Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana

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Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
Antonio Caperna
Elementi di ICT nella pianificazione
e progettazione urbana
Antonio Caperna. ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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Laurea Magistrale Progettazione Urbana
MODULO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA ASSISTITA
DAL COMPUTER nel Lab di PROGETTAZIONE URBANA
Elementi di ICT come supporto ai processi di
pianificazione e progettazione urbana
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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Introduzione
Negli ultimi anni molto è stato scritto sul ruolo della ICT nelle politiche urbane. Alcuni dei
primi scritti ipotizzavano un collasso della città di pietra in favore di quella virtuale,
andando così ad ipotizzare nuovi e inimmaginabili scenari dominati da un mondo
completamente dematerializzato. La complessa relazione tra nuove tecnologie e città è
stata caratterizzata, lungo gli anni, da differenti metafore, le quali hanno espresso la città
in differenti modi.
Figura 6-1. Le metafore per rappresentare la città.
La figura 6-1 mostra questo processo che, come è facilmente visibile, ha visto sempre più
ridursi gli spazi temporali tra una metafora e la successiva, fino a quasi assumere una
cadenza biennale. Se su molte cose vi è disaccordo, sia tra progettisti e ricercatori da un
lato e politici dall’altro, vi è, però, un elemento che più degli altri sembra incontrovertibile:
la perdurante forza che la città di pietra continua ad avere nei processi socio-economici e
culturali del mondo contemporaneo. Anzi, alcune città, come visto nel primo capitolo,
hanno assunto un ruolo guida divenendo centri globali, centri che possono competere, in
termini di crescita tecnologica, economica e di tendenze sociali, con intere nazioni. Ma
negli ultimi anni si è affermato un nuovo elemento che sta trasformando profondamente
non solo i tradizionali rapporti economici, ma anche quelli politici e sociali. Nel presente
capitolo tratteremo essenzialmente della parte politica del fenomeno legato alla ICT. In
particolare inizieremo da un’analisi generale sulla grande rivoluzione culturale che sta
attraversando la nostra società per introdurre le nuove utopie legate alla ICT e, quindi, i
concetti di e-democracy ed e-government.
Successivamente si procederà ad una lettura della politica dell’Unione Europea volta a
potenziare, per mezzo della ICT, non solo la struttura economica, ma anche quella
dell’esclusione sociale e della ricerca scientifica.
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Il penultimo punto riguarderà gli obiettivi programmatici del governo italiano nell’attuazione
di una politica di e-Government.
In conclusione andremo ad operare un’analisi critica di queste esperienze alla luce dalla
questione legata alla sostenibilità ambientale ed, in particolare, per la presente analisi,
degli ambienti urbani.
ICT e sue le componenti costitutive
Introduzione
Questo capitolo tratta essenzialmente l’aspetto tecnologico legato alla ICT e le possibili
ricadute operative che si possono avere attraverso l’uso della stessa.
Innanzitutto si cercherà di capire cosa esattamente si intende quando parliamo di ICT e
quali sono le sue espressioni tipologiche. Quindi si passerà ad analizzare quelli che sono
gli elementi costitutivi della ICT, ovvero accesso (access), infrastruttura e contenuti
(contents). Questi tre elementi verranno poi ripresi in un paragrafo successivo dove
verranno trattati con riferimento ai possibili apporti in un ambito più propriamente locale.
Cos’è la Information Communication Technology?
Negli ultimi anni si è sempre più sentito parlare di Information Communication
Technology (ICT). Ma che cosa significa esattamente ICT e quali sono gli elementi
essenziali che la costituiscono? Se da un lato è possibile identificare gli elementi che
costituiscono la ICT, dall’altro non risulta facile fornire una definizione univoca della ICT,
poiché non esiste una generale e condivisa definizione. Per sua natura il settore della ICT
è un campo estremamente dinamico ed in continua evoluzione in ambiti temporali
relativamente ristretti. Molte volte più che una definizione della ICT si preferisce definirne
gli ambiti dove la ICT opera. In tal senso, ad esempio, l’Istituto Nazionale di Statistica
Olandese (CBS) disegna una distinzione tra ambiti operativi della ICT: un primo ambito
legato ad aspetti più propriamente industriali, ed un secondo ambito legato al settore dei
servizi. Questa definizione ricalca quella più generale operata dalla OECD, la quale opera
una classificazione legata più che altro ai settori dove opera la ICT e, cioè:
¾ quello manifatturiero, ad esempio la fabbricazione di macchine per ufficio o di
elaboratori e sistemi informatici; oppure la fabbricazione di apparati riceventi radio TV,
per registrazione e riproduzione di suoni od immagini e prodotti connessi;
¾ il settore dei beni legati ai servizi, ovvero quelli legati alla distribuzione e al
commercio all’ingrosso di macchinari per telecomunicazioni, apparati elettrici,
computer etc.;
¾ il settore legato ai servizi immateriali, ovvero attività di radio e telecomunicazione,
consulenze software e hardware, database activities, servizi di telematica o robotica,
etc.;
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¾ il settore legato all’industria dei contenuti, ad esempio pubblicazione di libri, supporti
sonori, proiezioni cinematografiche, etc.
Seppure tale distinzione appaia limitativa, in quanto essenzialmente legata alla
produzione industriale, nel corso degli ultimi anni ha acquisito sempre più rilevanza
strategica l’aspetto legato all’utilizzo della ICT come strumento atto a produrre
informazioni, nuova conoscenza e nuovi contenuti.
Sempre nel tentativo di fornire una definizione, altri soggetti, istituzionali e non, hanno
adottato differenti metodologie, che vanno da approcci legati al mondo finanziario a quello
di settori legati alla new economy. I tentativi, più che fornire dei chiarimenti epistemologici,
sono stati, in realtà, delle operazioni puramente tecniche e rivolte più che altro a fornire
delle basi metodologiche ai rispettivi ambiti operativi.
Figura 5-1. La figura rappresenta fornisce più che una definizione della ICT, gli
ambiti dove questa opera (Fonte: OECD)
Alla luce di tale stato dell’arte, e volendo muoversi su di un terreno generale, ma che al
contempo permetta di chiarire alcuni concetti basilari, possiamo dire che nella ICT si
fondono differenti componenti1, quali la computer technology, le telecomunicazioni,
l’elettronica e i media (Van Rijsselt and Weijers, 1997; Van Winden, 2003). Esempi in tal
1
Telematica: fr. télématique, ingl. telematics. Disciplina nata dalla combinazione della telecomunicazione e
dell'informatica. Il termine fu pubblicato per la prima volta da Simon Nora ed Alain Minc nel 1978
(L'informatisation de la Societe - La Documentation Francaise). I due ispettori delle Finanze, incaricati del
governo francese, studiarono l'impatto e le conseguenze nella società di una nuova economia basata sulla
telecomunicazione ed i computer (new economy). Il termine telematica a volte viene erroneamente confuso
con quello più ampio di Information Technology (IT).
Rif. Bibl.: "The Computerization of Society", Nora Simon, Alain Minc, Cambridge MIT Press, 1980.
Telecomunicazione: (etim. gr. têle: da lontano, a distanza). Comunicazione a distanza di suoni, immagini,
parole e testi (cfr. Informazione) rappresentati in forma digitale o analogica, e trasmessi attraverso conduttori
elettrici (cfr. Cablaggio) o onde radio (cfr. Hertz). Le telecomunicazioni denotano la tecnologia attraverso la
quale vengono inviati i segnali elettrici.
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senso sono rappresentati dai PC, internet, telefonia mobile, TV via cavo, sistemi di
pagamento elettronico, etc.
In tal senso la ICT ha finito con il legare sempre più la componente Information
Technology (IT) con quella relativa alla Communication Technology (CT). In
particolare quando quest’ultima ha assunto vesti nuove, cioè con l’avvento delle
tecnologie a rete, l’informazione ha finito con il perdere quella caratteristica rappresentata
dall’elaborazione su macchine stand alone per divenire una componente condivisa con
altre macchine di una rete (sia LAN che quella globale di internet). Un elemento da
rammentare è il fatto che allorquando parliamo di CT e di IT non bisogna pensare subito
alle moderne tecnologie presenti oggi nella nostra quotidianità. Al contrario queste due
tecnologie si sono evolute nel corso dei secoli per poi approdare, soprattutto dagli anni ’90
alle forme digitali che ne hanno sempre più sfumato i rispettivi confini. La CT, ad esempio,
segue l’evoluzione della cultura umana, partendo dalle prime forme di comunicazione,
rappresentate, ad esempio dal suono dei tamburi o delle campane, per poi evolversi
verso forme più sofisticate, come ad esempio il telegrafo, la radio o la televisione. Una
componente innovativa nei processi di CT è stato il telefono, il quale ha aperto, per la
prima volta, una forma interattiva di comunicazione in tempo reale. Negli ultimi anni,
l’avvento della rete ha permesso, ad un numero sempre maggiore di persone, di interagire
con altre persone in una serie di processi comunicativi che potevano esprimersi nelle più
disparate forme: audio, video, suoni e scambio dati. E tutto ciò a livello globale.
Riguardo alla IT, essa è una forma di tecnologia che può aiutarci nella gestione di
processi di immagazzinamento o amministrazione di informazioni. Essa ha subito
profonde trasformazione dagli anni ’40 dello scorso secolo, allorquando furono teorizzati e
costruiti i primi computer, permettendo, in tal modo, la gestione di masse sempre più
grandi di informazioni.
L’avvento della rivoluzione elettronica digitale, come detto, ha sfumato sempre più i
confini tra le IT e la CT, permettendo la gestione di una sempre maggiore quantità di
informazioni, ma anche nuove e sempre più sofisticate forme di comunicazione. Tutto ciò
ha generato un forte impatto nella cultura contemporanea, aprendo nuove opportunità di
sviluppo, ma anche generando nuovi interrogativi.
