n. 8 Aprile 2007 - Anno III
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n. 8 Aprile 2007 - Anno III
Free Service srl Edizioni - Falconara alconara M. (AN) - Supplemento al n. 3 Marzo 2007 di Regioni&Ambiente - Poste Italiane s.p.a. - sped sspedizione pedizi izione one in ab abbon abbonamento boname amento nto po posta postale stale le - D D.L. .L. L 35 353/2 353/2003 3/2003 003 (c (conv (conv. onv. iinn LL.. 227/0 27/02/2004 7/02/2 2/2004 004 n. 46) art.1, comma 1, DGB Ancona n. 8 Aprile 2007 - Anno III SOMMARIO I VEICOLI FUORI USO NEL RAPPORTO RIFIUTI 2006 .... 4 LogiMa Srl CANTILEVER: PRATICITÀ, SICUREZZA, ESTETICA ....... 8 ROTTAMI FERROSI: RIFIUTI O MATERIE PRIME SECONDARIE? ................ 10 QUANDO IL ROTTAME È ORO ................................ 13 DEPOSITO CARBURANTI AD USO PRIVATO: FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE ................. 15 SEDA DA SEMPRE I PRIMI E I PIÙ IMITATI Impianti e attrezzature per il fine vita dell’auto .......... 16 Ecotecnica srl AUTODEMOLIZIONE CHE PASSIONE! ....................... 18 ACI GUIDA LA CAMPAGNA PER LA SICUREZZA ........... 20 TPA TRITURATORI SOLUZIONI DI FORZA: TRITURATORI BIALBERO GM 2000 E XM 2400 ............................. 24 TPA TRITURATORI SOLUZIONI DI FORZA: MULINO A MARTELLI VORTEX 07........................... 25 QUANDO LA SICUREZZA SUL LAVORO GARANTISCE LA SALUTE .................................... 26 CENTRO PER L’AUTODEMOLIZIONE ........................ 29 CONTRIBUTI PER LA SOSTITUZIONE DEL PARCO AUTO INQUINANTI.............................. 30 3 m I VEICOLI FUORI USO NEL RAPPORTO RIFIUTI 2006 di Fabio Bastianelli Nel Rapporto Rifiuti 2006, presentato il 13 febbraio, l’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici) ha inserito un’Appendice dove sono presentati i dati relativi alla gestione dei veicoli fuori uso. La principale fonte dei dati è rappresentata dalla dichiarazione MUD, che con il D.P.C.M. 22 dicembre 2004, è stata integrata con una Sezione dedicata ai veicoli fuori uso. Al fine di superare le criticità riscontrate nel monitoraggio del flusso dei rifiuti derivanti dalla demolizione dei veicoli a fine vita, il nuovo modello prevede la compilazione di specifiche schede identificative dell’attività svolta dai soggetti coinvolti nel ciclo di gestione: - Sezione autodemolitore (scheda AUT); - Sezione rottamatore (scheda ROT); - Sezione frantumatore (scheda FRA). L’APAT ha riscontrato che, essendo stata introdotta per la prima volta nella dichiarazione 2004, la nuova Sezione ha comportato per gli operatori del settore una serie di difficoltà interpretative che si sono tradotte in difficoltà operative per l’APAT stessa, che ha dovuto analizzare e confrontare i dati all’interno del sistema Catasto Rifiuti con alcune Agenzie Regionali. Per fornire utili informazioni agli operatori, vengono riportati gli errori che, secondo l’APAT, vengono commessi più frequentemente. Gli errori più comuni sono riconducibili ad errate interpretazioni del soggetto dichiarante relativamente ad alcune voci inserite nelle schede. In molti casi, sia per i veicoli che per le componenti, sono stati indicati due diversi tipi di operazioni di gestione una delle quali è risultata essere sempre R13. Sotto questa voce, correttamente, andavano dichiarati tutti i rifiuti che sono stati stoccati temporaneamente e poi sottoposti ad operazioni di recupero; frequentemente, invece, è stata assimilata alla giacenza da intendersi, invece, come il quantitativo totale di quel rifiuto che rimane a fine anno, nell’impianto senza essere stato sottoposto ad alcuna operazione di trattamento. In altri casi, invece, pur essendo state correttamente compilate le parti relative alle operazioni di gestione e al deposito temporaneo (R13 o D15), non è stata indicata la giacenza al 31/12; in tal caso non vi è corrispondenza fra il rifiuto dichiarato in entrata all’impianto e quello effettivamente trattato, per cui la bonifica effettuata ha comportato l’inserimento, nel campo relativo alla giacenza, del relativo valore, calcolato per differenza fra il totale gestito dall’impianto e quello trattato. Un numero considerevole di soggetti, inoltre, ha compilato unicamente il modulo relativo ai rifiuti ricevuti da terzi, prodotti nell’unità locale e destinati a terzi senza predisporre il modulo relativo alla gestione. Tale pratica, diffusamente riscontrata anche negli anni precedenti, è stata giustificata dagli operatori stessi come 2.500.000 2.000.000 1.500.000 1.000.000 500.000 0 esportazione area privata demolizione 1999 86.111 205.233 1.046.154 2000 124.780 283.373 1.609.402 2001 277.613 277.613 1.525.496 2002 176.945 237.914 1.651.097 Cessazioni di circolazione distinte per causali, anno 1999-2004 (fonte ACI) 4 2003 171.165 194.794 1.423.759 2004 212.333 300.762 1.473.416 1.600.000 2002 2003 2004 1.400.000 1.200.000 1.000.000 t 800.000 600.000 400.000 200.000 0 Nord Centro Sud Italia Quantità di veicoli trattati per macroarea geografica, anni 2002-2004 (fonte APAT) una necessità, dovuta alla non corrispondenza della loro attività con le operazioni di recupero/ smaltimento individuate dagli allegati B e C alla parte IV del D.Lgs. 152/2006. Va in aggiunta rilevato, che una quota consistente di soggetti, rientranti nel campo di applicazione del D.Lgs. 209/2003, hanno continuato a compilare la dichiarazione MUD “generica” ignorando, di fatto, le nuove disposizioni imposte dal D.P.C.M. 22 dicembre 2004. A quanto detto va poi sommato che continuano a valere le considerazioni effettuate nelle precedenti edizioni del Rapporto, in merito alla difformità con la quale vengono concesse le autorizzazioni dai diversi Enti locali, in particolare per quanto riguarda le operazioni di gestione che vengono individuate nei provvedimenti in relazione alle attività di messa in sicurezza e demolizione dei veicoli. Diffusamente, infatti, accade che alla medesima tipologia di trattamento venga associata un’operazione di recupero/ smaltimento diversa a seconda dell’Ente e del luogo in cui viene rilasciata l’autorizzazione. Questo ha comportato la medesima disuniformità anche nelle dichiarazioni MUD che, per ovvi motivi, sono state compilate dai soggetti dichiaranti rispettando le prescrizioni indicate nei provvedimenti autorizzativi. L’analisi dei dati, elaborati e bonificati, permette di rilevare che nel 2004, sono operativi 1.422 impianti autorizzati ad 5 2002 Nord Centro Sud Italia Fonte:APAT 2003 2004 n° impianti Quantità veicoli trattati (t/a) Quantità veicoli trattati (t/a) 756 304 703.239 251.897 762 278 622.560 229.788 677 284 597.787 234.848 498 1.558 456.329 1.411.466 522 1.562 345.909 1.198.258 461 1.422 301.903 1.134.538 n° impianti n° impianti Quantità veicoli trattati (t/a) Numero di impianti di autodemolizione per area geografica (fonte APAT) Nord Centro Sud Italia Fonte: APAT n° impianti Veicoli trattati D.Lgs 209/2003 17 4 5 26 1.023.705 107.221 210.064 1.340.990 altri veicoli trattati 7.850 0 4.646 12.496 altri rottami trattati fluff prodotto 484.953 85.481 130.410 700.843 398.403 54.132 118.835 571.370 Impianti di frantumazione per area geografica, anno 2004 (fonte APAT) effettuare la messa in sicurezza dei veicoli fuori uso, 140 in meno rispetto a quelli censiti nel 2003. Tale differenza consistente è dovuta, principalmente, al fatto che, negli anni precedenti, non era stato possibile effettuare una suddivisione completamente corretta degli impianti in base alla specifica attività effettuata (demolizione, rottamazione, frantumazione). Del totale degli impianti operativi, 677 sono situati al Nord (pari al 48% del totale), 284 al Centro (20%), 461 al Sud (32%). In totale, negli impianti censiti, sono state trattate oltre 1,1 milioni di tonnellate di veicoli, circa 64 mila tonnellate in meno rispetto al 2003. Il dato risulta coerente con l’andamento registrato nelle radiazioni dal PRA fornite dall’ACI. La ripartizione per macroarea geografica dei quantitativi di veicoli trattati nel biennio 2002-2003 evidenzia che le riduzioni maggiori si sono registrate al Sud (-44 mila tonnellate) ed al nord (-25 mila tonnellate) del Paese, coerentemente con quanto registrato per le cancellazioni dal PRA. Il Nord, 6 con circa 600 mila tonnellate, tratta più della metà (53%) del totale dei veicoli che vengono avviati ad impianti di autodemolizione, mentre la restante quota appare equamente distribuita al Centro (21%) ed al Sud (27%). Riguardo agli impianti di frantumazione, che rappresentano l’ultimo anello della filiera di gestione e che operano la riduzione in frammenti della carcassa in un mulino e il successivo recupero dei metalli ferrosi per via magnetica, il sistema appare non diffuso in maniera capillare sul territorio, ma maggiormente concentrato in alcuni contesti territoriali in vicinanza degli impianti di recupero del rottame ferroso e nelle zone in cui il tessuto industriale è più strutturato. Il rifiuto prodotto da questi impianti, denominato fluff, è costituito dal residuo non metallico contenente plastiche, imbottiture, gomma, vetro, tessuti, vernici ed adesivi, materiali isolanti e guarnizioni e rappresenta uno tra i maggiori problemi dell’intera filiera. Gli impianti di frantumazione operativi in Italia sono 26 sia nel 2002 che nel 2003 per la maggior parte localizzati nel nord del Paese. Il quantitativo di rifiuti in ingresso a tali impianti ammonta a circa 2 milioni di tonnellate di cui circa il 64% è costituito da rottami provenienti dalla messa in sicurezza dei veicoli. Solo 3 impianti di quelli operativi, infatti, non ricevono rottami derivanti dai veicoli fuori uso (Boario Terme, Travagliato e Caivano). Nel 2004 la quantità di residuo di frantumazione in uscita dagli impianti ammonta a circa 571 mila tonnellate; tale rifiuto deriva sia dalla frantumazione di veicoli che da altri rottami, compresi