scarica il catalogo - NUTRIMENTUM :: l`arte alimenta l`uomo

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scarica il catalogo - NUTRIMENTUM :: l`arte alimenta l`uomo
ART WORKS BY
FEDERICO AMBROSIO
MARCO BACOLI
SARA BERTUCCIOLI
K ANE CADDOO
GIAN MARTINOCECERE
MAT TEO COSTANZO
BENEDET TA FIORAVANTI
ILARIA GASPARRONI
DONATO MARIANO
FRANCESCO MORI
NOA PANE
SIMONA PAVONI
DARIO PICARIELLO
JANA RADOVIC
MARIK A RICCHI
AGNESE SPOLVERINI
RICARDO ALEODOR VENTURI
ANNA ZANICHELLI
os_1
> nutrimentum
ART FEEDS MAN / ABA
U
M2015
MIUR / ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO / STUDIO CHIESA
1
i quaderni de l’arca, collana a cura di Umberto Palestini
Copyright © 2015 Baskerville, Bologna, Italia
ISBN-13: 978 88 8000 9023
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Questo volume non può essere riprodotto, archiviato o trasmesso, intero o
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Baskerville è un marchio registrato da Baskerville, Bologna, Italia.
Il volume è composto con carattere Univers
2
stampato in Italia/printed in Italy
3
a cura / edited by Umberto Palestini ed Elisabetta Pozzetti
4
5
Maurizio Gambini
Sindaco della città di Urbino
Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo apre
ufficialmente le iniziative della città organizzate
in occasione dell’Expo 2015 in uno spazio,
quello della Data, che è stato scelto come porta
di accesso per presentare la nostra Provincia;
Urbino assume così un ruolo importante e di
responsabilità nei confronti di tutto il territorio.
Nutrimentum. Art feeds Man
is officially opening the city’s
initiatives organised upon the
occasion of Expo Milano 2015, at
the space of the Data, selected
as a gateway to present our
Province. Urbino is thus taking
on an important role of great
responsibility towards our
territory.
L’evento promosso dall’Accademia di Belle Arti
sa far convergere in un unico contenitore arte,
ricerca scientifica, agricoltura, gastronomia
ed imprenditorialità con lo scopo di aprire una
finestra di riflessione sul grande tema legato
all’Expo: l’alimentazione. Nutrimentum è più
di una mostra, è uno spazio di contaminazione
che ci stimola a mettere in rete tutta una serie
di conoscenze in diversi settori con l’obiettivo
di valutare le possibilità di migliorare la
distribuzione e la qualità delle risorse alimentari
ed energetiche nel nostro pianeta.
In fact the event, promoted by the
Accademia di Belle Arti di Urbino
is aimed at bridging art, scientific
research, agriculture, gastronomy
and entrepreneurship in order
to open a window on the major
theme of the Expo: nutrition.
Nutrimentum is more than a show,
it is a space for contamination
since it has stimulated us to share
different expertises as to evaluate
the possibilities to improve the
distribution and the quality of
our planet’s food and energy
resources.
La Data diventa in questa occasione il
laboratorio di sintesi di queste conoscenze
che si lega con un filo diretto al grande evento
di Milano ponendo la nostra città al centro di
un dibattito ricco di stimoli, dove i giovani con
il loro talento, la loro preparazione e la loro
creatività giocano il ruolo di protagonisti.
Ringrazio, quindi, a nome della città di Urbino
l’Accademia di Belle Arti e tutti i partner che
hanno lavorato per dar vita a un evento di
prestigio per tutto il territorio.
6
On this occasion, hence, the
Data Space becomes the ideal
laboratory where to synthesise
those experiences in conjunction
with the great event in Milan,
placing the city at the centre of a
rich and stimulating debate, where
talented, prepared and creative
young artists play an essential role.
On behalf of the City of Urbino, I
therefore would like to thank the
Accademia di Belle Arti and all of
the partners involved in giving life
to this prestigious event.
7
Giorgio Londei
Enrico Chiesa
Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Urbino
Managing Director / Studio Chiesa
Il progetto espositivo OS_1 (OPERATIVE
SYSTEM 1) / NUTRIMENTUM arriva a
segnare la chiusura di un semestre operoso.
Sono orgoglioso che l’Accademia di Belle
Arti di Urbino sia, senza sosta, presente nel
panorama cittadino - e con esso nazionale ed
internazionale - con proposte rilevanti dal punto
di vista espositivo e didattico.
Non va infatti dimenticata la natura peculiare
della nostra istituzione, un’accademia appunto,
che forma artisti e professionisti del mondo
delle arti. I nostri studenti hanno la necessità
di misurarsi con il contesto dell’arte nelle sue
forme attuali, e le mostre, i premi, i progetti
espositivi e curatoriali, che sono in cantiere in
Accademia, sono il banco di prova, insieme alla
pratica di laboratorio, per un giovane artista in
formazione.
Nel momento in cui la città riscopre un volto
nuovo grazie alla conclusione di importanti
restauri e al ritorno in sede delle opere - numi
tutelari della città, l’Accademia, grazie al lavoro
di uno staff inesausto, offre con costanza
un programma ricco di eventi e uno sguardo
aggiornato sull’arte.
Inoltre, e non è affatto secondario a mio avviso,
quest’ultimo progetto nasce da una nuova e
rilevante collaborazione con lo Studio Chiesa
di Milano, gode del patrocinio di EXPO Milano
2015 e del Comune di Urbino, confermando,
così, una rete di relazioni progettuali con
il mondo professionale e con le istituzioni
culturali.
8
The exhibition OS_1 (OPERATIVE
SYSTEM 1) / NUTRIMENTUM is
the conclusion of an incredibly
productive semester. I am proud
that the Accademia di Urbino
is continuously contributing to
the city’s artistic offer with both
cultural and educational projects of
national and international acclaim.
We should not forget the particular
nature of our Institution, an
academy aimed at the formation of
artists and art world professionals.
Our students need to tackle
the most current forms of the
international art context and the
shows, the prizes, the curatorial
projects and the workshop in
progress at the Accademia,
constitute the ideal test bed for
these young artists.
In a moment when the city is
rediscovering itself thanks to
the conclusion of important
restorations and the return
home of emblematic works of
art, the Accademia, thanks to the
cooperation of its energetic staff,
offers a rich programme of events
witnessing its updated view on art.
As a matter of the first importance,
moreover, this very last project
was born from a profoundly
relevant collaboration with the
Studio Chiesa, in Milan, under the
auspices of EXPO Milano 2015 and
with the support of the Urbino City
Council, confirming our current
networking with the professional
world and cultural institutions.
Sono orgoglioso e felice che il nostro Studio di
comunicazione, che tanto crede nell’arte come
fonte inesauribile di ispirazione ed energia,
abbia allacciato una fruttuosa e stimolante
collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di
Urbino mediante Nutrimentum. L’arte alimenta
l’uomo, progetto nel quale abbiamo fortemente
creduto e investito.
I am proud of and pleased with,
the fruitful and stimulating
collaboration between our
Communication Agency, that
so much believes in art as an
unlimited source of inspiration
and energy, and the Accademia di
Belle Arti di Urbino, celebrated by
the project Nutrimentum. Art feeds
Man, in which we have strongly
believed and invested.
La possibilità di mettere in dialogo giovani
talentuosi studenti con i contenuti forniti dagli
scienziati sulle tematiche di Expo Milano 2015,
ci conferma che tale metodologia, incentrata
sulla contaminazione dei saperi, vada sempre
più perseguita e incoraggiata.
The possibility of allowing a
dialogue among talented young
students on the topics provided by
scientists in regard to Expo Milano
2015, confirms that such a method,
focussing on interdisciplinarity,
is to be further pursued and
encouraged.
Voglio sperare, dunque, che questa esperienza
di condivisione con l’Accademia di Urbino, sia
la prima di un percorso di più largo respiro e
di sperimentazione sul campo. E che dunque
a Operative System 1, seguano altre edizioni
nelle quali possa incrementarsi la reciprocità di
pensiero e sguardo.
I hence want to believe that
this experience shared with the
Accademia di Urbino may be
only the first of a series of largescale efforts towards field-based
experimentation. In the hope,
thus, that Operative System 1
may be followed by other editions
dedicated to the reciprocity of
perspectives and visions.
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Umberto Palestini
Nutrimentum
p. 13
Elisabetta Pozzetti
Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo non è una mostra,
è una metodologia
p. 21
Elisabetta Pozzetti
Nutrimentum e l’arte dal punto di vista della Scienza
p. 27
Micla Petrelli
Note per un’arte del nutrimento e della fame
p. 34
Giuliano Sergio
La grande abbuffata: appunti per un immaginario
gastronomico italiano tra cinema e fotografia
p. 39
Alberto Zanchetta
DE GUSTIBUS. Per un’educazione alimentare-culturale
p. 47
Adele Cappelli
Saziami e di pubblicità straziami
p. 50
Maria Giovanna Mancini
Transform: l’arte trasforma il mondo
p. 61
Artworks
p. 67
11
Nutrimentum
Umberto Palestini
Dall’assassinio alla ricerca il passo è breve.
Alice B. Toklas, I biscotti di Baudelaire
12
Il termine Nutrimentum esprime l’atto di
nutrire o di nutrirsi e, per estensione, designa
tutte quelle sostanze che forniscono i principi
necessari al sostentamento e alla vita.
Sinonimo di cibo, somministrato a sé o alla
comunità, può essere declinato all’interno di
un reticolo rizomatico di rimandi e riferimenti
che mettono insieme antropologia e antiche
scritture, scienza e psicologia, letteratura e
sociologia, estetica e neurogastronomia, arte e
biologia. Il cibo e l’alimentazione, nonché l’atto
del nutrire, diventano simboli fondamentali,
emblemi della sopravvivenza ma anche
delle qualità sensuali legate alla cucina e alle
interazioni dei sapori. Un universo in cui il
gusto, l’olfatto e la vista intrecciano inedite e
sorprendenti alleanze a seconda della cultura,
delle geografie, delle tradizioni, della storia.
Potremmo osservare il cibo attraverso
un’ottica scientifica e tracciare la storia che
porta dai semi al piatto,1 oppure attraverso
lo sguardo di un bambino che ripensa
all’infanzia di stenti come in Pane nostro di
Predag Matvejević, opera capitale, narrazione
del “grandioso vagabondaggio del grano”.2
Potremmo prediligere i pantagruelici appetiti e
il “gusto della dismisura” di François Rabelais,
o gli allucinanti deliri, causati dall’inedia, del
protagonista di Fame di Hans Hamsun. Il
cibo, e le azioni, i gesti che ne configurano la
consumazione, può anche essere ripensato
analizzando le varie opere di Michael Pollan,
il quale ne Il dilemma dell’onnivoro scruta,
con acume, gli irreparabili danni causati dal
disordine alimentare; ne In difesa del cibo,
cerca di sconfessare le regole imposte dalle
attuali potenti lobbies dell’industria alimentare,
nel recente Cotto, affonda la sua ricerca
nell’atto della preparazione del cibo: la cucina
Nutrimentum
The word Nutrimentum implies
both the act of feeding and
of eating and, by extension,
designates all those substances
creating the necessary conditions
for sustenance and life.
Synonymous with food, distributed
to the self and to the community,
it can be inflected in a rhizomatic
variety of references and allusions
mixing anthropology and ancient
texts, science and psychology,
literature and sociology, aesthetics
and neurogastronomy, art and
biology. Food and nutrition as well
as the act of feeding thus become
fundamental symbols, emblems
of the idea of survival but also of
the sensual qualities connected to
cooking and flavours’ interaction:
a universe where taste, hearing
and sight form unexpected and
surprising alliances according to
different cultures, geographies,
traditions and history.
We could observe food through
the lens of science and follow
its history from seeds to dishes1
or through the glance of a child
who remembers his precarious
infancy as in Pane nostro by Predag
Matvejević, a masterwork in
narrating the epic “vagabondage”
of wheat. 2 We could, instead,
favour Francois Rabelais’s
Pantagruelic appetites and taste
for excess or the hallucinatory
delirium of the starving
protagonist of Hans Hamsun’s
Hunger. Food and the actions,
the gestures characterising
its consumption, can also be
reconsidered by analysing various
books by Michael Pollan, such
as The Omnivore’s Dilemma
where he acutely scrutinises the
irreparable damages caused by
eating disorders; or In Defense
of Food, where he aims to reject
the rules imposed by the current
food industry’s powerful parties;
13
14
e il suo inestricabile rapporto con l’identità
umana, ma anche con le degenerazioni che
l’arrivo del fast food ha procurato al fondamento
della vita familiare e comunitaria, il “pasto
condiviso”: quella pratica centrata sul “sapore
della mano” che, per l’autore, è “sapore
dell’amore”, quel sapore che è il frutto del dono
della natura e non dell’industria in quanto “ciò
che mangiamo non è né più né meno che il
corpo del mondo”.3 Il cibo con la sua sfera di
significati può anche essere osservato secondo
la logica della tramutazione degli alimenti,
attraverso il “macello trasparente” oppure
quale effetto dell’assassinio perpetrato in
cucina nei confronti di piccioni, carpe e anatre
in quell’eccentrico libro di ricette raccolte da
Alice B. Toklas, in cui il branzino di Picasso si
confronta con le mele glassate di Cecil Beaton,
il caffè di James Joyce, o con le uova alla
Francis Picabia.4
Alimentazione, valori nutritivi, eccentriche
armonie di sapori diventeranno, nella forma
della dichiarazione di intenti avanguardisti, quale
è Il manifesto della cucina futurista di Filippo
Tommaso Marinetti, un esplosivo zibaldone che
fa convivere soluzioni diverse. La perentoria
abolizione della pastasciutta, delle tradizionali
miscele, del “quotidiano mediocrista nei piaceri
del palato”, della “forchetta e del coltello per i
complessi plastici che possono dare un piacere
tattile prelabiale”, coesiste con strampalate
invenzioni, come quella attribuita al pittore Fillìa,
il Carneplastico: “una grande polpetta cilindrica
di carne di vitello arrostita ripiena di undici
qualità diverse di verdure cotte” o l’Equatore
+ Polo Nord di Enrico Prampolini, composto
“da un mare equatoriale di tuorli rossi d’uovo
all’ostrica con pepe sale e limone”.5
Se i Futuristi, con il loro credo modernista,
auspicano “la creazione di bocconi simultanei
e cangianti che contengano sapori da gustare
in pochi attimi”, il rapporto fra arte e cibo ha
una storia molto più antica che coincide con la
storia dell’uomo, risale agli albori della civiltà.
or, too, his recent Cooked, where
he immerses his research into the
act of food preparation: cooking
and its inextricable relationship
with human identity, but also
with the degenerations provoked
by fast food in the foundations
of family and community life:
“the shared meal”. By this the
author means a practice based
on the “hand taste”, which is the
“taste of love”, a fruit of nature
rather than a gift from industry
since “what we are eating is
never anything more or less than
the body of the world”.
Food and its semantic sphere can
also be observed in relation to the
logic of food’s transformation, to
the “transparent slaughterhouse”
or in relation to the effects of the
kitchen crimes – indeed murders –
committed against pigeons, carps
and ducks in the eccentric book of
recipes by Alice B. Tokals, where
Picasso’s sea-bass is juxtaposed
to Cecil Beaton’s glazed apples or
James Joyce’s coffee is confronted
with the Eggs alla Francis Picabia.
Nutrition, the nutritive values
and the eccentric harmonies of
flavours, will take the form of
Avant-garde’s typical manifestoes
in Filippo Marinetti’s Futurist Cook
Book, an explosive jumble where
different solutions coexist. The
definitive abolition of pasta, of
traditional blends, of the everyday
“mediocrist” enjoying the
pleasures of the palate, of the fork
and knife, which can give “prelabial
tactile pleasure”: all of this is made
coexisting with odd inventions as
the one attributed to the painter
Fillìa, the so-called Carneplastico, a
gigantic, cylindrical beef meatball
roasted with eleven types of
cooked vegetables. Or think of
Enrico Prampolini’s Equatore+Polo
Nord, made of a mix of “equatorial
sea” red egg yolks, oysters, salt,
pepper and lemon.
If, with their Modernist credo,
Futurists were hoping for the
creation of “simultaneous
and shimmering” bites with
instantaneous flavours, the
relationship between art and
food has a much longer history,
Joseph Beuys, Capri-Batterie, 1985
15
Walter Marchetti, Natura Morta, 1988
16
Achille Bonito Oliva ne traccia un sintetico ma
puntuale percorso, introducendo la mostra
Nutrimenti dell’arte allestita a Erice nel 1995.
L’autore descrive un percorso che dai graffiti
nella caverna di Lescaux si snoda attraverso
il grande genere della natura morta, dell’arte
bizantina per la quale il legame simbolico tra
l’immagine del pesce e la nutrizione spirituale
diventano inscindibili, fino a tracciare le rotte
dell’arte contemporanea: qui predominano
le istanze di natura ecologica, mentre le
disparità di approvvigionamento e la scarsità di
risorse alimentari generano incubi di dolore e
sofferenze umanitarie.
I visionari ritratti di Arcimboldo, le surreali
scene di Hieronymus Bosch, la celebre
canestra di frutta di Caravaggio, lo scandaloso
déjeuner di Edouard Manet, la concettuale
macinatrice di cioccolato di Marcel Duchamp,
gli illusionistici dolci di Claes Oldemburg, le
Campbell Soup e le Coca Cola di Andy Warhol,
le istanze ecologiche professate da Joseph
Beuys, i quadri trappola di Daniel Spoerri,
come la Tavola Agro-gastronomica, le materie
decomposte fotografate da Cindy Sherman,
il poetico Pane alfabeto di Giuseppe Penone
sono alcune esemplari opere che testimoniano
lo stretto legame tra arte e cibo. Una relazione
che nella recente mostra Arts & Food, curata da
Germano Celant, viene articolata secondo un
percorso incrociato che intreccia arte, design,
moda, pubblicità. Partendo dal 1851, anno
della prima Esposizione Universale di Londra,
il critico elabora un enciclopedico tragitto dove
il tema della spettacolarizzazione dei prodotti
e la “mercificazione dell’immaginario” legato
ai grandi eventi globali si interfaccia con il
nuovo modo di cibarsi, sia fisico che mentale,
per offrire una costellazione di rimandi ed
incroci che attestano “un ordine provvisorio e
variabile”.6
Il tema del nutrimento travalica anche le
aperture proposte dalle arti contemporanee
per sviluppare dibattiti intorno al nodo centrale
dating back to the outset of
civilization. Achille Bonito Oliva
offered a succinct but punctual
reconstruction of that history in
the introduction of the exhibition
Nourishments for Art, held in Erice
in 1995. The author described a
course that, beginning with the
Lescaux graffiti goes through the
genre of Still Life and Byzantine Art
– where the symbolic relationship
between the image of the fish and
spiritual nutrition is inseparable
– up to contemporary art: what
dominates here are ecological
issues in relation to the painful
nightmares and the human
sufferance caused by the lack of
resources and the discrepancy in
food provision.
The visionary portraits by
Arcimboldo, the surreal scenes
by Hieronymus Bosch, the
famous basket by Caravaggio, the
scandalous déjeneur by Eduard
Manet, the conceptual Chocolate
Grinder by Marcel Duchamp,
the illusionistic treats by Claes
Oldenburg, The Campbell Soup and
the Coca-Cola by Andy Warhol, the
ecological issues arisen by Joseph
Beuys, the trap-paintings by Daniel
Spoerri like his Astro-gastro-dinner,
the decomposed materials in the
photos by Cindy Sherman, the
poetic Pane Alfabeto by Giuseppe
Penone: these are all examples
of works witnessing the close
relationship between art and food.
Such relationship is at the heart of
Arts&Food, the recent exhibition
curated by Germano Celant,
articulated into a cross-disciplinary
route, mixing art, design, fashion
and advertisement. Beginning from
1851, the year of the first World
Exhibition in London, the critic
has elaborated an encyclopaedic
display where the theme of the
spectacularization of the products
and the commodification of the
imagery connected with big global
events, interacts with the new ways
of eating – both physically and
spiritually – to offer a constellation
of allusions attesting a variable and
provisional order.
The theme of nourishment
goes beyond the horizons offered
17
dello sviluppo sostenibile, dei precari equilibri
degli ecosistemi, della minacciata biodiversità,
insieme ai temi delle culture, delle conoscenze
e della formazione. Una formazione che, da un
lato dovrebbe sensibilizzare una società sempre
più attenta ai valori etici, capaci di sviluppare
una coscienza impegnata a creare i presupposti
di una crescita solidale, dall’altro dovrebbe
proporre una idea di formazione come Bildung
dei nostri tempi che sia nutrita di libertà. Una
libertà concepita non come punto d’arrivo di un
percorso conoscitivo, quanto sviluppo di una
ricerca costantemente in cammino orientata ad
annunciare nuove visioni di mondi possibili. Un
tragitto che si fondi su quella libertà che, per
dirla con le parole di Erri De Luca, “comporta
un azzardo e un cammino. La libertà non è un
giardino, ma un paio di sandali che vanno sopra
sassi e rovi”.7
Ecco, la nostra missione, la missione
dell’Accademia di Belle Arti di Urbino vuole
ispirarsi a questa idea di formazione che non si
appaga di soluzioni, di ricerche definitive, e non
aspira a tracciare un hortus conclusus dell’arte.
Semmai aspira a quell’assassinio, come si
diceva, che sia però un assassinio perfetto,
come ogni ricerca comporta: eliminazione
– di sé, di ciò che ci ha nutrito – perché si
possa costruire “altro”, altro cibo, un processo
della formazione tutta contemporanea, dove
l’azzardo è cammino.
by contemporary art to develop
debates on sustainability,
the precarious equilibrium of
ecosystems and of biodiversity
alongside themes related to
culture, knowledge and, especially,
formation. On the one hand,
formation should make society
more aware of ethical values in
order to promote engagement and
create the basis for a responsible
growth; on the other, it should not
be intended as an end in itself,
but rather as a contemporary
and free Bildung, conceived as
the development of a research
oriented towards new possible
worlds, that is, as freedom: to
borrow Erri De Luca’s words, a
“freedom” which “is not a garden
but a pair of sandals to walk on
stones and brambles”. Our mission
as an Accademia di Belle Arti
should not rely on solutions, on
defined researches; should not
aspire to create an artistic hortus
conclusus. Our mission should
rather aspire to the murder evoked
by Alice B. Toklas Cook Book, the
perfect murder intrinsic to any
research: elimination – of the self,
of what has fed us – as a possibility
to make “something else”, to make
other food, as an all contemporary
way to intend formative processes,
where progress is the hazard.
G. M. Shepherd, All’origine del gusto. La nuova scienza della neurogastronomia, Codice, Torino 2014.
2
P. Matvejević, Pane nostro, Garzanti, Milano 2012.
3
Di Michael Pollan ci si è riferiti alle seguenti opere: Il dilemma dell’onnivoro
(Adelphi, Milano 2008, p. 436); In difesa del cibo (Adephi, Milano 2009);
Cotto (Adephi, Milano 2014, p. 440).
4
A. B. Toklas, I biscotti di Baudelaire, Bollati Boringhieri, Torino 2013.
5
F. T. Marinetti, Il manifesto della cucina futurista in A. Bonito Oliva ( a cura
di), Nutrimenti dell’arte, Charta, Milano 1995, pp. 28, 24.
6
G. Celant (a cura di), Arts & Foods. Rituali dal 1851, Electa, Milano 2015, p. 38.
7
E. De Luca, Postfazione a P. Matvejević, op. cit, p. 229.
1
18
19
Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo1 non
è una mostra, è una metodologia
Elisabetta Pozzetti
20
All’inizio del 2012 Studio Chiesa si è
approcciato ad Expo Milano 2015 riflettendo
su cosa ci si sarebbe aspettati da quella
Esposizione Universale che doveva, nelle
intenzioni, essere diversa dalle precedenti,
perché detentrice di risposte o comunque
ipotesi percorribili.
“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” era ed
è un argomento spinoso, carico di aspettative
e di contraddizioni. Carico pure di falsi miti
e pregiudizi incalliti. Più ci addentravamo
nella materia più diveniva difficile discernere
il giusto dal fazioso, l’ovvio dal discutibile, il
certo dall’indefinibile. Quando ci si accosta a
determinati temi, i “grandi” temi, ci si accorge
della minutezza dell’individuo, che non è solo
fisica ma soprattutto culturale. Pensare che nel
2050 saremo presumibilmente 9,2 miliardi di
persone e che potrebbero non esserci le risorse
sufficienti a garantirne la sopravvivenza, apre in
ognuno di noi un baratro, ancor di più in chi ha
dei figli che gli sopravviveranno.
Come fuggire dunque alla banalizzazione ed
evitare la perpetuazione dei triti e lesivi luoghi
comuni? Mettendo in campo una squadra di
scienziati.
Come rendere i loro report, fatti di numeri
e terminologie tecniche, espressivi ed
emozionanti? Chiamando all’appello una
squadra di artisti.
Il reclutamento di entrambi non è stato casuale,
così come gli inserimenti successivi sono
derivati dal sentirsi parte di una metodica
speciale, con la convinzione che il contributo
di ognuno non fosse affatto banale. Al gruppo
di scienziati del progetto Foodcast2, si sono
aggiunti professionisti di altri ambiti, spesso
complementari, dando alle conversazioni una
pluralità di visioni e posizioni. Gli artisti, invece,
sono stati in parte segnalati dalle gallerie,
Nutrimentum. Art feeds Man
is not an Exhibition. It is a
Methodology
At the beginning of 2012, Studio
Chiesa started to approach
the topic of Expo Milano 2015,
reflecting on what to expect from a
World Exhibition which, according
to its intentions, was already meant
to be different from the previous
ones in terms of propositions and
feasible hypotheses.
“Feed the planet, Energy for
Life” was and is a pungent topic,
dense with expectations and
contradictions as it implies fake
myths and rooted prejudices
too. The more we entered the
subject the more it became hard
to discern between objectivity
and opinion, the obvious and
the discussable, the certain and
the uncertain. In fact, when it
comes to specific topics, the
fundamental themes in life, one
realises one’s own smallness,
which is not merely physical but
mostly cultural. The idea that in
2050 we are presumably going to
be 9.2 billion people and there may
not be enough resources for our
survival, creates a void in each of
us, especially if we are parents of a
future generation.
Thus, how to escape from
banalization and avoid the
perpetuation of trite and
dangerous common places? I’d say
by involving a team of scientists.
How to turn their numeric and
technical reports into something
expressive and emotional? Calling
a team of artists.
The calling wasn’t fortuitous
as weren’t the later additions
deriving from sharing a special
method and from the belief that
each individual’s contribution was
essential. The group of scientists
consisted of the Foodcast Project,
joined by professionals from
other, often complimentary fields,
permeating the conversation with
a plurality of voices and positions.
21
22
sollecitate nell’edizione 2012 di ArtVerona3, e in
parte scelti dalla sottoscritta.
Una condizione per esserci: partecipare agli
incontri4 che nella sede di Studio Chiesa di
Milano vedevano i vari studiosi trattare le
tematiche oggetto di Expo, toccando le materie
prime, le filiere, le dinamiche economiche,
medicali, odontoiatriche e nutrizionali,
neuroscientifiche e anche antropologiche.
Un puzzle grandioso, del quale ogni singola
tessera è divenuta per alcuni perla preziosa per
altri pietra dello scandalo. Mi spiego meglio:
la platea, invitata a intervenire, non sempre
ha condiviso quanto veniva esposto con
dati, statistiche, argomentazioni scientifiche.
Perché? Perché principalmente siamo restii
a scalfire le nostre rassicuranti convinzioni,
che per praticità spesso sono semplificazioni
finalizzate a non porci nel dubbio. Certe
conversazioni, dunque, hanno shakerato alcuni
degli artisti, con proficui esiti, altri hanno scelto
di abbandonare la ricerca perché non conforme
al loro status mentale e culturale. Alla fine
sono rimasti solo coloro che si sono messi in
gioco e si sono spogliati di una qualsivoglia
presunzione intellettuale individuando in questa
proposta un’opportunità di crescita, scevra
da manipolazioni politicizzanti e ideologie
precostituite.
Immediatamente si è rivelata interessante la
comunicazione tra i due mondi: concisa, tecnica
e pragmatica di contro a quella visionaria,
emozionata e trasversale. La sintesi versus
l’astrazione, la realtà dinanzi al futuribile. Un
incontro-scontro tra titani, che spesso ha
alimentato dibattiti al fulmicotone, che sono
diventati humus speciale per l’ispirazione degli
artisti e per l’impostazione degli scienziati. Gli
ingredienti, ovvero i contenuti profusi nelle
sedute e negli approfondimenti pubblicati e
condivisi di volta in volta, sono stati impastati
da scienziati e artisti insieme, che si sono
scelti in aggregazioni naturali, quasi per affinità
elettiva.
Artists, instead, were partly
signalled by galleries, solicited
by Studio Chiesa during the 2012
edition of ArtVerona, and partly
shortlisted by myself.
A common denominator:
attending the meetings held
at the Studio Chiesa in Milan,
where various experts have been
treating Expo-related topics,
including raw materials, food
chains and economic, medical,
dental, culinary, neuroscientific
and anthropological dynamics.
A grand puzzle, whose tiles have
become for artists either an
inspiration or a bad example. To
better explain: the selected cohort
has not always shared the topics
discussed via data, statistics
and scientific articulation. Why?
Firstly because we are reluctant
to leave our comfort zone, which
is often just a simplification
aimed at keeping certainties.
Some of the conversations, thus,
have happily stimulated certain
artists, while others have chosen
to abandon the research as it was
not compliant with their cultural
and intellectual status. In the end
only those who were able to leave
their comfort zone, remained, that
is, only those who were ready to
abandon intellectual presumption,
identifying such a proposal with
an opportunity to grow, freed
from political manipulations and
preconceived ideologies.
The communication between
the two worlds immediately
proved interesting: the concise,
the technical and the pragmatic
versus the visionary, the emotional
and the cutting-edge. Synthesis
versus abstraction, reality versus
potentiality. It was an encounterconfrontation between Titans,
which has often fed explosive
debates soon to become the
humus for the artists’ inspiration
and the scientists’ method alike.
The ingredients, that is, the
contents discussed in the meetings
and in the follow-up studies later
published and shared, have been
mixed together by artists and
scientists, who have chosen each
other almost according to elective
L’esito: ogni artista ha prodotto uno o più
progetti capaci di essere complemento visivo
al contenuto inspiratore. Lo stupore a questo
punto è venuto dalla compagine scientifica,
smarrita e al contempo esaltata dalle
potenzialità della creatività artistica, capace in
realtà della stessa sintesi propria della scienza
con una potenzialità in più, unica ed esclusiva,
di saper emozionare pescando dall’irrazionalità,
dall’inconscio, dal magma interiore quei valori
intangibili e carsici, pure ancestrali, che rendono
il nostro alfabeto visivo sovralinguistico ed
eterno. La correttezza analitica della scienza
unita alla potenza espressiva dell’arte sono
la risposta più efficace che potessimo dare
ai temi sollecitati da Expo. I bozzetti sono la
dimostrazione di un connubio riuscito.
Il metodo funziona ed è uno straordinario
strumento di comunicazione.
Un terzo interlocutore, che abbiamo attratto
e che siamo fiduciosi entrerà prossimamente
in dialogo, è l’imprenditoria che, utilizzando il
binomio arte-scienza, potrà con modalità nuove
definire con autorevolezza la mission e l’identità
dell’azienda.
Non potevamo fermarci qui, naturalmente.
Nell’iter da subito si è deciso di coinvolgere
non solo gli artisti, la cui professionalità è
consolidata da esperienze sul campo e da una
maturità estetica solida, ma anche gli studenti
di Accademia, forse più acerbi ma decisamente
stimolanti e non scontati.
Da qui è conseguita la partnership con
l’Accademia di Belle Arti di Urbino attraverso
Michelangelo Galliani, artista coinvolto nel
progetto e docente all’Accademia medesima,
che ha veicolato le potenzialità di Nutrimentum.
L’arte alimenta l’uomo.
Gli esiti sono testimoniati da questo catalogo
e dalle mostre5, curate e volute dal direttore
Umberto Palestini, che in tal modo suggella
una collaborazione proficua e assai generosa
nell’entusiasmo e nella fiducia riconosciutaci.
L’inserimento dei contributi in catalogo qualifica
affinities.
The result: every artist produced
one or more projects in order to
function as a visual counterpart
to the inspiring contents. The
major astonishment came from
the scientists as they got lost and
at the same time exalted by the
artists’ creative potential, indeed
characterised by the typical
synthesis of science combined with
the unique and exclusive ability to
emotionally move by means of the
irrational, unconscious, interior
magma of the intangible, Karstick
and ancestral values, which make
our visual alphabet extralinguistic
and everlasting.
The union between science’s
analytical correctness and art’s
expressive power has been the
most effective response we could
offer to the Expo topics. And
the initial drafts are still the best
demonstration of this successful
marriage.
The method has worked as
an extraordinary device for
communication. In fact, a third
party, we have attracted and we
believe will enter our dialogue in
the next future, is the business
world: companies will be able
to make use of the art-science
binomial in order to define new
modalities to improve their mission
and identity.
But we could not stop here, of
course. Not only did we decide to
involve more established artists
with their long experience and
their solid aesthetic maturity, but
also students from the Accademia,
perhaps still immature but
unquestionably stimulating and
original.
We owe the partnership with the
Accademia di Belle Arti di Urbino
to Michelangelo Galliani, tutor
at the Accademia and one of the
established artists involved in the
project, who presented students
with the potential of Nutrimentum.
Art feeds Man.
The results are witnessed by
this catalogue as well as by the
exhibitions4, curated and strongly
encouraged by Professor Umberto
Palestini, Dean of the Accademia,
23
ancora di più il valore e la coralità degli spunti
e delle competenze, accrescendo la valenza
culturale del tutto.
Nella cordata di entusiasmi si sono aggiunti
direttori di Musei6, che hanno voluto
Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo esposto
nelle loro sedi, amplificandone la risonanza e la
portata estetica e di contenuti.
Vengo alle conclusioni.
Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo non è una
mostra, è una metodologia. La mostra è una
delle virtuose conseguenze. Paradossalmente il
progetto poteva chiudersi con i bozzetti.
Ed essendo un metodo può essere declinato
su tematiche differenti, su problematiche altre
così come in questo primo giro di applicazione
la materia viva su cui ci si è cimentati è stata
l’alimentazione.
È interdisciplinare e fa suoi i cardini dell’arte e
della scienza sui quali roteare ed aprire tutte
le possibili porte per una nuova e alternativa
visione della contemporaneità e del futuro,
mirando sempre più a uno sguardo a 360°.
È un progetto di Studio Chiesa coperto da copyright.
Si tratta di un progetto di ricerca, supportato da Regione Lombardia e dal
MIPAF (Ministero delle Politiche Agricole e Forestali), che ha messo in
campo sul tema dell’agroalimentare un insieme eterogeneo di scienziati
provenienti dai migliori atenei italiani, fra cui la Scuola Internazionale di Studi
Avanzati (SISSA) di Trieste, l’Università degli Studi di Milano, l’Università
di Bologna Alma Mater e l’Università degli Studi di Perugia. Si veda il sito
dedicato: www.foodcast.sissa.it.
3
Abbiamo sensibilizzato i galleristi nel 2012 attraverso la divulgazione mezzo
stampa e inserendo in ogni catalogo una nota informativa sul progetto e sulle
modalità di partecipazione; l’anno seguente pubblicando una doppia pagina in
catalogo: ArtVerona. Project Fair, 2013, pp. 28-29.
4
Gli incontri sono stati videoregistrati e pubblicati sulla piattaforma operativa
www.nutrimentum.org così da essere visti dagli assenti e rivisti da coloro
che avevano un particolare interesse, oltre a divenire materiale prezioso di
approfondimento per tutti.
5
Umberto Palestini si è prodigato per dare visibilità al nostro progetto,
facendolo proprio. Per questo è stato chiamato Nutrimentum. L’arte alimenta
l’uomo. OS_1, dove l’anagramma sta per Operative System, dicitura con la
quale ricomincia un percorso espositivo e curatoriale, sospeso negli anni
nei quali la reggenza dell’Accademia era di altri. Le mostre dedicate saranno
dunque in due spazi di una bellezza commovente: l’Orto dell’Abbondanza
a Urbino (13 maggio-14 giugno 2015) e la Fortezza Borbonica a Civitella del
Tronto (11 luglio – 30 settembre 2015).
6
In particolare a Verona, Paola Marini (dirigente della direzione Musei d’Arte
e Monumenti di Verona e direttrice di Museo Castelvecchio) ha coinvolto
Luca Massimo Barbero e Patrizia Nuzzo (direttore artistico e conservatrice
della Galleria d’Arte Moderna) e Giuseppe Minciotti (direttore Museo Civico
di Storia Naturale) creando una mostra in rete nelle tre sedi, dal 5 giugno al 30
1
2
24
as a way to seal up the generous
and fruitful collaboration and as a
recognition of our enthusiasm and
trustiness. The insertion of several
contributions in the catalogue
attests an even more qualifying
recognition of the value and the
sense of collaboration implied
in our ideas and competences,
increasing the cultural value of the
whole project.
Such a concoction of
enthusiasms has been enriched by
the participation of the Museums’
directors5, who have made it
possible for the exhibition to be
held at their venues, amplifying the
resonance and the aesthetic power
of the show’s contents.