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Tipologie di ICT
Il presente paragrafo si soffermerà sugli aspetti tipologici della ICT. In particolare faccio
riferimento alle diverse componenti in cui possiamo suddividere la ICT (Snellen, 2002;
Van Winden, 2003), ovvero:
¾
¾
¾
¾
¾
database technologies;
decision support systems;
networking technologies;
multimedia technologies;
identification technologies.
Vediamo più in dettaglio la suddivisione operata da Snellen.
Figura 5-2. La figura mostra le componenti della ICT secondo Snellen (2002)
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Database technologies
Per comprendere appieno cos'è e su quali criteri si basa questa tecnologia, nonché quali
sono i vantaggi legati al suo impiego, soprattutto nel settore gestionale, cominciamo con il
cercare di dare una definizione di Database (Db).
Un Database (Db) può essere definito come un insieme di dati strettamente correlati,
memorizzati su un supporto di memoria di massa, costituenti un tutt'uno, che
possono essere manipolati da più programmi applicativi. Un'altra possibile
definizione può considerare un Database come un sistema di gestione di dati
integrati, ricompilati e immagazzinati secondo precisi criteri, necessari ad una
determinata attività che si deve svolgere. I programmi di gestione di Data base
realizzano una serie di operazioni che consentono di svolgere tutta una serie di
operazioni, che possono riguardare:
¾
¾
¾
¾
¾
l’immissione e cancellazione di dati,
la modifica di dati già introdotti,
la ricerca di dati attraverso criteri definiti dall'utente,
l’ordinamento e classificazione dei dati singolarmente o secondo vari criteri,
la stampa di rapporti o relazioni.
Oggi l’uso di programmi di gestione dei Db sono divenuti sempre più familiari, e ciò per
molteplici ragioni. Innanzitutto la possibilità di gestire con software “friendly” tutta una
serie di procedure che prima richiedevano conoscenze estremamente dettagliate come,
ad esempio, quella di linguaggi di programmazione. Quindi la capacità, da parte del
programma di ridurre le ripetitività (basti pensare agli archivi cartacei delle biblioteche, in
cui i volumi sono ordinati per autori e per titoli) o di permettere di relazionare i dati tra loro.
In ultimo, ma non meno importante, la possibilità di ridurre i costi e garantire un elevato
livello di efficienza.
Decision Support Systems
Molti dei concetti e definizioni legati alla tecnologia DSS risalgono alla fine degli anni ’70 e
li dobbiamo alle ricerche di Corry e Morton. Essi definirono problemi decisionali di natura
semistrutturata a livello strategico come unico dominio della DSS. Da ciò discende che
l’obiettivo della tecnologia DSS è quello di facilitare ed aiutare i progettisti o i decisori
politici nei processi decisionali, tanto in termini di efficacia che di efficienza (Arentze,
1999). In termini generali un DSS è un sistema in grado di fornire ai soggetti decisori un
supporto che incrementi l’efficacia del processo di formulazione delle decisioni (Poletti,
2001). In termini operativi questi sistemi sono usati quando si operano simulazioni per la
valutazione di scenari alternativi, valutazioni che verranno formulate sulla scorta di scale
di valori proposte dai decisori. Da un punto di vista tecnico un DSS si fonda sul
presupposto che ogni decisione o processo decisionale può essere traslato e strutturato
sotto forma algoritmica.
La figura 5-5 mostra le varie discipline coinvolte nel dominio di ricerca dei DSS.
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Figura 5-4. Come si evince dalla figura un DBMS può gestire, in un unico “contenitore” differenti
applicazioni, a differenza del vecchio modello strutturato su file systems.
E’, difatti, proprio grazie a differenti contributi disciplinari (informatica, ricerca operativa,
intelligenza artificiale, etc.) che sono stati sviluppati i DSS.
Ma chi sono gli utilizzatori o i decision makers? Utilizzatori e decision makers hanno ruoli
differenti e per questo possono essere rappresentati da differenti soggetti. Alter (1980)
definisce gli utilizzatori come “persone che comunicano direttamente con il sistema sia in
modalità on-line che offline, ricevendo da questo informazioni (output)”; viceversa i
decision makers come “persone che prendono decisioni manageriali sulla base dell’output
fornito dal sistema”. Sulla scorta di tale definizione e sulla base delle scelte operate nelle
fasi iniziali, questi due soggetti possono o non coincidere con la stessa persona o gruppo
di persone. Il più delle volte, però, questi due ruoli sono separati e vi è un facilitator che
funge da elemento di raccordo tra i vari ruoli che partecipano al processo decisionale. Il
facilitator è quindi un soggetto particolarmente importante nelle procedure di
progettazione partecipata, il quale attraverso le sue conoscenze sia sulle procedure di
analisi che sulla natura del sistema informativo, può facilitare la comunicazione.
Figura 5-5. In figura le discipline di ricerca legate ai Decision Support System
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Una decisione strategica, strutturata in funzione della situazione presente e degli obiettivi
di progetto, è quella possibile scelta tra le tante possibili che tende, meglio delle altre, al
raggiungimento o alla riduzione tra l’obiettivo individuato e la situazione di fatto. Queste
caratteristiche di un DSS comportano sia la formulazione di alternative che di analisi
degli impatti e l’interpretazione e la selezione di appropriate opzioni per l’attuazione
(Poletti, 2001).
Le aree dove i DSS trovano applicazioni sono svariate; Sprague (1989) ne elenca alcune:
1. supporto nei processi decisionali con particolare enfasi su processi decisionali semistrutturati (2);
2. supportare tutte le fasi che caratterizzano un processo decisionale;
3. supportare una varietà di processi decisionali senza dipendere da nessuno di questi
processi;
4. supportare, durante le fasi del processo decisionale, una partecipazione attiva da
parte degli utenti;
5. facilità nel suo utilizzo.
In conclusione possiamo dire che il primo obiettivo di un DSS è quello di assistenza nei
processi decisionali. Per questo, il sistema dovrebbe supportare anche un processo di
aiuto nella formulazione, non solo degli scenari risultanti da determinate scelte, ma anche
nel fornire supporto al fine dell’individuazione di obiettivi strategici. E’ proprio in funzione
di tale caratteristica che molti autori parlano non solo di decision making ma anche di
decision search (Densham, 1991; Arentze, 1999).
Spatial Decision Support System (SDSS)
Un elemento che negli ultimi dieci anni è divenuto sempre più importante nei processi di
analisi delle aree urbane e non, è rappresentato dagli Spatial Decision Support System
(SDSS). Esso è uno strumento informatico che attraverso la conservazione e
l’elaborazione di una serie di dati strutturati fornisce un flusso informativo di supporto alle
decisioni. Dentro un processo politico di pianificazione sostenibile, il ruolo principale delle
architetture informatiche è quello di fornire ai differenti partecipanti, quindi cittadini ed
istituzioni, un flusso informativo che permetta loro di valutare nel miglior modo possibile gli
effetti delle alternative in gioco, sia di successo che di fallimento. Il processo di sviluppo di
un SDSS è composto da quattro parti principali:
¾ acquisizione e valutazione dei dati: da effettuarsi con l'uso di tecniche avanzate di
visualizzazione di immagini per acquisire dati correnti e dettagliati. Già nella fase di
acquisizione deve avvenire una prima valutazione dei dati in ingresso nel sistema con
creazione di indicatori aggregati attraverso l'utilizzo di opportuni pesi che l'utente
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Problema semi-strutturato: un problema si definisce semi-strutturato allorquando o vi sono incertezze e
indecisione da parte dell’autorità che deve gestire il progetto, oppure riguardo agli effetti relazionali tra le varie
componenti del processo progettuale (Stabell, 1979; Bosman, 1989; Arentze, 1999).
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stesso deve decidere a seconda della propria strategia di sviluppo territoriale ed
economica (applicata al territorio).
¾ disegno e costruzione di un database: è necessario che vengano sviluppate
strutture di dati relazionati perché all'utente sia chiaro su cosa deve prendere le
decisioni. In questo database andranno introdotti i dati acquisiti e valutati
precedentemente in maniera chiara e logica. Fondamentale è che il database abbia
un'interfaccia che faciliti la rappresentazione dei dati per l'utente: bisogna che sappia
rispondere adeguatamente alle queries che l'utente vuole proporre per consentire una
continua riutilizzazione delle informazioni.
¾ modellazione di previsioni spazio-temporali: è in questa parte che sta la forza dei
SDSS. Il sistema è fornito di strumenti di analisi spazio-temporali applicabili ai dati
disponibili e, soprattutto, attraverso modelli di previsione, rende possibile l'analisi su
scenari "possibili" ipotizzati ed introdotti dall'utente. L'utilizzo di preliminari analisi di
adattabilità e di proiezioni future della domanda di utilizzo del suolo, sono di supporto
e di suggerimento all'utente affinché possa prefigurarsi (e proporre al software) al
meglio gli scenari di ipotesi. La modellazione risponde in concerto su quali possano
essere le migliori allocazioni, a seconda della situazione, di nuove infrastrutture o di
nuovi servizi.
¾ visualizzazione del risultato: mediante supporto grafico e tecniche dinamiche
tridimensionali. E' necessario mostrare in modo efficace i risultati delle simulazioni
generate dai modelli di previsione. Solo in questo modo l'utente potrà valutare
facilmente l'impatto provocato sul territorio dalle sue decisioni.