i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Atal riguardo, va sottolineato che per le caratteristiche tecnologiche di questa particolare tipologia di impianti, non è possibile calcolare in maniera distinta la quota proveniente dai diversi flussi di rifiuti; tale distinzione può essere effettuata esclusivamente attraverso stime basate sulla conoscenza dei rifiuti in input all’impianto. LogiMa S.r.l. m CANTILEVER: PRATICITÀ, SICUREZZA, ESTETICA Le scaffalature per lo stoccaggio autoveicoli offrono le migliori garanzie per il moderno centro di autodemolizione e, in più, arredano! di Alberto Piastrellini LogiMa S.r.l., giovane società di progettazione consulenza e vendita di soluzioni per la logistica e la gestione di magazzino, con sede a Porto d’Ascoli (AP), è nata nel 2004 dalla decennale esperienza nel settore da parte dei tre Soci fondatori, Piero Armandi, Fabio Franceschi e Giovanni Paolini. Sempre all’avanguardia per quanto riguarda le migliori soluzioni tecniche disponibili sul mercato nell’ambito della logistica industriale e di automazione di magazzino, la società di Porto d’Ascoli è in grado di soddisfare le esigenze di quanti operano nel settore dell’autodemolizione, proponendo un ampio catalogo di prodotti per la gestione ottimale di grandi magazzini e parchi attrezzati. Per saperne di più e meglio approfondire i vantaggi pratici che le soluzioni LogiMa offrono agli operatori del settore dell’autodemolizione, abbiamo contattato Cesare Menchicchi, co-titolare dell’impresa Menchicchi Lidio Autodemolizione, sita in località Francaville di Chiusi (SI), che recentemente ha installato una serie di cantilever mono e bi-fronte per ottimizzare lo spazio del proprio centro di autodemolizione e rottamazione. Sig. Menchicchi, può raccontarci l’esperienza dell’azienda di cui è titolare? L’azienda Menchicchi Lidio Autodemolizione è stata inaugurata nell’ottobre del 1981, allora ubicata in un’altra zona, si è trasferita nel 1992 nella sede attuale. Per quanto concerne la nostra attività essa si muove nell’ambito delle dinamiche che coinvolgono sia gli autodemolitori che i rottamatori perché, oltre che gli autoveicoli, trattiamo ogni tipo di manufatto ferroso, da impianti di piccole dimensioni sino ai moderni capannoni industriali. 8 Quali sono le dimensioni del vostro centro di trattamento? Il centro si sviluppa su una superficie di 10.000 m2 suddivisi in due piazzali operativi la cui superficie risulta rispettivamente di 7.000 m2 e 3.000 m2. In questi numeri sono compresi i 1.200 m2 di capannoni utilizzati per le varie operazioni meccaniche e di stoccaggio. Un altro, di 300 m2utilizzato per le operazioni di bonifica delle auto ed uffici amministrativi. Certamente un problema che avete dovuto affrontare è quello relativo allo stoccaggio delle parti riutilizzabili e degli autoveicoli da trattare. Come vi siete attrezzati in questo senso? Per quanto riguarda le parti smontate riutilizzabili, abbiamo riservato alcuni spazi all’interno del capannone più grande, dove sono state attrezzate apposite aree allestite con scaffalature, su colonne portanti, che costituiscono un adeguato sistema di archiviazione per motori di avviamento, alternatori, pompe idroguida e tutto quello che concerne la ricambistica per autoveicoli. Per quel che attiene i manufatti in ferro, motori e cambi, sono stoccati anch’essi secondo una precisa logica di magazzino che consente un ridotto ingombro, la sicurezza dei lavoratori e il minimo danno ai manufatti stessi. Un discorso a parte il sistema di stoccaggio riservato agli autoveicoli interi, per il quale ci siamo rivolti alla ditta LogiMa di Porto d’Ascoli. Grazie alla soluzione offerta dai loro cantilever mono e bi-fronte, abbiamo ottimizzato in uno spazio di soli 500 m2 (dove tempo fa si sarebbero potute stoccare una ventina di automezzi in condizioni precarie e spesso dannose per le carrozzerie), lo stoccaggio di auto, riuscendo ad installarne su 3 file di cantilever (12 frontali e 7 bi-fronte), ben 63! In questo modo, oltre agli intuibili problemi di spazio, abbiamo risolto anche quelli relativi alla sicurezza degli operatori, alla praticità delle operazioni di smontaggio e alla diminuzione dei danni sugli autoveicoli. Ovviamente, non è nostra intenzione fermarci a questo primo intervento, abbiamo in previsione ulteriori installazioni di cantilever per riqualificare altre aree del nostro Centro. Dico questo perché, a parte la praticità, la soluzione cantilever è anche esteticamente efficace, rivaluta completamente, arredandolo, il piazzale e consente una maggior pulizia dell’impianto in generale, cosa di cui noi operatori del settore autodemolizione, abbiamo un gran bisogno, visti i continui controlli che gli Enti, a vario titolo, esercitano nei nostri confronti. Come siete venuti a conoscenza delle soluzioni LogiMa e come avete affrontato l’iter di progettazione ed impianto dei cantilever? Molto semplicemente: avendo potuto constatare la praticità dei cantilever presso centri analoghi, ho interpellato LogiMa. In due giorni sono stato ricontattato e ci siamo accordati per un appuntamento ed un sopralluogo presso il nostro centro. In quella stessa occasione i tecnici e i progettisti LogiMa hanno prodotto un primo disegno. Per esigenze legate al nostro impianto la realizzazione ed il montaggio dei cantilever è avvenuta dopo qualche settimana, concludendosi, molto velocemente, in appena tre giorni di lavoro, senza creare particolari impedimenti all’attività quotidiana del centro. Come considera l’investimento, anche alla luce del costo iniziale? Onestamente si deve riconoscere che è piuttosto oneroso e le possibilità di ammortizzare i relativi costi dipendono dalla possibilità di rivendere le parti degli autoveicoli (più vantaggiosa rispetto al recupero della sola massa ferrosa). Tuttavia se si considerano i fattori: praticità, sicurezza, ed estetica, la spesa è completamente giustificata. A questo punto, Sig. Menchicchi, lei consiglierebbe ad un Suo collega di rivolgersi a LogiMa per risolvere i propri problemi legati alla logistica del magazzino e del piazzale attrezzato? Sì Anche perché ho potuto constatare di persona come la validità di queste soluzioni era già stata verificata positivamente da altri colleghi prima di me 9 m ROTTAMI FERROSI: RIFIUTI O MATERIE PRIME SECONDARIE? di Adriano Conti Responsabile Servizio Gestione Rifiuti Provincia di Macerata La definizione di rifiuto del Decreto Ronchi Come è noto la lettera a) dell’art. 6 del D.Lgs. 22/97 (c.d Decreto Ronchi) trasporta nell’ordinamento legislativo nazionale la definizione comunitaria di rifiuto come: ” qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell’allegato A e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi”; tale definizione va letta unitamente all’art. 8 relativo alle “esclusioni”. I rottami metallici (rottami ferrosi e non) pur rientranti nella definizione di rifiuto del Ronchi, in quanto materiali riconducibili alle categorie elencate nell’allegato A e pur costituendo beni di cui l’originario detentore ha provveduto a disfarsene, hanno avuto una tortuosa collocazione giuridica per i tentativi operati dal legislatore nazionale di inserirli nella definizione delle “materie prime secondarie” e ciò in evidente contrasto con la normativa europea. A distanza di dieci anni dalla definizione di rifiuto operata dal Ronchi e dopo diverse sentenze emanate da organi giurisprudenziali volti a definire l’appartenenza dei rottami metallici, le nuove disposizioni operate dal D. Lgs. 152/2006 non determinano quella certezza che gli operatori di settore richiedono. Tuttavia per comprendere il percorso occorre andare per ordine. Le prime sentenze della Corte Europea emesse in merito (causa S-359/88del 28.03.90 7 e causa C- 129/96 del 18.12.97), hanno evidenziato che i rottami in specie, provenienti da demolizioni o residui di lavorazioni, sono materiali di cui l’originario detentore ha provveduto a disfarsi, avviandoli ad una attività di recupero, anche se (direttamente o indirettamente) ancora suscettibili di riutilizzazione economica in un ulteriore processo di lavorazione industriale e, pertanto, assoggettati alle disposizioni dei rifiuti. Legge 178/2002.- Interpretazione autentica In presenza di contestazione da parte della Comunità Europea, il legislatore nazionale, avrebbe potuto inserire i rottami metallici tra le esclusioni di cui all’art. 8 del Decreto Ronchi, tuttavia la scelta intrapresa è stata quella dell’interpretazione autentica della definizione di rifiuto, mediante l’approvazione della legge 8 agosto 2002, n. 178, per arrivare ad affermare, indirettamente, che i residui di lavorazione, anche quando sottoposti ad operazioni di recupero preliminari, possono essere avviati alle acciaierie come materia prima secondaria e non come rifiuti. Anche in questo caso la Corte di Giustizia Europea, con sentenza 11 novembre 2004, causa C-457/02, in sede di interpretazione dell’art. 14 della legge 178/2002, ha ritenuto lo Stato italiano responsabile di aver formulato una interpretazione della definizione di rifiuto più estensiva rispetto alle disposizioni comunitarie. 10 La legge delega Ancora una volta lo Stato Italiano, anziché disapplicare l’art. 14 della Legge 178/2002, ha preferito includere, con effetto immediato, nell’ambito della così detta Legge delega ambientale (legge 15 dicembre 2004 n. 308) il seguente comma: “In attesa di una revisione complessiva della normativa sui rifiuti che disciplini in modo organico la materia, alla lettera a) del comma 29, sono individuate le caratteristiche e le tipologie dei rottami che, derivanti come scarti di lavorazione oppure originati da cicli produttivi o di consumo, sono definibili come materie prime secondarie per le attività siderurgiche e metallurgiche, nonché le modalità affinché gli stessi siano sottoposti al regime delle materie prime e non a quello dei rifiuti.”