To sum up: Nutrimentum. Art
feeds Man is not an exhibition,
but a methodology. The show
is only one of its virtuous
consequences. The project could
have paradoxically ended with
the drafts. And in this light, this
method can be potentially used to
develop different themes, further
problems, following up this first
application whose core material
has been food.
It is interdisciplinary and has
its main principles in art and
science, from which to open up to
a new and alternative vision of the
present and the future, aimed at an
all-encompassing approach.
agosto 2015. Con loro e con Antonia Pavesi, consigliere incaricata alla cultura
del Comune di Verona, inoltre si è deciso di inaugurare le mostre mediante un
convegno scientifico, che si terrà il 5 giugno nella sede del Museo Civico di
Storia Naturale, nel quale gli scienziati coinvolti esporranno la loro ricerca e il
loro punto di vista sul futuro (che è presente) alimentare. A seguire l’impatto
con le installazioni, che saranno complemento visivo e consolidamento
concettuale dell’apporto scientifico.
A Kassel la presenza di Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo la si deve a Kai
Füldner, direttore del Museo di Storia Naturale – Ottoneum, ad Harald Kühlborn
e Diana David. Vi approderà l’opera Forma di Chiara Lecca, realizzata insieme
a Jannis Kounellis e allo scienziato Piero Augusto Nasuelli, che sarà esposta
all’interno della personale dell’artista “Quod paret” (19 giugno – 6 settembre
2015). Anche Mario Turci, direttore del Museo Ettore Guatelli, ha collaborato
aprendo le porte del museo per un workshop interessantissimo che ha fatto
dialogare scienziati e artisti sulla cultura materiale e la poetica dell’oggetto. Si
è tenuto il 5 ottobre 2013, in occasione della IX Giornata del Contemporaneo,
anch’esso visibile sulla piattaforma del progetto ( http://www.nutrimentum.
org/site/video/05-ottobre-2013), sul sito di Studio Chiesa e sulla pagina
Youtube dedicata (http://bit.ly/1GhS53b). Altri approfondimenti sul patrimonio
del Guatelli sono visibilik: http://bit.ly/1QsiMuc.
Un altro referente importante è stato Mons. Luca Bressan, Vicario episcopale
per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale della Diocesi di Milano,
che ci ha dato in un contributo (inserito nel catalogo veronese di Nutrimentum.
L’arte alimenta l’uomo in corso di pubblicazione) il punto di vista della teologia
sul grande tema dell’alimentazione. Segnalo l’interessante lettura del suo
recente libro: Luca Bressan, Dio ci invita alla sua tavola. Idee e domande di fede
intorno a Expo 2015, EMI, Bologna 2015.
25
Nutrimentum e l’arte dal punto di vista
della Scienza
Elisabetta Pozzetti
Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo ha
messo in dialogo scienziati e artisti sui
grandi temi del futuro alimentare. Lo
scambio è stato foriero di ispirazione e
stimolante a cambi di vedute.
Di seguito le testimonianze di due
scienziati coinvolti nel progetto, entrambi
afferenti all’Università di Bologna: Piero
Augusto Nasuelli, docente di Economia
delle produzioni animali e direttore
dell’azienda agraria dell’Ateneo, e Cesare
Zanasi, docente di Economia Agraria e
coordinatore del progetto Europeo SALSA
sulla sostenibilità delle filiere alimentari.
Il loro approccio agli argomenti e la
naturale disponibilità al dialogo ha
motivato diversi artisti ad allacciare la
ricerca estetica ai contenuti da loro forniti.
Ho chiesto a Piero e a Cesare di darci in
poche frasi il sapore delle loro materie
e dirci la valenza (se c’è) dell’incursione
dell’arte nel campo scientifico.
26
Nutrimentum and Art from a
Scientific Perspective
Nutrimentum. Art feeds Mankind
has allowed a dialogue between
scientists and artists on the great
themes of the future of food,
resulting in a stimulating and
inspiring exchange. Below are the
statements from two scientists
from the University of Bologna, involved in the project: Piero Augusto Nasuelli, Professor of Economics
of Animal Production and Director
of the faculty’s Agricultural Company, and Cesare Zanasi, Professor of
Agricultural Economics and Coordinator of the SALSA Project on the
sustainability of food chains. Their
approach to discussion as well as
their natural inclination to dialogue
have motivated several artists
to relate their aesthetic research
to the contents offered by the
scientists. I have asked Piero and
Cesare to provide us with a taste
of their subjects in a few sentences
and tell us the value, if any, of art’s
incursion into science.
27
Piero Augusto Nasuelli
28
Le statistiche della FAO sull’andamento della
popolazione mondiale ci dicono che nel 2007,
per la prima volta dal 1961, il numero di abitanti
delle zone rurali è stato inferiore a quello degli
abitanti nelle zone urbane; una differenza pari a
27 milioni di persone, non tante se si pensa ai
6,6 miliardi del totale.
Nel 2050 su una popolazione mondiale di oltre
9,5 miliardi di individui ben il 70 % vivrà in zone
urbane e tutto ciò dovrà prevedere soluzioni
innovative per l’approvvigionamento, trasporto
e distribuzione dei generi alimentari.
Nella quarta edizione del rapporto FAO
sulla malnutrizione nel mondo1 viene reso
evidente come la malnutrizione, pur essendo
un problema ben lungi dall’essere risolto
soprattutto in quelle zone del mondo nelle
quali le tensioni sociali sfociano in sanguinose
guerre, è tuttavia in calo, sia in termini relativi,
ovvero popolazione malnutrita sul totale della
popolazione sia in termini assoluti, un minor
numero di persone che soffre la fame.
Gli scienziati che si sono occupati di agricoltura
hanno raggiunto risultati impressionanti.
In meno di 50 anni sono riusciti a triplicare la
produzione agricola e in questo modo, non
solo è diminuita la “fame” nel mondo, ma è
stato possibile soddisfare la maggiore richiesta
di cibo. Al grande sforzo dei produttori si è
affiancato l’importantissimo ruolo dell’industria
alimentare, il numero di preparazioni alimentari
è impressionante, così come si è di molto
accresciuta la sicurezza alimentare, vuoi per
l’introduzione di norme sempre cogenti, vuoi
per il progresso tecnologico conseguito nel
trattamento delle derrate.
I prodotti di origine animali sono energivori e
alcuni di questi come quelli ottenuti dalle specie
monogastriche impattano sull’ambiente e
competono con i fabbisogni dell’uomo pertanto
sarà senz’altro necessario rivedere modelli di
produzione e di consumo.
FAO figures on world population
have revealed that in 2007 the
number of inhabitants of rural
areas proved to be inferior to that
of urban areas with a difference
of 27 million people – not many if
compared to the 6.6 billion total.
In 2050, in a world population of
over 9.5 billion, the 70% will live
in urban areas and this will imply
innovative solutions in terms of
food provision, transportation and
distribution.
From the fourth edition of
the FAO Report on the State of
Food Insecurity, it is evident
how food insecurity, though far
from being resolved especially
in areas of social turmoil and
wars, has however decreased in
terms of both the percentage of
undernourished population and
of the number of people suffering
from starvation.
Agricultural scientists have
reached impressive results. In less
than 50 years they have managed
to triple agricultural production in
such a way that not only has the
world’s hunger diminished, but
it was also possible to satisfy the
increasing demand for food.
The great effort of food suppliers
has gone hand-in-hand with the
fundamental role played by the
food industry in that the number
of food preparations is now as
impressive as the increase in food
security, be it for the introduction
of more cogent rules or for the
technological progress achieved in
food produces.
Animal-derived products are
energivorous and some, such as
those derived from monogastric
species, have a strong
environmental impact and compete
with human needs, so that it will be
necessary to reconsider models of
production and consumption.
Our current agro-industrial
knowledge allows us to state
that it will be possible to satisfy
the population’s food demand
up to 2050. Those simple topics
serve to introduce, if summarily
Le conoscenze attuali nel campo agroindustriale ci permettono di affermare che sarà
possibile soddisfare la domanda di alimenti
della popolazione stimata al 2050.
Questi semplici argomenti servono a
presentare, in modo molto sommario e
certamente incompleto, l’approccio con il quale
lo scienziato vuole affrontare il problema che
intende risolvere con la ricerca sia essa di base
sia applicata.
Mi occupo di produzione agricola, in particolare
quella di origine animale, e il mio obiettivo
è rivolto alla individuazione di tutte quelle
tecniche e modalità di produzione che sono in
grado di garantire oggi e soprattutto domani
un adeguato approvvigionamento di prodotti
alimentari.
Le risorse del pianeta sono limitate, ce ne
rendiamo perfettamente conto, e siamo
altrettanto consapevoli che il rapporto tra
agricoltura – ambiente deve essere equilibrato,
è necessario stabilire un’armonia.
Nell’arte ho sempre cercato l’armonia, quindi
quale occasione migliore per un confronto arte
scienza sul tema della produzione agricola e
nutrizione.
Mi sono chiesto: “Se l’artista è affamato
di bellezza perché non trovare il modo per
dialogare con lui per fargli capire in che modo è
possibile nutrire gli uomini?”.
In un mondo in cui le relazioni tra i sistemi sono
sempre più complesse occorre elaborare nuovi
e più significativi strumenti di comunicazione e
rappresentazione.
La conoscenza reciproca e il confronto con
gli artisti ci permettono la definizione di un
linguaggio in grado di esprimere il concetto
etico universale di felicità e benessere dei
popoli.
and incompletely, the approach
adopted by scientists to deal with
the issues they aim to resolve via
basic or applied research.
I am concerned with agricultural
production, particularly of animal
origins, and my goal is to identify
techniques and methods of
production aimed at guaranteeing
the right provision of food products
for the present but mostly for the
future. We know that the planet
resources are limited as well as
we are aware that, in order to
balance the relationship between
agriculture and environment, it is
necessary to establish a sense of
harmony.
In art I have always looked
for harmony, thus what better
opportunity to allow a dialogue
between art and science on the
theme of agricultural production
and nourishment?
I then asked myself: “If artists
are hungry of beauty, why don’t we
find a way to dialogue with them as
to show them possibilities to feed
humans?”.
In a world where relationships
among systems are more and
more complicated, it is essential
to elaborate new meaningful
instruments for communication
and representation.
Reciprocal knowledge and a
dialogue with artists can allow
us to define a language able to
express an ethical concept of
universal happiness for people’s
health and happiness.
FAO, IFAD and WFP. 2014. The State of Food Insecurity in the World 2014.
Strengthening the enabling environment for food security and nutrition.
Rome, FAO.
1
29
Cesare Zanasi
30
Facendo ricerca sulla sostenibilità dei
sistemi alimentari mi dovrei qualificare come
“scienziato” termine che sa di provette, lavagne
piene di equazioni, strumenti elettronici ed
altre strumentazioni più o meno pittoresche
a cui la vulgata cinetelevisiva ci ha abituato
negli anni. Ecco emergere con forza il valore
evocativo della parola che, pronunciata in
un certo contesto, come ad esempio un
incontro con il pubblico, genera come riflesso
automatico attese ed atteggiamenti ben precisi,
magari proprio imparati dai modelli proposti dai
media. Questo riguarda sia lo “scienziato” sia il
pubblico.
Ed è proprio con il valore evocativo delle parole
che, come scienziato, mi sono confrontato
quando ho dovuto raccontare ai miei colleghi e
al pubblico i risultati del nostro lavoro.
Raccontare la sostenibilità in modo chiaro e
non fuorviante, almeno rispetto alle nostre
intenzioni, si è rivelato infatti forse la sfida più
importante di questa fase del mio lavoro.
Ho lavorato come coordinatore di un grosso
progetto di ricerca che include partner Latino
Americani, Nord Europei, Mediterranei e
dell’Europa Centrale; ho dovuto interagire con
industriali, politici, agricoltori, organizzazioni
della società civile, accademici e consulenti
tecnici, ognuno portatore di interessi e
preconcetti culturali molto diversi ed a volte
contrastanti; mi sono trovato a gestire la
difficoltà di usare parole appropriate che non
ingenerassero conflitti e malintesi.
Un esempio fra tanti ha riguardato il ruolo
dei cosiddetti km0 come contributo alla
sostenibilità delle produzioni alimentari. È
oramai scontato che km0 sia sinonimo di
sostenibilità. Dalla nostra analisi, riferita a soia
e carne bovina esportata dall’America Latina
(Brasile ed Argentina) ad Olanda e Belgio, il
trasporto via nave è risultato la componente
di gran lunga meno importante nel generare
A researcher in food system
sustainability, I should qualify
myself as a “scientist”, which
evokes phials, black boards with
equations, electronic instruments
and other more or less picturesque
devices commonly fostered by
television and cinema. This is
the evocative power of words,
which, when said in a certain
context, for example, in a meeting
with a general audience, may
automatically originate those
kinds of expectations and precise
reactions learnt from the rolemodels proposed by media. And
this concerns “the scientist” and
the audience either. As a scientist,
I had the chance to face the words’
evocative powers when I had to
explain to both my colleagues and
a general audience the results of
our work. Explaining sustainability
in a clear and effective manner
proved to be the most important
challenge in this phase of my work.
On that occasion, when I had been
working as coordinator for a great
research project including partners
from South America and Northern,
Central and Mediterranean
Europe, I had to interact with
businessmen, politicians, farmers,
civic organisations, academicians,
technical consultants: all with
their different and at times
contrasting interests and cultural
preconceptions. I thus found
myself in a situation where I had to
be able to use appropriate words in
order not to generate conflicts and
misunderstandings. An example
among many concerned the role
of the so called km 0 in relation
to the sustainability of food
productions, whose correlation is
now generally assumed. According
to our analysis on soy and beef
meat exports from South America
(Brazil and Argentina) to Holland
and Belgium, naval transportation
turned out to be the least important
factor in regard to social and
economic environmental impacts,
whereas, on the contrary, the
level of agricultural production in
impatti ambientali sociali ed economici, mentre
il livello della produzione agricola in azienda è,
all’opposto, la fase produttiva più impattante.
Come ricercatore devo però precisare in
maniera dettagliata quanto prima affermato:
come ho ottenuto i dati, quali sono i limiti della
mia analisi (rappresentatività, correttezza del
metodo analitico usato, rilevanza del risultato
ottenuto rispetto al contesto analizzato, etc.).
Per quanto mi sforzassi di essere chiaro ma
non banale, alla fine chi mi ascoltava leggeva
solo la parte che colpiva in modo più diretto i
propri interessi o preconcetti. Vieni catalogato,
la discussione razionale va alle ortiche e si
procede a “cornate intellettuali”.
Niente di nuovo sotto il sole, penso queste
dinamiche siano il sale della vita poiché l’uomo
ragiona in termini di forte limitazione della
propria razionalità. Ma il punto preoccupante è
che le decisioni che prenderemo sulle politiche
di sostenibilità possono rivelarsi esiziali per la
vita del pianeta così come ci piacerebbe (lunga,
piacevole e sana, circondati da una natura ricca
di doni facilmente accessibili).
E qui scatta la tentazione tecnocratica: siamo
troppo limitati per discutere entro tempi brevi
di come salvare il pianeta, lasciate le redini
in mano agli scienziati che, usando il metodo
scientifico, garantiscono la decisione razionale
e quindi più saggia ed ottimale.
La fortunata coincidenza di avere iniziato un
confronto con alcuni artisti sul tema della
sostenibilità ha opportunamente ridimensionato
tale tentazione, mi ha dato maggiore
consapevolezza di quanto il mio ruolo e le
cose che studio e racconto possano essere
importanti e come l’arte possa e debba lavorare
assieme alla scienza.
L’ironia ed il gioco sul potere evocativo
delle parole associate alla sostenibilità ed
insostenibilità che ho sviluppato con Andrea
Francolino, il dialogo profondo e le immagini
ispirate al fraintendimento sviluppato con
Michele Manzini, la visione delle Ultime Cene
a given business proved the most
affecting productive phase.
As a researcher, however, I
had to explain in detail all of the
aforementioned: how I gained
the data, what were the limits of
my analysis (representativeness,
correctness of the analytical
method employed, relevance of
the gained result in relation to
the analysed context etc.). In the
end, as far as I tried to be clear
and original, the audience only
seemed to be willing to listen to the
parts that mostly concerned their
interest or preconceptions. This is
to say that, on public occasions,
you may end up being catalogued,
any rational discussion ends up
being bungled and reduced to
“intellectual skirmish”.
Nothing new under the sun, then:
I just think those dynamics are
salt for life since humans make a
very limited use of their brain. But,
most worryingly, in so doing there
is a risk that decisions made on
sustainability policies may prove
fatal for the life of the planet as
we’d love it (long-lasting, pleasant
and healthy, surrounded by a
nature offering easily accessible
gifts). As a result of that, there
can be the temptation to resort to
technocracy: we are too limited
to discuss how to save our planet
in the short term, let scientists
take the reins, since, via scientific
method, they can guarantee a
rational and thus the best and most
knowledgeable, solution. The lucky
coincidence of having started a
dialogue on sustainability with
several artists, has reduced such
a temptation, has given me more
awareness about my role – the role
of what I study and explain – how
my role may be important and how
art may and actually must work
alongside science. The irony and
the playfulness of the evocative
power of words on sustainability
and its contrary, developed with
Andrea Francolino, the profound
dialogue and the images inspired
by the idea of misunderstanding
developed with Michele Manzini,
Julia Krahn’s vision of the Last
Suppers, have all made me
31
32
di Julia Krahn, mi hanno fatto capire la grande
forza di sintesi e di progresso creativo, di
apertura di strade nuove che l’artista diffonde,
quando stimolato dalla discussione con lo
scienziato. Mi hanno anche fatto capire che in
realtà, anche se forse meno consapevolmente,
l’arte già opera in relazione con la scienza, in
un gioco di reciproco stimolo. La creazione
di un contesto estetico, spesso preconizzato
dai movimenti artistici più sensibili, di certo
nasce dalla sintesi capace di creare un clima
emotivo/culturale al quale lo scienziato non è
estraneo, ed a sua volta ne condiziona l’opera.
Le scoperte di Copernico, Darwin, Einstein,
Turing hanno generato un nuovo concetto
del ruolo dell’uomo nell’universo, la perdita
della sua centralità, la nascita del progresso
tecnologico informatico, viaggi spaziali etc.,
che sicuramente hanno influenzato l’artista
che ha generato da tali idee un corpo, un po’
come il Demiurgo di Platone, intriso però di
quella che a mio parere è una meravigliosa
imperfezione, che al grande filosofo greco
non piaceva di certo. In misura infinitamente
minore, ma in forma molto consapevole, avere
cercato di lavorare assieme ad artisti aperti
alla discussione scientifica sulla sostenibilità e
la sua complessità, mi ha portato a vedere le
opere d’arte da loro proposte, non solo come
sintesi comunicativa, ma anche come esempio
concreto, guida pratica, alle possibilità di
sviluppo della ricerca sulla sostenibilità, proprio
per la forza evocativa delle immagini, dei suoni
e dei materiali, utilizzata dagli artisti.
Quindi l’artista non solo comunica la ricerca ma
ne integra il lavoro, diviene parte del processo
di “definizione del problema, analisi, risultato
e prospettive future” di uno studio sulla
sostenibilità.
L’arte richiama il tecnocrate alla complessità
di esistere nel mondo reale e a usare la sua
imperfetta razionalità come opportunità, non
come limite. Lasciata senza freni, la razionalità,
così come il sonno della ragione, genera mostri.
understand the great energy that
artists, stimulated by a discussion
with scientists, can propagate
in terms of synthesis, creative
progresses and new routes. I have
also become more aware that art,
though perhaps less consciously,
has historically already operated
in relation to science, in a game
of reciprocal stimulation. The
creation of an aesthetical context,
often prefigured by the most
sensitive artistic movements,
has often originated from the
ability to synthesise an emotive/
cultural climate in collaboration
with scientists. Copernico, Darwin,
Eistein, Turing’s discoveries all
generated a new idea of the role
of humans in the universe, the
loss of its centrality, the birth
of technology and informatics’
progress, space journeys etc.,
which surely influenced artists,
who, like Plato’s Demiurge, could
turn those ideas into a body, no
matter how imperfect that body
might have been – imperfection,
which the great philosopher
would have disliked. Working
with artists open to scientific
discussion on sustainability and
its complexity, has – infinitely
less, but very consciously – led
me to see their works not only as
communicative syntheses but also
as concrete examples, practical
guides to the possibilities to
develop research on sustainability
in light of the evocative strength
of the images, of the sounds and
materials employed by the artists.
Thus not only can artists express
scientific research but they can
also enrich it, they can become
part of the process of “defining
a problem, an analysis, a result
and future perspectives” of a
study on sustainability. Art can
recall technocrats to consider the
complexity of real world existence
in order to use its imperfect
rationality as an opportunity
instead of a limit. Once set free,
rationality, as the slumber of
reason, generates monsters.
Note per un’arte del nutrimento
e della fame
Micla Petrelli
L’idea che l’arte sia nutrimento, ovvero che
si trovi al centro di un circuito vitale, quasi un
ganglio di trasmissione tra vasi comunicanti
(essa “si nutre di” e a sua volta “nutre”), non
ci dice fino in fondo qualcosa sulla sua natura
che, in realtà, ha a che fare con la negazione, la
sottrazione, la privazione. Se ci addentriamo nei
meandri dei processi creativi e ne intercettiamo
il senso più profondo, scopriremo che è la fame
ciò che l’artista ricerca, si procura, e che gli
consente la sopravvivenza. “L’arte della fame”,
scrive Paul Auster, è “un’arte del bisogno, della
necessità, del desiderio”.1 Se l’arte si realizza
indiscutibilmente in un orizzonte transitivo, in
quanto nutre sempre qualcuno – il fruitore,
l’artista - o qualcosa – la sua stessa storia,
le altre sfere culturali -, d’altro canto non vi è
esperimento sulle forme, ricerca di linguaggio
e di significati volta a realizzare il miracolo
dell’adesione delle cose alle loro manifestazioni,
che possa prescindere dalla coincidenza
tra bisogno di nutrimento corporeo e fame
spirituale. Si tratta di un processo ineluttabile e
contraddittorio, che segue una logica circolare
paradossale, per cui lo scrittore: “per scrivere
ha bisogno di mangiare. Ma se non scrive,
non mangerà. E se non riesce a mangiare, non
riesce neanche a scrivere. Non può scrivere”.2
Occorre alimentarsi del digiuno, dunque,
tenerlo perennemente in vita, mantenendoci
in bilico tra vita e morte, praticare l’arte della
fame con determinazione ma fino a un certo
punto, poiché “persistervi porterebbe alla
morte, ma allora il digiuno cesserebbe. Di
conseguenza deve restare vivo, ma solo in
quanto vivere lo mantiene sul punto di morte”.3
L’artista vive di questa condizione irrisolta, sta
sull’orlo dell’abisso, lì dove per poter continuare
a sperimentare la forza di vita della propria
arte deve giocare la partita in un corpo a corpo
Notes for an Art of Nourishment
and Hunger
The idea that art is food, is at the
centre of a vital circle, as a sort of
ganglion between communicating
vessels (it “feeds on” as well as
it “feeds”), does not reveal much
about its deepest nature, which
is actually to do with negation,
subtraction, privation. If we
meander through artists’ creative
processes and try to perceive
their most profound sense, we
would discover that hunger is
what they seek and aim for – i.e.
what allows their survival. “An art
of hunger”, as Paul Auster put it,
is “ an art of need, of necessity,
of desire”. If, on the one hand,
art undoubtedly realises itself in
a transitive horizon, as it always
feeds somebody – the viewer, the
artist – or something – its history,
other cultural spheres –, on the
other there is no experiment with
forms, no search for language
and meaning, that can elude the
coincidence between the physical
nourishment and the spiritual
hunger. It is an unavoidable and
contradictory process following a
paradoxical circular logic, which, in
the Auster’s essay, is exemplified
by the case of the novelist Knut
Hamsun: “he must eat in order to
write. But if he does not write, he
will not eat. And if he cannot eat,
he cannot write. He cannot write.”
One needs to feed on fast,
keeping oneself alive in a perennial
equilibrium between life and
death and practising the art of
hunger with determination but to
a limited extent, since “to persist
in it would mean death, and with
death the fast would end. He must
therefore stay alive, but only to
the extent that it keeps him on the
point of death.” Artists live this
unsolved condition on the verge
of the abyss, whereas if they want
to keep on experiencing their art’s
vital strength, they have to fight
a hand-to-hand combat with the
33
34
con l’idea della fine. Ecco, qui, la fame (e con
essa l’indigenza, il digiuno) non funziona come
dispositivo di traslazione di una serie di valori,
secondo quella che potrebbe essere confusa
con una retorica della creatività: il mondo delle
funzioni organiche, fisiologiche, trasceso nella
metafora della vita dell’arte. Semmai il mondo
dell’arte si riconosce e dunque si trasferisce nel
mondo del corpo, nella misura in cui la capacità
di invenzione dell’artista “soffre la fame
così come ne soffre la sua vita”.4 E questa
condizione di mancanza che mai si risolve nel
pieno soddisfacimento di un bisogno ma che
neanche porta alla definitiva autodistruzione,
questo equilibrio instabile e acrobatico tra vita e
morte, è l’unico che possa garantire la tensione
ideativa ed espressiva, la ricerca mai risolta
della soluzione giusta, un’arte come condizione
veramente esistenziale.
Tale fenomenologia del nutrimento che informa
la vita dell’arte si esprime dunque secondo un
andamento duale: da un lato il gesto artistico
è sempre incorporazione, embodiment,
assimilazione, dall’altro esso nasce da una
mancanza, è sospinto da un bisogno, da un
vuoto che è matrice del desiderio. In fondo,
già Platone, nel Simposio, nel tracciare la
genealogia di Eros, non ne definiva la figura
come colui che è bellezza intesa come
desiderio di ciò che manca, figlio di Penia,
di indigenza, e di Poros, risorsa, occasione,
via d’uscita? Così, da questa implicazione
di opposti è attraversata la natura stessa
dell’arte, ed anche la sua storia, lo svolgersi
della sua esperienza. A partire dalla relazione
arte-tecnica, ovvero dal rapporto tra quella
che solitamente viene qualificata come una
dimensione umana dei processi culturali (la
sfera estetica) e la sua controparte meccanica,
anestetica, riproduttiva. Così assistiamo
ora ad un’arte che attinge ai linguaggi e agli
strumenti della tecnica - un’arte che si nutre di
tecnica - ora ad una tecnica che progredisce
e si sensibilizza, che si reinventa nelle forme
idea of the end. Here, hunger
(along with fast and destitution)
does not work as a device for the
translation of values, according
to what could be confused for a
rhetoric of creativity: the world of
organic, physiological functions,
transcended into a metaphor for
the life of art. If anything, the world
of art recognises itself in and
transfers to, the world of the body,
only to the extent that the artist’s
inventive ability, his hunger, like in
the case of the novelist, “affects
his prose in the same way it affects
his life”4. And such a condition
of longing, that neither resolves
into a full satisfaction of needs nor
leads to a definite self-destruction,
such an unstable and acrobatic
equilibrium between life and death,
is the only possibility to guarantee
the creative and expressive
tension, the irresolvable search for
the right solution, an art as a truly
existential condition.
This phenomenology of
nourishment informing the life of
art, manifests itself in a dualistic
tendency: on the one hand, the
artistic gesture is always an act
of embodiment, assimilation,
on the other it originates from
absence, is stimulated by longing,
by a void, that is the matrix of
desire. Wasn’t it Plato, who,
tracing the genealogy of Eros in
his Symposium, identified him, the
son of Penia (poverty) and of Porus
(expediency, opportunity, device),
with the embodiment of beauty
as the desire of what is absent?
Such an implication of opposites
has permeated the very nature of
art and its history, the unfolding of
its experience, since its beginning
rooted in the relationship between
art and technique, that is, the
relationship between what is
usually qualified as the human
dimension of cultural processes
(the aesthetics) and its mechanical,
anaesthetic, reproductive
counterpart. As a result, we
are now witnessing an art that
borrows languages and devices
from technique – an art that feeds
on technique – or a technique
progressing from and becoming
dell’arte – una tecnica che si nutre di arte.
Se ci volgiamo appena indietro, vedremo che
il secolo scorso ha intrapreso ed organizzato
la ricerca di forme di arte disumanizzata: arte
geometrica, astratta, inorganica, conceptual
art, generi e linguaggi dell’arte e della poesia
che inseguono procedimenti di elusione
metaforica, che de-realizzano la natura e i
valori esistenziali ad essa connessi e, in più
casi, oscillano tra lo sdegno dei significati e
l’ansia di dare corpo e realtà alle idee.5 D’altro
canto, il Novecento è segnato da non poche
importanti tappe nel percorso di umanizzazione
della scienza: umani sono divenuti i suoi
oggetti, i metodi e i procedimenti (brain
pare sempre più spesso declinato in mind,
proprio quando le neuroscienze riscuotono
il massimo consenso nello studio e nella
comprensione dei fenomeni estetici). Quanto
alla scienza, si pensi alla definitiva ammissione
del carattere radicalmente esperienziale
degli studi antropologici: l’antropologo è colui
che nella ricerca sul campo vive prima di
tutto un’esperienza soggettiva e, dunque, al
contatto con altri popoli, etnie, culture mette
alla prova se stesso e le proprie supposizioni
sugli altri, compie un viaggio, una viaggio
per i campi (per agros) che lo modifica, un
pellegrinaggio, sperimenta in prima persona
un passaggio rituale, si espone al pericolo,
alla paura, all’incertezza. Così, l’antropologia
dell’esperienza ricerca nella performance,
nelle espressioni artistiche e nei rituali sociali
e collettivi la prova delle proprie ipotesi
scientifiche, oramai distanti dai cristallini ed
astratti presupposti delle teorie a vocazione
funzional-strutturalista.6
Se il nostro tempo, quindi, si produce in
questo incrocio chiastico di due progetti,
disumanizzazione dell’arte e umanizzazione
della scienza e del suo derivato applicativo
(la tecnica), allora dovremo anche osservare
come l’arte, nutrendosi dell’altro, diventi l’altro.
Introducendo l’altro nel proprio corpo, cibandosi
increasingly aware of, art forms – a
technique that feeds on art.
If we look back, we see how the
last century has been typified
by dehumanised art forms:
geometric, abstract and inorganic
art; conceptual art; languages
and genres, in both art and
poetry, based on processes of
metaphoric elusion, that could
denaturalise art’s essence and
existential values in between the
disdain for meanings and the
anxiety to give life and reality
to ideas. In another respect, the
XX century has been marked by
important moments in the history
of science’s humanisation: its
objects, methods and procedures
have become human (brain, for
example, has been increasingly
referred to as mind, thanks to
the consensus slowly afforded
to neurosciences in regard to the
study and the comprehension of
aesthetical phenomena). When
it comes to science, think of the
definitive recognition of the
radically experiential character
in anthropological studies:
anthropologists are now those
who, in their field research, live
a subjective experience and,
when in contact with other
population, ethnicities, cultures,
leave their comfort zone and
challenge their suppositions on
the others; experience their trip
as a pilgrimage through fields
(per agros), which changes them;
experience rites of passage
firsthand, expose themselves to
danger, to fear and uncertainty.
Thus, in performances, artistic
expressions and social, collective
rituals, the anthropology of
experience seeks for the evidence
of its scientific hypotheses, finally
removed from the crystalline and
abstract assumptions of earlier,
more theoretical, functionalist and
structuralist approaches.
If our time, then, is characterised
by the chiastic intertwinement
between the two tendencies, the
dehumanisation of art and the
humanisation of science and its
device, i.e. technique, then we
should also observe how the
35
36
di esso, lo trasforma ed integra nel proprio
sistema, quasi a sopperire a delle carenze, a
colmare dei vuoti. E se, secondo una immagine
digestiva, lo ingoia per poi espellerne i residui
inutilizzabili, lo fa, in un certo senso, non con
smania distruttiva, come farebbe con un
nemico da annientare per semplice vendetta,
bensì quasi prendendosene cura, rendendolo
simile a sé per ritrovarsi, alla fine del processo,
inesorabilmente ad esso somigliante.7 Ecco,
l’arte nutrendosi della tecnica in un certo senso
ne acquisisce le sostanze, le forme, rilasciando
e concedendo in cambio, ad essa, la possibilità
di fare altrettanto, anche di prendere il suo
posto. Di fatto, quello che è accaduto è che la
sfera umanissima dell’aisthesis, dell’estetica
e della sensazione, della conoscenza
sensibile, nutrendosi della tecnica, ha visto
modificarsi, geneticamente modificarsi, la
propria fisionomia. Da quando le società hanno
intrapreso il percorso della specializzazione e
della suddivisione sempre più parcellizzata dei
compiti professionali (percorso sicuramente
accelerato dall’avvento dell’industrializzazione),
anche il corpo, la vita, le città hanno subito un
processo di sparagmòs, di smembramento.
Uno spargimento delle membra che, però, a
differenza del rituale dionisiaco, non risponde
al bisogno numinoso di riappropriazione dello
spirito primigenio della terra, semmai conduce
alla iniziazione ad una fase della vita collettiva
vocata alla dispersione e all’alienazione delle
proprie energie fisiche e spirituali. La storia
dei sensi segue, da secoli, una evoluzione del
tutto simile, e non pare proprio che i più recenti
scenari della tecnologia smaterializzata siano
stati, ad oggi, in grado di invertire questa rotta.
La digitalizzazione dei sistemi di comunicazione
interpersonale e sociale, a tutti gli effetti, ha
promosso la separazione e l’isolamento, e non
la crasi delle funzioni cognitive e percettive
dell’individuo (entrambe coinvolte nei processi
creativi), piegandole alle esigenze delle
piattaforme e dei linguaggi programmati.8
former, feeding on the latter, is
becoming the latter. Introducing
technique into its body, feeding on
it, art transforms and integrates
it into its system as to obviate the
lack of something, to fill gaps. And,
to propose a digestion-inspired
image, if the former swallows the
latter in order to then expel the
useless leftovers, it somehow
does it with care rather than with
destructive urge, rather than as
if it was to defeat an enemy, as a
vendetta. In other words, art turns
technique into something similar,
in order to rediscover itself, at the
end of the process, inexorably akin
to it. This is why an art that feeds
on technique, somehow acquires
its substances, its forms, releasing
and affording technique the chance
to do likewise, to take its place. In
fact, what has happened is that
the human sphere of aesthesis,
of aesthetics and sensation, of
the sensitive knowledge, whilst
feeding on technique, has had
its physiognomy changed,
genetically changed. As societies
have started to specialise and
branch professional tasks (a
process accelerated by the advent
of industrialisation), so bodies,
life and cities have undergone
a process of sparagmòs, of
dismemberment. A dissolution
of limbs, that, as opposed to the
Dionysian ritual, has not responded
to any numinous desire to return
to the earth’s primordial spirit, but
it has rather initiated a phase of
the human collective life aimed at
the dispersion and the alienation
of its own physical and spiritual
energies. For centuries, the history
of the senses has followed a similar
evolution, and it does not look
like the most recent technological
dematerialisation is being able to
invert this course. To some extent,
the digitisation of the interpersonal
and social communication
systems has effectively promoted
the separation and the isolation
(not the crasis) of the cognitive
and perceptual functions of
the individual (both involved
in creative processes), in order
to meet the exigencies of the
Ora, di tutto questo, l’arte porta il segno.
D’altronde, avendo in sé, piuttosto in
profondità, innervata una radice “tecnica”
(l’arte intesa come téchne, come sapere
orientato al fare, trasmissibile e codificabile,
è, come noto, acquisizione antica, di epoca
greca), essa continua a risentire di una sorta di
attrazione per ciò che per nascita le appartiene
ma che si pone, a intervalli regolari nella storia,
come estraneo: una sorta di magnetismo
rispetto al suo “altro”.9 Non vi è nutrimento
senza conoscenza della fame necessaria, si
diceva. Allo stesso modo non vi è scienza
della sensibilità – con il suo ambito di saperi
legati alle sensazioni, ai sentimenti, al gusto, al
piacere, alle esperienze dell’arte – che possa
rimanere a lungo estranea ai domini della ratio
e alle sue pratiche – l’industria, la tecnica, la
loro dimensione quantitativa e misurabile -,
che non ne assimili il potere di negazione per
trasformarlo in alimento utile e vitale, ragione
della propria sopravvivenza.10 D’altronde,
se l’arte nasce ed è accompagnata da uno
stato di necessità e di privazione, la tecnica
si offre come promessa di soddisfacimento
di ogni bisogno e, sospinta da una certa idea
di progresso che le è connaturata, alimenta il
sogno di un mondo fatto di abbondanza, fatto
della sostanza delle merci, ma anche del loro
stesso deperimento, della loro consunzione
progettata. Anche qui, si sta in bilico.
P. Auster, L’arte della fame. Incontri, letture, scoperte, saggi di poesia e di
letteratura, Einaudi, Torino 2002, p. 12. Nel saggio di apertura del libro, il
narratore nordamericano rilegge il romanzo ottocentesco di Knut Hamsun,
Fame, insieme al racconto di Kafka, Un digiunatore, e in essi ritrova la radice
del tema della natura corporea della condizione spirituale dell’artista e, in
esso, “il pericolo insito in qualunque atto artistico: bisogna essere pronti a
sacrificare la propria vita” (p. 14).
2
Ibidem, p. 5.
3
Ibidem, p. 8.
4
Ibidem, p. 12.
5
Cfr. J. Ortega y Gasset, La disumanizzazione dell’arte, Sossella, Roma 2005.