In termini operativi possiamo dire che uno SDSS è un sistema computerizzato ed
interattivo, basato sull’uso della tecnologia GIS - la quale fornisce modelli e tecniche
tipici delle strutture DSS – ed il cui obiettivo è quello di supportare in modo efficace
chi deve intraprendere decisioni (3) attraverso la soluzione di problemi semi-strutturati
su dati spaziali (quindi georiferiti) (NCGIA, 1996)
I SDSS incorporano diversi tipi di informazione (per lo più sono di tipo spazioreferenziato), in particolare:
¾ utilizzano le tecnologie informatiche più avanzate:
•
GIS (Geographic Information System);
• sistemi esperti;
• internet (World Wide Web);
• software di simulazione del trend di crescita;
• altri strumenti di analisi spaziale, software multimediale e appropriate infrastrutture
di dati spaziali che possono essere create o utilizzate durante lo studio di un certo
problema;
¾ prendono in considerazione un ampio range di impatti a lungo termine derivanti da un
processo di politica decisionale; i SDSS simulano infatti impatti diversificati a seconda
del tipo di dati in ingresso e del tipo di elaborazione.
3
Riguardo ai processi decisionali – decision-making process – Simon (1960) suggerisce che ogni processo
decisionale può essere incentrato su tre fasi (figura 5-x):
Intelligence, ovvero c’è un problema a cui è possibile dare una soluzione?
Design, ovvero, quali sono le alternative possibili?
- Choice, ovvero quale alternativa è la migliore?
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Da un punto di vista urbanistico-territoriale, i SDSS altro non sono che un'evoluzione dei
DSS, gestendo l’interazione tra tecnologie informatiche e pianificazione urbanisticaterritoriale, con particolare attenzione alla ricerca sullo sviluppo di un'infrastruttura
informatica adattabile alle informazioni spaziali nell'ambito urbano (presente e futuro) con
l'obiettivo di cogliere la struttura spaziale urbana, ed infine sulla valutazione dell'impatto di
un'emergente tecnologia informatica. L'interesse si estende oltre lo specifico calcolo
tecnologico in modo da capire anche gli effetti delle informazioni spaziali digitali,
investigando, ad esempio, sugli effetti di queste tecnologie sulla struttura spaziale sia
urbana sia regionale e sui processi e metodi di pianificazione con cui si è soliti dare una
forma e curare le aree metropolitane. Ciò è importante dal momento che l'applicazione di
GIS e l'uso di tecnologie informatiche avanzate nei sistemi di supporto alle decisioni è un
campo ancora giovane.
Planning Support Systems
Negli anni ‘90 si è sviluppato nella comunità scientifica il concetto di Planning Support
System (PSS). Benché la comunità scientifica internazionale sia sostanzialmente in
accordo sulla definizione di PSS, vale la pena di sottolineare alcune differenze tra un
approccio per così dire teorico, come quello proposto da alcuni ricercatori dell’MIT di
Boston, e l’approccio orientato alla pratica che si può apprezzare in numerosa altra
letteratura (Harris e Batty, 1993; Klosterman, 1997, 1999a; Geertman, 2002a, 2002b).
In generale Ferraz de Abreu (1994) definisce l’informational planning o information system
in planning quella disciplina il cui dominio è lo studio dell’Information Technology
relativamente ai processi di pianificazione.
L’attività di ricerca sviluppata presso l’MIT (Ferraz de Abreu, ibidem) in questa disciplina si
riferisce a tre aree principali di interesse:
¾ i metodi analitici ed i modelli urbani;
¾ la rappresentazione della conoscenza e la gestione dell’informazione;
¾ le implicazioni istituzionali dell’information technology.
La componente analitico-modellistica fornisce gli strumenti per l’elaborazione
dell’informazione che sono utilizzati per affrontare i problemi complessi alla base della
pianificazione. Questa area di ricerca trova i suoi fondamenti nelle svariate discipline che
spaziano dall’analisi ed il supporto alle decisioni all’analisi spaziale, dalla dinamica dei
sistemi alla ricerca operativa, dalla matematica alla teoria dei grafi ed alla teoria dei
giochi, per citarne solo alcune.
La seconda area di studio riguarda la strutturazione, la memorizzazione, l’elaborazione
dell’informazione nei sistemi in funzione dei processi di pianificazione (processi
decisionali, sviluppo di politiche, pubblica informazione, trasferimento di conoscenza). In
particolare, quest’area interessa aspetti propriamente derivati dallo studio dei sistemi
informativi come accessibilità, interoperabilità, portabilità, accuratezza, consistenza,
usabilità, ecc.
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La terza componente, infine, riguarda gli aspetti istituzionali e organizzativi del problema.
Inoltre, questo filone della ricerca studia le modalità secondo cui l’evoluzione
dell’informazione influenza il modo di pensare, lavorare ed interagire dei professionisti
della pianificazione.
In accordo con questa impostazione, le direzioni di maggiore sviluppo nella ricerca
dell’applicazione della Geographic Information Sciences alla pianificazione urbana e
territoriale secondo Nedovic-Budic (2000) sono state identificate come:
¾ lo sviluppo di database geografici per le analisi di supporto alla pianificazione;
¾ l’integrazione delle tecnologie geospaziali con i modelli urbani e territoriali;
¾ la costruzione di Planning Support Systems;
¾ l’utilizzo della ICT per favorire la partecipazione;
¾ la valutazione della qualità urbana e degli effetti della pianificazione tramite GIS;
¾ la valutazione dell’impatto dell’uso del GIS sulla pianificazione.
Laddove il terzo punto propone tout court la costruzione di PSS come direzione di ricerca,
gli altri settori di ricerca proposti rientrano nelle tre categorie proposte nello schema
precedente: i primi due punti in maniera inversa rispettivamente, e gli ultimi tre nel terzo
punto del primo elenco. Sebbene l’analisi proposta dalla Nedovic-Budic sia molto accurata
e attenta e offra molti spunti di riflessione, il primo schema può essere assunto come caso
più generale.
È un campo di interesse assai vasto e variegato, dunque, caratterizzato da una forte
componente multidisciplinare, in cui risulta lavoro arduo analizzare tutti gli aspetti in gioco
in maniera unitaria. Uno sforzo di integrazione di notevole valore in questa direzione è
stato compiuto da Jankowski e Nyerges che con la loro Enhanced Adaptive Structuration
Theory, (Jankowski e Nyerges, 2000) hanno sviluppato un framework teorico (EAST, poi
EAST 2) per l’analisi e lo sviluppo di sistemi informativi geografici a supporto di processi
decisionali spaziali collaborativi. Benché dal punto di vista teorico i risultati di Jankowski e
Nyerges possano essere considerati un successo, il suo carattere omnicomprensivo
richiede notevoli sforzi, rendendo difficile una sua applicazione pratica, sia come
strumento di valutazione, sia come supporto alla progettazione.
Tale approccio teorico, di tipo top-down, ha necessariamente affrontato il problema, in
termini generali, raggruppando una serie complessa di concetti sviluppati in altrettante
sub-discipline difficilmente unificabili nell’applicazione pratica dei risultati della ricerca.
Viceversa, approcci pratici, di tipo bottom-up, hanno consentito di sviluppare singoli
aspetti del problema, senza ottenere risultati rilevanti generalizzabili nella loro integrazione. Il risultato è che i PSS non hanno ancora avuto lo sviluppo e la diffusione che gli
esiti della ricerca avrebbero potuto far supporre.
Applicazioni PSS
In questo paragrafo sono presi in esame alcuni esempi di successo di PSS. Le descrizioni
sono basate sulla review della letteratura scientifica prodotta dagli autori delle
applicazioni. Nei casi in cui è stato possibile, è stata condotta l’analisi diretta dei sistemi
software su casi di studio d’esempio o versioni demo.
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UrbanSim: analisi delle politiche di crescita urbana basata sull’uso dei suoli e i
sistemi di trasporto
UrbanSim è un PSS basato su un modello di simulazione, sviluppato per studiare
principalmente nella fase di definizione delle politiche di piano l’interazione tra uso dei
suoli e infrastrutture di trasporto nei processi di sviluppo urbano. In UrbanSim la
componente “modello” è predominante rispetto alle altre tipiche dei PSS, tanto che a
stento può essere considerato tale. Secondo gli sviluppi più recenti nella ricerca sui
modelli di simulazione, tuttavia, la tendenza è stata quella dell’integrazione con i GIS. Si è
scelto dunque di analizzare UrbanSim per rappresentare questa categoria di strumenti di
supporto alla pianificazione, di cui rappresenta uno dei risultati più recenti.
“UrbanSim è progettato specificatamente per la valutazione delle politiche per la gestione
della crescita urbana, con particolare enfasi sull’interazione tra uso dei suoli e trasporti”
(Waddel, ibidem). Più precisamente, UrbanSim è un sistema di modelli coordinato da un
modulo che gestisce i risultati dei vari modelli in forma di output. Durante i cicli di azione
del modello, è possibile interagire con i risultati parziali dei singoli sub-modelli componenti
per inserire informazioni disponibili, o valutare l’influenza di possibili interventi.
L’interazione è possibile, inoltre, grazie alla possibilità di utilizzare piani urbanistici e
territoriali, di settore, di protezione ambientale, e tutti i vincoli che insistono nel dominio
territoriale di interesse come input; in questo modo, è possibile valutare le differenze
indotte dalle possibili differenti politiche. Questa possibilità dialogica ed esplorativa può
essere un efficace supporto in processi collaborativi e comunicativi.
What If? Planning Support System
Il “What If? PSS (Klosterman, 1999b) può essere considerato un caso di successo nel
campo di PSS, in quanto riesce ad integrare le possibilità di calcolo, rese possibili dagli
strumenti informatici a sostegno di un approccio tipico della pianificazione razionale
comprensiva, con un approccio comunicativo, basato sulla possibilità di valutare politiche
alternative di sviluppo spaziale in un processo aperto ad un numero allargato di attori. La
caratteristica di generare scenari alternativi rende il What If? un utile strumento di dialogo,
dibattito e confronto, e permette, inoltre, di dimostrare tesi avverse secondo un approccio
vicino a quello dell’advocacy planning (Davidoff, 1965).