. La stessa Legge 308/2004 prevede, tra l’altro, di aggiungere al Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, la seguente definizione: “q-bis) materia prima secondaria per attività siderurgiche e metallurgiche: rottami ferrosi e non ferrosi derivanti da operazioni di recupero e rispondenti a specifiche CECA, AISI, CAEF, UNI, EURO o ad altre specifiche nazionali e internazionali, nonché i rottami scarti di lavorazioni industriali o artigianali o provenienti da cicli produttivi o di consumo, esclusa la raccolta differenziata, che possiedono in origine le medesime caratteristiche riportate nelle specifiche sopra menzionate.” In presenza di tale definizione è lecito chiedersi quali sono le “specifiche CECA, AISI, CAEF, UNI, EURO o ad altre specifiche nazionali e internazionali”, che devono avere i rottami ferrosi per essere considerati materia prima secondaria? La risposta è che non esistono: le uniche indicazioni riguardano le dimensioni e la pezzatura. A tale conclusione arriva anche la Regione Lombardia che, dopo aver preso atto che le norme CECA e CAEF individuano esclusivamente la pezzatura del rottame al fine di poterlo immettere nel forno fusorio e che non esistono norme AISI, EURO, UNI o specifiche nazionali o internazionali che individuano quali caratteristiche chimico - fisiche devono avere tali materiali per essere considerati materia prima secondaria, con deliberazione di Giunta adottata in data 20 ottobre 2005, n. 8/866 , si stabilisce di: “…dover procedere al controllo delle aziende siderurgiche lombarde, affiancando a tale operazione uno studio scientifico che definisca i requisiti di non pericolosità e di assenza di radioattività, al fine di destinare tali materiali alla fusione, comportando il minor impatto possibile su matrici ambientali quali aria, acqua e suolo.” La predetta deliberazione prosegue: “Considerato che qualora il rottame ferroso non abbia le caratteristiche di materia prima secondaria dovrà essere avviato ad impianti di smaltimento di rifiuti esterni o rinviato al produttore”. Pertanto con tale deliberazione la Regione Lombardia commissiona uno studio scientifico per determinare le caratteristiche chimico - fisiche dei rottami da tenere in evidenza in occasione del rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) da effettuarsi entro il mese di ottobre 2007 a favore delle acciaierie rientranti nelle disposizioni di cui al D. Lgs. 59/2005. D. Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 (c.d. T.U. Ambientale) Con l’entrata in vigore del D.Lgs. 152 del 3 aprile 2006 (c.d. T.U. ambientale) viene abrogato il D.Lgs. 22/97 e all’art. 183 lettera u) è riportata (ancora una volta e in modo diverso da quanto formulato con la Legge delega) la definizione di “materia prima secondaria per attività siderurgiche e metallurgiche, la cui utilizzazione è certa e non eventuale: 1) rottami ferrosi e non ferrosi derivanti da operazioni di recupero completo e rispondenti a specifiche Ceca, Aisi, Caef, Uni, Euro o ad altre specifiche nazionali e internazionali, individuate entro centottanta giorni dall’entrata in vigore della parte quarta del presente decreto, con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio di concerto con il Ministro delle attività produttive, non avente natura regolamentare; 2) i rottami o scarti di lavorazioni industriali o artigianali o provenienti da cicli produttivi o di consumo, esclusa la raccolta differenziata, che possiedono in origine le medesime caratteristiche riportate nelle specifiche di cui al numero 1). I fornitori e produttori di materia prima secondaria per attività siderurgiche appartenenti a Paesi esteri presentano domanda di iscrizione all’Albo nazionale gestori ambientali, ai sensi dell’articolo 212, comma 12, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto ministeriale di cui al numero 1)” Il Legislatore nazionale preso atto della mancanza di norme rispondenti a specifiche Ceca, Aisi, Caef, Uni, Euro o ad altre specifiche nazionali e internazionali, sembra intenzionato a porre rimedio prevedendo, entro centoventi giorni dalla entrata in vigore del D. Lgs. 152/2006 (termine ampiamente trascorso), la emanazione di un apposito Decreto Ministeriale capace di individuare le specifiche affinché i rottami in questione possano essere classificati come materia prima secondaria. Infine il comma 12 dell’art. 212 del D.Lgs. 152/2006 prevede: “È istituita, presso l’Albo, una Sezione speciale, alla quale sono iscritte le imprese di paesi europei ed extraeuropei che effettuano operazioni di recupero di rottami ferrosi e non ferrosi, elencate nell’articolo 183, comma 1, lettera u), per la produzione di materie prime secondarie per l’industria siderurgica e metallurgica, nel rispetto delle condizioni e delle norme tecniche nazionali, comunitarie e internazionali individuate con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio. Sino all’emanazione del predetto decreto continuano ad applicarsi le condizioni e le norme tecniche 11 m riportate nell’Allegato 1 al decreto del Ministro dell’ambiente 5 febbraio 1998”. Il punto 3 dell’Allegato 1 del D.M. 5 febbraio 1998 (modificato recentemente dal D.M. 5 aprile 2006, n. 186) prevede le tipologie dei rifiuti speciali non pericolosi costituiti da metalli e loro leghe che possono essere recuperati avvalendosi delle procedure semplificate. Ciascuna tipologia riporta: i codici CER, la provenienza, le caratteristiche del rifiuto, l’attività di recupero e le caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti. Ma quali sono le condizioni e le norme tecniche da prendere come riferimento? Quelle riportate nella descrizione “caratteristiche del rifiuto” o quelle riportate nella descrizione “caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti”? Riteniamo che la definizione operata dall’art. 183 lettera u) in merito alle “materie prime secondarie per attività siderurgiche e metallurgiche” rappresenti una fattispecie diversa rispetto alla definizione operata dal medesimo articolo alla lettera q) in merito alle “materie prime secondarie”. Pertanto, le condizioni e le norme tecniche perché i materiali in questione possano essere considerati materie prime secondarie per l’attività siderurgica, sono desumibili dalla lettura delle caratteristiche del rifiuto (riportate al punto 3… 2 di ciascuna tipologia). Conclusione. In accoglimento del parere motivato della Commissione UE (in sede di esame della Legge delega 308/2004), notificato alla Repubblica italiana in data 19/12/2005, con il 12 quale l’esclusione dei rottami ferrosi e non dall’ambito della disciplina dei rifiuti è stata ritenuta difforme alle Direttive comunitarie, la preposta Commissione Ministeriale, istituita per revisionare il D.Lgs. 152/2006, ha sottoposto, in data 15 marzo 2007, all’esame della Conferenza Stato Regione una bozza di modifica. Da un primo esame della corposa documentazione i materiali ferrosi e non tornano ad essere assoggettati alla normativa che disciplina i rifiuti. In attesa che le modifiche di cui sopra trovino giusta collocazione nella normativa italiana, i rottami ferrosi e non per essere considerati materia prima secondaria per le attività siderurgiche dovrebbero possedere le caratteristiche chimico - fisiche di cui al D.M. 5.2.1998 oltre che essere conformi alla pezzatura prevista dalle norme CECA e CAEF. I soggetti che trasportano i rottami in questione non sono sottoposti alla normativa sui rifiuti: la relativa documentazione di accompagnamento dovrebbe prevedere nel “documento beni viaggianti” o nella scheda tecnica, la descrizione delle caratteristiche chimico-fisiche dei materiali ed il riferimento di conformità alle norme CECA e CAEF. Naturalmente, il condizionale è d’obbligo in quanto l’eventualità di una sentenza di condanna da parte della Corte di Giustizia Europea per la definizione troppo restrittiva della nozione di rifiuto operata dallo Stato italiano avrà ripercussioni dirette nei confronti degli operatori e delle imprese. Oltre tutto la Magistratura nazionale, così come in passato, potrebbe disapplicare sin d’ora le definizioni ritenute in contrasto e sanzionare i comportamenti ritenuti difformi rispetto alla normativa europea. QUANDO IL ROTTAME È ORO Aumentano le esportazioni di materiali ferrosi e di alluminio e, a farne le spese è lo storico mercato del riciclo metallico che per diversi anni è stato il fiore all’occhiello del sistema Italia. di Alberto Piastrellini Che il Bel Paese non fosse particolarmente ricco di ferro e bauxite, è cosa nota dalla rivoluzione industriale, quando le esigenze della neonata industria impongono un aumento delle importazioni di materie prime come il carbon fossile, il ferro, il rame e l’alluminio. Già all’alba della Seconda Guerra Mondiale, a seguito della politica nazionale sostanzialmente autarchica per sopperire alla mancanza di questi preziosi elementi, si innescano dinamiche di riciclaggio ante litteram, che nei quarant’anni a seguire, hanno portato le industrie della Brianza a vertici di eccellenza unici in Europa, per il riciclaggio dei materiali ferrosi e metallici in generale. Oggi che, aumentata la consapevolezza ambientale, nuovi strumenti normativi, volti alla minimizzazione degli impatti sul territorio, al risparmio delle risorse energetiche e alla riduzione dei consumi, hanno fatto del riciclo una strategia perseguibile e sempre più auspicabile, paradossalmente si assiste a un’inversione di tendenza. La materia prima secondaria, che ha un suo valore e un suo costo di mercato, invece di essere trasformata in loco, purtroppo prende strade diverse, soprattutto quelle volte all’Oriente in espansione economica costante. Si assiste così ad una depauperazione ed a una sottrazione notevole in termini di quantità con risvolti economici non indifferenti