6
Cfr. V. Turner, Antropologia dell’esperienza, a cura di S. De Matteis, Il Mulino,
Bologna 2014.
7
Gli antropologi che hanno studiato i riti cannibalici, e in particolare, la cultura
tupinamba, hanno osservato come prima di cibarsi del prigioniero, questi lo
integrino nel loro sistema sociale, se ne prendano cura, lo socializzino fino al
punto di consentirgli di farsi una sorta di famiglia. Consapevoli del fatto che a
loro prima o poi toccherà lo stesso destino, questi gruppi acquisendo nel loro
platforms and the programming
languages.
Art bears the marks of all of
this. After all, with its deep
roots in technique (art as tèchne,
i.e. qua knowledge based on a
transmittable and codifiable set
of crafts, dates back to ancient
Greece), art still feels some
sort of attraction towards this
intrinsic aspect, no matter how
extraneous it may have been
at regular intervals in history:
there is still a sort of magnetism
towards its “counterpart”. There
is no nourishment without the
experience of a necessary hunger,
we were saying. In the same way
there is no science of sensitivity –
with its roots in sensation, feelings,
taste, pleasure, in the experience
of art – that can remain alien to
the dominion of reason and its
practices – industry, technique,
their quantitative and measureable
dimension –, and that do not
assimilate its power of negation
to turn it into a useful and vital
nourishment, into a reason for its
own survival. After all, if art is by
nature accompanied by a state of
necessity and privation, technique
becomes the promise for the
satisfaction of every need and,
stimulated by the idea of progress
implied in it, feeds the dream
of a world made of abundance,
of the substance of items, but
also of their decay, their planned
consumption. And here too, we
hang in a precarious balance.
1
37
gruppo l’altro, il nemico, si rivitalizzano e purificano. Scrive F. Remotti: “Se
cibarsi dell’alterità è un acquisto (…), morire nell’alterità è in fondo acquisire
una sorta di perennità e di vitalità, che durano tanto quanto lo scambio e la
reciprocità cannibalica tra i gruppi contendenti. Essere mangiato da altri,
dai nemici, coincide con (…) l’acquisizione di una forma di immortalità”. F.
Remotti, Contro l’identità, Laterza, Bari 2005, p. 86.
8
Cfr. M. Petrelli, Tatto. Un senso intelligente tra processi percettivi ed
esperienza estetica, in “PsicoArt. Rivista di Arte e Psicologia”, Dipartimento
delle Arti Visive dell’Università degli Studi di Bologna, Vol. 5 N. 5, 2015.
9
Non dimentichiamo che il termine greco per arte, téchne, designava una
serie di mestieri meccanici, e tra essi la scultura, la pittura, l’architettura. A
un certo punto, quella che in senso moderno si chiamerà “arte” coinciderà
con ciò che non si può spiegare o regolare attraverso precetti. Ne conseguirà
il divorzio dalla sua radice “tecnica” e la nascita del sistema delle “belle arti”.
10
Tanto per inseguire il gioco delle etimologie resistenti ai rivolgimenti della
cultura materiale e del pensiero, Hume intendeva “taste” sia come sapore
che come sapere critico, così come il termine ebraico “ta’am” indica sia
il gusto del palato che la ragione come buon senso. Cfr. N. Perullo, Per
un’estetica del cibo, Aesthetica Preprint, Palermo 2005.
38
La grande abbuffata:
appunti per un immaginario gastronomico
italiano tra cinema e fotografia
Giuliano Sergio
“Descrivi l’aroma del caffè! – Perché non si riesce?
Ci mancano le parole? ”
Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche
Triviale, sensuale, sacra, rituale, l’esperienza
del cibo scandisce la nostra cultura, ne rivela
gli aspetti più profondi, legati a quanto ci
nutre e ci compone, a quella materia che ci
attraversa e forma il gusto – tatto, odore,
sapore - la radice carnale e vitale di ogni
estetica. Considerato da sempre il gradino
più basso dell’esperienza - ben altri e sublimi i
percorsi offerti dalla vista e dall’udito - il gusto
è quanto di più essenziale vi sia: lo proviamo
ma “ci mancano le parole”, rappresenta un
limite per l’intelletto, un mistero per la visione,
non ha un linguaggio che lo racconti, eppure
Nietzsche notava che in greco il suo etimo è
alla radice della parola “sapienza”1 e l’Europa
secentesca scelse proprio il gusto per indicare
la facoltà di giudicare e godere del bello. La
pittura ha fatto del cibo una metafora della
condizione mondana. Le nature morte erano
simboli del creato, dell’opulenza e della vanità
delle cose terrene, soggetti emblematici che
offrivano spesso occasione di meditazione sulla
fragilità della bellezza e del piacere, sulla loro
irrimediabile brevità. Nel Novecento questo
valore iconico si trasforma, nel cinema il cibo
diventa strumento di una narrazione che si
appropria delle strategie letterarie. Così, se
in letteratura “i romantici non mangiano, i
realisti mangiano e descrivono con misura e
parsimonia, i veristi mangiano cibo rustico e
regionale, e soffrono nel procurarlo, nel pagarlo,
nel consumarlo, i decadenti mangiano poco
e molto raffinato, tè, champagne, ostriche,
dolcetti”2, un’analoga descrizione potrebbe
esser fatta per il grande schermo, al quale
tuttavia è affidato anche un ulteriore compito:
The Grande Bouffe:
Notes for an Italian Culinary
Imagery between Cinema and
Photography.
Trivial, sensual, sacred and
ritualistic, the food experience
characterises our culture, revealing
its most profound aspects, closely
related to the essence of what
feeds and composes us, that is, of
the “matter” which goes through
us and affects our taste – touch,
smell, flavour –, the carnal and
vital root of all aesthetic. Always
considered the lowest grade of
experience – other, much more
sublime possibilities are offered
by sight and hearing – taste is, in
truth, a sense of the most essential
kind: we feel it but “we lack the
words” for it; it represents a
limit for our intellect, a mystery
for our sight; no language can
be used to describe it. And yet,
Nietzsche pointed out that its
Greek etymology is at the root of
the word “knowledge” and, also,
XVII century Europe elected taste
as the faculty to evaluate and
enjoy beauty. Painting has turned
food into a visual metaphor for
the human condition. Still-lifes
were symbols of the creation,
of the opulence and the vanity
of mundane things, emblematic
subjects offering the opportunity
to meditate upon the fragility of
beauty as of pleasure, upon their
irremediable brevity.
Such iconic value has mutated
over the XX century and, in films,
food became an opportunity
for narratives based on literary
strategies. Thus, if it can be said
that in literature “the Romantics do
not eat, the Realists eat frugally as
well as describe parsimoniously,
the Veristi have rural, regional
39
40
raccontare l’avvento della modernità e della
società di massa del primo Novecento. Sarà
una narrazione complessa, oscillante, divisa tra
l’entusiasmo sovietico per la meccanizzazione
delle campagne – il meraviglioso La linea
generale (1929) di Sergei Eisenstein3 - e la
satira graffiante di Tempi moderni (1936) dove
uno Charlot operaio, torturato da un distributore
di cibo per catena di montaggio, stigmatizza
l’industria americana e le sue contraddizioni.
In Italia gli entusiasmi delle cucine futuriste,
del sincretismo d’avanguardia, delle
rappresentazioni del progresso, sono spazzate
via da due guerre mondiali. La rivoluzione
dell’industria alimentare esploderà nel secondo
dopoguerra, quando la cultura atavica della
fame e della cuccagna4 convive con i paradossi
del boom economico e del consumismo. Nel
1954 gli italianissimi spaghetti sono al centro
di Miseria e nobiltà5 e Un americano a Roma,
due film che hanno fatto epoca. In una celebre
scena del primo, Felice Sciosciammocca
(Totò), esasperato da una settimana di digiuno,
salta in piedi sulla tavola e stiva manciate di
spaghetti nelle tasche della giacca, incredulo
dell’abbondante pranzo appena arrivato in
casa: è il teatro della fame, dove la miseria
del popolo è rappresentata dalla lotta per il
pasto quotidiano. Tutt’altro clima si respira
seguendo le disavventure del protagonista di
Un americano a Roma. Giovane, disoccupato,
scapestrato, Nando Mericoni (Alberto Sordi)
sogna l’America in un’Italia travolta dall’euforia
per la liberazione. Mericoni incarna un paese
più agiato che si nutre dei miti del cinema e
dei rotocalchi. Lo scontro culturale avviene a
tavola, Nando rifiuta gli spaghetti della mamma
e si prepara da sé un pasto “ammericano”, mix
micidiale di pane, mostarda, burro, marmellata
e latte fresco. Dopo il primo assaggio il ragazzo
tornerà rapidamente agli spaghetti, lasciando la
terribile zuppa al gatto. In pochi anni la miseria
di Ladri di biciclette (1948) sembra superata,
a differenza di Bruno Ricci e del figlioletto
food and suffer while searching,
paying for and consuming, meals,
the Decadenti eat little and indulge
in refined food, tea, champagne,
oysters, treats”, an analogous
description can be applied to the
“big screen”, which is however
also concerned with the task of
narrating another story: the advent
of modernity and mass society in
the early XX century. This was a
complex task, oscillating between
the Soviet enthusiasm for the
mechanisation of the countryside
– the wonderful Sergei Eisenstein’s
The General Line (1929) – and
the pungent satire in Modern
Times (1936), where Chaplin’s
“the Tramp”, struggling with an
assembly line’s automatic feeding
machine, stigmatises industry and
its contradictions.
In Italy, all of the enthusiasm
expressed by the Futurist cuisines,
the Avant-garde syncretism and
the representations of progress,
was swept away by the two world
wars. The food industry revolution
exploded in the second postwar,
when the atavic culture of hunger
and that of the Land of Cockaigne
started to coexist within the
paradoxes of the economic boom
and consumerism. In 1954, the very
Italian spaghetti were the centre
of two epochal films: Miseria e
nobiltà and Un americano a Roma.
In a famous scene of the former,
Felice Sciosciammocca (Totò),
after a week without food, jumps
on the table and starts stuffing
handfuls of spaghetti into his
jacket’s pockets, surprised by the
abundant meal just delivered to his
place: an example of what we could
call “theatre of hunger”, where
poverty is epitomised by people’s
quotidian fights for a meal.
A completely opposite climate
typifies the misadventures of the
main character in Un americano
a Roma. Young, unemployed,
reckless, Nando Mericoni (Alberto
Sordi) dreams of America during
Italy’s post-liberation euphoria.
Mericoni embodies a wealthier
country, fed by the myths
proposed by cinema and tabloids.
The cultural clash takes place at
La grande abbuffata, locandina, 1973
41
42
Antonio, ormai Mericoni è un “vitellone”
proletario che può scegliere cosa mangiare
e inventare ricette strampalate seguendo
un immaginario di celluloide. Il pranzo non è
più una necessità quotidiana, ma una pratica
soggetta alla moda e alla pubblicità che ben
presto sarà trasmessa dal carosello televisivo,
con gli annunci di elettrodomestici e conserve
in scatola. All’inizio del dopoguerra anche
la fotografia di reportage affianca il cinema
neorealista. Dopo il crollo verticale di un’intera
nazione, le divisioni sociali si stemperano in
un racconto corale in cui il cibo è momento
di incontro e di scambio. Gli scatti rubati alle
stazioni, ai mercati, nei rioni e nelle borgate di
periferia mostrano la dimensione conviviale
del mangiare in strada, dove si condivide quel
poco che offrono i tempi magri del dopoguerra.
Ugo Mulas fotografa gli amici artisti al Bar
Jamaica assieme agli ambulanti e agli avventori
della Milano dei primi anni cinquanta; nelle
immagini di Enzo Sellerio e Nino Migliori si
scopre l’allegria delle trattorie, la vivacità che
Franco Pinna e Berengo Gardin ritrovano nei
pranzi contadini e nei bivacchi campestri. Sono
immagini che mostrano un paesaggio ancora
indefinito, dove si respira la vitale incertezza
della ricostruzione. Con gli anni Sessanta
l’impegno che aveva unito cinema e reportage
viene meno. I percorsi del grande schermo
e della fotografia si dividono, articolandosi
in modelli narrativi autonomi nel modo di
intendere il cibo e la sua forza simbolica.
La ricotta di Pier Paolo Pasolini6 (1962) è forse
il film più significativo nel tracciare questo
passaggio storico che vede la nascente cultura
dei consumi affiancata all’antica miseria
popolare. Il cortometraggio mostra un set
cinematografico dove si gira un film sulla
Passione di Cristo. Pasolini supera la narrazione
neorealista e ricorre a diversi generi, da quello
comico del cinema muto ad alcune sequenze
quasi felliniane7, con una ricchezza di registri
che consente di raccordare tre livelli narrativi
a lunch, when Nando refuses his
mother’s spaghetti and makes his
own ‘‘Ammericano meal’’, a lethal
mix of bread, mustard, butter,
jam and milk. After the first taste,
though, the boy rapidly returns to
the spaghetti, leaving his terrible
mush to his cat. The poverty
expressed a few years earlier by
Ladri di biciclette (1948) seems
over: differently from Bruno Ricci
and his son Antonio, Mericoni is
a “vitellone”, a proletarian idler
who can choose what to eat, can
invent odd recipes following his
celluloid imagination. Meals are no
longer a quotidian necessity but
a practice subject to fashion and
publicity soon to be transmitted
on television via seducing
adverts about white goods and
canned food. At the beginning of
the postwar period, Neorealist
Cinema was flanked by straight
photography. After the vertical
collapse of the entire country, the
social divisions dissolved into
a unanimous narrative in which
food became an opportunity for
gathering and sharing. Snapshots
of stations, markets, boroughs and
suburban areas show the convivial
dimension of eating together in
cafes and trattorias, where it was
possible to share the little afforded
by those times of postwar scarcity.
In the early ‘50s Milan, Ugo Mulas
photographed his friends at the
Bar Jamaica, surrounded by its
regular customers and hawkers.
Enzo Sellerio and Nino Migliori’s
images portrayed the cheerfulness
of trattorias, a vivacity which can
also be found in Franco Pinna
and Berengo Gardin’s pictures
of farmers’ meals and rural
camping. These are all images
showing a still undefined social
landscape, where one can breathe
the vivacious precariousness of
postwar reconstruction. In the
60s, however, the engagement
shared by cinema and reportage
was to fade away permanently.
The routes pursued by the big
screen and photography in fact
divided, undertaking autonomous
directions in terms of ways of
meaning food and its symbolic
attorno al cibo: l’intellettualità del regista con
i suoi tableau-vivant e nature morte, la cinica
volgarità della troupe e la miseria di Stracci, una
comparsa che lotta quotidianamente per nutrire
sé stesso e la propria famiglia. Stracci incarna
un’umanità diseredata, destinata a soccombere
nell’indifferenza della società borghese. Così,
dopo aver sfamato la famiglia, Stracci si abbuffa
a crepapelle - tra le risate e lo scherno della
troupe - per morire di congestione sulla croce,
mentre posa nel ruolo del Ladrone buono.
La ricotta è un esempio celebre di una serie
di film che sviluppano un’ampia simbologia
sociale e psicologica attorno al cibo e ai suoi
riti, declinata nei più diversi approcci narrativi,
per denunciare il consumismo nascente8: basti
pensare alla celebre cena di Trimalcione, nella
rivisitazione del Satiricon girata da Federico
Fellini (1968) o alle più crude metafore de
La grande abbuffata (Marco Ferreri, 1973) e
di Salò o le 120 giornate di Sodoma (Pier Paolo
Pasolini, 1975), dove il nutrimento diventa
strumento di sadismo e di autodistruzione.
Nella ricerca fotografica la rappresentazione del
cibo prende una via antiletteraria, legata alla
pittura pop americana e alle sue connessioni
profonde con il dadaismo e la tradizione
fotografica documentaria. Quello che interessa
è la sostituzione dell’immagine all’oggetto,
specialmente se questo oggetto è legato al
cibo. L’industria si sostituisce alla gastronomia
tradizionale, ne altera il ricordo, l’iconografia e
il gusto; grazie alla pubblicità la stessa natura
del cibo è trasformata in “prodotto” garantito,
incontaminato, energetico o salutare, pronto ad
assumere nuove funzioni e significati che non
rispondono più ai modelli tradizionali e rituali.9
Gli artisti pop osservano la rappresentazione
del cibo, la sua ossessiva presenza visiva:
un’etichetta colorata, una confezione che
garantisce igiene e fragranza sono i nuovi
simboli del consumo, icone che entrano nelle
opere di Roy Lichtenstein e Andy Warhol, Tom
Wesselmann e Claes Oldenburg.10
force. La Ricotta by Pier Paolo
Pasolini (1962) is perhaps the most
significant film when it comes to
map out the historical passage
from the ancient popular poverty
to the flourishing consumerist
culture. The short shows a
cinematographic set where a film
on the Passion of Christ is being
shot. Here, Pasolini overcomes
the Neorealist type and resorts
to different genres, from silent
cinema’s characteristic comedy
to almost Fellinian sequences,
employing a variety of registers
to represent three narrative levels
about food: the director’s most
intellectual side with its tableauxvivant and still lifes, the cynical
vulgarity of the film crew and,
ultimately, the poverty of Stracci,
a background actor who fights to
feed himself and his family daily.
Stracci embodies a marginalised
humanity, destined to succumb
to the indifference of bourgeoisie
society. So, once, after feeding
his family, Stracci ate his head
off – in an atmosphere of general
laughter among the members
of the crew – and then died of
digestive congestion on the cross
while he was playing the role of the
Good Thief.
La Ricotta is a famous example
of a series of films, that have
developed a wide social and
psychological symbology around
food and its rituals, articulated
into the most diverse narrative
approaches in order to speak out
against the rising consumerism:
think of the famous Trimalchio
in Federico Fellini’s Satiricon
(1968) or of the crudest metaphors
in La grande abbuffata (Marco
Ferreri, 1973) and in Salò o le 120
giornate di Sodoma (Pier Paolo
Pasolini, 1975), where nourishment
becomes an instrument for sadism
and self-destruction.
Within the photographic
research, instead, the
representation of food took an
anti-literary path in relation
to American Pop painting and
its profound connection with
Dadaism and straight photography
tradition. What concerned
43
44
La fotografia italiana più accorta guarda al cibo
e alla sua immagine come ad uno specchio, una
misura antropologica, sociale e poetica dove
poter riflettere alle trasformazioni della cultura
visiva. Tra i fotografi italiani degli anni Settanta,
Luigi Ghirri è sicuramente quello che meglio ha
saputo rileggere la sensibilità pop, dialogando
con le più sottili ricerche della contemporanea
fotografia americana dei New documents11.
Ecco perché nei primi anni Settanta, durante le
sue vacanze con la famiglia, Ghirri fotografa i
ristoranti turistici, le vetrine kitsch dei prodotti
tipici e i manifesti pubblicitari, come quello
della gazzosa Sprite dove, dietro a un’enorme
cascata con gigantesche cannucce e fette
di limone, il fotografo lascia intravedere il
paesaggio delle Alpi di Engelberg (1972).
Il desiderio di Sprite nasce dalla seduzione
“tropicale” dell’immagine, che offre fresche
cascate in piena Svizzera, con la loro atmosfera
esotica e sensuale: bere la Sprite significa
in qualche modo condividere un desiderio,
un modello di vita suggerito e virtuale. Ghirri
fotografa queste illusioni, le rivela con ironia
e con affetto perché ci appartengono, fanno
parte dell’immaginario collettivo in cui siamo
avvolti: “molti hanno visto o scambiato queste
fotografie per fotomontaggi - scrive - questi
che io invece chiamerei fotosmontaggi. La
realtà in larga misura si va trasformando
sempre più in una colossale fotografia e il
fotomontaggio è già avvenuto: è nel mondo
reale”12. Per Ghirri fotografare i caffé, i luoghi
turistici dove rifocillarsi tra la visita ad un museo
e un itinerario organizzato, significa rivelare un
teatro fatto di trompe-l’œil e souvenir, dove
gli avventori non vivono un luogo ma la sua
immagine posticcia, ignari di mettersi in posa
per l’obbiettivo smaliziato del fotografo. Uno
scatto del 1971 rivela il gioco dell’autore: dietro
la vetrina di un bar di Lucerna si vede una
famiglia intenta a far colazione. L’immagine
mostra il profilo di Ghirri riflesso nel vetro al
momento dello scatto e i volti della madre,
photographers most was the
replacement of the image with the
object, especially if the latter was
linked to food. Industry took the
place once owned by traditional
gastronomy, altering its memory,
imagery and taste. Thanks to
advertisement, the very nature of
food was turned into a guaranteed,
uncontaminated, energising,
healthy “product” ready to take
on new functions and meanings,
that could go beyond the known
traditional models and rituals. Pop
artists observed the representation
of food, its obsessive visual
presence: symbols of consumerism
such as coloured signs or packages
guaranteeing hygiene and
standardised flavours, were icons
entering the works by artists such
as Roy Lichtenstein, Andy Warhol,
Tom Wesselmann and Claes
Oldenburg.
Italy’s most up-to-date
photography looked at food and
its representation as if they were
a mirror, an anthropological,
social and poetic cipher to reflect
upon the transformations of
visual culture. Among Italian
photographers from the 70s,
Luigi Ghirri is surely the one who
has better interpreted the Pop
sensitivity, whilst dialoguing
with the subtlest achievements
of the American contemporary
photography presented in the
exhibition New Documents’. This is
why Ghirri, in the early 70s, during
his family holidays, started to
photograph touristy restaurants,
shops’ windows with kitschy,
local products and advertising
posters like that of the Sprite,
in which, behind an enormous
waterfall with gigantic straws and
lemon slices, the photographer
caught the Engelberg Alps (1972).
Craving Sprite was then to do with
the image’s “tropical” seductive
power, paradoxically offering the
exotic and sexy atmosphere of
waterfalls in Switzerland: drinking
Sprite somehow meant to share
a desire, a suggested and virtual
lifestyle.
Ghirri portrayed those illusions,
revealed them with irony and
del padre e dei due bambini che lo guardano
indispettiti13. L’ironia dell’immagine nasconde
i motivi di un autoritratto che cerca una sottile
immedesimazione: anche Ghirri è in vacanza in
Svizzera con la famiglia, così la colazione “con
vista” offerta ai turisti di passaggio diventa
l’occasione per interrogarsi sul senso della
propria operazione di fotografo e di viaggiatore:
“in questo teatro, tra fondali, quinte, attori, scriverà qualche anno più tardi - il mio ruolo
di fotografo non vuole essere né quello
dell’autore, del cronista, dello spettatore, o
del suggeritore, ma è anche, il mio, un ruolo
identico a quello dei fotografati”14.
affection as they belonged to
humans, they were part of a
collective imagination:“many
have seen these photographs
and exchanged them for
photomontages: I would rather call
them photo-dis-montage. Reality is
largely transforming into a colossal
photography and photomontage
is already there: it is in the real
world”. Picturing cafes, places
for breaks between a museum
visit and a guided tour, meant for
Ghirri to reveal a trompe-l’oeil and
souvenir theatre, where visitors
only experienced the fake image of
a place, without knowing they were
posing for the photographer.
A 1971 photograph most clearly
reveals the author’s strategy:
1
Una radice comune che significa “ciò che è percepibile al gusto”. Cfr.
behind the window of a cafe in
Giorgio Agamben, Gusto, Enciclopedia Einaudi, Torino, Einaudi, 1979, vol. VI, Luzern there is a family having
pp. 1019–1038.
breakfast. The image shows
2
Maria Grazia Accorsi, Personaggi letterari a tavola e in cucina : dal giovane
Ghirri’s silhouette taking the
Werther a Sal Paradiso, Palermo, Sellerio, 2005.
3
Il film di Sergei Eisenstein è noto anche con il titolo Il vecchio e il nuovo. Per photograph, reflected in the glass
while the annoyed expressions
un’analisi della cinematografia di Eisenstein si veda almeno Pietro Montani,
Fuori campo : studi sul cinema e l’estetica, Urbino, Quattro venti, 1993 ; oltre of the mother, the father and the
alle opere teoriche del regista scelte e curate per la versione italiana sempre two children look at him. The irony
dal professor Montani per l’editore Marsilio.
of the image hides the motives
4
Sulla questione si veda di Massimo Montanari, La fame e l’abbondanza:
behind a self-portrait seeking for
storia dell’alimentazione in Europa, Roma, Laterza, 1994. Su youtube è
a subtle identification: Ghirri is on
disponibile anche la registrazione della giornata di studi « Fame di Cuccagna.
holiday with his family too, so the
Storia e antropologia dell’alimentazione », tenuta nel 2014 e diretta dal
breakfast “with a view” offered to
professor Montanari all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche
the tourists passing by, becomes
di Bra, Piemonte. Sulla storia dell’alimentazione italiana si veda Alberto
Capatti, Alberto De Bernardi e Angelo Varni (a cura), Storia d’Italia. Annali 13. the opportunity to interrogate
L’alimentazione, Torino, Einaudi, 1998.
the sense of its own operation as
5
Il film diretto da Mario Mattioli è tratto dall’omonima commedia di Eduardo photographer and traveller: “In
Scarpetta (1888) e ha avuto due precedenti traduzioni cinematografiche,
this theatre, among backgrounds,
rispettivamente nel 1914 e nel 1940.
theatrical wings, actors” – he wrote
6
Mediometraggio incluso in Ro.Go.Pa.G., film del 1963 il cui titolo è una sigla
several years later – “my role as
che identifica i registi dei quattro episodi che lo compongono: Illibatezza di
Roberto Rossellini, Il nuovo mondo di Jean-Luc Godard, La ricotta di Pier Paolo photographer is not meant to be
that of an author, of a reporter, of a
Pasolini e Il pollo ruspante di Ugo Gregoretti.
7
viewer, of a prompter, but is akin to
Cfr. Adelio Ferrero, Il cinema di Pier Paolo Pasolini, Marsilio, Venezia 1994.
8
Proprio nel 1961 usciva in Francia un articolo di Roland Barthes su questi
that of the photographed”.
temi: « Pour une psycho-sociologie de l’alimentation contemporaine », in
Annales. Économies, Sociétés, Civilisations, a.16, n° 5, 1961. pp. 977-986.
9
Su questo punto si veda quanto sosteneva Roland Barthes in quegli anni:
« la nourriture, en somme, va perdre en substance et gagner en fonction […].
La société organisera le système signifiant de son alimentation autour de
deux grands pôles : d’une part l’activité (et non plus le travail), d’autre part, le
loisir (et non plus la fête). Cit.p. 986.
10
Ugo Mulas ha realizzato uno straordinario affresco fotografico di questa
stagione dell’arte americana con il suo libro-reportage New York arte e
persone, Milano, Longanesi, 1967.
11
Nel 1967 al MoMA di New York, John Szarkowski, curatore del
dipartimento di fotografia, presenta la mostra New documents con le opere
di Gerry Winogrand, Lee Friedlander e Diane Arbus.
In questi anni negli Stati Uniti c’è un grande interesse per una figura storica
della fotografia documentria, Walker Evans, autore che influenzerà anche
molti fotografi italiani.
12
Luigi Ghirri, Kodachrome (1970–1978), in Luigi Ghirri, Università di Parma,
45
Parma 1979, p. 67.
L’immagine richiama le ricerche di Friedlander sull’autoritratto, eppure
in questo caso sembra più una coincidenza che una citazione. Nell’estate
del 1971 Ghirri conosce ancora poco delle tendenze americane, sarà solo
nell’ottobre di quell’anno che vedrà le opere di Lee Friedlander, Diane
Arbus e Gerry Winogrand alla mostra New photography USA organizzata
dall’Università di Parma.
14
Luigi Ghirri, Diaframma 11, 1/125 Luce naturale (1970-1979), in Luigi Ghirri,
Università di Parma, Parma 1979, p. 74.
13
46
DE GUSTIBUS.
per un’educazione alimentare-culturale
Alberto Zanchetta
Oltre a essere depositaria del nostro sapere,
l’arte si fa garante del gusto, fornendoci di
continuo la gauloserie di cui abbiamo bisogno.
«Cosa si può dire del gusto, questa categoria
dell’estetica che utilizza un nome appartenente
al registro orale e che tuttavia attua una
distinzione categorica tra un giudizio estetico
e un giudizio sensoriale?»1. Il paradosso ha
pungolato molti pensatori, tra questi il fotografo
Olivier Richon, autore di un breve saggio sulla
relazione tra il senso del gusto e quello della
vista, commutabilità che egli sosteneva essere
preponderante nella fotografia ma che – una
volta fatti i dovuti distinguo – può essere
applicata anche alle altre discipline artistiche.
«Il gusto e l’olfatto sono per la vista e per l’udito
ciò che è il volgare per il nobile. Nel caso del
gusto, gli oggetti entrano in bocca, si mischiano
alla saliva sul palato, allo stesso modo in cui,
nel caso degli odori, vapori e aria penetrano
nel naso e nei polmoni e si mischiano ai tessuti
corporei. La vista e l’udito sono meno voraci.
Comportano una mediazione tra l’oggetto e
l’organo interessato. Non c’è alcun contatto
diretto con il corpo; l’esterno viene mediato
internamente. Mentre il gusto dissolve la
distinzione tra l’esterno e l’interno, la vista la
conserva»2. Richon attribuisce alla vista un
valore “nobile”, una capacità contemplativa che
porta alla meditazione ed è depositaria della
memoria, riuscendo a conciliare le qualità di
due muse: Melete e Mneme. Ebbene, l’occhio
compie quella cernita dall’indiscriminato che
permette al gusto di cibarsi solo di ciò che si
intende far proprio, ossia di ciò che si vuole
collezionare-assimilare. Come i cannibali
che si cibano dei loro consanguinei, l’arte si
autoalimenta. Lo stesso dicasi dell’artista,
affamato di opere a tal punto che ne inventa di
proprie pur di avere sempre qualcosa di nuovo
DE GUSTIBUS. For a Food-oriented
Cultural Education
Beyond its being the guardian of
our knowledge, art also acts as the
custodian of taste, continuously
providing us with the gauloserie we
need. “What can we say of taste,
this category of aesthetics which
uses a name belonging to the oral
register and yet which categorically
distinguishes between an aesthetic
judgement and a judgement of the
senses?”. Among the intellectuals
tantalised by this paradox is Olivier
Richon, author of a short essay on
the relationship between taste and
sight, a commutability he thought as
being preponderant in photography,
but which can also be applied to the
other artistic disciplines too – once
considered case by case. “Taste and
smell are to sight and hearing what
the vulgar is to the noble.
With taste, objects enter the
mouth, they mix with saliva in the
palate, just as with smell vapours
and air penetrate in the nose and
lungs and mix with bodily tissues.
Sight and hearing consume less.
They involve a mediation between
the object and the organ they affect.
There is no direct contact with the
body; the outside is mediated
inside. Whereas taste dissolves
the distinction between outside
and inside, sight maintains such a
distinction.”
Richon attributes a “noble” nature
to sight for it is a contemplative
ability connected to meditation as
well as a depository for memory,
conciliating the qualities of two
muses: Melete and Mneme. The
eye, then, accomplishes that
selection process from the arbitrary,
which allows taste the freedom
to feed on whatever it may want
to be in possession of, that is, on
whatever it may want to collect and
assimilate. Like cannibals feed on
their consanguineous beings, so art
feeds on itself. The same can be said
about artists, which are so much
hungry for art as to invent their
47
da guardare. Viviamo in una cultura (famelica
più che citazionista, onnivora sia nei soggetti
che nella tecnica) che potremmo associare
alle esperienze prelogiche dei neonati, i quali
“sono tutta bocca”. Assecondando la loro
indole, gli infanti afferrano gli oggetti e li
infilano prontamente nella bocca per morderli
o succhiarli, ma quasi non degnano di uno
sguardo l’oggetto del loro “insaziabile appetito
di conoscenza” perché hanno gli occhi fissi sul
volto dei genitori, interessati a verificarne le
reazioni e le espressioni facciali. L’arte possiede
la medesima genuinità, ma non certamente
la stessa ingenuità: fagocita tutto quello che
procura piacere alla vista, assimila e mastica
dettagli, stili, soggetti, restituendo alla nostra
presenza la portata più deliziosa – un “dolce”
lieto fine.
own in order to have something
new to look at. We live in a culture
(a hungry more than quotationist
culture, indeed omnivorous both in
terms of subjects and of techniques)
we could compare to infants’
pre-logic experiences, which are
all to do with the mouth. Following
their instincts, infants put objects
in their mouth, chew or suck them
almost without looking at them,
at the objects of their insatiable
appetite for knowledge, since they
only have eyes for their parents
as if inspecting their reactions and
facial expressions. Art owns the
same genuineness, but not the
same ingenuousness: it swallows
whatever generates pleasure to
sight, assimilates and chews details,
styles, subjects, serving us the most
delicious course – a “sweet” happy
ending.
Richon, “Un occhio divoratore”, in Oliver Richon - fotografie 1989-2004,
catalogo della mostra alla Galleria Civica di Modena, novembre 2004 - marzo
2005, Silvana editoriale.
2
Ibidem.
1.
48
49
Saziami e di pubblicità straziami
Adele Cappelli
50
Per l’uomo il cibo è sempre stato rito e
nutrimento, medium tra terra e natura ha
unito, nella storia, la venerazione per chi può
generare al timore per chi può distruggere. Il
primo banchetto del quale si ha traccia risale a
12000, in Israele, è dei Natufiani, primo popolo
che da nomade organizza la propria residenza
in villaggi e, affiancando la cerimonia del pasto
a quella funebre, incoraggia l’armonia - senso
di appartenenza e identità - tra gli abitanti.
Reperti archeologici di un’era lontana e spie di
comportamenti che, nelle epoche successive,
si radicheranno sviluppando caratteristiche
differenti in base ai secoli, alle culture e alle
collocazioni geografiche. Simboli, celebrazioni,
azioni decodificate dai contemporanei anche
grazie all’arte, fonte privilegiata per ricostruzioni
storiche e attribuzioni di senso fondamentali
per leggere, nel caso specifico, il rapporto
dell’uomo con il cibo. Nel Novecento all’arte,
cosiddetta tradizionale, si affiancano ulteriori
apparati iconografici e altre modalità di
trasmissione al seguito dello sviluppo dei
sistemi di comunicazione. All’inizio del XX
secolo, per assecondare l’esaltazione del nuovo
e della velocità, i rapidi mutamenti sociali ed
economici hanno bisogno di una comunicazione
tempestiva, efficace, il più possibile capillare
per tratteggiare, spiegare, favorire il corso dello
sviluppo industriale. Primi ad accettare questa
sfida sono i manifesti pubblicitari, indicazioni
per chi, dalle campagne insediatosi nelle città a
ridosso delle fabbriche, vede per la prima volta
le strade, illuminate da nuova luce, tingersi
dei colori delle affissioni. Immagini e slogan
con le caratteristiche dei prodotti, cornice per
un’aspettativa di vita tutta da costruire per chi si
appresta a sostituire vecchie abitudini, complice
lo sradicamento dalle origini, con moderne
consuetudini e diversi ritmi, a partire dalle
piccole cose del quotidiano. Dalla produzione al
Torture me but kill me with
Publicity
Food has always been for humans
both nourishment and a rite, a
medium between man and earth,
man and nature. The first banquet
ever held dates back to 12000 years
ago, when the Israeli population of
the Natufians, the first to abandon
nomadism in favour of the
institution of villages, turned meals
into a ceremony encouraging
harmony (i.e. sense of belonging
and identity) among inhabitants.
Archaeological relics of a remote
time, documents of behaviours,
these facts would then radicalise in
the following centuries, developing
different characteristics according
to cultures and geographical
areas. They would then become
symbols, celebrations, actions
to be deciphered by future
generations also thanks to art, a
privileged territory for historians
to interpret, in this specific case,
the relationship between man
and food. In the XX century,
the so called traditional art was
flanked by other iconographical
apparatuses and other modes
of transmission following the
development of communicational
systems. At the beginning of the
XX century, in order to be in step
with this time of velocity and
newness, both the social and
economic transformations needed
a rapid, effective and widespread
communication system to create,
explain and favour the course of
the industrial development. The
first to accept such a challenge
were billboards, which were
affixed like signs to help the
increasing number of workers
leaving the countryside to live
near their factories, to orientate
around big cities’ newly lit streets.
Images and slogans were thus
framing the life expectations still
to be built from scratches by those
who were ready to change their
habits and adopt modern attitudes
and different rhythms. From
consumo, per le peculiarità legate alla necessità
del nutrimento con tutte le sue declinazioni
antropologiche e sociologiche, anche il cibo,
archetipo universalmente condiviso nel quale
ognuno si può riconoscere, diviene efficace
strumento per traghettare verso il nuovo.
