and in small islands” (CSI), nel
quale sono indagati molteplici aspetti scientifici:
Il più grande emporio del mondo abitato (epoca Greco-romana)
Ricerche marine subacquee dell’antica Faro
Principi legali per proteggere il patrimonio culturale subacqueo
Impatto umano sull’ambiente marino di Alessandria
Propagazione ondulare e sedimentazione nel sito di Faro.
L’Italia può rivendicare un ruolo di primo piano nella storia della archeologia sommersa come custode di un patrimonio archeologico ricchissimo e di inestimabile valore documentario. Si pensi che,
grazie ad un progetto di censimento dei beni archeologici sommersi, solo in Basilicata, Campania,
Puglia e Calabria sono stati individuati ben 287 siti archeologici .
Proprio in Italia, dopo la seconda Guerra Mondiale, sono stati compiuti i primi passi verso una metodologia di indagine rigorosamente scientifica ed una organizzazione razionale del lavoro subacqueo
con mezzi adeguati ed efficaci strutture di coordinamento.
Il lavoro dei ricercatori, oltre a recuperare reperti unici, è volto a definire in modo preciso, grazie a studi
scientifici, la morfologia dei siti, la loro stabilità, il grado di rischio relativo alla conservazione ed interazione con l’ambiente acquatico e non ultima la ricostruzione di importati sezioni della nostra storia dal traffico militare e commerciale all’arte e cultura delle civiltà marittime del passato.
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L’integrazione dei dati genetici nella gestione delle risorse biologiche
marine nel quadro della cooperazione tra paesi mediterranei
Dr. FERRUCCIO MALTAGLIATI - Università di Pisa, Dipartimento di Biologia, Unità di Biologia Marina ed Ecologia
I dati di genetica molecolare hanno trovato un larghissimo impiego in molte specie marine per la risoluzione di vari problemi, tra i quali, ad esempio, l’identificazione degli stock o delle unità di conservazione ed anche la valutazione della presenza di erosione genetica delle popolazioni in
conseguenza del sovrasfruttamento legato al prelievo eccessivo.
Questo tipo di dati può oggi essere ottenuto abbastanza facilmente e rapidamente, visti il recente sviluppo e l’ampia diffusione delle tecniche biomolecolari, che sono diventate accessibili a un gran numero di laboratori. Di fatto, ad oggi, dati genetici basati su tecniche biomolecolari sono già a
disposizione per la maggior parte delle specie sfruttate commercialmente. Nell’uso che viene fatto di
questo tipo di dati, è da rilevare però un “punto critico”, cioè quello che
riguarda il passo successivo all’ottenimento dei dati genetici.
Mi riferisco in particolare a quello che riguarda l’integrazione del dato
genetico, non solo nei modelli utilizzati dai biologi della pesca, ma anche
con le politiche gestionali delle risorse pescabili. Sebbene ci sia oggi
un’apertura generale all’integrazione di questo tipo di dati nei piani di
gestione della pesca, i progressi appaiono molto lenti.
I fattori responsabili sono molteplici e abbastanza complessi: alcuni, di
natura puramente biologica, sono legati al potere risolutivo intrinsecamente basso del dato genetico in alcune specie. Il continuo sviluppo tecnologico riuscirà a colmare questa lacuna in tempi brevi. Un altro
problema è legato allo scarso flusso di informazioni, non solo tra biologi
e gestori della pesca, ma anche, nell’ambito scientifico, tra ecologi molecolari e biologi della pesca.
Un altro punto da evidenziare riguarda il fatto che molta informazione intrinseca ai dati biomolecolari può offrire risposte non solo sui problemi a breve termine, che sono quelli che interessano maggiormente i gestori della pesca. La maggior parte dei dati genetici infatti viene utilizzata per
l’interpretazione di processi bio-ecologici che avvengono su scale temporali medio-lunghe (scala evolutiva), che solo raramente vengono presi in considerazione nelle politiche gestionali della pesca, ma
che rappresentano l’unica base solida per una gestione che abbia efficacia anche oltre l’immediato.
Durante la XIX Rassegna del Mare, tenuta a Tunisi dal 28 novembre al 1° dicembre 2008 (per una
descrizione esaustiva, si veda il recente articolo di Beatrice Bardelli “A Tunisi la XIX edizione della
‘Rassegna del Mare’ di Mareamico” Economia & Ambiente, 1-2: 29-35, 2009) sono emerse prospettive interessanti, tra le quali quelle riguardanti il progressivo sviluppo della cooperazione nel settore
della pesca tra paesi mediterranei europei e nordafricani.
La suddetta cooperazione da un lato favorirà l’economia dei vari paesi mediterranei, dall’altro comporterà uno sfruttamento più intenso degli stock nordafricani di molte specie bersaglio. Per una corretta gestione della pesca in queste nuove aree, sarà pertanto necessaria la conoscenza della biologia
e dell’ecologia degli stock nordafricani. Questi, oltre ad essere attualmente meno impattati dalla pesca
rispetto alle loro controparti europee, sono anche meno conosciuti dal punto di vista scientifico.
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L'inquinamento di sostanze nocive nei pesci
Dott. MOATAZ ALNATAH - Consigliere Scientifico - Ministero della Pesca - Libia
Il pesce, da lungo tempo, è considerato una delle più importanti fonti di risorse idriche,
esso è una buona fonte di proteine ad alto valore, destinata ad essere confrontata con le
carni rosse, il pollame, con i legumi, il pane, le uova ed il latte (che ha il più elevato valore nutritivo per quanto riguarda le proteine). Esso contiene alti livelli di vitamine A e
D e, così come i pesci sono il cibo per altri animali, risulta evidente l’importanza di includere il loro consumo nell’alimentazione di tutti, in special modo in quella dei bambini, per il rafforzamento delle ossa.
A causa dell’inquinamento ambientale a livello globale e locale, purtroppo è aumentata
anche la contaminazione dei pesci che, per certi versi, sono diventati addirittura alimenti nocivi per la salute. Infatti la concentrazione di sostanze nocive nelle acque riservate alla pesca fornisce un'indicazione precisa del grado di inquinamento ambientale definitivo e l’esatta misura dell’entità della contaminazione del
pesce. In cima alle cause di tale disastro ecologico c’è senz’altro l'inquinamento dovuto ai metalli pesanti.
L'inquinamento dei fiumi e dei mari a causa di una cattiva gestione dei rifiuti è un problema particolarmente sentito in Giappone, dove il pesce è un alimento che viene consumato praticamente ad ogni pasto
(anche a colazione), ma in generale è ampiamente riscontrabile anche in tutto il resto d’Europa, dove gli
enormi progressi industriali minacciano il corretto sviluppo delle risorse idriche. I metalli pesanti più nocivi in assoluto che inquinano l'acqua ed il pesce sono il mercurio, il cadmio ed il piombo.
MERCURIO: è senza dubbio il più tossico di metalli pesanti. La sua nocività colpisce il cervello, il midollo spinale e i centri nervosi provocando la cosiddetta sindrome di Minamata, scoperta per la prima volta
a causa dell’inquinamento del fiume Minamata, in Giappone, dovuto in gran parte agli scarichi di un’industria di materie plastiche.
Sintomi: accumulo di grandi quantità di mercurio nel corpo e nel cervello che provocano:
Nevrosi; Perdita di memoria; Perdita di fiducia in se stessi.
Un altro pericolosissimo effetto collaterale di questa sindrome è che il mercurio riesce a penetrare il tessuto di protezione del feto nel ventre della madre causando danni irreparabili al cervello.
La ricerca ha dimostrato che il mercurio metallico è utilizzato nelle unità di elettrolisi per la produzione
di sale, cloro e soda caustica. L'Organizzazione Mondiale della Sanità indica che la soglia massima tollerabile di mercurio nei pesci è di 500 ppb. La percentuale di mercurio riscontrata nel pesce nipponico va
dai 500 a 20000 ppb e le due tipologie di pesci più infetti in assoluto risultano essere lo sgombro ed il tonno.
CADMIO: le malattie riscontrate per avvelenamento da questo metallo appaiono dopo diversi anni e
dopo l'accumulo di grandi quantità di esso nel corpo. Il risultato di questa contaminazione si riscontra
nella sindrome chiamata Itai – Itai, scoperta per la prima volta in Giappone in seguito alla contaminazione
da parte di fabbriche e miniere della zona circostante ai danni di alcune colture di riso che venivano irrigate con acqua di fiume pesantemente avvelenata e con una concentrazione di cadmio pari a 5 parti per
miliardo a 180 ppb.
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Sintomi: Alterazione delle funzioni dei reni che portano ad insufficienza renale nei casi avanzati;
Indebolimento delle ossa a causa dello squilibrio di calcio nel corpo. L'Organizzazione Mondiale della
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Sanità definisce il valore massimo tollerabile di cadmio in 450 micro- grammi a persona e non deve assolutamente superare tale soglia nei pesci e nei prodotti ittici da 100 ppb.
PIOMBO: La principali fonti di inquinamento ambientale di questo metallo sono dovute allo scarico dei
veicoli ed alle emissioni industriali. Pertanto la carne e le verdure, in particolare quelle che non hanno la
buccia (come fragole ed albicocche) sono più vulnerabili alla contaminazione. La contaminazione del
pesce con questo metallo è ad opera dei residui industriali scaricati nei fiumi.
Sintomi: Anemia; Perdita di appetito; Scolorimento delle gengive, quando la percentuale di
piombo nel sangue raggiunge il livello di 0,6 - 0,8 ppm.; In casi avanzati porta ad insufficienza renale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che la soglia massima di contaminazione da piombo
nel pesce non in scatola non deve superare i 2000 ppm. Nel pesce in scatola invece il valore massimo consentito è di 1000 ppm, in quanto le lattine nella quali esso è contenuto tendono a rilasciare alcune quantità di metallo che poi si riversano sugli alimenti.
PESTICIDI: Ci sono circa 500 tipi diversi di pesticidi utilizzati nella produzione agricola, ma quello più
usato in assoluto è il DDT, nonostante la maggior parte dei paesi del mondo nega il fatto che sia altamente
inquinante per l'ambiente e per il mondo umano ed animale, in quanto le sostanze chimiche di cui il DDT
è composto vengono assimilate dal corpo umano, soprattutto nel tessuto adiposo. Questo insetticida, se finisce nella acque di scambio, si concentra nelle alghe e nei microrganismi dei quali i pesci si nutrono,
contaminando così anch’essi. Più elevata è la percentuale di grasso della quale il pesce è composto, più
alti sono i livelli di contaminazione ed avvelenamento rispetto all’ambiente acquatico circostante.
Principali sintomi che compaiono quando il consumatore mangia pesce contaminato da DDT:
Irritazione del sistema nervoso; Grave danneggiamento del fegato; Anemia; Disturbi ormonali; Alterazione delle quantità di sodio e potassio nel corpo.
Alcune delle ricerche effettuate su estratti di fegato di pesce utilizzato per il rafforzamento dei bambini
hanno dimostrato che molte vitamine contenute in esso hanno concentrazioni molto elevate di pesticidi
contenenti cloro e, in caso di somministrazione anche di un solo cucchiaio di questo medicinale, si tratterebbe di un vero e proprio avvelenamento ai danni del bambino.
È sorprendente il fatto che, nonostante tutto questo, alcuni venditori di pesce fresco e congelato continuino a cospargerlo di antiparassitari per cercare di mantenerlo quanto più possibile in buone condizioni.
Questa è la prova della mancanza di consapevolezza dei consumatori che non sanno che tale pratica è
molto dannosa per la loro salute, ma ancora di più dei venditori che non hanno il coraggio di richiamare
l’attenzione su tale pratica per metterla in evidenza agli occhi di tutti.
Condizioni che devono essere seguite per evitare la contaminazione del pesce con gli insetticidi:
Evidenziare gli importi e le date di irrorazione di pesticidi nei prodotti alimentari.
Incentivare l’attività del Ministero della Salute per educare i venditori e rafforzare i controlli su di loro.
Educare i consumatori a diffidare della pratica di somministrazione di pesticidi senza far calare la domanda di pesce sul mercato.
Impedire l’accesso delle acque di scarico alle risorse idriche dei fiumi e dei laghi e ai luoghi dove vivono i pesci.
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Opportunita’à economiche ed ambientali dell’istituzione di un
santuario della biodiversita’à nello Stretto di Sicilia
Dr. FRANCO ANDALORO - ISPRA
Dr. SERGIO MARINO - Direttore Arpa Sicilia
Franco Andaloro
Lo Stretto di Sicilia rappresenta oggi il principale hotspot della biodiversità mediterranea. In questo tratto di mare tra Sicilia, Malta e Tunisia sono presenti quasi tutte le specie protette marine, sia
pelagiche che nectoniche del Mediterraneo come il capodoglio, la balenottera comune, il tursiope,
la stenella, il delfino, il globicefalo, il granpho, la tartaruga, la tartaruga liuto, lo squalo elefante, lo
squalo bianco e, seppure raramente, la foca e la manta.
Inoltre, lo stretto di Sicilia è caratterizzato dalla presenza di numerosi banchi (Graham, Skerchi, Avventura, Talbot, Terribile,
Alluffo, ecc.) che rappresentano ambienti sensibili caratterizzati da ecosistemi fragili ma determinanti per la diversità biologica, ricchi anche essi di specie bentoniche, animali e
vegetali, protette, insidiati dalla pesca illegale e dal bracconaggio.
Lo Stretto di Sicilia è oggi anche la più importante zona di
pesca di specie maggiori e minori di grandi pelagici come il
tonno rosso mediterraneo, l’alletterato, la lampuga e la ricciola.
Sono presenti anche i grandi stock di piccoli
pelagici come le acciughe, gli sgombri, le
alacce e le sardine che hanno consentito, sin
dall’antichità, l’insediamento dell’uomo sulla
costa e lo sviluppo di una importante industria
con-serviera che ha avuto l’antesignano nel
“garum”.
Lo Stretto di Sicilia è, in Mediterraneo, il
mare maggiormente sottoposto agli effetti diretti ed indiretti dei cambiamenti climatici intesi sia come riscaldamento del mare sia come
modificazione della circolazione idrica del
bacino, ed in esso convergono specie aliene
provenienti sia dall’oceano atlantico che dal
mar Rosso che ne modificano profondamente
e rapidamente la biodiversità soprattutto in
presenza di ecosistemi sofferenti e specie indigene stressate, rendendolo il mare italiano
più invaso da specie aliene.
A quanto detto si aggiunge il problema di un
intenso traffico marittimo di navi cisterna non
legati ad obblighi come il doppio scafo che
rendono l’area una delle zone più esposte a
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Infine l’area è anche custode di un vasto patrimonio archeologico sommerso da tutelare e preservare dal vandalismo e dalla sottrazione di
reperti oggi in costante crescita in Mediterraneo e dispone di supporti
tecnologici in
grado di localizzare e prelevare
i reperti.
Sergio Marino
rischio di sversamento incidentale di idrocarburi ma anche soggetta
a ricevere acque di scambio ed acque di sentina e di lavaggio di
stive e cisterne.
L’unica concreta possibilità di salvaguardia della
biodiversità e del patrimonio ambientale e culturale dello Stretto di Sicilia è quella di realizzare
una zona protetta transnazionale, un santuario della
biodiversità marina mediterranea, che possa concretamente tutelare le specie protette e gli ecosistemi sensibili ed impedire la pesca illegale
operando sia nell’ambito dei dettati degli strumenti
di tutela e conservazione della biodiversità, sia nell’ambito delle raccomandazioni sulle misure di mitigazione ed adattamento al cambiamento climatico ed alla lotta contro le specie aliene, oltre che in
accordo con le raccomandazioni per una pesca sostenibile in acque territoriali ed internazionali ed alla
lotta contro l’IUUF (Illegal Unreported unregolamentated fishing).
La realizzazione del santuario della Biodiversità, rappresentando anche uno strumento di tutela e salvaguardia di risorse ittiche transnazionali, rappresenterebbe anche
una determinante
opportunità per
l’economia alieutica e turistica
dell’area, oltre ad
una molto rilevante esperienza
di collaborazione
euro mediterranea.
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Il ruolo dei giovani e delle donne
nella moderna Tunisia..
Dr.ssa CHAOUCH AOUIJ SALOUA - Facoltà di Scienze, Università di Tunisi “El Manar”- Tunisia
Sono particolarmente lieta di poter partecipare, in spirito di vera amicizia, a questa nuova iniziativa di
Mareamico, del cui Comitato Scientifico sono orgogliosa di far parte.
Proprio da questo trovo spunto per portare il mio contributo al dibattito mediterraneo e far presente
l’approccio tunisino, Paese della riva sud, alle tematiche di questo incontro internazionale, con particolare riguardo alle relazioni fra i tradizionali mestieri del mio Paese e la protezione ambientale, per
uno sviluppo duraturo nell’area mediterranea. Il “cappello” portato dalle donne, e soprattutto quello
della gioventù, rappresenta emblematicamente, secondo la mentalità tunisina, lo spirito di un approccio unico, in continuità con il passato e come ponte tra le generazioni.
La responsabilità della donna tunisina, del
resto, viene magnificata, sia
nel caso che abbia un titolo universitario, sia
che viva in campagna; in
entrambi i casi essa è tenuta a dare un
apporto positivo alla crescita durevole, per il suo preciso posto nella
cellula sociale familiare e dà
il suo contributo alla valorizzazione delle
risorse locali o regionali in
collaborazione con le strutture pubbliche o
private della Società civile.
I diritti della donna, in Tunisia, hanno
oltrepassato lo stadio della
militanza ed ora sono molte le donne che si
impongono per la loro
competenza, tenendo anche conto della
volontà politica che esige
una presenza minimale delle donne non
inferiore al 30% in tutti i
settori, compresi quelli politici, e delle
norme sulla equiparazione
dei salari o relative all’obbligo della
educazione scolastica fino ai 16 anni, o ancora dei diritti dell’infanzia o degli obblighi verso tutte le categorie sociali, ivi compresa l’equiparazione degli handicappati.
Le infrastutture hanno ugualmente un posto d’onore in Tunisia: a partire dalle costruzioni educative o
sportive fino ai processi di decentralizzazione universitaria ed alle moderne locazioni tecnologiche
per la comunicazione, per arrivare al prolungamento della autostrade ed ai collegamenti tra tutti i punti
del Paese, ai progetti internazionali, tra cui quello per l’aeroporto Internazionale dell’Enfida, tutto
conferma il carattere evolutivo della Tunisia moderna , un Paese teso all’adeguamento alle generazioni future, con una vera integrazione ed una irradiazione mondiale in tutti i settori della vita.
La formazione è dunque una pietra angolare di questo processo nel quadro di un processo di uniformità
con i Paesi europei del sistema universitario e della formazione professionale. I mestieri collegati al
mare fanno parte di questo quadro, anche tenendo conto dei 1300 kilometri di coste della Tunisia.
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Così il mio Paese, al crocevia dei continenti e delle civilizzazioni, auspica lo scambio delle competenze
con i Paesi amici della riva nord, all’interno di un quadro istituzionale che precisi diritti e doveri, lontano dalla illegalità e da ogni estremismo. Questi mestieri collegati al mare riguardano la raccolta dei
mitili da parte delle donne rurali, i diversi metodi di pesca, le attività di trasformazione alimentare e
di esportazione dei prodotti della pesca, ma riguardano anche i trasporti marittimi e l’organizzazione
della vita nei porti, il turismo, la sicurezza, la qualità della vita. Dobbiamo pertanto metterci insieme
e portare avanti progetti che abbiano concreta capacità di riuscita.
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Il processo di desertificazione dei fondali
rocciosi del Mediterraneo
Dr.ssa PAOLA GIANGUZZA - Dipartimento di Ecologia Università degli Studi di Palermo
I fattori che influenzano il funzionamento degli ecosistemi quali i cambiamenti climatici, la disponibilità dei nutrienti e/o di sostanze tossiche, la riduzione delle falde freatiche, la frammentazione dell’habitat,
il prelievo indiscriminato di specie e la conseguente perdita di biodiversità non hanno un andamento temporale costante.
In certi ecosistemi i cambiamenti di cui sopra provocano delle risposte immediate mentre in altri non si registra alcuna reazione fintanto
che non venga superato un valore di soglia oltre il quale il sistema risponde in maniera rapida ed imprevedibile. Ciò implica che, per certe
condizioni ambientali, l’ecosistema possa avere due o più stati stabili
alternativi, separati da un equilibrio instabile che demarca i bordi tra i bacini di attrazione degli
stati (teoria degli stati stabili alternativi di Lewontin - 1968). Questa teoria ipotizza anche che i
sistemi naturali sono spesso in uno stato alternativo persistente e resiliente: combinazioni alternative degli stati dell’ecosistema e delle condizioni ambientali che possono persistere ad una particolare scala spaziale e temporale.
Secondo la teoria di Lewontin, il tempo e l’ampiezza di una perturbazione (naturale o antropica)
può spingere la comunità, verso il bacino di attrazione di uno stato alternativo, un nuovo stato
stabile, che una volta raggiunto, attraverso una successione divergente, può persistere indefinitamente per più generazioni. Accade perciò che feedback positivi, dovuti ad interazioni tra fattori
biotici e abiotici come il pascolo o l’intensità di predazione, la frequenza di incendi, l’inquinamento, le estinzioni locali, le invasioni, il carico di nutrienti etc. possano inibire il ritorno della comunità allo stato precedente.
Molti studi evidenziano che
la specie umana può alterare profondamente lo stato
degli ecosistemi marini, influenzando in maniera indiretta le relazioni preda/
predatore. Queste interazioni indirette, che prendono il nome di cascate
trofiche, possono essere
immaginate come una reazione a catena generata
dalla rimozione di un predatore apicale, che determina dei cambiamenti a
cascata su tutti livelli tro51
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fici inferiori. Particolarmente interessanti sono le ripercussioni negative che la rimozione di un
predatore apicale può avere sulle comunità algali.
La scomparsa della lontra Enhydra lutris, ha generato nelle coste californiane un improvviso aumento del riccio Strongylocentrus franciscanus che ha eroso la foresta a kelp Macrocystis pyrifera. In combinazione con altri fattori, la variazione di intensità del grazing di specie erbivore,
modulate dalla perdita di una specie chiave (keystone species) (sensu Paine 1969), può causare
un cambiamento di stato sia in sistemi terrestri che marini. Per esempio nei sistemi marini temperati, l’aumento del pascolo dei ricci può indurre cambiamenti tali da favorire il passaggio da uno
stato complesso (alghe erette) ad uno più semplice (alghe coralline) chiamato stato a barren.
Questi stati, sono considerati stabili e alternativi (AS) perché altamente resilienti: lo stato “indesiderato” può persistere nonostante la fonte di disturbo, l’elevata densità di ricci, diminuisca.
La formazione dei barren è un fenomeno conosciuto a scala globale; questi deserti sottomarini
sono presenti lungo le coste temperate, subtropicali e tropicali, ma i fattori responsabili della loro
formazione e mantenimento sono ancora oggetto di studio.
Ad ogni modo, molti lavori supportano l’ipotesi che nelle coste temperate la mancanza di predatori di ricci (pesci del genere Diplodus) possa innescare il processo di formazione del barren.
I ricci sono habitat determiners, in quanto, se presenti ad alte densità, possono con il loro pascolo generare e mantenere lo stato di barren. Nelle coste rocciose del Mediterraneo, alte densità
di Paracentrotus lividus (Lam.) e Arbacia lixula (L.) possono causare la transizione da macroalghe erette ad alghe coralline. Il risultato finale è la formazione di vaste aree desertiche colonizzate quasi esclusivamente da alghe coralline incrostanti, aree quindi a bassa biodiversità e
produttività vegetale.
Questa condizione può anche avere ripercussioni negative sulla fauna costiera che usa le macroalghe come riparo, rifugio, cibo e substrato utile all’insediamento.