È un PSS sviluppato su piattaforma desktop, che integra GIS, modelli, e un interfaccia
interattiva di dialogo; può, dunque, essere classificato come col-PSS. È sviluppato
secondo un approccio prescrittivo per creare possibili scenari in funzione degli impatti di
politiche alternative, e offre la possibilità di calibrare, in maniera trasparente, gli assunti
che sottendono il passaggio dalle condizioni iniziali allo scenario finale, come suggerisce
la metafora utilizzata per il nome “cosa succede se?”.
Sulla base di un database geografico del territorio, il sistema procede all’individuazione di
zone omogenee, caratterizzate da uno scenario assunto di compatibilità rispetto a
determinati usi (selezionati interattivamente) e da una certa distribuzione spaziale.
Ipotizzando scenari alternativi di sviluppo locale (per es: sviluppo industriale vs
salvaguardia ambientale, ecc.), si determinano gli obiettivi di crescita che individuano la
domanda di suolo. Il sistema procede quindi al processo di localizzazione della domanda;
anche in questo caso è possibile agire interattivamente per esplorare differenti possibilità.
L’utilizzo del sistema è reso semplice dalla possibilità di usare le risorse informative
disponibili (database geografici esistenti), e l’output è facilmente comprensibile anche per
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utenti non esperti. I database disponibili sono utilizzati come base (l’unico dato
assolutamente necessario è lo stato d’uso dei suoli). Il sistema si propone come una
black-box, nel senso che i modelli di crescita e di allocazione non sono trasparenti, anche
se trasparente è il loro uso: il sistema, infatti, non è concepito per fornire soluzioni ottimali,
ma ipotesi alternative in funzione della formulazione di politiche secondo un processo
interattivo per il supporto del dibattito e del confronto. Il sistema, tuttavia, non sostituisce
l’esperienza di un informational planner che saprebbe meglio scegliere e calibrare i
modelli più appropriati nei singoli casi. Tuttavia, non è sempre possibile nel processo di
piano a-vere l’assistenza di unplanner esperto di GIS e di modelli; in questi casi il sistema,
di facile utilizzo nella sua logica comprensibile anche all’utente tecnico, ma non esperto,
può essere un utile strumento di supporto. Anche nei casi in cui si disponga di una
consulenza esperta, tuttavia, il sistema può essere utilizzato in maniera integrata con altri
strumenti di analisi e dialogo. Il suo utilizzo, infatti, può risultare conveniente per avere un
gran numero di soluzioni con un certo grado di approssimazione on-the-fly, mentre il
planner si può concentrare, una volta esplorato in maniera dialogica il dominio delle
possibili soluzioni, su quelle su cui si ottiene maggiore consenso.
Il What lf?, dunque, racchiude in sé i risultati di anni di ricerche in questo campo, ed è
forse uno degli esempi meglio riusciti di applicazioni sviluppate in questo settore.
What if? Scenarios
scenario 1
The diagrams illustrate
two resultant land use
patterns
based
on
different sets of userspecified input values.
The No Land Use
Controls
scenario
scatters
residential
development (shown in
magenta) across the
shire to areas outside
the map window extent.
The Land Use Controls
scenarios concentrate
residential development
within and around the
city of Hervey Bay,
filling in undeveloped
land tracts (shown in
yellow) and rural urban
fringe areas (shown in
green).
scenario 2
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INDEX Sistema di indicatori per lo sviluppo locale
Un altro esempio di successo è INDEX (Allen, 2001), un PSS basato su una piattaforma
GIS che studia i possibili impatti di piani e progetti sull’ambito locale. Anche INDEX può
essere considerato un Col-PSS, ed è pensato per rispondere ai temi centrali della
pianificazione contemporanea come la collaborazione tra PA e cittadini, il new urbanism
(Calabrese, 2000), la sostenibilità dello sviluppo.
Dato un piano o un progetto, INDEX ne misura una sorta di grado di performance tramite
un sistema di indicatori complesso.
INDEX è sviluppato sia per supportare processi di dialogo collaborativi nelle fasi di
determinazione degli obiettivi, sia per misurare, in fase di attuazione, il grado di
rispondenza agli obiettivi di piano dello sviluppo. Lo schema di figura 3.5 illustra in
dettaglio come INDEX agisce nelle varie fasi del processo di piano.
INDEX è disegnato per supportare la pratica quotidiana della pianificazione nella pubblica
amministrazione, aiutando a risolvere problemi quali la valutazione di scenari nel lungo
periodo, la valutazione di proposte di sviluppo attuali, ed il monitoraggio dell’attuazione del
piano.
Nel Primo caso, INDEX può essere utilizzato nella sequenza classica del processo di
piano (identificazione obiettivi, analisi delle alternative, attuazione). Data un’area di studio,
si definiscono le condizioni iniziali (base di dati), per le quali sono calcolati gli indicatori,
scelti in rnanier~i collaborativa interattiva. L’analisi delle condizioni iniziali è utilizzata per
identificare questioni e problemi da considerare nel processo di piano. Variando il set di
indicatori si può utilizzare INDEX come strumento di analisi territoriale esplorativa. In
questa fase gli attori coinvolti possono attribuire pesi e soglie di riferimento agli indicatori.
È anche possibile modificare gli scenari allo studio per valutare differenti alternative. È
interessante sottolineare che i confronti non pesati possono essere utilizzati dai tecnici per
valutare l’influenza di modifiche nelle alternative, mentre quelli pesati possono supportare
il processo decisionale degli attori non tecnici per valutare l’accettabilità di uno scenario.
Una volta definito uno scenario, questo diventa il riferimento di piano, e i valori degli
indicatori le mete da raggiungere nell’ implementazione.
In alternativa, INDEX può essere utilizzato per la valutazione di una proposta. Acquisito
un progetto in formato GIS, scelti gli indicatori e definite le soglie, è possibile procedere
alla valutazione. La discussione dei risultati in fase decisionale può essere assistita dal
sistema per eventuali proposte di variante.
Infine, definite le soglie obiettivo si può usare INDEX per valutare gli stati di avanzamento
di un piano o un progetto, ad intervalli periodici.
INDEX è uno dei PSS più diffusi negli Stati Uniti (Allen, ibidem).
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San Antonio's Broadway Corridor was modeled three ways in Smart Growth INDEX®: existing
conditions, current build-out plan, and stakeholders' alternative build-out plan. The latter
emphasizes mixed live/work/shop land uses.
The final INDEX "report card" for the corridor revealed that the stakeholders' new proposed plan
would create much better conditions than the current plan. In this way, the GIS tool gave
participants rapid, critical feedback on the validity of their work to date and the promise of their
future efforts. The catalyst for bringing these stakeholders together was an offer from the U.S.
Environmental Protection Agency (EPA) to apply Smart Growth INDEX, a GIS-based planning
support tool that EPA is distributing nationally to selected communities.
Il Community Viz
Mentre What IT e INDEX sono
strumento di supporto al
processo di piano nel suo
complesso, laddove il piano si
ispira
alla
pianificazione
comprensiva,
alla
collaborazione,
alla
sostenibilità
ambientale,
il
Community Viz (Kwartler e
Bernard, 2001) è un PSS
dedicato a processi collaborativi di progettazione urbanistica.
Il Community Viz è una sorta di
sistema multimediale spaziale
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sviluppato su una piattaforma GIS. Le componenti principali del sistema sono un modulo
per la costruzione di scenari (Scenario Constructor), un modulo per la visualizzazione
tridimensionale (Town Builder 3D), e un modello predittivo basato su algoritmi genetici
(Feng e Lin, 1999) (Policy Simulator). Le componenti sono utilizzate in un unico ambiente
integrato in maniera interattiva, consentendo agli utenti di esplorare una proposta di
piano, modificarla in tempo reale e valutarne gli effetti. Dal punto di vista tecnologico, i
moduli sono tre estensioni indipendenti del software Arview, ESRI. Naturalmente i risultati
attesi si possono ottenere attraverso l’uso integrato dei moduli. Il collegamento tra i moduli
2D e 3D è dinamico, e un'azione su uno dei due si riflette on-the-fly nell’altro. Inoltre, è
possibile impostare regole referenziali (es: “non è possibile costruire una fabbrica in zona
residenziale”).
Definiti lo stato di fatto e futuri corsi di azione, il modulo simulatore di politiche sviluppa un
modello predittivo su possibili scenari. Il modello èbasato sulla tecnica di previsione locale
economico demografica detta “modellazione per agenti adattativi” (Holland, 1995).
Mentre What If? e INDEX, dato un processo di piano, non fanno altro che automatizzare
ciò che verosimilmente farebbe un planner capace di comprendere ed utilizzare tutti gli
strumenti componenti, e questo li rende in un certo senso trasparenti non solo per i tecnici
ma anche per gli attori non esperti, in questo caso invece il modello concettuale ricorda
quello del celebre videogame SimCity. Questo potrebbe essere un punto debole per il
PSS che risente eccessivamente dell’effetto “black box”, per cui non è possibile avere il
senso del suo funzionamento, causando una perdita di fiducia da parte degli utenti. Anche
le possibilità di rappresentare visioni potrebbe essere banalizzata dal senso di fiction del
modello 3D. Inoltre, se l’integrazione 2D-3D è implementata con successo, il simulatore
risulta meno integrato con gli altri componenti, visto che è basato su un livello di
conoscenza differente. Ne risulta che il sistema sembra l’unione di singole parti piuttosto
che un unico strumento.