I suoi valori evidenziati e tratteggiati nei
manifesti pubblicitari, rassicurano, lasciano
intravedere gli spazi del possibile, abilmente
costruiti dalla pubblicità che, già nei primi
decenni del secolo, si presenta come sistema
di un’attività strutturata con un forte potere
commerciale. Non è ancora il tempo delle
teorie sull’oggetto transizionale di Winnicott,
dei successivi e articolati sviluppi in psicologia
dalle basi freudiane sugli effetti della privazione
e soddisfazione del desiderio, sull’influenza
che questi aspetti esercitano sull’individuo
e sulla capacità che hanno di determinare
i comportamenti sociali. Di certo, però,
questa iniziale allusiva costruzione di mondi
possibili, inevitabilmente, pone il singolo di
fronte alla gestione dell’equilibrio/disequilibrio
tra necessario e superfluo. Districarsi nelle
scelte dei beni da desiderare e semmai poi da
acquistare, consciamente o inconsciamente,
fa emergere il rapporto con la propria identità.1
Motivo per il quale, lontani dalle complesse
analisi capillari che in futuro definiranno regole
ed effetti della comunicazione di massa, la
réclame d’inizio Novecento, in Europa ed in
America, fa ancora parte di un sistema con
qualche ambizione educativa. Così, mentre
alla fine dell’Ottocento, H. Toulouse-Lautrec
e J. Chéret, tratteggiano lo spirito della Belle
Epoque, in Italia bozze del cambiamento dello
stile di vita sono i primi manifesti di Marcello
Dudovich, dalle atmosfere alto-borghesi, e
quelli di Leonetto Cappiello, considerati da
Matisse gli affreschi dell’epoca. Le affiches
firmate dai due artisti accompagnano la nascita
della grande distribuzione di inizio secolo
dei Magazzini Mele a Napoli e il Magazzino
Contratti a Milano.
production to consumption, in light
of the particular sociological and
anthropological aspects related
to the necessity of nutrition,
even food, a universally shared
archetype for self-identification,
became an effective mean to
embark on the discovery of the
new. Its values, highlighted by
advertising, had reassuring effects,
offering possible horizons, skilfully
designed by publicity, which, since
the century’s earlier years, had
been presented as a structured
system with a strong commercial
power. It was perhaps still too
early for Winnicott’s theories
on the transitional object, for
the subsequent and articulated
developments, in psychology,
of the Freudian theses on the
effects of desire’s privation and
satisfaction, for the influence that
these aspects would have later had
on individuals and their capacity to
determinate social behaviours. Yet,
such initial allusive construction of
possible worlds was already and
inevitably putting the individual
in the condition of dealing with
the equilibrium/disequilibrium
dynamics between the necessary
and the superfluous. Choosing
which goods to desire and buy was
becoming a way to consciously or
unconsciously understand one’s
own relationship with identity and,
as such, early XX century European
and American advertising, still
far from the complex market
analyses behind the rules and the
effects characterising future mass
communication, became part
of a system with an educational
ambition. Thus, whilst at the end
of the 19th century H. ToulouseLautrec and J. Chéret were putting
the basis for the Belle Époque,
in Italy a new lifestyle was being
designed by the quite middle-class
early posters of Marcello Dudovich
or by those of Leonetto Cappiello,
which Matisse considered to
represent a clear picture of the
time. Between the two centuries,
thus, the affiches signed by
these artists accompanied the
birth of the large-scale retail
trade in department stores such
51
52
Luoghi di vendita connotati da pionieristici
sistemi di transazione dei prodotti, da un
punto di vista commerciale e psicologico,
e da qui l’esigenza di un’informazione a
più ampia diffusione capace di individuare
adeguati sistemi attrattivi per raggiungere
un’utenza sempre più ampia. Lo scopo è far
conoscere, a più persone possibili, i moderni
articoli industriali, esposti nei reparti dei
grandi magazzini. Per questo, le immagini
restituiscono la merce principalmente nella
veste essenziale di oggetti e demandano
l’aspetto seduttivo alle atmosfere, sofisticate
e trasognanti, create da illustratori-artisti. È il
caso della Cirio, prima azienda nel mondo ad
usare la rivoluzionaria tecnica (appertizzazione)
che mette al riparo, chiusi in un contenitore,
gli alimenti dalla loro naturale deperibilità
prolungandone i tempi di conservazione e
commestibilità. Questo passaggio, dalla
vendita diretta degli ortaggi freschi nel mercato
torinese di Porta Palazzo al successo nella
Grande Esposizione di Parigi del 1867, dove
l’innovazione viene presentata, è guidato dal
ventenne Francesco Cirio Jr. mentre, nella
comunicazione, la metamorfosi è affidata a
Leonetto Cappiello.
Suo, nel 1921, il manifesto con una donna che
esce festosamente danzante, in un trionfo di
verdi foglie e rossi pomodori maturi, dal
barattolo di latta della conserva con scritto il
nome dell’azienda. La figura ha in sé l’ideale
solarità e la freschezza di una lavoratrice dei
campi, in uno stile ancora influenzato dal
Liberty con rimandi, nel suo fiero ergersi,
all’iconografia della Libertà. Sorriso, gioia,
fierezza femminile, metafora di sano nutrimento
e serenità, lasciano posto nella stilizzazione del
tratto e nell’azione, ad obbedienza e rigore, in
un manifesto del 1939 per la Campagna del
Grano. Il cibo qui, carico di valori simbolici e
patriottici, risponde alla propaganda ideologica
e alla necessità di controllo del regime fascista
e sostiene il risanamento dei conti dello stato
as Mele in Neaples or Magazzino
Contratti in Milan. From both a
psychological and commercial
perspective, such stores were
connoted by pioneering methods
of product transaction, which
created the conditions for
the development of a wider
information and communication
system able to identify adequate
ways to attract a larger audience.
The aim was to show people the
modern industrial items exposed
in department stores. For such
a reason, commodities were
represented as essential images
of objects, delegating the creation
of more seductive, dreamy and
sophisticated atmospheres to
artists-illustrators. This is the
case with Cirio, the first brand in
the world to use the revolutionary
technique of food sterilization
in order to protect food from its
natural decay and thus to prolong
its conservation and edibility.
Such innovation, witnessing the
passage from the direct sale of
vegetables in the Turin market
in Porta Palazzo to the 1867’s
Great Exhibition in Paris, where it
was presented for the first time,
was guided by Francesco Cirio
Jr. The communication project
was commissioned to Leonetto
Cappiello. Emblematic was his 1921
poster with a festively dancing
lady emerging, in a triumphal
composition of green leaves and
mature tomatoes, from a tomato
can with the company’s label on
top. The figure embodies the ideal
cheerfulness and the freshness
of a peasant in a style which was
still reminiscent of Art Noveau
with allusions to the dignity of
the iconography of Liberty. Smile,
joy, feminine pride, all metaphors
of serenity and health, soon gave
way to obedience and rigour in
the stylised posters for the 1939’s
Wheat Campaign. Food, here, is
dense with symbolic and patriotic
values as to respond to the
ideological propaganda and to the
control policy imposed by Fascism
and support the regime’s budget
revision carried on by means
of the increase in production,
Leonetto Cappiello, Ciro, 1921
53
54
attraverso l’aumento della produzione, la
riduzione dell’importazione e la limitazione del
consumo del grano. L’imperativo è raccolto
dalla figura femminile, delineata con sfumature
dai toni cerulei su fondo quasi oro, sovrastata
dalla scritta Non sciupate il pane, è curva nel
gesto di raccogliere da terra un pezzo di pane,
investito da una luce mistica. Le due linee
espresse, tra l’obbligo nel rigore grafico e il
simbolismo cromatico evangelico, non
mostrano affatto il motivo principale della
campagna (problema economico) e la tendenza
al non spreco nulla ha a che fare con la
preoccupazione per chi invece è, o viene,
affamato. Il cibo comunque in pubblicità,
seppur con diverse declinazioni, si è sempre
offerto nella visibile veste di una metafora. Per
secoli la relazione avuta con i padri è stata di
pudore e rispetto, gratitudine e parsimonia in
epoca di guerra, per poi trasformarsi per mano
dei figli, protagonisti delle grandi scorpacciate
del miracolo economico, complice quella che
W.Beniamjn chiama la fantasmagoria che
mostra la merce come il sogno di una cosa, in
espressione di stili di vita e/o salute e
benessere, prontamente documentata dai
nuovi media nel ruolo di registi e testimoni.
Complice di questo passaggio, nel 1957,
Carosello2, un fenomeno tutto italiano che, per
vent’anni, detterà le regole orientando gusti ed
acquisti con un linguaggio ripreso dalla
tradizione della commedia all’italiana e del
cabaret. Anni nei quali diversi intellettuali
collaborano con i nuovi media aprendo il
dibattito sulle valenze educative e sulle
responsabilità degli operatori del sistema.
Importanti registi (i video commerciali di Gillo
Pontecorvo, Ermanno Olmi, Ugo Gregoretti,
Patroni Griffi, Claude Lelouch, saranno
proiettati al Moma-Museum of Modern Art di
New York il 5 settembre del 1971) firmano
alcune pubblicità che ne dichiarano gli intenti. È
il caso di Ermanno Olmi che, negli anni
Settanta, in piccoli capolavori capaci
the decrease in import and the
limitation in wheat consumption.
The imperative is all epitomised by
the figure of the lady, caught while
collecting a piece of bread from
the ground illuminated by a mystic
light, delineated by cerulean hues
on an almost golden background,
dominated by the title Do not
waste bread. The real motive
of the campaign (the economic
issue) is hidden behind the graphic
rigour and the evangelic chromatic
symbolism, while the tendency
towards recycling proposed seems
to have very little to do with the
preoccupation with starvation.
In publicity, food has always
been represented as a metaphor.
For centuries the relationship
with the figure of the father had
been characterised by respect
and scruples, gratitude and
modesty. It was then transformed
into the expression of lifestyles,
health and welfare by the figure
of the son engaged in postwar
grande bouffes, according to
what W. Benjamin defined as the
“phantasmagoria” that shows
items as the dream of a thing,
soon documented by the new
media. In 1957, such a passage
was witnessed by an all-Italian
phenomenon inspired by the
commedia all’italiana and by
cabaret, destined to lead and
orientate the national taste. In
those years, several intellectuals
collaborated with the new
media starting a debate on the
educational values and the
responsibilities of the system
operators. Some adverts, signed
by important directors, declared
those specific intents. Important
directors created campaigns
as statements of intents (the
famous commercial films by
Gillo Pontecorvo, Ermanno Olmi,
Ugo Gregoretti, Patroni Griffi,
Claude Lelouch, were screened
at the MoMA, in New York, on
September 5 1971). This is the
case with Ermanno Olmi, who,
in the 70s, realised adverts –
true masterworks of magic and
synthesis – to show to the Italians
the rebirth of big cities as in his
C’è uno strappo nel cielo fermiamolo, campagna comunicazione COOP, 1989
55
56
nell’estrema sintesi di conservare tutta la loro
magia, mostra il risveglio delle grandi città a
tutti gli italiani negli affreschi di “Quando la
notte va via…” per la Nestlé. La tradizione si
accompagna al nuovo e i valori, seppur con
visioni profondamente diverse nei contesti
storici, continuano a ruotare attorno allo spirito
di appartenenza, convivialità e condivisione. Il
paradigmatico passaggio dal produttore al
consumatore, Carosello lo asseconda
sostenendo, nel settore alimentare, il lungo
cammino che, da inizio secolo con la messa a
punto dei sistemi a lunga conservazione,
culmina nella nascita e nello sviluppo delle
grandi catene di supermercati. Per la COOP,
Ugo Gregoretti, realizza quelli che saranno
definiti i caroselli politici, nei quali il clima
sociale degli anni Settanta si traduce in
impegno civile e formativo. Il regista, in prima
persona racconta al figlio l’importanza del riso,
sulle note dei canti delle mondine, come frutto
del duro lavoro, esplicitando il fondamento di
quel cooperativismo che parla di “gente che
lavora” e “non mira al profitto “perché “è
servizio al consumatore”. In anni successivi lo
slogan “La COOP sei tu” segna l’identificazione
tra produttore/luogo/prodotto-alimento e
affamati alieni, per la regia di Woody Allen, lì
trovano “la cortesia di una volta e il rispetto per
l’ambiente”, come il fobico paranoico Sig.
Giacomo Vitali che dà soluzione alle sue ansie
decidendo di vivere nel supermercato tra
alimenti buoni e sani e gente gentile. Se il
marchio COOP ancora oggi è quello del 1963 di
Albe Steiner rivisitato da Bob Noorda, la
Esselunga deve il suo logo a Max Huber. Due
stili per un diverso genere di comunicazione. La
Esselunga, sul modello americano nel 1957 a
Milano, inaugura il primo Supermarket in Italia (i
soci Rockfeller e gli italiani Caprotti e Brunelli) e
conferma protagonista, delle campagne
pubblicitarie, il prodotto di base, come nella
fortunata serie di affiches realizzate da
Armando Testa, divertenti ritratti, fusione
Quando la notte va via ... for
Nestlé. Tradition was flanked
by innovation and the values,
however profoundly mutated in
the diverse historical contexts,
still revolved around the sense of
belonging, of sharing conviviality.
The paradigmatic passage from
the producer to the consumer was
witnessed by the Italian advertising
TV show called Carosello, which
recorded the long route taken by
the food sector from the creation
of long-term conservation to the
birth of supermarket chains. For
COOP, Ugo Gregoretti realised
what would later be called political
Carosello in which the 70s social
climate was translated into civic
engagement and formative intents.
In it, to the tune of the famous
songs sung by workers in the
paddy fields, the director himself
is showed whilst telling his son
about the importance of rice as the
fruit of hard work, emphasising
the sense of cooperation
characterising people that work for
the community without thinking
about profit. In the following years,
the “COOP is you” slogan signalled
the identification between
producer/place/product-food and
even hungry aliens, directed by
Woody Allen, were able to find in
supermarkets both “the good, old
manners and the respect for the
environment” as was the paranoid,
phobic Mr Giacomo Vitali, who
resolved his anxiety by deciding
to live in the supermarket among
good, health food and kind people.
If the COOP brand is still, now,
what it used to be in 1963 thanks
to Albe Steiner and Bod Noorda,
Esselunga owes its logo to Max
Huber. Two styles for a different
genre of communication. Following
the American type, Esselunga
opened its first supermarket
in Milan in 1957 (a partnership
between Rockfeller and Italian
Caprotti and Brunelli) and
confirmed as the protagonist of its
campaigns the basic product as
in the fortunate series of affiches
realised by Armando Testa,
funny portraits, graphic-linguistic
fusions of famous characters
Disarmiamo i pesticidi, campagna comunicazione COOP, 1993
57
58
grafico-linguistica di personaggi celebri con
frutta e ortaggi (John Lemon, Aglio e Olio,
Porro Seduto). Solo due esempi di grande
distribuzione, stesso genere di prodotto con
diverse filosofie aziendali restituite ai potenziali
clienti attraverso la comunicazione creata da
professionisti del cinema e della grafica. La
qualità di queste ricerche negli anni Ottanta/
Novanta sarà messa in secondo piano (con
qualche sporadica eccezione) dall’uso dei
testimonial, nuovi idoli di carta e pixel, mostrati
come felici consumatori di cibi-prodotti che per
spirito d’identificazione ed emulazione,
dovrebbero indurre il pubblico all’acquisto.
Personaggi noti diventano garanzia di qualità
agli occhi del grande pubblico.3 All’interno di
una complessa rete di fattori, principalmente
quello economico che la lega al consumo, i
tradizionali sistemi pubblicitari mostrano
continue contraddizioni ed oscillazioni del suo
ruolo tra causa/effetto, responsabilità/
estraneità, ma di certo definiscono il
decentramento dell’attenzione dal prodotto
(caratteristiche e peculiarità) alle attese che il
suo possesso può soddisfare. Il cibo televisivo,
anch’esso vittima di valori fittizi estetizzanti che
ne hanno determinato la smaterializzazione4, da
iniziale nutrimento-protagonista, poi rimando di
suggestioni ingannevoli, ora è azione, in altre
parole, si configura come ingrediente in attesa
di trasformazione. Format internazionali danno
mostra delle sue infinite possibilità di
combinazione per la gioia di spettatori che
guardano la globalizzazione dalla cucina con la
ricetta del personal-chef. Cuochi virtuali per cibi
virtuali sempre pronti, ricette/soluzioni, ad ogni
ora del giorno e della notte per soddisfare tutti i
gusti e, agli idoli dei ragazzini occidentali prima
astronauti o calciatori, si sono sostituiti gli chef.
Mentre dilaga la moda del mangiar sano i
media mostrano tutte le incongruenze delle
società occidentali, nel susseguirsi di spot di
alimenti biologici e impasti ricchi di chimica, di
articoli stagionali per diete snellenti e di solidali
with fruit and vegetables (John
Lemon, Laurel and Hardy, Porro
Seduto). These are two examples
of great distribution, of the same
genre of production with different
philosophies offered to potential
customers through ideas created
by professionals from the worlds
of cinema and graphics. The
quality of such researches was
to be set aside in the 80s and the
90s (with few exceptions) by the
use of testimonials, new paper
and pixel idols, shown as happy
consumers of products to stimulate
identification and emulation
and, mostly, acquisition. Famous
characters were employed to
certify quality and convince the
audience. Within a complex net
of factors, mainly economic ones,
traditional advertising systems
showed continuous contradictions
and role’s oscillations between
cause/effect, responsibility/noninvolvement, but they still defined
the passage from the centrality of
the product to the expectations its
possession could satisfy.
Food on television, itself a victim
of the fake, aestheticising values
which had been determining
its dematerialization from the
initial nourishment-protagonist
to the allusion to mischievous
suggestions, is now action, in
other words, it is configured
as an ingredient waiting to
be transformed. International
formats are showing food’s
infinite combinations for the joy
of the spectators watching the
globalization of personal-chef
recipes. Virtual cooks for virtual
food, ready-to-eat recipessolutions able to satisfy each
and every desire, night and day
appetites, have become the
new idols substituting the old
astronauts and football players.
As the healthy food fashion
spreads, the media are increasingly
showing all the contradictions of
Western societies through adverts
featuring biological food and
chemical processes and through
seasonal articles on slimming
diets and humanitarian appeals
for the world’s hunger. In such a
appelli sulla fame nel mondo. In questo
panorama seppur restando, la televisione, un
tramite insostituibile per mantenere viva nella
memoria un’azienda o una marca, la
fascinazione del suo messaggio è venuta meno
e anche la ricerca del cibo, complice la grave
crisi economica e la sovraesposizione visiva ai
codici della comunicazione diffusa, torna a
stringere un rapporto attivo con il cliente. Le
possibilità aperte dai mezzi interattivi,
attraverso la geolocalizzazione, tramite carte
digitali (con memoria degli acquisti fatti) e
l’invio di messaggi mirati a smartphone o
iPhone, l’accesso alle informazioni sui siti,
tornano a collocare il cliente in un’area di
appartenenza territoriale chiamandolo per nome
(vedi campagne pubblicitarie Nutella, Ferrero),
sottraendolo, almeno apparentemente,
all’anonimato delle percentuali di vendita. L’ora
del pasto tradizionalmente resta un momento di
condivisione ed unità, oltre che di nutrimento; il
cibo non ha risposto alle più fantasiose ipotesi
di film degli anni Ottanta che ne ipotizzavano la
sostituzione con pillole o anonimi preparati. La
tecnologia non lo ha trasformato in condensati
vitaminici privi di sapore ma piuttosto, con la
proliferazione dei nuovi sistemi di
comunicazione, cibo e nutrimento, attraverso
anche la nascita di sempre più numerose
aziende agricole locali, tornano a favorire i
rapporti diretti nel territorio tra produttore e
consumatore, offrendosi come strumento di
mediazione nella complessa relazione tra
globale e locale.
BAUDRILLARD J., Il sistema degli oggetti, Bompiani, Milano, 2003.
AA.VV. Carosello, non è vero che tutto fa brodo. Catalogo della retrospettiva
Sipra-Rai 1957-1977, Silvana Editoriale, Torino, 1996
DORFLES P., Carosello, Il Mulino, 1998
ABBRUZZESE A., MARAGLIANO R., Educare e comunicare. Spazi e azioni
dei media. Mondadori, Milano , 2008. http://www.cirio.it/storia-cirio; http://
www.corsi.storiaindustria.it/areetematiche/protagonisti/001/francesco_
cirio/; http://www.esselunga.it/cms/azienda/storia.html.
3
“Il mondo della fantasia è molto più facilmente manipolabile di quello della
realtà e la verosimiglianza dei suoi segni e dei suoi discorsi può subire pesanti
interventi di ristrutturazione nello spazio e nel tempo” (G. Bettarini, La
simulazione Visiva. Inganno, finzione, poesia, computer graphics, Bompiani,
Milano, 1991, pag. 20)
4
“E’ così il crollo della realtà nell’iperrealismo, nella reduplicazione minuziosa
panorama, if television still exists
as a fundamental vehicle to keep
the image of a company or a
brand alive, its fascination can be
said to have failed and thus the
search for food, perhaps due to
the deep financial crisis and the
overexposure to communicational
codes, is returning to establish
an active rapport with the
customer. The possibilities opened
by interactive media such as
geolocation, digital cards (keeping
the history of one’s own shopping)
and communication via text to
smartphones or IPhones, access
to information on websites, put
customers at centre of an area
of territorial belonging, using
their names (i.e. in the Nutella’s
campaign) and so apparently
subtracting them from the
anonymity of sales percentages.
Meals, beyond nutrition, have
traditionally remained a moment
of shared conviviality and unity.
Food has no longer responded to
the most fantastical hypotheses
proposed by 80s movies such
as its substitution with pills or
anonymous readymade solutions.
Technology has not turned
into vitamin-based, flavourless
concentrates but the proliferation
of new communication system,
alongside the growing number
of agricultural, organic local
productions are favouring the
direct relationship between
producers and consumers,
becoming an instrument to
negotiate the complex relationship
between the global and the local.
1
2
59
del reale, di preferenza a partire da un altro medium riproduttivo – pubblicità,
foto, ecc. – di medium in medium il reale si volatilizza, diventa allegoria della
morte ma si rafforza anche con la sua stessa distruzione, diventa il reale per
il reale, feticismo dell’oggetto perduto - non più oggetto di rappresentazione,
ma estasi di negazione e della propria sterminazione rituale: iperreale”, in J.
BAUDRILLARD J, Lo scambio simbolico e la morte, Feltrinelli, Milano, 1979,
pag. 85.
BAUDRILLARD J., Il sogno della merce, Lupetti, Milano, 1987.
BAUDRILLARD J, Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realtà, Cortina
Raffaello, Milano, 1996.
CODELUPPI V., Comunicazione e società. Teorie e pratiche della
comunicazione dei media - Cinema - Media Education, Franco Angeli, Milano,
2014.
DERRIDA J., STIEGLER B., Ecografie della televisione, Cortina Raffaello,
Milano, 1997.
SÉGUÉLA J. La pubblicità: la migliore tecnica che sia stata inventata per
comunicare, intervista, in http://www.mediamente.rai.it/biblioteca/biblio.
asp?id=319&tab=int; 1998
SÉGUÉLA J., Hollywood lava più bianco, Lupetti, Milano, 1985.
60
Transform: l’arte trasforma il mondo
Maria Giovanna Mancini
Roland Barthes dedica riflessioni molteplici
all’arte, questa vecchia cosa,1 al grafismo
indifferenziato di Masson2, alle radici della
pittura nel testo e nel linguaggio, ma anche
a un’origine culinaria della pittura. Il discorso
è tutto giocato nella duplice origine l’una nel
segno che va ricondotta alla riflessione sul
Giappone, impero dei segni, in cui la crisi,
ci avverte Trimarco - che dedica al filosofo
uno studio lungo e attento - 3, è quella dello
strumento e non della scrittura - corpo stesso
dell’arte - ; e l’altra nella materia che dà
spessore alla superficie.
Le due compossibili origini della pittura
individuate da Barthes, discorso che
metonimicamente potremmo estendere all’arte
in generale, possono guidarci in un percorso
ideale tra le opere degli studenti dell’Accademia
di Urbino selezionate in occasione del concorso
Nutrimentum, l’arte alimenta l’uomo. Non
sembri eccessivo chiamare in causa Barthes e
il discorso filosofico: a volte, sì, le esperienze in
mostra abusano della forma della metafora per
la quale l’arte avrebbe la necessità di rimandare
ad un significato da rintracciare altrove, eppure
la riflessione di Barthes ci rammenta che
l’arte, la pittura in particolare, ha una matrice
trasformativa della materia e del mondo.
Federico Ambrosio elabora una macchina
della visione dove l’immagine è un’immagine
virtuale, nel senso che Deleuze ha dato al
termine nella sua peculiare lettura del pensiero
di Bergson. Infatti dell’immagine osservabile
esclusivamente attraverso la specula, riflessa
in un incrocio di specchi, se ne offre il riflesso
dove l’ambiguità della differenza tra il disegno
originale e il suo riflesso, è irrintracciabile sul
piano dell’immagine, l’unico che può essere
percepito dall’osservatore come positivo sprone
alla ricerca piuttosto che alla passiva inerzia
immaginativa. La pittura ad olio monocroma
Transform: Art transforms the World
Roland Barthes has dedicated
numerous reflections to that
old thing art, to Masson’s
undifferentiated graphism, to
the textual and linguistic roots of
painting and, also, to painting’s
culinary origins. The discourse is
all about this double origins: on
the one hand, painting’s origins in
signs, deriving from a reflection
on Japan, the realm of the signs,
where, as put by Trimarco in his
long and accurate essay on the
philosopher, the crisis is to do with
the instruments rather than with
writing itself – the very body of
art; on the other, painting’s origins
in matter, that matter which gives
thickness to the surface.
Both of these origins of painting
identified by Barthes – a theory
we could indeed metonymically
extend to all of the arts – may
guide us through an ideal journey
across the works by the students
from the Accademia di Urbino,
selected upon the occasion of the
contest Nutrimentum. Art feeds
Man. The reference to Barthes and
to philosophical discourse should
not be considered excessive in this
context: if, at times, the students’
works on display may be said
to overindulge in the trope of
metaphor – for which art should
always find its meaning elsewhere
– Barthes’s reflection reminds
that the matrix of art, of painting
in particular, is nevertheless
transformative in regard to the
material world.
Federico Ambrosio has
elaborated a “machine for vision”
where the image is a virtual image
in the sense meant by Deleuze
in his peculiar interpretation
of Bergson. In fact the image,
exclusively visible through specula,
reflected in overlapped mirrors,
is offered through a reflection
where the ambiguity between
this and the original drawing is
lost at the level of the image,
the only level to be perceived
61
62
e figurativa di Marco Bacoli e il disegno
a carboncino di Francesco Mori si fanno
situazione performativa: agisce l’uno un gesto
narrativo esautorato, però, dalla ridondanza
della pratica e bloccato in un istante che rende
astratta ed enigmatica la posa assunta dalla
modella; l’altro è racconto autobiografico che
rimanda inequivocabilmente al I-Box di Robert
Morris (1962) e al discorso sul soggetto.
Nel saggio sull’opera di Réquichot Barthes
discute di un’origine culinaria della pittura e
riserva alcune notazioni sensuali e tattili alla
preparazione della raclette che corrisponde
«precisamente ad un’operazione di pittura»4.
Il coltello raschia il rigonfiamento prodotto dal
calore sul formaggio: «questo supplemento
bavoso della forma», in cui la materia si
deforma, si trasforma e cola e sbava. Il testo
di Barthes trasuda lo stesso sensualismo
che appartiene alla cosa dipinta, a suo dire.
L’oggetto readymade, in cui l’intervento
dell’artista è esclusivamente linguistico, non
prevede strati e impasti perché non prevede la
mano del pittore. Ironicamente Simona Pavoni
prova a mettere in cortocircuito lo sguardo
analitico e il processo di trasformazione della
forma con Vegetal wax in cui è documentato
il processo in cui la forma di un finocchio
di cera si sfoglia, si scioglie e cola. L’opera
consiste in un trittico di ascendenza kosuthiana
dove il campo della rappresentazione è
del tutto annullato in tre diversi momenti
che documentano, dal vero, il processo di
decomposizione della forma.
Negli anni trenta Lévi-Strauss e Marx Ernst,
oltre a momenti di vita, hanno condiviso
intuizioni teoriche ed entrambi, l’uno
assegnando all’autore il compito del redattore
e l’altro rifiutando ogni «triste residuo del mito
della creazione», 5 hanno riservato all’autore
una posizione defilata nell’osservazione e
nell’esplorazione della realtà non corrotta
di altri mondi. A questo orizzonte si rivolge
Kane Caddoo con un esplicito omaggio al
by the viewer as a positive spur
to research rather than to the
passive inertia of the imagination.
Marco Bacoli’s figurative
monochromatic oil painting
and Francesco Mori’s charcoal
drawing become performative
situations. Bacoli’s is a narrative
gesture deprived of its authority
by the redundancy of the practice.
His brushstrokes are as blocked
as the abstract and enigmatic
pose of the portrayed model.
Mori’s is an autobiographical tale
unequivocally reminiscent of the
I-Box by Robert Morris (1962) and
its discourse on the subject.
In his essay on the work by
Réquichot, Barthes discusses a
possible culinary origin of painting
too and dedicates sensual and
tactile notes to the preparation of
a raclette precisely corresponding
to a painting process. The knife
scrapes the cheese’s bubbling
produced by the boil: a sort of
salivary supplement to form in
which matter deforms, transforms,
trickles and drools. Barthes’s
text exudes the same sensuality
he finds in painted things. The
readymade object, in which the
artist’s intervention is exclusively
linguistic, does not include
layers and impastos as it does
not include the painter’s hand.
Simona Pavoni has ironically tried
to make a short circuit in both her
analytical approach and in the
transformation process of forms in
her piece Vegetal Wax where she
has documented how the form of
a wax fennel loses leaves, dilutes
and trickles. The work consists of
a Kosuth-inspired triptych where
representation is annulled in three
different moments documenting
– from life – the process of forms’
decomposition.
In the 1930s Lévi-Strauss and
Marx Ernst have shared, beyond
life experiences, theoretical
intuitions. Both of them, the former
by appointing the author as mere
editor, the latter by refusing the
sad remains of the myth of the
creation, relegated the author to
a marginal role in relation to the
observation and the exploration
Surrealismo riconoscendo nel papa nero il suo
vate. Il suo è il tentativo di un giovane pittore
che è già consapevole di vivere intrappolato
nella dimensione del linguaggio che si fa
analitica preposizione di sé. Kane recupera
il racconto mitico surrealista per provare a
vaticinare un futuro per la pittura estraneo ai
limiti di un discorso sullo stile o sulla struttura.
Per Kane Caddoo la pittura è l’unica partenza
possibile, piuttosto che un arrivo: la pittura
è il cominciamento, l’unico praticabile per
sperimentare una possibilità inedita, per
ripensarla al di là dell’orizzonte semantico
di vita-morte, caldo-freddo, astrazionerappresentazione. Eppure l’interrogativo se ci
può essere una “verità” della pittura al di là del
linguaggio e della scrittura resta una questione
aperta, tantomeno se, sulla scia di Breton, si
riscopre l’imperativo dell’inconscio che per
Lacan è appunto linguaggio. Diametralmente
opposta è l’attitudine di Gian Martino Cecere
che assembla sulla superficie tele di risulta in
forme endoscopiche. Matteo Costanzo, invece,
pretende di attrarre lo sguardo del pubblico,
uno sguardo interrogativo e non passivo,
con immagini che tradiscono passioni pop.
Ammiccando a un immaginario pubblicitario
che ripropone nella contemporaneità cifre
stilistiche passate, Costanzo sovrappone,
come fonemi liberi, elementi singolari che
aspettano di essere ricomposti in parole e
discorsi. Anna Zanichelli, a sua volta, costruisce
una girandola che rimanda ai mandala, disegni
rituali capaci di restituire in forma progressiva
la forma del cosmo. Con l’uso di segni e
simboli, il disegno magico del mandala è
stato studiato da Carl Gustav Jung che per
sedici anni ha lavorato alla redazione del Libro
Rosso. Per la prima volta esposto in Italia alla
Biennale di Venezia del 2013, il Libro Rosso
apriva ed informava la mostra al Padiglione
Italia curata da Massimiliano Gioni come una
ricognizione sull’alterità dell’arte in cui una
ragione antroposofica si alternava a storie di
of other worlds’ uncorrupted
realities. This is what Kane Cadoo’s
explicit homage to Surrealism has
done by electing the black pope
as his own prophet. His is the
attempt of a young painter who is
already aware of being trapped in a
linguistic dimension, which is to do
with a continuous analytical selfproposition. Kane rediscovers the
Surrealist mythical storytelling in
order to try to foresee a future for
painting removed from the limits
imposed by style and structure.
For Kane Cadoo, painting is
exclusively a departure rather than
an arrival: painting is a beginning,
the only possible beginning to
experiment with unexpected
possibilities, to reconsider them
beyond semantic horizons such as
life-death, hot-cold, abstractionfiguration. And yet interrogatives
on the possibility for painting
to exist beyond language and
writing prove to be an open
inquiry, especially when, in the
wake of Breton, one rediscovers
the unconscious imperative,
which, according to Lacan, is still a
language. Diametrically opposite is
Matteo Costanzo’s attitude which,
instead, is to do with the will to –
inquisitively rather than passively
– attract the audience’s attention
via images disclosing his penchant
for Pop imagery. Winking at that
kind of advertisement based on the
revival of earlier stylistic ciphers
and iconographies, Costanzo has
overlappeddifferent elements
as if they were free phonemes
waiting to be recomposed in words
and speeches. Anna Zanichelli
has made a pinwheel that
reminds of Mandalas, the ritual
drawings aimed at replicating the
progression of the shapes of the
Cosmos. Through the use of signs
and symbols, magical Mandala
drawings were studied by Gustav
Jung, who has worked on The Red
Book for sixteen years. Exhibited
for the first time in Italy at the
2013 Venice Biennale, The Red
Book opened and informed the
exhibition curated by Massimiliano
Gioni at the Italian Pavilion as a
survey on art’s alterity, in which
63
64
occultismo e di protagonisti inconsapevoli,
interpretando un immaginario collettivo di cui
i giovani artisti presenti in questa mostra sono
attivi sostenitori. Infatti, la natura morta che
ricorda le seicentesche stilleben di Recco e
Porpora è un dittico fotografico ed un motto di
spirito. La natura morta di Dario Picariello avoca
a sé il ruolo di monitore al pari del modello
antico, memento mori per eccellenza, a cui si
rifà per la nitidezza dell’immagine e la carnosità
degli elementi floreali e vegetali. Il verderame,
che nel tempo di un mese consuma la materia
naturale continuando la sua ossidazione e,
contemporaneamente, brilla nel suo verde
sempre più sgargiante, per sineddoche,
rinvia alla pittura che trasforma, pur nella
rappresentazione, la materia-mondo. Allo
stesso modo Mirka Ricchi sostituisce all’idea
del nutrimento quella del nettare, esponendo
preziose bottiglie che conterrebbero, venefico
o profumato, l’elisir ambito. La temporalità è
una caratteristica intrinseca della fotografia
tanto che nel saggio la Camera chiara Barthes
aveva già stretto in una relazione indissolubile
fotografia e tempo e, quindi, morte. Nella foto
del condannato a morte, in procinto di andare al
patibolo, il punctum andava individuato proprio
nella paradossale capacità che la fotografia
intrinsecamente possiede di estrapolare un
evento dal flusso temporale e di reiterarlo
inesauribilmente: Lewis Payne è già morto ma
“sta per morire”6. Così Jana Radovic sceglie
dall’universo fotografico la tecnica che enfatizza
il lungo tempo di ripresa. L’immagine, ottenuta
con una macchina con foro stenopeico, ingrigita
come una fotografia antica, racconta lo sfiorire
naturale della materia.
La morte - thanatos - o le pulsioni di morte
(pulsioni dell’Io) sono inesorabilmente e
problematicamente legate al desiderio libidico,
eros, o pulsione alla conservazione, come
spiega Freud nel saggio Al di là del principio di
piacere. La pulsione sadica, egli argomenta,
è contrapposta all’Eros ed «espulsa dall’Io ha
an anthroposophical reason
alternated with stories of occultism
and unaware, naïf characters,
served to reconstruct a collective
imagery. Such collective imagery
is strongly supported by the
young artists in the present
exhibition. In fact, the still life
reminiscent of XVII century
stilleben by Recco and Porpora
is both a photographical diptych
and a witticism. Dario Picariello’s
still life can take it upon itself to
perform the role of the moraliser
as done by its ancient reference,
a memento mori par excellence
reinterpreted via the clarity of
the image and the carnality of
the floral and vegetal elements.
The copper’s verdigris, which
consumes natural materials during
the range of a month, continuing
its oxidation whilst shining in its
ever radiant green, synecdochically
resembles painting’s ability to
transform the material world into
representations.
In the same way, Mirka Ricchi has
replaced the idea of nourishment
witht hat of nectar showing
precious bottles containing the
(poisonous or perfumed) soughtafter elixir. Temporality is so
intrinsic a quality to photography
that, in his Camera Lucida, Barthes
had already established an
indissoluble relationship between
photography and time and, thus,
death. In the famous photo of
the convict about to be executed,
the punctum is to be found in
photography’s paradoxical
ability to both extrapolate an
event from the flux of time and
reiterate it endlessly: Lewis Payne
is already dead but “is going to
die”. Thus, among the various
photographical possibilities, Jana
Radovic has opted for a technique
emphasising a prolonged shooting
time. Obtained via the camera’s
stenopeic glasses, the image,
turned grey as an old photo, tells
about matter’s natural decay.
Death – Thanatos – or the
instincts of death (impulses
of the Ego) are inexorably and
problematically tied to libido,
to Eros, or the instinct of self-
indicato la strada alle componenti libidiche
della pulsione sessuale»7 che si accalcano
nell’oggetto. Una coppia, quella di Eros e
Thanatos, che Agnese Spolverini mette in
mostra in una serie di fotografie che, date le
piccole dimensioni, enfatizzano il carattere
voyeuristico dello sguardo dello spettatore.