Due esemplari di
Arbacia lixula
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Risorse alimentari per la moderna acquacoltura
Prof. MARCO SAROGLIA e Dr.ssa GENCIANA TEROVA - Dipartimento di Biotecnologia e Scienze
Molecolari, Università dell’Insubria - Varese
L’acquacoltura è probabilmente, tra i settori dell’agroalimentare, quello a crescita più veloce. Attualmente ricopre almeno il 50% della produzione totale di prodotti ittici a livello mondiale e sembra poter
soddisfare l’ulteriore aumento di domanda previsto nei prossimi decenni, al fine di mantenere una adeguata disponibilità per la popolazione umana in aumento. L’incremento annuale della produzione mondiale è riportato del 6,6% al 2003 se si considerano solo gli animali acquatici, mentre la percentuale
sale all’8% se si prendono in considerazione tutti i prodotti acquatici.
Se confrontiamo l’incremento produttivo delle principali derrate alimentari, l’acquacoltura mantiene
il primo posto, seguita a breve distanza dall’allevamento di pollame (Fig. 1).
Per la fine della prima decade del XXI secolo, l’acquacoltura mondiale supererà 60 milioni di tonnellate, a fronte di circa 130 milioni di tonnellate di produzione ittica globale, inclusa la pesca. Per mantenere l’attuale consumo pro-capite medio di pesce, stimato in 16,7 kg, con la popolazione di 9 miliardi di
abitanti prevista per il 2030, si renderà necessario disporre di ulteriori 40 milioni di tonnellate di prodotto
che non potranno essere fornite dalla pesca, le cui risorse sono già sfruttate oltre misura. E’ pertanto
dall’acquacoltura che ci possiamo attendere tale incremento. Questo risultato potrà quindi essere raggiunto sviluppando tutte le possibili forme di acquacoltura, incluse le forme intensive che però dipendono, per l’alimentazione dei pesci, proprio dalla pesca quale sorgente di proteine e di lipidi.
La disponibilità di farine ed olio di pesce rappresenta senza dubbio un collo di bottiglia per lo sviluppo dell’acquacoltura. Infatti la produzione di farina di pesce non è aumentata nel corso degli ultimi
20 anni e la crescita del settore dell’allevamento ittico intensivo ha comportato un maggiore trasferimento di derivati della pesca alla mangimistica per questo settore della zootecnia. Nel contempo però
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è stata sperimentata la parziale sostituzione delle farine (FM) e degli oli di pesce (FO) con farine (VM)
ed oli vegetali (VO). La sfida del futuro sarà quindi quella dell’incremento dell’efficienza di conversione e della sostituzione parziale di FM e FO con VM e VO rispettivamente.
Il miglioramento degli ultimi venti anni nella formulazione mirata di mangimi, così come i miglioramenti
gestionali negli allevamenti, hanno consentito un incremento progressivo dell’efficienza di conversione
dei mangimi, con riduzione del valore del fattore di conversione (FCR), come riportato in Tabella 1.
Un quantitativo fino al 75% di farina di pesce può essere rimpiazzato da farine vegetali, senza
effetti negativi sulla crescita o sul
valore di FCR (Gomez-Requeni et
al., 2005).
In questo modo, pur con una ritenzione del 45% di proteina grezza,
l’allevamento di salmone produce
circa il 79% delle proteine di pesca
utilizzate per la formulazione dei
mangimi. Pertanto, se la quantità di
farina di pesce impiegata nei mangimi si stabilizza nel 25% del fabbisogno proteico, riusciamo a
produrre più proteina di pesce di
quanta in realtà ne consumiamo con i mangimi. È ragionevole pensare che nell’arco di 3-5 anni la ricerca
avrà messo a disposizione le conoscenze necessarie per ottenere questo risultato.
Per un’acquacoltura sostenibile, l’industria mangimistica del pesce deve pertanto ridurre l’impiego di
FM e FO, orientandosi verso materiali grezzi alternativi. Il rapporto FM/FO negli alimenti per pesci
dovrebbe ridursi del 5-10% per anno e questo obiettivo si raggiungerà tanto prima quanto rimarranno
alti i prezzi della risorsa di oli e farine provenienti dalla pesca. Il problema maggiore sarà comunque
quello di ottenere le più alte percentuali di sostituzione.
La disponibilità di prodotti di scarto derivati dalla lavorazione delle carni di animali terrestri è stimata
in oltre 16 milioni di tonnellate/anno nella sola Unione Europea. Le proteine ed i grassi provenienti
da animali terrestri presentano un elevato valore nutrizionale per il pesce in allevamento. Inoltre, prodotti provenienti dalla lavorazione del pollame rappresentano una risorsa proteica quantitativamente
superiore alla quantità totale di farina di pesce attualmente utilizzata nei mangimi e mostrano di essere
ben tollerati dai pesci. Sebbene la legislazione europea consenta un uso pur limitato di derivati del
sangue, grassi animali ed idrolizzati proteici, l’opinione pubblica e quindi l’accettabilità da parte del
mercato, rappresentano l’ostacolo principale.
Con tali premesse è evidente come l’acquacoltura necessiti, per il proprio immediato futuro, di ulteriori conoscenze sulle strategie nutrizionali possibili, e che tali conoscenze possono scaturire soltanto
da approfondimenti di conoscenze nei settori della fisiologia della nutrizione, della digestione, dell’assorbimento e del controllo dell’appetito. L’ulteriore approfondimento di tali conoscenze non potrà
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prescindere dall’impiego di moderni e potenti strumenti di indagine.
SOSTITUZIONE DI FARINE ED OLIO DI PESCE CON FARINE ED OLI VEGETALI
La quantità di prodotti della pesca destinati all’industria mangimistica è di circa 30 milioni di tonnellate su scala mondiale, di cui circa 6 milioni di tonnellate sono rappresentate da farina ed 1 milione di
tonnellate da olio di pesce. Ne risulta che nel rapporto FM/FO di 6 :1, l’olio di pesce rappresenta il fattore limitante.
Nel corso delle ultime due decadi, sono state sviluppate numerose ricerche, prevalentemente sui salmonidi, focalizzate a valutare la possibilità di utilizzare sorgenti proteiche alternative alla farina di
pesce, focalizzando l’attenzione su piante proteiche. Solo recentemente questo tipo di studi è stato esteso
alle specie marine di interesse economico per l’acquacoltura mediterranea, quali spigola ed orata. I risultati mostrano come la sostituzione parziale di proteine di sorgente marina con alcune proteine di origine vegetale, non influisce significativamente sulla crescita e sulla conversione da parte dei pesci
(Francis et al., 2006). Allo stesso tempo, la sostituzione parziale di olio di pesce con oli vegetali in mangimi per varie specie è stato l’obiettivo di progetti di ricerca comunitari (RAFOA-Q5RS-2000-30058,
Quinto EU-FP), i cui risultati mostrerebbero che la sostituzione di elevate percentuali di FO con VO è
possibile in mangimi destinati a specie quali salmone atlantico, trota iridea, orata, spigola, senza che la
crescita o la conversione alimentare ne siano significativamente influenzate (Tibaldi et al., 2006).
Tuttavia alcuni problemi possono verificarsi nel pesce. Infatti la sostituzione di FO con VO aumenta
l’incidenza di cataratta nel salmone atlantico. Inoltre, alcuni parametri emetici suggeriscono che il pesce
alimentato con dieta costituita da VO possa essere maggiormente sensibile allo stress. Molti studi condotti a questo proposito indicano come anche in assenza di un apparente effetto sulle performance di crescita, una sostanziale sostituzione di proteine ed olio di pesce causa un certo numero di alterazioni
metaboliche nei pesci rigorosamente carnivori, le quali possono alterare la qualità nutrizionale del pesce
destinato al consumo umano. Si tratta di effetti ancora poco noti, tuttavia esiste evidenza che la composizione delle carni, l’adiposità e la distribuzione dei grassi in differenti organi e tessuti, può essere influenzata dalla qualità delle proteine della dieta. Inoltre, una percentualmente elevata sostituzione di olio
di pesce ha come conseguenza una riduzione nel livello di n-3 HUFA (Highly Unsaturated Fatty Acids)
ed un aumento nel contenuto di n-6 PUFA (Poly Unsaturated Fatty Acids) nel filetto. Si tratta di un
aspetto meno studiato nel caso di specie mediterranee, malgrado una importante sostituzione di olio e proteine di pesce con forme vegetali, pur non compromettendo, almeno nell’apparenza sperimentale, la crescita del pesce, potrebbe causare problemi alla salute del consumatore umano che verrebbe ad essere
privato dell’atteso apporto di acidi grassi preziosi e ricercati proprio nella dieta a base di pesce (Tocher
et al., 2000).
Diventa pertanto indispensabile approfondire la conoscenza di meccanismi che controllano l’energia metabolica e che determinano l’omeostasi lipidica nel pesce. I livelli ottimali di acido docosaesaenoico
(DHA, 22:6n-3), eicosapentaenoico (EPA, 20:5n-3) ed arachidonico (ARA, 20:4n-6) nella dieta sono stati
studiati sulle principali specie. È noto che le specie marine richiedono sostanziali apporti di HUFA nella
dieta, mentre le specie di acqua dolce possono, almeno in parte, la capacità di sintetizzare EPA e DHA dall’acido linolenico (LNA, 18:3n-3) e di ARA dall’acido linoleico (LA) 18:2n-6 (Seiliez et al., 2003; Tocher et al., 2002). Ciò è dovuto alla presenza di enzimi quali desaturasi ed elongasi, tuttavia, nelle specie
marine, la trasformazione di LNA in EPA e DHA è molto lento, rendendo necessario un apporto del com55
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pleto fabbisogno di HUFA con la dieta. Sebbene la cosa sia nota da tempo, il meccanismo alla base non è
ancora sufficientemente noto, così come rimangono sconosciuti i meccanismi molecolari coinvolti nella
biosintesi di HUFA nel pesce, al fine di poter intuire quali composizioni di oli vegetali potrebbero effettivamente essere utilizzate per una sostituzione dell’olio di pesce. Tra i geni coinvolti nel metabolismo lipidico dei pesci marini, sono comunque sufficientemente noti la Fatty Acyl ∆6 desaturasi e la PUFA
elongasi, enzimi responsabili di due importanti passaggi nel processo di biosintesi di HUFA quali desaturazione ed allungamento della catena carboniosa, così come i peroxisome proliferator-activated receptor
(PPARs), Acyl-CoA oxidase, Apolipoprotein E and Malic enzyme, sono considerati geni chiave. I messaggeri di questi geni (mRNA) ha infatti mostrato di essere influenzato sia dallo stato nutrizionale dei pesce
che dal tipo di dieta
somministrata (Diez et
Impianto di acquacoltura nell’Azienda ittica “Il Padule”
al., 2007; Seiliez et
al., 2003).
Studi recenti affrontano le possibilità offerte dai cosiddetti
“alimenti funzionali”,
i quali potrebbero alleviare gli effetti negativi di un’alimentazione con elevate
componenti lipidiche
nella dieta, oppure
con carenza di HUFA
nei sostituti vegetali
(Kennedy et al.,
2007). In questo contesto, l’acido linoleico
coniugato (CLA) sembrerebbe offrire alcuni benefici sia nel
metabolismo dei pesci che nel metabolismo lipidico della specie umana. Infatti CLA sembra in grado di influire sull’espressione di un numero di geni di importanza cruciale nel mantenimento dell’omeostasi lipidica,
inclusa l’attività codificante del gene reduttasi.
Tuttavia mancano studi molecolari relativi a pesci di taglia commerciale e mancano studi sulle specie
marine che, come è noto, possiedono un diverso metabolismo lipidico rispetto ai pesci di acqua dolce,
specialmente per quanto riguarda gli HUFA.
La limitata disponibilità di risorse della pesca rendono non sostenibile l’impiego esclusivo di olio di
pesce nelle diete per i pesci di allevamento. La sostituzione contestuale di olio di pesce e di farina di
pesce con sorgenti vegetali deve pertanto rappresentare una priorità assoluta nella ricerca di un’alimentazione per l’acquacoltura sostenibile.
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GENOMICA FUNZIONALE NEI MODERNI STUDI DI ALIMENTAZIONE IN ACQUACOLTURA
Riconoscendo che i nutrienti: modificano l’espressione genica, possono modificare il normale
metabolismo, e influenzano lo stato di salute (Corthésy-Theulaz et al., 2005), la comunità scientifica è sempre maggiormente coinvolta nell’affrontare le relazioni esistenti tra dieta, stato di salute,
welfare e processi patologici, mediante applicazione di tecniche molecolari di studio (Kaput and Rodriguez, 2004; Davis and Hord, 2005). Le sub-discipline quali la genomica funzionale e la nutrigenomica affrontano lo studio dell’influenza delle sostanze contenute nella dieta, nel metabolismo dei
pesci (Müller and Kersten, 2003; Mutch et al., 2005).
Negli studi nutrizionali il profilo di espressione dei geni può essere utilizzato con tre distinti obiettivi
(Müller and Kersten, 2003): Identificare e caratterizzare i processi molecolari di base su quali possono essere esercitate influenze, positive o negative, da parte dei nutrienti; Interferire con i meccanismi specifici che scatenano detti effetti positivi o negativi; Identificare specifici geni influenzabili dai nutrienti, che possono essere utilizzati come candidati descrittori o biomarker.
Perciò i più attuali argomenti di ricerca sulla nutrizione dei pesci trovano un valido strumento di indagine proprio nella genomica funzionale. Per esempio, anche la parziale sostituzione di FM con idrolizzati proteici, richiedendo l’aggiunta di alcuni aminoacidi essenziali (EAA) in forma di di e tri-peptidi, apre
questioni complesse che coinvolgono in modo determinante l’economia dei processi di preparazione dei
mangimi, quali ad esempio l’affinità di questi con i trasportatori intestinali, quali PepT-1 (Terova et al.,
2009). Questo tipo di studi può fornire informazioni sulle risposte del pesce a livello cellulare; dobbiamo peraltro rilevare che durante gli ultimi 8 anni gli studi di genomica funzionale e di nutrigenomica
in acquacoltura sono stati sempre più numerosi. Un numero sempre più elevato di Expressed Sequence
Tags (ESTs) relative alle specie allevate è stato sequenziato e reso disponibile sulle banche geniche internazionali. Alcuni degli studi condotti sulla spigola presso il nostro stesso Dipartimento, hanno riguardato gli effetti del digiuno e della successiva ri-alimentazione e sono riportati in lavori di Terova et
al. (2006; 2007a; 2007b; 2008; 2009) e riguardano, tra altri, enzimi digestivi (progastricsina), ormoni
oressigenici (grelina), trasportatore del glucosio, insulin-like Growth Factors (IGFs), miostatina, trasportatori intestinali. Altri studi riguardano gli effetti sul sistema somatotropo di salmone atlantico della
sostituzione di proteine di pesce con proteine vegetali. Tra questi gli studi di Hevrøy et al. (2008), condotti sui livelli di mRNA di geni target quali GH, GH-R, IGF-I, IGF-II, IGFBP-1, IGF-IR, oltre a CCKL, in cervello, fegato, muscolo e plasma. Gli autori hanno riportato come una riduzione della razione, così
come una dieta basata su proteine vegetali abbia comportato riduzioni nella crescita o comunque alterazioni rilevanti rispetto ai controlli alimentati con farina di pesce.
Gómez-Requeni et al. (2005), hanno studiato l’attività dell’asse somatotropico in giovani trote iridee
(Oncorhynchus mykiss) alimentate con farina di pesce oppure con farine vegetali, trovando una netta
relazione con l’attività del gene per IGF-I. Le metodologie molecolari, ormai semplificate, e a costi
sono del tutto comparabili, se non inferiori a quelli di analisi cromatografiche, sono uno strumento indispensabile per affrontare la produzione di qualità programmata in acquacoltura. Tuttavia, ad eccezione di
poche specie, le banche dati geniche mancano di informazioni sulla maggior parte delle specie allevate.
Tuttavia è evidente che l’approccio molecolare consente di avere informazioni precoci sullo standard di
vita del pesce, per quanto concerne aspetti nutrizionali o di benessere. Si rendono inoltre necessari studi
che consentano di comparare l’attività genica con la presenza in circolo delle rispettive proteine, le differenti condizioni allevamento e di alimentazione.
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L’importanza della genetica della conservazione
nella pesca profonda in Mediterraneo
Dr.ssa MARINA ROLDÁN - Departament de Biología, Universitat de Girona - España
Il gambero viola, Aristeus antennatus, è una delle risorse pescabili più importanti del Mediterraneo,
soprattutto nel bacino occidentale, dove è più abbondante.
È inoltre la specie mediterranea a più ampia distribuzione batimetrica, essendo distribuita tra 200 e oltre
3000 metri di profondità. È stato osservato che essa effettua movimenti migratori in corrispondenza
di canyon sottomarini costieri. L’importanza della pesca di questa specie deriva dal suo elevatissimo
pregio che riveste nella cucina mediterranea.
Durante gli ultimi quarant’anni la pesca del gambero viola è stata effettuata approssimativamente tra i 300 e i 700 metri di profondità, tuttavia
la recente scoperta della presenza di A. antennatus a profondità superiori
ai 1000 metri ha suscitato l’allarme dei biologi marini.
A metà del 2006 abbiamo iniziato un progetto di ricerca con l’obiettivo
principale di conoscere la variabilità genetica del gambero viola in Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico adiacente allo Stretto di Gibilterra utilizzando marcatori molecolari. I risultati sinora ottenuti hanno rilevato
alta variabilità genetica nella specie, che è un’indicazione della buona
“salute genetica” degli stock. Inoltre, gli stock vergini e quelli superficiali impattati dalla pesca risultano geneticamente omogenei; questa connessione è dovuta a movimenti migratori periodici che avvengono verticalmente in entrambi i sensi ed
in periodi differenti dello sviluppo individuale. Da ciò deriva che la vulnerabilità di questa risorsa aumenterebbe nel caso di un progressivo sviluppo batimetrico della pesca professionale.
In questi anni in cui la conservazione del pianeta e della sua biodiversità hanno avuto un riscontro mediatico come mai prima nella storia
della biologia, possiamo stare tranquilli nel sapere che la pesca in Mediterraneo è stata proibita a profondità superiori ai 1000 merti.
Come scienziati interessati nella conservazione
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delle specie marine e in particolare del
gambero viola, ci consoliamo del fatto
che gli stock vergini siano protetti e che,
unitamente ad una politica razionale di
gestione dei fondi pescabili dei bacini
atlantico, mediterraneo occidentale e
orientale possano garantire la sostenibilità della risorsa a medio termine.
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Osservatorio su Ecologia e Salute
degli Ecosistemi Mediterranei (OESEM)
Dr.ssa FRANCA SANGIORGIO e Dr. FRANCESCO LEFONS - Università del Salento, Centro
Ecotekne - Lecce
Attualmente le società umane utilizzano più del 25% di tutto ciò che le piante verdi producono nella
biosfera e, nei paesi industrializzati, realizzano i propri consumi bruciando come combustibili fossili una quantità di energia pari all’1% di tutta l’energia solare incidente sui territori nazionali. Conseguenze dirette di questi tassi di consumo delle società umane sono:
1) perdita di biodiversità, 2) inquinamento, 3) incremento di anidride carbonica in atmosfera e riscaldamento globale.
I principali responsabili dei consumi di materia ed energia all’interno
della biosfera sono i paesi industrializzati, ma il generale miglioramento
di qualità della vita e l’aumento di ricchezza nei paesi in via di sviluppo
determinerà, nei prossimi decenni, un aumento significativo dei consumi della biosfera. È, però, del tutto evidente che un aumento di consumi non è sostenibile dalla nostra biosfera, rendendo necessaria una
rielaborazione del modello occidentale di sviluppo economico per ottenere una reale compatibilità ecologica.
In questo percorso che richiede cambiamenti radicali nei comportamenti, un’adeguata campagna di informazione e comunicazione è uno
strumento imprescindibile per porre in discussione un modo di pensare e modificare, conseguentemente, i comportamenti delle società.
All’interno di tale contesto, nasce l’Osservatorio su Ecologia e Salute degli Ecosistemi Mediterranei (OESEM), come struttura afferente all’Ateneo dell’Università del Salento, ma che trova sede
presso il Faro di Punta Palascìa a Otranto (LECCE). Il Faro della Palascìa, antica vedetta delle
acque mediterranee, situata nella zona più bella e incontaminata di Otranto (40°7’ N, 18°31’ E),
lungo la litoranea Otranto - Santa Cesarea, si colloca tra quei fari che per storia, localizzazione
geografica e cultura, rappresentano luoghi simbolo del Mediterraneo: antenne naturali proiettate
nel mare per la trasmissione e la circolazione delle idee. La struttura fu eretta nel 1867 e utilizzata
come vero e proprio faro fino agli Anni ’70, per poi cadere in stato di abbandono per quasi trent’anni
ed essere ristrutturata tra il 2004 e il 2008, con l’inaugurazione come sede operativa dell'Osservatorio nel dicembre 2008.
Nell’ambito di problematiche di natura ecologica, l’Osservatorio su Ecologia e Salute degli Ecosistemi Mediterranei nasce con il duplice intento di diffondere la cultura ecologica e di promuovere
la consapevolezza del nostro ruolo biologico come specie in grado di modificare, nel bene e nel
male, gli equilibri, i beni e i servizi degli ecosistemi. Le attività che si svolgono nell’Osservatorio,
quindi, sono sostanzialmente finalizzate a:
1. accrescere le interconnessioni tra ricerca scientifica, amministratori e fruitori di beni e servizi
degli ecosistemi Mediterranei;
2. recuperare, organizzare e rendere disponibili le conoscenze esistenti;
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3. individuare e sperimentare gli strumenti di comunicazione giornalistica e multimediale più adatti a
trasmettere a cittadini ed amministrazioni, informazioni scientifiche corrette sui meccanismi che regolano la salute degli ecosistemi Mediterranei, determinandone le potenzialità di fruizione e gestione;
4. sperimentare, produrre e rendere disponibili strumenti di educazione ambientale.
Faro di Palascìa (foto di Elio Paiano)
L’Osservatorio ospita anche un museo multimediale che da Gennaio a Novembre 2009 è aperto con
una mostra su ‘Lagune e sviluppo delle società nel Mediterraneo’, che descrive il processo co-evolutivo realizzatosi nel bacino del Mediterraneo tra l’uomo e questa particolare tipologia di ecosistemi
acquatici. La mostra presenta alcuni dei più importanti sistemi lagunari del Mediterraneo, dalla laguna di Venezia a quelle di Amwrakikos, dalle lagune di Roma al Mar Menor, dai Laghi Alimini alle
lagune del delta del Po, descrivendone l’uso sostenibile mantenuto per secoli dalle comunità locali,
le bellezze naturalistiche, i fattori attuali di rischio che ne minacciano la salute, le iniziative di protezione e di recupero.
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Verso una nautica sostenibile:
Evoluzione ed Impatto Ambientale delle vernici antivegetative
Prof. CARLO PRETTI - Università di Pisa - Dipartimento di Patologia Animale, Profilassi ed Igiene degli alimenti
L’IMO (International Marine Organization) definisce “antivegetative”
o “antifouling” quelle vernici che vengono utilizzate sulle carene delle
imbarcazioni per prevenire l’insediamento degli organismi incrostanti
quali alghe, molluschi, crostacei ed altri, la cui presenza tende a rallentare la velocità del natante ed aumentare il consumo di carburante.
Questi prodotti devono rispondere a diversi requisiti: efficacia, durata nel
tempo, costo e, non ultimo, basso impatto ambientale. La tecnica più diffusa nella preparazione è infatti quella di formulare dei film in grado di
dissolvere in acqua composti chimici biologicamente attivi. La loro tossicità è in grado d’inibire le incrostazioni sulle strutture immerse con efficacia repellente o letale sugli organismi insedianti (target) ed anche
non-target.