Il punto di forza del Community Viz piuttosto sta nella sua capacità di rappresentare
visioni di possibili futuri. Il Community Viz può essere dunque classificato come ComlPSS. Il sistema è concepito proprio per consentire ai cittadini desiderosi di rendersi attori
attivi, e non inerti o passivi, rispetto al processo di sviluppo di un territorio (rurale nella
fattispecie).
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La rete internet e le Networking technologies
Una delle caratteristiche fondamentali del mondo contemporaneo è rappresentata da
quella che Castells definisce network society. Questa caratteristica impregna la
contemporaneità, nei suoi differenti e molteplici aspetti. Tralasciando gli aspetti più
puramente filosofici, possiamo dire che da un punto di vista dell’approccio tecnologico
questa trasformazione ha rappresentato un passaggio epocale caratterizzandosi
attraverso alcuni nuovi elementi primo fra tutti internet, che meglio di ogni altra cosa
rappresenta la nostra contemporaneità tanto in termini politico-ideologici che in termini
socio-economici. Internet si caratterizza per il fatto di essere e rappresentare una sorta di
connubio tra elementi fisici e virtuali e, in tal senso, è possibile delineare tre sue
componenti
essenziali:
l’infrastruttura, l’industria legata al
web e il traffico che sulla rete si
svolge. Per dare corpo alle tre
componenti
appena
illustrate
vediamo la situazione in Europa
facendo attenzione alla relazione tra
mondo del web e ruolo primarziale di
alcune città, come Londra e Parigi. A
livello di net infrastrutturale europeo
(attraverso dati di WorldCom) emerge
chiaramente il ruolo primario di
quattro città sulle altre, e cioè Londra,
Parigi, Francoforte ed Amsterdam,
ruolo primario non solo per la
quantità di traffico ma anche per la presenza di strutture a banda larga che permettono
alta qualità e quantità nella trasmissione dei dati. Riguardo, invece, alla componente
industria, è innanzitutto necessario comprendere cosa si intende per industria del web4. In
tal senso risulta appropriata la definizione fornita da Zook (1999) il quale ha parlato “...as
enterprises involved in the creation, organization and dissemination of informational
products to a global marketplace where a significant portion of the business is conducted
via the Internet” quindi , la Commissione Europea ha individuato tre principali componenti
rappresentate da:
¾ società dell’informazione, ovvero tanto le famiglie che le aziende legate alla ICT;
¾ industrie della società dell’informazione, cioè le aziende capaci di produrre
contenuti per la rete;
¾ industrie dell’ICT, ovvero industrie che vendono prodotti o servizi ben definiti.
Infine relativamente alla componente legata alla quantità di utenti che usa la rete, è
questa senz’altro una delle componenti che hanno subito una crescita esponenziale nel
corso degli ultimi anni sia per effetto della sempre maggiore offerta di servizi in rete da
4
Anche Castells ha dato una possible definizione dell’industria legata al web: “... it would be too
narrow a vision to consider the Internet industry as made up exclusively of Internet manufactures,
Internet software companies, Internet service providers, and Internet portals. The commercial
Internet is not just about web companies, it is about companies in the web” (Castells, M. The
Internet galaxy, reflections on the Internet, business and society, Oxford University Press, New
York.2001, 213).
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parte delle pubbliche amministrazioni che per le necessità della società civile sempre più
interessata all’uso della rete per lo scambio di informazioni, musica e quanto altro.
Un elemento sulla quale vorrei che il lettore si soffermasse è il fatto che, anche in questo
caso, vi è un modello sistemico in cui le varie componenti che intervengono sono
reciprocamente interconnesse, così come visto in precedenza.
Figura 5-9. La figura mostra le tre componenti legate all’industria del web.
La rete Internet
Internet (composto del latino inter, "fra" e dell'inglese net, "rete") è percepita come la più
grande rete telematica mondiale, e collega alcune centinaia di milioni di elaboratori per
suo mezzo interconnessi. In realtà è nata nelle intenzioni dei suoi inventori come "la" rete
delle reti. Nell'arco di alcuni decenni è oggi divenuta la rete globale.
Nata negli anni Sessanta come progetto del Dipartimento della Difesa statunitense per lo
sviluppo di una rete telematica decentrata, alla fine della guerra fredda, è stata messa a
disposizione di impieghi civili all'inizio degli anni Novanta, collegando dapprima i principali
centri universitari e raggiungendo poi, in modo ampio, l'utenza casalinga.
Struttura
Internet può essere vista come una rete logica di enorme complessità, appoggiata a
strutture fisiche e collegamenti di vario tipo (fibre ottiche, cavi coassiali, collegamenti
satellitari, doppino telefonico, link su radiofrequenza (WiFi), su ponti radio, su raggi laser e
su onde convogliate su condotte elettriche o addirittura idrauliche) che interconnette un
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agente umano o automatico ad un altro agente tramite, praticamente, qualsiasi tipo di
computer o elaboratore elettronico oggi o in futuro esistente o immaginabile.
Ogni dispositivo connesso direttamente ad Internet si chiama host o end system mentre la
struttura che collega i vari host si chiama link di comunicazione.
Da qualche anno è ormai possibile collegarsi a questa grande rete da dispositivi mobili
come un palmare o da un telefono cellulare. In breve dovrebbe essere possibile per uno
di questi dispositivi non solo accedere ad Internet, ma anche subire l'accesso da parte di
altri host in Internet
La rete delle reti
Generalmente Internet è definita la rete delle reti, infatti Internet è costituita da tutta una
serie di reti, private, pubbliche, aziendali, universitarie, commerciali, connesse tra di loro,
in effetti già prima della sua nascita esistevano reti locali, principalmente nei centri di
ricerca internazionali, nei dipartimenti universitari. Un grande risultato della nascita e
dell'affermazione di Internet è stato quello di creare uno standard de facto tra i protocolli di
comunicazione tra le varie reti, consentendo ai più diversi enti e agenti (diversi governi,
diverse società nazionali o sovranazionali, tra i vari dipartimenti universitari) di scambiare
dati mediante un protocollo comune, il TCP/IP, relativamente indipendente da specifiche
hardware proprietarie, da sistemi operativi, dai formati dei linguaggi di comunicazione
degli apparati di comunicazione (modem, router, switch, hub, bridge, gateway, repeater,
multiplexer).
Ciò che viaggia in Internet,
infatti, sono i pacchetti, che
costituiscono l'unità minima in
questo
sistema
di
comunicazione. Tali pacchetti
viaggiano usando una tecnica
conosciuta come commutazione
di pacchetto (packet switching)
che consente di condividere un
cammino piuttosto che fare uso
di percorso dedicato. In pratica
un pacchetto che parte da un
host e giunge ad un altro host
non
segue
un
percorso
predefinito, ma quello più
congeniale in un preciso momento.
L'utenza casalinga accede ad Internet mediante l'uso di ISP (Internet Service Provider) i
quali sono connessi a loro volta ad ISP di livello superiore che utilizzano router ad alta
velocità e link in fibra ottica.
Come si comprende, la struttura di Internet non è uniforme ma la "ragnatela" è composta
da un'ossatura molto veloce e potente a cui si connettono sottoreti a volte più deboli e
lente.
Queste sottoreti possono anche essere protette e, quindi, consentono l'accesso a Internet
(e viceversa) solo in maniera condizionata. Si tratta delle Intranet e la protezione è
stabilita da un firewall.
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Funzionamento
I collegamenti tra i vari nodi Internet sono appoggiati su criteri statistici di disponibilità e
non su criteri totalmente deterministici altrimenti tipici della tecnologia informatica, tanto
che spesso vengono definiti più caotici; ed i processi sono distribuiti piuttosto che
centralizzati.
Molti nodi sono collegati tra loro in diversi modi e tramite diversi path. Questo tipo di
collegamento può essere compreso alla luce delle motivazioni che negli anni Sessanta
dettarono la nascita di Internet (allora denominata ARPANET): creare una rete di
elaboratori decentrata che potesse resistere ad un attacco nucleare da parte dell'Unione
Sovietica. Una tale rete decentrata sarebbe sopravvissuta a molti attacchi visto che un
attacco ad un singolo elaboratore non ne avrebbe impedito il funzionamento generale, ed
i collegamenti ridondanti avrebbero sostituito quelli distrutti.
Per potersi collegare ad Internet, il solo requisito richiesto ad un qualsiasi agente o
dispositivo elettronico è quello di poter "dialogare" con i protocolli.
Tali protocolli controllano l'invio e la ricezione dei pacchetti. I protocolli più importanti sono
il TCP (Transmission Control Protocol) e l'IP (Internet Protocol).
La struttura di comunicazione è a livelli per cui sopra e sotto questi due protocolli ne
funzionano degli altri.
In pratica un pacchetto che parte da un host attraversa i diversi strati protocollari che
aggiungono informazioni al pacchetto, quando questo raggiunge la destinazione, avviene
uno spacchettamento al contrario e ogni livello legge le sue informazioni.
Quindi, come si comprende, un pacchetto è composto da un'informazione base
incapsulata in una struttura di informazioni di servizio.
Tale struttura si basa sugli Internet Standard che sono sviluppati dall'Internet Engineering
Task Force (IETF) con documenti noti come RFC (Request for Comments) e, ad un livello
della pila dei protocolli, il W3C (World Wide Web Consortium).
Le modalità di utilizzo di Internet differiscono a seconda del tipo di servizio che si richiede
e al tipo di server a cui ci si collega; per citarne solo alcune:
¾ posta elettronica (e-mail)
consente di inviare e ricevere (a/da utenti) messaggi contenenti testo ed altri formati
(es.: immagini, video, audio). La modalità di funzionamento dei server di posta
elettronica e di molti programmi client viene detta store-and-forward
¾ FTP (file transfer protocol)
consente di inviare e ricevere (a/da sistemi) file, cioè insiemi di informazioni codificate
in maniera binaria (es.: testi, immagini, filmati, programmi, ecc.)
