Sante Cruciani Titolo Tesi: “Il comunismo e il socialismo francese e
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Sante Cruciani Titolo Tesi: “Il comunismo e il socialismo francese e
Autore: Sante Cruciani Titolo Tesi: “Il comunismo e il socialismo francese e italiano nella sfida riformista: integrazione economica europea, modernizzazione, Welfare State (1955 – 1957)” Relatore: Prof. Roberto Gualtieri Come ha rilevato Antonio Varsori, la riflessione storiografica sulla costruzione europea si è prevalentemente concentrata sui rapporti tra Stati Uniti e Europa occidentale, e sull’influenza dei movimenti culturali e politici di ispirazione federalista sulla effettiva realizzazione della costruzione europea. Per quanto concerne il versante delle relazioni internazionali e dell’integrazione europea, gli studi di Alan Milward e Federico Romero hanno sottolineato come il processo di integrazione abbia costituito un potente fattore di ridefinizione complessiva degli Stati nazionali dell’Europa occidentale usciti sconfitti dalla seconda guerra mondiale, consapevolmente utilizzato dai partiti politici al governo come strumento di “nation - building”, per una strategia di stabilizzazione politica e di modernizzazione economica, dispiegatisi a livello nazionale e sovranazionale. E’ una lettura del processo di integrazione europea confermata per la storia politica francese e italiana dalle opere di Pierre Gerbet e Franco De Felice. Per quanto riguarda il versante dei partiti e delle culture politiche, la storia dei movimenti europeisti ha incontrato soltanto recentemente, grazie alle ricerche di Piero Graglia e Daniele Pasquinucci, la storia della sinistra europea, indagando soprattutto il percorso politico di una figura eminentemente rappresentativa del federalismo come Altiero Spinelli. Se gli studi di Severino Galante, Mauro Maggiorani, e Daniela Felisini costituiscono un valido strumento per riattraversare il dibattito politico interno al Pci e al Psi in materia di politica europea, i lavori di Pierre Robieux, Stephane Courtois, e Pascal Delwit, hanno focalizzato la loro attenzione sul ruolo del Pcf nella IV e nella V Repubblica, e sulla politica europeista del nuovo Partito socialista di Francois Mitterrand. In tale contesto, dalle opere di Marc Lazar e Donald Sassoon è giunto negli anni novanta un forte stimolo a ricostruire la storia dei partiti comunisti e socialisti europei in maniera unitaria e comparata, superando i limiti delle singole storie politiche nazionali. E’ un approccio metodologico da estendere alla storia delle sinistre europee nel processo di integrazione europea, provando ad indagare simultaneamente il dibattito interno ai partiti comunisti 1 e socialisti di Francia e Italia nel biennio 1955 – 1957, dal rilancio europeo della Conferenza di Messina alla firma dei Trattati di Roma, con il varo del Mercato Comune Europeo e dell’Euratom. Come emerge da una ricerca condotta negli archivi della Sfio, del Psi e del Pci, presso l’Office Universitaires de Recherches Socialiste e la Fondation Guy Mollet di Parigi, la Fondazione Filippo Turati di Firenze, la Fondazione Istituto Gramsci e la Fondazione Internazionale Lelio Basso di Roma, e da fonti a stampa come Le Cahiers du communisme, La Revue Socialiste, Le Populaire, Rinascita, Mondo Operaio, l’Unità, e l’Avanti!, l’osservazione ricorrente nella storiografia secondo cui l’apporto della sinistra europea alla prima fase del processo di integrazione è da considerarsi “del tutto inessenziale”, appare certamente da rettificare. A partire dalla svolta europeista del 47 Congresso della Sfio (30 giugno – 3 luglio 1955) e dalla formazione del governo Mollet (31 gennaio 1956), il socialismo francese svolge infatti una funzione di traino nell’adesione della Francia al Mercato Comune Europeo e all’Euratom. Come mostrano