Il problema ambientale legato al rilascio di sostanze biocide presenti in queste vernici è naturalmente maggiormente percepito in ristrette aree marine costiere quali golfi, porti turistici e mercantili caratterizzati da un forte traffico marittimo. La valutazione dell’impatto ambientale delle vernici
antifouling ha subito una rapida accelerazione dopo il bando dei tradizionali prodotti contenenti organostannici, es. tributil stagno (TBT): l’avvento delle vernici SPC (self polishing copolymer) ha sicuramente sottolineato in maniera definitiva l’esistenza di un vera e propria emergenza ambientale
legata ai trattamenti antifouling. In questi prodotti il legante della matrice è costituito da due polimeri uniti da un metallo quale lo stagno. Tale copolimero, inizialmente insolubile, in ambiente alcalino come quello marino, per l’idrolisi subisce la rottura del legame tra i due polimeri ed i prodotti
derivanti diventano solubili; dal film di pittura, si dissolvono quindi prodotti biologicamente attivi
quali i composti organici dello stagno ed altri biocidi presenti nelle formulazioni, tutti con elevata
efficacia antivegetativa e con una durata nel tempo derivante dallo spessore del film applicato. Gli
organostannici, quali ad esempio il TBTO (ossido di stagno tributile) hanno una elevata ecotossicità,
causando fenomeni di tossicità acuta e cronica, anomalie ormonali, ed in virtù della loro spiccata persistenza sono capaci di accumularsi nei sedimenti e nella catena alimentare dell’ecosistema marino.
Il continuo succedersi di lavori scientifici testimonianti gli effetti tossici sugli organismi marini, i danni
provocati alle produzioni delle maricolture ed imputabili alla dispersione di prodotti antifouling, hanno
stimolato una serie d’interventi dell’IMO con restrizioni all’uso di prodotti organostannici e successivamente il loro bando totale, a partire dal 2003, prevedendo inoltre la totale rimozione dalle carene di
questo tipo di pittura a partire dal 2008. Attualmente sono disponibili sul mercato i seguenti sistemi antifouling:
VERNICI ANTIVEGETATIVE A BASE DI RAME: esse si raggruppano in diverse categorie e sono definite
nei termini di: autoerodenti, ablative, CDP (rilascio controllato di polimeri) e le cosiddette self polishing. Generalmente l’efficacia di questi prodotti comporta il rilascio in acqua di determinati livelli
di ioni rame che possono essere più o meno elevati a seconda del tipo di matrice che viene impiegata, si possono avere resine formulate per indurre o forzare determinate reazioni chimiche (es. sa61
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ponificazione, idrolisi), altre invece idonee per processi più naturali favoriti dall’ambiente leggermente alcalino del mare. Il rame è un metallo traccia essenziale nei sistemi biologici che può diventare estremamente tossico qualora i sistemi di mantenimento degli equilibri interni non riescano a far
fronte all'aumento della sua concentrazione.
Le concentrazioni di rame nell'ambiente sono in continuo aumento a causa di scarichi industriali, agricoli e urbani; è stato riportato, ad esempio, che le emissioni complessive di rame nelle acque siano triplicate dal 1950 al 1980, rendendo questo metallo una possibile fonte di rischio per gli animali acquatici.
Il principale effetto tossico del rame, variabile nelle diverse specie, è riconducibile alla produzione negli
organismi di specie reattive dell’ossigeno (stress ossidativo) che possono provocare danni al DNA. La
sensibilità al rame dei diversi indicatori biologici è differente: alghe unicellulari, batteri > crostacei,
anellidi > pesci > bivalvi > macrofite.
La necessità di limitare la presenza di rame in mare è dunque giustificata e per ridurre il suo rilascio, sono
stati introdotti nelle formulazioni i biocidi di rinforzo, o addizionali, o cobiocidi. Essi agiscono in sinergia
con il rame aumentando la performance antivegetativa, ne allungano i tempi di efficacia e permettono
di limitare le emissioni di Cu. Alcuni dei prodotti più comunemente usati sono diserbanti e fungicidi comunemente impiegati in agricoltura: il diuron, le triazine, gli isothiazoloni, lo zinco piritione, ed altri.
L’uso e la diffusione di questi agenti, pur essendo approvati da agenzie quali l’agenzia statunitense EPA
(Environment Protection Agency), tuttavia suscita non poche perplessità: alcuni infatti si sono rivelati
molto persistenti e di forte impatto ambientale.
VERNICI ANTIVEGETATIVE A BASE DI SILICONE: tali vernici rappresentano un’alternativa alle vernici a
base di biocidi, perché agiscono impedendo o riducendo di molto l’adesione del “fouling” marino allo
scafo, anche in funzione della velocità degli scafi (velocità >15 nodi) della possibilità di frequenti rimozioni manuali. Le vernici contenenti silicone sono da tempo utilizzate sulle parti immerse di alcune navi
militari e sui sommergibili. Tuttavia sembra che mentre la rimozione del fouling rigido, come i “denti di
cane” (Balanus amphitrite), sia facile, il fouling viscido, come diatomee e spirografi, non sia altrettanto
efficace neppure navigando a velocità elevate.
Infine poiché i costi di tali vernici sono rilevanti esse hanno finora trovato un impiego limitato alle navi
militari e alle imbarcazioni molto veloci. Non contenendo biocidi dovrebbero avere un impatto sull’ambiente acquatico molto limitato, tuttavia sembra che in queste vernici siano miscelati tensioattivi non ionici (per abbassare la tensione superficiale dell’acqua) appartenenti alla classe degli alchilfenoli la cui
dispersione nell’ambiente dovrebbe secondo la UE essere ridotta nel corso dei prossimi anni, a causa degli
effetti sul sistema endocrino degli animali.
VERNICI ANTIVEGETATIVE A BASE DI BIOCIDI D’ORIGINE NATURALE: allo scopo di limitare l’ecotossicità
dei biocidi sono stati isolati diversi tipi di biocidi naturali che possono sostanzialmente essere distinti in
due categorie: una categoria che comprende le sostanze che molti organismi marini (alghe, spugne o
delfini) utilizzano per difendersi dal fouling, mentre l’altra categoria di “biocidi naturali” è costituita da
sostanze estratte da organismi vegetali o animali i quali però non le impiegano come “antifouling”. La
loro appetibilità commerciale dovrebbe essere quella di un minor impatto ambientale in quanto, teoricamente, maggiormente biodegradabili, anche se la letteratura scientifica a disposizione è ancora molto
carente.
Tuttavia le sperimentazioni pratiche, nel reale campo d’impiego, non hanno dato esiti incoraggianti: probabilmente i biocidi sono troppo degradabili e durante le varie manipolazioni perdono di efficacia.
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Il “Museo Diffuso”: un progetto di Mareamico
Dr.ssa MARIA DOLORES LARVA - Divulgatrice Scientifica - TELERAMA
Un tuffo nel mare di Puglia spalanca scenari inimmaginabili intrisi di fascino e di mistero quando si
va alla ricerca di civiltà perdute.
Quando ci si immerge per esplorare i fondali lo spettacolo che si presenta agli occhi apre la mente rapita non solo dalla ricchezza della biodiversità ma anche dallo spettacolo di un universo popolato di
tesori che tante storie hanno da raccontare.
L’abbandonarsi alle correnti che fluiscono interiormente ci riporta in un’altra dimensione: quella del
passato. Un passato molto spesso ignorato e, in qualche caso, violato e depredato da gente senza scrupoli che cerca di rivendere i reperti archeologici, prelevati clandestinamente, al mercato antiquario.
Per dare un contributo alla promozione e
gia volta all’educazione ai Beni Culturali,
di portare alla ribalta i tesori custoditi dai
proponendo progetti innovativi didattici e
cheologia subacquea.
allo sviluppo di una strateMareamico lancia la sfida
mari che bagnano la Puglia,
di divulgazione dell’ar-
Un obiettivo ambizioso, non sarà incentrato
nicazione, ma sulla tutela, valorizzazione e
vilegiando in modo particolare quelli che
motivi non imputabili né ad archeologi né
tenzione oppure sono stati inseriti in traffici
solo sulla semplice comufruizione di alcuni siti, prifinora hanno avuto, per vari
ad amministratori, scarsa atilleciti.
In considerazione di ciò un faro è stato acceso sui fondali nel tratto di mare antistante Torre Sinfonò
e Mancaversa, dove negli anni passati sono stati individuati due giacimenti archeologici (tra i più importanti dell’Italia Meridionale) finiti nel mirino di spregiudicati mercanti d’arte. Le anfore sequestrate
di origine greco-italica, alcune delle quali ancora impermeabilizzate con la pece, sono riconducibili ai
Romani che si aprivano a nuovi orizzonti commerciali, facendo circolare, in quantità industriale, vino,
olio e altre derrate alimentari, dopo la tremenda guerra annibalica (fine III sec. a.C.). Ma sono migliaia i contenitori da trasporto che giacciono ancora immobili sui fondali della marina di Alliste in attesa di essere recuperati. Considerando
la profondità e gli alti costi che la delicata operazione di recupero richiederebbe, sarebbe auspicabile un tipo di
intervento diverso tale da consentire di
immergersi idealmente tra gli abissi
della storia e penetrare con emozione nei
segreti dell’area archeologica.
Per questo Mareamico, puntando all’accessibilità dei beni archeologici attraverso applicazioni tecnologiche e servizi
avanzati di informazione, comunica63
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zione e divulgazione, ha presentato un progetto volto alla fruizione e alla creazione di un offerta turistica e culturale degna della ricchezza di questo straordinario patrimonio. Sono stati pianificati tre percorsi distinti e separati di visita che variano dall’immersione all’utilizzo di una “videobarca” con a
bordo una guida in grado di illustrare le caratteristiche naturalistiche, storiche e archeologiche dei fondali marini. Inoltre, è stata prevista l’installazione di monitor televisivi sui quali saranno mandate in
onda, in tempo reale, le immagini della zona archeologica riprese da un operatore subacqueo o da alcune telecamere fisse che trasmetteranno a ciclo continuo la vita che scorre intorno al relitto di Torre
Sinfonò.
Il materiale anforario, sequestrato dai
Carabinieri, insieme a quello che ulteriormente sarà
prelevato per la ricerca, sarà allestito
in un’ala del maestoso Castello di
Felline, dove verrà
attivato un centro
di ricevimento studenti, turisti e visitatori.
In prospettiva di
mettere in rete gli
itinerari archeologici di forte attrattiva
turistica questo progetto, a cui ne seguiranno altri, potrà
vantare il merito di
aver dato vita al primo
Museo Diffuso nel
mare di Puglia.
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Verso il grande polo diportistico di Roma:
la risposta normativa
Sen. MAURO CUTRUFO - Vice Sindaco di Roma e Presidente dell’Associazione Parlamentari Amici del Mare
Passione profonda per molti ma anche risorsa immensa da sviluppare e salvaguardare, il mare rappresenta un elemento strategico per il nostro paese, al quale si collegano settori, come quello della
nautica, con potenzialità molteplici e ancora inespresse sul piano economico, occupazionale e turistico. Oggi in Italia sono molte le persone che decidono di vivere il mare in piena libertà, navigandolo: una scelta che accomuna tante famiglie come dimostra la consistenza del nostro parco
nautico, che tra natanti, imbarcazioni e navi da diporto conta oltre 600 mila unità.
Un fenomeno di massa, dunque, che porta con sé ricadute positive sull’indotto turistico, soprattutto quello stagionale, ma che oggi sconta la carenza di un’offerta ricettiva inadeguata. Basti pensare che marine, porti, spiagge attrezzate, gavitelli, catenarie e pontili galleggianti gli ormeggi
disponibili, totalizzano solo 141 mila posti, per rendersi conto
di uno degli aspetti problematici di questo comparto.
Lo sviluppo del turismo nautico, e quindi delle nostre coste,
passa necessariamente attraverso quello della portualità turistica, che va vista come un ‘moltiplicatore’ per le economie
locali, per la creazione di nuovi posti di lavoro, la valorizzazione degli immobili, la proliferazione degli esercizi commerciali, e così via.
E partendo proprio dalla Capitale, una città da sempre legata
all’acqua, dobbiamo constatare che per anni il turismo nautico, come anche altre forme di turismo, sono passati in secondo piano rispetto alla tradizionale attrattività affidata al centro storico, primo polo turistico di
Roma, e al ben noto patrimonio archeologico della città. Eppure proprio il turismo nautico e crocieristico in questo periodo di crisi diffusa ha retto meglio di altri settori. Un traguardo importante
per far fronte a questo gap, e organizzare un offerta turistica al passo con quella delle altre capitali europee, è la realizzazione del Secondo Polo turistico di Roma. Un sistema che valorizzerà il
segmento diportistico e crocieristico affianco a quelli golfistico, convegnistico e fieristico, dei
parchi a tema, dei parchi verdi. Per la prima volta questi diversi sottoinsiemi saranno correlati tra
di loro e messi a sistema per comporre un’offerta turistica completa e differenziata per diversi
target di viaggiatori.
Per la nautica in particolare ci siamo posti un obiettivo ambizioso, che però riteniamo non solo realizzabile ma soprattutto necessario per una grande città come Roma: creare il più grande polo diportistico in Italia, attraverso un complesso di opere strutturali e infrastrutturali che comprendono
la realizzazione di nuove strutture per la nautica e la riqualificazione dei porti.
Per Roma quindi siamo ad un passaggio già molto avanzato, visto sono già partiti alcuni dei lavori previsti dal Secondo Polo. Ma il riordino della materia in tema di portualità turistica è un
aspetto complesso che necessita di interventi strutturali e organici anche a livello nazionale, se vogliamo che i nostri mari e le nostre coste continuino ad essere vettori di sviluppo economico per
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il nostro paese, attraverso la nautica da diporto. Come presidente dell’Associazione parlamentare
“Amici del mare e della nautica” - l’associazione bipartisan che nasce in Parlamento nel 1980 e
che ha ispirato la prima legge sulla nautica approvata all’unanimità dalle Camere - sono anche il
primo firmatario di un disegno di legge “Disciplina delle strutture ricettive da diporto” attualmente assegnato alla Commissione Lavori Pubblici del Senato, che punta proprio a dare soluzioni
concrete ai numerosi problemi relativi alla portualità turistica. Oggi sulla materia vige una grande
confusione. Senza contare che manca una risposta alla domanda insoddisfatta di ormeggi. La
scarsa offerta di posti barca fa lievitare le tariffe, provoca un disagio per i dipartisti e rischia di
allontanare chi vuole avvicinarsi a questo splendido settore, la nautica, con un danno per tutto il
comparto turistico e con il rischio reale che molti potenziali turisti abbandonino le nostre coste.
Nel disegno di legge sono stati previsti incentivi allo sviluppo delle strutture per la nautica e alla riqualificazione
delle aree dismesse (industriali o militari) proponendo soluzioni che invoglino i privati a investire, in cambio, ad
esempio, della durata certa della concessione o del diritto
ad ottenere il rinnovo della concessione per chi provveda
ad incrementare il numero di posti barca e a migliorare le
strutture portuali esistenti. Oppure velocizzando l’iter del
procedimento istruttorio per evitare che i progetti si arenino in sede di conferenza di servizi.
Il tutto ovviamente sempre nell’ottica di un sviluppo sostenibile e della tutela dell’ambiente, ad esempio con l’obbligo di realizzare adeguate strutture per la raccolta delle
acque nere o di effettuare la raccolta dei segnali di soccorso scaduti. E ancora, la definizione del contratto di ormeggio, misure per il contenimento delle tariffe delle
strutture ricettive e per la loro differenziazione in base a
La firma del Protocollo d’Amicizia tra il On. Cutrufo categoria e qualità dei servizi resi, il riconoscimento giue l’On. Lucchesi, allora Presidente di Mareamico, ridico di turismo nautico e così via.
in occasione della XVII Rassegna del Mare
Un disegno legge complessivo che vuole mettere mano
ad una serie di interventi e che coinvolge tutti gli operatori della filiera nautica per quello che
considero uno dei settori turistici più legati all’ambiente, al mare, alla libertà di movimento e per
il quale ancora si può fare molto. Roma accoglie con soddisfazione la ventesima edizione della
Rassegna del Mare, organizzata da Mareamico, un’associazione che da anni opera in favore dell’ambiente marino e con la quale già in passato abbiamo avuto occasione di collaborare. La rassegna rappresenta per noi un’occasione per portare all’attenzione di tutti i soggetti che operano
attorno all’universo ‘mare’, le soluzioni messe in atto o in programma per lo sviluppo delle nostre coste.
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Ma è anche un momento di confronto che ci permetterà di ascoltare spunti, riflessioni e commenti
da chi ama il mare, le attività ad esso collegate, e ha a cuore la sua tutela ma anche la sua valorizzazione.
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RASSEGNA DEL MARE
VALERIO CLERI
Ai vertici del nuoto mondiale di fondo e gran fondo, 4° alle
olimpiadi di Pechino (10 km), nel 2008 è Campione Europeo nella 25 km, disputando a Dubrovnick - come ha detto
il Presidente della F.I.N Sen. Paolo Barelli - “una gara perfetta in condizioni atmosferiche particolarmente difficili e
con avversari molto forti.”
Valerio CLERI
Nato a Palestrina (Roma) il 19 giugno 1981
Altezza 177 cm, peso 76 kg.
Il Premio Mareamico per lo
Sport viene annualmente
conferito ad un atleta che si
sia particolarmente distinto
in discipline legate al mare o
all’amore per il mare.
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RASSEGNA DEL MARE
Venerdiì 1 0 luglio (Roma - Campidoglio; Sala Giulio Cesare)
9,00 Saluto del Sindaco di Roma, G IANNI A LEMANNO . Saluto al Sindaco dei bambini del centro estivo
dell’Ass. “Le mille e una notte” di Roma.
Verranno distribuiti ai bambini e ai partecipanti magliette e cappellini fotovoltaici a ricordo della Rassegna.
9,30 Introduzione ai temi della Rassegna
Roberto Tortoli
Giuseppe Cognetti
Michele Achilli
MOHAMED MEHDI MLIKA
Presidente di Mareamico e Vice Presidente Commissione Ambiente
Presidente Comitato Scientifico di Mareamico,
Università di Pisa
Direttore Generale Fondazione Casa delle Regioni del Mediterraneo
Presidente AREMEDD e Ministro Consigliere del Primo Ministro - Tunisia
Conservazione ambientale ed attività economiche: compatibilità e problemi
Relazioni introduttive:
Comitato Scientifico Mareamico, Université de la Sorbonne, Francia
Jean-Pierre Lozato Giotart
Franco Prodi
Comitato Scientifico Mareamico,
Direttore Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR
Presentazione “Ecologica Cup”
dell’Osservatorio Ecologia e Salute Ecosistemi Mediterranei - Università del Salento (Prof. Alberto Basset).
Premio “Mareamico” ai vincitori dell’edizione 2009.
Interventi programmati:
Mauro Cutrufo
Sebastiano Venneri
Franco Andaloro
Saloua Aouij-Chaouch
Mohamed Fathy Osman
Intervento del Ministro dei
Presidente Ass. Parlamentare Amici del Mare e Vice Sindaco di Roma
Legambiente Roma
ISPRA - Palermo
Comitato Scientifico di Mareamico, Università di Tunisi “El Manar”
Chairman of General Authority for Fish Resources Development - Egitto
Beni e delle Attività Culturali SANDRO BONDI
Premio Mareamico per lo Sport
(il premio viene conferito ad un Atleta che si è particolarmente distinto per impegno sportivo ed ecologico)
Per il 2009 viene premiato Valerio Cleri Campione Europeo 25km di nuoto
Premio per l’opera ecologica più bella
Conclude: STEFANIA PRESTIGIACOMO - Ministro dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare
1 3,00 Trasferimento in bus ad Ostia (Hotel Aran Blu) pranzo a buffet e proseguo della manifestazione
1 5,30 “Innovazione, ricerca, qualità ambientale nel cluster marittimo”
Introduce:
Carlo Da Pozzo - Comitato Scientifico Mareamico, Università di Pisa
Modera:
Oliviero Sorbini - Union Contact
Partecipano:
Pino Lucchesi - Presidente Cenis
Francesco Nerli - Presidente Assoporti
Giovanni Lelli - Direttore Generale ENEA
Giuseppe Pizza - Sottosegretario per la Ricerca Scientifica Ministero dell’Istruzione
Lucio Ubertini - Comitato Scientifico Mareamico, Università “La Sapienza” - Roma
Salvatore Lauro - Presidente "Lauro Shipping"
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Conclude:
ALTERO MATTEOLI - Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
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RASSEGNA DEL MARE
20,30 Cena di Gala presso lo Yachting Club - Porto Turistico di Roma (Ostia)
Sabato 1 1 luglio (Ostia - Hotel Aran Blu)
9,30 Attività di Pesca ed Acquacoltura nel Mediterraneo: esperienze a confronto
Introduce:
Francesco Saverio Abate - Dir. Generale della Pesca, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
Tavola Rotonda: Alberto Basset (Com. Scient. Mareamico, Università del Salento, Lecce) - Giampaolo
Buonfiglio (Presidente AGCI-AGRITAL) - Stefano Cataudella (Università di Tor Vergata, Roma) Massimo Coccia (Presidente FEDERCOOPESCA) - Plinio Conte (Dirigente Ministero delle Politiche Agricole)
Mario Ferretti (Com. Scient. Mareamico, CIRSPE Roma) - Silvano Focardi (Com. Scient. Mareamico,
Università di Siena) - Luigi Giannini (Direttore FEDERPESCA) - Argyris Kallianiotis (Com. Scient. Mareamico, Università di Atene) - Giuseppe Pernice (Presidente Osservatorio della Pesca del Mediterraneo)
Monia Renzi (Ricercatore del Polo Universitario Grossetano) - Marco Saroglia (Com. Scient. Mareamico,
Università dell’Insubria) - Giovanni Tumbiolo (Presidente Distretto Produttivo della Pesca COSVAP)
Parteciperanno i Ministri e/o Rappresentanti Istituzionali della Pesca dei Paesi del Mediterraneo.
Partecipazione degli Angeli del Mare del Centro Anziani di Ostia
Conclude: Antonio Buonfiglio - Sottosegretario di Stato Ministero delle Politiche Agricole e
Forestali (Delega alla Pesca)
1 3,00 Pranzo a buffet
1 6,00 Attività sul campo: visita in battello del litorale di Ostia - Fiumicino e navigazione lungo il Tevere
1 9,30 Cena a buffet presso l’Aran Blu Hotel
2 1 ,00 Goran Bregovich in concerto al Teatro Antico di Ostia (opzionale)
Domenica 1 2 luglio (Ostia - Hotel Aran Blu)
9,30 “La Nautica da diporto ed i porti turistici tra sviluppo e tutela ambientale”
Introduce: Claudio Mancini - Assessore al Turismo della Regione Lazio
Coordina: Carlo Bazzani - Giornalista Parlamentare
Partecipano: Stefano Bottai - Presidente Porto Turistico Marina di Pisa
Mario Canapini - Sindaco di Fiumicino
Giorgio Cesari - Segretario Generale Autorità Bacino Fiume Tevere
Mauro Cutrufo - Vice Sindaco di Roma e Presidente Ass. “Amici del Mare”
Mario Maguolo - Lega Navale Italiana
Cesare Pambianchi - Pres. Assonautica Romana e Presidente Confcommercio di Roma e Lazio
Roberto Perocchio - Presidente Assomarinas
Raimondo Pollastrini – Comandante Generale Corpo Capitaneria di Porto
Gianfranco Pontel - Presidente Assonautica
Enzo Rimicci - Presidente AES
Luciano Serra - Presidente Asso.n.a.t.
Paolo Togni - Presidente Società Marco Polo
Conclude: MICHELA VITTORIA BRAMBILLA - Ministro del Turismo
Relazione sui lavori svolti nelle giornate precedenti (Carlo Da Pozzo) ed illustrazione Documento Conclusivo.