¾ HTTP (hyper text transfer protocol)
consente di organizzare le informazioni e le risorse presenti in rete in maniera nonsequenziale (hyperlink), come meglio descritto in seguito.
Nascita del World Wide Web (1992)
Nel 1992 presso il CERN di Ginevra il ricercatore Tim Berners-Lee definì il protocollo
HTTP (HyperText Transfer Protocol), un sistema che permette una lettura ipertestuale,
non-sequenziale dei documenti, saltando da un punto all'altro mediante l'utilizzo di rimandi
(link o, più propriamente, hyperlink). Il primo browser con caratteristiche simili a quelle
attuali, il Mosaic, venne realizzato nel 1993. Esso rivoluzionò profondamente il modo di
effettuare le ricerche e di comunicare in rete. Nacque così il World Wide Web.
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Nel World Wide Web (WWW), le risorse disponibili sono organizzate secondo un sistema
di librerie, o pagine, a cui si può accedere utilizzando appositi programmi detti browser
con cui è possibile navigare visualizzando file, testi, ipertesti, suoni, immagini, animazioni,
filmati.
La facilità d'utilizzo connessa con l'HTTP e i browser, in coincidenza con una vasta
diffusione del Personal Computer, hanno aperto l'uso di Internet ad una massa di milioni
persone, anche al di fuori dell'ambito strettamente informatico, con una crescita in
progressione esponenziale.
L'architettura del World Wide Web
World Wide Web tra tutte le applicazioni disponibili su Internet è quella che gode della
maggiore diffusione presso gli utenti, e che rappresenta per così dire la 'punta di
diamante' della rete. Per moltissimi utenti essa coincide addirittura con Internet. Se questa
sovrapposizione, come sappiamo, è tecnicamente scorretta, è pur vero che la maggior
parte delle risorse attualmente disponibili on-line si colloca proprio nel contesto del Web.
D'altra parte, anche se consideriamo il complesso di innovazioni tecnologiche che negli
ultimi anni hanno investito la rete, ci accorgiamo che la quasi totalità si colloca nell'area
Web. Per queste ragioni abbiamo ritenuto opportuno dedicare un intero capitolo alla
descrizione dell'architettura e dei vari linguaggi e sistemi su cui si basa il suo
funzionamento.
Come abbiamo già avuto modo di ricordare, l'architettura originaria del Web è stata
sviluppata da Tim Berners Lee. Alla sua opera si devono l'elaborazione e
l'implementazione dei principi, dei protocolli e dei linguaggi che ancora caratterizzano
questa complessa applicazione di rete. Tuttavia, quando fu concepito, il Web era
destinato a una comunità di utenti limitata, non necessariamente in possesso di particolari
competenze informatiche ed editoriali, e non particolarmente preoccupata degli aspetti
qualitativi e stilistici nella presentazione dell'informazione. Per questa ragione nello
sviluppo dell'architettura Web furono perseguiti espressamente gli obiettivi della semplicità
di implementazione e di utilizzazione.
Queste caratteristiche hanno notevolmente contribuito al successo del Web. Ma con il
successo lo spettro dei fornitori di informazione si è allargato: nel corso degli anni World
Wide Web è diventato un vero e proprio ambiente di editoria distribuita e di fornitura di
servizi avanzati. Ovviamente l'espansione ha suscitato esigenze e aspettative che non
erano previste nel progetto originale, stimolando una serie di revisioni e di innovazioni
degli standard tecnologici originari.
Un aspetto di questo processo di innovazione ha riguardato il potenziamento della
capacità di gestione e controllo dei contenuti multimediali pubblicati su Web, e dunque dei
linguaggi utilizzati per la loro creazione. In una prima fase un ruolo propulsivo in questo
processo fu assunto dalle grandi aziende produttrici di browser. Nel corso degli anni '90
tanto Microsoft quanto Netscape, man mano che nuove versioni dei loro browser
venivano sviluppate, introducevano innovazioni ed estensioni, al fine di conquistare il
maggior numero di fornitori di servizi e dunque di utenti (infatti le nuove caratteristiche,
almeno in prima istanza, erano riconosciute e interpretate correttamente solo dai rispettivi
browser). Questa corsa all'ultima innovazione, se molto ha migliorato l'aspetto e la
fruibilità delle pagine pubblicate su Web, ha rischiato di avere effetti devastanti sulla
portabilità e accessibilità dei contenuti on-line. Qualcuno in passato ha addirittura
paventato una balcanizzazione di World Wide Web.
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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Per ovviare al rischio di una 'babele telematica', ed evitare che le tensioni indotte dal
mercato limitassero l'universalità di accesso all'informazione on-line, nel 1994 lo stesso
Tim Berners Lee promosse la costituzione del World Wide Web Consortium (W3C). Si
tratta di una organizzazione no profit ufficialmente deputata allo sviluppo degli standard
tecnologici per il Web che raccoglie centinaia di aziende, enti, centri di ricerca e singoli
specialisti coinvolti più o meno direttamente nel settore delle tecnologie Web.
Il lavoro del W3C si articola per commissioni e gruppi operativi, che producono
proposte sotto forma di bozze di lavoro (working drafts). Ogni proposta viene poi
sottoposta a un processo di verifica e di revisione, finché non viene approvata dal
consiglio generale e diventa una 'raccomandazione' (recommendation), alla quale è
possibile far riferimento per sviluppare software. In questi ultimi anni il W3C ha prodotto
una lunga e articolata serie di specifiche divenute, o in procinto di divenire, standard
ufficiali su Internet. Tutti i materiali prodotti dal W3C sono di pubblico dominio, e vengono
pubblicati sul suo sito Web.
La maggior parte delle tecnologie di cui parleremo nei prossimi paragrafi è stata
elaborata o è tuttora in corso di elaborazione in tale sede. Naturalmente la nostra
trattazione si limiterà a fornire delle semplici introduzioni che non pretendono di esaurire i
temi trattati. Il nostro scopo è di fornire ai lettori più curiosi e consapevoli alcune nozioni
su quello che c'è dentro la scatola, e di suscitare curiosità e stimoli ad approfondire i temi
trattati. A tale fine, oltre alla bibliografia, ormai sterminata, sull'argomento, rimandiamo al
sito del W3C, il cui indirizzo è http://www.w3.org/, e a quello della IETF, alla URL
http://www.ietf.org/; in entrambi i siti è possibile reperire aggiornamenti costanti,
documentazione e rapporti sull'attività di innovazione e di standardizzazione.
Un secondo aspetto del processo evolutivo del Web e della sua architettura ha
riguardato la capacità di fornire applicazioni e servizi avanzati on-line. Un primo passo in
questa direzione è stato lo sviluppo di sistemi per la distribuzione di contenuti dinamici e
interattivi. Ma negli ultimi anni l'attenzione si è concentrata sulla trasformazione del Web
in una vera e propria piattaforma su cui basare lo sviluppo di applicazioni distribuite,
denominate Web application services. A questo fine non basta disporre di linguaggi per la
descrizione dei contenuti, ma occorrono anche linguaggi di programmazione, piattaforme
di sviluppo, interfacce per l'interoperabilità di processi, dati e sistemi in rete.
Le ricadute economiche di queste tecnologie potrebbero essere enormi, e non a caso
grandi e piccoli attori del settore I&CT (da Microsoft, IBM, Sun e Oracle in giù) hanno
investito notevoli somme e risorse in questa direzione. L'affermazione di questo
paradigma cambierebbe radicalmente il modo di gestire i sistemi informativi aziendali:
invece di acquistare o sviluppare internamente il software e curarne la manutenzione (con
tutti i costi connessi), un'azienda potrebbe affittare servizi applicativi da terze parti. Con
l'avvento della banda larga anche il mercato consumer potrebbe essere coinvolto. E
anche per i sistemi informativi interni il passaggio da un approccio basato sulla presenza
di numerose applicazioni autonome residenti sui client a uno basato su servizi applicativi
centralizzati accessibili on-line determinerebbe una notevole riduzione del cosiddetto
Total Cost of Ownership (costo totale di possesso), oltre che una migliore gestione
dell'efficienza e della sicurezza.
Infine, alcuni brevi cenni vanno senza dubbio dedicati a quella che potrebbe essere la
prossima rivoluzione del Web: il Web Semantico. L'idea di fondo di questa rivoluzione è
semplice: dotare i sistemi di gestione delle informazioni in rete della capacità di analizzare
il significato di tali informazioni, e dunque di selezionarle o confrontarle in modo semantico
o di inferirne conseguenze non esplicitate. Basti pensare al funzionamento attuale dei
motori di ricerca: essi si basano in massima parte su un semplice confronto di stringhe di
caratteri, e su alcuni semplici trucchi di relevance feedback. Ma se volessimo chiedere
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(magari in linguaggio naturale) a un motore di ricerca «Dove posso comprare un computer
da usare per elaborare grafica 3D a un buon prezzo?» tale meccanismo sarebbe del tutto
insufficiente. Infatti il motore di ricerca dovrebbe in primo luogo avere la capacità di
analizzare pagine Web in lingue diverse, cercando di associare a diverse stringhe di
simboli uno stesso referente; poi dovrebbe avere delle regole per inferire quali
caratteristiche tecniche dovrebbe ragionevolmente avere il computer per rispondere alle
esigenze del richiedente; poi dovrebbe avere un modo per giudicare sensatamente il
rapporto prezzo/prestazioni (ad esempio non dovrebbe scartare un'offerta conveniente
solo perché il suo costo è, poniamo, di un euro superiore alla soglia del prezzo 'giusto'
calcolata); e infine dovrebbe fornire una risposta, magari articolata e motivata. Dotare il
Web, in quanto sistema complesso, di questo genere di facoltà 'intelligenti' è lo scopo più
ambizioso del progetto Web Semantico (che, per inciso, è ancora un'idea di Tim BernersLee).