Alla stessa coppia semantica è da riferire il
lavoro della scultrice Noa Pane in cui la materia
dura ingabbia la guaina nera che rigonfia stenta
a fuoriuscire dalle maglie da cui è costretta.
Il tema del concorso è stato declinato da
Ricardo Aleodor Venturi e da Benedetta
Fioravanti nella tesi del nutrimento generativo
dove il disegno dell’uno racconta il tenero
scambio e la deliziosa offerta che connette
due figure femminili, madre e figlia, mentre
l’installazione dell’altra ammucchia un cumulo
di terra a nutrimento di un ramoscello di
bacche. Più letterali i lavori di Ilaria Gasparoni
che ritrae dal vero in marmo un cavolo raccolto
dal campo per esporlo su un piedistallo
realizzato con un legno esotico e il Cubo Cibo
di Sara Bertuccioli che allude ai comportamenti
moderni del consumo di cibo.
Il tavolo di Donato Mariano è una proposta
di design impraticabile che si nega all’utilizzo
comune del desco per offrirsi, invece,
all’immaginazione di una possibile fuga in
dimensioni ulteriori alle quattro fisicamente
esperibili.
1
Pubblicato nel volume L’ovvio e l’ottuso, il saggio L’arte, questa vecchia
cosa... propone, tra le altre, l’idea che la pop art metta in scena l’oggetto e la
sua fatticità e, con essi, la Natura che consiste nel sociale assoluto. Roland
Barhes, L’ovvio e l’ottuso, trad. it., Einaudi, Torino 1985.
2
Roland Barthes, Semiografia d’André Masson, in Id., L’ovvio e l’ottuso, cit.
3
Angelo Trimarco, La scrittura e la cucina, in Id., Il presente dell’arte, Tema
Celeste Edizioni, Siracusa 1992.
4
Roland Barthes, Réquichot e il suo corpo, in Id., L’ovvio e l’ottuso, cit.,
p.212.
5
A questo sodalizio Angelo Trimarco dedica il saggio Intrecci in Angelo
Trimarco, Surrealismo, scritti 1970-2010, Paparo Edizioni, Napoli 2011.
6
R. Barthes, La camera chiara. Nota sulla fotografia, trad. it., Einaudi, Torino
1980, p. 95.
7
Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere, trad. it., in Id., Opere 19171923, vol. IX, Bollati Boringhieri, Torino 1977, p. 239.
preservation as Freud put it in
his essay Beyond the Pleasure
Principle. Sadism, he argues, is
opposed to Eros and “expelled
from the ego, has acted as guide to
the libidinous components of the
sexual instinct” piled in the object.
The couple Eros and Thanatos is at
the centre of Agnese Spolverini’s
photographs which, given their
small sizes, emphasise the viewer’s
voyeuristic attitude. Sculptor Noa
Pane similarly relates to the same
semantic couple in her work where
solid materials cage, entrap a black
sheath, which, once filled, almost
inflated, struggles to come out
from the nets, which tighten it.
The theme of the competition
has been interpreted by Ricardo
Aleodor Venturi and by Benedetta
Fioravanti following the generative
nourishment thesis: the drawing
by the former tells about the tender
exchange and the exquisite offer
connecting two female figures,
mother and daughter, whereas
the installation of the latter
accumulates a pile of earth to feed
a branch of berries.
More literal are the works by
Ilaria Gasparoni, who has sculpted
from life a marble cabbage taken
from a field, which she is exhibiting
on a plinth made of an exotic wood
and by Sara Bertuccioli with her
Cubo Cibo alluding to modern
practices in food consumption.
Donato Mariano’s table is an
example of impractical design,
negating the common use of the
desk to provide the imagination
with a possible otherworldly
escape further away from the
known four dimensions of physical
experience.
65
artworks
66
67
Federico Ambrosio
68
Sotto prescrizione del dott. H.
69
70
71
72
73
Marco Bacoli
74
Senza titolo - No title
75
76
77
78
79
Sara Bertuccioli
80
Cubo cibo
81
82
83
84
85
Kane Caddoo
Breton
86
87
88
89
90
91
Gian Martino Cecere
92
Vegetable rebus
93
94
95
96
97
Matteo Costanzo
98
Paramnesia V (for your eyes)
99
100
101
102
103
Benedetta Fioravanti
104
Senza titolo 2015
105
106
107
108
109
Ilaria Gasparroni
110
Un lavoro del cavolo!
111
112
113
114
115
Donato Mariano
116
Senza titolo
117
118
119
120
121
Francesco Mori
122
70 kg
123
124
125
126
127
Noa Pane
128
Senza titolo
129
130
131
132
133
Simona Pavoni
134
Vegetal wax
135
136
137
138
139
Dario Picariello
140
Verderame (stilleben)
141
142
143
144
145
Jana Radovic
146
Es(senza)
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148
149
150
151
Marika Ricchi
152
Parfums de vie
153
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155
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157
Agnese Spolverini
158
#food #porn
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162
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Ricardo Aleodor Venturi
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Atmosfere
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Anna Zanichelli
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Dei venti è la rosa
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Attività dell’Accademia di Belle Arti di Urbino
a cura di Anna Fucili e Luigina Bocconcelli
L’Accademia di Belle Arti di Urbino ha sede nell’ex Convento dei Carmelitani Scalzi,
ricostruito dal 1713 al 1742 con l’attigua chiesa dell’Annunziata, ultimata nel 1757,
su disegno dell’architetto e religioso dello stesso Ordine, Giovan Battista Bartoli
(Roma 1668-Urbino 1741).
Alla Direzione dell’Accademia si sono succeduti Renato Bruscaglia (1967-1970), Concetto Pozzati (1970-1973), Arnaldo Battistoni (1973-1983), Elio Marchegiani (19831988), Giorgio Bompadre (1988-1989), Gabbris Ferrari (1989-1991), Cristina Marabini
(1991-1997), Rossano Guerra (1997-1999), Massimo Marra (1999-2000), Umberto Palestini (2000-2010), Sebastiano Guerrera (2010-2014), Umberto Palestini (dal 2014).
L’incarico di Presidente del Consiglio di Amministrazione, organo deliberante preposto alla gestione finanziaria dell’Accademia, è stato ricoperto, su designazione
del Ministero della P.I.-Ispettorato per l’Istruzione Artistica e in seguito del M.I.U.R.A.F.A.M., da Sergio Antonelli (1967-1972), Corrado Dionigi (1972-1982), Giuseppe
Franzè (1982-1999), Piero Guidi (2000-2003), Vittorio Sgarbi (2003-2013), Giorgio
Londei (dal 2013).
176
177
Mostre principali
2014/15
Mostra Camere in chiaro. (4 giugno 2015). A cura di Dario Picariello. Il progetto, pensato e organizzato dagli stessi studenti ha
come finalità quello di condensare le esperienze fatte durante il
proprio percorso all’interno dell’Accademia. L’obiettivo è quello di portare alla luce, di mostrare le proprie capacità, confrontandosi con un particolare spazio come quello dei sotterranei
dell’Accademia di Urbino.
OS1_OPERATIVE SYSTEM 1 / NUTRIMENTUM. Mostra relativa
al progetto Nutrimentum 2015. Le opere selezionate saranno
esposte presso la Rampa di Francesco di Giorgio Martini a partire dal 13 maggio 2015.
La Muta del III millennio. Oltre il silenzio/Beyond the silence. A
cura di Umberto Palestini. Mostra realizzata dal 12 marzo al 3
maggio 2015 presso la Casa Natale di Raffaello – Bottega Giovanni Santi dagli artisti vincitori del Bando: per la categoria Arti
Visive Fato Matteo, Frani Ettore, Picariello Dario, per la categoria Fashion Facchini Anna e Laura, La Rocca Andrea, Tribuiani
Georgia.
Nuove identità. Giovani autori dall’Accademia di Belle Arti di
Urbino. Mostra a cura di Ludovico Pratesi svoltasi dal 24 ottobre
2014 al 11 gennaio 2015 presso i sotterranei di Palazzo Ducale, Urbino. Sono state esposte le opere di Annalisa D’Annibale,
Barbara Amadori, Corrada Di Pasquale, Dario Picariello, Davide
Mancini Zanchi, Federico Ambrosio, Giacomo Podestà, Laura
Fonsa.
2014
Officine. Quattro personali di studenti del Dipartimento di Arti
Visive dell’Accademia di Belle Arti di Urbino: Cecilia Ripesi
(maggio 2014), Ilaria Gasparroni (giugno 2014), Medea Moroder
(settembre 2014) Gian Martino Cecere (ottobre 2014) in collaborazione con il Comune di Falconara Marittima (AN), CART – Centro Documentazione Arte Contemporanea di Palazzo Pergoli,
Falconara Marittima.
Nuove identità. Giovani autori dall’Accademia di Belle Arti
di Urbino, a cura di Ludovico Pratesi in collaborazione con la
Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche, Serre del Palazzo Ducale di Urbino, 24 ottobre
2014 – 11 gennaio 2015.
Arteorto, Sculture degli studenti dell’Accademia di Belle Arti
realizzate con tufo di Matera, Orto botanico di Urbino, 10 giugno
- 10 settembre 2014.
Fabio Bertoni. Ouverture, Personale a vent’anni dalla morte
dell’artista e docente dell’Accademia, in collaborazione con l’Accademia Raffaello di Urbino, a cura di Umberto Palestini, Casa
Raffaello, Urbino, 12-29 giugno 2014.
2013
Random³, a cura di Antonella Micaletti e Gabriele Simongini,
Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 14–28 novembre.
Fartlek, mostra dei giovani artisti del biennio specialistico in
Edizioni e Illustrazione per la Grafica d’Arte, Accademia di Belle
Arti di Urbino, Falconara Marittima, Centro Cultura Pergoli, 1219 ottobre.
Segni della scultura/L’eredità della tecnica. Alessandro Di
Giambattista, Ettore Di Giammarino, Noa Pane, Jessica Pelucchini, a cura di Pino Mascia e Angela Sanna, promossa da
Frontoneventi, Accademia di Belle Arti di Urbino, Associazione
Culturale Bellosguardo, Castello di Frontone, 22 settembre–3
novembre.
Factory/Contemporary Art, progetto in collaborazione di Accademia Raffaello, Accademia di Belle Arti di Urbino, L’ARCA
laboratorio per le arti contemporanee di Teramo: Unire i Punti,
mostra personale di Georgia Tribuiani, mostra e catalogo a cura
di Umberto Palestini, Casa Natale di Raffaello e Bottega Giovanni Santi, 15 gennaio–17 febbraio.
178
2012
Random/28, a cura di Angela Sanna e Bruno Ceci, Urbino, Sale
del Castellare di Palazzo Ducale, 8–22 novembre.
Open Spaces, promossa da AGA, Amici Giovani Artisti, Pesaro e
dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, che presenta una selezione di opere dei suoi allievi esposte in quattro sedi del centro sto-
rico di Pesaro, secondo un preciso rapporto con i luoghi: Galleria della Pergola e spazi di Zucca Arte Design, pittura, scultura
e fotografia; Paolo Semprucci Fotografo, video arte; Libreria del
barbiere, illustrazioni e i libri illustrati, 3–17 agosto.
Nuovi confini, mostra collettiva di grafica d’arte, Accademie di
Belle Arti di Urbino, Catania, Venezia, Sassari, Valencia, Barcellona e Bucarest, Centro fieristico Le Ciminiere, Catania, 23
giugno 23 luglio; Siracusa, Galleria d’Arte Contemporanea Montever-gini, 10–28 ottobre.
Vorrei che fossimo farfalle, Il Risveglio dei Giardini Ducali, mostra degli allievi della scuola di Scultura, a cura di Giancarlo Lepore, Fossombrone, 7 luglio.
Porta Pia | open academy and residence, progetto ideato da
Ljudmilla Socci e promosso dall’associazione white.fish.tank
con la collaborazione di Andrea Bruciati per la terza edizione di
Arrivi e Partenze, rassegna internazionale di arte contemporanea; in programma mostre, workshop, ateliers e residenze d’artista che vede coinvolti studenti delle Accademie di Belle Arti di
Urbino e Macerata, negli ambienti dello storico monumento di
Porta Pia, Ancona, 30 giugno–22 luglio; 23 agosto–2 settembre.
2011
Factory/Contemporary Art, progetto in collaborazione di Accademia Raffaello e Accademia di Belle Arti di Urbino, Gabriele
Arruzzo, Essere un’isola, mostra e catalogo a cura di Umberto
Palestini, Casa Natale di Raffaello e Bottega Giovanni Santi, 2
dicembre–10 gennaio 2012.
Carlo Bo 1911-2011, Gli ex Libris illustrano e narrano, mostra
itinerante a Urbino, Palazzo Petrangolini, 25–28 agosto, Sestri
Levante e Milano. Partecipazione allievi Accademia.
Campus. The Italian emerging Art Scene, Federica Bocchi, Kane
Caddoo, Jacopo Pannocchia, Chiara Seghene, Stefano Teodori,
a cura di Massimo Vitangeli, Bellinzona, 13 agosto–18 settembre.
Random, a cura di Ada Lombardi e Umberto Palestini, Urbino,
Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 5–23 giugno.
Segni della scultura/Proposte a confronto, a cura di Giancarlo
Lepore, Pino Mascia e Angela Sanna, promossa da Comune di
Frontone, Associazione Bellosguardo e Accademia di Belle Arti
di Urbino, Castello di Frontone, 29 maggio–26 giugno.
Factory/Contemporary Art, progetto in collaborazione di Accademia Raffaello e Accademia di Belle Arti di Urbino, Urbino,
Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi, a cura di Umberto Palestini: Matteo Fato (Osservando la parola), 5 maggio–2
giugno.
Illustri. Premio di illustrazione contemporanea Antonia Mancini,
a cura di Umberto Palestini e Serena Riglietti, Urbino, Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi, 24 febbraio–16 marzo.
2010
Intus labor. Immagini e installazioni dalla Biblioteca e dai Musei
Oliveriani di Pesaro, a cura di Marcello Di Bella e Roberto Vecchiarelli, installazioni Accademia di Belle Arti di Urbino, corsi di
Scenotecnica, Storia dello spettacolo, Modellistica, Laboratorio
di Incisione, Pesaro, Centro Arti Visive Pescheria, 4 dicembre–16
gennaio 2011.
Illustri. Premio di illustrazione contemporanea Antonia Mancini, a cura di Umberto Palestini e Serena Riglietti, in collaborazione con Associazione Culturale Il Teatro degli artisti Pesaro, Accademia Raffaello Urbino e Sat Pesaro, Pesaro, Galleria Franca
Mancini, 25 novembre–10 dicembre.
Out Of Range 2010, esperienze digitali e multimediali, Il mondo
che verrà, Pensare al futuro nel presente, Castello di Frontone,
13–21 novembre, 21 dicembre–27 febbraio 2011.
Factory/Contemporary Art, progetto in collaborazione di Accademia Raffaello e Accademia di Belle Arti di Urbino, Urbino,
Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi. Due le mostre
realizzate, a cura di Umberto Palestini:
Andrea La Rocca. Secrétaire, 1–27 luglio.
Anna Laura Facchini. ParallelAktiôn, 29 luglio–29 agosto.
Segni della scultura/Sette artiste, a cura di Pino Mascia, Frontoneventi, Castello di Frontone, 2 maggio–27 giugno.
Caleidoscopio. Opere dall’Accademia di Belle Arti di Urbino,
Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 20 febbraio–11
marzo.
2009
Out of range. Emotions, Castello di Frontone: 18 ottobre–5 novembre / 27 dicembre 2009–31 gennaio 2010.
Omaggio. Opere per il Teatro Petruzzelli, a cura di Umberto Palestini, Bari, Sala del Colonnato della Provincia 5–20 dicembre.
Sinergie, Acqualagna, Museo Archeologico 25 ottobre–25 novembre.
Verso il segno. Incisioni per Renato Bruscaglia, a cura della
scuola di Grafica, Urbino, Accademia di Belle Arti, 21 settembre–31 ottobre.
Le donne di Raffaello, in collaborazione con Terziario donna
Confcommercio, Urbino, Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi, 5 giugno–12 luglio.
3 donne sul campo, Tre reporter sulla condizione femminile, Urbino, Rampa Francesco Di Giorgio Martini, marzo.
Kaleidoscopio. Opere dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 22 aprile–24 maggio.
2008
Raffaello Scianca pitture/sculture, Monteciccardo, Conventino,
20 dicembre–31 gennaio 2009.
With Taste/ con gusto, Cagli Palazzo Mochi-Zamperoli, aprile
maggio.
Talenti di Marca due, Accademie di Belle Arti di Macerata e Urbino, a cura di Paolo Benvenuti, Massimo Ceccarelli Vitangeli,
Tolentino, Palazzo Parisani-Bezzi, 6–29 giugno.
Expo Arte 2008, 28^ Fiera internazionale di arte moderna e contemporanea, Bari 3–6 aprile.
2007
Dislocazioni, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 23
maggio–15 giugno.
Confronti. Mostra d’arte contemporanea di giovani artisti delle
Accademie di Belle Arti di Bologna e Urbino, San Giorgio di Pesaro (PU), 21–29 aprile.
Talenti di Marca. Talents of mark, Accademie di Belle Arti di Macerata e Urbino, a cura di Paolo Benvenuti, Massimo Ceccarelli
Vitangeli, Ancona, Mole Vanvitelliana, 14 aprile–13 maggio.
2006
VI Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, mostra
opere selezionate, Fermignano, Sala Bramante, 6 dicembre–18
gennaio 2007.
Luigi Carboni, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 7 aprile-1
maggio.
Traduzioni. >Lirici spagnoli>Carlo Bo>Opere grafiche, a cura di
Umberto Palestini, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale,
10–28 maggio.
Confronti. Mostra d’arte contemporanea di giovani artisti delle
Accademie di Belle Arti di Bologna e Urbino, San Giorgio di Pesaro (PU) 22–30 aprile.
2005
Sistemi operativi_06. Imperfetto, Urbino, Sale del Castellare di
Palazzo Ducale, Rampa Francesco di Giorgio Martini, Sala del
Maniscalco, 9 novembre–4 dicembre.
Promesse ed altro ancora, Urbino, Galleria dell’Accademia, 21
ottobre–3 novembre.
Opus liber. Libri d’artista dalle Accademie di Belle Arti di Firenze, Milano, Urbino, Venezia, Urbino, Casa natale di Raffaello,
Bottega Giovanni Santi, 17 settembre–1 ottobre, nell’ambito di
Ars Libraria.
Crossing Over, mostra internazionale d’arte contemporanea,
Udine 15–26 settembre, Villa D’Este, 1–9 ottobre.
Premio Pascucci 2005, a cura di Cristina Marabini, Monte Cerignone 23 luglio–20 agosto.
Promesse. Ricerche artistiche dall’Accademia di Belle Arti di
Urbino, Montefiore Conca, Rocca Malatestiana, 10 luglio–11
settembre.
Primaverile romana 2005, 13 maggio-13 giugno;19 maggio-15
giugno. Il vincitore del Premio nazionale delle Arti 2004, sezione
Pittura, Leonardo Bollini, espone alla Galleria d’Egitto; i finalisti
in alcune gallerie romane: Alessandra De Laurentiis e Mirka Pretelli, (sezione Pittura) Mariangela Malvaso (sezione Arti tecnologiche), Umberto Schettini (sezione Grafica).
Opus liber, Pietole di Virgilio, Museo Virgiliano, 23 aprile-22
maggio.
2004
Sistemi operativi_05. Fuori tema, Urbino, Sale del Castellare di
Palazzo Ducale, Rampa Francesco di Giorgio Martini, Sala del
Maniscalco, 23 novembre–8 dicembre.
+ Positive. II Biennale Merano Arte, sezione Accademia di Belle
Arti di Urbino, Merano, 11 settembre–8 gennaio 2005.
Se luce ed ombra. Incisioni e disegni di Alicja Habisiak e Marco Fantuzzi, Urbino, Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni
Santi, 16–31 luglio.
Ipertesi–Ricerche fotografiche dall’Accademia di Belle Arti di
Urbino, Montefiore Conca, Rocca Malatestiana, 26 giugno–29
agosto; Teramo, Sala comunale 16 ottobre–14 novembre.
V Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, mostra
opere selezionate, Fermignano, Sala Bramante, 2 aprile–2 maggio.
2003
Sistemi operativi_04. Bugie, inganni e illusioni, Urbino, Sale del
Castellare di Palazzo Ducale, 26 novembre–8 dicembre.
10+10: Accademie di Belle Arti di Macerata e Urbino, 53^ Rassegna Internazionale d’Arte G. B. Salvi, Sassoferrato, Palazzo Oliva
25 luglio–31 agosto.
Incidere Odtisi Grabar, Grafica dalle Accademie di Urbino, Bologna, Lubiana, Valencia, Montefiore Conca, Rocca Malatestiana,
20 giugno–31 luglio.
Renato Bruscaglia. Primavera come mai prima, Urbino, Palazzo
Ducale, Sale del Castellare, 31 maggio–5 luglio.
Dialogo, Urbino, Università, Facoltà di Economia e Commercio,
Palazzo Brandani, 25 gennaio–20 febbraio.
2002
Sistemi operativi_03. Naturale/artificiale, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 20 novembre–7 dicembre.
DNart, I Biennale Kunst Meran, Merano Arte, giugno–settembre.
Beyond the edge. Giovani artisti dalle Accademie di Belle Arti
di Bologna e Urbino, Montefiore, Rocca Malatestiana, 8–30 giugno.
Incidere. Trent’anni di grafica d’arte dall’Accademia di Belle Arti
di Urbino, Urbino, Collegio Raffaello, 29 giugno–26 agosto.
Out, Pesaro, Pescheria, Centro per le Arti Visive, 1–28 febbraio.
2001
IV Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, mostra
opere selezionate, Fermignano, Sala Bramante, dicembre–febbraio 2002.
Sistemi operativi_02. L’immagine, Urbino, Sale del Castellare di
Palazzo Ducale, 21 novembre.
Frontiere. Linguaggi a confronto, Montefiore Conca (RN), Rocca
Malatestiana, 21 luglio–28 ottobre.
Sistemi operativi. Opere e metodi nell’anno 2000, Pesaro, Sala
Laurana, Palazzo Ducale, 3–13 febbraio.
2000
Sistemi operativi. Opere e metodi nell’anno 2000, Urbino, Sale
del Castellare di Palazzo Ducale, 22 novembre.
Genii. Percorsi di Anatomia artistica, Turi, Palazzo Marchesale
Venusio; Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 10–20
novembre.
Speculari polarità, Pescheria Nuova, Rovigo, 10 giugno.
Arte Donna, Fermignano, Sala Bramante, 8 marzo.
1999
III Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, mostra
opere selezionate, Fermignano, Sala Bramante, dicembre–gennaio 2000.
Es–pressioni. Incisione tra arte e tecnica, Comune di Urbino Assessorato alla cultura, Urbino, Collegio Raffaello, 6–27 giugno/20 luglio–29 agosto.
1998
Artefici. Trent’anni dell’Accademia di Belle Arti di Urbino 19671997, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, Bottega Giovanni Santi; Rampa Francesco Di Giorgio Martini; Sala del Maniscalco; Accademia di Belle Arti di Urbino; 20 giugno–4 luglio.
179
Punto di partenza - Stazione di Rimini - Appuntamenti d’arte
dicembre ‘98 / gennaio ‘99, Accademie di Bologna, Ravenna,
Urbino.
1997
II Premio nazionale Fabio Bertoni per l’incisione, mostra opere
selezionate, Fermignano, Sala Bramante, febbraio–marzo.
Accademie d’Italia. Accademia di Belle Arti di Urbino. Laboratori paralleli 97, Cattolica, Galleria comunale Santa Croce, 9
luglio–14 settembre.
Easy Cooker, mostra progetti Concorso Easy Cooker, Urbino,
Chiesa di S. Domenico, 14–25 giugno.
1996
Easy Cooker, mostra progetti Concorso Easy Cooker, Urbino,
Chiesa di S. Domenico, 8–16 giugno.
In Accademia-Aspetti dell’ incisione contemporanea, Incisioni
di allievi Accademie di Belle Arti italiane, L’Aquila, Accademia di
Belle Arti e Museo sperimentale d’arte contemporanea, 20–30
maggio.
Architetture del cielo, Monteciccardo, Conventino Servi di Maria, 8 marzo.
1995
I Premio nazionale Fabio Bertoni per l’incisione, mostra opere
selezionate, Fermignano, Sala Bramante, dicembre–gennaio
1996.
Bronzetti e modelli dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, Pesaro, Libreria del Barbiere, 14 ottobre–8 novembre.
In fiore, opere di 37 allievi dell’Accademia, Urbino, Corte della
Miniera, 21 marzo.
Edizioni degli Scalzi-Grafiche dell’Accademia, Urbino, Circolo
ACLI Centro Universitario, 22 febbraio–11 marzo.
1994
Le edizioni di grafica dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, Fermignano, Sala Bramante, 26 maggio–14 giugno.
Solo pittura, opere di pittura allievi Accademia di Belle Arti di
Urbino, Cagli, Galleria Bellosguardo, 3–25 luglio.
1993
Albornoz, Reggio Emilia, Palazzo Bentivoglio Gualtieri, 11–24
luglio.
Arte contemporanea, Accademie di Belle Arti di Macerata e Urbino, Monsampolo del Tronto (AP).
1992
Attention, Art! Ipotesi a confronto 1992: dipinti, sculture e
installazioni di giovani autori, opere di allievi delle Accademie
di Belle Arti di Urbino, Ravenna, Berlino e Barcellona, Candelara
di Pesaro, Villa Berloni Almerici; Rimini, Galleria comunale
d’arte moderna; Cervia, Ex-Magazzini del Sale, 11 ottobre–7
novembre.
All’ombra di Piero, Urbino, Rampa Francesco Di Giorgio Martini,
7–30 maggio.
1991
Ipotesi a confronto, opere di dieci allievi delle Accademie di
Belle Arti di Urbino e Ravenna, Rimini, Musei comunali, 19 ottobre–16 novembre.
Dentro l’Accademia, mostra scuole di Pittura, Scultura, Decorazione, Scenografia, Incisione, Urbino, Accademia di Belle Arti,
11 luglio–30 settembre.
1990
Lezione visiva di Omar Galliani e Mario Ramous, Accademia di
Belle Arti, Urbino, 27 gennaio e 16 febbraio.
Arte Estate ’90, II Rassegna d’arte contemporanea, installazioni
Facultat de Belles Arts di Barcellona e Accademia di Belle Arti di
Urbino, Savignano sul Rubicone, 12 luglio–5 agosto.
1988
Narrazioni, Pesaro, Deposito Figure.
Accademia di Belle Arti di Urbino, Milano, Galleria Ken Damy.
180
1985
Fotografia sospesa, percorsi della fotografia contemporanea in
Italia, Urbino, Accademia di Belle Arti.
Quindici anni di incisione all’ Accademia di Belle Arti di Urbino,
Urbino, Accademia di Belle Arti, novembre 1985-gennaio 1986.
1984
Opere degli allievi della Facoltà di grafica dell’Accademia di Belle Arti di Varsavia, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale,
dicembre.
Microcosmo-Macrocosmo itinerari di pratiche artistiche, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, giugno.
1982
Anteprima ‘82, opere di allievi, Milano, Centro Annunciata e Urbino, Accademia di Belle Arti, 18 settembre–7 ottobre.
1981
Anteprima ‘81, opere di allievi, Ancona, Aula Magna Liceo
scientifico e Ferrara, Palazzo dei Diamanti, maggio-giugno.
1980
Visages de la contemplation, fotografie di Michele Pellegrino,
Urbino, Accademia di Belle Arti.
Mario Giacomelli fotografie, a cura di Angelo Schwarz, Urbino,
Accademia di Belle Arti.
Grafica pubblicitaria e arti visive 1960-1975, Urbino, Accademia di Belle Arti.
1975
Mostra itinerante a Strasburgo, Pesaro-Strasburgo.
Rapporto 75, Galleria Pontaccio, Milano.
De Stijl 1917-1931, fotografie e modelli, Urbino, Accademia di
Belle Arti.
1974
Mostra didattica alla Galerja Studentskog Kulturnog di Beograd, con Accademia di Belgrado.
1973
Mostra di grafica degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, Pesaro, Galleria Il Segnapassi.
1971
Mostra di opere grafiche di Luciano De Vita e Luigi Bartolini,
Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi.
1970
Mostra dei lavori premiati eseguiti dagli allievi delle Accademie
di Belle Arti, Accademia nazionale di San Luca, premiati Rossano Guerra e Paolo Mario Paolucci (pittura), Giulio Marcucci
(scultura), Roma, Palazzo Carpegna.
Edizioni d’arte
2013/14
Cartella d’artista realizzata dalla Scuola di Grafica d’Arte con
una stampa originale di Fabio Bertoni in occasione della mostra Fabio Bertoni. Ouverture (2014). Il Segreto delle Fragole,
Agenda d’arte 2014, edizioni LietoColle, Colverde (CO), 2013, con
opere degli studenti, a cura di Gianluca Murasecchi, Giovanni
Turrìa, Stefania Avellino e Stefania Quattropani, nell’ambito del
ciclo Andirivieni 2, 18 novembre 2013. Fatti d’arte e poesia n. 9,
Poesia di fabio Serpilli e bulino di Riccardo Bucella, presentazione a cura di Fabio Ciceroni, 15 ottobre 2014.
2013
Paralleli Concentrici, due incisioni all’acquaforte di Irene Podgornik, testi di Sebastiano Guerrera e Cecilia Casadei.
Acqua, xilografia a colori realizzata da Riccardo Bucella con un
testo di Roberta Ridolfi, in occasione dell’apertura del Reparto
Dialisi, Presidio Ospedaliero Santa Croce, Fano.
2012
Sguardo e memoria, una poesia di Luca Cesari, xilografie a
colori di Federico Ambrosio, Riccardo Bucella, Mattia Caruso,
Matteo Spinelli, testi di Sebastiano Guerrera, Giovanni Turria
e Gianluca Murasecchi, pubblicazione realizzata per il MIUR-AFAM.
Urbino, i nostri ieri, con una incisione all’acquaforte di Pamela
Radino, realizzata per l’intitolazione del Magistero a Paolo Volponi con il patrocinio dell’E.R.S.U.
2008-2012
Fatti d’arte e poesia, a cura di Giovanni Turria e Gianluca Murasecchi, piccole liaison tra arte e poesia, n. 1/7.
2011
Riccardo Tonti, L’incompiuta di Brendola, due incisioni all’acquaforte di Riccardo Tonti, testi di Sebastiano Guerrera e Gastone Mosci.
La macchina mondiale, incisioni di Alice Guerra e Laura Fonsa,
testi di Sebastiano Guerrera, Giovanni Turria e Gianluca Murasecchi, pubblicazione realizzata per il MIUR-AFAM.
Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco con una incisione all’acquaforte di Evgeniya Hristova, realizzata in occasione della Festa Nazionale di Santa Barbara.
Carlo Bo, Paul Valery, il poeta esplora l’intelligenza, con un
rilievo di Pamela Radino, collana Giro del Cassero.
Ricetta autentica e ricetta rielaborata nella cucina di Roma, una
ricetta di Apicio e una ricetta e testi di Maria Grazia Sassi con
due disegni di Alberto Vacca Lepri, collana Giro del Cassero.
2010
Senza paura. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, incisioni all’acquaforte di
Marco Brancato, Evgeniya Hristova, Anna Canossa, Anila Shapalaku, Alberto Vacca, testi di Francesco Paolo Tronca, Sebastiano Guerrera, note di Giovanni Turria e Gianluca Murasecchi,
con il patrocinio del Ministero dell’Interno e Federchimica Assogas liquidi.
Omar Galliani, Disegno siamese, con un testo di Vittorio Sgarbi.
Evgeniya Hristova, Il Sogno di Piero, con un testo di Umberto
Palestini.
Il lavoro incide il mondo, con una incisione all’acquaforte di
Pamela Radino, testo di Gianluca Murasecchi, realizzata in occasione del Convegno Cgil a Pesaro.
Guido Strazza, Primo Segnare, realizzata in occasione della mostra a Urbino, Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi,
2 ottobre–14 novembre.
Valerio Volpini, La lezione attuale di Camus, collana Giro del
Cassero.
2009
Renato Bruscaglia, La casa delle vacanze, poesia di Umberto
Piersanti; testo di Anna Cerboni Baiardi, note di Vittorio Sgarbi
e di Umberto Palestini.
2008
Carabinieri. Il sentimento–un’idea, acqueforti degli studenti
dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, presentazione di Vittorio
Sgarbi, testi di Giovanni Turria e Gianluca Murasecchi. Progetto
realizzato per la ricorrenza del 194° di fondazione dell’Arma dei
Carabinieri e con il patrocinio del M.U.R., della Regione Marche;
le opere sono state esposte al Teatro delle Muse di Ancona.
2006
Traduzioni, Lirici spagnoli Carlo Bo Opere grafiche, frammenti
lirici di poeti spagnoli tradotti da Carlo Bo, Per il V Centenario
Fondazione Università degli Studi di Urbino.
2005
Giorgio Bompadre, Opera grafica a rilievo, Edizioni degli Scalzi.
2004
Marco Fantuzzi, Senza titolo, grafica realizzata per il Premio
Nazionale delle Arti, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Omar Galliani, Se non apri gli occhi, grafica realizzata per il
Premio Nazionale delle Arti, Edizioni Accademia di Belle Arti di
Urbino.
In un’altra luce, incisioni di Alicja Habisiak, frammenti poetici di
Paolo Volponi tratti da Il Giro dei Debitori (1953-1954), Edizioni
degli Scalzi, Urbino.
2003
Renato Bruscaglia, Le viole nello studio, Edizioni degli Scalzi,
Urbino.
2002
Omar Galliani, Senza titolo, lito-serigrafia, Edizioni degli Scalzi.
Fabio Bertoni, Dafne, Edizioni degli Scalzi, Urbino.
2001
Omaggio a Carlo Bo, poesie e incisioni, edizione a cura di Bruno
Ceci, realizzata da Accademia di Belle Arti, Università degli Studi, Istituto Statale d’Arte, ISIA, Accademia Raffaello, Comune,
ERSU, Fond. Cult. Sociale Il Pellicano di Urbino e Associazione
Culturale La luna di Casette d’Ete.
1998
Artefici 1967-1997, testo di Cristina Marabini, grafiche di Renato
Bruscaglia, Concetto Pozzati, Arnaldo Battistoni, Elio Marchegiani, Giorgio Bompadre, Gabris Ferrari, Edizioni degli Scalzi,
Urbino.
1997
Un fantasma di nuvole, una prosa di Lautréamont, poesie di
Guillaume Apollinaire, grafiche di Lorenzo Amadori, Edizioni
degli Scalzi, Urbino.
A Giorgio – I cicli dell’iride, testi di Toni Toniato e Gastone Mosci, tre rilievi di Giorgio Bompadre, Edizioni degli Scalzi, Urbino.
1996
Omar Galliani, Senza titolo, lito-serigrafia, Edizioni degli Scalzi,
Urbino.
1995
Trapunti d’amore, testo di Umberto Palestini, poesie di Pablo
Neruda, incisioni/serigrafie di Salvatore Scafiti, Alois Seiwald,
Marcello Signorile, Edizioni degli Scalzi, Urbino.
Spaesamenti, testo di Gian Ruggero Manzoni, calcografie di Javier Garcera, Edizioni degli Scalzi, Urbino.
1994
La linea dell’incisione, testo di Bruno Ceci, incisioni di
Alessandra Antonelli, Gabriella Barone, Benedetto Di
Francesco, Maria Grazia Fuglini, Mauda Galdenzi, Tania Mattei,
Luca Mattia, Edizioni degli Scalzi, Urbino.
1993
La forma del tempo, testo di Umberto Palestini, serigrafie/calcografie di Laura Gramolini, Edizioni degli Scalzi, Urbino.
Il tempo, frammenti poetici di Mario Ramous, serigrafie/calcografie di Alessandra Antonelli, Edizioni degli Scalzi Urbino.
1992
I tre piani, testo di Gian Ruggero Manzoni, frammenti poetici
di Mario Ramous, serigrafie/calcografie di Mario Consiglio, Andrea Di Marco, Antonio Paoloni, Biagio Rizzi, Rossano Zapparrata, Edizioni degli Scalzi, Urbino.
1991
Coincidenze, testo di Marina Pizzarelli, poesia inedita di Mario
Ramous, serigrafie di Claudio Boccolacci, Christian Cassar, Sandro Ciriscioli, Edizioni degli Scalzi, Urbino.
1990
Giovani legami, testo di Italo Mancini, calcografie di Fabio Bertoni, Omar Galliani, Alessandro Petromilli, Edizioni degli Scalzi,
Urbino.
Immagini per la città, testo di Gastone Mosci, venti serigrafie di
dieci allievi, Edizioni degli Scalzi, Urbino.
1986
Giorgio Bompadre, Veneziana, 6 frammenti 1971 6 serigrafie
1984, con una nota di Gastone Mosci, Edizione degli Scalzi Urbino 1986.
1984
Carlo Bo e Urbino, serigrafie di Giorgio Bompadre, Renato Bruscaglia, Elio Marchegiani, testi di Mario Ramous e Carlo Bo.