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RASSEGNA DEL MARE
LA NOSTRA ASSOCIAZIONE
PRESIDENTE: On.le Roberto TORTOLI
PRESIDENTE ONORARIO: On.le Pino LUCCHESI
VICE PRESIDENTI: Dr. Mario APICE - Dr. Francesco VALENTINI
CONSIGLIO DIRETTIVO:
Dr. Romualdo SCOTTI BELLI - Segretario Generale e Responsabile Amministrativo
Avv. Daniela ADDIS - Responsabile dei Progetti Europei
Arch. Enrico AVRANOVICH CLERICI - Responsabile dei Rapporti Istituzionali
Ing. Stefano BATTELLINI - Responsabile del Sito Internet e processi qualità ambientale
Prof. Giuseppe COGNETTI - Membro di Diritto (Presidente del Comitato Scientifico)
Prof. Carlo DA POZZO - Responsabile dei Rapporti Accademici e Scientifici
COMITATO SCIENTIFICO:
Prof. Giuseppe COGNETTI - Presidente del Comitato Scientifico - Università di Pisa
Avv. Daniela ADDIS - Consulente giuridico ambientale presso i Ministeri dell’Ambiente e degli Affari Esteri
Dr. Luigi ALBEROTANZA - Istituto di Scienze Marine - CNR - Venezia
Prof. Franco ANDALORO - ICRAM Istituto Centrale Ricerca Applicata al Mare
Prof. Maurice AUBERT - Presidente del Consiglio Scientifico dell'"Université de la Mer" - Francia
Prof. Guido BADINO - Ordinario di Ecologia Dip. di Biologia Animale e dell'Uomo - Università di Torino
Prof. Alberto BASSET - Università di Lecce
Prof. Giancarlo CARRADA - Dipartimento di scienze biologiche - Università di Napoli “Federico II”
Prof. Alberto CASTELLI - Ordinario di Biologia Marina ed Ecologia - Università di Pisa
Prof. Carlo DA POZZO - Università di Pisa
Dr. Mario FERRETTI - C.I.R.S.PE. - Roma
Prof. Silvano FOCARDI - Dipartimento di Scienze Ambientali - Università degli Studi di Siena
Dr.ssa Paola GIANGUZZA - Università di Palermo
Prof. Jean-Pierre LOZATO - Paris III Sorbonne Nouvelle - Commission Nationale Qualité tourisme - Parigi
Prof. Ferruccio MALTAGLIATI - Dipartimento di Biologia Marina e Ecologia - Università di Pisa
Prof.ssa Anna OCCHIPINTI - Dipartimento di Genetica e Microbiologia - Università di Pavia
Prof. Argyris KALLIANIOTIS - N A G R E F Fisheries Research Institute - Kavala (Grecia)
Prof.ssa Daniela PESSANI - Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo - Università di Torino
Prof. Carlo PRETTI - Dip. di Patologia Animale, Profilassi ed Igiene degli alimenti - Università di Pisa
Prof. Franco PRODI - Direttore Istituto Scienze dell’atmosfera e del clima - Bologna
Prof. Silvano RIGGIO - Ordinario di Ecologia - Università di Palermo
Prof. Marina ROLDAN - Professore - Università di Girona (Spagna)
Dott. Ing. Roberto ROSSETTI - Ge.Co. Srl - Napoli
Prof.ssa Aouij-Chaouch SALOUA - Université de Tunis
Prof.ssa Cecilia SANTORO LEZZI - Università di Lecce
Prof. Marco SAROGLIA - Dip. di Biotecnologia e Scienze Molecolari, Università dell’Insubria, (VA)
Dr. Giovanni SCABBIA - ENEA - Direttore Centro Ricerche Ambiente Marino di Santa Teresa - La Spezia
Prof. Paolo SEQUI - CRA - Direttore dell'Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante - Roma
Prof. Lucio UBERTINI - Direttore Istituto Ricerca Protezione idrogeologica - CNR - Perugia
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: Rita PELUSO - Valentina ZACCAGNINI -S tefania ZOPPO
TRADUZIONI: Marinella Romeo
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IMPAGINAZIONE E COORDINAMENTO EDITORIALE: LAYOUT srl - Roma
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ASSOCIAZIONE ECOLOGICA SCIENTIFICA
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Solidarity and friendship between mediterranean Countries
(How to solve mutual environmental problems)
with the collaboration of:
AREMEDD
REGIONE LAZIO
with the support of:
Presidenza del Senato della Repubblica Italiana
Presidenza della Camera dei Deputati
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Commissione Europea - Rappresentanza per l’Italia
Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica
Ministero per le Politiche Europee
Ministero delle Comunicazioni
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto
ENEA - CNR - Lega Navale Italiana
and the sponsorship of:
Zoomarine supports
20th Conference on the Sea
Official Broadcasting
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CONFERENCE ON THE SEA
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CONFERENCE ON THE SEA
Il saluto del Presidente dell’Associazione Mareamico
On.le ROBERTO TORTOLI
When Mareamico Assembly asked me to become President of the Association, I requested a brief period of reflection to enable me to correctly
evaluate the compatibility between my ongoing political office and the Presidency of an atypical Environmental Association that is very much committed to scientific research, from the development of strategic plans to
the proposal of effectively viable projects.
Pino Lucchesi contributed to doing away with my perplexities by assuring
me continuity on both long-term and future perspectives.
Now, just a few months later and having already acquired some significant experiences such as the recent Conference on the Lagoon of Orbetello, I must admit that my doubts have dissipated and I am prepared to tackle my first “Rassegna del
Mare” with enthusiasm and a constructive mindset.
“My” first “Conference on the Sea” coincides with the 20th edition of Mareamico’s most relevant annual event and essentially also with the 20th Anniversary of the Association, a significant milestone representing the fruit of long years of commitment and dedication.
After becoming aware of the impossibility of holding the event in Pescara concomitantly with the Mediterranean Games (as previously agreed with the Government Commissioner for the sports event), the
Executive Committee of Mareamico decided to choose Rome (and later Ostia) as the venue for the aforesaid Rassegna, scheduling a sequel in Libya, Algeria or Montenegro for next October.
This decision was aimed at maintaining the essential characteristics of an Event that is strongly focused on the Countries bordering on the Mediterranean, while simultaneously drawing attention onto its
Anniversary (with the inauguration scheduled to be held in the City Hall on Capitol Hill) and counting
on the strong participation of Institutional Delegates, international scholars and the young “Environmental Ambassadors of Mareamico”, with a view to launching a tangible message especially targeted
to younger generations. Therefore, the Event shall include different phases, both formal and informal,
but all consistent with an international collaboration strategy to which Mareamico has been contributing for many years now through its friendly relationships and progressively expanding networking.
This is precisely the concept that inspired the “Rassegna 2009” edition (Solidarity and Friendship in
Solving Common Problems), as we are aware that only inter-personal acquaintance and cooperation
can progressively improve relations, solve misunderstandings and develop the idea of a common destiny,
even in this difficult phase in the inter-ethnic relations between different peoples.
And this, in a nutshell, is the past and present commitment of Mareamico.
Roberto Tortoli
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CONFERENCE ON THE SEA
Intervention on Environment and Territory and Sea Protection
MP. STEFANIA PRESTIGIACOMO
I would like to thank the Association Mareamico and his President,
my friend and colleague Roberto Tortoli, for their renewed engagement in favour of environment and coastal and maritime ecosystem, in
particular.
This year, the Conference of the Sea coincides with the 20th anniversary of Mareamico activity. It is a short time, if we consider the slow
enhancement of behaviours and approaches. Nonetheless, it is quite
long to allow a deep evaluation of present changes and to decide actions and interventions.
This is a general remark which can easily be applied to the Mediterranean Sea.
The Mediterranean Sea, in these years, has suffered deep changes, partially due to human intervention. Such changes have brought pollution problems, mutations in marine fauna and flora, habitat depletion and irregular proliferation of foreign species.
In this respect, we need a strict environmental control, as well as an ongoing research to produce
immediate useful and, especially, exact information, in order to give concrete answers in a short
time, as Mareamico has been doing.
However, this is not enough, because problems due to demographic growth and conditions, the
irrepressible desire to improve quality of life and economic situation, the ongoing movements of
citizens towards coastal areas, need specific policies and medium and long term planning.
Therefore, it is essential to involve all institutional and scientific bodies of the Mediterranean
countries, in a unique framework and in an ongoing collaboration, to favour all necessary interventions to interpret and to plan the future.
By this event, and the following conference in October, Mareamico goes ahead with research and
enhancement of relations with Mediterranean countries, paying special attention to Maghreb
countries, according to the new collaboration guidelines promoted by the Italian government. It
is a praiseworthy action which has to be fully supported.
My Ministry will follow the work of the 20th Conference of the Sea with great attention and will
take into due account the indications that will arise from it.
MP. Stefania PRESTIGIACOMO
Minister for Environment and Territory and Sea Protection
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CONFERENCE ON THE SEA
The Italian Minister of Infrastructures and Transports
Hon. ALTERO MATTEOLI
Often times, in the course of my experience in previous governments and when I was Minister for the
Environment, I had the opportunity to follow and grant my support to the meritorious action of Mareamico Association.
This Association is presently chaired by Mr Roberto Tortoli, who was amongst my closest collaborators at the Ministry for the Environment,
since, at that time, he was Undersecretary.
Two weeks ago, I had the opportunity to meet
the managers of the Association as well as some
distinguished members of its Scientific Board at
a congress on transition and lagoon waters that
took place at Orbetello, the town where I serve
as mayor.
The environment still remains a priority issue
for my present mandate as Minister for Infrastructures and Transportation, especially as regards a series of important questions. It is enough to think of the need to reduce the impact of
infrastructures on the environment. Nonetheless, even though Italy shows a complex situation in
terms of anthropic distribution and urbanization, the carrying out of major works is absolutely necessary also to relaunch the competitiveness of the Italian industrial sector and of the economy in general. The ecological issue, almost unknown or marginal in the post-war period, has rightly become
a political priority; this present attitude is to be considered as positive, if it is not biased by ideological or specific interests.
The present Berlusconi government focuses its attention on this issue and is trying to combine it with
the attempt to close the infrastructural gap between Italy and the most advanced countries of the
European Union; this would also enable us to overcome the present uncertainties.
Anyway, the recovery measures cannot be limited to the national approach, since important solutions for the national industry could also come from abroad.
It is why the activities of associations such as Mareamico, though unknown to the public at large, are
of extreme relevance, since they contribute to the creation of positive forms of collaboration between
nations. If this concept holds true from a general standpoint, it becomes even more important, if applied to the relations with the Southern Mediterranean countries. In recent times, the ties between
Italy and the countries of the Southern Mediterranean border have become closer and more binding,
as demonstrated by the agreements, that I have followed personally, between Libya and Italy, for the
construction road infrastructures by Italian companies, and between Egypt and Italy.
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CONFERENCE ON THE SEA
The Minister for Cultural Heritage and Activities
Hon. SANDRO BONDI
If there is a field of activity in which protection policies are closely intertwined, this is precisely the field of environmental protection, to the extent that it is sometimes highly problematic to draw a demarcation line between where environmental protection ends and the
safeguard of cultural, historic and artistic heritage begins.
This unarguable fact, which is generally true and ubiquitously applicable, is all the more
felt in the case of a Country such as ours, so fragile and anthropized, yet so rich in cultural
and environmental landmarks…and also so rich in potentials yet to be disclosed.
These two sectors also share the need to combat
crime, unauthorized constructions, the so-called realestate “monsters” that so disfigure our coasts, the
trafficking of objects of our cultural heritage, the impoverishment of our seas and of our national territory. This also raises the need of disposing of
adequate means of pre-emption and dissuasion, as
well as sufficient financial allocations that might enhance the already praiseworthy work of law enforcers and more specifically of those dedicated to
safeguarding our heritage.
Furthermore, in this complex matter, it is self-evident that close cooperation is needed between Countries, something that is particularly important in the case of the Mediterranean,
a sea touching the shores of Countries whose “histories and civilizations” are also often
closely intertwined, blended, overlapping and cross-fertilizing.
This is another reason why the Ministry that I direct focuses particular attention on the activities of Non-Governmental Organizations like Mareamico, which have set themselves the
goal of fostering international relations and relationships with an integration-oriented action that is no less important than the “official” actions of Governments and International
Institutions.
This cooperative spirit, just to mention an example of situations that will be addressed during the proceedings of Rassegna del Mare, is absolutely essential in any action aimed at finding, recovering or securing underwater sites that often pave the way for exceptional
discoveries and findings like in the case of the Riace Bronzes or of the “Dancing Satyr” of
Mazara del Vallo, sites that are only too often left invigilated and thus fall prey to looting
and tampering.
I would like to reassure my colleague and dear friend Roberto Tortoli of my commitment to
attentively follow and support his Mareamico Association.
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CONFERENCE ON THE SEA
Solidarity and friendship among Mediterranean
Countries for quality of life
Mr. MOHAMED MEHDI MLIKA - Consultant of Prime Minister - President of AREMEDD - Tunisia
For decades the environmental sector has been capital for the development of Tunisia, governed by Mr. President Ben Ali. Our cooperation with the European Union and its member states started in the 70s and it has been strengthening since then, putting Tunisia in a respectable
position as for environmental protection and quality of life.
Our cooperation with Italy goes on strengthening, underlying a
strong bond between Italian people and Tunisian people. Actually,
the common contribution of AREMEDD and MAREAMICO to the
enhancement of quality of life illustrates such a cooperation, not
only in a spirit of neighbourliness, but also in terms of complementarity and solidarity. Moreover, it is an edifying example in the Mediterranean area where we need peace and security in order to
enhance quality of life, through a global, fruitful and lasting cooperation.
Quality of life results from human actions aiming at enhancing life
conditions through environmental protection and sustainable development. This is not only a tradition for Mediterranean Countries
but also a widely shared conception of life. Moreover, cooperation
is the expression of our Mediterranean civilization, constantly enriched and renewed.
All coast countries are concerned by problems affecting the Mediterranean sea, - which is in
danger of death -, such as the dramatic impact of marine pollution, destroying flora and fauna
and biodiversity in general, or other problems
relating to dangerous effects of climatic change.
We are called to find better strategies to prevent
illegal immigration and fight against fundamentalism. This is the reason why we need to cooperate closely, to create job opportunities and
allow people to settle in their own countries.
It goes without saying that we need a shared vision, a common policy to start a sound, fruitful
and fair cooperation.
We need that choice to face common challenges
and prepare the future in consideration of common interests and objectives for the enhancement of our fellow citizens’ conditions of life.
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CONFERENCE ON THE SEA
We also have to assure the same prosperity and progress our society aspire to reach in stability and security.
Obviously such an objective is not only a governmental and institutional matter, but it also
concerns our civil society, which strength lies on its inner differences, its shared awareness
and, especially, on its capability to mobilise people’s will and efforts.
In order to reach a high quality of life, we need to ban selfishness. In other words, when a neighbour country has to face problems relating to environment and sustainable development,
we have to stop considering that it is not our business. All strategies and actions, then, should
be fair and convergent, in order to favour this objective and make the Mediterranean sea
achieving sustainable peace, stability and development
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CONFERENCE ON THE SEA
Fishery policies and the European Commission
Hon. ANTONIO BUONFIGLIO - State Secretary Ministry of Agricultural Food and Forestry Policies
Nowadays, fishery policies mostly fall within the European Commission competence. National states contribute to the identification of goals and policies and carry on a control action.
Generally speaking, it is nonetheless impossible to ignore the existence of several problems, mainly caused by the necessity of the
Commission to promulgate directives that are suitable to regulate
this topic in extremely different geopolitical situations, such as the
North Sea, the Atlantic European coast and the Mediterranean
area. In addition, European bureaucracy often finds it difficult to
understand each single situation, such as the Mediterranean one.
Thus, it frequently happens that Mediterranean fishermen are hard
pressed when confronted with a foreign fishing practice or management – as it is the case of regulations about the maximum height
of gill nets.
Hence the necessity for the Italian government to support some kinds of traditional, non-excessive fishing practices at the European and international level, as these methods are meant
to preserve fish resources.
These and other topics will play a major role during the 20 th Conference of the Sea, which
my Ministry will attend in an active, creative way.
Even if we have not witnessed any catastrophic effects on Mediterranean health – announced by several prophets of doom during the fifties and the sixties – it is clear that the productive potential of an appropriate fishing effort is strongly tied to the health of both our
waters and the international ones. It
is also clear that only by making
targeted, shared choices will we be
able to see positive effects – even
more positive than those produced
by Community directives.
My Ministry is particularly committed to international relations.
I'm extremely glad to see that Mareamico favours a joint assessment
of environmental and structural
aspects, for its approach is completely shared by us too.
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CONFERENCE ON THE SEA
A research contributing to peace
Hon. GIUSEPPE PIZZA - State Secretary for Education and Scientific Research (MIUR)
The title Mareamico chose to celebrate its twentieth anniversary, “Solidarity and friendship among
Mediterranean countries”, at a first might sound like a political agenda, but truly represents the spirit of an atypical association strongly committed to improve relations among other Mediterranean
countries and to pursue a shared engagement in order to solve common problems.
Without any doubt, rational use of natural resources, the development of
green technologies, sharing knowledge, common regulations are different aspects of the same issue: how to avoid further spoiling of common
resources and granting a balanced development, new job opportunities
and better living conditions, regulating migration flux in order to avoid
anthropic unrest and support local activities.
Scientific research is objectively the core of all this activities both to preserve fish population and to grant growing technical educational levels,
in addition it regulates and increasingly prevents different types of environmental pollution.
After signing a friendly agreement with the Republic of Libya and following both EU directions and UN
strategic plan, Italy has confirmed to be fully available in supporting environmental programs (purification plants, waste material, etc) also taking in consideration the latest population migrations towards
coastal areas. Such sites are becoming more sensitive due to an exaggerated anthropic pressure.
Cooperation programs will not be limited to environment but eventually will include cultural and
scientific fields, (just think about … the archaeological treasure under the sea) education –not only
environmental- and scientific research. In such an international frame Italy has a prominent position
due to its particular geographical, historical, and political situation and its traditional tendency to
cooperate and interact.
Research concerns transportation and communication to promote better solutions, in building new infrastructures (see Libya) and in reorganizing trades.
Italy is determined to become a real “logistic platform” in the Mediterranean sea and a point of reference for the global maritime economy as one
of the best sites for international shipping companies. In this perspective it is imperative to
create a mutual strategic plan.
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Workshops organized by Mareamico, an association registered in the research program promoted by the Department I represent, will
provide very useful suggestions in this perspective as well. Also on behalf of Minister Gelmini,
we will confirm our full support.
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CONFERENCE ON THE SEA
The Mediterranean: a Fragile Sea
Dr. FRANCESCO SAVERIO ABATE - Director General of Fisheries and Aquaculture
Ministry of Agricultural Food and Forestry Policies
The decision taken by Mareamico to dedicate a day of reflection on the issue of fisheries and aquaculture on
the occasion of its Conference on the Sea event, with a special focus on the state of health of the Mediterranean
Sea, represents a specially noteworthy initiative.
Among other things, this initiative contributes to performing a constant monitoring and continuous reflection on the ongoing developments and on the decisions to be taken both at domestic and international level. In the Mediterranean
Sea alone, many tons of fish biomass are destroyed every year, thus producing
an enormous impoverishment of aquatic biodiversity. This is also compounded
by the continuous threat constituted by the pollution originating both on land
(such as waste water) and at sea. This makes it necessary to strongly regulate fishing, not only to safeguard the economic and social survival of fishermen but
also, and above all, to protect biodiversity as well as marine and coastal ecosystems, without which the entire professional fishing sector is doomed to inexorably become impoverished.
More specifically this Administration, with the support of several environmental Associations including Mareamico, has always concentrated its utmost commitment on the Mediterranean Sea with a view to putting a halt to nonsustainable and non-selective fishing systems such as indiscriminate driftnet or trawling fishing practices.
The intervention of the General Directorate for Fisheries and Aquaculture, aimed at safeguarding the Mediterranean’s marine and coastal environment, has always been multi-faceted in nature: collaborating in establishing marine protected areas, establishing areas of biological diversity conservation, launching information
and training projects for sea workers and, last but not least, providing sizable economic support for the reduction of the fishing effort.
Moreover, its effort can acquire an even greater significance if it is matched by an equivalent effort on the part
of all the States bordering on the Mediterranean Sea. The ambitious target of involving all the Nations concerned in a joint effort to achieve a protection programme that might extend beyond national and European boundaries in singling out supra-national habitats and projects, would represent an important step forward in the
pursuit of a common sense of belonging that must necessarily pervade the relationships between Mediterranean States. Indeed, the environmental sustainability of the sea and the conservation of the quality of marine
landscapes and environments represent a common path to be pursued within the multi-lateral context existing
between the European Union and the Third Countries bordering on the Mediterranean Sea, as well as the principal way of guaranteeing a peaceful coexistence and a sound and durable development throughout the region.
This is the philosophy that inspired the establishment of fishing districts, with the aim of managing biological
resources according to the principle of sustainability, as marine areas are homogeneous from a social, environmental and economic point of view.
Moreover, besides differentiating sources of income through fish and fishing tourism and angling, fishing districts
can also promote tourism as well as other economic activities associated with fishing. Another relevant aspect
is that fishing districts offer an opportunity of integrating the fishing production chain with other production sectors (transport, tourism, crafts, and the SMEs operating in different production sectors, etc.).
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The environment: a challenge for Europe ...
and for the whole planet
Dr. CORRADO CLINI - General Director Ministry of Environment, Territory and Sea Protection
The present crisis affecting the whole planet, Europe and, undoubtedly, Italy has imposed an overall
rethinking of governmental policies and actions. The European Union has also been involved in such
a process and yet the two main challenges that Europe has to tackle have not changed.
On the contrary, these major issues have become functional to the recovery; on the one hand, it will
be necessary to grant sufficient energy levels and, on the other, a global reduction of CO2 emissions,
in keeping with the objectives established by the Kyoto protocol and the following agreements.
The European Union has adopted rather ambitious goals aiming at reducing greenhouse gas emissions, exploiting renewable sources of energy
- especially bio fuels - to meet primary needs and increasing energy savings through efficiency measures in all sectors. In order to fulfil such
objectives, equally ambitious domestic policies have to be implemented
and international cooperation relations have to be established with neighbouring countries, including those characterised by a lesser level of
development.
It is in such a context that a real Euro-Mediterranean cooperation framework in the energy sector has become of paramount importance. In
this region, both efficient energy technologies and renewable sources of
energy are available. Therefore, consistent actions are taken in view of developing such sources and
decreasing greenhouse gas emissions.
Mechanisms such as the Clean Development Mechanism issued from the Kyoto Protocol or the renewable energy trade certificate scheme are already in place; if they were further developed, they
might contribute to support investments in this sector.
It goes without saying that, in order to reach
such goals, it is necessary to conceive and implement shared development programmes to
be applied in conjunction with environmental
protection measures, especially in sensitive
areas such as the Mediterranean.
This is the direction finally undertaken by the
European Union and many domestic Governments, including Italy, both by strengthening
the traditional friendly cooperation relations
and by starting new ones, as has been recently the case with the agreement signed with
Libya.
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The Mediterranean pollution reduction programme of UNEP:
from an idea to concrete action
Dr. FRANCESCO SAVERIO CIVILI - Coordinator MED POL Programme Mediterranean Action Plan of UNEP
The Mediterranean marine environment has for long been subjected to considerable stress as a result of pollution caused by human activities. The greatest part of this pollution, around 80%, originates on land and is linked primarily to population pressures, urban growth, industrial and
agricultural activities. Aware of that, in 1975 the United Nations Environment Programme (UNEP)
supported the creation of a specific programme for the Mediterranean region, the Mediterranean
Action Plan (MAP), aiming at the reduction of marine pollution.
The programme was one year later (1976) fully supported by the bordering countries and the European Union and a number of legal texts
were signed to make the programme more effective. The texts included
the Barcelona Convention and six Protocols, among which the Protocol on Land-based Sources of Pollution to regulate all the pollution activities on land. Since then, the major sources of pollution have been
identified and gradual measures have been taken.
One of the major recent MAP achievements in the struggle against pollution from land-based sources was the formulation and adoption by the
Contracting Parties of a Strategic Action Programme (SAP) to address
pollution from land-based activities. The SAP, prepared by the MED
POL Programme, that is the pollution reduction component of MAP, is the basis for the implementation of the Land-Based Sources (LBS) Protocol by the Mediterranean countries in the next two
decades. It is an action-oriented initiative identifying priority target categories of substances and activities to be eliminated or controlled by the Mediterranean countries within a set time frame. The
reduction and phasing out targets are formulated in harmony with related regional and international Conventions and programmes, such as the EU Directives, policies and strategies and the Stockholm and Basel Conventions. The key land-based activities addressed in the SAP are linked to the
reduction of municipal and industrial pollution.
