Scheda di sintesi sulla collettività tunisina
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Scheda di sintesi sulla collettività tunisina
La collettività tunisina in Italia L’inizio dell’immigrazione tunisina in Italia risale alla metà degli anni ‘60 del secolo scorso, quando a Mazara del Vallo iniziano ad arrivare i primi pescatori tunisini, richiamati dalla domanda di forza lavoro nella flotta peschereccia della città. Ma è soprattutto durante gli anni ‘70 e ‘80, grazie al passaparola, ai costi ridotti del viaggio, alla prossimità geografica e all’assenza di restrizioni all’ingresso, che la presenza comincia a diventare consistente. In questi anni, le politiche di chiusura all’immigrazione perseguite da alcuni Stati europei (quali Francia, Germania e Paesi Bassi), la crisi economica in Tunisia e l’espulsione di tunisini dalla Libia portano sempre più questi migranti a dirigersi verso l’Italia. Nel 1990, anno della prima regolamentazione organica degli ingressi di stranieri in Italia attraverso lo strumento del permesso di soggiorno (Legge Martelli), gli immigrati tunisini regolarmente presenti in Italia sono ormai una comunità importante. Per tutto il decennio, questa continuerà a crescere grazie soprattutto ai ricongiungimenti familiari e, anche in virtù delle sanatorie e dei decreti flussi, ai motivi di lavoro. Se manovali, braccianti e pescatori si sono concentrati per lo più nel Sud dell’Italia, in particolare nelle aree agricole e nell’ambito dell’industria della pesca in Sicilia, la forza lavoro più qualificata si è orientata verso le industrie del Centro-Nord, in alcuni casi proseguendo poi la propria esperienza migratoria verso altri paesi europei. Il 2011 è stato l’anno della rivoluzione tunisina e delle cosiddette “Primavere arabe”. Nell’Europa mediterranea, le coste italiane sono state le prime ad essere investite dall’arrivo di migliaia di immigrati (seppure in gran parte interessati a raggiungere la Francia e altri paesi europei): si è passati così dai 10.336 permessi per asilo e per motivi umanitari rilasciati nel 2010 ai 42.672 del 2011, dei quali ben il 27,5% (più di un quarto) rilasciati proprio a cittadini tunisini. I soggiornanti tunisini in Italia: dati e caratteristiche socio-demografiche In Italia gli immigrati di cittadinanza tunisina titolari di un permesso di soggiorno sono, secondo gli archivi del Ministero dell’Interno revisionati dall’Istat, 121.483 al 1° gennaio 2013, pari al 3,2% di tutti gli stranieri soggiornanti nel paese. Tra di essi le donne incidono per il 36,2%, una percentuale molto più bassa di quella che riguarda la totalità dei non comunitari in Italia (49,3%). La collettività tunisina si caratterizza anche per una incidenza molto elevata di minorenni: l’analisi per fasce di età, infatti, mostra che il 31,3% dei tunisini non supera i 18 anni (una compagine, questa, che al 30 maggio 2013 comprendeva anche 313 minori tunisini non accompagnati) mentre tra tutti gli immigrati questa quota è del 24,1%. Sono, invece, inferiori alla media complessiva dei non comunitari, la percentuale di tunisini tra i 18 e i 24 anni (5,6% a fronte del 9,3%) e quella degli ultrasessantenni (2,1% contro 4,9%). Infine, come si osserva anche nella media degli stranieri, il 45,0% ha un’età che oscilla tra i 30 e i 49 anni (nel caso tunisino, con una quota leggermente più alta di persone nella fascia d’età 45-49). L’immagine che ne risulta, è quella di una popolazione tendenzialmente giovane (minorenni ed adulti in piena età lavorativa), mentre la presenza proporzionalmente inferiore di persone con più di 60 anni lascia pensare che alcuni tunisini tornino nel paese di origine all’avvicinarsi dell’età pensionabile. L’area di maggiore concentrazione della collettività tunisina è il Nord Italia, che da solo raccoglie il 61,9% dell’intera presenza nazionale (32,7% nel Nord Est e 29,2% nel Nord