e, soprattutto ad una allegra elusione delle regole nazionali ed internazionali in merito all’esportazione e alla circuitazione dei rifiuti. In una nota del 16 febbraio 2005 di China-Italy-Trade.Net, Piattaforma Web per le Aziende e organizzazioni italiane che operano con la Cina, si legge che: “Le importazioni di rottami di alluminio da parte della Cina dovrebbero continuare ad aumentare nel corso dell’anno nonostante la possibile introduzione di restrizioni alle esportazioni dall’Europa a difesa del mercato comunitario”. E ancora: “Secondo uno studio svolto dall’Antaike Information Development di Pechino, nei primi cinque mesi di quest’anno (2005) la Cina ha importato 264.205 tonnellate di scarti di alluminio, con un aumento pari al 70%, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”. Nella stessa comunicazione un analista di Antaike afferma che: “la domanda cinese di rottami di alluminio è in continua crescita, in parte per sostenere la produzione di alluminio primario, in forte espansione”. Continuando a scorrere la nota di cui sopra si legge che: “l’analista si riferisce alla scarsità di allumina, materia prima utilizzata nella produzione di alluminio e al crescente utilizzo di rottami nel ciclo produttivo. La domanda cinese di rottami si è però tradotta nei paesi esportatori, principalmente Russia, USA e Europa, in una situazione di scarsa offerta e di aumento dei prezzi sul mercato interno. Le reazioni non si sono fatte attendere: lo scorso giugno l’Europa ha proposto l’imposizione di restrizioni all’esportazione verso la Cina, così da proteggere i mercati locali”. Infatti, alla data del 21 settembre 2006, proprio in riferimento all’esportazione di rottami d’alluminio, la Commissione Europea riceve una Interrogazione a firma di Parlamentari italiani (PPE-DE) Mario Mauro, Francesco Musotto, Antonio Tajani, Stefano Zappalà e Renato Brunetta, in cui si legge, tra l’altro che: “La questione dell’incontrollata esportazione di rottami di alluminio dall’Europa verso i mercati dell’Estremo Oriente, in particolare Cina, India e Pakistan, ha notevoli ripercussioni sulle attività dell’industria europea. Nel 1998, l’Europa a 15 importava quasi 300.000 tonnellate di rottami che alimentavano l’industria dell’alluminio di riciclo. Da allora la bilancia import/export ha cominciato a pendere verso le esportazioni e lo scorso anno 2005 la situazione si è completamente capovolta: ormai l’Europa esporta quasi 400.000 tonnellate”. L’interrogazione dei succitati parlamentari continua affermando che senza rottami, l’industria del riciclo europea rischia la chiusura di molti impianti, anche perché le produzioni europee di alluminio primario sono assolutamente insufficienti a coprire il fabbisogno di metallo e quello riciclato, quindi è indispensabile alla crescita e allo sviluppo dell’economia europea. “L’alluminio riciclato assolve a compiti di tutela ambientale ed è un basso consumatore di energia - scrivono i parlamentari, e continuano affermando che - Paesi come l’Ucraina e la Russia hanno imposto dei veri e propri blocchi all’esportazione dei propri rottami chiedendo dazi del 50% o addirittura il blocco totale, per proteggere le proprie industrie”. L’interrogazione dei parlamentari si chiude auspicando una regolamentazione delle esportazioni per non “regalare ai Paesi che operano in concorrenza sleale, le nostre risorse e le nostre produzioni”. Al fine di studiare e monitorare il problema, in oggetto e promuovere soluzioni e contromisure, l’OEA (Organisation of European Aluminium Refiners and Remelters), ha istituito il gruppo di lavoro “Asia Task Force” che si è riunito in prima seduta lo scorso 15 febbraio 2006 a Francoforte. Dal meeting è emersa la sostanziale conferma degli allarmi lanciati tempo prima dagli addetti ai lavori: Cina, India e Pakistan sono i collettori e i beneficiari delle ingenti quantità di rottami “sottratti” al mercato europeo. Sul fronte cinese, ad esempio, le esportazioni sono passate dalle 150.000 tonnellate del 2001 alle 320.000 previste per il 2005. Caso emblematico quello del Regno Unito, che da solo ha quadruplicato le esportazioni (da 54.284 tonnellate a 202.131). Se nel 2004 le esportazione europee verso il mercato indiano si stabilizzavano intorno alle 45.000 tonnellate, l’anno scorso si è assistiti alla “partenza” di oltre 117.000 tonnellate. Di fronte a queste cifre, impallidiscono le pure importanti 13 33.000 tonnellate che il Pakistan ha importato dall’Europa nel solo 2005. E l’Italia; come si inserisce in questo discorso? Dicevamo all’inizio che proprio il Bel Paese può vantare una forte tradizione nella produzione di alluminio riciclato e, ovviamente, in questo nuovo contesto di mercato può ritenersi penalizzata. Infatti, conditio sine qua non per mantenere inalterati i quantitativi di produzione e la redditività del prodotto riciclato, è la possibilità di reperire materia prima a prezzi sostenibili. In un articolo apparso sul numero di marzo 2006 di Aluminium and Its Alloys, si afferma che: “pur non essendoci prove evidenti, si calcola che il prezzo offerto da acquirenti cinesi superi del 5%-30% quello offerto dagli acquirenti europei; senza contare che i cinesi pagano solitamente in anticipo o in contanti”E ancora: “ Le spese di spedizione dei rottami in Estremo Oriente possono essere addirittura inferiori della metà rispetto a quelle di spedizione e/o consegna nell’Europa meridionale: si parla di 40-50 dollari/tonnellata per trasportare un container di 40 piedi da Rotterdam a Shanghai contro i 75-80 dollari/tonnellata per l’Italia”. 14 Senza contare, poi, che: “esportando rottame l’Italia esporta anche energia: infatti ogni Kg di lingotto di alluminio prodotto da rottame permette di risparmiare circa 15 KW/H rispetto alla produzione di primario”. A questo punto i conti sono presto fatti, piegandoci a nuove regole di mercato e ad una filosofia spicciola che premia il guadagno a breve termine, favoriamo inquietanti circuitazioni di rifiuti che alimentano imprenditorialità occulte e poco verificabili in Paesi dove le norme per la tutela ambientale e la tutela dei lavoratori sono quasi inesistenti e, alla fin fine, anche da un punto di vista strettamente economico, nel lungo periodo, si ritorcono doppiamente contro noi stessi. DEPOSITO CARBURANTI AD USO PRIVATO: FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE di Alberto Piastrellini Durante il mese di Marzo, nella Regione Marche, gli organi deputati al controllo - Guardia di Finanza - hanno iniziato una serie di verifiche a tappeto presso le imprese che, per l’esercizio della loro funzione, detengono contenitoridistributori di carburante ad uso privato, omologati per i liquidi di Categoria C (gasolio), con capacità non superiore a 9 m3. Scopo dell’indagine, verificare la conformità dei depositi alle normative vigenti, nel contesto della più ampia tutela dell’ambiente e della sicurezza delle persone. Ovviamente nella rete dei controlli sono incappate anche alcune imprese di autodemolizione che, oltre a stoccare il carburante estratto dai veicoli presi in consegna, utilizzano la nafta per la movimentazione interna degli automezzi. Pertanto, al fine di tutelare, previa informazione, i propri Associati, Assindustria Ancona, Unione Industriali del Fermano e Confindustria Macerata, hanno ritenuto doveroso diramare una nota informativa che ricordasse agli addetti ai lavori quanto previsto, per la problematica in oggetto, dalle attuali disposizioni normative in materia. Pertanto si sottolinea che, alla luce di quanto scritto nel D. Lgs 11/02/1998 n. 32: l’installazione e l’esercizio di impianti di distribuzione ad uso privato per la distribuzione di carburanti ad uso esclusivo di imprese produttive e di servizi, è soggetta ad autorizzazione del Sindaco del Comune di competenza. Lo stesso concetto è ripreso e ribadito nella Legge Regionale attuativa L. R. 29/07/2002 n. 15 che, oltre a ribadire che spetta al Comune il rilascio delle autorizzazioni per gli impianti di cui sopra, prevede che chi installa un impianto del genere senza autorizzazione o fornisce carburanti a veicoli esterni all’impresa, subisca una sanzione amministrativa pecuniaria da 2.500 fino a 15.000 Euro. Ma vediamo in dettaglio la definizione di così come da Regolamento attuativo regionale 20/07/2004 n.5. Secondo il documento, così come evidenziato anche dalla nota di cui sopra, rientra nella definizione di impianto ad uso privato: “L’impianto ubicato all’interno di aree di proprietà privata o pubblica non aperte al pubblico, quali stabilimenti, cantieri, magazzini e depositi, destinati all’esclusivo rifornimento degli automezzi dei soggetti che ivi esercitano l’attività”. Proseguendo nella lettura, il Regolamento specifica che: “tale impianto può erogare gasolio, benzine, GPL, metano e detenere oli lubrificanti in confezioni regolamentari”. Ovviamente anche l’erogazione dei fluidi di cui sopra è regolamentata da un capoverso specifico: “L’erogazione del carburante avviene con apparecchiature automatiche, per aspirazione o con qualsiasi mezzo non automatico, comunque provvisto di idoneo sistema di misurazione dell’erogato”. Infine: “I serbatoi devono essere interrati. Per i liquidi di categoria C (gasolio) possono essere utilizzati contenitori omologati con capacità non superiore a 9 m3 limitatamente ai casi previsti dalla normativa di sicurezza”. Proseguendo nella disamina delle fonti normative che regolano la disciplina autorizzatoria per i contenitori distributori di carburante ad uso privato, la Nota rimanda alla lettura dei D. M. 12/09/2003 (G. U. n. 221 del 23/09/2003) e D. M. 19/03/1990 (G. U. del 27/03/ 1990) i quali regolano specificatamente: “Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per l’installazione e l’esercizio di depositi di gasolio per autotrazione ad uso privato, di capacità