Concerning municipal pollution, the central and direct role of the Governments in the mitigation of
this type of pollution (i.e. through the construction of sewage treatment plants) was recognized when
planning the activities, while the SAP’s contribution was expected in terms of technical assistance
such as guidelines for the construction of treatment plants, capacity building for their operation
and maintenance. Regarding the reduction of industrial pollution, with the effective involvement of
government experts and other stakeholders, an inventory of all emissions and releases of pollution
sources and substances, known as the “national baseline budget of emissions and releases”, with
2003 as the base year, was prepared, tested and developed.
This inventory, updated in 2008, now represents the starting point from which the reduction in terms
of percentage of pollutant inputs will have to be achieved according to the targets and timetable of
the SAP. After the adoption of the SAP, the Global Environment Facility (GEF) approved a Medi13
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terranean Project (2001-2005) entailing a contribution of six million US dollars for the implementation of a number of activities on the ground.
The project attracted other donors such as the Fond francais pour l’environnment mondial (FFEM),
providing for an overall budget of 12 million US dollars. The major contribution of the project was
the preparation of National Action Plans (NAPs) to address land-based pollution by all the bordering countries. The NAPs, formally endorsed by the 13th Meeting of the Contracting Parties held in
November 2005 in Portoroz, describe the policy and the actions/interventions by each country to reduce pollution in line with SAP targets, including technical and financial means and deadlines.
The countries made use of all the background work carried out in the framework of MED POL (guidelines, technical and policy documents, capacity building programmes), as well as of all the data
and information gathered during the process such as the data and figures of the baseline budget of
emissions and releases.
An innovative approach used in process has been the full involvement of all stakeholders. In each
country, the national and local authorities, the industrial sector and NGOs sat for the first time
around the same table discussing priorities, possible measures and opportunities for investments.
During the consultative work carried out, it became very clear that the NAP implementation process,
with its embedded mechanisms for exchange of information, promotion of use of cleaner technology, transfer of technology, public participation and sustainable financing, will enhance economic,
technological and social development at the local level, thus making a concrete contribution towards sustainable development.
For this reason, the successful process of preparation of the NAPs has again attracted the attention
of the international donors and, as a result, a new GEF Strategic Partnership including a large
number of International Organizations as well as the World Bank has been launched to support the
long-term implementation of NAPs. Very positive prospects also lie in the expected synergy with the
new EC “Horizon 2020” initiative with very similar pollution reduction objectives and targets for
the Mediterranean region. In fact, the pollution reduction component of the Horizon 2020 takes
into full consideration the NAPs and the findings of MED POL and, as a result, has launched a full
programme in cooperation with the European Investment Bank (EIB) for the financing of a number
of priority pollution reduction interventions directly deriving from the NAPs.
About 44 pollution reduction interventions have been selected for loans and grants that, when implemented, will result in a concrete and measurable reduction of the pollution in the Mediterranean.
In conclusion, the efforts of the United Nations Environment Programme are resulting in an effective programme of pollution reduction in harmony with the European Union objectives and regulations and in cooperation with the large international financial institutions such as the GEF, the
World Bank and the European Investment Bank.
That means that the initial idea of UNEP of putting together countries of different levels of development, of different cultures, religion and traditions, around a common table to discuss and act on
a shared issue, i.e. the marine environment and its conservation, was finally valid and is giving now
its positive results for the benefit of all Mediterranean populations.
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Parliamentary friends of the Sea Association
Hon. MAURO CUTRUFO - Vice Mayor of Rome and President of Parliamentary friends of the Sea Association
The Parliamentary Friends of the Sea Association is happy to renew its approval and involvement in
this event, the 20th edition of the “Conference on the Sea” promoted by Mareamico. Again it sees the
Mediterranean as being at the centre of attention, with the question of its environmental protection within the framework of economic growth.
It deserves our praise, and in particular Mare Amico and its untiring President Hon. Roberto Tortoli’s
work in raising public awareness and developing effective discussions among the countries bordering
on the Mediterranean Sea.
And the Parliamentary Friends of the Sea Association can only confirm their own involvement, ratified
last year by a protocol of agreement.
I believe I should stress particularly the political and scientific
contribution of our ally, Tunisia. The path we have chosen, which
involves dialogue, will bring fruitful results and ever greater involvement and participation on the part of other coastal countries.
The Parliamentary Friends of the Sea Association, which has
been working indirectly and above party politics since 1982, will
continue to play a role in the formation of national legislation,
gathering inputs from the scientific analyses made by various organisations involved in it.
Up to now we have taken many practical initiatives in favour of
the sea. The first came with the approval, in the course of the last
legislature, of the only organised body of law on the sea and
seafaring.
And already, since the beginning of the present Legislature, the
Association’s experts have been taking stock of the situation and
drawing up an agenda of proposals which have recently been
put into practice in the form of amendments to the financial act.
Furthermore, it has worked together with other organisations in
the sector.
The Association is now active on various fronts. Firstly, the
"Sea table", with a very full agenda of commitments aimed at
solving the serious problems of harbours. On this subject it has
brought a bill before Parliament on tourist marinas. The aim of
this is to devise a specific plan for the protection of the sea and
its coastlines, taking into consideration the climatic changes taking place on our planet.
Hon. Cutrufo together Hon. Pino Lucchesi in the XVII Conference on the Sea
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A few words by Mayor of Rome GIANNI ALEMANNO
The City Council of Rome has enthusiastically accepted the
proposal made by Mareamico to hold the twentieth Conference of the Sea inaugural meeting at the Capitol. This will
also be the perfect opportunity to rightly celebrate the twentieth founding anniversary of the association, which is today
chaired by my colleague and friend, MP Roberto Tortoli, former State Secretary for Environment, now Vice-chairman of
the Lower House Environment Committee.
The action encouraged by Mareamico to strengthen collaboration, solidarity and friendship between Mediterranean
countries seems to confirm the long-lasting message of culture and peace emanating from the Eternal City. Besides, it is worth mentioning that
the bishop of Rome, the Pope, St. Peter's successor resides in Rome.
Municipal authorities are engaged in the same direction, as shown by many of its present and future initiatives.
Mareamico activities will be characterised by the presence of politic, cultural, scientific and academic personalities. This will be an opportunity to discuss topics of common
interest such as environment and ecosystem protection. Experts will contribute too,
which will give these discussion the possibility to offer messages, trends to be followed
and a shared anthropocentric, reliable view.
On behalf of municipal authorities, I
wish to friendly
welcome all of our
guests, and I also
wish them a good
job.
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A few words by Mayor of Fiumicino MARIO CANAPINI
It is always with great pleasure that I take part in initiatives aiming at promoting the debate
on such crucial topics to our community. For this reason I would like to thank Mareamico, for
in the last twenty years it has played a major role in the protection of one of our most fundamental resources – and I am talking about the sea.
I would like to thank the new president, Mr. Roberto Tortoli, for his passionate devotion to the
association which, I am sure of that, will achieve more and more important goals. I also offer
my thanks to the honorary president, Mr. Pino Lucchesi, who has already achieved fundamental goals as for sea resources protection.
A special mention goes to Mareamico steering committee, for its
day-to-day excellent job and the constructive projects it proposes to
institutions. Another mention goes to the scientific committee, for its
steadfast commitment in support of such vital topics to our society.
These are technical documents, allowing us to have more and more
useful tools elaborate proposals – the fact that these are also biocompatible and eco-sustainable means that they contribute to the
protection of our natural resources.
Protecting the environment means protecting ourselves, too. Everyone can play an important role in this project, which must concern the land, the sea, and the whole underwater world.
Our city has always been aware of the importance
of knowledge. This is the reason why a project has
been prepared in collaboration with the Italian
Geographical Society, the publishing house Media
Press and a staff of expert from Sapienza University of Rome. The goal of this project was to make
the most of our sea “hidden treasures”, like the underwater ecosystem off the fishermen village, near
Fregene. This is but an example, however it confirms that it is possible to achieve a certain degree
of development just by increasing the value of our
natural heritage.
It is towards this direction that the initiatives of
Mareamico are pointed. They are thus even more
precious in a society favouring too hurried choices. For this reason, in behalf of the whole city, I
would like to thank Mareamico once more.
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CASA DELLE REGIONI DEL MEDITERRANEO
A Regional Foundation to relaunch the Euro-Mediterranean dialogue
Sen. MICHELE ACHILLI - Director General of the Casa delle Regioni del Mediterraneo Foundation
The Casa delle Regioni del Mediterraneo Foundation, a non-profit organization established
at the end of 2006 upon the initiative of Mr. Pietro Marrazzo, the President of the Region
of Latium, was conceived as a nimble structure capable of becoming a flexible instrument of
the office of the President of the Region during the design, coordination and implementation of cooperation initiatives promoted by the regional political and administrative Institutions of the Countries bordering on the Mediterranean.
Historically speaking, Latium has long been the fulcrum of the
events that changed the history of the peoples living along the shores of the Mediterranean. In modern times and especially in the
course of the last decades, Latium and Rome – for many centuries
rightly considered a sort of caput mundi, and not only by its inhabitants – have once again become a living laboratory for experiences conducted in the economic, social and cultural fields.
An advanced society with consolidated democratic traditions, such
as the one of Latium, can make a major contribution towards the
establishment of a common “home” within the Mediterranean
area. Although, for the time being, it is only a virtual building, it
is nonetheless irrefutably gradually taking on a political consistency; an ideal place in which
people can meet, overcoming their linguistic differences and the diversity of their religious
beliefs, with the aim of building together their present and future.
The Casa delle Regioni del Mediterraneo – only a short while after its constitution – is already committed to establishing a network of international relationships, synergies and partnerships capable of enabling, should the required financial and human resources prove to
be sufficient, the realization of ideas and projects of considerable interest for social groups,
Institutions and Administrations on the different shores of the Mediterranean.
The work of the Foundation is characterised by designing the events from the perspective of
common interests and it is precisely this approach that was taken in planning important cultural cooperation projects such as “The rebirth of the Library of Alexandria and the participation of Italian national libraries in the inter-Mediterranean cultural dialogue”, which
was launched in 2008 and is still underway, the partnership signed with the Università degli
Studi Roma Tre – Centro “Altiero Spinelli”, the Foundation’s relationship with the “Anna
Lindh Foundation for dialogue between cultures”, as well as with the Ministry of Foreign Affairs and the Ministry for Cultural Heritage and Activities.
The issues addressed by the Foundation are absolutely heterogeneous but their common denominator can be found in the topicality of the problems and themes currently affecting the
Euro-Mediterranean regions. We are especially interested in the perspectives laid down in
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the project of Union for the Mediterranean, the cultural and political dialogue between cultural Institutions and men of culture who experience different political and social situations
in different regions of the Mediterranean area, the complex problems connected to commercial communications and trade, the migratory flows that are now such an extended issue of
debate, the climate change and the now well visible consequences on people’s lives, the transport system, the merchant routes and the exploitation of all sorts of resources that need to
be utilized for the good of all peoples and not only of privileged classes and Nations.
In tackling some of the problems arising from these issues, the Casa delle Regioni del Mediterraneo Foundation cannot but take into consideration the experience acquired by the
Mareamico Association, technically and scientifically directed by some of the most representative personalities of the world of politics and research in Italy. Mareamico has the capacity of creating cultural and political synergies at both national and international level
and of suggesting and implementing solutions for some of the most topical issues associated
with the sensitive and often fragile relationship between Man and the environment. The relationships between the Casa delle Regioni del Mediterraneo Foundation and the Mareamico Association only date back to a very recent past; we therefore wish that they be
long-lasting and profitable for both parties, like any relationship based on complementary
competencies in the performance of a joint effort aimed at the achievement of converging
objectives.
Villa Piccolomini house of the Foundation
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The role of Mareamico in the cooperation among Mediterranean
countries for marine environment protection and development
Prof. GIUSEPPE COGNETTI - President Scientific Committee of MAREAMICO - University of Pisa
The Mareamico Association celebrates this year its 20th anniversary. Its
task is to favour discussion on marine environment protection and improvement, between political institutions and entrepreneurial structure
on one side and scientific world on the other, in a framework of international collaboration. During past years, Mareamico has always respected this engagement, strengthening more and more cultural and scientific
relations with Mediterranean countries, thanks to a highly qualified International Scientific Committee. This cooperation has been characterised by several meetings, congresses and round tables on pollution
control, biodiversity protection, trans-boundary parks, ecotourism, fishing, environmental education and harbours.
In this framework, several initiatives have been organized, for example the twinning, ratified in 2005,
between Tunisia Natural Sciences Society and Mareamico, in the presence of the Minister for Quality of Life, Mohamed Mlika, and the Minister for Environment, Altero Matteoli. This has favoured a
closer scientific collaboration and knowledge exchanges between the University of Pisa and the University of Tunis. Further initiatives relate to the establishment of a direct and closer scientific collaboration with Montenegro. Actually, last event was an international scientific congress in Budva in
2008.
In the same year, Mareamico favoured advertising, communication and spreading of the INTERREG
project, concerning transitional waters, and involving French, Spanish and Greek partners.
In order to continue this policy, the XIXth Conference of the Sea was organised in Tunis, at Tunisian
government’s invitation, with the collaboration of Sicilian authorities, the fishing Productive District
of Mazara del Vallo, the Ministry of Agriculture and the Association of the Mediterranean Network
for Sustainable Development, which Mareamico is an active member of. This Conference allowed a
valid discussion among delegates from Italy, Malta, Tunisia, Libya, Egypt and Jordan. The result was
the establishment of important agreements relating to fishing, sea farming and professional training.
Therefore, Mareamico is an environmental association which not only awakens public opinion to marine environment protection, but also tries to get concrete results. Such results can only be achieved
through proposals based on scientific rationales and through closer relations between science and politics at national and international level. The XXth Conference of the Sea, organised in Rome for the
first time, aims at intensifying collaboration at all levels in a spirit of solidarity and friendship among
Mediterranean countries. The relations between economic activities and environmental compatibility
are highlighted by the topics of the Conference. We are aware that in the Mediterranean area, where
political boundaries do not correspond to the ecosystem ones, environmental protection has to be
matched with many economic interests. It is, therefore, necessary to grant a closer relation between
scientific research and productive activities.
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The Coast Guard - Port Authority and environmental protection
Admiral RAIMONDO POLLASTRINI - Comandante Generale Corpo delle Capitanerie di Porto
In a Country that boasts an eight-thousand km coastline and an unparalleled natural, cultural and artistic heritage, the marine and coastal environment is of a paramount strategic importance which needs
to be managed by highlighting its potential in terms of protection but also environment-friendly development.
The Coast Guard - Port Authority has always focused its activities on the
control and protection of coasts and the sea, of all its resources. Given its
deep and established experience in the field of the marine and coastal environment, the Ministry of the Environment and for the Protection of the
Territory and the Sea has decided to use the Coast Guard - Port Authority–
since its establishment – as the operational tool of the implementation of
the protection of the Marine environment.
It is the intent of the Legislator to put the Coast Guard - Port Authority at the
center of the activities to protect the marine and coastal eco-system. Indeed
the specific role to which the Corps has been entrusted combines the functions of safety of navigation and protection of human life at sea and the activities of protection of the marine and coastal environment from pollutants.
Following the D.Lgs n. 152 of April 3, 2006, regulating the “The environmental matter” and particularly articles 135 and 195, providing for special competences of the Corps in relation to the management of prevention activities and investigations on crimes and wrongdoings in the field of water
protection from the pollution and putting down of unlawful exchanges and illegal waste disposal, the
Corps performs two primarily important functions. These are added to the existing functional competences on environmental matters that result from the Law on sea protection n. 979 of December, 31,
1982 as well as Law n. 394 of December 6, 1991 on protected marine areas and Legislative Decree n.
182 of June 24, 2003 entrusting the Corps with inspection and police functions on
matters of waste collection
on ships and cargo residues, in order to prevent
their disposal in the sea.
The Special Investigation
Unit - NSL - was established by the Coast Guard Port Authority together
with the Unit for the Marine
Environment, reporting directly to the Ministry of the
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Environment and for the Protection of the Territory and the Sea to implement the operational guidelines and tasks set by the Minister to give a faster and more effective support to the implementation of institutional functions on environmental matters.
In this framework, the activities carried out by the Coast Guard - Port Authority, within the field of the
protection of the environment, are diversified and highly qualified, thanks to the fundamental support
of its naval-aviation, submarine and ground forces whose members are increasingly professional.
Briefly, the tasks of the Corps in the field of the environmental protection follow these guidelines:
an intensive activity of protection of marine protected areas, of research areas and/or areas to be,
as well as any other costal area of a particular environmental sensitivity;
the control on territorial waters and other sea areas subject to particular environmental restrictions
monitoring the waste disposal system on the land, at sea and in ports;
monitoring maritime traffic and inspections on the national fleet and at least 25% of foreign ships
calling at national ports in conformity with the “Memorandum of Understanding on Port State Control”,
to verify the exact conformity with the obligations on the minimum safety standards concerning the marine environment (Safety);
monitoring the emission of pollutants in the atmosphere by ships;
protecting marine fauna under special protection;
monitoring and protecting the marine environment under the terms of the International Marpol
Convention 73/78, as well as other international and
community conventions and regulations;
fighting against and preventing the pollution from
hydrocarbons and other toxic and harmful substances and promoting the safety of the marine environment and ports areas (Security);
the implementation of actions in case of marine pollution of territorial waters and offshore;
controlling the disposal in the sea of waste coming from the land by ships, aircraft and platforms;
monitoring, controlling and eventually punishing the handling and disposal of oils, batteries, exhausted filters in ports;
monitoring the marine coastline owned by the state in order to prevent and eventually punish any
kind of unauthorized activity or alteration, unlawful or jeopardizing activity and exploitation of environmental resources also in view of the implementation of the foreseen reintegration and compensatory
activities by the State.
The goals and the results achieved are the basis to trust the potentialities and abilities of the Coast
Guard - Port Authority thanks to which the Authority will count on real professionals entrusted with the
protection and control activity on the marine and coastal environment by the State.
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Solidarity
Hon. PINO LUCCHESI - President of Ce.n.i.s. (National Center for Social Initiatives)
A very thin link is connecting experiences, stories, and relations.
This is what happened, and keeps happening to me today, even if I no longer have a primary role in the
Association, I am still one of the founding members. My mind is reviewing years of difficulties and stress,
beautiful moments of friendship and solidarity, men and women faces, each of them with a different story,
sensibility, political and religious creed, but all of them sharing the same commitment to help others, to
provide useful suggestions and create true relations.
How many times I heard people telling me:
“Well, all of you are always talking about the
same issues, and often you are just talking to
each other, like a close congregation gathering every once in a while, simply celebrating
your own rites.”
How many times I found myself thinking other
Associations -more entertaining than us- might
have been doing a better job in organizing parties and promotional events, while Mareamico
was still represented by old fashion looking and
obsolete personalities, expecting they could
give suggestions to politicians…
It was inevitable for my role to be changed, but I am still strongly motivated to offer my help anyway.
Today I am looking at the past to analyze delusions and arguments, misunderstandings and disappointments. When trying to weigh the pros and cons during my years in office, it is very rewarding to acknowledge relations constantly growing, the successful enterprise of traveling events, international
conventions (organized in Tunisia, Malta, Montenegro), our contribution to EU projects, often cooperating with the most prestigious Italian and foreign universities, our young “environmental ambassadors” commitment, our mission statement (a little “DeGasperi style”, I have to admit….): only if we are
united we can face the great challenges, but being united means each and every one of us must contribute according to his own skills and provide personal experience and suggestions.
Organizations such as Mareamico, free from bonds and influences, have in front of them an ocean of opportunities giving their contributions, correcting mistakes, focusing on common goals, never forgetting
Man is the nucleus of the Creation. This is not excusing us from responsibilities and commitments, particularly in passing on to new generations an healthy environment full of potentials and opportunities,
not only job related. In my perspective, the perfect combination between a political view and the scientific approach is the best legacy for our new President, Mr. Roberto Tortoli, who I’m willing to give my
full support. Only our strong hope and faith in human skills, which will be able to improve positive behaviors, can lead us out from this difficult times of economical crisis and loss of moral standards.
I am sure Mareamico will provide its factual contribution.
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Tourism and Sea: economic need and sustainability
Prof. JEAN-PIERRE LOZATO GIOTART - Director of Research University of Paris III - Sorbonne Nouvelle
National Commission for Tourism Quality
Tourist activities involved more than 850 million tourists on 2008. in
the same period the tourist industry would have gone beyond 10% of
the international commercial GDP with 220 million workers.
The economic incoming
deriving from tourism is
really necessary for several countries and destinations, such as Seychelles and Maldives
and for big tourist countries, such as France,
Italy or Spain.
Nevertheless, according to the kinds of economic, environmental and human impact, how can
we match these aspects with sustainability, in
marine areas in particular?
Today it seems recommended to use Applied Engineering specific indicators in maritime tourism, as the sea is still the first tourist destination
in the world.
In conclusion, challenge of economic and environmental sustainability, underlined by climatic
change, means that maritime protection also involves the protection of tourist activities.
MAIN MARITIME
ACTIVITIES
PRINCIPALES
PRATIQUESTOURIST
TOURISTIQUES
MARITIMES
PLAISANCE
CROISIERE
CONGRES
ITHYTOURISME
BALNEAIRE
MER
THALASSO
REPOS
SPORTS
2: Mainpratiques
maritime
tourist activities
FigureFigure
2 : Principales
touristiques
maritimes
MALÉARES,
SEYCHELLES
: COHERENT
POLICIES
Baléares
, Seychelles: des
politiques cohérentes
Baléares
Baléares
Seychelles
Seychelles
Coast protection
protection
littorale
Carrying
capacity
capacité
de charge
Hotel distruction
destruction
d’hôtels
Water/energy
saving
économie d’eau/énergie
valorisation du patrimoine
Valorisation
of ressources
limitation financière
Finantial limitation
Figure
: Deux
exemples
à suivre:Baléares
Baléares et
Seychelles
Figure
3: 3two
leading
examples:
and
Seychelles
( 2007) (2007)
SEA AND
COAST:
TOURISTS
MER ET
LITTORAL+50%
: + 50% OF
des touristes
250
200
MEDITERRANÉE
150
ATLANTIQUE
100
PACIFIQUE
50
0
Figure
1: distribution
of tourists
per maritime
areas
Figure
1 : Répartition
des touristes
par grandes
zones maritimes
24
Figure 4:Figure
Global
and raising
of the
4 :warming
Réchauffement
climatique
et average
level
of seas.
élévation du
niveau
moyen des mers
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CONFERENCE ON THE SEA
Pleasure boating and marinas, between development
and environmental protection
Dr. FRANCESCO VALENTINI - Vice President of MAREAMICO ASSOCIATION
Despite claims that Italians are not a “population of sailors”, it is instead
a proven fact that Italy is probably the Mediterranean Country that records the highest number of pleasure boats (broadly intending, with the
use of this generic term, both the boats that are registered in public registers and those that are not).
The data relative to the domestic market during the last ten years have recorded a gradual uptrend in the sale of motor-boats (especially with outboard motors).
It is obvious that the recently sparked global financial and industrial crisis, with an inevitable fall-out also on our Country, is bound to produce
a slackening of the sector’s production activities over a given span of
time but it is also a fact that, as with any economic cycle, a recovery will take place sooner or later.
By then our Country will have to be prepared in terms of a far-seeing development strategy for the
sector. Said strategy shall have to primarily focus on developing marinas and landfalls for pleasure
boats. It should be immediately specified that developing the sector’s traffic capacity should not be
intended as an unbridled proliferation of dedicated harbours (so-called “marinas”) but mainly as the
intelligent utilization of the docking areas of minor harbours (regional ports) which tend to the needs
of pleasure boating activities in terms of providing berths and essential support services.
It would be advisable to have prudent sector-specific planning policies, especially if jointly developed by Regional and Municipal Authorities. Developing traffic capacity in terms of infrastructures and
services is the essential prerequisite for the development of nautical tourism, especially if linked,
wherever possible, to cultural itineraries on land, of which our Country offers a wide range of options.