i rapporti intrattenuti nel corso del IV Congresso dell’Internazionale Socialista (Londra, 12 - 16 luglio 1955) tra la Sfio, i partiti socialisti del Benelux e la socialdemocrazia tedesca, la maturazione europeista del socialismo francese esercita parallelamente un ruolo di vettore nella formazione di un “polo europeista” nell’ambito del socialismo europeo, in alternativa al “polo anticomunitario” costituito dal Labour Party e dalle socialdemocrazie scandinave. In tale quadro deve essere collocata la stessa apertura del socialismo italiano all’integrazione europea, dal XXXI Congresso del Psi (31 marzo - 3 aprile 1955) alla “missione” in Italia del segretario della Sfio Pierre Commin a sostegno dell’unificazione socialista tra il Psi di Nenni e il Psdi di Saragat (29 agosto - 5 settembre 1955), dal XXXII Congresso del Psi (6 – 10 febbraio 1957) alla decisione dei socialisti italiani di sostenere in Parlamento la ratifica dei Trattati di Roma, mediante il voto a favore sull’Euratom e l’astensione sul Mercato Comune Europeo. Si tratta di una importante evoluzione nella cultura politica della Sfio e del Psi, destinata a costituire negli anni ottanta il fondamento dell’europeismo del nuovo Partito socialista di Francois Mitterrand e del Partito socialista di Bettino Craxi. Per quanto riguarda la famiglia politica comunista, il tentativo compiuto all’indomani del XX Congresso del Pcus (febbraio 1956) dal Pci di rimodellare nell’incontro di Sanremo con il Pcf (3 – 4 maggio 1956) l’azione dei partiti comunisti occidentali sulla base di una riorganizzazione policentrica del movimento comunista occidentale, secondo il disegno teorizzato da Palmiro Togliatti nella nota intervista a Nuovi Argomenti (giugno 1956), trova un limite insormontabile nell’arretramento operato da Maurice Thorez al XIV Congresso del Pcf (18 – 21 luglio 1956), e nella riaffermazione dei due partiti comunisti di una piena solidarietà con l’Urss, anche di fronte all’intervento militare sovietico nella crisi di Budapest (31 ottobre – 5 novembre 1956). 2 Come testimonia l’andamento dell’VIII Congresso (5 - 8 dicembre 1956), ne deriva per il Pci l’impossibilità di proiettare la via italiana al socialismo su scala europea, e di procedere all’ apertura europeista reclamata nel dibattito congressuale da Antonio Giolitti e Renzo Trivelli, e sostenuta da Velio Spano nel “Progetto di documento sul Mercato comune europeo e sull’Euratom”, presentato dalla Sezione Esteri alla Direzione del partito (14 febbraio 1957). La decisione del Pci di votare in Parlamento contro la ratifica dei Trattati di Roma, in sintonia con la posizione assunta dal Pcf all’Assemblea Nazionale francese, attesta così la contraddizione esistente nel comunismo italiano tra la piattaforma sostanzialmente riformista assunta dall’VIII Congresso e il permanere di un legame di ferro con Mosca. Come dimostrerà la candidatura di Altiero Spinelli come indipendente nelle liste comuniste per l’elezione del Parlamento europeo nel 1979, l’apertura del Pci alle tematiche europeiste si realizzerà soltanto con la segreteria di Enrico Berlinguer, nella cornice di una critica serrata al modello sovietico e di un dialogo ravvicinato con la socialdemocrazia europea. Fedele al suo ruolo di partito comunista ortodosso, il Pcf continuerà a nutrire una fiera opposizione al processo di integrazione europea. Come risulta in conclusione dalla ricerca, un approccio comparatistico e transnazionale alla storia della sinistra europea nel processo di integrazione può certamente contribuire al superamento della tradizionale giustapposizione di storie politiche separate su scala nazionale, ancora prevalente nella storiografia dell’età contemporanea, in direzione di una interpretazione unitaria delle dinamiche politiche nazionali e sovranazionali della storia europea del XX secolo. 3