geometrica non superiore a 9 m3in contenitori-distributori rimovibili per il rifornimento di automezzi destinati all’attività di autotrasporto” e “norme per il rifornimento di carburanti, a mezzo di contenitori-distributori mobili, per macchine in uso presso aziende agricole, cave e cantieri”. Con gli obiettivi di: minimizzare le cause di fuoriuscita accidentale di carburante ed il rischio incendio; limitare, in caso di evento incidentale, i danni alle persone e agli edifici e/o locali attigui all’impianto; consentire ai soccorritori di operare in condizioni di sicurezza, il D. M 12/09/2003 presenta nell’Allegato la Regola Tecnica (Termini, definizioni e tolleranze dimensionali; Capacità del deposito; Modalità di installazione; Distanze di sicurezza; Distanze di protezione; Recinzione; Altre misure di sicurezza; Impianto elettrico e messa a terra; Estintori; Norme di esercizio) per l’istallazione e l’esercizio di depositi di gasolio in contenitori-distributori rimovibili di capacità non superiore a 9 m3. Nel caso che i contenitori installati superino la capacità di 500 Litri, il deposito è soggetto alle visite ed ai controlli di prevenzione incendi (DPR 29/07/1982 n. 577 e DPR 12/01/1998 n. 37) ed al rilascio del Certificato di Prevenzione Incendi da rinnovare ogni 6 anni (punto 18 del D. M. 16/02/1982). Ovviamente i contenitori-distributori devono essere approvati, ai fini antincendio, dal Ministero dell’Interno ai sensi del Decreto 19/03/1990 e devono rispondere alle Direttive Europee applicate in materia. Pertanto, conditio sine qua non per essere in regola con le norme che disciplinano la detenzione di contenitori-distributori di carburante ad uso privato omologati per liquidi di categoria C (gasolio) con capacità non superiore a 9 m3, l’esercente deve essere in possesso di regolare autorizzazione del Sindaco del Comune di competenza e dell’apposito Certificato di Prevenzione Incendi. 15 ! A D E S i l a n i g i r O DA SEMPRE I PRIMI E I PIÙ IMITATI Impianti e attrezzature per il fine vita dell’auto Impianto bonifica Seda costituito da tre stazioni Midi Plant e da cinque ponti sollevatori a doppia forbice presso la sede di Bedizzole (BS) dell’Autodemolizione Pollini Lorenzo S.r.l. - In questo caso i ponti con portata da 35 q.li sono stati incassati nella pavimentazione per facilitare le operazioni di carico dei veicoli. L’azienda è già dotata di un impianto Seda Midi P.A. presso la filiale di Capriolo (installato in settembre 2006) e di un impianto Seda Easy Drain, di recente installazione, presso la filiale di Brescia. 16 Impianto Midi P.A. installato presso l’Autodemolizione Cesarano Ciro di Cinisello Balsamo (MI). L’impianto è dotato di pompe a membrana che consentono di veicolare i liquidi a lunga distanza superando prevalenze di notevole importanza. Cesoia elettroidraulica Weber per la rimozione di catalizzatori, taglio di cavi e parti di carrozzeria. Da oggi disponibile in tre versioni: - RS 100 - RS 130 - RS 165 Importatore esclusivo per il mercato italiano: Seltek Sas - Via Stiria, 36 - Loc. ZAU - 33100 Udine Tel. 328 8272193 - 349 1691425 - Fax 0432 500425 [email protected] - www.seltekitalia.it 17 Ecotecnica srl AUTODEMOLIZIONE C H E PA S S I O N E ! m Serietà, efficienza e tecnologia: le doti di un’Azienda leader nel settore dei macchinari per la lavorazione dei prodotti post-consumo PRESSA A IDRAULICA OR ORCA RC A Orca è funzionante con un motore diesel 4 tempi a iniezione diretta turbo compresso, ma a richiesta è disponibile una versione anche con motore elettrico. È insonorizzata e consente, in fase di azione, il recupero dei liquidi che fuoriescono dalle carcasse degli autoveicoli. Orca è ormai diffusa sul mercato da cinque anni, con una produzione di circa tre esemplari al mese. In media se ne producono 30 all’anno, di cui 10 per il mercato italiano, 10 vendute in USA e le restanti destinate al resto del mondo. Orca è una macchina supercollaudata, soggetta a costanti fasi di ulteriori miglioramenti, con una domanda in continuo aumento da parte della clientela degli autodemolitori. È venduta non soltanto in Italia, ma ricercata dal mercato europeo e mondiale. Si tratta di un mezzo che costituisce la sintesi di un lavoro di avanzata tecnologia, con caratteristiche che ne giustificano la preferenza: veloce, robusta ed affidabile, ma soprattutto concepita per un uso razionale e rispettoso dell’ambiente. CESOIA A “COCCODRILLO” 18 CESOIA A “COCCODRILLO” Tra le cesoie per il taglio dei metalli, cosiddette a “coccodrillo”, prodotte in diverse dimensioni e adatte a vari scopi, oltre ai modelli EC 350 ed EC 500, ora c’è la EC 500 Maxi, un modello che si presta in modo particolare al taglio dei pneumatici completi di cerchio ed alla riduzione dei volumi, provvedendo alla prima fase di separazione tra gomma e ferro. via B. Pontecorvo, 9 - 00016 Monterotondo (RM) tel. +39 06 90085361 - fax +39 06 9060618 [email protected] - www.ecotecnica.it 19 m ACI GUIDA LA CAMPAGNA PER LA SICUREZZA Durante la Settimana Mondiale per la Sicurezza Stradale, nella provincia di Ascoli Piceno, fra i partner dell’iniziativa anche un’impresa di Autodemolizione di Alberto Piastrellini Qual è la situazione in Italia per quanto riguarda il numero degli incidenti e la sicurezza sulle strade? Purtroppo anche l’Italia segue l’andamento europeo e mondiale sotto questo profilo. È vero che nel 2001 il nostro Paese fu tra i firmatari, assieme con altre Nazioni, di un Accordo che prevedeva, entro il 2010 la riduzione del 50% delle vittime e degli incidenti sulle strade; tuttavia, a tutt’oggi, anche con l’implementazione di regole - prima fra tutti la patente a punti che ha pur avuto un suo grande successo - siamo molto lontani dall’obiettivo prefissato, avendo raggiunto solo il 25% di riduzione degli incidenti. Peraltro va rilevato che l’incremento del parco circolante è molto forte rispetto agli investimenti che vengono fatti per la sicurezza e l’adeguamento delle infrastrutture viarie. Questi investimenti, infatti, sono fermi da svariati anni e determinano uno scollamento fra le richieste di mobilità dei cittadini automobilisti e la relativa offerta delle istituzioni che devono, si, garantire i controlli, ma anche un doveroso standard di qualità delle infrastrutture viarie. Quello della sicurezza stradale è un capitolo piuttosto nero Quali sono, secondo l’Automobil Club Italiano, le cause nelle cronache quotidiane che, al di là della crudele conta più pesanti nella casistica degli incidenti? dei morti, determina un’impennata dei costi sociali che, Le cause si possono suddividere in due grandi categorie: molto spesso, non appaiono nelle indagini statistiche e nei quelle di tipo soggettivo e quelle di tipo oggettivo. Quelle di tipo soggettivo, ciò direttamente imputabili al dibattiti da seconda serata. Nel 2005 (dati forniti dall’ACI), i costi sociali degli incidenti guidatore, sono, ovviamente, quelle che incidono di più, stradali hanno pesato nella misura di: 12.158 milioni di euro anche se da studi recentemente fatti risulta evidente che, in mancata produzione presente e futura; 5.050 milioni di senza voler creare un alibi a tutti i costi agli automobilisti, in euro sono stati spesi per le varie voci di danno alla persona; certe zone, si verificano più frequentemente degli incidenti 702 milioni i costi sanitari sopportati dalle strutture pubbli- rispetto ad altre. Il che lascia intuire che, oltre alle cause che; 11.224 milioni i danni materiali; 5.484 milioni i costi soggettive, ci siano problematiche oggettive che determinano amministrativi, mentre i costi giudiziari sono ammontati una maggior frequenza di incidenti. a 114 milioni di euro. Un totale di 34.733 milioni di euro, Questi luoghi vengono chiamati convenzionalmente “punti neri” quasi una piccola manovra finanziaria, sfumati dietro una e, probabilmente, se si agisse su di loro per eliminare gli aspetti problematici, il numero degli incidenti diminuirebbe. scia di sangue. Eppure, qualche iniziativa mirata, al di là dei facili proclami e delle esternazioni di pubblico sdegno, si mette in atto e, addirittura, il nostro Paese risulta fra i firmatari di un Accordo internazionale per la riduzione, Incidenti, morti e feriti per tipo di strada entro il 2010, del 50% delle vittime degli incidenti TIPO DI STRADA Incidenti Morti Feriti stradali. In questo contesto presentiamo un’iniziativa che, Strada urbana 151.349 1.703 197.684 a partire dalle sollecitazione dell’ACI, ha coinvolto Altra strada entro l’abitato 21.073 714 30.452 vari soggetti pubblici e privati della città di Ascoli Piceno, nelle Marche, iniziativa che ha raccolto Provinciale, regionale o statale fuori 32.985 2.164 53.638 anche la partecipazione attiva e positiva di una nota dall’abitato Impresa di Autodemolizione, da sempre in prima Autostrada 14.006 577 23.857 linea nelle attività di prevenzione e di educazione alla guida sicura a favore della cittadinanza. Altra strada fuori dall’abitato 5.665 268 8.123 Per saperne di più e approfondire l’argomento abTotale 225.078 5.426 313.754 biamo intervistato Massimo Cagnucci, Direttore dell’Automobil Club di Ascoli Piceno. da Gli incidenti stradali in Italia - anno 2005, ACI 20 Quindi la conformazione delle strutture viarie italiane andrebbe rivista completamente? Sì, e non solo. Per risolvere i problemi bisognerebbe agire su due fronti: l’adeguamento strutturale del patrimonio stradale e la “cultura dell’automobilista”. Ormai sono così tanti i mezzi che sulle strade che praticamente la categoria degli automobilisti coincide con tutte le fasce dei cittadini. Faccio di nuovo un esempio calandolo nella mia realtà. Per ogni singolo abitante (compresi lattanti e centenari) della provincia di Ascoli Piceno ci sono 0,64 auto: questo significa che c’è perfetta coincidenza fra cittadino e automobilista. La conformazione del nostro