From this point of view, would it perhaps be slightly far-fetched to think, for the immediate future,
of a computer network linking all the tourist ports and landfalls that might provide real-time information on the availability of berths, fees,
ground-based services and a choice of cultural itinerary options? Lastly, the construction of new marinas and landfalls can
obviously only take place in full compliance
with landscape and environmental conservation policies. From this perspective, it becomes essential to perform environmental
impact assessments not merely aimed at frustrating innovative initiatives but at reasonably
reconciling
the
legitimate
socio-economic development needs of a region with the need to safeguard its marine
environment and coastal landscapes
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Eco-friendship and costal infrastructures. ASSOMARINAS:
“Stainless” tourist harbors where there is room for improvement...
Dr. ROBERTO PEROCCHIO - President of ASSOMARINAS - Italian National Association of Ports
Harbours will be bluer and bluer following law 182/2003 - on harbour plants for the disposal of waste produced by ships and cargo
residues - following European Directive 59/2000, which imposes
specific non-hazardous and hazardous waste disposal plans to
moored boats.
Most of the Italian harbours have already implemented their waste
disposal plan under the terms of law and following the requests by
the organization called “Bandiere blu” of the F.E.E. (Foundation
for Environmental Education). However nautical users are still to
understand the importance and size of the required investment and
the fact that it affects the final cost of mooring services. Besides,
the enforcement of the relevant sanctions, as provided by the law, is far from being applied
to impolite yachtsmen.
It is also true that the Marine Authority has been concentrating its attention on these issues
to increase the protection of marine environment quality while some positive effects of these
new regulations are already felt with the increase and organization of separated collection
with construction site areas free from toxic waste, with the implementation of the so-called
“environment-friendly areas” and with the efficient usage of bottom washing waters.
That is the beginning of a cultural growing process that is implemented and monitored nationwide by ASSOMARINAS not only through
the organization of courses and the participation
in training conferences
for port workers, but
mostly through the enhancement of the best
practices already adopted by more jammed tourist ports both in the
north and the south of
Italy to turn the Italian
“marine stay” into a
more pleasant stay for
users.
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Touristic harbour of Porto Cervo
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Mediterranean fishing
Dr. MARIO FERRETTI - Centro Italiano Ricerche e Studi della Pesca
Mediterranean fishing is going through a period of important changes.
During the last years fishing management has switched from domestic
governments to the European Union. As for Italy, several tasks have
switched from the Ministry of Agriculture to regional bodies.
Fishing has, thus, to coexist with such changes, and often with difficult
problems and adjustments. Actually, EU management does not fit with
the characteristics of our resources, our sea, our fleet, our traditions. An
example is in regulations which often are inaccurately translated and based
on a senseless philosophy, unless, perhaps, if we consider contexts such
as the Atlantic Ocean or the North Sea. For us such regulations are, in
fact, inapplicable and sometimes it is difficult to understand them.
These directives claim to regulate even fishing details, in fact they are inapplicable, as we are not
provided with the instruments to enforce them, either with experts who
can make such detailed control. Often
our small fishing boats doing inshore
fishing are considered as bigger boats
doing offshore fishing. Small fishing
boats are often asked to obey too strict
regulations, which cannot be obeyed
because of the size and the crews of
boats. An example is the obligation of
having an electronic log-book on board
for more than 10 metres sized fishing
boats.
On the other hand, regional management is not perfectly organised yet, as some maritime regions are
not provided with enough staff, able to cope with complex fishing problems.
In such a confused context, characterised by incomprehensible, inapplicable or contradictory regulations, fishermen’s life becomes really difficult. Sometimes they do not understand, and they cannot even be helped to understand, whether they are fishing legally or not.
In order to define legal fishing limits, it would be necessary to reduce the number of regulations and
eliminate differences between EU legislation and national and regional regulations.
In the present situation it is even difficult to understand whether some activities are legal or illegal, not
only for fishermen, who are called to obey the law, but also for operators often giving different interpretations of the same regulation. A regulation to stop illegal fishing has been recently enforced, but,
in order to obey it, we have to know without any doubts what is forbidden and what permitted.
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The effects of harbour traffic on air quality
(the case of Venice)
Prof. FRANCO PRODI - Director ISAC-CNR
The emissions arising from the moving and mooring of ships in harbours contribute to deteriorating
the air quality of coastal towns. Consequently to the rise in maritime commerce and tourism, the
transport of goods and passengers through harbours has increased and will continue on an uptrend
in the future. This is why particular attention should be focused on the problem of the effects of pollution in harbours on the surrounding anthropic ecosystem. This impact is very high in large harbour
cities and/or lacustral or lagoonal wetland areas, precisely like that of Venice.
The Harbour Authority of the Port of Venice, together with the Institute for the Dynamics of Environmental Processes of the National Research Council of Venice, have commissioned a study targeted on estimating the emissions originating from the transit and mooring of large ships in the
harbour (Stazione Marittima). This study is focused on
measuring high temporal resolution aerosol particles
(PM2.5), Polycyclic Aromatic Hydrocarbons (PAHs),
heavy metals (with a 24 hour sampling frequency) and
SO2 and NO2 Exhaust gas Flow Measurements (EFM)
from ships sailing along the Canale della Giudecca. The
transit of ships along the Canale della Giudecca, which
is roughly 8 km long, raises serious problems because
the traffic of ships, whether of small, medium or large
tonnage, affects the overall pollution levels in the city
of Venice, in addition to other problems connected to
the visual impact produced by the transit of large passenger ships, which creates a feeling of alarm among the inhabitants of the lagoon City.
The results of the study carried out indicate a higher estimate than that of the direct immissions of the
different pollutants measured that is due to the summertime traffic of passenger ships in the port of Stazione Marittima, which amounts to 14%-15% for PM2.5, 10% for PAHs, and 15% for nitrogen dioxide.
This estimate was obtained taking into consideration the mean relative increase in PM2.5 concentrations due to the sources present in the NW-NE direction (Stazione Marittima). An estimate factoring
in the transit of ships in addition to wind-direction factors, indicated a 7%-8% increase in emissions.
An evident correspondence was observed between mean daily PAH concentrations in a “gaseous”
phase and the tonnage of ships when the ground monitoring station was placed “downwind” from
the Stazione Marittima port, which means that they are directly affected by emissions arising from
harbour activities. As for heavy metal samples, no correlation was found to be directly connected to
nautical traffic.
As already mentioned, an estimate was made of the direct contribution to immissions of fine-grain
particulate. The formation of secondary particulate matter deserves particular attention. Secondary
particulate refers to the particulate produced by the gas-particle conversion processes of principal
precursors such as nitrogen, sulphur and ammonium oxides.
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Even if the reactions regulating the particulate formation processes are very complex, the conversion times are rather. This means that secondary aerosol, arising from the conversion of the gases
emitted by large ships, and of sulphur dioxide in particular, are very unlikely to occur in proximity
of the source (in this case, the port of Stazione Marittima) but rather at greater or smaller distances,
according to the transport of air masses due to meteorological conditions. This is particularly evident in Venice where, during the summer season, there is a well-defined breeze pattern.
This is the reason why similar studies estimating the ship-related effects on the quality of air, in the area
surrounding their area of transit or of mooring, do not account for secondary aerosol particles.
An estimate of secondary aerosol particles arising from large ships, as from other sources, can be obtained through the use of dispersion models (coupled with meteorological models) that take into consideration the chemical reactions that lead to the formation of aerosol particles, or of models based on the
emission budget of different pollutants, providing for the required gas-aerosol conversion factors.
In order to estimate the SO2 and NO2 gas emissions, expressed as mass, released by ships when transiting along the canal, we have relied on a new methodology called MaxDOAS, which is based on
a number of remote-sensing measurements of the dispersion of solar radiation on an ideal vertical
plane across the ship’s plume.
Remote-sensing measurements are the basis for the estimates of SO2 e NO2 gas emissions due to the traffic of large ships, which account for roughly 30% of total traffic in the Canale della Giudecca. This
value is extremely interesting as the emissions released by large and medium-sized ships can be further
reduced by using a low sulphur fuel, which is not yet mandatory by law, in order to reduce SO2 emissions, or by applying the best available technology (BAT) in combustion processes in order to reduce NO2
emissions (as was observed in the measurements taken during the transit of a few large ships that already use low sulphur fuel and/or have installed engines fitted with BAT). Both of these measures are
more readily implementable and controllable on large ships than on small ones.
Lastly, the results obtained through the use of remote-sensing techniques in monitoring the mass
of pollutants released by
the comprehensive transit
of ships in the Canale
della Giudecca, confirm
the effectiveness of the
method proposed, which
does not require direct interventions and enables
the performance of relatively easy and quick measurements, to the extent
that we are led to consider proposing them also
for inspection purposes.
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Contamination levels of persistent organic compounds in some fish
species of commercial interest from four different Italian regions
Prof. SILVANO FOCARDI - Department of Environmental Sciences, Università degli Studi of Siena
Dr. MONIA RENZI - Centro Ricerche Ecologia lagunare, pesca ed acquacoltura (Ecolab), Polo Univ. Grossetano
The Stockholm Conference (1972) defined sea pollution as the introduction of substances or energy
into the marine environment arising directly or indirectly from human activities, producing adverse
effects such as human health hazards, hindering marine activities such as fishing, deteriorating the
quality of water and reducing the tourist attraction.
At present, roughly 136 million persons living along the coasts of the
Mediterranean pour out pollutants of different origin into the sea thus
determining considerable levels of contamination that are also favoured
by the scarce recirculation of water that characterises this basin (Clark,
1997). Not only does the marine ecosystem accumulate the major manmade environmental contaminants but it represents the way into the trophic chain. In fact, chemical compounds can be transferred into the
biological component through bioconcentration, bioaccumulation and
biomagnification processes.
The intensity of these phenomena depends both on environmental factors and on the chemical-physical properties of the substances themselves (Bacci, 1994; Focardi et
al., 1998). The quantities accumulated in the tissues of marine organisms result to be higher or lower
also in relation to the length of exposure, to the level of environmental pollution and to the tropic
level of the species considered.
This makes it essential to exclude the possibility that edible tissues of fish species of commercial interest contain levels of contaminants that might be potentially hazardous for human health.
The Department of Environmental Sciences of the University of Siena has long been focusing its attention on these topics and has also developed projects aimed at estimating the human health hazard
deriving from the consumption of fish products. Within the framework of the MOMA1 Project, the
Siena-based Operating Unit assessed the levels of persistent organic chemicals in fish species of
commercial interest from four fishing areas located in the Regions of Apulia, Tuscany, Emilia Romagna and Veneto with a view to defining whether the levels measured in the edible tissues of the
striped red mullet (Mullus barbatus) and of the anchovy (Engraulis encrasicholus) were such as to
guarantee the quality of this fish resource. Generally speaking, the results obtained indicate higher
contamination levels in anchovies than in the mullet, with higher values found in Apulia and lower
values in Tuscany. However, on the average, both species show low levels of persistent organic contaminants compared to those of other marine species, thus excluding the possibility of representing
a human health hazard if consumed in a balanced way.
1
Within the framework of the MOMA Project (2004), financed by the Ministry of Agricultural and Forestry Policies and
by the Ministry of the Environment and of the Protection of the Territory and Sea, the Operating Unit of the University of
Siena was composed of: Prof. Silvano Focardi, Dr. Cristiana Guerranti, Dr. Guido Perra. (http://www.progettomoma.com)
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Effects of an alluvial event on the quality of the fish
caught in a highly anthropized area of the Region of Calabria 2
Dr. MONIA RENZI - Centro Ricerche Ecologia lagunare, pesca ed acquacoltura (Ecolab), Polo Univ. Grossetano
Prof. SILVANO FOCARDI - Department of Environmental Sciences, Università degli Studi of Siena
In July of 2006, the sea-shore region of Vibo Valentia between S. Irene and Pizzo Calabro (Calabria)
was struck by a relevant alluvial event that affected the infrastructures present in the industrial harbour with the dispersion at sea of sizable amounts of fine-grain terrigenous debris and persistent organic contaminants.
Preliminary surveys conducted immediately after the event highlighted the presence of significant
levels of contamination from dioxin and hydrocarbons in the marine sediments in the region facing
the industrial area. Four months later, in November 2006, a second round of surveys was conducted
on sediments and organisms with the aim of monitoring the evolution of
the system, assess the extent of natural recovery and the medium-term
effects produced by the event on the quality of the fish caught locally
and on the state of health of the Posidonia oceanica prairie.
With respect to the sediments, the survey results obtained show a considerable reduction of contamination from polycyclic aromatic hydrocarbons, pesticides, dioxins and furans, with levels being lower than the
risk thresholds reached four months after the event by all the contaminants tested for. The highest concentrations were found in the samples
taken at the greatest bathymetric depths and geographically furthest
from the industrial area.
The most affected areas revealed a very hasty recovery thanks to coastal debris transport processes
that dispersed the terrigenous material also in areas that were not initially affected by the phenomenon. This proves that major acutely disruptive events such as the one under study can be rapidly offset by marine and coastal systems featuring a good circulation of water (Renzi et al., 2008). By
contrast, the values recorded in the edible tissues of fish fauna, although considerably below the
risk threshold for human consumption, showed that they were slower to recover than sediments in
the areas where the impact was initially high (Mariottini et al., 2007). The surveys conducted on the
state of health of the Posidonia oceanica sea-grass four months after the flooding showed a slight disturbance of the prairie at shallower bathymetric levels (Renzi et al., 2007). Said results, especially
if correlated to the chemo-physical analyses of the sedimentary debris collected among the sea-grass
of the prairie, and especially to antifouling molecules, appear to be due more to the chronic impact
exercised by the Port of Vibo Marina rather than to the occurrence of the alluvial event (Renzi et al.,
2009).
2
The activities illustrated, financed by the Commissioner for Environmental Emergencies, were conducted in collaboration
with the ARPACAL Scientific Directorate of Catanzaro (E. Cellini e L Minutolo), the Nautilus Cooperative (ViboValenzia),
the Department of Environmental Sciences of the University of Siena, under the scientific direction of Prof. Silvano Focardi
(I. Corsi, G. Perra, D. Baroni, M. Volterrani, C. Guerranti, M. Mariottini, M. Graziosi, T. Benincasa, A. Moroni, M. Ruta).
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The “Mediterranean Fishing Observatory
Ing. GIUSEPPE PERNICE - Coordinator of the “Mediterranean Fishing Observatory” - IAMC-CNR researcher
The “Mediterranean Fishing Observatory”, recently acknowledged by a
law of the Sicilian Region, “aims at activating studies concerning innovation, internationalization, market, district and marine environment finance,
to support fishing industry, and regional Administration. Moreover, the Observatory annually reports on fishing and aquaculture”.
The Observatory was established by the Industrial Fishing Productive District of Mazara del Vallo in 2006, to support concerned governance and institutional activities. It has become an instrument of advice and orientation
for the District, providing technical-scientific, socio-economic, legal and administrative analysis. The Observatory monitors biological, technical, socioeconomic, legal and environmental aspects and investigates analysis and
knowledge of the Sicilian Mediterranean fishing industry. It proposes initiatives concerning protection of
marine resources, internationalization of the District and companies, modernization and reorganization of
the sector and qualification of Sicilian Channel fishing products. Such a qualification is obtained through
a certification and common initiatives of transnational marketing, and an assessment and orientation of the
Productive Fishing District plans and projects, in collaboration with public and concerned private bodies.
The Observatory is made of 32 members: academics, researchers, regional and government leaders, manufacturers, bankers and maritime fishing experts. An important contribution to this body is offered by
the Universities of Palermo (Faculty of Engineering, Sciences, Economics), Catania, Messina and Calabria, the National Council for Research (CNR), the Central Institute for Scientific Maritime Research
(ICRAM), the Scientific and Technological Park of Sicily (PSTS), the Experimental Zoo-prophylactic Institute of Sicily (IZS), the Ministry of Agriculture (MiPAAF), the Ministry of Productive Activities, the Sicilian Region and banks operating in Sicily.
In its two years of activity, the Observatory hold many plenary sittings to discuss specific problems, and
it implemented a series of initiatives. The last one was the creation of the “Mediterranean Forum” in 2008,
with the cooperation of eminent political and scientific personalities from the Arab Republic of Egypt, the
Tunisian Republic, the Great Socialist People’s Libyan Arab Jamahiriya, the Republic of Malta, the Republic of Algeria and Morocco. Moreover the Forum involves Syria, Lebanon, Jordan and other African
coast countries, as well as operators of other agricultural and food industry.
The Observatory has become a link between fishing companies and Universities together with institutes
of scientific research and technological innovations. It can also help companies to develop projects and
guarantee the sustainability of the sector. Actually, in a so complex framework as the Southern one, in
such a delicate sector as the fishing one, the contribution to research and technological innovation is capital for marine environment and fishing resources protection. Sicily is the seat of groups of excellent researchers concerned with fishing. Really, the problem is directing their work towards the strategic priorities
of the sector so that small and medium-sized fishing companies can get scientific results and become competitive at a national and international level, while protecting environment.
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ECOPORT 8
Prof. LEONARDO DAMIANI - Director DIAC – Department of Water Engineering and Chemistry
Polytechnic of Bari
The intensification of maritime traffic with
economic, social and tourist purposes causes
serious problems to the quality of marine environment, especially because of the lack of shared international policies.
As a matter of fact, in
consideration of sustainability, EU programmes, concerning
maritime highways,
corridors and so on,
aim at reducing road
transport and encouraging maritime transport. Nonetheless,
in a future perspective, the growing numbers of ships sailing on
the Mediterranean sea raises some concern.
Apart from last years disasters, ordinary maritime traffic control is causing alarming changes in marine environment, (e.g. the draining
of bilge water, etc). In order to reduce such problems it is necessary to increase navigation
control, and equip harbours, - which are both the main locations interested in maritime traffic and the main potential source of pollution - allowing them to guarantee environmental
services, such as bilge suction systems, etc.
Moreover, it is necessary to agree on a common procedure, regulating adequate control in
harbours, without delaying ship operations. Such an agreement should prevent avoiding control when landing on an harbour, which provides less legal pressure than another, thus putting in danger environmental quality.
Such a confused legislation about eco-management of harbours allows different interpretations at national and local levels, thus increasing “not physical barriers”.
ECOPORT is developing and strengthening initiatives for territorial cooperation to obtain
a good environmental quality of harbours and transnational corridors. The association intends to assess environmental issues, such as water quality, biodiversity protection, sediment
management, training, etc., through a systematic approach. These issues especially concern
harbours located along Corridor 8.
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Moreover, ECOPORT intends to propose suggestions about a common and shared environmental policy, to encourage a sound and eco-sustainable competitiveness relating to maritime
traffic.
ECOPORT8 follows the ambitious strategy of the European Commission for marine environmental protection and integrates in the framework of politic purposes, scheduled between
2007 and 2013, concerning European territorial cooperation, in line with the 6th Environment Action Programme of the EU 2002-2012, identifying Community Strategy Guidelines on Cohesion (2006/702/EC), with particular reference to the Axis 2 of the
Operational Programme South East Europe 2007-2013, and setting a transnational scientific network involving port management bodies, too.
The partners of the projects are Research Institutes (the Politechnic of Bari, the Institute of
Marine Biology of Montenegro, the Polytechnic University of Tirana, the Patras Science
Park, the National Institute of Marine Geology and Geoecology of Romania, the Bulgarian
Academy of Sciences), four Adriatic harbours (Bari, Bar, Durres, Igoumenitsa) and two located on the Black sea (Bourgas, Constantza). The workgroup strategically involves four
European countries (Italy, Greece, Romania and Bulgaria) and two IPA countries (Albania
and Montenegro), and countries situated along the Corridor 8, connecting the South of Italy
with Albania, FYROM, Bulgaria and neighbouring countries. Besides, these areas are also
crossed by Corridors connecting Western and Central Europe with the Black sea, such as
Corridors 10, 4 and 9.
The High Level Group reports Corridor 8 is considered as part of the transnational SEE axis,
connecting trans-European networks with neighbouring and Far East countries, also because
of the definition of Corridor 10, providing a direct connection between Austria and Greece.
ECOPORT intends to act in the context determined by Corridor 8, by creating a shared system of eco-management involving harbours. The results of such a project will provide concerned authorities with the opportunity to establish an ENVIRONMENTAL
CERTIFICATION, following the example of European best eco practices.
“Corridor 8”
34
The aim of this project concerns the
establishment an environmental certification for the whole network and
not only for facilities. Nonetheless,
only shared rules and standards, a policy of marine environmental protection shared by port authorities, an
updated and integrated monitoring
network and a real awareness of authorities will allow to prevent irreversible environmental impacts.
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Mediterranean pollution
Dr. MOHAMED NUTTAH - Fishing Ministry of Libya researcher
The Mediterranean sea is one of the most heavily polluted, semi-enclosed basins in the world covers 2,500,000 km2 with an average depth of
1,500 metres the deepest point being over 5,000 metres in the part
known as the Ionian sea, between Greece and the "foot" of Italy. The
coastline extends 46,000km running through 22 countries. The region is
known for its particularly mild climate with uniform and moderate temperatures. Rainfall patterns are however, more unpredictable with a high
of 1,200 mm per year in Genoa (Italy) to a low of 100mm per year in
Djerba (Tunisia).
Around its coasts are lands rich in endemic species. The variety of flora
is estimated at over 25,000 species, over half of which are endemic. Turkey and Greece alone contain a large proportion of endemic plants, which represent a wealth not only
of natural beauty but also of potential medicinal and culinary properties. The major rivers of the region have generated invaluable wetlands such as the deltas of the Nile, the Ebros, or the Rhone.
These nutrient-rich wetlands attract an estimated two to five billion migratory birds each year.
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Yet, only approximately six per cent of wetlands previously known to have existed in Roman times
remain. Today, 82 million people live in coastal cities; by 2025 there will be an estimated 150-170
million. The southern countries account for 32 per cent of the region's population; by 2025 that is
expected to have reached 60 per cent.
Seasonal population pressures are also expected. Over 100 million tourists flock to Mediterranean
beaches every year and this number is expected to double by 2025. In order to cater for this booming
business. The 18 countries bordering the Mediterranean Sea have a population of around 350 million people, of whom 135 million live in the coastal zone; in addition, approximately 100 million tourists visit the Mediterranean region annually. Tourism normally peaks between May and September
and is concentrated in the coastal areas.
The United Nations Environment Programme has estimated that 650 million tons of sewage, 129,000
tons of mineral oil, 60,000 tons of mercury, 3,800 tons of lead and 36,000 tons of phosphates are
dumped into the Mediterranean each year. Meanwhile, 70 per cent of the wastewater dumped into
the Mediterranean is untreated.
The sea is also a major oil transportation route and up to one million tons of crude oil are discharged annually from accidental spills, illegal bunkering and tank cleaning practices, as well as inadequate harbour facilities. Its waters have a very low renewal rate (80 to 90 years) making them
excessively sensitive to pollution. 80-85% of the total amount of pollutants entering the Mediterranean comes from land-based sources.
Municipal wastes from coastal population centres, including tourist complexes, are discharged directly into the sea, very largely without having been treated. Industrial wastes. It is estimated that
approximately 220,000 vessels of more than 100 tonnes cross the Mediterranean each year – about
one third of the world’s total merchant shipping.
Many ships are carrying hazardous cargo, which if lost would result in severe damage to the marine
environment. It is estimated that every year between 100,000 and 150,000 tonnes of crude oil are deliberately released into the sea from shipping activities. Approximately 370 million tonnes of oil are
transported annually in the Mediterranean (more than 20% of the world total), with around 250 to
300 oil tankers crossing the Sea every day. Accidental oil spills happen frequently with an average
of 10 spills/year. A major oil spill could occur at any time in any part of the Mediterranean.
Athens 23rd October 2006 Millions of tons of pollutants are being discharged into the Mediterranean Sea every year from industrial activities in the countries bordering the Mediterranean region.