181
Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Cataloghi di mostre e pubblicazioni
2014/15
OS1_OPERATIVE SYSTEM 1 / NUTRIMENTUM
Nuove Identità, new identities. A cura di Ludovico Pratesi.. Artificio
Edizioni, 2015
La Muta oltre il silenzio. A cura di Umberto Palestini. Baskerville,
2015 Catalogo bilingue con vari contributi critici e la riproduzione
dei lavori fina­listi selezionati tramite il Bando “La Muta del III millennio”, esposti nella Casa Natale di Raffaello Sanzio.
Lascia che parli il vento. Dal canto al mito. A cura di Luca Cesari.
Baskerville, 2015.
Catalogo pubblicato in occasione dell’istituzione della Casa della
Poesia ad Urbino.
Nella tana del Bianconiglio. Saggio sulla mutazione digitale. Di
Rossano Baronciani, Effequ, 2014
Amarcord Tonino Guerra tra poesia e polis. A cura di Luca Cesari. Baskerville, 2014. Catalogo pubblicato dal Comune di Urbino
in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Urbino ed altri
Enti promotori
2013/14
Il sogno di Piero: Gillo Dorfles. Pubblicazione in occasione dell’assegnazione del Premio Speciale “Il sogno di Piero” 2014 a Gillo
Dorfles. A cura di Luca Cesari, AGE Urbino, 2014
Premio Accademia Small Print per la Grafica d’Arte. Catalogo
realizzato in occasione del Premio omonimo. A cura di Giovanni
Turria e Gianluca Murasecchi, SAT Pesaro, 2014.
Prospetto Urbinate, Monastero dei Carmelitani Scalzi. Restauro
delle facciate e dei sotterranei. Catalogo a cura di Agnese Vastano.
Testi di Umberto Palestini, Agnese Vastano, Biagio De Martinis e
Gianluca Gostoli, progetto grafico Muschi & licheni design network, 2014.
Il Barbiere di Siviglia. Accademia di Belle Arti di Urbino + Rossini
Opera Festival 2014 (AGO 2014). Libretto sul progetto di costruzione dello spettacolo “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini,
realizzato in occasione del Rossini Opera Festival 2014. A cura di
Francesco Calcagnini, Rossano Baronciani e Davide Riboli. Scuola
di Scenografia Accademia di Belle Arti di Urbino, 2014)
Fabio Bertoni. Ouverture, a cura di Umberto Palestini, Baskerville
Artbooks, Bologna, 2014
Tesori da scoprire: il monastero dei Carmelitani Scalzi di Urbino, a cura di Agnese Vastano con testi di Anna Fucili, Argalia Editore, Urbino, 2013
2013
Random³, a cura di Antonella Micaletti e Gabriele Simongini,
Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Segni della scultura/L’eredità della tecnica. Alessandro Di Giambattista, Ettore Di Giammarino, Noa Pane, Jessica Pelucchini, a cura di
Pino Mascia e Angela Sanna.
2012
Random/28, a cura di Angela Sanna e Bruno Ceci, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Il signor Bruschino, Accademia di Belle Arti di Urbino / Rossini
Opera Festival.
2011
Random, a cura di Ada Lombardi e Umberto Palestini, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Segni della scultura/Proposte a confronto, a cura di Giancarlo
Lepore, Pino Mascia e Angela Sanna, Castello di Frontone.
182
2010
La fabbrica del vento. Accademia di Belle Arti di Urbino/scuola di
Scenografia 1990-2010, a cura di Francesco Calcagnini e Umberto
Palestini, con la collaborazione di Christian Cassar, Baskerville.
Illustri. Premio di illustrazione contemporanea Antonia Mancini, a
cura di Umberto Palestini e Serena Riglietti.
Demetrio e Polibio, Accademia di Belle Arti di Urbino / Rossini
Opera Festival.
Segni della scultura/Sette artiste, a cura di Pino Mascia, Castello
di Frontone.
Caleidoscopio. Opere dall’Accademia di Belle Arti di Urbino,
2009
Omaggio. Opere per il Teatro Petruzzelli, a cura di Umberto Palestini, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Sinergie, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Verso il segno. Incisioni per Renato Bruscaglia, Edizioni Accademia
di Belle Arti di Urbino.
Le donne di Raffaello, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
3 donne sul campo, Tre reporter sulla condizione femminile, a cura
di Massimo Tosello, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
2008
Raffaello Scianca.
Pitture/sculture, Monteciccardo (PU).
Talenti di Marca due, a cura di Paolo Benvenuti, Massimo Ceccarelli
Vitangeli, Arte Lito S.p.A, Camerino.
2007
Dislocazioni, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Talenti di Marca: talents of mark, Edizioni Artemisia, Falconara
Marittima.
2006
Traduzioni: Lirici spagnoli Carlo Bo Opere grafiche, a cura di
Umberto Palestini, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Luigi Carboni, a cura di Umberto Palestini e Marcello Signorile,
Skira, Milano.
VI Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, Comune
di Fermignano - Accademia di Belle Arti di Urbino.
2005
Sistemi operativi_06. Imperfetto, Edizioni Accademia
di Belle Arti di Urbino.
Premio Pascucci 2005, Edizioni Accademia di Belle Arti
di Urbino.
Promesse. Ricerche artistiche dall’Accademia di Belle Arti di
Urbino, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
2004
Premio Nazionale delle Arti 2004, Edizioni Accademia
di Belle Arti di Urbino.
Sistemi operativi_05. Fuori tema, Edizioni Accademia
di Belle Arti di Urbino.
Ipertesi–Ricerche fotografiche dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, a cura di Cristina Marabini, Umberto Palestini, Massimo Tosello, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
V Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, Comune
di Fermignano- Accademia di Belle Arti di Urbino.
2003
Sistemi operativi_04. Bugie, inganni e illusioni, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Incidere Odtisi Grabar, a cura di Cristina Marabini e Laura Safred,
Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Renato Bruscaglia. Primavera come mai prima, a cura
di Silvia Cuppini e Umberto Palestini, Edizioni Accademia
di Belle Arti di Urbino.
2002
Sistemi operativi_03. Naturale/artificiale, Edizioni Accademia di
Belle Arti di Urbino.
Dialogo, a cura di Bruno Ceci, Edizioni Accademia di Belle Arti di
Urbino.
Incidere. Trent’anni di grafica d’arte dall’Accademia di Belle Arti
di Urbino 1970_2002, a cura di Umberto
Palestini, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Beyond the edge–Giovani artisti dalle Accademie di Belle Arti
di Bologna e Urbino, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Out, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
2001
Sistemi operativi_02. L’immagine, Edizioni Accademia di Belle
Arti di Urbino.
Frontiere. Linguaggi a confronto, Edizioni Accademia di Belle Arti
di Urbino.
IV Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, Comune
di Fermignano - Accademia di Belle Arti di Urbino.
Emmanuele F. M. Emanuele, Tonino Guerra, Pier Luigi Pizzi, Premio
Speciale, Franco Maria Ricci, Alessandro-Ferruccio Marcucci Pinoli
di Valfesina.
2000
Sistemi operativi. Opere e metodi dell’anno 2000, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.
Genii. Percorsi di Anatomia artistica, Turi (BA) – Urbino.
2009
Pio Alferano, Enzo Cucchi, Ivan Theimer, Oliviero Toscani, Premio
Speciale, Lelio Oriano Di Zio, Daniele Kihlgren.
1999
III Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, Comune
di Fermignano - Accademia di Belle Arti di Urbino.
2005
Giorgio Bompadre in memoria, Lucio Dalla, Enrico Ghezzi, Franca
Mancini, Aleksandr Sokurov.
1998
Artefici. Trent’anni dell’Accademia di Belle Arti di Urbino 19671997, Urbania, Arti grafiche Stibu.
2004
Andrea De Carlo, Luigi Ontani, Fernanda Pivano, Paolo Rosa, Arturo Schwarz.
1997
Accademie d’Italia. Accademia di Belle Arti di Urbino. Laboratori
paralleli 97, Comune di Cattolica-Centro Culturale Polivalente.
\II Premio nazionale Fabio Bertoni per l’incisione, Comune di
Fermignano - Accademia di Belle Arti di Urbino.
2003
Alberta Ferretti, Fabio Mauri, Tullio Pericoli.
1996
Architetture del cielo, a cura di Andrea M. Mazza, Comune di
Monteciccardo - Accademia di Belle Arti di Urbino.
1995
Enrico F. Londei - Pino Mascia, Il conventino di Monteciccardo,
Accademia di Belle Arti di Urbino, Comune di Monteciccardo, Provincia di Pesaro e Urbino, Pesaro.
I Premio nazionale Fabio Bertoni per l’incisione, Comune di Fermignano-Accademia di Belle Arti di Urbino.
2002
Francesca Alfano Miglietti (FAM), Pier Paolo Calzolari, René Berger,
Fabio Bertoni in memoria
2001
Rosellina Archinto, Arnaldo Battistoni in memoria, Eliseo Mattiacci, Ruggero Pierantoni, Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro.
2000
Renato Bruscaglia in memoria, Gerardo Filiberto Dasi, Alessandro
Parronchi.
Inaugurazioni anno accademico
1992
Attention Art! Ipotesi a confronto 1992, Dipinti. Sculture e
installazioni di giovani autori, Stamperia dell’Arancio, Grottammare.
All’ombra di Piero, a cura di Umberto Palestini, Stamperia
dell’Arancio, Grottammare.
1991
Ipotesi a confronto, Edizioni Essegi, Ravenna.
Dentro l’Accademia, a cura di Cristina Marabini, Umberto Palestini, Quattroventi, Urbino.
1990
Enrico F. Londei - Massimo Marra, Urbino analisi visiva della
forma urbana, La Stamperia, Rimini.
1985
Quindici anni di incisione all’Accademia di Belle Arti di Urbino,
testi di Elio Marchegiani e Renato Bruscaglia.
1984
Microcosmo-Macrocosmo itinerari di pratiche artistiche, a cura
di Mariano Apa, AGE, Urbino.
1982
Anteprima 82, catalogo della mostra, testi di Miklos N. Varga e
Zanobi Bigazzi.
1981
Anteprima 81, catalogo della mostra, testi di Miklos N. Varga e
Virginia Andelmi.
Il sogno di Piero / Premio dell’Accademia
di Belle Arti di Urbino.
Il Premio, rappresentato da una piccola scultura dell’artista
giapponese Ito Masako, viene conferito a personalità insigni
del mondo della cultura e dell’arte.
2014
Il sogno di Piero: Gillo Dorfles. Pubblicazione in occasione dell’assegnazione del Premio Speciale “Il sogno di Piero” 2014 a Gillo
Dorfles. A cura di Luca Cesari, AGE Urbino, 2014.
2010
Santo Alligo, Anna Bozena Kowalczyk, Alain Elkann
Anno accademico 2005/06, Urbino, Sala convegni Serra d’Inverno, Palazzo Ducale, 19 novembre 2005:
Prolusione di Enrico Ghezzi; Imperfetta indifferenza (nobody is perfect); Conferimento del Premio Il sogno di Piero. Per l’occasione
è stata pubblicata una brochure con i testi degli interventi e le biografie dei premiati, corredata da una grafica a rilievo di Giorgio
Bompadre, Edizioni degli Scalzi.
Anno accademico 2004/05, Urbino, Sala convegni Serra d’Inverno, Palazzo Ducale, 29 novembre 2004:
Prolusione di Arturo Schwarz Da Spinoza a Malatesta passando da
Breton. Allocuzione all’Accademia di Belle Arti di Urbino;
Conferimento del Premio Il sogno di Piero.
Per l’occasione è stata pubblicata una brochure con i testi degli
interventi e le biografie dei premiati, corredata dall’incisione Notturno di Rossano Guerra, Edizioni degli Scalzi.
Anno accademico 2003/04, Urbino, Sala convegni Serra d’Inverno, Palazzo Ducale, 26 novembre 2003:
Prolusione di Vittorio Sgarbi, Bugie, inganni e illusioni;
Conferimento del premio Il sogno di Piero.
Per l’occasione è stata pubblicata una brochure con i testi degli
interventi e le biografie dei premiati.
Anno accademico 2002/03, Urbino, Sala convegni Serra d’Inverno, Palazzo Ducale, 20 novembre 2002:
Prolusione di René Berger, Naturale/artificiale: verso una nuova
ibridazione;
Conferimento del Premio Il sogno di Piero.
Per l’occasione è stata pubblicata una brochure con i testi degli
interventi, le biografie dei premiati, corredata dall’incisione Dafne
di Fabio Bertoni, Edizioni degli Scalzi.
Anno accademico 2001/02, Urbino, Teatro Sanzio, 21 novembre
2001:
Prolusione di Ruggero Pierantoni Il mercato delle immagini e dei
suoni;
Conferimento del Premio Il sogno di Piero.
Per l’occasione è stata pubblicata una brochure con i testi degli interventi e le biografie dei premiati, corredata dall’incisione Natura
morta di Arnaldo Battistoni con una poesia di Paolo Volponi e il testo Esordi di Arnaldo Battistoni di Bruno Ceci, Edizioni degli Scalzi.
Anno accademico 2000/01, Urbino, Università degli Studi, Aula
183
del Rettorato, 22 novembre 2000:
Interventi di Umberto Palestini, Giorgio Cerboni
Baiardi, Luca Cesari;
Prolusione di. Alessandro Parronchi Oggi come ieri: come intendere l’opera d’arte;
Conferimento del Premio Il sogno di Piero ad Alessandro Parronchi.
Per l’occasione è stata pubblicata una brochure con i testi degli
interventi e le biografie dei premiati, corredata dall’incisione Imbarcadero di Renato Bruscagliacon una poesia di Eugenio De Signoribus e il testo La vela di Silvia Cuppini, Edizioni degli Scalzi.
Prolusione di Mario Ramous, Bagatelle per un commiato;
Umberto Palestini, Presentazione delle Edizioni degli Scalzi;
Lettura di poesie di Mario Ramous interpretate da Alberto Agnelucci;
Esecuzione di brani musicali del maestro Massimo Mercelli.
Per l’occasione è stata pubblicata una brochure, con i testi degli interventi, corredata da incisioni di Fabio Bertoni e Rossana Guerra,
Edizioni degli Scalzi. è stata inoltre realizzata, a cura di Pino Mascia,
la fusione di multipli in bronzo su opera di Omar Galliani.
Anno accademico 1997/98, Urbino, Aulateatro dell’Accademia, 12
febbraio 1998:
Prolusione di Tommasi Trini, Un’altra forma di vita;
Introduzione di Cristina Marabini;
Interventi di Umberto Bernardini, Massimo Galuzzi, Renato
Bruscaglia, Concetto Pozzati, Raffaello Scianca, Piero Guidi, Giuseppe Franzè, Rossano Guerra.
Consegna del Premio Dina Camillini indetto dalla PIERO GUIDI
S.p.A. per l’a.a.1996/97.
Per l’occasione è stata pubblicata una brochure, con i testi degli
interventi, corredata da un’incisione di Giovanna Forlani, Edizioni
degli Scalzi.
2012
Busto di Giuseppe Mazzini, di Francesco Poletti, nell’ambito del
progetto I padri della patria nel Monumento nazionale, Castelfidardo (AN), 16 settembre.
Premio di Scultura, promosso dal Comune di Tavullia (PU) e
dall’A.N.C. per un monumento dedicato al Carabiniere Robusto Antonelli: vincitori ex aequo, Federico Pierleoni, e Francesco Poletti il
cui progetto viene posto in opera, 9 settembre.
Premio Urbino Press Award, a Sebastian Rotella, insignito con la
scultura realizzata da Alice Arlotti, allieva dell’Accademia di Belle
Arti di Urbino, 22 giugno.
Anno accademico 1996/97, Urbino, Sala Raffaello, 21 novembre
1996:
Celebrazioni del Trentennale (1967 - 1997);
Prolusione di Vanni Scheiwiller, Quarantacinque anni di editoria
inutile;
Introduzione di Luca Cesari;
Interventi di Marcello Di Bella, Massimo Galuzzi, Renato Bruscaglia,
Walter Fontana, Giuseppe Franzè, Cristina Marabini;
Consegna delle medaglie in bronzo celebrative del Trentennale.
Urbino, Aulateatro dell’Accademia:
Boite, Spettacolo della Scuola di Scenografia (corso di Scenotecnica).
Per l’occasione è stata pubblicata una brochure, con i testi degli
interventi, corredata da un’incisione di Lorenzo Amadori, Edizioni
degli Scalzi.
Anno Accademico 1995/96, Urbino, Aulateatro dell’Accademia, 8
marzo 1996:
Prolusione di Valerio Volpini, L’uomo, il tempo e l’arte;
Presentazione del volume E. Londei e P. Mascia, Il conventino di
Monteciccardo, Accademia di Belle Arti di Urbino, Comune di Monteciccardo, Provincia di Pesaro e Urbino, Pesaro 1995;
Interventi di Luciana Sbarbati, Giorgio Girelli e del Presidente
dell’Assindustria di Pesaro e Urbino Gastone Bertozzini.
Monteciccardo (PU), Conventino: Dono al Comune di Monteciccardo del Plastico del Conventino, realizzato da allievi dell’Accademia;
Inaugurazione della mostra Architetture del cielo, a cura di Andrea
M. Mazza;
Concerto degli allievi del Conservatorio di Musica “G. Rossini” di
Pesaro.
Per l’occasione è stata pubblicata una brochure, con i testi degli interventi, corredata da un’ incisione di Luigi Carboni, Edizioni
degli Scalzi.
Anno Accademico 1994/95, Urbino, Università degli Studi, Aula
del Rettorato, 6 dicembre 1994: Presentazione del volume Per
Mario Luzi, a cura di Giorgio Tabanelli.
Urbino, Aulateatro dell’Accademia:
Fuori o dentro lo strampalato albergo, spettacolo della Scuola di
Scenografia tratto da poesie di Mario Luzi.
Urbino, Teatro La Vela: Omaggio a Mario Luzi, serata a cura
dell’Università di Urbino con Mario Luzi e Luciano Sampaoli;
Torre delle ore, quattro Lieder per voce e pianoforte. Per l’occasione è stata pubblicata una brochure, a cura del Centro Stampa
dell’Università di Urbino, con i testi degli interventi, corredata da
un’ incisione di Omar Galliani, Edizioni degli Scalzi.
Sono stati inoltre realizzati multipli in bronzo di Alessandro Petromilli.
184
Anno Accademico 1993/94, Urbino, Aulateatro dell’Accademia, 23
febbraio 1994:
Sculture in spazi pubblici, Laboratori, Attività
2012-2008
Scolpire in Piazza, residenza artistica per scultori che realizzano
opere in pietra arenaria, Sant’Ippolito (PU), 21-29 luglio, borsa di
studio assegnata a Li Qiang, Roberto Puddu, Benedetta Del Carmen Brigidi, Elvis Spadoni, Stefania Varvara.
2011
Mirko nel tempo e nel mito, Cagli, Palazzo Mochi Zamperoli, 24
settembre-8 gennaio 2012, esposizione, tra altre, della scultura
Costruzione policroma.
Esposizione della scultura, restaurata nei laboratori dell’Accademia
dal prof. Stefano Lanuti, Costruzione policroma di Mirko Basaldella, Salone dell’Arte del Restauro e della Conservazione dei Beni
Culturali e Ambientali, Ferrara, 30 marzo-2 aprile.
2010
Sogno mutevole di un impavido ma ingenuo principe azzurro, scultura di Antonio Rastelli, acciaio inox specchiante, led azzurro, m.
1,50x3+m. 1,50x1,80, parete esterna della mensa di Benelli Armi
S.p.A., Urbino, a cura di Pino Mascia.
2009
La Foca, scultura fontana, bronzo, di Luca Giorgi per v Villa Betti
(PU), a cura di Pino Mascia.
Recupero iconografico del bassorilievo della società operaia di Mutuo soccorso, Monteciccardo, m. 2,60x1,20.
2008
La torre del vento, Montegaudio (PU), scultura di Carmen Graziano, resina poliestere e polveri di pietra, m. 3,20x0,90, a cura di
Alessandro Petromilli e Pino Mascia.
Il Drago, San Giorgio di Pesaro (PU), scultura ferro e ceramica m.
3,10x1,20, di Igino Poletti, a cura di Sandro Ciriscioli e Pino Mascia.
2005
Icosaedro vacuo, opera, legno, cm. 400x400, realizzata all’interno
del progetto promosso dalla Provincia di Pesaro e Urbino, a cura
di Alessandro Petromilli e Pino Mascia e collocata nella rotonda in
località Croce dei Missionari, Urbino.
2004
Borgo Doria si mette in mostra, Canale di Luci, opera collettiva
delle Accademie di Belle Arti d’Italia su progetto promosso dalla
Città di Torino e dall’Accademia Albertina delle Belle Arti. Per Urbino, realizzano un’ opera, il docente Giancarlo Lepore e gli allievi
Luca Caimmi, Filippo Fossati, Francesca Crocetti, Federico Pagliaro, Giovanni Zuanelli, ottobre-novembre.
Laboratorio di scultura con la pietra di Apricena, in collaborazione
con Comune di Apricena (FG), Provincia di Foggia-Assessorato alle
attività produttive e Liceo artistico di Bari, maggio. Fontana, opera,
resina e polvere di marmo cm. 320x160x80, di Mario Mansi, Piazza
Europa, Colbordolo (PU), a cura di Pino Mascia.
2003
Fontana, opera, resina e pietra ricostruita cm. 310x250, di Ettore Di
Giammarino, Centro Commerciale, Bottega di Colbordolo (PU), a
cura di Pino Mascia.
2010
Demetrio e Polibio, di Gioachino Rossini, scene e costumi Scuola
di Scenografia, Rossini Opera Festival 2012, Pesaro, Teatro Rossini,
10,14,16,19 agosto.
2002
Attraversamenti, scultura, resina poliestere cm. 250x350x300, di
Ilaria Cuccagna, Parco Comunale, Montecchio (PU), a cura di Pino
Mascia.
Senza titolo, scultura, plastiche industriali, resine e ferro m. 7x4,
di Mario Mansi, Parco Comunale, Montecchio (PU), a cura di Pino
Mascia.
Onda continua, scultura, resina e pietra ricostruita, di Alessandro
Di Giambattista, Montecchio (PU), a cura di Pino Mascia.
2009
Certo lui non sa, spettacolo della scuola di Scenografia in collaborazione con la rassegna teatrale Teatroltre ’09, Aulateatro dell’Accademia, 6 maggio.
2001
Sette Fontane per Sette Piazze, progetti degli allievi di Scultura
dell’Accademia per il Comune di Colbordolo (PU).
Aria sulle sei corde, scultura, ferro diametro m. 7, di Matteo Serafini, Parco museo di Villa Zandhers B. Gladbach (Germania).
1999
Scultura per la pace, scultura, cm. 660X390, di Pasquale Galliano,
collocata nel Lido di Fermo (AP), quindi a Piazza Torino, Porto S.
Giorgio (AP).
Laboratorio per le materie plastiche, esecuzione di due opere per
la mostra di Pier Paolo Calzolari alla Galleria d’arte moderna di
Bologna.
1997
Colonna per Apecchio, scultura, cm. 340X40, di Laura Paoloni, collocata nel centro storico del Comune di Apecchio (PU), a cura di
Raffaello Scianca e Pino Mascia.
1995
Plastico del conventino di Monteciccardo, di Filippo e Gianluca Iezzi, Luca Mattia, Andrea Rossi, Monteciccardo (PU).
1993
Laboratorio di Beni culturali e Modellistica, restauro delle pietre
e dei soffitti della sala dei peducci e della libraria, conventino di
Monteciccardo (PU).
1979
Dal 1979 il corso di Plastica ornamentale collabora con l’Amministrazione comunale di Urbino per la progettazione e realizzazione di
strutture ludiche e di arredo sia per gli spazi interni che esterni della
scuole comunali dell’infanzia e degli asili nido.
Allestimenti teatrali e attività scuola di Scenografia
2014
Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, Rossini Opera Festival
di Pesaro, Scene e costumi della Scuola di Scenografia in collaborazione con il Biennio specialistico di Visual e Motion Design, 11-20
agosto 2014
2013
SENZA FIN.e, di Erica Montorsi, spettacolo inedito realizzato dalla
scuola di Scenografia nell’ambito di TeatroOltre, nona edizione,
Aulateatro dell’Accademia, 31 maggio–1 giugno.
Demetrio e Polibio di Gioachino Rossini, Produzione del Rossini
Opera Festival di Pesaro, Scene e Costumi scuola di Scenografia,
Napoli, Teatrino di Corte di Palazzo Reale, 29 maggio–7 giugno.
2012
Il signor Bruschino, di Gioachino Rossini, scene e costumi per
un’opera al R.O.F. Rossini Opera Festival 2012, Pesaro, Teatro Rossini, 12,15,18,21 agosto.
2011
Lezione di Peter Kammerer, Philoktet di Heiner Müller, 15 novembre.
Incontro con il collettivo di ricerca Teatro Sotterraneo, primo atto
del progetto per Il Signor Bruschino di Gioachino Rossini, 8 novembre.
2008
Histoire du soldat, di Charles-Ferdinand Ramuz, musica di Igor
Stravinskij, Teatro della Fortuna di Fano / Teatroltre ’08, 16 maggio.
2007
Stabat, spettacolo in dodici quadri e un prologo ispirato allo Stabat
Mater di Giovanni Battista Pergolesi, Teatro della Fortuna di Fano /
Teatroltre’07, 16 maggio.
2006
La Calandria, di Bernardo Dovizi detto il Bibbiena, allestimento
scenico degli studenti in collaborazione con il regista Luca Ronconi, che ne cura il progetto per la regia di Marco Rampoldi, Palazzo
Ducale di Urbino, 29-30 giugno, 1 luglio.
Adelaide di Borgogna, di Gioachino Rossini, elaborazione scenica
a cura della scuola di Scenografia, video di Pierluigi Alessandrini,
BPA Palas (Teatro 2), nell’ambito del Rossini Opera Festival, 17 e
20 agosto.
Gianni Schicchi, di Giovacchino Forzano, musica Giacomo Puccini,
produzione del Teatro della Fortuna di Fano in collaborazione con
l’Accademia, regia di Francesco Calcagnini; scene di Matteo Berloni, Raffaella Giraldi; Light designer Emiliano Pascucci, Rassegna
Lirica Torelliana, 28 giugno e 2 luglio.
Parlatore eterno, di Antonio Ghislanzoni, monologo musicale di
Mario Mariani per baritono e sette pianoforti dallo scherzo comico
di Amilcare Ponchielli, produzione del Teatro della Fortuna di Fano
in collaborazione con l’Accademia, regia di Francesco Calca gnini;
scene di Matteo Berloni, Raffaella Giraldi; Light designer Emiliano
Pascucci, Rassegna Lirica Torelliana, 28 giugno e 2 luglio.
Don Pasquale, dramma in due atti di Giovanni Schmidt, musica di
Gaetano Donizetti, produzione del Teatro della Fortuna di Fano in
collaborazione con l’Accademia, scene Salvatore Simone, Light designer Emiliano Pascucci, Rassegna Lirica Torelliana, 23 e 25 luglio.
2005
La cavalleria rusticana, di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, musica di Pietro Mascagni, produzione del Teatro della
Fortuna di Fano. Le scene sono state realizzate nel laboratorio di
Scenotecnica dello stesso Teatro, di cui fanno parte, coordinati da
Francesco Calcagnini, gli allievi dell’Accademia Pierluigi Alessandrini, Emiliano Pascucci, Sara Pitocco, Salvatore Simone, Rassegna lirica Torelliana, 30 luglio–1 agosto.
2004
La generazione muta, Spettacolo della scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, 23–30 novembre.
2002
Schede di teatro: Gusci, da Franz Kafka, Spettacolo della scuola di
Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, 20–25 novembre.
2001
Schede di teatro: Dialogo della vecchia gioventù, da un testo di
Gianni D’Elia, Spettacolo della scuola di Scenografia, Aulateatro
dell’Accademia, novembre. Roma, Palazzo delle Esposizioni, 20–
21–22 dicembre.
2000
Mostra didattica, scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia,
giugno.
1999
Schede di teatro:
Crimini esemplari, di Max Aub, musiche Mario Mariani, Concerto
per voci recitanti, regia di Francesco Calcagnini, costumi Sonia Signoretti, assistente alla regia Barbara Montironi, Spettacolo della
185
scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, 19 marzo.
Esercizi spirituali in luogo pubblico, testi tratti dai racconti di Daniil
Charms e Bruno Schulz, Spettacolo della scuola di Scenografia,
Aulateatro dell’Accademia, 14–15–16–17 giugno.
1997
Arte in Comune. Per un progetto dei beni culturali, allestimento
mostra Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 18 aprile–10
maggio.
Schede di teatro:
L’amore delle pietre-Una macchina erogena, spettacolo di Giovanni
Ferri (Incertimomenti), Sala del Maniscalco, 4–5 giugno.
Arturo 1,2,3,4 (Appunti per uno spettacolo), elaborazione di Giovanni Ferri dal Macbeth di William Shakespeare, Spettacolo della
scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, 6–7–8 giugno.
Segni e sogni, di Guido Cecere, 10 giugno.
Incontro con Raffaella Giordano, conferenza spettacolo, Aulateatro
dell’Accademia, 12 giugno.
Porcellane della Collezione Mosca-Il servizio napoleonico, allestimento della mostra Pesaro, Musei civici, luglio.
1996
Boite, spettacolo della scuola di Scenografia, coordinamento di
Fabrizio Crisafulli, Aulateatro dell’Accademia, 21 novembre.
Schede di teatro:
A dispetto dei Santi (Saggio di fine stagione), Urbino, Aulateatro
dell’Accademia, 29 giugno:
Carillon, progetto di Madia Cotimbo;
Mod. n° 667 Balzac machine, progetto di Marco Giombini, Barbara
Montironi;
Sogno (ma forse no), di Luigi Pirandello, frammenti di uno spettacolo di Giovanni Ferri;
Forse no (fotoromanzo), progetto di Mauro Pecci, Yvonne Rosetti;
Teatro Mandingo, progetto di Danilo Fresta, Nicola Macolino, Roberta Spegne;
Sex appeal dell’inorganico, Palco per proclami, omaggio a Mario
Perniola, progetto di Roberta Serpico, Lara Uguccioni, Alessio
Valeri;
Alberto, progetto di Nilde D’Agostino, Emanuele Mastrogiuseppe;
All’ombra dei passeri, installazione per il riposo di stanche membra, progetto di Antonella Conte, Luigi Scoglio; La macchina per
non misurare la fantasia, progetto di Andi Huyskens;
Voci fuori campo, testi tratti da Danil Charms;
Oggetto di inaugurazione, progetto di Salvatore Lovaglio, Marco
Giombini;
L’illusione della fine, omaggio a Jean Baudrillard;
Apparizioni (e sparizioni straordinarie).
1995
Scena in scena, un dramma della scenotecnica, coordinamento di
Fabrizio Crisafulli, Urbino, Aulateatro dell’Accademia, 20–21 gennaio.
Schede di teatro, Urbino, Aulateatro dell’Accademia:
Filokalia (Il segreto amore per il bello), di Gian Ruggero Manzoni,
8 giugno;
Il colore del vento, ispirato a Il barone rampante di Italo Calvino,
Movimento Fermo, 9 giugno;
Bioritmo, realizzato da Carmen Lopez Luna, 12 giugno;
La dialogue, ispirato a Dialogo tra un prete e un moribondo di
D.A.F. De Sade, realizzato da Valerio Di Pasquale, Cortile di Palazzo
Albani,13 giugno;
Aula, realizzato dalla scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, coordinamento di Fabrizio Crisafulli, 15 giugno.
186
1994
Dal fronte di Ungaretti, spettacolo della scuola di Scenografia,
Aulateatro dell’Accademia, 3 marzo.
Schede di teatro, rassegna a cura dell’Accademia, Aulateatro
dell’Accademia, 26 maggio - 8 giugno:
La sparizione, da un testo poetico di Gian Ruggero Manzoni, 26
maggio;
Scena in scena, spettacolo della scuola di Scenografia, coordinamento di Fabrizio Crisafulli, 27 maggio;
Oblivion, regia di Giovanni Ferri, produzione Centro Astor Piazzolla–Incertimomenti, 30 maggio;
Verso Itaca, ispirato alle poesie di Quasimodo, realizzato dalla scu-
ola di Scenografia, 3 giugno;
Protopo, progetto di Andrea Santini e Barbara Bruzzesi, 4 giugno;
Il piccolo principe, progetto e realizzazione Movimento Fermo, 4
giugno;
Fuori o dentro lo strampalato albergo, da Per il battesimo dei nostri
frammenti di Mario Luzi, 8 giugno.
1993
Quadri di un’esposizione, composizione scenica su musica di
Modest Petrovic Mussorgskij, coordinamento di Fabrizio Crisafulli,
nell’ambito di TeatroOrizzonti 1993, Aulateatro dell’Accademia, 31
luglio.
Minimi teatri, progetti per autori del ‘900, Pesaro, Teatro Rossini,
4–22 agosto; Marche Producono, ottobre.
Orazero, post - tragedia di Giovanni Ferri,Urbino, Aulateatro
dell’Accademia, 15–16 dicembre.
1992
Piccolo museo del tempo dedicato a Borges, mostra Urbino, Rampa Francesco Di Giorgio Martini, 7-30 maggio. Medeamedia, scritto
e diretto da Giovanni Ferri, Aulateatro dell’Accademia, 27 giugno.
1991
Schede di Teatro, Urbino, Aulateatro dell’Accademia:
Il dramma, la commedia, la farsa, di Luigi Antonelli, progetto e regia Francesco Calcagnini, Compagnia teatrale Dolci sguardi, 11–12
maggio;
Videoricerca, 14 maggio–15 maggio:
Io sono il Signore Dio tuo di Antonio Taglioni;
Frangenti di Emanuele Coppi;
Décantation des yeux, dedicato a Tre sorelle di Anton Cechov di
Fabrizia Cavalletti;
Alice, di Pedra Niederseer;
Candid Kantor, Videodocumento di Giancarlo Soldi;
Scene dalla Macchina dell’amore e della morte di Tadeusz Kantor;
Il principe costante, Videofilm di Jerzy Grotowski;
Non video non teatro, Monteverdi addio, realizzato dalla scuola di
Scenografia.
La città chiusa da La peste di Albert Camus, progetto e regia Massimo Munaro, produzione Teatro del Lemning, Aulateatro dell’Accademia,18 maggio;
Il diario di Eva, di Mark Twain, musiche originali Massimo Munaro,
ideazione e coreografia Thierry Parmentier, Aulateatro dell’Accademia,19 maggio;
Scena in micro, modelli teatrali su progetti antichi e contemporanei, Aulateatro dell’Accademia, 28 giugno.
1990
Norman, progetto e regia di Giovanni Ferri, Aulateatro dell’Accademia, 7–8 giugno.
Robin e Marion. Alle origini del teatro musicale, Seminari ed esecuzioni, Aulateatro dell’Accademia, 12–18 dicembre.
1988/89
Monteverdi addio, film televisivo, Progetto e realizzazione della
scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia.
1988
Mostra dei materiali di scena, realizzati dalla scuola di Scenografia,
nell’ambito di Teatro Orizzonti, Urbino, Rampa Francesco Di Giorgio Martini.
1984/85
Orfeo ed Euridice, da Christoph Wilibald Gluck, spettacolo itinerante realizzato con il contributo del Comune di Urbino e della Provincia di Pesaro-Urbino e in collaborazione con La macchina del
vento, Urbino, Teatro Sanzio.
1984
Il ballo delle ingrate, di Claudio Monteverdi, Marionette in Opera,
in collaborazione con Opera Studio, Comune di Urbino.
La macchina del vento, Regia Gabbris Ferrari, rappresentato a Spoleto, Perugia, Bolzano, Urbino, Pesaro, Rovigo, Fano. Ha partecipato al festival Segni barocchi di Foligno.
1982
Laboratorio sul teatro barocco, realizzato con il contributo del Comune di Arezzo e Opera Studio.
1981
Il ballo delle ingrate, opera allestita in collaborazione con il Centro
teatrale di Arezzo .
Gianni Schicchi, Il tabarro, Suor Angelica, di Giacomo Puccini,
scenografia Laboratorio Teatrale Accademia di Urbino, Costumi
Istituto d’Arte di Pesaro, Osimo, Teatro La nuova fenice, 26–27–29
giugno.
Trittico pucciniano, mostra di progetti e materiali di scena, Sala
Teatro Rossini, Pesaro.
L’inganno, laboratorio teatrale a cura della scuola di Scenografia
realizzato per il Comune di Feltre.
1975
L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht, Omaggio a Kurt Weill, spettacolo realizzato dal Laboratorio teatrale in collaborazione con il
Conservatorio Rossini di Pesaro.
Scenografie della Gazza ladra di Gioachino Rossini, in collaborazione con il Conservatorio Rossini di Pesaro.
Il contingente cambia colore realtà dell’immagine o immagine della realtà, intervento di allievi dell’Accademia nel cortile d’onore del
Conservatorio Rossini di Pesaro.
1973
Violenziazione, Rassegna San Fedele 3, 1972/73, Centro Culturale
San Fedele, Milano.
Workshop, Seminari, Visiting, Laboratori,
Produzioni Video
2014/2015
Advanced ceramics. Performative patterns. Workshop di Paolo
Cascone (COdesignLab) dal 9 al 19 maggio 2015.
