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Style
tOm saChs firma una futuribile
capsule collection per Nike
NikeCraft nasce dalla sua
passione per lo space travel
www.vogue.it/uomo-vogue/
ultimissime-di-moda
Q
uesto progetto è il risultato di ciò che è possibile realizzare quando
si hanno le idee giuste,
quando niente va storto e tutto è all’altezza
di quello che dovrebbe
essere». Parole di Tom
Sachs, scultore, pittore,
bricoleur, il cui artwork
in stile fai-da-te chiama in causa
icone del mondo capitalistico e simboli del consumismo, ri-generando
oggetti esistenti cui lui dona nuova
vita e funzionalità concettuale. Serio, persino paranoico su dettagli e
concetti, Sachs manifesta un amore
puro per la perfezione dei congegni
spaziali. Tale passione, iniziata con
la prima creazione “Lunar module
(1:18)” del 1999, lo ha portato alla
prima edizione di “Space program”
futuro:
u lizzano
uti
materiali
high-tech.
high-tech
Come Vectran,
Cuban, Ortho,
sviluppati per la
Nasa in esclusiva
(2007) alla Gagosian Gallery di
Los Angeles, ispirata allo sbarco sulla Luna; ed è proseguita
poi lo scorso maggio con “Space program: Mars” al Park Avenue Armory di New York dove,
oltre a presentare un’installazione composta da sculture che
illustrano sistematicamente tutti gli aspetti della missione extraterreste – moduli esplorativi,
piattaforme di lancio, sala controllo, tute spaziali, geografia e
paesaggi di Marte – ha introdotto il concetto moda legato
alle necessità di allenamento degli astronauti del futuro.
«L
a collezione nasce dal
desiderio di Tom di esplorare gli stress fisici subiti dagli astronauti che si trovano
a sopportare il forte impatto dell’uscita dall’atmosfera
terrestre e devono non solo
essere in forma atletica perfetta, ma anche avere un’attrezzatura che sia all’altezza dei compiti da svolgere,
specialmente in condizioni
estreme», spiega Mark Parker, Ceo di Nike e da sempre
patron di artisti. «Con questa
collezione, però, Nike non intende creare una divisa per
l’allenamento sportivo in vista di viaggi spaziali. Ci siamo ispirati esclusivamente al
lavoro di Tom, sviluppando
prodotti durevoli e di altissima performance che in futuro potrebbero offrire sviluppi
innovativi applicabili anche
al training di varie discipline
sportive. Il risultato finale è
davvero insolito – persino
237
Alla base
dei prodotti disegnati c’è
una forte
ispirazione
artigianale,
a partire
dal riciclo
di airbag
e rande
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re a zip che fungono da contenitori; paracord utilizzato come laccio
emostatico; tavola periodica degli
elementi all’interno della giacca e
una timeline che traccia le tappe
importanti della nostra civiltà.
«Noi non ci conoscevamo, ma
un giorno Mark è venuto nel mio
studio a New York», racconta Sachs. «Ho iniziato a provocarlo sul
rapporto tra design e performance,
finché Mark non mi ha letteralmente sfidato a elaborare nuove
idee da applicare. Ed è stato così
che abbiamo iniziato a collaborare.
L’unica regola che ci siamo dati
all’inizio è stata la percentuale di
sforzo da parte di entrambi: fifty-
per Nike, da sempre officina di
idee apparentemente irrealizzabili, visto l’utilizzo di materiali futuribili, Vectran, Cuban, Ortho, sviluppati esclusivamente per la Nasa».
L
a collezione sarà in vendita nei
Nike Stadium di tutto il mondo (in
Italia esclusivamente da 10 Corso
Como), e offre capi iconici come
la scarpa Mars Yard (suola adattabile Sfb a flessibilità massima, tela
nautica), un trench impermeabile
antistrappo, la running Marsfly Jacket in silicone giapponese supertech, con lacci antivento, e le due
borse Airbag Bag e Lightweight
Tote, che utilizzano entrambe fibre riciclate
da airbag. Ogni pezzo è
multifunzionale: chiusu-
Marsfly
jacket.
SachS
ha esposto
a Venezia
alla Biennale 2010 di
Architettura e alla
Fondazione Prada
fifty, 50% Nike, 50% Sachs». Il progetto è stato sviluppato nella famosa Innovation Kitchen a Beaverton
(Oregon), laboratorio dove si fondono arte, design e business top-secret. «Anche se la nostra fonte di
ispirazione viene quasi sempre dagli atleti», continua Mark Parker,
«Nike ha una lunga tradizione di
collaborazione con creativi che
esulano dal mondo sportivo: lo provano diversi progetti con artisti come Os Gêmeos e Futura e designers come Jun Takahashi e Mark
Newson, che ci ha aiutato ad approfondire la modularità nelle scarpe.
«Nike crede fermamente nel va-
lore di queste collaborazioni perché aiutano a esplorare elementi
diversi che altrimenti non sarebbero messi in discussione. Il progetto
con Tom incarna esattamente questo concetto. È un maniaco dei dettagli, ed è molto specifico riguardo
La bio, tutte le opere
e le mostre
sull’artista americano online su tomsachs.org
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Style
alle proprie scelte», continua
Parker. «Amo la passione, la
concentrazione e la dedizione che mette nel proprio lavoro, elementi che si si possono notare in NikeCraft».
Sachs: «Da consumatore tengo sempre presente la relazione tra marchio e identità
di marchio. Lavorare con Nike per me è stato importante
perché è esemplificativo di
come si possa lavorare con
una multinazionale in modo
produttivo, mantenendo una
connessione creativa in modo da confezionare un prodotto utile e accessibile a tutti.
«A
Nella
collezione
NikeCraft
innovazioni
applicabili
un domani
all’abbigliamento
per il
training di
vari sport
bbiamo esplorato vari problemi, tra cui il riutilizzo dei materiali, la durata
del prodotto e la trasparenza della produzione aziendale, tematiche che fanno
parte sia dell’eredità storica di Nike sia della mia etica professionale». «Sono
completamente d’accordo»,
continua Parker. «Amo lavorare con artisti che rispetto, non solo per il lavoro che
fanno ma come persone. In
questo processo ho imparato moltissimo: Tom ha una
prospettiva creativa unica,
entrambi abbiamo ricavato
benefici risolvendo problemi, ponendoci domande che
inizialmente sembravano
non avere risposta proprio
grazie ai nostri diversi punti
di vista, a ispirazioni apparentemente incompatibili, e
proprio perché abbiamo
background formativi completamente diversi. Uno dei
motti Nike è “Sii una spugna”, e di conseguenza cerchiamo di assorbire e metabolizzare tutte le opportunità che si presentano per diventare un brand migliore. In questo progetto Tom ci ha insegnato molto, non solo su come
funzionano o non funzionano
le cose, ma su come aprire la
mente rispetto a come potrebbero funzionare al loro massi-
240
mo». Perché, come diceva Oscar
Wilde: “Un’idea che non è pericolosa non è degna di essere chiamata idea”. (A sinistra. Trench reversibile con motivo interno di mappatura.
In alto. Un dettaglio della Lightweight
il motto:
be a sponge.
È alla base di
collaborazioni
creative. Per andare
oltre i confini noti
Tote. In basso un prototipo dell’Htm2
boot. Nella pagina precedente. La
Lightweight Tote, la Marsfly Jacket, la
Lightweight Tote indossata sul trench
grazie a un sistema di bretelle. In
apertura. Tom Sachs con il trench e le
sneakers Mars Yard) Roberto Croci