This was revealed by the Secretariat of the Mediterranean Action Plan (UNEP/MAP), which has
been monitoring the discharge of pollutants into the Mediterranean Sea for the last three decades, during a Press Conference held to launch an exhibition to commemorate the 30th Anniversary of the Barcelona Convention.
36
The major sources of pollution are metal industries, oil refineries and industry, tanneries, organic and
inorganic chemical industry and food processing industry. This brief account of contaminated material in the Mediterranean basin and it is necessary to unite the efforts of countries around the Mediterranean and cooperation for the elimination or reduction of pollution as possible, and exchange
of experience , technical and study.
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Encouraging signals from our seas: the return of monk seals
Dr. SEBASTIANO VENNERI - Vice President of Legambiente
The appearance of a monk seal in our seas a few weeks ago is a promising signal for the state of health of the Italian coasts.
It is an exceptional event which perhaps has not received sufficient emphasis from local Administrations and the National Government.
Yet, at least thirty years have elapsed since one was last spotted and
even longer since the last indication of resident specimens in the bays
along Italian coasts. The monk seal is the symbolic animal of the Mediterranean Sea: once upon a time, it used to inhabit its shores from
Spain to Turkey and now there are only a couple of hundred specimens
left that are covetously protected in the Greek Archipelago of the Sporad Islands, where they have been converted into a basic economic resource. Better than any other, this aquatic animal compounds the stress factors affecting the
Mediterranean: the pollution that has undermined its habitat, the unbridled fishing activities that
have deprived it of its nourishment, and then mass tourism that has taken over its hidden-most havens, the sunniest bays where pairs of monk seals used to love lying on the shore, and the pleasure
boats and maritime traffic that chased them away with the noise of their combustion engines.
A few decades later, a specimen of this aquatic animal
was finally photographed at
large of the Island of Giglio,
the Municipality that was assigned Legambiente’s topmost recognition with the
award of Five Sails only a
week earlier and that had actually won first place in the
special ranking elaborated in
collaboration with the Italian
Touring Club. For us, this represented the best possible
The monk seal in the sea of Giglio Ile
recognition for our work but
I think it was an even more
important event for the entire community of the inhabitants of the Archipelago, a place that bore witness to a fiery debate on the advisability to establish a protected area there only a decade ago. Today
hardly anybody remembers those times and the professionals of the tourist sector can do nothing else
but bless the decision that saved the Archipelago from suffering a crisis that unfortunately now pervades most of the Country.
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Only those who put their stakes on the quality and protection of the territory have avoided succumbing to these years of recession and economic decline and have instead continued to produce wealth
and to convert their natural resources into a potential development factor for these marginal locations that would otherwise have been doomed to isolation. In these past few years, marine parks
and protected areas have represented the environmental quality brand of territories that are of great
value for our peninsula, that have freed geographically marginal regions from anonymity, have shed
light on products of excellence and high-quality crafts, have filled up tourist accommodation facilities during the low season, have created a closely interwoven and sound economic fabric which is
now capable of assuring the future of resident populations.
The monk seal spotted a few weeks ago is a sort of living endorsement of the work performed during the past ten years. It is the evidence that protecting the territory is a far-seeing strategic choice
that can also be pursued by combining economic reasons, that are far from being negligible in the
Tuscan Archipelago, with environmental protection objectives. The monk seal, perhaps the strongest
symbol of Mediterranean wildlife protection policies, can apparently co-exist with the significantly
high numbers of bathers, pleasure boats, scuba divers and professional fishing activities when these
are harmonised under the knowing management of a Park Authority.
It represents a good stimulus in view of the forthcoming Conference on Protected Areas, a sign of
hope for those who, like us, continue to be resolutely convinced that environmental protection and
high-quality tourism are Italy’s greatest opportunity to come to terms with the crisis and overcome
the challenges set forth by a globalised world.
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Valorizing and Protecting
the Underwater Archaeological Heritage
Prof. LUCIO UBERTINI - University "La Sapienza" of Rome
Throughout the millennia, the Mediterranean Sea has represented a crossroads of civilizations and commercial trade whose traces along all our
coasts and on the bottom of the sea are the significant evidence thereof.
The seas are the repositories of a relevant underwater archaeological heritage, the knowledge and the precise location of which are the primary
basic elements required to assure their protection and valorization.
Exploring the sea bed has always exercised a great fascination over Man
and, to this effect, we can recall the innumerable fantastic feats attributed to Alexander the Great who was reported to have been lowered into
the sea enclosed in a glass protection in order to get a close-up view of
the marvels of this submerged world.
Systematic research efforts in Italian seas began in 1957 with the creation, within the Istituto Internazionale di Studi Liguri, of the Centro Sperimentale di Archeologia Sottomarina, headquartered in
Albenga, where Mediterranean underwater research was first expedited following the finding and the
exploration by Nino Lamboglia, a pioneer in underwater archaeological exploration, of the Roman
shipwreck precisely referred to as “of Albenga”.
In 1958, Italy was the first country to obtain a military ship to use for the purpose of underwater archaeological research that, appropriately equipped, made it possible to perform exploration campaigns along all the Italian shoreline, exploring shipwrecks and submerged cities.
Unique in its kind is the fortuitous finding at Fiumicino, during an excavation in the construction
work of the airport, of the hulls of five ships that can be dated abreast of the II and III Century of
the Christian era and that help to
shed significant light on the construction techniques of the shipwrights of ancient times.
The interest for the heritage concealed underwater is sanctioned
by the UNESCO Convention on
the Protection of the Underwater
Cultural Heritage, that came into
effect on the 2nd of January 2009.
The Convention sets forth a specific international cooperation
From First session of the meeting of States
parties to the convention On the protection
of the Underwater cultural heritage 26/27
March 2009, Paris, UNESCO
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system for the performance of actions aimed at protecting underwater cultural heritage. The Coastal
Zone involved lies within the Exclusive Economic Zone (shown in the figure below) and as the in
situ conservation of the heritage is one of the founding principles of the Convention, all the information shared by the States that are
parties to UNESCO is strictly confidential and is restricted to the competent Authorities.
To date research activities, at least in
the Mediterranean, have been thorough although what should be undoubtedly enhanced is the safeguard
of the findings as well as their control
and monitoring, in order to improve
the protection of underwater archaeological sites.
Multidisciplinary activities are needed in order to increase the collection of both published and unpublished information, perform instrumental measurements and verifications as well as the classification and evaluation of data and the definition of the hydrodynamics and correlated stress factors.
An effort is needed among the different disciplines to try to find a common language on the basis of
which to achieve the targeted results of excellence. A very good example of this is the “Submarine
archaeology and coastal management: Steps Towards an Integrated Solution in Alexandria, Egypt”
Project promoted by the UNESCO global platform “Environment and development in coastal regions
and in small islands” (CSI), which focuses on researching into several scientific aspects:
The largest emporium of the inhabited world (Greco-Roman era)
Marine underwater research studies of the ancient Pharos
Legal principles underlying the protection of underwater cultural heritage
Human impact on the marine environment of Alexandria
Wave propagation and sedimentation in the Pharos site.
Italy can claim a leading role in the history of underwater archaeology as the curator of an extremely
valuable archaeological heritage of priceless documentary relevance; suffice it to think that the archaeological heritage census carried out in the Regions of Basilicata, Campania, Apulia and Calabria alone singled out up to 287 archaeological sites.
Precisely in Italy, after World War II, the first steps were taken to outline a rigorously scientific investigation methodology and a rational organization of the underwater activities to be performed
with appropriate means under an effective coordination system.
In addition to recovering unique items, the work of researchers is aimed at defining specific methods based on scientific studies with which to define the morphology of the sites, their stability, the
conservation-related risk factors and their interaction with the marine environment, as well as the reconstruction of important portions of our history, ranging from military and trade traffic to the art
and culture of ancient civilizations.
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Genetic data integration for biologic resource management in
the framework of Mediterranean cooperation
Dr. FERRUCCIO MALTAGLIATI - Pisa University, Biology Department, Marine Biology and Environment
Molecular genetic data have been largely used in order to tackle various issues concerning marine species, such as, by way of an example, the detection of conservation stocks and units or the assessment
of the population genetic erosion resulting from excessive fishing activities. Today, these data can be
obtained rather easily and in a short time, owing to the recent development and the rapid spreading of
biomolecular techniques that an increasingly large number of laboratories can use.
As a matter of fact, up to date, the genetic data obtained by means of biomolecular techniques are already available for most of the commercially exploited species. Nonetheless, some criticalities are to
be highlighted with respect to the way in which these data are used. I would like to draw attention to
the genetic data integration not only in the models used by the biologists interested in fishing techniques, but also in the management policies regarding the species that can be caught. Even though, today,
there is a general willingness to integrate such data in the fishery management plans, progress appears to be rather slow. Behind such situation,
there exist many complex factors: some of them are just of a biological
nature, others are connected to the intrinsically low resolutive power of
genetic data in some species. The ongoing technological development
will probably close such gap in a relatively short time. Moreover, the flow
of information is not sufficient and this situation represents a further problem to be solved. Not only biologists and managers, but also molecular
ecologists and biologists working in the fishing sector do not exchange
data and information. Biomolecular data might, on the contrary, provide
useful elements to solve short-term questions and help fishery managers
in their activities. In fact, a large quantity of genetic data are used in the
interpretation of medium and long-term bio-ecological processes (evolutionary scale), but they are
seldom taken in account in the definition of fishery management policies; such processes would represent the only viable basis for long-term management.
During the XIX Conference on the Sea, held in Tunis, from November 28th to December 1st 2008 for exhaustive information on this event, see the recent article by Beatrice Bardelli entitled “The XIX
Rassegna del Mare of Mareamico in Tunis”, published in the review Economia & Ambiente, 1-2:
29-35, 2009 – interesting future developments were highlighted; worth mentioning is the ongoing cooperation development in the fishing sector that involves the European and African Mediterranean countries. Such cooperation is aimed, on the one hand, at fostering the economy of the Mediterranean
countries and, on the other, at allowing a greater exploitation of the North-African stocks of many target species. For appropriate fishing management policies in such areas, it will be necessary to acquire
sufficient biological and environmental knowledge on the North-African stocks which are less known
from a scientific standpoint and less concerned by the fishing activities. Therefore, biology research
programmes should be carried out jointly by both European and North-African scientific teams. Such
programmes would provide the researchers from the Northern and Southern borders with new data
about the less known Mediterranean stocks. The collaboration relations would thus represent a valuable prerogative for scientific training and scientific development in general.
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Pollution by noxious substances in fish
Dott. MOATAZ ALNATAH - Fishing Ministry of Libya researcher
Fish has long been considered one of the most important sources of water resources,
and it is also a good source of high value proteins destined to be compared with red
meat, poultry, pulses, bread, eggs and milk (which has the highest nutritional value
in relation to proteins). It has high values of Vitamins A and D, and it is also food for
other animals, therefore it is important to make it part of our daily food consumption,
especially for children, to strengthen the bones.
Because of the worldwide and local environmental pollution, unfortunately, the contamination of fish has increased and in a sense it has become harmful for health. Indeed, the concentration of noxious substances in fishing waters gives an exact indication of the level of
environmental pollution and the exact measure of the fish contamination level. On top of the list of the
causes for this major ecological disaster stands the pollution by heavy metals. The pollution of rivers and
seas due to bad waste handling solutions is particularly felt in Japan where fish is a daily food, eaten at
every meal - breakfast included. However, in general it is largely found in the rest of Europe, where the
huge industrial development threatens the right development of water resources. The three most noxious
heavy metals which pollute water and fish are mercury, cadmium and lead.
MERCURY: undoubtedly it is the most toxic of all heavy metals. Its harmfulness strikes the brain, the
spinal marrow and nerve centers and causes the so-called Minamata disease, caused by the pollution of
the Minamata River, Japan, mainly due to industrial plastic waste.
Symptoms: mercury poisoning is the cause of
the following troubles to the body and the brain:
Neurosis. Loss of memory. Loss
of confidence in oneself.
Another very dangerous side effect of this disease is that mercury does penetrate the tissue
structure protecting the fetus inside the mother’s womb and makes irreparable damage to its
brain. Research studies have shown that beyond the pollution by mercury in the waters of
a northern shore region, metal mercury is used
by electrolysis plants producing salt, chlorine
and caustic soda. The World Health Organization sets the tolerable amount of mercury in
“The fisherman” - Leptis Magna (Libia)
fish at 500 ppb. The percentage of mercury
found in Nippon fish goes from 500 to 20000 ppb; mackerel and tuna are the most infected species.
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CADMIUM: cadmium poisoning-related diseases arise after several years and after the deposit of big
quantities of it in the body. The result of this contamination is found in the so-called Itai-Itai disease,
found for the first time in Japan after the contamination by the plants and mines of the surrounding area
of some of the rice cultivations irrigated with heavily poisoned river water and with a concentration of
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cadmium equal to 5 parts per billion to 180 ppb.
Symptoms: Impaired kidney function leading to kidney failure. lanced amount of calcium in the body.
Bone weakening due to unba-
The World Health Organization sets the tolerable daily amount of cadmium at 450 micro grams per person and this threshold cannot be exceed in fish and fish products of 100 ppb.
LEAD: the main sources of lead environmental pollution are due to vehicle exhaust and industrial emissions. Therefore meat and fruits and vegetables - especially those without peel like strawberries and apricots – are more vulnerable to contamination. Fish contamination by lead is the result of the dumping of
industrial waste into rivers.
Symptoms: Anemia. amount to 0.6 – 0.8 ppm. Loss of appetite. Discoloration of gums, when lead levels in blood
In serious situations it may lead to kidney failure.
The World Health Organization sets the tolerable amount of lead in uncanned fish at 2000 ppm. As to canned fish, the highest tolerable amount is equal to 1000 ppm, since cans normally release small amounts
of lead that are then spread over food.
PESTICIDES: There are almost 500 different kinds of pesticides used in agriculture, but the most widespread is DDT, despite the fact that many countries all around the world deny that it is highly pollutant and harmful for the environment and the animal and human worlds since the chemicals found in
DDT are assimilated by the human body, especially by fat tissue. This insecticide, ending up in exchange
waters, is concentrated in algae and micro-organisms on which fish feed and therefore contaminate them
too. The higher is the fat percentage of the fish and the higher are the contamination and poisoning levels in relation to the surrounding water environment.
Main symptoms arising when consumers eat DDT-contaminated fish: Irritation of the nervous system.
Serious liver impairment. Anemia. Hormonal troubles. Change in the amount of sodium and potassium in the body.
Very high levels of chlorine-based pesticides were found in the vitamins contained in the extract of fish
liver, used to in children’s growth. The simple administration of a spoon of it may cause a real poisoning
in children.
However, despite this, some fresh and frozen fish retailers do not stop to sprinkle it with pesticides to
keep it in good conditions for the longest period of time. That shows the absence of consumers’ awareness – because they do not know that this practice is harmful to their health – and of retailers’ awareness
that do not have the courage to call the attention of everybody on this practice.
Conditions to meet to avoid the pesticide contamination of fish:
The amounts and date of pesticide spraying must be indicated on food.
To encourage the activities carried out by the Ministry of Health to educate retailers and increase control activities.
Educating consumers to mistrust pesticide spraying without affecting the fish demand on the market.
To avoid the access of drain water to water resources of rivers and lakes and to the places where fish live.
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Foundation of a sanctuary of biodiversity in the Sicilian Channel
and its economic and environmental opportunities
Dr. FRANCO ANDALORO - ISPRA
Dr. SERGIO MARINO - Director of Arpa Sicilia
Franco Andaloro
Today the Sicilian Channel is the main hotspot of Mediterranean biodiversity. In this area, marked
by Sicily, Malta and Tunisia, you can find almost all protected Mediterranean marine species both
pelagic and nektonic, such as sperm whales, common whales, bottlenose dolphins, striped dolphins,
common dolphins, pilot whales, turtles, leatherback turtles, basking sharks, white sharks and, more
rarely, seals and mantas.
Moreover, the Sicilian Channel is characterized by several
banks, called Graham, Skerchi, Avventura, Talbot, Terribile,
Alluffo, etc., which are sensitive areas characterized by fragile ecosystems, but, at the same time, crucial for their biodiversity. These areas are rich in benthonic, animal and plant
species threatened by illegal fishing and poaching.
The Sicilian Channel is the most important fishing zone, as it
is possible to fish major and minor big pelagic species, such
as bluefin tuna, little tuna, dolphinfish and amberjack.
You can also find small pelagic species, such
as anchovy, mackerel, goldstripe sardinella
and pilchard, allowing, since ancient times,
human settlement on the coast and the development of cannery industry, whose origins
lay in the ancient “garum”.
The Sicilian Channel is the mostly exposed
Mediterranean area to direct and indirect effects of climatic changes, especially sea warming and changes in basin water circulation.
For these reasons, foreign species, from the
Atlantic Ocean and the Red sea, reach the
Mediterranean area, and rapidly change its
biodiversity, especially when ecosystems are
suffering and domestic species are weak. Actually, the Italian sea is the most invaded by
foreign species.
A further problem is an intense maritime traffic, as tankers are not concerned by rules providing for double-hulls, thus exposing the
maritime area to the risk of draining of bilge
water, oil and water used to wash holds and
tankers.
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Finally, the Sicilian Channel waters guard a wide archaeological
treasure, which has to be protected from vandalism and theft. Thieves of archaeological finds are more and more numerous and equipped of technological devices useful to find and collect treasures.
Sergio Marino
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The only possibility to protect biodiversity and environmental and
cultural resources in the Sicilian Channel is the foundation of a transnational protected area, a
sanctuary of Mediterranean marine biodiversity. Such a sanctuary should concretely save protected species and sensitive
ecosystems from harm and prevent illegal fishing, by regulating protecting instruments and
recommending measures about mitigation and
adaptation to climatic change, fighting against
foreign species and Illegal Unreported Unregulated Fishing (IUUF) and, finally, about sustainable fishing in domestic and international
waters.
The foundation of the sanctuary of biodiversity would be not only an instrument for protection of
transnational fish population, but also an important opportunity for fishing and tourist economy and
a remarkable experience of Euro-Mediterranean cooperation.
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The role played by young people and women
in modern Tunisia...
Dr. CHAOUCH AOUIJ SALOUA - University of Tunis “El Manar”, Faculty of Science of Tunis
I am so glad to be here, in such a friendly atmosphere, on the occasion of this meeting organized by
Mareamico, and I am proud of being a member of its Scientific Committee.
On this occasion I would like to offer my contribution to the Mediterranean debate presenting the Tunisian position about the main themes of this international meeting, paying special attention to the
role of young people and maritime jobs in an environmental protection an sustainable development.
From a Tunisian point of view, the role played by women and by
young people in particular is an essential opportunity for success.
Actually, women guarantee continuity by filling generation gaps,
besides offering their personal contribution. Their role is far more
important when they graduate. In Tunisia, country women are an
asset for sustainable development and they stabilise the whole society, because of their leading role within the family unit, which is
the cornerstone of society itself, their contribution to the enhancement of local and regional resources in collaboration with public
and private bodies.
Moreover, the private and public sectors of society have come closer to women. Actually, women’s rights evolved beyond the phase
of political activism, and women assert themselves for their skills. The political will provides for female participation of at least 30% in all sectors, political ones included, fair salaries, school leaving
age raised to 16, children’s rights, enforced since January 11th,1996, training and retraining courses,
at any age, for all social categories, handicapped included.
Facilities have a place of honour too, in Tunisia: from schools and sport facilities, to university decentralization, modern facilities for communication technology, highway extension and link roads
trough the whole country and international projects such as the Enfidha gigantic airport.
This confirms the progressive nature of modern Tunisia, preparing a future of authorized integration
and global spread in all life areas within an environment balancing political, economic, social and cultural aspects. Some of these aspects are education, especially university and professional training conformed to Euro-Mediterranean standards, information and employment, especially for what concerns
maritime jobs and the opportunity represented by 1300 Km of coast.
Thus, my country, at the crossroads of continents and civilisation, praises knowledge exchange with
friends, with North Coast countries, within an organized institutional framework, stating rights and duties, avoiding illegality and fundamentalism.
Maritime jobs consist in the gathering of seashells by country women, fishing and sea, wadis and
weirs farming, fish processing and export, maritime transport and the organisation of port activities,
tourism, security, quality… Well, let’s consider all aspects and try to make successful plans.
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The desertification process of
Mediterranean rocky seabeds
Dr. PAOLA GIANGUZZA - Department of Ecology – University of Palermo
Factors such as climate change, availability of nutrients and/or toxic
substances, the reduction of water tables, the fragmentation of the habitat, the indiscriminate catch of species and consequent loss of biodiversity influence the functioning of ecosystems and do not show a
constant temporal trend.
In some ecosystems, the above mentioned changes causes immediate
reactions, whereas in others no reaction is observed until a limit is exceeded above which the system reacts in a quick and unpredictable
way. This means that, in some environmental conditions, the ecosystem may have two or more alternate stable states, separated by an unstable equilibrium setting the boundaries between “the attraction basins of the states (Lewontin’s
theory of alternate stable states - 1968). This theory also argues that natural systems are often in
a persistent and resilient alternate state: alternate combinations of ecosystem states and environmental conditions that can persist at a specific spatial and temporal scale. According to Lewontin’s theory, the time and size of a perturbation (natural or anthropic) can push the community
towards the attraction basin of an alternate state, a new stable state that, once reached, through a
divergent succession can indefinitely persist for several generations.
Therefore positive feedback due to interactions among biotic and abiotic factors such as pasturage
and predation activities, fire frequency, pollution, local extinctions, invasions, the nutrient load ect
can prevent the community from returning to the previous state.
Many studies show that
the human species can
deeply modify the state of
marine ecosystems, thus
indirectly influencing preypredator relationships.
These indirect interactions, called trophic cascades, can be imagined as a
chain reaction generated
by the removal of an apical predator determining
cascade changes at all
lower trophic levels. Particularly interesting are
the negative repercussions
that the removal of an api47
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cal predator can have on algal communities. The disappearance of Enhydra lutris (sea otter), has
caused a sudden expansion of Strongylocentrus franciscanus (sea-urchin) in Californian coast
and the subsequent erosion of the kelp forest Macrocystis pyrifera. If combined to other factors,
the intensity variation of the grazing of herbivorous species, modulated by the loss of a keystone
species (sensu Paine 1969), can cause a change of state both in land and marine systems.
For instance, in temperate marine systems, a growth of sea-urchin pasture can cause such changes as to foster the succession from a complex state to a simpler state (coralline algae) called barren state. These states are considered stable and alternate (AS) since they are highly resilient: the
“unwelcome” state can persist despite the disturbing source, the high population density of seaurchins, diminishes.
The development of barrens is a globally known phenomenon. These submarine deserts are present along temperate, subtropical and tropical coasts, but the factors responsible for their development and preservation are still being studied.
Anyway, many studies support the hypothesis that along temperate coasts the lack of sea-urchin
predators (fish such as the Diplodus) can trigger the barren development process. Urchins are habitat determiners, since, if present in large numbers, by means of their pasture they can generate
and preserve the barren state. In Mediterranean rocky coasts, a high population density of Paracentrotus lividus (Lam.) and Arbacia lixula (L.) can cause the transition from macrofilamentous algae to coralline algae. The final outcome is the creation of vast desert areas almost
exclusively colonised by coralline algae, therefore areas with a low biodiversity and vegetal productivity.
This condition can also have negative consequences on the coastal fauna using macroalgae as a
shelter, food and useful settlement substrate.
Arbacia lixula
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Food resources for modern aquaculture
Prof. MARCO SAROGLIA e Dr. GENCIANA TEROVA - Dipartimento di Biotecnologia e Scienze
Molecolari, Insubria University - Varese
Arguably, aquaculture is the fastest growing food industry. Currently, it accounts for at least 50% of the
total fish production worldwide and appears capable of satisfying the demand increase foreseen for the
next decades, providing an adequate supply to the increasing human population. In 2003, the yearly increase in worldwide production equaled about 6,6% if we consider aquatic animals only, or 8% if we add
up all aquatic products.
A comparison of the main food staples' production rates shows aquaculture solidly in the lead, closely followed by poultry breeding (Fig. 1).