Per raggiungere tale scopo sono necessarie numerosissime innovazioni, sia dal punto
di vista tecnico, con la convergenza delle tecnologie sviluppate nell'ambito dell'Intelligenza
Artificiale con quelle nate per sostenere l'architettura del Web, sia da quello dei
comportamenti sociali degli utenti, poiché il progetto richiederà il contributo diffuso
dell'intera comunità della rete. In particolare, il progetto Web Semantico richiede che
l'informazione sia inserita in rete non più in maniera 'grezza', ma accompagnata da
metainformazioni che aiutino a classificarla dal punto di vista semantico, in maniera
accurata e consistente. Un obiettivo certo desiderabile ma tutt'altro che facile da
raggiungere, giacché implica un cambiamento radicale nel modo in cui i soggetti fornitori
dell'informazione producono, organizzano e gestiscono l'informazione da essi prodotta.
Nei prossimi anni vedremo se questa sfida avrà o meno successo.
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ALCUNI ESEMPI DI NUOVE TECNOLOGIE DIGITALI
Global Positioning System
Il Global Positioning System (abbreviato
in GPS, a sua volta abbreviazione di
NAVSTAR GPS, acronimo di NAVigation
System with Time And Ranging Global
Positioning System), è un sistema
satellitare a copertura globale e continua
gestito dal dipartimento della difesa
(Departement
of
Defence,
DoD)
statunitense, che consente ad un utente
posto a contatto o in prossimità della
superficie terrestre di conoscere la propria
posizione geografica ed, eventualmente,
l'altitudine dal livello del mare.
Storia del GPS
Il Navy Navigation Satellite System, generalmente noto come sistema NAVSAT e oggi
rinominato GPS Navstar, fu realizzato dopo un lungo periodo di sperimentazione come
progetto Transit. Esso nelle intenzioni iniziali era destinato a fornire ai sommergibili USA
dotati di missili Polaris un sistema di navigazione preciso e con copertura mondiale. Fu
quindi adottato con successo da navi da guerra di superficie.
Nel 1991 gli USA aprirono al mondo il servizio con il nome SPS (Standard Positioning
System), ma differenziato da quello militare denominato PPS (Precision Positioning
System). In pratica veniva introdotta la SA (Selective Availability) che introduceva nei
segnali satellitari degli errori intenzionali.
Il GPS è stato creato a sostituzione del precedente sistema, il Transit, quando gli USA
hanno rinunciato alla Selective Availability ed hanno reso il primo sistema accurato quanto
il secondo, ed è supportato da un sistema di 24 satelliti artificiali.
Fino al maggio 2000, il segnale per uso civile
veniva degradato per ridurre la precisione
attraverso la Selective Availability (SA),
consentendo precisioni nell'ordine di 100-150 m.
Da quella data, invece, per decreto del
Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, è stata
disabilitata la degradazione del segnale,
consentendo la precisione attuale di circa 10-20
m. Nei modelli per uso civile è presente un
dispositivo che inibisce il funzionamento ad
altezze e velocità superiori a certi valori, per
impedirne il montaggio su missili improvvisati.
L'UE ha in progetto il completamento di una
propria rete di satelliti (Galileo) per scopi civili, fra i quali il GPS. Questo progetto ha una
valenza strategica in quanto la rete americana è proprietà dei soli USA e in gestione ad
autorià militari, che potrebbero decidere di ridurre la precisione o bloccare selettivamente
l'accesso al sistema; un investimento e proprietà condivisi dagli Stati utilizzatori sono una
garanzia di continuità, accessibilità e interoperabilità del servizio.
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Funzionamento del sistema
Il sistema di navigazione si articola nelle seguenti componenti:
• un complesso di 24 satelliti
• una rete di stazioni di tracciamento (tracking station)
• un centro di calcolo (computing stations)
• due stazioni di soccorrimento (injection stations)
• un ricevitore GPS
Satelliti
Sono disposti su orbite polari (orbita il cui piano contiene l'asse terrestre) a forma di ellissi
a bassa eccentricità. La loro quota è di circa 1100 Km. Ciascun satellite emette sulle
frequenze di 400 e 150 Mhz derivate da un unico oscillatore ad alta stabilità. Lo scopo
della doppia frequenza è quello di eliminare l'errore dovuto alla rifrazione atmosferica. Su
queste frequenze portanti, modulate in fase, vengono emessi i messaggi di effemeride
ciascuno della durate di due minuti; essi iniziano e terminano ai minuti pari interi del
T.M.G. Questi messaggi di effemeride contengono il segnale orario e i parametri orbitali
del satellite.
In tal modo il ricevitore GPS, mentre effettua il conteggio doppler, riceve i parametri
dell'orbita da cui deriva la posizione del satellite: viene così a disporre di tutti gli elementi
necessari a definire nello spazio la superfice di posizione.
Ricevitore GPS
Il principio di funzionamento si basa su un metodo di posizionamento sferico, che consiste
nel misurare il tempo impiegato da un segnale radio a percorrere la distanza satellitericevitore. Conoscendo l'esatta posizione di almeno 3 satelliti per avere una posizione 2D
(bidimensionale) e 4 per avere una posizione 3D (tridimensionale) ed il tempo impiegato
dal segnale per giungere al ricevitore, è possibile determinare la posizione nello spazio
del ricevitore stesso.
La precisione può essere ulteriormente incrementata grazie all'uso di sistemi come il
WAAS (statunitense) o l'EGNOS (europeo), perfettamente compatibili tra di loro.
Consistono in uno o due satelliti geostazionari che inviano dei segnali di correzione. La
modalità Differential-GPS (DGPS) utilizza un collegamento radio per ricevere dati DGPS
da una stazione di terra e ottenere un errore sulla posizione di un paio di metri. La
modalità DGPS-IP sfrutta, anziché onde radio, la rete Internet per l'invio di informazioni di
correzione.
All'interno di palmari, navigatori satellitari ed altri dispositivi è implementato il software
necessario a interpretare i dati del ricevitore satellitare e a localizzarlo. Nel prezzo
d'acquisto dei dispositivi è inclusa una royalty per la società che gestisce la rete di satelliti.
Esistono in commercio ricevitori GPS ("esterni") connettibili mediante porta USB o
connessioni senza fili come il Bluetooth che consentono di realizzare navigatori GPS su
vari dispositivi: palmari, PC, computer portatili, cellulari se dotati di sufficiente memoria.
Per la navigazione esistono software come Microsoft Autoroute che può integrare un
navigatore GPS, o programmi open source che utilizzano una cartografia pubblica. Uno
dei più diffusi è GPS-Drive che utilizza la cartografia della NASA, che mettte a
disposizione del pubblico le immagini topografiche in scala 1:2.600.000 dell'intero globo
terrestre. La cartografia, di alcuni giga, è scaricabile legalmente e soltanto dalle reti P2P.
Come è tipico dei software open-source, il programma consente una forte
personalizzazione, potendo scannerizzare e importare stradari e proprie carte
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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geografiche, o inserire "waypoint", punti di passaggio di interesse per il guidatore. Oltre a
ciò, offre le tradizionali funzioni di navigazione interattiva delle mappe con regolazione
della scala di riferimento, e la navigazione vocale, integrandosi con "Festival", software
open source di sintesi vocale.
Ad eccezione dei GPS satellitari, tutti gli altri sono impostati per trasmettere ad un
baudrate di 4800 bps (bit al secondo) su porta seriale. Trattandosi di una scelta dei
costruttori, aumentare questa velocità non reca alcun beneficio. Del resto, la frequenza
tipica con cui viene rilevata la posizione è di 1 Hz (ossia un posizionamento al secondo), e
velocità trasmissive superiori sarebbero sostanzialmente inutili.
Il GPS nell'utilizzo quotidiano
I moderni ricevitori GPS hanno raggiunto dei costi molto contenuti. Dopo il telefono
cellulare stiamo assistendo alla diffusione di un nuovo cult: quello del navigatore
satellitare personale. Il mercato offre ormai soluzioni a basso costo per tutti gli impieghi e
per tutte le tasche che si rilevano efficaci non soltanto per la navigazione satellitare in se e
per se, ma anche per usi civili, per il monitoraggio dei servizi mobili e per il controllo del
territorio. Esistono varie soluzioni:
•
•
Integrate:sono dispositivi portatili All-in-One che incorporano un ricevitore GPS, un display
LCD, un altoparlante, il processore che esegue le istruzioni date solitamente da un
sistema operativo proprietario, uno slot per schede di memoria ove memorizzare la
cartografia.
Ibride:sono dispositivi portatili nati per scopi diversi dalla Navigazione Satellitare (PC,
Palmari, SmartPhone) trasformati come tali attraverso il collegamento di un ricevitore
GPS esterno (Bluetooth o via cavo) e l'adozione di un software dedicato, in grado di
gestire la cartografia.
Con la diffusione capillare dei sistemi GPS, e di
conseguenza l'abbattimento dei costi per i
ricevitori, molti produttori di telefoni cellulari
hanno cercato di inserire un modulo GPS
all'interno dei loro prodotti, aprendosi quindi al
nuovo mercato dei servizi LBS (Location Base
Services, servizi basati sul posizionamento).