Codice Italia Academy 2015 : Iniziative patrocinate dalla Direzione
Generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane
in occasione della Biennale Arte 2015 a cura di Vincenzo Trione. I
workshop, di taglio teorico-pratico, della durata di tre giorni, con
cadenza mensile (da giugno a novembre 2015 – ad eccezione di
agosto), si svolgeranno presso il Parco Scientifico Tecnologico di
Venezia Marghera (Venezia) e saranno dedicati ai linguaggi della
pittura, scultura, Cinema e Videoarte, Disegno, Fotografia. I laboratori tematici, diretti da alcuni artisti presenti in mostra, rivolti
agli allievi delle Accademie di Belle Arti italiane. Gli studenti dopo
essere stati selezionati dai Direttori delle Accademie insieme con i
docenti, verranno sottoposti alla valutazione finale da parte di una
commissione presieduta da Vincenzo Trione e formata da alcuni artisti invitati al Padiglione Italia della Biennale Arte 2015. I lavori realizzati nell’ambito delle attività dei vari workshop saranno esposti
in una mostra organizzata presso la stessa sede.
Incontro con Pinuccio Sciola : “Forma, Spazio, Suono”, gli artisti
si raccontano. A cura di Paolo Soro e Giuseppe Mascia. Incontro
pubblico con lo scultore Pinuccio Sciola, lo scultore Michelangelo
Galliani e il poeta, scrittore e storico dell’arte Gian Ruggero Manzoni ilì 23 aprile 2015 presso Chiesa dei servi di Maria (ex convento
dei Carmelitani)– Accademia di Belle Arti di Urbino.
Trame ricomposte (2008) di Fabio Bianchini Pepegna. Montatore
particolarmente attivo a livello nazionale nell’ambito del documentario di creazione. F. Bianchini Pepegna ha presentato il giorno 1°
aprile 2015 presso l’Aula di Decorazione “La RABBIA di P. P. Pasolini”, ipotesi di ricostruzione della versione originale del film, frutto
del lavoro infaticabile e appassionato di Giuseppe Bertolucci e del
critico Tatti Sanguineti, che assieme hanno recuperato i materiali
originali e ripristinato il film nella sua forma primigenia, così come
concepito e realizzato da Pasolini, prima che l’intervento censorio
del produttore inserisse la controvoce reazionaria di Guareschi,
portando Pasolini a disconoscerne la regia.
I’m Not Inflatable (18 febbraio 2015) di Noa Pane, Performance
partecipativa con testi di Dario Picariello, organizzazione e coordinamento di Miriam Pascale, traduzione di Alessandra di Sante
e Zoe Zhou come soggetto. Realizzata il 18 febbraio 2015 presso
l’Aula di Decorazione.
Il processo fisiologico di respirazione viene trasposto in azione da
Noa Pane. L’artista, attraverso questo atto metaforizzato, riflette sul
concetto di oggettualità del corpo e su come viene spesso usato
nel complesso sociale e culturale, concentrandosi sull’assunto del
corpo violato
Contemporary Art in Belgium – Lezione del Prof. Joannes Késenne
(PXL University College – Hasselt - Belgio), 14 gennaio 2015.
Andirivieni 9. Scuola di Grafica. (!9 gennaio 2015). Incontro con
l’autore Paolo Martinello disegnatore di fumetti, illustratore: dalla
Bande Dessinée francese, al fumetto popolare italiano.
Senza Titolo, (Dic. 2014), performance di Marika Ricchi con testi
di Dario Picariello e organizzazione di Miriam Pascale. Nel lavoro
dell’artista si sviluppa un gioco di contrasti, in cui movimento, armonia ed equilibrio si oppongono alla pesantezza del ferro e alla
sua staticità ed invita a riflettere sulla condizione femminile.
Incontro con l’artista Luigi Presicce con introduzione di Ludovico
Pratesi il 4 dicembre 2014 presso l’Aula di Decorazione – Dipartimento Arti Visive.
Nella tana del Bianconiglio. Saggio sulla mutazione digitale. Presentazione dell’autore Rossano Baronciani Docente di Etica della
Comunicazione e Cultura del Progetto, il giorno 11 dicembre 2014
presso l’Aulateatro della Scuola di Scenografia dell’Accademia di
Belle Arti di Urbino.
Global Education : Conferenza di Giuseppe Stampone, docente
di Tecniche e Tecnologie delle Arti Visive, tenutasi il 26 novembre
2014 presso l’Aula di Scenografia per la presentazione del progetto
di arte partecipativa, aperta a tutti gli studenti iscritti ai Bienni specialistici dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. Global Education
è progetto itinerante che, dopo l’esordio nelle prestigiose sedi di
Palazzo Reale a Milano e Dynamo Camp a Pistoia, attraverserà altre
37 tappe su tutto il territorio nazionale, approdando fra gli altri al
MAXXI di Roma e al GAMeC di Bergamo.
Primavera 3 : Esposizione, delle opere di Davide Mancini Zanchi,
vincitore di una borsa dell’Accademia di Belle Arti di Urbino“Programma LLP Leonardo – Design your future 2013” , dal 15 al 30 novembre 2014 alla Galerie Frédéric Lacroix di Parigi presso la Dena
Foundation for Contemporary Art.
2013/14
Incontri della Scuola di pittura: Nunzio. Serse. Marco Tirelli. Gianfranco Notargiacomo. Marco Neri, a cura di Luigi Carboni, marzo –ottobre 2014.
Tra artificio e natura: computational design e fabbricazione digitale, conferenza di Paolo Cascone a cura di Maria Giovanna Mancini, Corso di Storia dell’arte contemporanea, in collaborazione con
la Scuola di Scultura, 12 maggio 2014.
Incontro con Paola Guadagnino e Marco Altavilla, a cura di Massimo Ceccarelli, Scuola di Decorazione, 7 aprile 2014.
Poeticosfere / invito al senso immaginante 2014, Ciclo di incontri a
cura di Luca Cesari, Corso di Estetica, in collaborazione con Tiziana
Mattioli, Corso di Letteratura Italiana del Dipartimento di Scienze
dell’Uomo dell’Università degli Studi di Urbino: Carlo Marcello Conti, Ostinatamente Poesia (14 marzo); Alberto Casiraghy,
Un Professionista della Libertà. Esperienza di un piccolo editore
che ama la Poesia ( 4 aprile); Antonio Prete, Poetica del Vivente.
Da L’imperfezione della luna a Menhir, (11 aprile); Maurizio Osti,
Viriditas. L’energia creativa cosmica allo stato nascente (9 maggio);
Gillo Dorfles, Opere Recenti. Dorfles a Casa Raffaello (21 maggio).
Guarda lontano 10 – sogni, workshop a cura della Scuola di NTA, 7
aprile – 28 maggio 2014.
Un paradigma della pittura fiamminga del Quattrocento. Il caso del
trittico “di Mérode” del Maestro di Flémalle, oggi al Metropolitan
Museum di New York, Conferenza del prof. Ludovic Nys dell’Université de Valenciennes et du Hainaut-Cambrésis (FR), 5 marzo
2014.
Suono e scultura, Incontro con David Monacchi a cura della Scuola
di scultura, dicembre 2013.
2013
Video GraficaGrafica, documentario ideato, realizzato e prodotto
dall’Accademia di Belle Arti in collaborazione con l’ISIA (Istituto
superiore industrie artistiche) di Urbino. Promosso e finanziato
dalla Provincia di Pesaro e Urbino. Il video racconta la storia del
Graphic Design e della Grafica d’Arte nel territorio della provincia,
in particolare nella città di Urbino, con itinerari intrecciati nelle scuole, privilegiando anche i luoghi e le architetture. Riprese video:
Studenti del Corso di Video Editing, 1° anno, Biennio Specialistico
in Visual e Motion Design dell’Accademia: Alessandro Paratore,
Asmara Malinconico, Giorgia Benvenuti, Eleonora dell’Anna, Fabio
187
Cecchi, Melissa Giambartolomei, Sara Aretino, Giacomo Pirozzolo.
Montaggio e regia Filippo Biagianti. Musiche originali, grafica e
titoli Roberto Memoli. Grafica e titoli Roberto Memoli. Post produzione e colore Stefano Mancini.
Workshop con l’artista Raimondo Galeano, nell’ambito dell’attività
didattica del corso di Tecniche pittoriche tenuto da Leonardo Santoli, 21 maggio.
Progetto AOP, workshop con l’artista Guido D’Angelo, nell’ambito dell’attività didattica del corso di Tecniche pittoriche tenuto da
Leonardo Santoli, 23 aprile.
Incontro con l’artista Nunzio, nell’ambito dell’attività didattica dei
corsi di Pedagogia e didattica dell’arte e di Pittura tenuti da Adele
Cappelli e Luigi Carboni, 17 aprile.
La mia Urbino, incontro con il poeta e scrittore Umberto Piersanti,
presentazione di Luca Cesari, nell’ambito dell’attività didattica del
corso di Pedagogia e didattica dell’arte tenuto da Adele Cappelli,
10 aprile.
Conferenza di Marek Szczęsny, University of Warmia and Mazury,
Olsztyn (Polonia), nell’ambito dell’attività didattica dei corsi di Pittura I e II ordinamento, 9 aprile.
Guarda lontano/9, Mondi possibili, a cura di Marcello Signorile, Regole, ruoli, spazi, relazioni, Il gioco come metafora per la
definizione della realtà:
World in a tag, Sasha Madarena, Mariangela Malvaso, 27, 38, 30
maggio;
High Speed Photography, Massimo Tosello, 20-24 maggio;
Gaming is, Alfredo Carlo, 8 marzo, 15-17 maggio;
Camera Play, Piero Barazzoni, 16-18 aprile.
188
2012
Il paesaggio come palinsesto, segni tracce scritture e sovrascritture, realizzazione del progetto Adele Cappelli, Antonella Micaletti,
Christian Cassar, Umberto Cavenago, Roberto Vecchiarelli, studenti
dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, nell’ambito di Borderline Materiali dell’Arte Contemporanea, Nuovi punti di osservazione
tra la città e il territorio: un’idea per un Parco Letterario dedicato a
Giulio Perticari, a cura del Collettivo di Ricerca e Produzione Quatermass-x, Pesaro - Monteciccardo, 16 giugno-23 luglio.
Developing Quasar Framework, Quadridimensional attractors
seeker and renderer, Seminario sullo sviluppo di un’applicazione
multimediale su Processing, progetto di Alessandro Barbetti con il
supporto dei professori Marco Ercolani e Emanuele Bertoni, Sede
Via del Cassero, 28 maggio.
Guarda lontano/8, Crisi, a cura di Marcello Signorile, La crisi economica ci obbliga a riconfigurare le priorità: un’occasione per il
design che si può porre come forza motrice per la definizione di
un futuro differente:
Ritratto – virtuale?, Mauro Baldissera; 11–13 giugno;
Sulla pelle, Donatella Esposito, Luca Silvestri (+ Marcello Signorile), 28–31 maggio;
Krisis, Fupete (+Erika Gabbani), 16–18 maggio;
Ur.L.O. 2.0, Urbino Laptop Orchestra, Workshop II edizione, di Alessandro Petrolati e Carlo Fatigoni, Concerto Urbino, Sala del Maniscalco, 18–19 Aprile.
Evento TEDxChange, con la partecipazione dell’Accademia di Belle
Arti di Urbino come partner, TED (Technology, Entertainment, Design), organizzazione no-profit nata in California 25 anni fa, intende
promuovere e diffondere idee di “valore” che possano cambiare in
meglio la vita delle persone, le loro relazioni, il rapporto con l’ambiente, la conoscenza e l’utilizzo della tecnologia, dell’arte, della
scienza, Bologna, 5 aprile.
4 incontri sulla “tecnica” (nel tempo della tecnica) ars – la tecnica
dell’arte: tavola rotonda con gli artisti Francesco Carone, Marco
Neri, Alfredo Pirri e il curatore e storico dell’arte Ludovico Pratesi,
23 Aprile;
Jannis Kounellis, artista, Senza titolo, 23 Gennaio;
Valentina Valentini, docente di Arti elettroniche e digitali, Università La Sapienza, Roma, Requiem per la scomparsa del video, 16
Gennaio;
Pietro Montani, docente di Estetica, Università La Sapienza, Roma,
La tecnica dell’arte al tempo della tecnica, 12 Dicembre 2011.
ID Lab, laboratorio interdisciplinare: da dicembre 2011 e fino ad
aprile 2012, sei studenti della scuola di “Nuove tecnologie per l’arte
/ Visual e motion design” (Claudia Del Fiacco, Luca La Ferlita, Caterina Lani, Maurice Leonardi, Stefano Mancini) coordinati da Marcello Signorile sono stati selezionati con l‘obiettivo di progettare
l’identità dell’Accademia (dal marchio agli strumenti) attraverso un
percorso il più possibile partecipato e condiviso da tutte le istanze
dell’istituto.
2011
Out Of Range, esperienze digitali e multimediali, Castello di Frontone, 12 novembre.
Incontro con Andrea Bruciati, Direttore della Galleria comunale
d’arte contemporanea di Monfalcone, 30 maggio.
Incontro con l’illustratore Roberto Innocenti, 10 maggio.
Guarda lontano/ 7 – Fragile / Progettare e maneggiare con cura;
Annunziata Trivisone, Nu-vola, La materia animata, 4–5–6 Aprile;
Cristina Diana Seresini, Atti deperibili, 11–12–13 Aprile; Alessandro
Petrolati e Carlo Fatigoni, UrLO, 14–15 Marzo; Mono-Modernism
and the Cathedral of Erotic Mi-sery, omaggio a Kurt Schwitters,
conferenza dell’artista Sigrid K. Zahner, Capo del Dipartimento di
ceramica School of Art and Design Pao Hall of Visual and Performing Arts, Purdue University West Lafayette, Indiana, 8 febbraio. Incontro con David Monacchi, Aulateatro dell’Accademia, 7 febbraio.
2010
Incontri/Conferenze con Ludovico Pratesi, novembre-dicembre.
Demetrio e Polibio, incontro con David Livermore, Aulateatro
dell’Accademia, 6–7 novembre 2010.
L’enigma di Rossini, Incontro con Gianfranco Mariotti Sovrintendente ROF, Urbino Aulateatro dell’Accademia, 20 ottobre.
DIDA / Settimana della Cultura, Comunicazione e didattica dell’arte,
17–18/24–25 aprile, Attività educative, Castello di Gradara e Palazzo
Ducale di Urbino.
Guarda lontano/ 6 – Ambienti / Azioni:
Maja Celija e Luigi Raffaelli, Coperta corta, piedi nudi, 10–12 maggio,
Marco Mucig, Profondità di campi, 24–26 maggio,
Alfredo Carlo-Massimo Pastore, Imago Mundi, Persi a casa propria, 9–12 giugno.
2009
Guarda lontano/5, Terra. Progettazione e partecipazione:
Nicola Salviato Gruppo Fon architetti, Vedere, 27–29 aprile, David
Monacchi, Suoni, 8 maggio, Imago Mundi, Giuseppe Carollo, Jonhatan Pierini, Disinteresse, 11–16 maggio.
Florence Faval, Il libro d’artista per bambino, Laboratorio di Tecniche dell’incisione e di Storia dell’arte, 11 maggio.
Dove va l’arte oggi?, Lezioni-conferenze con Bruno Corà, direttore
del Museo d’Arte Contemporanea di Lugano; Italo Tomassoni,
critico e storico dell’arte contemporanea; Cinzia Chiari, gallerista,
maggio.
Sound Performance Live, con Alessandro Petrolati e Carlo Fatigoni,
31 marzo Incontro con il fumettista GIPI, Aulateatro dell’Accademia, 12 marzo.
2008
Guarda lontano/4. Terra. Ambiente identità responsabilità, aprile
maggio:
Workshop con Fabrizio Rebagliati (14.16 aprile); Fabian Negrin (8–9
maggio), GEA (14 maggio);
IMAGO MUNDI (20–23 maggio), progetto ideato da Beppe Chia e
Marcello Signorile.
2007
Guarda lontano/3, Del Sentire, progetto ideato da Beppe Chia e
Marcello Signorile, Palazzo Albani, Urbino:
Mauro Vespa, Walter Branchi, 26 marzo
Franco Bertossa, Enzo Mari, 27 marzo
Mostra degli studenti Gettarsi oltre, Progetti come ritratti consapevoli, I.S.I.A. Urbino, 26 marzo. [email protected] e Beni culturali. La
funzione educativa: formazione, ricerca, professionalità, giornata
di studi in collaborazione con Provincia di Pesaro e Urbino, Comuni
di Pesaro e Urbino e il patrocinio del MUR Alta Formazione Artistica e Musicale, Pesaro, 28 febbraio.
Nella fantasia ci piove dentro. Viaggio nei libri con le figure, a cura
di Marcella Terrusi, seminario nell’ambito dei corsi di Elementi di
Grafica editoriale e di Progettazione editoriale, febbraio–marzo.
2006
Socrates Grundtvg 3-course/workshop, in collaborazione con San
Leo Artedidattica, Castello di Rivoli, Kunst Museum Bonn, Etra, San
Leo (PU), 18–22 settembre.
Scopridecarlo.net, progetto interattivo sviluppato dagli studenti
di Progettazione Multimediale Valeria Fabi, Alessandro Falchi, Elio
Germani, Lorenzo Giovannini, Sacha Madarena, Raffaele Mariotti, Luisa Villi, Manuel Zanettin coordinati dal docente Emanuele
Bertoni, foto di Elio Germani e Valeria Fabi; percorso videoludico
on-line nell’ambito della giornata Scopri De Carlo, Svela Urbino,
promossa dal Comune di Urbino in collaborazione con Giancarlo
De Carlo Associati, Anna, Andrea De Carlo ed Editoriale Domus,
cui partecipano studenti dell’Università degli Studi, Istituto Statale
d’Arte “Scuola del Libro” e I.S.I.A. , 24 giugno.
Guarda lontano/2, Città, Visiting, Seminari, conferenze 11–19 maggio:
Mauro Bubbico, Locale versus internazionale
Guido Scarabattolo, Guardare lontano, ma da quale parte?
Pier Luigi Crivellati, Città periferia sprawl
0100101110101101.org, Azioniamo Mediatico
Vittorio Bergamaschi, Paesaggio umano
Lorenzo Romito (Stalker), Lo sguardo che trasforma
Sandra Lischi, Città in metamorfosi.
2005
Vittorio Sgarbi presenta il volume Vedere le parole.
La scrittura d’arte da Vasari a Longhi, 21 settembre.
Guarda lontano/1, Visiting, Seminari, conferenze sul tema della
città:
Ruggero Pierantoni, docente accademia, Inter/faccia, 13 maggio;
Mirko Pajé, direttore creativo, L’immagine coordinata delle reti mediaset, 12 maggio;
Giandomenico Semeraro, docente accademia, Belvedere / benvedere, 11 maggio;
Laura Safred, docente accademia, Public art: lo sguardo, il piacere,
la memoria, 10 maggio;
Elio Grazioli, docente Istituto Europeo di Design di Milano, Arte e
pubblicità, 9 maggio;
Carlo Branzaglia, docente accademia, Le città della comunicazione,
4 maggio;
Roberto Paci Dalò, regista/musicista, Giardini Pensili, Luogo all’ascolto un laboratorio di esplorazione acustica e visiva, 27 aprile;
Pier Luigi Capucci, docente università, Mediaversi nuovi spazi del
sociale e della comunicazione, 22 aprile;
Gianni Lavacchini, architetto, Il segno della città, 15 aprile
Mario Piazza, grafico, Le scritture della città, 8 aprile.
2004
Presentazione del volume Vortici, atomi e sirene di Ruggero Pierantoni, Urbino, Palazzo Ducale, Sala Convegni - Serra d’inverno, in
collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”,
interventi di Marco Vallora, Giovanni Bogliolo, Umberto Palestini.
2003
Incontri sull’arte: Vittorio Sgarbi presenta Maurizio Bottoni, Luigi
Serafini.
Sistemi operativi : Bugie, inganni e illusioni, Aula-teatro dell’Accademia:
Incontro con l’artista Mario Airò, 29 aprile
Matteo Bittanti, Videogames e new media, 8 maggio
Fabio Mauri, Inganni personali, 21 maggio;
Ruggero Pierantoni, Bugie in architettura. Creazioni ottiche, rivestimenti, prospettive accelerate, 23 maggio.
Incontri:
Predag Delibasic, proiezione del film Il capitano di Riva;
Pupi Avati, proiezione del film Il cuore altrove, 14 marzo, in collaborazione con l’Università degli Studi “CarloBo”-Facoltà di Sociologia.
Creazione audio-visiva e narrazione, in collaborazione con l’Università degli Studi “CarloBo”:
1 aprile
Incontro con l’artista Gianni Toti;
Proiezione dell’opera video di Sandra Lischi Plane Toti notes;
VideoPoemOpera La fine della morte del trionfo, “terzo grido” della “Trilogia di Tupac Amauta” di Gianni Toti.
8 aprile
L’immagine sfuggente, incontro con l’artista Robert Cahen, rassegna di opere video dell’autore;
Presentazione in prima visione europea della più recente videografia di Robert Cahen: L’étreinte.
9 maggio
Venire, a Venezia, performance teatrale di Paolo Puppa; presentazione del libro omonimo.
2002
Sistemi operativi-Naturale-Artificiale, Aulateatro dell’Accademia 13
marzo–28 maggio:
Ruggero Pierantoni, La scintilla elettrica da Giorgione a Frankenstein
Bruna Esposito, Al centro del primo cerchio: per tutti gli esseri, il
nutrimento
Cristiani Pintaldi, Natura al cubo
Enzo Tiezzi, Biodiversità: emergere di forme dal tempo biologico
Francesca Alfano Miglietti, Corpo scelto: ibrido artificiale/naturale
nel contemporaneo
René Berger, Naturale/Artificiale: verso una nuova ibridazione?
Gillo Dorfles, Il mondo delle cose artificiali e delle cose naturali.
Sistemi operativi: Naturale/Artificiale–Creazione audio-visiva e
narrazione, in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino:
Giuseppe Bertolucci, Il cinema probabilmente, 9 maggio
Giacomo Verde, Liberare arti da artisti, 15 maggio.
Sistemi operativi: Naturale/Artificiale-Incontri:
Gianluca Marziani, 4 marzo
Matteo Basilè, 18 marzo
Gabriele Perretta, Dal medialismo alle comunità, 7 maggio
Loris Cecchini, 14 maggio.
Luca Beatrice, 2 giugno.
Olivo Barbieri, Fotoritratti, interventi di Monica Dematté, Luo Yongjn, Daria Menozzi, 11 marzo
Francesco Morandin, Auto-ritratti, 18 marzo
Fabiola Naldi, 13 maggio
Stefano Ferrari, 20 maggio.
Video-Cortometraggi-Animazione, a cura di Pierpaolo Loffreda, in
collaborazione con la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di
Pesaro, 8–9–15 maggio.
Seminario, in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino, Istituto di Comunicazione e Spettacolo, Il teatro in televisione,
incontri con registi:
Maurizio Scaparro, 11 aprile
Mario Missiroli, 2 maggio.
2001
Sistemi operativi L’immagine: autori e luoghi, Aulateatro dell’Accademia, 5 marzo–5 aprile:
Gilberto Zorio, Incontro;
Paolo Rosa, Studio Azzurro e l’immagine interattiva - proiezione
del film Il mnemonista di P. Rosa;
Denis Santachiara, Santachiara il design tecnopoetico;
Occhiomagico, Mi vida;
Robert Cahen, Dialogo con immagine: sul tempo;
Sergio Risaliti, Dal museo contenitore al museo come esperienza-Ruolo ed obiettivi del museo fra sistema dell’arte e società
civile;
Vittorio Fagone, Il quadro regge?
Linguaggi e pratiche dell’arte contemporanea, incontri con alcuni
protagonisti dell’Arte degli anni Ottanta - Novanta:
Ilaria Mariotti, Fondazione Teseco per l’Arte, 13 marzo;
Simonetta Fadda, videoartista, 19 marzo;
Marco Cingolani, artista, 3 aprile;
Vittoria Coen, critico d’arte e direttore della Galleria civica d’arte
contemporanea di Trento, 23 aprile;
Stefano Arienti, artista, 15 maggio;
Mario Gorni, Consorzio Care OF/Viafarini, spazio espositivo ed archivio giovani artisti, 21 maggio.
Seminario Il teatro in televisione, incontri con registi:
Antonio Calenda, 26 febbraio ;
Luigi Squarzina, 29 marzo.
Presentazione del libro di Giandomenico Semeraro L’uomo di marmo-Il laboratorio Nicoli di scultura in Carrara, 30 maggio.
2000
Stefano Zecchi, E’ possibile una nuova militanza artistica?
Incontro-seminario con l’artista Marco Tirelli.
Incontro-seminario con il direttore di museo Valerio Dehò.
189
1999
Marina Zaoli, Dalla fiaba al mito all’inconscio.
Anselmo Calvetti, Idee religiose attraverso il reperto archeologico.
Pino Parini, Il disegno del bambino: rapporti interdisciplinari nella
rappresentazione grafico -pittorica.
1997
Incontro - dibattito L’incisione oggi: dalla tradizione alla sperimentazione, Fermignano, Sala del Consiglio Comunale.
Franco Bucci, La terra, il fuoco e l’alfabeto magico della ceramica-Le possibilità operative nell’ambito della scultura.
Vito Bucciarelli, La terra sulla terra.
Pino Parini, Metodologia dell’insegnamento artistico-lo stereotipo
nell’arte.
Mario Ramous, Incontro.
Seminario Il corpo (Sergia Avveduti, Post - Human; Guido Cecere,
Il corpo nel mirino; Bruno Ceci, La pittura-l’essenziale-il corpo;
Roberto Cresti, Marguerite Yourcenar: il corpo della storia; Ada P.
Fiorillo, Il corpo di Eliante; Maurizio Nicosia, Dal corpo nel mito al
mito del corpo; Umberto Palestini, Incorporeo).
1996
Alberto Lisi, Fotografia & Moda.
Maurizio Galimberti, La Polaroid tra tecnica e sistemi di rappresentazione.
Angelo Schwarz, Fotografia, nuove tecnologie e comunicazione.
Enrico Leoni, Il restauro dei manufatti metallici alto-medievali-Strumenti e materiali: nuove metodologie.
1995
Andrea Murnik, Il gallerista non c’è più.
Leonardo e il paragone delle arti, Seminario di studi in collaborazione con Le rose e i quaderni, Università degli Studi di Urbino,
Aulateatro dell’Accademia di Belle Arti: Bruno Valerio Bandini, Pittura poesia muta; Giorgio Baratta, L’arte come scienza; Mario Luni,
Le mura della città; Omar Galliani, Lo sfumato leonardesco; Luca
Cesari, Arte e tecnica; Agostino Ziino, Musica...figurazione delle
cose invisibili; Mario Ramous, Arti spaziali e arti temporali; Marco
Maria Gazzano, Da Leonardo alle arti elettroniche, introduzione di
Guido Cecere e Giandomenico Semeraro; Analogie e intersezioni
di ieri e di oggi, Tavola rotonda coordinata da Bruno Ceci.
Incontri ‘95 Visioni di fine millennio:
Lorenzo Mattotti, Fumetto, illustrazione, pittura: un dialogo tra linguaggi visivi. Daniele Barbieri, Multimedialità e conoscenza: l’ipertesto; Encyclomedia, un’esperienza realizzata.
Ruggero Pierantoni, Nuove tecnologie e nuove modalità di visione.
Antonio Faeti, ‘800 e ‘900 due visioni di fine secolo a confronto.
Daniele Brolli, Nuove frontiere della letteratura di genere.
Elio Marchegiani, Le arti dalla tecnica alla tecnologia.
Giorgio Cavazzano, Disegnare con gli occhi di Topolino.
1994
Emanuela Sesti, Leonardo. Da un’opera d’arte a una foto. Antonio
Faeti, Il potere dell’immagine.
1993
Il pensiero e l’immagine, in collaborazione con il Centro ricerche
intermediali Le rose e i quaderni, Università degli Studi di Urbino
(L’espace de la couleur, mostra fotografica di Irene Wittek; Irene
Wittek - Guido Cecere, Pittura fotografia cinema, incontro con Benjamin; Jan Jost - Umberto Palestini, La verità della luce, la luce
della verità; Antologia video di Nam June Paik; Giorgio Baratta,
Pietro Montani, Marco Maria Gazzano, Leonardo, Ejzenstein, Paik;
Valentino Gerratana, Il metodo Gramsci; Giorgio Baratta, New York
e il mistero di Napoli. Viaggio nel mondo di Gramsci (video) interpretato da Dario Fo; Enciclopedia multimediale delle Scienze filosofiche). I teatri come bene culturale, in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino - Facoltà di Sociologia - e con i Comuni
di Cagli, Sant’Agata Feltria, Sassocorvaro, Urbania.
Giorgio Celli, L’informale totale. La scimmia, il primitivo,
il bambino e il pittore.
George Tatge, Il paesaggio in fotografia e in pittura.
Tomàs Maldonado, L’itinerario della virtualità.
Toni Toniato, Dalla virtù della pittura allo schermo del virtuale.
Manuela Crescentini, Ugo Marano, Il tempo dell’etica.
190
1992
Antonino Bove, Biologia del trascendente.
Adriano Baccillieri, Accademia e altrove.
Alberto Boatto, Della guerra e dell’aria.
Lucrezia De Domizio - Gian Ruggero Manzoni, Joseph Beuys. Il
cappello di feltro.
Bruno Corà, La processualità nell’opera d’arte di Eliseo Mattiacci,
intervento di Eliseo Mattiacci.
Hossein Golba, Il tempo scultore.
Claudio Costa, Un percorso di ricerca 1970-90.
Franco Basaglia, Anatomia mentale.
Michele Ciment, Il nuovo cinema francese.
Maurizio Buscarino, Fotografia e teatro.
Agostino Bonalumi, Arte e società.
1988
La questione del fantastico, seminario, 4-31 maggio.
1971
Alberto Boatto, Filiberto Menna, Arte una ipotesi di funzione, Urbino, Palazzo Ducale.
1987
Tonino Guerra, Il mio mestiere, lezione di sceneggiatura.
Silvio Ceccato, La costruzione dei valori estetici.
Hidetoshi Nagasawa, I materiali della scultura.
Elio Grazioli, Attualità e rivista d’arte.
Bruno Corà, A.E.I.U.O.: inclinazione dell’arte e tradizione di una
rivista.
Achille Bonito Oliva e Enzo Cucchi, Dialogo sull’arte.
Ruggero Pierantoni, L’atto del disegnare.
Filiberto Menna e Barbara Tosi, La critica dei trent’anni 1957 - 1987.
Figure, modelli e modi.
Italo Tomassoni, Ipermanierismo le icone del 2000.
Gianni Scalia, La questione del linguaggio nella poesia contemporanea.
Corrado Maltese, Arte, scienza e tecnologia ieri oggi domani.
1985
Claudio Costa, Incontro con l’autore.
Eugenio Miccini, Incontro con l’autore.
Massimo Olmi, Il servizio speciale nel giornalismo televisivo: tecnica e realizzazione.
Ruggero Pierantoni, La rappresentazione del movimento nell’arte.
1984
Alberto Boatto, Arte e mass media.
Piero Dorazio, La mia esperienza: pittura e vita 1954-1984, incontro
con l’artista.
Italo Mussa, Conversazione sulla pittura colta.
Franco Fontana, Incontro con l’autore.
Michelangelo Pistoletto, Incontro con l’artista.
Andrea Emiliani, La situazione attuale dei beni culturali.
Renzo Gallo, Esposizione di opere e conversazione con l’artista.
Pietro Bonfiglioli, Il ritorno del classico e il tragico naturale.
Silvio Ceccato, Studi d’arte liberati.
Renato Barilli, L’arte contemporanea.
1983
Flavio Caroli, Dal “Magico primario” a “Mayerling amore mio”.
1982
Il «golpe del pianerottolo» esperienza nell’arte: imparare per insegnare, La parola all’artista. Incontro con Elio Marchegiani, 27
maggio, Galleria d’arte moderna Bologna. All’incontro – dibattito,
partecipano: Elio Marchegiani, Giorgio Bompadre, Sandro Ciriscioli, Alberto Filippini, Omar Galliani, Marilena Pasquali e studenti
dell’Accademia di Belle Arti di Urbino.
1981
Giacomo Baragli, Né arte né industria, Galleria Comunale d’Arte
Moderna, Ancona.
1973
A. Boatto, La linea concettuale nell’arte moderna; F. Menna, Analisi
delle proposizioni concettuali:
T. Trini, Pratica e teoria della critica radicale, Pesaro, Sala del Consiglio Comunale, in collaborazione con la Galleria “Il Segnapassi”.
Attività scuola di Decorazione
Temporary Events At Decoration Class è un luogo fisico e mentale,
uno spazio di relazione e formazione, una bacheca, dove sono stati realizzati installazioni, video installazioni, spazi sonori, sculture
light, video sculture dei seguenti allievi:
2012
Dario Picariello, Room 33, installazione video e performance, 5
luglio.
2011
Dario Picariello, Stratos and the limits of language, installazione
video-sonora, 11 ottobre.
Jessica Pelucchini, Sguardi scontati, installazione, 29 giugno.
Giulia Ciancetta, Mabel D’Amore, Matteo Fortunato, Buena Vista
Social Grup, 14 giugno.
Anna Secondini, Cecilia Ripesi, Cristina Marchese, 12 giugno.
Laura Fonsa, Un infuso per guarire, 7 giugno.
Dario Picariello, Giusy Musto, Silvia Pretelli, Miriam Pascale, Specularoom, video installazione, 31 maggio.
Cristina Meloni / Paolo Carta. Neverland. Video installazione – mix
media, 17 maggio.
2009
Anna Visioli, Installazione spaziale, 25 giugno.
Giacomo Stolzini. Installazione e sound, 18 giugno.
Giulia Piccirilli. The Three-Bi Dimension. Media connection, 11 giugno.
Jesse Gagliardi. Cercarsi le mani e trovarsele in tasca. Video Installazione, 28 maggio.
Genta Sulaj, Installazione fotografica e sound, 21 maggio.
Krzysztof Powaeka, Dipinti, 14 maggio.
Anila Shapalaku, Pittura installata, 7 maggio.
Simone & Giordano Loi. Twin fractures. Video installazione – scultura light, 30 aprile.
Chiara Seghene. Miracolata. Installazione – mix media, 26 marzo.
Lecture - Visiting artists
2013
Marco Bernacchia (a.k.a. “Above the Tree”) & Emanuele Becheri–a
sound performance, 10 giugno.
Incontro con l’artista Moira Ricci, 18 marzo.
Concerto–seminario de I Camillas, Le forme, in occasione dell’uscita del nuovo album dal titolo Costa Brava, con la copertina realizzata da Rojna Bagheri, allieva del corso di Decorazione, 5 marzo.
1980
Angelo Schwarz, Immagini del monachesimo, Urbino, Convento
di S. Bernardino, in collaborazione con il Centro Culturale S. Bernardino e l’Istituto di Scienze religiose dell’Università di Urbino.
2011
Fabio Bianchini Pepegna. Trame ricomposte. La rabbia di Pasolini
2008, 17 maggio.
Alberto Zanchetta & Serena De Dominicis, NOT GDD #2; 29 marzo–12 aprile.
Franko B. Lesson on empty, 18 gennaio.
1976
Giuliano Giuman, Performances “Alba” e “Requiem”.
Sandro Martini, Incontro con l’autore.
2010
Mario Casanova. Sentimento e dissacrazione. La società post-tecnologica e sentimentale, 2 febbraio.
1975
Achille Bonito Oliva, Arte e sistema dell’arte.
Attività scuola di Grafica
2014
Progetto M.I.R.A. Benelli Armi, Protocollo d’intesa per la realizzazione della decorazione delle armi, maggio 2014 – marzo 2015.
Divagazioni Ex liberistiche, incontro con Cristiano Beccaletto
nell’ambito del ciclo “Andirivieni 6”, 19 maggio 2014.
E il colore divenne primario, incontro con Athos Sanchini nell’ambito del ciclo “Andirivieni 5”, 29 gennaio 2014.
La via del monotipo, incontro con Marcello Lani nell’ambito del
ciclo “Andirivieni 4”, 28 gennaio 2014
L’incisione che abbiamo attraversato, Incontro con Diego Galizzi
nell’ambito del ciclo Andirivieni 3, 22 gennaio 2014
L’Ex libris in castello, mostra degli studenti, San Colombano al
Lambro (MI), 31 agosto – 30 settembre 2014.
Architexture, Installazioni grafiche degli studenti, Palazzo Ducale di
Camerino, 31 luglio – 31 agosto 2014.
Corsie d’Arte. Arte in Ospedale, Inaugurazione dell’istallazione
permanente con opere di Mattia Caruso, Laura Gennari e Matteo Spinelli, Reparto Dialisi dell’Ospedale Santa Croce a Fano, 18
dicembre 2013
Dall’aria al legno, Installazione xilografica in collaborazione con i
Frati Minori Conventuali della regione Marche, Cappella Albani del
Convento di San Francesco, Urbino 4 dicembre 2013.
Fartlek, Mostra degli studenti a cura di Fabio Maria Serpilli, Centro
Cultura Pergoli, Falconara Marittima (AN), 12 – 19 novembre 2013.
2013
Premio Scm press, assegnazione di un torchio da stampa della
ditta Scm press di Brendola (Vicenza) alla giovane artista Irene
Podgornik, 29 maggio.