Ovest); seguono il Centro Italia (17,7%) e le Isole e il Sud (rispettivamente con il 14,3% e il 6,1%). La regione con il maggior numero di soggiornanti tunisini è l’Emilia Romagna con 27.429 presenze, pari ad oltre un quinto (22,6%) del totale nazionale. Al secondo posto si colloca la Lombardia (25.226 e 20,8%). Ma la peculiarità di questa collettività in Italia consiste nel suo forte 1 insediamento in Sicilia, terza regione di soggiorno per questi migranti con 16.743 presenze, pari al 13,8% del totale nazionale, una quota praticamente doppia rispetto a quella di regioni tradizionalmente a forte immigrazione quali il Veneto e il Lazio, le cui rispettive quote si attestano intorno al 6%. Tra le provincie di insediamento, la prima è quella di Modena (7.386 tunisini), seguita da Ragusa (6.632), Milano (6.250) e Roma (5.316). La lunga storia migratoria dei tunisini in Italia si traduce anche nell’elevato numero di titolari di permesso CE di lungo soggiorno (79.929), un titolo non soggetto a scadenza che viene rilasciato dopo almeno 5 anni di permanenza regolare e continuativa. Costoro rappresentano il 65,8% di tutti i soggiornanti tunisini, una quota 10 punti percentuali più elevata della media che riguarda tutti i non comunitari (54,3%). D’altra parte i 6.503 tunisini “nuovi arrivati”, il cui permesso di soggiorno è stato rilasciato per la prima volta nel corso del 2012, si ripartiscono in 1.267 con permesso di durata fino a 6 mesi, 2.576 con validità da 6 a 12 mesi e 2.660 con permesso di durata superiore ai 12 mesi. Tralasciando il primo gruppo, destinato a lasciare l’Italia nell’arco di poco tempo, tra i nuovi permessi di durata da 6 a 12 mesi sono prevalsi, a differenza di quanto accaduto in media tra tutti i nuovi soggiornanti stranieri, i motivi di lavoro (43,2%), seguiti da quelli di famiglia (40,2%) e dagli altri motivi (16,6%); invece, tra i nuovi permessi con validità superiore a 1 anno, è avvenuto il contrario e la quota di gran lunga più alta ha riguardato i motivi di famiglia (72,6%), mentre è stata solo del 24,0% quella per motivi di lavoro. Una peculiarità che, sebbene condizionata dalle minori opportunità occupazionali offerte dall’Italia in questa fase storica, va tuttavia ricondotta prioritariamente alla lunga tradizione migratoria dei tunisini nel nostro paese e a una scelta ormai orientata alla stanzialità. Infine i recenti aggiornamenti Istat sulle iscrizioni anagrafiche annuali di nuovi residenti stranieri provenienti dall’estero rilevano, per il 2012, una diminuzione complessiva del 9,3% rispetto all’anno precedente (da 354mila a 321mila) che, tra i soli tunisini, si è attestata invece al 7,5% (5.447 nuovi iscritti dall’estero a fronte dei 5.888 registrati nel 2011), mostrando così una attenuazione del fenomeno per questa collettività. ITALIA. Soggiornanti tunisini per genere, lungo-soggiornanti e permessi rilasciati nel 2012 (01.01.2013) % su di cui % su totale di cui nuovi Paese Totale di cui M di cui F %F TOT lungo-soggiornanti permessi permessi 2012 Tunisia 121.483 77.525 43.958 36,2 3,2 79.929 65,8 6.503 Africa 758.386 453.359 305.027 40,2 20,1 699.545 92,2 TOTALE 3.764.236 1.907.543 1.856.693 49,3 100,0 2.045.662 54,3 263.968 FONTE: Centro Studi e Ricerche IDOS. Elaborazioni su dati Ministero dell'Interno/Istat I tunisini nel mercato del lavoro: inserimento e aspetti economici L’inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro italiano può essere analizzato attraverso diverse fonti statistiche, ciascuna caratterizzata da differenti livelli di analisi e da parametri non sempre omogenei, ma tutte coerenti nel delineare le tendenze generali della partecipazione al lavoro degli stranieri. In questa scheda si fa riferimento ai dati più significativi rintracciabili nella Rilevazione Campionaria sulle Forze Lavoro (RCFL) dell’Istat1 e nel Sistema Informativo delle Comunicazioni 1 La Rilevazione