Fig. 1 - Aquaculture and poultry
are the two food industries with the
greatest yearly growth percentages
(Kaushik, 2009)
PBy the end of the first decade of the 21st century, worldwide aquaculture will exceed 60 million tons,
vs. about 130 million tons of global fish production, fishing included. In order to maintain the current average pro capite consumption of fish, equal to 16.7 kg, facing a population estimate of about 9 billion by
2030, we will require an additional 40 million tons of product, which the fishing industry cannot provide
in view of the severe depletion of its resources. Only aquaculture can assure such a growth. That result
can be achieved by developing all possible types of aquaculture, including its intensive modes, although
they depend on fishing for the proteins and lipids required to feed the stock.
No doubt, the availability of fish meal and oil is the bottle neck of aquaculture development. In fact, fish
meal production has not increased in the last 20 years, and the growth of intensive fish breeding has caused a greater transfer of fishing by-products to feed production geared to that zootechnic segment. Meanwhile, experiments were conducted to partially surrogate fish meals (FM) and oils (FO) with vegetal
meals (VM) and oils (VO). Tomorrow's challenge then is to increase the conversion efficiency and partially
replace FM with FO and VM with VO, respectively.
During the past 20 years, feed blend improvements and better fishery management have allowed a pro49
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gressive increase in feed conversion efficiency, reducing the value of the conversion factor (FCR), as
shown in Table 1.
UUp to 75% of fish meal can be
replaced with vegetal meals without negatively impacting growth
nor FCR value (Gomez-Requeni et
al., 2005). Thus, while retaining
45% of raw proteins, farm-raised
salmon generates about 79% of
fish proteins used in blending its
feed. Consequently, if the amount
of fish meal used in feedstuffs gets
stabilized at about 25% of protein
requirement, we will be able to
produce more fish proteins than Table 1 - Conversion efficiency increase in salmon breeding, from
the amount used for blending feed. 1980 to 2000 (Allodi, 2008)
It is reasonable to expect that in 35 years hence, researchers will gain the knowledge required to achieve such a result.
In order to achieve a sustainable aquaculture, the fish feed industry should reduce the use of FM and FO,
focusing on alternative raw materials. The FM/FO ratio in fish feed should be reduced by 5-10% each year
and this goal will be reached even sooner as long as the price of fish meal and oil resources obtained by
fishing remains high. The greatest challenge is to achieve the highest substitution percentages. In the European Union alone, land animal processing by-products amount to an estimated 16 million tons/year.
Fats and proteins derived from land animals have high nutritional value for the fish in fisheries. Furthermore, poultry processing by-products represent a protein resource quantitatively greater then the total
quantity of fish meal actually used in feedstuffs, and are well tolerated by the stock. While European laws
allow a limited use of blood by-products, animal fats and protein silage, public opinion, and therefore the
market acceptability, are the main obstacle.
This said, it is evident that – in order to secure its immediate future – aquaculturists need to better know
all available nutritional strategies, and that said knowledge can be derived only by further studying nutrition, digestion and absorption physiology, as well as appetite control, using the most modern and powerful analytical tools at our disposal.
REPLACEMENT OF FISH MEALS AND OILS WITH VEGETAL MEALS AND OILS
On a global scale, fishing products used by the world feed industry amount to about 30 million tons, six
of which are constituted by fish meal and one by fish oil. Thus, considering the 6:1 FM/FO ratio, fish oil
emerges as the limiting factor.
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During the last two decades, several researches have been conducted, mainly on salmonides, to evaluate
the use of protein sources alternative to fish meal, paying particular attention to protein plants. Only recently these studies have encompassed marine species economically relevant for the Mediterranean aquaculture, such as the sea bass and sea bream. The results show that a partial replacement of marine proteins
with some vegetal counterparts does not affect fish growth or conversion (Francis et al., 2006). At the
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same time, EU research projects (RAFOA-Q5RS-2000-30058, Quinto EU-FP) have studied the partial replacement of fish oil with vegetal oils in feeds for several species. Their results show that a high percentage substitution of FO with VO is possible in feedstuffs for such fish stock as Atlantic salmon, rainbow
trout, sea bream and sea bass, without significant effects in terms of growth and conversion (Tibaldi et al.,
2006). Nevertheless, the fish might present some problems. For instance, the replacement of FO with VO
increases the impact of cataracts on Atlantic salmon. Furthermore, some blood parameters suggest that fish
fed a VO-based diet might be more sensitive to stress.
Many studies on this matter indicate that, even without apparent effects on growth performance, a significant substitution of fish proteins and oils causes a number of metabolic alterations in strictly carnivore
fish, which could debase the nutritional quality of fish destined to human consumption. These effects are
still little known, but the evidence leads to conclude that the protein quality of the fish diet influences meat
texture, adiposity and fat distribution in different fish organs and tissues. Additionally, a high percentage
of fish oil replacement reduces n-3 HUFA (Highly Unsaturated Fatty Acids) levels, and increases the n6 PUFA (Poly Unsaturated Fatty Acids) content in fillets. This aspect has been researched less in Mediterranean species. Although a significant replacement of fish oils and proteins with vegetal surrogates
does not compromise fish growth, at least in terms of experimental appearance, it could cause health problems to human consumers, who would loose the expected contribution of precious fatty acids, the very
focus of a fish-based diet (Tocher et al., 2000).
Therefore, it seems indispensable to increase our knowledge of the mechanisms that control metabolic
energy and fish lipid homeostasis. Optimal dietary levels of docosaesaenoic (DHA, 22:6n-3), eicosapentaenoic (EPA, 20:5n-3) and arachidonic (ARA, 20:4n-6) acids have been studied in fish main species, It
is known that marine species require significant contributions of HUFA in their diet, while their fresh
water counterparts can synthesize, at least partially, EPA and DHA from linolenic acid (LNA, 18:3n-3) and
ARA from linoleic acid (LA) 18:2n-6 (Seiliez et al., 2003; Tocher et al., 2002), thanks to the presence of
enzymes such as desaturase and elongase. Yet, in marine species, LNA transformation into EPA and DHA
is very slow, forcing the dietary inclusion of the full HUFA requirement.
Although known for quite some time, the basic mechanism of such transformation in not sufficiently understood, and the molecular mechanisms involved in fish HUFA biosynthesis are simply unknown. Thus,
our capability to sense which VO compositions are most effective as a fish oil surrogate is limited. Among
the genes involved in marine fish lipid metabolism, we sufficiently know that the enzymes fatty acyl ∆6
desaturase and PUFA elongase are responsible for two important steps of the HUFA biosynthesis process,
such as desaturation and carbon chain lengthening, and can single out peroxisome proliferator-activated
receptors (PPARs), Acyl-CoA oxidase, Apolipoprotein E and Malic enzyme as key elements. As it been
shown, these gene transcripts (mRNA) are impacted by both fish nutritional conditions and type of administered diet (Diez et al., 2007; Seiliez et al., 2003).
Recent studies have dealt with the opportunities offered by the so-called “functional foods”, which could
mitigate the negative effects of a high lipid content diet, as well as those of vegetal surrogates lacking
HUFA (Kennedy et al., 2007). In this context, conjugated linoleic acid (CLA) seems to offer some benefits in terms of both fish and human lipid metabolism. In fact, CLA seems to affect the expression of several genes of critical importance to lipid homeostasis, including the codifying activity of the reductase
gene. Unfortunately, there is alack of molecular studies on both commercial-size fish and marine species,
knowing well that their lipid metabolism differs from freshwater fish, especially in terms of HUFA.
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A limited availability of fishing resources makes it unsustainable to use only fish oil in feeding farm-raised fish. A contextual replacement of fish oil and meal with vegetal sources must constitute the absolute
priority while researching feedstuffs for a sustainable aquaculture.
FUNCTIONAL GENOMICS IN MODERN DIETARY STUDIES IN AQUACULTURE
Having recognized that nutrients: 1) modify gene expression, 2) can modify normal metabolism, and 3) affect health conditions (Corthésy-Theulaz et al., 2005), the scientific community is increasingly involved in
tackling the relationships between diet, health conditions, wel- fare, and pathological processes, applying molecular study techniques (Kaput and Rodriguez, 2004; Davis and Hord, 2005). Fields such as functional genomics and nutrigenomics deal with the study of diet ingredients on fish metabolism (Müller and Kersten,
2003; Mutch et al., 2005).
In nutritional studies, one can use the gene expression profile with three separate goals in mind (Müller
and Kersten, 2003), in order to: Identify and characterize the basic molecular process that can be positively or negatively affected by nutrients. Interfere with the specific mechanisms that trigger said positive or negative effects. Specify the genes that can be influenced by nutrients, and used as candidate
descriptor or biomarker.
It is not a case that the most current research themes on fish nutrition have adopted functional genomics
as a valid analytical tool. For instance, even a partial substitution of FM with hydrolyzed proteins, requiring the addition of some essential amino acids (EAA) in form of di– and tri–peptides, raises complex issues, mainly involving the economics of feed preparation processes, for example the affinity of said
processes to intestinal carriers such as PepT-1 (Terova et al., 2009).
These types of studies can provide us with early information on fish responses at the cellular level, and
during the last eight years, functional genomics and nutrigenomics studies have become ever more frequent. A growing number of Expressed Sequence Tags (ESTs) related to farm-raised species has been sequenced and made available on international genetic banks. Some studies on sea bass conducted by our
Department have been focused on the effects of fasting followed by re-feeding and are related by Terova
et al. (2006; 2007a; 2007b; 2008; 2009). Theses researches concern without limitations, digestive enzymes (progastricsine), orexigenic hormones (ghrelin), glucose carrier, insulin-like growth factors (IGFs),
miostatin, and intestinal carriers. Other studies in literature analyze the effects of replacing fish proteins
with vegetal proteins in the Atlantic salmon somatotrope system. Among them, are the studies by Hevrøy
et al. (2008), conducted on mRNA levels of target genes, such as GH, GH-R, IGF-I, IGF-II, IGFBP-1, IGFIR and CCK-L in the brain, liver, muscle and plasma. The Authors have related that reduced rationing, as
well as a vegetal protein-based diet, causes a growth reduction or other relevant alterations vs. the fish
meal-fed controls. Gómez-Requeni et al. (2005) studied the somatotropic axis activity in young rainbow
trouts (Oncorhynchus mykiss) fed with fish or vegetal meals, noting a clear connection with the IGF-I gene
activity.
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By now, molecular methodologies have been simplified and their costs are fully comparable, if not inferior
to those of chromatographic analysis, thus becoming an indispensable tool of planned quality production in
aquaculture. Still, with the exception of a few species, genetic databases lack information on the majority
of the farm-bred species. Nevertheless, it is evident that a molecular approach allows gathering early information on fish living standards, in terms of its well-being and nutrition. Further studies are required to compare genetic activity and its respective circulating proteins, different breeding and feeding conditions.
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The importance of conservation genetics for deep
sea fishing in the Mediterranean
Dr.ssa MARINA ROLDÁN - Biology Department, University of Girona, Spain
The violet lobster, Aristeus antennatus, is one of the most important species that can be caught in the
Mediterranean sea, especially in the Western basin, where it can be found in abundance. Moreover, he
Aristeus antennatus is the Mediterranean species that has the widest bathymetric distribution, since it
is present at a depth of 200 to 3,000 meters. It has been observed that it migrates along coastal underwater canyons. The importance of such species is due to its high quality, as recognised by Italian cooking traditions.
During the last forty years, the violet lobster has been caught at a depth
of 300 to 700 meters. Recently, the discovery of the Aristeus antennatus
at deeper levels – more than 1,000 meters in depth - has raised the concern of marine biologists.
In 2006, we started a research project, whose main objective is to know
the species genetic variability; the results should also provide useful information about the stock “genetic health”.
The so-called virgin stocks and those affected by the fishing activities are
genetically homogeneous. Such connection is due to the periodical vertical migrations in both ways and at different times of the individual development. It might be inferred that the vulnerability of the Aristeus antennatus would increase with the
progressive bathymetric expansion of fisheries.
In recent years, for the first time in the history of biology, the conservation of our planet and of its biodiversity has become a priority issue in the
media and, consequently, fishing in the Mediterranean basin has been banned at depths more
than 1,000 meters.
The scientists concerned with the protection of
marine species and, in particular,
of the Aristeus antennatus can
feel relieved by the fact that the
“virgin” stocks are safeguarded.
Sensible fishery management policies in the Atlantic and Western
and Eastern Mediterranean basins
have been conceived in order to
grant the species sustainability in
the medium run.
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Observatory on the Ecology and Health of
the Mediterranean Ecosystems (OESEM)
Dr.ssa FRANCA SANGIORGIO e Dr. FRANCESCO LEFONS - University of Salento
Ecotekne Centre
At present human societies use more than 25% of what green plants produce in biosphere and, in
industrialized countries, they make their consumptions by burning an amount of energy of fossil
fuels equal to 1% of the whole solar energy of national territories. The direct consequences of these
consumption rates are:
1) loss of biodiversity, 2) pollution, 3) increase of carbon dioxide amount in the biosphere and global warming.
The main drivers of matter and energy consumption inside the biosphere
are industrialized countries; but, in general the improvement of the standard of living and the increase of wealth in developing countries will
cause a remarkable increase of consumption of biosphere in the next
dozen years. However it is clear that our biosphere cannot stand a consumption increase, and therefore the western model of economic development should be revised so as to reach real eco-friendly compatibility.
This path calls for radical changes to the behaviors, an adequate information and communication campaign as an unavoidable tool to challenge a way of thinking and, as a consequence, modify the behaviors of
the society.
The Observatory on the Ecology and Health of the Mediterranean Ecosystems (OESEM) was established in this framework as a structure belonging to the University of Salento with its seat at the
Lighthouse of Punta Palascìa a Otranto (LECCE). The Lighthouse Palascìa, is an ancient vedette on
the Mediterranean sea, located on the most beautiful and unblemished area of Otranto (40°7’ N,
18°31’ E), along the Otranto - Santa Cesarea coast road, and is among those lighthouses that because
of their history, position and culture stand as symbols of the Mediterranean sea: natural antennas
projected towards the sea for the dissemination and circulation of ideas. Built in 1867 and then
used as a real lighthouse in the 70s, it was abandoned for almost thirty years and then restructured
in 2004; in December 2008 the operational seat of the Observatory was inaugurated here.
As far as ecology-related issues are concerned, the Observatory on the Ecology and Health of the
Mediterranean Ecosystems was established with a twofold objective: to widespread an environment-friend culture and promote the awareness of our biological role as a species capable of modifying for better or worse the balances, the goods and services of ecosystems. The activities carried
out in the Observatory are destined at:
1. increasing the interconnection between scientific research, the administrators and the users of
goods and services of Mediterranean ecosystems;
2. recovering, organizing and offering existing knowledge;
3. identifying and experimenting the most suitable journalistic and multimedia tools to widespread
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the right scientific information about the mechanisms that regulate the health of Mediterranean ecosystems among citizens and authorities so as to enhance their usage and management potential;
4. experimenting, producing and offering environmental educational tools.
Lighthouse of Palascìa (foto di Elio Paiano)
The Observatory also features a multimedia museum that from January to November 2009 will host
an exhibition on “Lagoons and development in the societies of the Mediterranean area”, which describes the co-evolutionary process occurred in the Mediterranean basin between the man and this
particular kind of water ecosystems.
The exhibition shows some of the most important lagoon systems of the Mediterranean sea, from the
lagoon of Venice to those of Amwrakikos, from the lagoons of Rome to Mar Menor, to the lakes of
Alimini to the lagoons of the delta of the Po river, by describing its sustainable usage over centuries by local communities, the natural beauties, present risk factors that jeopardize its health, the initiatives to protect and recover it.
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Towards a sustainable nautics: the evolution and
environmental impact of Antifouling Paints
Prof. CARLO PRETTI - University of Pisa - Department of Animal Pathology, Prophylaxis and Hygiene of food
The International Marine Organization - IMO - defines as antifouling
paints those paints that are used on boat bottoms to prevent the settlement of encrusting organisms like algae, shellfish, mollusks and others
that slow down the boat and increase the fuel consumption.
These products are able to meet different conditions: effectiveness, wear,
cost and last but not least, the environmental impact. The most widespread technique used to prepare these paints is that of formulating films
capable of dissolving biologically active chemicals. Their toxicity may
inhibit the deposit on underwater structures with a repellent or lethal
action on settling (target) and non-target organisms.
The environmental consequence of the pouring of biocide substances
making these paints is highly felt in limited coastal marine areas such as
gulfs, tourist and merchant harbors where the naval traffic is high.
The evaluation of the environmental impact of antifouling paints has been accelerated after the enactment of the ban of traditional products made of organotin compounds like tributyl tin (TBT): the introduction of self polishing copolymer (SPC) paints has certainly highlighted the occurrence of a real
environmental emergency linked to antifouling products. Here, the matrix binder is made of two polymers united by a metal like tin.
The bond between the two polymers is broken with the hydrolysis occurring when this initially soluble co-polymer is put into an alkaline environment, as in the sea; the sub-products then become soluble; then the paint film releases the biologically active products, like the tin compounds and other
biocides present in the formulation, that have a high antifouling effectiveness and whose wear depends on the film thickness.
The organotin compounds such as the TBTO (tributyl tin oxide) are highly toxic and cause acute and
chronic toxicity phenomena, hormonal troubles, and, given their persistence, may be accumulated
on sediments and in the food chain of the marine ecosystem.
The uninterrupted occurrence of scientific surveys proving the toxic effects on marine organisms, the
damage brought to mariculture and ascribable to the dispersion of antifouling products have spurred IMO to act and limit the usage of organotin compounds and, later, prohibit them, starting from
2003, by foreseeing the total removal of this kind of paint from bottoms starting from 2008.
At present the following antifouling paints are available:
COPPER-BASED ANTIFOULING PAINTS: they are divided into different categories and the most widespread are defined as: self-eroding, ablative, CDP - controlled release of polymers and the so-called
self polishing paints. In general, the effectiveness of these products entails the release into water of
certain levels of copper ions that may be more or less high depending on the kind of matrix used,
and may have resins formulated to induce some specific chemical reactions (i.e. saponification, hy56
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drolysis), while others may fit some more natural processes enhanced by the lightly alkaline environment of the sea. Copper is a metal that is present in biological systems and may become extremely toxic if the internal balance-keeping mechanisms are not able to face the increase of its
concentration.
The concentration levels of copper in the environment are increasing because of industrial, agricultural and urban dumping; i.e. some studies show that the total emissions of copper in water have increased threefold between 1950 and 1980, turning this metal into a possible harmful substance for
water animals. The main toxic effect of copper, that is different according to the species, is the production in organisms of species that react to oxygen (oxidative stress) that may harm the DNA.
The sensitivity to copper of the different biological indicators is different: unicellular algae, bacteria > shellfish, anellids > fish > clams > macrophytes.
The need to limit the presence of copper in the sea is then justified and to reduce its release strengthening biocides, or additional biocides, or co-biocides have been added to the formulation. They
act in synergy with copper and increase its antifouling performance, prolong their effectiveness and
help limiting the emissions of Cu. Some of the most commonly used products are weedkillers and
fungicides that are normally used in agriculture: diuron, triazines, isothiazolones, pirition zink and
others. The usage and dissemination of these agents, even if approved by agencies like the American EPA (Environmental Protection Agency), creates some perplexity: indeed, they proved to be
very resistant and of a high environmental impact.
SILICONE-BASED ANTIFOULING PAINTS: these paints are an alternative to biocide-based paints since
they hinder or reduce the marine fouling of the bottom, also depending on the speed (speed >15
knots), and the possibility of frequent manual removals. Silicone-based paints have long been used
for the underwater parts of some naval ships and submarines.
However, while the removal of hard fouling, like the dog’s tooth (Balanus amphitrite) is easy, the
viscid fouling of diatoms and spirographs, is not as easy, notwithstanding the speed.
Last, since the price of these paints is high, they have largely been used only for military ships and
very fast boats. Since they do not contain biocides they should have a very limited impact on the
water environment, however it seems that some non-ionic tensides are mixed in these paints to reduce the surface tension of water; they belong to the class of alkilphenols and according to the EU,
their dispersion in the environment shall be reduced in the next few years because of the effects they
have on the endocrine system of animals.
ANTIFOULING PAINTS MADE OF NATURAL BIOCIDES: in order to limit the eco-toxicity of biocides, different kinds of natural biocides have been identified; they are mainly divided into two categories:
one including the substances that many marine organisms (algae, sponges or dolphins) use to protect themselves against the fouling, while the other category of “natural biocides” is made of substances extracted from vegetable or animal organisms that do not use them as antifouling substances.
Their commercial appeal should be that of a lower environmental impact since, theoretically, they
are more biodegradable, even if the scientific literature is poor on the matter. However, some practical tests did not result in encouraging data: probably, biocides are too much degradable and they
loose their effectiveness during the various handling processes.
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The “Diffused Museum”: a Mareamico project
Dr.ssa MARIA DOLORES LARVA - Scientific advisor TELERAMA
A dive in the Apulia sea can unfold unexpected, mysterious and charming scenarios, when you go
hunting for lost civilisations.
When you dive to explore the depths of this sea, the sight before your eyes opens and delights your
mind, which is enraptured not only by biodiversity richness, but also by a universe filled with treasures, all of them waiting for someone to hear their many tales.
If you let yourself go with emotions, you can discover another past dimension.
It is a past often ignored, sometimes even violated and pillaged by people with no scruples, who try
to sell stolen archaeological finds illegally to antique markets.
In order to contribute to the enhancement and development of an educational strategy, Mareamico throws down the gauntlet, and brings the treasures hidden in the depths of the Apulian sea to the forefront by putting
forward innovative, didactic and popular projects on sub-aquatic archaeology.
This is an ambitious goal, which will not be simply based on communication, but also on protection, enhancement and exploitation of sites.
More specifically, the spotlight will be on those that have so far received
poor attention, or that have been involved in illegal traffics - all reasons
which archaeologists nor administrators cannot be blamed for.
In consideration of what has just been said above, a light was switched on
down into the depths of the sea facing the towns of Torre Sinfonò and Mancaversa. Two among Southern Italy most important archaeological sites were found here in the past years, and later on they fell
in the sights of unscrupulous art dealers. Some of the seized amphorae are of Greek-Italic origins and
still pitch waterproof.
Moreover, all of them trace back to the
Romans. This shows the Romans looked
for new commercial horizons, enhancing
circulation of very large quantities of
wine, oil and other foodstuffs after the
terrible Punic wars, at the end of the 3rd
century BC. However, there are still
thousands of containers lying deep
down, on the seafloor facing the town of
Alliste, waiting to be recovered.
If taking depth and high recovery operation costs into account, a different kind
of intervention would probably be the
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best option - ideally, it should allow the possibility of diving into the abyss of history and exploring
the exciting mysteries of this archaeological area.
It is for this very reason that Mareamico has concentrated its efforts on making archaeological goods
more available, thanks to different kinds of technologies and advanced information, communication
and advertising services. All of this is part of a project aiming at exploiting and define a tourist and
cultural offer which is worthy of this extraordinary heritage.
Three separate journeys have been planned, from diving to
getting into a “videoboat”, where a guide
will illustrate the
seafloor naturalistic,
historic and archaeological features.
Moreover, monitors
will be installed, broadcasting live images of the archaeological area.
These images will be
filmed by scuba divers or by some observation cameras that
will continually broadcast everything that happens all around the
shipwreck of Torre Sinfonò.
Amphorae seized by the police force together with finds
to be collected for research
will be showed at the Castle
of Felline, where a centre to
receive students, tourists and
visitors, will be set.
The project includes online
archaeological journeys and
will be acknowledged as the
origin of the first “Diffused
Museum” in the Apulia sea.
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VALERIO CLERI
Valerio Cleri is a the top of the world long- distance swimming, 4th at the Beejing Olimpic Games (10 km), became
European Champion in 25 Km race, hold in Dubrovnick in
september 2008.
Valerio CLERI
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Born in Palestrina on june 1981, the 19 .
Heigh 177 cm, weight 76 km.
Mareamico’s award is
yearly conferred to an
Athlete specially
committed in a sport
bound to the sea of for
his love to the sea.
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