2012
Fare Carta e applicazioni di stampa, MIXED MEDIA, scuola di Grafica Accademia di Belle Arti di Urbino e Reggio Calabria, Giornate
di studio con interventi di Rosaria Calamosca, Severino Valente,
Donatella Stamer, Glauco Lendaro, Melania Lanzini, Giovanni Turria, Fabio Maria Serpilli, Gianni Curatola, Christian Cassar, Piero
Casarotto, 15-16-17 maggio 2012.
Premio Scm press---, assegnazione di un torchio da stampa della
ditta Scm press di Brendola (Vicenza) al giovane artista Riccardo
Tonti, 16 maggio .
Ke Nako, Roma, rassegna GenerAzione, scuola di Grafica Accademia di Belle Arti di Urbino, a cura di Gianluca Murasecchi e
Giovanni Turria:
GenerAzione 5, Giovanni Forleo, 27 aprile-27 giugno;
GenerAzione 4, Nadia Berz, 27 gennaio-27 marzo;
GenerAzione 3, Nicoletta Scilimati, 25 novembre 2011-21 gennaio2012
GenerAzione 2, Anila Shapalaku, 1 luglio -18 settembre 2011
GenerAzione 1, Marco Antonio Ortiz Delgado, 31 marzo-15 maggio
2011.
2012-2011
Jamu – Itinerario e laboratorio di Natura, Parco Nazionale dell’Aspromonte, al fine di realizzare taccuini d’arte impregnati di memorie, profumi e colori dell’incantata terra d’Aspromonte. 4° edizione:
Maria Tomaselli e Nicoletta Scilimati. 5° edizione Evgeniya Hristova, Lorenza Caroli, Irene Podgornik, Mara Pianosi, Roberta Feoli.
Premi e concorsi per allievi
2014/2015
Camere in chiaro : Selezione opere giovani artisti per concorso
a tema aperto a tutti gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di
Urbino. Il progetto, che si concluderà con una mostra che verrà
inaugurata il 4 giugno 2015, ha come finalità quello di condensare
le esperienze fatte durante il proprio percorso all’interno dell’Accademia. La mostra sarà consacrata a Roland Barthes, di cui cade
quest’anno il centenario dalla nascita. L’obiettivo è quello di portare alla luce, di mostrare le proprie capacità, confrontandosi con
un particolare spazio come quello dei sotterranei dell’Accademia
di Urbino. In questi spazi, infatti, gli studenti sono invitati ad una
riflessione sul loro percorso artistico in progress, confrontarsi e
mettendo in chiaro il loro rapporto con l’immagine e con lo spazio.
OS1_OPERATIVE SYSTEM 1 / NUTRIMENTUM. L’arte alimenta l’uo-
191
mo. (maggio 2015)
Selezione opere di giovani artisti per concorso a tema aperto a tutti
gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. La mostra, OS1_
OPERATIVE SYSTEM 1 / NUTRIMENTUM, nasce dalla collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Urbino con lo Studio Chiesa di
Milano e gode del patrocinio di EXPO Milano 2015 e del Comune
di Urbino. L’inaugurazione è fissata per il 13 maggio 2015 presso la
Rampa Francesco di Giorgio Martini, Urbino.
In continuità con le precedenti rassegne a carattere annuale, già
Sistemi Operativi e Random, che hanno ottenuto importanti riscontri e grande attenzione a livello nazionale per la qualità delle opere
esposte, l’esposizione offre gli studenti un rilevante momento di
confronto e visibilità.
e affida ai giovani artisti il compito di riflettere sul ruolo del cibo
inteso sia come momento della catena alimentare e nutrizionale
sia metaforicamente come necessità di nutrizione culturale.
Si riportano i nominativi degli artisti le cui opere
sono
tra
quelle
selezionate:
Ambrosio
Federico,
Bacoli
Marco,
Bertuccioli
Sara,
Caddoo
Kane,
Costanzo Matteo, Fioravanti Benedetta, Gasparroni Ilaria, Mariano
Donato, Mori Francesco, Pane Noa, Pavoni Simona, Picariello Dario, Radovic Jana, Ricchi Marika, Spolverini Agnese, Venturi Ricardo
Aleodor, Zanichelli Anna.
192
Bando Erasmus+ a.a. 2015/2016: Bando di concorso borse di studio
per l’estero.
Nell’a.a. 2015/2016 continua il nuovo programma comunitario
Erasmus plus che
ha sostituito il vecchio programma LLP/Erasmus.
6^ Edizione Benelli Arte (Feb. 2015) Concorso per la riqualificazione
di un’ area interna alla fabbrica di Urbino
mediante la realizzazione di un’opera d’arte con tecnica mosaico. A
cura di Pino Mascia, Armida Oradei e Massimiliano Nobile.
Il concorso dal tema “la natura viva” è riservato agli allievi iscritti
all’Accademia di Belle Arti di Urbino e a quelli diplomati da non più
di 3 anni.
Bando di concorso Premi Claudio Abbado (febb. 2015), indetto
dal M.I.U.R. per l’attribuzione di Premi, finalizzati a sostenere la
formazione artistica promuovendone l’eccellenza, a favore degli
studenti iscritti negli anni accademici 2013-2014 e 2014-2015.
Bando per l’assegnazione di n.5 borse di collaborazione per studenti iscritti A.A.2014/2015
Bando relativo all’assegnazione di n.5 borse di collaborazione didattica nei laboratori artistici riservate a studenti iscritti all’Accademia di Belle Arti di Urbino.
Bando per l’assegnazione di n.5 borse di collaborazione per studenti diplomati A.A.2014/2015 (Gen. 2015)
Bando relativo all’assegnazione di n.5 borse di collaborazione didattica nei laboratori artistici riservate a studenti diplomati all’Accademia di Belle Arti di Urbino.
Borsa di studio Franco Zeffirelli per le Arti (dic. 2014) Franco Zeffirelli Scolarship – Fondo per le Arti 2015
La Borsa di Studio Franco Zeffirelli per le Arti conferisce agli studenti delle Accademie di Belle Arti borse di studio per studiare a
New York.
Le selezioni permetteranno a due studenti dell’Accademia di Belle
Arti di Urbino di studiare a New York per un periodo di 6 settimane.
La Muta del Terzo Millennio. Oltre il silenzio/beyond the silence.
(da novembre 2014) Evento volto alla celebrazione del connubio
tra moda e arte organizzato dalla CNA Associazione Provinciale Artigiani di Pesaro e Urbino e la Regione Marche, in collaborazione
con l’Accademia di Belle Arti di Urbino e il Royal College of Art di
Londra. Il nome dell’evento si ispira al titolo della celebre opera di
Raffaello Sanzio, La Muta, conservata presso la Galleria Nazionale
delle Marche di Urbino, attualmente in restauro presso la Fortezza
da Basso dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Il restauro de La Muta è un evento di grande richiamo per la città
e il mondo, un’occasione per riflettere sull’idea di rinnovamento
delle tradizioni territoriali, quali l’arte e il tessile.
Oltre ad essere occasione di incontro e di­battito, grazie al viaggio
offerto dal progetto, La Muta del III millennio intende fornire agli
studenti la possibilità di venire in contatto con una serie di realtà
professionali, case e riviste di moda, critici e direttori di musei.
Il progetto è stato coronato dalla mostra delle opere selezionate
dal 12 marzo fino al 3 maggio e dalla premiazione finale avvenuta
il 18 aprile 2015.
Umberto Cesari Art Contest 2015 – Put your art on the label. (Iscr.
Nov. 2014) Concorso per studenti promosso da Umberto Cesari in
collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Urbino, l’Accademia di Belle Arti di Venezia e l’Université du Québec à Montréal. Il
concorso permette ai partecipanti di vincere una borsa di studio e
vedere la propria opera riprodotta sull’etichetta della linea di vini
MOMA di Umberto Cesari.
2013/14
Benelli Arte, 5° Concorso per la riqualificazione di un’area interna
alla fabbrica Benelli di Urbino, a cura di Pino Mascia, Armida Oradei e Massimiliano Nobile, 30 giugno 2014.
Premio nazionale Accademia Small Print per la Grafica d’Arte – I
edizione, dedicato agli studenti delle Accademie italiane, con il
patrocinio dell’Istituto Nazionale per la Grafica e dell’ERSU di Urbino, Scuola di Grafica d’Arte, 28 maggio – 30 giugno 2014
Premi-acquisto “Dina Camillini”, Concorso per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, indetto da Piero Guidi Holding
SpA, 14 aprile 2014.
Concorso di idee per la riqualificazione di una superficie murale, in
collaborazione con il Comune di Sant’Angelo in Lizzola (PU), per la
realizzazione di un murale da inserire nell’ambito urbanistico del
Comune (marzo 2014)
Fivewordsforthefuture /Cinque parole per il futuro. L’arte come filosofia della contemporaneità,
Concorso per la partecipazione alla Mostra fivewordsforthefuture
presso i Musei Civici di Pesaro nel periodo ottobre 2014 - gennaio
2015, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Łódź (PL),
20 marzo 2014
2013
Premio Nazionale delle Arti 2011/2012, Arti figurative, Digitali e
Scenografiche, I Premio, Grafica, Irene Podgornik, premiazione a
Roma, Teatro dell’Opera, 17 settembre. Il Ventaglio del Presidente,
VIII edizione, promosso dall’Associazione Stampa Parlamentare e
dall’Accademia di Belle Arti di Roma, per la realizzazione dei tre
ventagli destinati al Presidente della Repubblica, ai Presidenti
del Senato e della Camera. Per il Ventaglio per il Presidente della Repubblica, la commissione giudicatrice ha scelto la xilografia
su stoffa Festina lente di Riccardo Bucella, biennio specialistico di
Grafica, cerimonia di consegna 18 luglio.
Dieci nuove copertine per i 150 anni di Salani, Concorso di grafica
e illustrazione Salani Editore, tra i vincitori Stella Segatori e Andrea
Solomita, 2 luglio.
Premi-acquisto “Dina Camillini”, concorso indetto dalla Piero Guidi
Holding SpA di Urbino, per l’assegnazione di tre premi intitolati
alla signora Dina Camillini, riservato agli studenti dell’Accademia
di Belle Arti di Urbino: I Premio Dario Picariello; II Premio ex aequo
Luca Colagiacomo e Annalisa D’Annibale, III Premio ex aequo
Federico Ambrosio e Marco Corridoni, 25 giugno. Premio Benelli
Arte, quarta edizione, Il coraggio. Concorso per la riqualificazione
dell’area interna ai piazzali della Benelli Armi di Urbino, mediante
la realizzazione di un’opera d’arte, a cura di Pino Mascia, Armida
Oradei e Massimiliano Nobile; vincitore Gian Martino Cecere, 25
giugno.
2012
Concorso Internazionale Peano 2011, 15°, Scultura da vivere ItalyaItali, Cuneo, presentazione dell’ opera vincitrice Dis-uguglianze
di Jessica Pelucchini, Cuneo 22 settembre.
Concorso Internazionale Olimpico di Pittura e Scultura Arte e Sport
2012, 5°, promosso da Accademia Olimpica Nazionale, Fondazione
Giulio Onesti, CONI, 2° Premio Scultura Giulia Giuseppina Tipo,
giugno. Il Ventaglio del Presidente, VII edizione, promosso dall’Associazione Stampa Parlamentare e dall’Accademia di Belle Arti di
Roma, per la realizzazione dei tre ventagli destinati al Presidente
della Repubblica, ai Presidenti del Senato e della Camera. Per
quest’ultimo, la commissione giudicatrice ha scelto un’acquaforte
di Pamela Radino, biennio specialistico di Grafica, cerimonia di
consegna 26 luglio.
Concorso di scultura Antonio Canova, promosso da Guerrieri Rizzardi di Bardolino (VR), finalista per l’Accademia di Urbino: Jessica
Pelucchini.
Premio Biennale Internazionale d’Arte, Asolo, 1° premio sezione di
grafica, Irene Podgornik.
Biennale Viterbo, II Biennale d’Arte Creativa, Il giardino dei 7 sensi:
a ciascun’Arte il suo, seguendo la via del cuore, 26 maggio-3 giugno. I premio Concorso internazionale, Antonio Malaspina (Grafica), Giacomo Pirozzolo (Fotografia), Nicola Paci (Pittura).
Premio Benelli Arte, terza edizione, Concorso per un’opera da installare negli spazi della Benelli Armi di Urbino, vincitrice Katina
Petrova, con l’ immagine fotografica Il Falconiere e l’aquila, 7 giugno.
Premio internazionale di scultura Edgardo Mannucci, XIX ed., Accademie di Belle Arti di Macerata, Perugia, Tirana, Torino, Urbino,
che partecipa con sculture di Giorgia Cegna, Maria Teresa Corbucci,
Ilaria Gasparroni; personale di Jessica Pelucchini, I Premio 2011,
Arcevia, 26 maggio.
Expo Arte 2012, Fiera internazionale di Arte contemporanea, Esposizione nazionale delle Accademie di Belle Arti, Bari, 18-20 maggio,
I Premio Concorso, Davide Mancini Zanchi.
Forlì Fiera, Vernice Art Fair, 10^ edizione, partecipazione sezione
Scuole con opere degli allievi Elisa Menini, Miriam Pascale, Annalisa D’Annibale, Giulia Giuseppina Tipo, Davide Mancini Zanchi,
Jessica Pelucchini, Shio Takahashi, Elisa Pietrelli, Irene Podgornik,
23-24-25 marzo.
Premio di Scultura RE-cycle Recycle-Sustainable Exhibition, opere
scultoree realizzate con materiale di riciclo da allievi di dodici
Accademie di Belle Arti italiane, Primo Premio Roberto Puddu,
Accademia di Urbino, con l’opera Riciclalbero, REcycle 2011, 29
gennaio.
2011
Premio Nazionale delle Arti 2011, Arti figurative Digitali Scenografiche, I Premio, Pittura, Elvis Spadoni.
Fashion in Paper 2011, progetto espositivo itinerante, Arte, Moda,
Design promosso dalla Provincia di Milano in collaborazione con
Afol Milano a cura di Bianca Cappello. Premiato l’abito in Sumus®,
lavoro di Elisa Pietrelli, allieva della Prof.ssa Giovanna Salis, Milano, 24 settembre 2011. L’opera, insieme a quelle degli altri finalisti
del Concorso, esposta a Madrid, Istituto di Cultura Italiano, 27 Ottobre–18 Novembre.
Borse di studio Franco Zeffirelli, create e promosse dalla Fondazione italo-americana Columbus Citizens Foundation - Fondo Franco
Zeffirelli “Scholarship for the Arts” e dalla Newington – Cropsey
Foundation diretta dall’artista newyorkese, Greg Wyatt. Da settembre 2011 due studenti dell’Accademia, Elvis Spadoni e Antonio
Rastelli, soggiornano per un mese e mezzo nelle prestigiose accademie d’arte statunitensi, iscritti a corsi di scultura e disegno presso
l’Academy of Art della Newington – Cropsey Foundation e all’Art
Students League di New York, nel cuore di Manhattan, sotto la guida di Greg Wyatt, sculptor in residence presso la Chiesa Cattedrale
di San John the Divine.
Biennale dei Giovani Artisti Marchigiani (Bigam), Civitanova
Marche, I premio sezione Incisione, Irene Podgornik, 2 ottobre.
Premio internazionale di scultura Edgardo Mannucci, XVIII ed., Accademie di Belle Arti di Lecce, Macerata, Tirana, Urbino, che partecipa con sculture di Davide Mancini Zanchi, Giulia Giuseppina Tipo
e Jessica Pelucchini, I Premio, Arcevia, 28 maggio.
Premio Pescheria, Seconda edizione, a cura di Ludovico Pratesi,
per allievi delle cattedre di Pittura, Decorazione e Scultura delle
Accademie di Belle Arti di Urbino e Macerata, Centro Arti Visive
Pescheria, Pesaro, vincitore Davide Mancini Zanchi; menzionati:
Cristina Meloni e Annalisa D’Annibale, 3–24 aprile.
Premio del Museo Nazionale delle paste alimentari, sezione università, XVI ed. 2010, I premio ex aequo Anila Shapalaku, Roma
Teatro Bagaglino, 17 marzo. Promenade dell’Arte e della cultura
industriale. Torino 150° Unità d’Italia, Le Accademie di Belle Arti e
le facoltà di architettura per Torino 2011, LabA&A, Spina 4 / Il Parco delle arti, progetti selezionati: Benedetta Brigidi Del Carmen e
Jessica Pelucchini.
2010
Premio Benelli Arte, Concorso per un’opera d’arte da installare
negli spazi della Benelli Armi di Urbino, vincitrice Annalisa D’Annibale.
Extempore 2010, Ecomuseo della Teverina, Mugnano-Bomarzo
(VT), I Premio Evgeniya Hristova.
Premio di illustrazione contemporanea Antonia Mancini, I Premio
Federico Ambrosio, 25 novembre.
Biennale Premio Artemisia, Ancona, Premio ex aequo Anila Shapalaku, 6 novembre.
Premio di Grafica Pietro Parigi, Calenzano (FI), I Premio Margherita
Cassarà, 23 ottobre.
Premio internazionale di scultura Edgardo Mannucci,
XVII ed., Accademie di Belle Arti di Bucarest, Budapest, Firenze,
L’Aquila, Macerata, Perugia, Tirana, Torino, Varsavia, Venezia, Urbino, che partecipa con sculture di Annalisa D’Annibale, Federico
Pierleoni, Roberto Puddu, Arcevia, 30 maggio–30 luglio.
Premio Pescheria, Prima edizione, a cura di Ludovico Pratesi, vincitore Ali Nejad, menzionati Federica Bocchi e Antonio Rastelli, Pesaro, Centro Arti Visive Pescheria, 29 maggio–13 giugno.
Out of range. Emotions, Concorso per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti dell’ISIA e del Conservatorio di Pesaro Gioachino
Rossini, Castello di Frontone: 18 ottobre–15 novembre 2009 / 27
dicembre 2009–31 gennaio 2010.
2009
XVIII Concorso Nazionale di Calcografia Comune di Gorlago, I Premio, Irene Podgornik.
Premio Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, seconda edizione,
vincitrici Anna e Laura Facchini, con il progetto Quando tutti dormono, 7 novembre.
Premio internazionale di scultura Edgardo Mannucci, XVI ed., Accademie di Belle Arti di Macerata, Perugia, Torino, Monaco di Baviera e Urbino, che partecipa con sculture di Giacomo Spano, Valeria
Stipa, Denise Sanna, Arcevia, 30 maggio-30 luglio.
Premio Benelli Arte, Concorso per un’opera d’arte da collocare nella parete esterna della mensa di Benelli Armi S.p.A., Urbino, a cura
di Armida Oradei e Pino Mascia, vincitore Antonio Rastelli.
2008
Urbino, Arte all’Università, Premio Ersu Nazionale, vincitrice assoluta Valeria Stipa, Accademia di Belle Arti di Urbino, maggio.
Urbino, Arte all’Università, Premio Ersu Urbino, vincitrice Valeria
Stipa, corso di Modellistica Accademia di Belle Arti di Urbino,
marzo.
Premio internazionale di scultura Edgardo Mannucci, XV ed., Accademie di Belle Arti di Atene, Bologna, Carrara, Firenze SACI, Macerata, Milano, Perugia, Venezia, Urbino, che partecipa con sculture
di Antonio Rastelli, Loredana Solofrizzo, Tokinari Yahiro, Arcevia,
31 maggio. In occasione dei primi quindici anni di attività, esposizione Milano, Ex Caselli daziari di Porta Venezia, Casa del Pane,
9–19 ottobre.
2007
Premio internazionale di scultura Edgardo Mannucci, XIV ed., Accademie di Belle Arti di Istanbul, Firenze SACI,
L’Aquila, Macerata, Perugia, Venezia, Urbino, che partecipa con
sculture di Alireza Amirimoghaddam Nejad, Benedetta Del Carmen
Brigidi, Denis Moriconi, premiato, Arcevia, 26 maggio.
Premio Nazionale per Giovani Incisori Gino Carrera, Casalpusterlengo, I edizione promossa dagli Amici della Grafica e dedicata
all’Accademia di Belle Arti di Urbino: I, II e III Premio, rispettivamente a Laura Facchini, Leonardo Bollini, Matteo Fuzzi.
2006
Camera picta. Dipingere il cielo. L’arte nei luoghi di lavoro, concorso promosso dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, riservato agli allievi delle Accademie Statali di Belle Arti, vincitore Andrea
La Rocca, corso di Tecniche pittoriche Prof. Sebastiano Guerrera.
Premio di scultura Edgardo Mannucci, XIII ed., Arcevia (AN), Accademie di Firenze, Macerata, Palermo, Perugia, Tirana e Urbino,
con sculture di Giordano Loi, Stefania Rizzi, Giacomo Del Monte,
premiato.
Un’immagine per, promosso dall’Associazione di Volontariato Tutti
i Cuori di Rossana di Pesaro, in collaborazione con Banca Toscana, per la realizzazione di un’immagine innovativa ed espressiva;
vincitrice Erika Preli.
Premio biennale di scultura e pittura 2005-2006, promosso da
Accademia Olimpica Nazionale, CONI, Fondazione Giulio Onesti,
I premio Giacomo del Monte con la scultura “9,78”.
2005
Premio Pascucci 2005, Monte Cerignone, 13 agosto. La giuria composta da Renate Ramge Eco, Umberto Eco, Franca Mancini, Ruggero Pierantoni, Vittorio Sgarbi assegna il premio a Matteo Fato e
Raffaele Mariotti.
193
Concorso per l’ideazione del logo dell’Istituto Musicale Sammarinese, Repubblica di S. Marino: vincitore Luca Amato Ceccarini;
menzione speciale Emilio Macchia, segnalati Irene Bacchi, Francesco Fanti, Giulia Giordani.
Premio di Pittura e Scultura Remo Gardeschi VI edizione, Comune
di Montevarchi-Associazione “Remo Gardeschi” Moncioni (AR), 29
maggio–5 giugno, premiati Matteo Fuzzi e Andrea La Rocca.
XIV Concorso Nazionale di Calcografia “Comune di Gorlago”,
I Premio, Leonardo Bollini, Sera metropolitana.
Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, XII ed., Arcevia (AN), Accademie di L’Aquila, Macerata, Perugia, Roma e Urbino, con sculture di Francesca Crocetti, Sara Chessa, premiato Luca Cecchini.
2004
Premio Nazionale delle Arti 2004, promosso dal M.I.U.R.- Alta Formaziona Artistica e Musica, Roma Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, I Premio a Leonardo Bollini per Pittura.
Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, XI ed., Arcevia (AN),
Accademie di Carrara, L’Aquila, Macerata, Perugia, Tirana e Urbino,
con sculture di Eleonora Pesaresi, Maria Chiara Santini, Giovanni
Nardin, premiato.
2003
Laboratorio per l’affresco, VIII ed., Maglione (TO), segnalati per
l’Accademia di Urbino, Matteo Fato, Elena Lombardi.
Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, X ed., Arcevia (AN),
Accademie di Milano, L’Aquila, Macerata, Perugia, Bologna, Tirana
e Urbino, con sculture di Lucia Pucci, premio acquisto, Enrico Salvatori, premiato, e Matteo Serafini.
Vigna degli artisti. Un vino per l’arte, II ed., concorso promosso da
“Le cantine di Leonardo da Vinci”, Vinci, opere dalle Accademie di
Bologna, Firenze, Perugia e Urbino; per Urbino, Sandra D’Aurizio,
Sylvia Mair, Matteo Serafini, Dominique Tirincanti e Gabriele Arruzzo, vincitore.
2002
Accademie di Belle Arti - Rassegna nazionale Pittura, Scultura,
Decorazione, Scenografia, Biennale d’arte di Alatri: Terza rassegna,
XXVIII Biennale, premiata, per Scultura, Chiara Gerosa.
Simposio internazionale di Scultura, Novelda (Alicante), selezionato Alessandro Di Giambattista (Scultura) per realizzare un’opera
permanente nel parco di Novelda (Spagna).
Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, IX ed., Accademie L’Aquila, Macerata, Perugia, Bologna, Tirana e Urbino, con sculture di
Chiara Gerosa, Mario Mansi, menzione d’onore, e Alessandro Di
Giambattista, premiato.
Premio Stella, Concorso giovani artisti delle Accademie di Belle
Arti Bologna, Napoli, Carrara, Urbino, Bologna, Palazzo Stella, I
premio Mario Mansi.
2001
Città aperta–progetto dell’AdK, Bergisch Gladbach (Germania),
selezionati, per un intervento artistico, gli allievi Cristina Moscuzza (Decorazione), Loris Paluselli, Andres Pizzinini, André Pescollderungg (Pittura), Matteo Serafini (Scultura).
Concorso nazionale di Pittura Gaetano Morgese, Terlizzi (BA), II ed.,
II Premio Irene Mosca.
Concorso nazionale Suzzara, Lavoro e lavoratori nell’arte, I premio
all’allievo di Scultura Alessandro Di Giambattista con l’opera Sindone dell’operaio, che, quale vincitore, ha esposto nella galleria
Scoglio di Quarto di Milano nel 2002 (12 febbraio–5 marzo).
Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, VIII ed., Accademie di
L’Aquila, Perugia, Macerata e Urbino, con sculture di Davide Sapigna, Sabrina Marocco, menzione d’onore, Filippo Ferri, premiato.
194
2000
Premio di scultura “A. Monteleone”, scultura di Alessandro Di Giambattista esposta sul lungomare di Reggio Calabria. Premio di
scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International
Club Altavallesina-Grottefrasassi, VII ed., Accademie di L’Aquila,
Macerata e Urbino, con sculture di Paolo Sperindio, Pasquale Galliano e Barbara Renga, premiata.
1999
Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, Arcevia, Palazzo dei Priori, VI ed., Accademie di Macerata e Urbino, con sculture di Ettore
Gambioli, Marika Scrilatti e Luca Iacomucci, premiato.
1998
Borsa di Studio “Alida Epremian”, Banca Popolare Valconca, Rimini, premio a Marta Mancini, Pittura.
Concorso Giovani Stampatori Eredi Paolini per calco e xilo, Urbino,
Accademia Raffaello, premio a Pierfrancesco Pezzimenti.
Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, Arcevia, Palazzo dei
Priori, V ed., Accademie di Macerata e Urbino, con sculture di Maria
Gloria Giovanelli, Laura Paoloni e Marta Palmieri, premiata.
Premio di Pittura “La Verna”, V ed., La Verna.
Premio Marche, Biennale d’arte contemporanea, mostra regionale,
partecipazione docenti e allievi dell’Accademia, Ancona, Palazzo
degli Anziani.
1988
Arte Viva, esecuzione “in loco” di opere di allievi dell’Accademia di
Urbino e di Accademie italiane ed europee, Senigallia.
I Rassegna Biennale d’Arte 1988/89 Nuove Leve, Sezioni Grafica e
Pittura, Centro Socio-culturale Luigi Sturzo, Marsala.
1987
Premio speciale Scuole di Scenografia e cattedre di Incisione delle
Accademie di Belle Arti, Frosinone, Palazzo della Provincia.
V rassegna di grafica La scuola di Urbino, mostra didattica a Castel
Pusterlengo, in collaborazione con la Pro Loco.
‘anagrafiche’ dell’Accademia stessa, sorta nel 1967. A queste, si
affianca un settore di audiovisivi con 1831 VHS, 855 DVD, principalmente film e spettacoli teatrali.
La mole dei materiali conservati conferma l’attenzione rivolta alla
biblioteca fin dai primi anni di attività dell’Accademia di Belle Arti di
Urbino, dai direttori Renato Bruscaglia, Concetto Pozzati e dall’allora docente di storia dell’arte Alberto Boatto, nell’intento di acquisire opere fondamentali per lo studio delle arti visive.
Cataloghi.
È dotata dei cataloghi cartacei completi per autore e per soggetto
ed è inserita nel Sistema Bibliotecario Unificato di Pesaro e Urbino-Provincia e Università degli studi di Urbino “Carlo Bo”; partecipa al catalogo collettivo con 17.000 documenti (volumi, riviste,
materiali DVD e VHS) sui 34.000 posseduti.
http://www.iccu.sbn.it/ | http://opac.uniurb.it
1996
Premio di pittura e scultura, riservato agli allievi dell’Accademia di
Belle Arti di Urbino, sul tema L’uomo e i suoi valori nell’impegno
sociale, alle soglie del terzo millennio, promosso dal Lions Club di
Pesaro, I Premio Wilma Kammerer.
Premio Oscar Signorini 1996, XIII ed. riservata agli allievi di Pittura delle Accademie italiane, promosso dalla rivista D’Ars, Milano,
premiato Lorenzo Amadori.
1995
Premio nazionale d’incisione “Ugonia-Morselli”, Comune di Brisighella, premio Silvio Morselli, Alois Sewald; premio Cassa di Risparmio di Ravenna, Roland Senoner; targa Associazione Pro-Loco,
Alfio Asero.
Premio nazionale per opere grafico - pittoriche “Andrea Pazienza
1995”, San Severo (FG), I premio ex - equo Valeria Dini e Sabina
Sacchetti.
Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, Sassoferrato, Palazzo
Oliva, II ed., Accademie di Macerata e Urbino, con sculture di Antonietta Giorgi, premiata, Rocco Dubbini, Federica Rinaldi.
Premio di Pittura e Scultura Remo Gardeschi, I edizione, Moncioni,
21-28 maggio.
Primaparete, Premio di Pittura riservato agli allievi delle Accademie di Belle Arti, Milano, Lions Club Milano Centro, I premio Sylvia
Mair.
Ski Expression, Concorso Nazionale riservato ad opere di pittura
e grafica attorno allo stile degli sci, Aprica: II ed., I premio Wilma
Kammerer.
1994
Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, Arcevia, Palazzo dei
Priori, I ed., Accademie di Macerata e Urbino, con sculture di Antonietta Giorgi, Simone Gennari, Paolo Tosti.
1993
Premio Arte Giovane 3, allievi dell’Accademia, Montecampione,
premiati Fabio Bardelli, Marco Gagliardini, Amerigo Salvatori.
1992
Arte Viva, esecuzione “in loco” di opere di allievi dell’Accademia di
Urbino e di Accademie italiane ed europee, Senigallia.
Premio Adriano Petrocchi, allievi Scuole di Pittura e Scultura, Palombara Sabina, Castello Savelli.
1991
Arte Viva, esecuzione “in loco” di opere di allievi dell’Accademia di
Urbino e di Accademie italiane ed europee, Senigallia.
Premio di Pittura “La Verna”, V ed., La Verna.
Primaparete, Premio di Pittura riservato agli allievi delle Accademie di Belle Arti, Milano, Lions Club Milano Centro.
1990
Arte Viva, esecuzione “in loco” di opere di allievi dell’Accademia di
Urbino e di Accademie italiane ed europee, Senigallia.
1989
Arte Viva, esecuzione “in loco” di opere di allievi dell’Accademia di
Urbino e di Accademie italiane ed europee, Senigallia.
1986
Accademia di Belle Arti di Urbino, esposizione, Riva del Garda,
Casa degli Artisti.
Premio speciale Scuole di Scultura delle Accademie Statali di Belle
Arti, Frosinone, Palazzo della Provincia.
1985
I Premio regionale Marino Mercuri, opere allievi di Scultura e Tecniche dell’incisione, Corridonia.
1983
Expo Arte, Rassegna nazionale delle Accademie di Belle Arti, Bari
(1983-1989).
Uno spazio per l’arte, concorso Proposte grafica giovani, Busto
Arsizio.
1981-1975
Premio Lubiam, Mantova.
1973
Concorso per l’incisione riservato agli allievi delle Accademie di
Belle Arti, Roma, Centro internazionale d’arte
e cultura della Fondazione Esperienza, Gabinetto Nazionale delle
Stampe, premiato Giuseppe Mariani.
1972
Grand Concours international de peinture 1972, Musée 2000 Luxembourg.
1971
Rassegna San Fedele 1, 1970/71, Centro Culturale San Fedele, Milano.
1970
Concorso per l’incisione riservato agli allievi delle Accademie di
Belle Arti, Roma, Centro internazionale d’arte e cultura della Fondazione Esperienza, Gabinetto Nazionale delle Stampe.
Open Day
Apertura delle scuole di Decorazione, Grafica, Pittura, Scenografia, Scultura e Nuove Tecnologie dell’arte. Una équipe di docenti
e allievi presenta le attività svolte nei diversi laboratori attraverso
esposizioni temporanee, allestimenti e performances appositamente progettati e realizzati per illustrare i percorsi formativi di
un’Istituzione di Alta Formazione Artistica, quale è l’Accademia di
Belle Arti di Urbino.
Open Day 2015 22-23-24 maggio 2015
Open Day 2014, 22-23-24 marzo 2014
Open Day 2013: 14–15 aprile.
Open Day 2012: 6–7 maggio.
Biblioteca
I materiali e la storia.
Specializzata nel settore artistico con particolare riferimento al
moderno e al contemporaneo, possiede 34.000 documenti (volumi, opuscoli, riviste); 80 periodici attivi; 3.000 le testate conservate.
Le edizioni sono successive agli anni Sessanta, e ciò per ragioni
195
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www.nutr
www.nutrimentum.org
a cura di
Umberto Palestini ed Elisabetta Pozzetti
MIUR – AFAM
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO
STUDIO CHIESA – MILANO
Con il patrocinio di
a cura di
Umberto Palestini ed Elisabetta Pozzetti
OS_1
NUTRIMENTUM.
L’ARTE ALIMENTA L’UOMO
Orto dell’Abbondanza, Urbino
COMUNE
DI CIVITELLA DEL TRONTO
a cura di / curated by
Umberto Palestini
Elisabetta Pozzetti
a cura di
a
cura
di
Umberto Palestini ed Elisabetta Pozzetti
Umberto Palestini ed Elisabetta Pozzetti
13 maggio - 28 giugno 2015
Data, Urbino
13 maggio – 14 giugno 2015
Fortezza Borbonica, Civitella del Tronto (TE)
11 luglio – 30 settembre
Umberto Palestini
13 maggio - 28 giugno 2015
redazione / editorial staff
Patrizia Baratiri
Orto dell’Abbondanza, Urbino
Orto dell’Abbondanza, Urbino
traduzioni / traslations
Michele Tocca
13 maggio - 28 giugno 2015
13 maggio - 28 giugno 2015 progetto
coordinamento amministrativo / coordination and administration
Massimo Castellucci
Amneris De Angeli
Fortezza Borbonica, 11 luglio - 30 settembre 2015
Fortezza Borbonica,
Civitella del Tronto (TE)
Civitella del Tronto (TE)
stampa / print
SAT s.r.l. Italia / Italy
con il patrocinio di
main partners
si ringrazia / thanks to
Francesco Calcagnini, Adele Cappelli, Luigi Carboni, Gabriele Cavalera,
Luca Cesari, Francesca Crespini, Michelangelo Galliani,
Teresa Giovannoni, Sebastiano Guerrera, Liana Lippi,
Maria Giovanna Mancini, Piero Augusto Nasuelli, Gino Natoni,
Pino Mascia, Stefano Papetti, Clorinda Petraglia, Micla Petrelli,
Katia Petrolati, Giuliano Sergio, Andrea Solomita, Agnese Vastano,
Massimo Vitangeli, Cesare Zanasi, Alberto Zanchetta
11 luglio - 30 settembre 2015
11 luglio - 30 settembre 2015
con il patrocinio di
main partners
special partner
special partner
special partner
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ORDINE
DEI DOTTORI
AGRONOMI
E DEI DOTTORI
FORESTALI
DI MILANO
ORDINE
DEI DOTTORI
AGRONOMI
E DEI DOTTORI
FORESTALI
DI MILANO
11 luglio - 30 settembre 2015
Fortezza Borbonica,
Civitella del Tronto (TE)
book concept & design
Emanuele Bertoni
progetto
Fortezza Borbonica,
Civitella del Tronto (TE)
Orto dell’Abbondanza, Urbino
COMUNE
catalogo
DI CIVITELLA DEL
TRONTOa cura di / catalogue edited by
special partner
ORDINE
DEI DOTTORI
AGRONOMI
E DEI DOTTORI
FORESTALI
DI MILANO
ORDINE
DEI DOTTORI
AGRONOMI
E DEI DOTTORI
FORESTALI
DI MILANO
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B
Basker ville
Fondata a Bologna nel 1986
I libri Baskerville possono essere acquistati nelle migliori librerie
o via internet all’indirizzo www.baskerville.it.
Librerie, biblioteche o istituzioni possono effettuare ordini di libri via
fax (051 23 23 23), via email ([email protected]) oppure alla pagina
dedicata nel sito: www.baskerville.it/ordini; indicando i titoli dei volumi
richiesti, la quantità, l’esatta ragione sociale di fatturazione, P. Iva, Cod.
Fiscale e indirizzo a cui devono essere spediti.
I libri vengono venduti allo sconto abituale, con fattura e con pagamento
in contrassegno.
Baskerville
Casella Postale 113
Bologna 40125 (Italia).
Tel. e fax: (+39) 051 232323.
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200
Paratesti_coda.indd 1
29/09/11 23:05
ART WORKS BY
FEDERICO AMBROSIO
MARCO BACOLI
SARA BERTUCCIOLI
K ANE CADDOO
GIAN MARTINOCECERE
MAT TEO COSTANZO
BENEDET TA FIORAVANTI
ILARIA GASPARRONI
DONATO MARIANO
FRANCESCO MORI
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SIMONA PAVONI
DARIO PICARIELLO
JANA RADOVIC
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AGNESE SPOLVERINI
RICARDO ALEODOR VENTURI
ANNA ZANICHELLI
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M2015