Paese non permette la dedica di grandi spazi per le strade, così come avviene in altre parti del mondo, eppure qualche investimento per migliorare la situazione deve essere fatto, anche se comporta grosse spese. Tutto questo non deve però farci dimenticare il lavoro educativo sulle persone. A questo proposito cosa propone l’ACI? Intanto mi piace sottolineare che l’ACI è stata la prima Associazione in Italia ad inserire nel proprio Statuto il concetto e l’attività di Educazione Stradale; infatti, per dar compimento agli impegni presi, organizziamo corsi di educazione stradale, corsi di guida sicura, pubblichiamo testi ed approfondimenti sull’argomento e ne promuoviamo la diffusione attraverso eventi pubblici di varia natura. Queste attività sono tanto più importanti quando avvengono nelle strutture scolastiche, dove gli automobilisti di domani vivono la fase formativa e quindi si dà loro la possibilità di ricevere una migliore educazione, non solo rispetto a norme e codici, ma anche riguardo etica e comportamenti da tenere sulla strada o in caso di incidente. Auspico che nel più breve tempo possibile anche le Istituzioni mettano in campo le proprie forze decidendo di invesire risorse finanziarie per la sicurezza di strade e veicoli. Quali sono le iniziative pratiche che l’ACI ha messo in campo per l’anno 2007? Quest’anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha istituito la Settimana Mondiale della Sicurezza Stradale. In questo senso l’ACI si è fatto primo promotore dell’iniziativa, così come si è fatta fautrice di una petizione per raccolta firme da consegnare all’ONU, durante la sessione del prossimo novembre, per sensibilizzare i Governi a destinare circa il 10% degli investimenti in infrastrutture, per la sicurezza stradale. L’Automobil Club di Ascoli Piceno, naturalmente, ha recepito il messaggio ed ha messo in piedi una serie di iniziative. La prima è stata quella di coinvolgere tutti soggetti possibili per dare la massima diffusione alla Settimana della Sicurezza Stradale. A tal fine sono stati contattati gli Enti Pubblici, Frequenza delle circostanze presunte d’incidente CIRCOSTANZE D’INCIDENTE TRA VEICOLI N° eventi Velocità 35.539 9,06 Guida distratta 43.949 11,21 Contromano 10.012 2,55 Procedeva senza mantenere la distanza di sicurezza 30.680 7,83 7.177 1,83 Non rispettava i segnali 56.348 14,37 Procedeva regolarmente 129.053 32,92 Manovrava regolarmente 19.570 4,99 Manovrava irregolarmente 13.428 3,43 Sorpasso Difetti del veicolo % 766 0,20 4.540 1,16 Malessere 829 0,21 Sonno 395 0,10 9.382 2,39 30.389 7,75 392.057 100,00 N° eventi % Pedone non responsabile 7.381 40,52 Pedone corresponsabile 7.334 40,26 Imprecisato 3.501 19,22 18.216 100,00 Ostacolo urtato 16.173 38,84 Ostacolo evitato 22.595 54,27 2.870 6,89 41.638 100,00 Alcool e Droghe Altro Circostanza imprecisata Totale ALTRE CIRCOSTANZE COINVOLGIMENTO DI PEDONE: Totale PRESENZA DI OSTACOLO SULLA CARREGGIATA: Imprecisato Totale da Gli incidenti stradali in Italia - anno 2005, ACI 21 m Regione, Provincia e Comune e vari soggetti privati. Scendendo nel particolare, nei giorni 21 e 22 aprile, la città di Ascoli Piceno sarà attrice di alcuni eventi, tra cui: • il giorno 21, verrà svolto un corso teorico e pratico, a costo irrisorio, di guida sicura su Mini Cooper attrezzate appositamente dalla Società Vallelunga Spa, responsabile del corso (n.d.r.: la Società Vallelunga Spa gestisce un autodromo al cui interno è attiva la pista di guida sicura più importante d’Europa); • Il giorno 22, grazie ad un parco scooter con carrelli di sicurezza e alle Mini Cooper di cui sopra, i cittadini avranno la possibilità di provare gratuitamente, con un istruttore a fianco, cosa significa prendere parte ad un corso di guida sicura e soprattutto valutarne l’efficacia in diretta. Se uno non si è mai trovato a dover gestire una frenata di emergenza, non può rendersi conto di cosa significhi avere la prontezza di dominare le caratteristiche tecniche dell’automezzo che sta guidando! Contemporaneamente saranno allestiti vari stand che esporranno le automobili più sicure, performanti ed ecologiche attualmente in commercio, con punti espositivi dei vari soggetti istituzionali che hanno aderito. Saranno mostrati al pubblico alcuni automezzi incidentati con la descrizione della dinamica dell’accaduto e ci saranno dimostrazioni degli interventi in caso di incidente, grazie alla collaborazione del Comando locale di Polizia, del 118 e del Comando dei Vigili del Fuoco e dell’ACI Global. Inoltre, saranno proiettati dei filmati dimostrativi e sarà fruibile una Mostra di auto d’epoca che, divisa in sezioni decennali, ripercorrerà il cammino tecnologico che ha subìto l’autoveicolo nel campo delle prestazioni legate alla sicurezza. Fra l’altro mi piace sottolineare che, anche una Società di Autodemolizione della zona, la Recfer Srl di San Benedetto del Tronto, ha intuito la potenzialità della Manifestazione e ha fornito gli automezzi necessari per le simulazioni di incidenti e recupero. Le cronache degli ultimi tempi hanno riproposto drammaticamente al pubblico le famigerate “stragi del sabato sera” e il contemporaneo consumo e abuso di alcool e sostanze psicotrope da parte dei giovani. Durante la “due giorni” di Ascoli sarà possibile approfondire queste problematiche e magari proporre soluzioni? Sulla scorta di quanto organizzato in occasione della Giornata della Sicurezza Stradale, nel 2004, abbiamo ripreso l’iniziativa di allestire alcuni stand presso due Discoteche della Riviera delle Palme. In particolare, grazie alla collaborazione con la Polizia e con l’ASUR, saremo presenti durante il week end della Settimana Mondiale della Sicurezza Stradale e in quell’occasione, con i giovani avventori dei locali notturni, parleremo a favore della sicurezza stradale, chiedendo la sottoscrizione della Petizione, e distribuendo i misuratori alcooltest monouso; mentre la Polizia spiegherà modalità e protocolli in merito alla misurazione del tasso alcolemico nel sangue. Saranno effettuati alcuni test che mirano ad evidenziare l’effettiva conoscenza che i più giovani hanno nel merito delle conseguenze dell’assunzione di alcool e sostanze stupefacenti. A questo proposito voglio ricordare che, durante analoghe iniziative svolte nel 2004; abbiamo constatato che i giovani si pongono il problema dell’assunzione dell’alcool, ma non sono consapevoli della quantità minima sufficiente alla rilevazione positiva del test, conseguentemente stigmatizzabile come pericolosa. In effetti un semplice Cuba Libre (cocktail a base di Coca Cola, rum, zucchero di canna e lime), può bastare a far superare il limite. Accanto a proposte educative, proporremo anche qualche indicazione pratica per risolvere il problema della guida dopo discoteca, per esempio: far guidare uno del gruppo che, per una sera, si astiene dal bere… Per meglio veicolare l’iniziativa, anche all’interno degli stessi locali coinvolti, un gruppo di giovani promoter sarà presente con magliette che esibiscono il logo dell’iniziativa, e che saranno distribuite anche ai clienti, assieme ad altri gadget e premi allettanti. A questo punto si può affermare che l’Automobil Club di Ascoli Piceno, sia il primo delle Marche nella realizzazione di iniziative composite volte alla sicurezza stradale. Beh... posso dire che l’esperienza della due giorni è già stata richiesta da altre Amministrazioni comunali della Provincia che ne hanno capito da subito l’importanza educativa e preventiva. 22 Incidenti per tipo di strada e natura d’incidente NATURA di INCIDENTE Tamponamento Investimento di pedoni Urto con veicolo fermo o altro Fuoriuscita Altro Totale 79.710 22.820 14.859 12.618 7.878 3.622 151.349 1.659 10.038 4.895 1.273 1.260 1.656 292 21.073 3.372 12.139 7.579 425 1.959 7.155 356 32.985 Autostrada 202 2.059 6.455 86 1.472 3.603 129 14.006 Altra strada fuori dall’abitato 676 2.346 686 148 357 1.345 107 5.665 15.751 106.292 42.435 16.791 17.666 21.637 4.506 225.078 Scontro frontale Scontro fontalelaterale Scontro laterale Strada urbana 9.842 Altra strada entro l’abitato Provinciale, regionale o statale fuori dall’abitato TIPO DI STRADA Totale Morti per tipo di strada e natura d’incidente NATURA di INCIDENTE Tamponamento Investimento di pedoni Urto con veicolo fermo o altro Fuoriuscita Altro Totale 582 94 406 191 199 36 1.703 98 268 41 107 80 116 4 714 487 698 190 101 186 486 16 2.164 Autostrada 30 92 185 19 89 160 2 577 Altra strada fuori dall’abitato 32 62 16 14 38 100 6 268 842 1.702 526 647 584 1.061 64 5.426 TIPO DI STRADA Strada urbana Altra strada entro l’abitato Provinciale, regionale o statale fuori dall’abitato Totale Scontro frontale Scontro fontalelaterale Scontro laterale 195 Feriti per tipo di strada e natura d’incidente NATURA di INCIDENTE Tamponamento Investimento di pedoni Urto con veicolo fermo o altro Fuoriuscita Altro Totale 105.550 32.795 16.880 15.101 9.238 3.893 197.684 2.998 14.304 7.795 1.375 1.615 2.035 330 30.452 6.950 20.351 13.635 401 2.678 9.230 393 53.638 436 3.456 12.416 79 2.229 5.084 157 23.857 1.156 3.566 1.071 166 458 1.604 102 8.123 25.767 147.227 67.712 18.901 22.081 27.191 4.875 313.754 Scontro frontale Scontro fontalelaterale Scontro laterale 14.227 Altra strada entro l’abitato Provinciale, regionale o statale fuori dall’abitato TIPO DI STRADA Strada urbana Autostrada Altra strada fuori dall’abitato Totale da Gli incidenti stradali in Italia - anno 2005, ACI 23 m TPA Trituratori S.p.A. SOLUZIONI DI FORZA: TRITURATORI BIALBERO GM 2000 E XM 2400 di Donatella Mancini Il notevole impegno di TPA Trituratori per fornire soluzioni senza compromessi ai professionisti del ferro ha portato alla progettazione e alla costruzione di due nuovi trituratori: il GM 2000 e lo XM 2400. Due macchine che nascono dalla ventennale esperienza che TPA ha maturato nel settore della