Campionaria sulle Forze Lavoro Istat è un’indagine a campione che, per sua stessa natura, non può raggiungere tutti i lavoratori; inoltre, il campione è costruito a partire dalle liste anagrafiche, per cui esclude chi non ha ancora la residenza in Italia. Il metodo utilizzato, infine, considera occupate le persone con almeno 15 anni che nella settimana precedente a quella in cui avviene l’intervista hanno svolto almeno un’ora di lavoro. La sua natura 2 Obbligatorie del Ministero del Lavoro2, secondo l’analisi riportata nei Rapporti annuali sulle principali comunità straniere presenti in Italia, aggiornati al 2013 e pubblicati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sul proprio Portale Integrazione (www.integrazionemigranti.gov.it). In Italia la popolazione di cittadinanza tunisina con più di 15 anni, e dunque in età da lavoro, ammonta a 67.176 persone. Di queste, quelle effettivamente occupate sono poco più della metà, il 54,3% (a fronte di una media del 57,6% tra tutti i non comunitari). Un altro 11,5% è composto da tunisini in cerca di lavoro (disoccupati), mentre è del 34,2% la quota relativa alle persone inattive, ossia che non soltanto non hanno svolto nemmeno un’ora di lavoro nella settimana di riferimento dell’indagine, ma non hanno neanche cercato un lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento, né sono disponibili a lavorare entro le due settimane successive. Il tasso di disoccupazione dei tunisini, pari al 17,5%, supera il valore medio rilevato tra tutti i non comunitari (14,5%), ma risulta al contempo più basso di quello riferito all’intero continente africano (20,4%). ITALIA. Tunisini, africani e stranieri non comunitari di 15 anni e oltre per condizione professionale (2012) Popolazione 15 anni e oltre Tunisia Africa Non comunitari Totale 67.176 698.144 2.718.329 di cui %: Occupati 54,3 51,5 57,6 In cerca di lavoro 11,5 13,2 9,7 Inattivi 34,2 35,3 32,7 Tasso di disoccupazione 17,5 20,4 14,5 FONTE: Rapporto “La comunità Tunisina in Italia - 2013” (www.integrazionemigranti.gov.it) La partecipazione delle donne al mercato del lavoro risulta, tra i tunisini, estremamente ridotta se si pensa che, a fronte di una loro già bassa incidenza tra i soggiornanti (pari, come detto, al 36,2%), quella che esse detengono tra gli occupati del loro paese scende all’11% (tra tutti gli immigrati occupati in Italia, invece, la componente femminile incide per il 40%). Tra i settori, quello dell’industria assorbe quasi la metà degli occupati tunisini (47,7%, a fronte di una media tra i non comunitari del 33,3%), ripartiti in misura quasi paritaria tra l’industria in senso stretto e le costruzioni. Seguono i servizi (complessivamente 38,9%) e il settore agricolo, con una quota del 13,4% a fronte del 4,3% tra i non comunitari. ITALIA. Tunisini, africani e stranieri non comunitari con almeno un rapporto di lavoro attivato e/o cessato per settore (2012) Rapporti attivati Rapporti cessati Settori Tunisia Africa Non comunitari Tunisia Africa Non comunitari Agricoltura 43,7 26,2 16,6 43,8 26,5 17,0 Industria 19,6 19,8 18,9 20,3 21,1 20,1 di cui costruzioni 14,0 11,2 8,4 14,0 11,6 9,3 di cui industria in senso stretto 5,7 8,6 10,4 6,2 9,4 10,9 Servizi 36,7 53,9 64,6 35,9 52,5 62,9 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 FONTE: Rapporto “La comunità Tunisina in Italia – 2013” (www.integrazionemigranti.gov.it) L’analisi per professioni, mostra come il 14% degli occupati tunisini lo sia come artigiano o operaio specializzato addetto alle costruzioni e al mantenimento delle strutture edili; l’8% come fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica e professioni assimilate; campionaria e il riferimento ai soli stranieri residenti ne fanno una fonte da usare con cautela man mano che si scende nel particolare, sia per territorio (regioni e province) che per cittadinanza del lavoratore. 