triturazione. Quell’esperienza che ha permesso all’azienda padovana (che ha un proprio Centro di Ricerca e Sviluppo interno) di sviluppare prodotti innovativi in grado di imporsi con autorevolezza a livello mondiale. L’obiettivo di TPA è stato quello di mettere a punto degli strumenti di lavoro che potessero incrementare la redditività delle aziende di riciclo dei metalli. Da qui ha preso il via il progetto di due macchine che, attraverso la riduzione volumetrica, consentissero un abbattimento dei costi di trasporto e, nello stesso tempo, portassero a migliorare la qualità del metallo da conferire in fonderia. Da queste premesse sono nati due nuovi trituratori: il GM 2000 e lo XM 2400 che non solo rispondono in pieno alle esigenze dell’industria del recupero dei metalli, ma uniscono alla facilità 24 d’uso un tempo di manutenzione eccezionalmente ridotto, con i risparmi facilmente intuibili. I trituratori QUADRIMOTORE, che si differenziano sostanzialmente per la diversa potenza e per le diverse dimensioni, sono muniti di due alberi con gruppo di trasmissione indipendente l’uno dall’altro per la riduzione dei giri fino a 3-4 al minuto. Le macchine sono equipaggiate con doppio gruppo idraulico di trasmissione potenza (2 riduttori per albero). La struttura della camera di taglio è studiata per una manutenzione facile e veloce dei componenti soggetti ad usura (lame, distanziali e controlame). Al contrario di quanto avveniva nei trituratori di vecchia generazione nel GM 2000 e nel fratello maggiore XM 2400 le lame sono facilmente intercambiabili. Non è più necessario, quindi, fermare la macchina per giorni, i denti si sostituiscono in loco e l’operazione, che può essere compiuta direttamente dal cliente, richiede tempi ridotti (in alcuni casi sono sufficienti poche decine di minuti) e può essere eseguita senza alcun intervento di personale specializzato. Macchine di concezione assolutamente moderna il GM e lo XM fanno della versatilità uno dei loro punti di forza: in quest’ottica sono state previste varie configurazioni di lame per la lavorazione dei più diversi materiali, come parti di lamiere ingombranti, ferro da raccolta, scarti industriali o carrozzerie d’auto (in pacchi o intere). Forti e affidabili i trituratori costruiti da TPA vogliono proporsi come macchine altamente professionali, capaci di realizzare un’altissima produttività operando 24 ore su 24 e di trattare mediamente tra le 20 e le 35 tonnellate all’ora di materiale ferroso, a seconda del modello. La produzione in costante aumento e le macchine presenti in moltissimi paesi, oltre all’Italia, (Turchia, Bosnia, Croazia, Serbia, Spagna Bulgaria e USA) hanno confermato le notevoli qualità dei trituratori GM 2000 e XM 2400, capaci di imporsi all’attenzione degli operatori come strumenti estremamente affidabili e, cosa non meno importante, in grado di ripagarsi e di offrire una grande redditività in tempi molto brevi. TPA Trituratori S.p.A. SOLUZIONI DI FORZA: MULINO A MARTELLI VORTEX 07 Presentato in questi giorni Vortex 07 è un mulino a martelli dalle caratteristiche innovative, interamente progettato e costruito da TPA Trituratori S.p.A. L’esecuzione, con la componentistica utilizzata, rendono il Vortex adatto a soddisfare le innumerevoli e diverse esigenze che si presentano nelle odierne tecnologie di recupero. La macchina, infatti, di modernissima concezione, è stata pensata per fornire uno strumento di elevata qualità alle aziende che operano nella riduzione volumetrica di rottami ferrosi da raccolta e di automobili pretrattate, nel trattamento di scarti di lavorazioni meccaniche e nella produzione del proler. Sintesi dell’esperienza di TPA nel settore della frantumazione, il prodotto si distingue principalmente per: - la camera interna del mulino completamente rivestita con corazze in lamiera antiusura, intercambiabili con estrema rapidità; - l’alimentazione della stessa che, a differenza di altre analoghe proposte sul mercato, È prevista dalla sommità per evitare pericolose e non controllabili fuoriuscite di materiale durante la frantumazione; - il rotore costituito da n°7 dischi in acciaio al manganese antiusura (weldox® 700), ad alto indice di snervamento; - i martelli e gli stellari, in fusione d’ acciaio al manganese, agevolmente sostituibili per il particolare estrattore idraulico che facilita la rapida estrazione dei perni di infulcramento; - la trasmissione completamente idraulica che favorisce, rispetto alla tradizionale movimentazione elettrica, un’ ottimo sfruttamento della coppia disponibile al variare del regime di funzionamento. È composta da due centraline da 1200 lt con 4 motori da 110 Kw in grado di sopportare il piu’ ampio campo di sollecitazioni derivanti dalla frantumazione e si collega al tamburo rotore da entrambe le estremità per una piena equilibratura della potenza erogata; - tutta la componentistica fondamentale adeguata e conforme alle principali direttive costruttive occidentali: in particolare i cilindri oleodinamici impiegati sono costruiti secondo le norme ISO, a garanzia di standard qualitativi di massimo livello. Il primo Mulino a martelli Vortex 07, uscito dagli stabilimenti TPA, è già stato acquistato da G.A.W.I. S.r.l. (Geo Ambiente Waste Italia) di Borgo San Lorenzo (FI) che opera in partnership con Società Toscana Recuperi S.r.l. TPA Trituratori S.p.A. Macchine e impianti per la triturazione degli scarti e la trasformazione dei rifiuti Sede operativa: Via Tremarende, 22 35010 S. Giustina in Colle (PD) Tel. +39 049 9301815 Fax +39 049 9300297 [email protected] www.tpatrituratori.com 25 m QUANDO LA SICUREZZA SUL LAVORO GARANTISCE LA SALUTE Il Consiglio dei Ministri ha approvato la legge delega che dà mandato al Governo per emanare il Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro di Alberto Piastrellini Quello della tutela della sicurezza e della salute nel luogo di lavoro è un tema imprescindibile, oggetto di analisi da parte di diverse discipline giuridiche sempre più stratificate e che, col recepimento di ulteriori Direttive comunitarie in materia, non poteva rimanere relegato e garantito dal vecchio D. Lgs. 626 del 19 settembre 1994. Tanto più che, alla disanima delle statistiche, appare incontrovertibile il dato drammatico delle “morti bianche” che tutt’ora continuano a funestare gli ambienti lavorativi, e palesano situazioni di non applicazione financo delle più elementari norme volte alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Nel 2006 - dati desunti da una nota del Ministero della Salute - si sono verificati 1 milione di incidenti, 1250 dei quali mortali. Se si guarda ai dati dei primi due mesi del 2007, le cose non sembrano andar meglio: 132.972 lavoratori infortunati e 144 deceduti. In un complesso contesto nazionale che ha già visto il precedente Governo, tentare, senza riuscirci, un riordino della normativa in materia, alcuni eventi, dall’inizio del 2007 sembrano aprire uno spiraglio positivo verso la risoluzione della vexata quaestio. Innanzi tutto, in un clima di serena unità d’intenti che ha visto convergere: Istituzioni, Membri del Parlamento, le organizzazioni sindacali ed imprenditoriali ed i Ministri del 26 Lavoro e della Salute, si è svolta a Napoli, presso la Città della Scienza, nei giorni 25 e 26 gennaio, la 2a Conferenza Nazionale “Salute e Sicurezza sul Lavoro”. Scorrendo il documento finale della due giorni si legge che: “La salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è un tema che certifica il grado di avanzamento civile, sociale, economico e morale di un Paese. La battaglia sulla sicurezza è quindi una battaglia di civiltà perché è inaccettabile che si muoia di lavoro”. In questo senso l’evento di Napoli, appositamente dedicato alle vittime degli incidenti sul lavoro, ha rappresentato un importante momento di riflessione e di confronto fra Governo e Società su un tema che rappresenta un’urgenza per l’Italia, e dal quale è emerso un obiettivo condiviso: “la tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori, in un contesto caratterizzato dalle radicali trasformazioni delle realtà produttive e delle forme contrattuali, che impongono di conciliare la maggiore flessibilità del mercato del lavoro con la necessità di massimizzare la sicurezza per tutti”. Dalla discussione fra i partecipanti sono emersi vari punti nodali e azioni prioritarie da mettere in pratica per realizzare una efficace strategia volta alla riduzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Tali indicazioni si possono così sinteticamente elencare: • Una grande campagna di diffusione della cultura della • • • • • • sicurezza sul lavoro, attraverso il potenziamento dell’informazione e della formazione, l’inserimento della salute e sicurezza nei programmi scolastici ed universitari, la diffusione di buone pratiche e la creazione di un canale digitale sul lavoro; La lotta la lavoro sommerso e irregolare, con particolare riferimento ad alcuni contesti territoriali e sociali e al lavoro precario, quali fattori determinanti degli infortuni sul lavoro; Il riordino della legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, nel rispetto delle disposizioni comunitarie, dell’equilibrio tra Stato e Regioni e dell’uniformità della tutela sull’intero territorio nazionale; operazione da compiere attraverso un Testo Unico che innovi, semplificandolo, il quadro normativo esistente; La valorizzazione degli apporti delle parti sociali e della bilateralità; Il coordinamento tra istituzioni, servizi ispettivi e di prevenzione finalizzato alla massima efficacia ed al potenziamento delle rispettive attività, realizzato anche attraverso accordi specificatamente mirati alla particolarità del territorio; La previsione di misure premiali per le imprese virtuose; Il potenziamento del ruolo e della tutela dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza. A distanza di poche settimane, il tema salute e sicurezza sul luogo di lavoro torna alla ribalta delle cronache grazie ad una curiosa concomitanza di eventi. Il 16 febbraio, presso il Centro Fiere di Bastia Umbria (PG), ha avuto luogo una giornata di sciopero generale indetto congiuntamente dai tre maggiori sindacati nella regione che detiene il triste secondo posto nella classifica delle regioni italiane dove si muore di più sul lavoro (ultimo tragico episodio quello dello scorso 25 novembre presso la raffineria Umbria Oli di Campello sul Clitunno in cui persero la vita quattro persone). Oltre 4.000 presenze, fra cui i Segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil insieme ai messaggi pervenuti dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e dai Presidenti di Camera e Senato, Fausto Bertinotti e Franco Marini. Proprio nelle stesse ore in cui si ribadiva l’impegno delle parti sociali e delle Istituzioni a ridurre le cause degli incidenti sul lavoro, a Roma, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha comunicato nel corso della seduta il Consiglio stesso aveva approvato, fra i vari provvedimenti, su proposta del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, Cesare Damiano e del Ministro della Salute, Livia Turco, uno schema di disegno di legge per il conferimento al Governo della Delega all’emanazione di un Testo Unico per il riassetto e l’aggiornamento della normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Dalla comunicazione risulta che il disegno di legge prevede il completo riordino di una disciplina articolata e stratificata 27 m nel tempo, che il recepimento di numerose norme comunitarie ha reso ancor più complessa. Non si tratterà, pertanto, di un Testo Unico meramente compilativi, in quanto è prevista l’introduzione di molti elementi di novità nella normativa delegata e il superamento di lacune significative. Successivamente, nella seduta n. 46 del 13 aprile, il Consiglio dei Ministri ha approvato la Delega al Testo Unico Tra i punti qualificanti della disciplina che il Governo metterà a punto dopo aver ricevuto la Delega dal Parlamento, oltre alla riformulazione e all’adeguamento del sistema sanzionatorio, vi è la previsione della piena garanzia per i lavoratori “parasubordinati” e “autonomi”, che vengono considerati beneficiari di tutela in quanto semplicemente presenti in un ambiente di lavoro di cui il datore abbia la disponibilità, indipendentemente dal tipo di contratto o dal titolo per cui prestano opera. Un ulteriore elemento di novità sarà il rafforzamento del ruolo del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale, in un contesto che renderà possibile affrontare i problemi connessi alle modalità di elezione e di svolgimento del mandato. Ulteriori elementi previsti nello schema da portare all’attenzione della comunità sono la necessità di una pianificazione della formazione e della sensibilizzazione dei cittadini e la 28 rivisitazione della normativa in materia di appalti e riorganizzazione della sorveglianza sanitaria. Non è nascosta, per favorire il corretto funzionamento del nuovo assetto normativo, la realizzazione di un coordinamento su tutto il territorio nazionale delle attività in materia di salute e sicurezza sul lavoro , finalizzato all’emanazione di indirizzi generali e uniformi e alla promozione/diffusione di informazioni in materia. Vengono poi valorizzati e incoraggiati, altresì, accordi aziendali, codici di condotta e “buone prassi” che orientino utilmente i comportamenti dei datori di lavoro. Ovviamente sul provvedimento si aspetta il parere della Conferenza unificata Stato-Regioni, ma, già allo stato attuale si può accogliere con favore la volontà di riordinare la legislazione in materia, esigenza ormai improrogabile. Alla luce della drammatica casistica di incidenti sul luogo di lavoro, che proprio nei giorni in cui si chiudeva questo articolo ha visto subire un’impennata, sorge spontanea la domanda: il problema è nella vetustà e obsolescenza delle norme o piuttosto nella scarsa applicazione delle stesse e nei relativi controlli? Perché, nel secondo caso, come spesso accade nel nostro Paese, fatte le regole…! CENTRO PER L’AUTODEMOLIZIONE ASPETTI AMBIENTALI ED IMPIANTISTICI A LUCE DELLE NORMATIVE DI SETTORE di Massimiliano Cordeschi Responsabile Area Ambiente e Sicurezza - Krom srl Il rispetto delle norme in materia ambientale risulta, per tutte le attività in genere, un onere alquanto impegnativo. I costi di smaltimento dei rifiuti, le modalità di gestione del flusso operativo del fine ciclo del veicolo con la conseguente dismissione delle parti che lo compongono, le aree dedicate alle suddette operazioni sono solo alcuni aspetti da prendere in giusta considerazione per l’adeguamento degli impianti alle normative cogenti. I rifiuti prodotti nelle attività di demolizione sono costituiti da tipologie diverse così come è diverso l’impatto che gli stessi arrecano all’ambiente esterno. Le norme cogenti settoriali impongono il rispetto tassativo di alcuni parametri ambientali che hanno la loro piena conferma ed applicazione dopo l’emanazione del D. Lgs 209/03. Il decreto pone in essere l’individuazione di tutte le misure volte a prevenire la produzione di rifiuti derivanti dai veicoli e in particolare le misure per controllare e ridurre le sostanze pericolose presenti negli autoveicoli giunti alla fine del ciclo di vita ricomprendendo nell’allegato 1 al decreto medesimo tutte le operazioni di messa in sicurezza da adottarsi. L’autodemolitore ha l’obbligo in sostanza non solo di “separare e recuperare” le diverse componenti del veicolo ma organizzare l’impiantistica e le aree per attuare le operazioni di dismissione. Oltre ai componenti recuperabili la tipologia dei rifiuti prodotti, nelle attività di autodemolizione, possono essere sia di tipo pericoloso che non pericoloso. Tra i pericolosi vanno compresi: • • • • • • • • oli lubrificanti, airbags (con le loro componenti contenenti esplosivi), fluidi di raffreddamento, dispositivi contenenti PCB (soprattutto i condensatori), apparecchiature contenenti i CFC e/o HCFC, accumulatori al piombo, serbatoi di gas compresso, carburanti. naturale flusso lavorativo dell’attività che possono essere così riassunte: Fase 1 separazione dei rifiuti pericolosi per il trattamento di bonifica e messa in sicurezza; Fase 2 separazione delle componenti di pregio che possono trovare collocazione sul mercato dell’usato e delle parti recuperabili, quali plastica, vetro e carcasse Fase 3 movimentazione e compressione delle carcasse bonificate e successiva commercializzazione dei materiali ferrosi e di acciaio per la rottamazione Fase 4 frantumazione e preparazione del materiale ferroso per l’industria metallurgica In virtù di quanto detto il centro deve essere adeguato con: • • • • • • • • • parcheggio interno zona percorsi e accesso al pubblico; zona di trattamento carcasse zona dei veicoli trattati zona di stoccaggio dei rifiuti pericolosi e non zona servizi ed uffici; impiantistica antincendio adeguata al carico impermeabilizzazione delle aree di trattamento recinzione a protezione delle aree medesime La Certificazione del Sistema di Gestione Ambientale UNI EN ISO 9001 permetterebbe a qualsiasi azienda del settore un livello competitivo di notevole entità l’unica in grado di assicurare il costante rispetto delle normativa applicabili settoriali; se poi si raggiungesse il sistema integrato 900114001 e OHSAS 18001 - Gestione della Sicurezza Aziendale, la competitività dell’azienda raggiungerebbe il top. Tra i non pericolosi vanno annoverati: • • • • vetri, plastiche, pneumatici fuori uso, fluff di frantumazione. A livello di impiantistica e organizzazione del flusso lavorativo l’autodemolitore è chiamato a mettere in atto anche delle scelte strutturali ad hoc che sono consequenziali al 29 CONTRIBUTI PER LA SOSTITUZIONE DEL PARCO AUTO INQUINANTI Una precisazione Sulla Gazzetta Ufficiale N. 77 del 2 Aprile 2007 è apparsa Legge di conversione n. 40, con modificazioni, del Decreto Legge 31/01/2007 n. 7 (il cosiddetto “Bersani bis”) recante misure urgEnti per la tutela ela dei consumatori, la promozione dellaa concorrenza, lo sviluppo di attività economiche onomiche e la nascita di nuove imprese.. Detto testo contiene, all’art. 13, comma 8-quater una precisaziocisazione in tema di rottamazione ne di autoveicoli, stabilendo che:: “Il contributo concesso dall’art. 1, comma 224 della Legge 27 dicembre 2006, n. 296, e il beneficio previsto dal comma 225 del 30 medesimo articolo, al fine di favorire il contenimento delle emissioni inquinanti e il risparmio energetico nell’ambito del riordino del regime giuridico dei veicoli, si applicano limitatamente alla rottamazione app senza sostituzione e non spettano in caso se di acquisto di un altro veicolo nuovo o d usato entro tre anni dalla data della u rrottamazione medesima. Il medesimo contributo e il beneficio predetti sono estesi alle stesse condizioni e modalità indicate nelle citate disposizioni anche alle autovetture immatricolate ccome Euro 0 o Euro 1 consegnate ad uun demolitore a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto e sino entr al 31 dicembre 2007” CODICE DELLE LEGGI E DEI REGOLAMENTI DELLA REGIONE MARCHE CODICE DELLE LEGGI E DEI REGOLAMENTI DELLA REGIONE MARCHE CODICE DELLE LEGGI E DEI REGOLAMENTI DELLA REGIONE MARCHE GI LEG I LE ENT E E DEL AM RCH DIC OL E MA CODEI REGION E REG LA DEL NTI LAME SINE DIFFU IE REGO LEGG CREAZIONE PUBBLICITARIA - GRAFICA - FOTOGRAFIA - SOFTWARE - WEB DESIGN - CASA EDITRICE - ALLESTIMENTI FIERISTICI - CONVEGNI - PROGETTAZIONE - DESIGN - ARCHITETTURA - ARREDAMENTO Free Service srl - via del Consorzio, 34 - 60015 Falconara M./An - tel 071 916 1 916 fax 071 916 2 289 - cell. 348 5863364 - [email protected] - www.onon.it - www.freeservicesrl.it