2 Le Comunicazioni Obbligatorie fanno riferimento a dati di flusso, considerano come stranieri i lavoratori nati in paesi esteri non comunitari (al di là della loro cittadinanza) e rilevano tutti i rapporti di lavoro attivati e cessati nel corso di un anno, mentre escludono tipologie di lavoro quale quello indipendente, i tirocini, i lavori socialmente utili. 3 circa il 7% come esercenti o addetti alla ristorazione; e un altro 7% come personale non qualificato in agricoltura o nella manutenzione del verde. I dati di flusso relativi ai rapporti di lavoro avviati e cessati nel corso del 2012 registrano, per la collettività tunisina, un numero di assunzioni di pochissimo superiore a quello delle cessazioni: rispettivamente 42.824 (per il 43,7% in agricoltura e per il 36,7% nel terziario) a fronte di 42.595. Merita di essere evidenziata anche la partecipazione al lavoro autonomo, che nel 2012 conta in Italia 12.607 tunisini titolari di un’impresa, 599 in più rispetto al 2011. Tra le ricadute economiche positive delle migrazioni vi sono certamente le rimesse inviate periodicamente dai migranti all’estero ai parenti rimasti nel paese di origine. Dall’Italia, nel 2012, sono stati inviati in Tunisia, per il tramite del circuito delle banche e dei money transfer, 52 milioni e 288mila euro. Di questo flusso di denaro, il 20,0% è stato spedito dalla Lombardia, il 18,4% dall’Emilia Romagna e il 10,5% dalla Sicilia, seguite da Toscana (9,6%), Veneto (7,5%) e Lazio (7,1%). A spiegare in questo caso la quota siciliana, sensibilmente inferiore a quella riguardante i soggiornanti tunisini, è la vicinanza geografica con la Tunisia, che facilita la frequenza dei ritorni e la possibilità di portare personalmente il denaro in occasione di questi viaggi. Le nuove generazioni e l’inserimento scolastico Gli archivi del Ministero dell’Istruzione registrano, nell’anno scolastico 2012/2013, una presenza in Italia di 18.341 scolari di cittadinanza tunisina. Rispetto a quanto si rileva per la totalità degli alunni non italiani, quelli tunisini si concentrano in misura relativamente maggiore nei primi due gradi scolastici e meno nelle secondarie di secondo grado. È del 38,1% la quota degli iscritti nella scuola primaria e del 24,1% quella relativa alla scuola dell’infanzia, mentre il 21,7% frequenta le secondarie di I grado e il restante 16,0% le secondarie di II grado. La minore presenza nelle scuole superiori può spiegarsi con una più forte concentrazione degli studenti di cittadinanza tunisina nelle fasce di età che precedono l’ingresso a questi gradi di scuola, ma anche con una loro maggiore esposizione all’abbandono scolastico e al prematuro ingresso nel mercato del lavoro. A supportare quest’ultima ipotesi è il forte orientamento dei 2.943 studenti tunisini delle scuole superiori verso gli istituti professionali (che raccolgono ben il 43,9% di questi iscritti) e tecnici (36,7%), per una quota complessiva di studenti tunisini che hanno scelto questo indirizzo professionalizzante pari a ben l’80,6%. I licei, invece, ne raccolgono appena il 16,9% mentre è del 2,5% quella di chi sceglie l’istruzione artistica. ITALIA. Studenti di cittadinanza tunisina, americana e straniera per grado scolastico e genere (a.s. 2012/2013) di cui % su di % su di cui % su Grado Tunisia Africa Stranieri F Tot. cui F Tot. F Tot. Infanzia 4.423 44,8 24,1 48.835 47,3 25,8 164.589 47,5 20,9 Primaria 6.996 47,9 38,1 70.594 47,8 37,3 276.129 48,1 35,1 Secondaria I grado 3.979 44,2 21,7 38.321 45,6 20,3 170.792 46,4 21,7 Secondaria II grado 2.943 46,9 16,0 31.376 45,9 16,6 175.120 49,8 22,3 Totale 18.341 46,2 100,0 189.126 46,9 100,0 786.630 48,0 100,0 FONTE: Centro Studi e Ricerche IDOS. Elaborazioni su dati Miur Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione Dossier Statistico Via Arrigo Davila 16 – 00179 Roma - [email protected] – tel.06.66514345 (int. 1 o 2) 4