Tuttavia, la relativa lentezza con cui un terminale
GPS acquisisce la propria posizione al momento
dell'accensione (in media, tra i 45 e i 90 secondi),
dovuta alla necessità di cercare i satelliti in vista,
ed il conseguente notevole impegno di risorse hardware ed energetiche, ha frenato in un
primo momento questo tipo di accoppiata. Negli ultimi anni, però, è stato introdotto in
questo tipo di telefoni il sistema Assisted GPS, detto anche "A-GPS", tramite il quale è
possibile ovviare a tale problema: si fanno pervenire al terminale GPS, attraverso la rete
di telefonia mobile, le informazioni sui satelliti visibili dalla cella a cui l'utente è agganciato.
In questo modo un telefono A-GPS può in pochi secondi ricavare la propria posizione
iniziale, in quanto si assume che i satelliti in vista dalla cella siano gli stessi visibili dai
terminali sotto la sua copertura radio. Tale sistema è molto utile anche come servizio
d'emergenza, ad esempio per localizzare mezzi o persone ferite in seguito ad un incidente
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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Telerilevamento
Era generalmente accettata la definizione del telerilevamento come l'insieme di tecniche,
strumenti e mezzi interpretativi che permettono di estendere e migliorare le capacità
percettive dell'occhio umano, fornendo informazioni qualitative e quantitative su oggetti
posti a distanza dal luogo d'osservazione. Le moderne tecniche di Telerilevamento hanno
ampliato il campo di indagine ben oltre alle informazioni legate allo spettro
elettromagnetico comprendendo misure di campi di forze (gravitazionali, magnetico ,
elettrico) e utilizzando una grande quantità di strumenti (sistemi laser, ricevitori a radio
frequenza, sistemi radar, sonar, dispositivi termici, sismografi, magnetometri, gravimetri,
scintillatori). Oggi Il telerilevamento comprende tecniche di analisi della radiazione
elettromagnetica e dei campi di forze finalizate ad acquisire ed interpretare dati
geospaziali presenti sulla superficie terrestre, negli oceani e nell'atmosfera.
Le informazioni raccolte possono distare dall'osservatore da alcuni metri (Proximal
Sensing) fino a migliaia di chilometri (Remote Sensing), come nel caso delle osservazioni
effettuate dai satelliti. Il veicolo di informazione del telerilevamento generalmente è
l'energia elettromagnetica, sia essa proveniente dal sole, emessa dalla terra o generata
da strumenti radar o laser. L'energia elettromagnetica che trasporta le informazioni più utili
nel campo deli telerilevamento applicato allo studio del territorio è quella delle bande del
visibile, infrarosso e delle microonde.
Solitamente il rilievo di una superficie effettuato con tecniche di telerilevamento prevede
tre fasi distinte: la ripresa dei dati (da aereo, satellite o da terra), la loro elaborazione e
l'analisi. Gli strumenti di rilievo utilizzati possono essere distinti in due categorie e cioè
quelli che forniscono delle misure, come radiometri, spettrofotometri, scatterometri o altri,
e quelli che forniscono delle immagini, cioè macchine fotografiche, dispositivi digitali di
scansione, termocamere ecc.. Tutti gli strumenti da ripresa nel gergo tecnico vengono
chiamati sensori. Una distinzione che può essere fatta è quella fra strumenti passivi e
attivi: gli strumenti passivi misurano le radiazioni (siano esse emesse o riflesse)
provenienti dalle superfici investigate mentre gli strumenti attivi provvedono essi stessi
alla illuminazione delle superfici, captando poi la radiazione riflessa.
L'insieme di questi strumenti parallelamente alle moderne tecniche di analisi
(interferometria SAR, analisi spettrale, alta risoluzione spaziale, etc.) rappresentano un
metodo pratico, sistematico ed economico di mantenere ed aggiornare le informazioni sul
mondo che ci circonda ed in particolare nei seguenti campi di applicazione:
•
•
•
•
Agricoltura: gestione dei processi produttivi, verifiche di dettaglio di appezzamenti
e tipologie di colture, inventario e previsione dei raccolti, controllo delle proprietà,
valutazione dei danni post-calamità, etc. (vedi immagini);
Scienze Forestali: cartografia forestale, gestione demaniale, monitoraggio aree
deforestate o percorse da incendi, etc. (vedi immagini);
Geologia e Geologia Applicata: cartografia geologica, esplorazioni marine e
terrestri, valutazioni di impatto ambientale, monitoraggio di attività estrattive,
subsidenze, movimenti franosi, etc. (vedi immagini);
Topografia e Cartografia Tematica: realizzazione gestione ed aggiornamento
della cartografia, pianificazione territoriale, catasto, controllo dell'abusivismo edilizio,
etc. (vedi immagini);
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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•
•
•
•
•
•
Ambiente: classificazione multitemporale di uso e coperture del suolo, controllo e
gestione dell'ecosistema, valutazioni di impatto ambientale, monitoraggio
inquinamento, discariche e rifiuti urbani e industriali, gestione della rete idrica e aree
umide, etc. (vedi immagini);
Gestione del Rischio: monitoraggio di frane, subsidenze, alluvioni, vulcani e
terremoti e valutazione dei danni, localizzazione di aree inquinate, pianificazione
delle strutture di pronto soccorso, etc. (vedi immagini);
Difesa del territorio: monitoraggio di obiettivi strategici, pianificazione e
preparazione di missioni, verifica della pianificazione e degli accordi, controllo
dell'industria estrattiva, etc. (vedi immagini);
Mare e Aree Costiere: gestione delle coste, fenomeni di erosione costiera,
monitoraggio aree glaciali e periglaciali, pianificazione e controllo delle rotte
nautiche, presenza di alghe, etc. (vedi immagini);
Telecomunicazioni: pianificazione e supporto delle reti di trasporto e navigazione a
scala urbana e internazionale, etc. (vedi immagini);
Media e Turismo: cartografia, pubblicità, educazione, analisi di proprietà,
valorizzazione del territorio, etc. (vedi immagini).
Le nuove tecniche di rilevamento quali la geodesia spaziale (sistema Global Positioning
System - GPS), la topografia automatica, la fotogrammetria digitale ed il telerilevamento
(sistemi Landsat, Spot, SAR, Ikonos, Quick Bird, etc.), hanno profondamente cambiato i
metodi di acquisizione di informazioni metriche e tematiche sull'ambiente e sul territorio.
Contemporaneamente è divenuta fondamentale l'esigenza di interpretare e integrare tra
loro, le informazioni acquisite attraverso la cartografia numerica ed i sistemi informativi
geografici GIS.
Multimedia technologies
Il termine multimedialità o multimediale deriva al latino medium (= "mezzo", qui inteso
come mezzo di comunicazione) e si può grossolanamente tradurre in "con molti mezzi". Si
è diffuso tra la fine degli anni 1980 e l'inizio degli anni 1990.
Si parla di contenuti multimediali, specie in ambito informatico, quando per comunicare
un'informazione riguardo a qualcosa ci si avvale di molti media, cioè mezzi di
comunicazione di massa, diversi: immagini in movimento (video), immagini statiche
(fotografie), musica e testo.
Ad esempio, un' enciclopedia multimediale (come la presente Wikipedia), a differenza di
una normale enciclopedia cartacea, permette di associare ad ogni voce non solo la sua
spiegazione testuale, ma anche fotografie, disegni esplicativi, filmati, suoni, commenti
audio ecc.
Talvolta la multimedialità viene confusa con l'interattività, con la quale invece non ha
niente a che fare, almeno non direttamente. La confusione nasce dal fatto che spesso la
multimedialità è affiancata dall' interattività: ad esempio, la citata enciclopedia
multimediale sarà molto probabilmente anche interattiva, ovvero permetterà all'utente di
interagire con essa (ovvero comunicare delle indicazioni al programma che gestisce
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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l'enciclopedia, tramite il mouse o la tastiera, e ricevere da esso delle risposte sul monitor);
in questo modo, l'utente potrà "dire" all'enciclopedia se di un certo lemma vuole la
definizione testuale, oppure vuole vedere i filmati associati, o le foto, o ascoltare l'audio,
ecc.
Altro termine che spesso crea confusione
parlando di multimedialità è l'ipertestualità:
l'ipertestualità è la caratteristica di un
documento di utilizzare la struttura
dell'ipertesto; il prefisso iper sta ad
indicare la maggiore valenza di un
documento ipertestuale rispetto a un
documento
"tradizionale"
(cartaceo),
dovuta al fatto che un documento
ipertestuale
non
deve
essere
obbligatoriamente
letto
in
modo
sequenziale, ma si può saltare da una
parte all'altra senza seguire nessun ordine
prestabilito. Per intenderci, la differenza tra
un testo classico e un ipertesto è la stessa
che passa tra un'audiocassetta e un
compact disc: nel primo caso, per
ascoltare un qualunque brano dovremo
prima posizionarci opportunamente sul
punto desiderato del nastro, mentre nel
secondo potremo in qualunque momento
ascoltare il primo, l'ultimo o un qualunque
altro brano.
A questo proposito, si utilizza a volte il neologismo "ipermediale" o "ipermedialità" per
indicare più precisamente la fusione dei contenuti multimediali in una struttura
ipertestuale.
Identification technologies
Queste tecnologie permettono di stabilire sia la posizione che
l’identificazione di persone o merci attraverso differenti
tecniche. Ad esempio la firma digitale è un nuovo strumento
che permette ad una persona di operare con lo stesso risultato
giuridico di una firma fatta su carta. Per le merci vi sono nuove
tecniche che permettono di seguire il prodotto durante il suo
ciclo di vita e il suo cammino dal produttore al consumatore. Un
esempio è fornito dai corrieri espressi, i quali attraverso una
sorta di marchio elettronico fatto sul prodotto – in genere
trattasi di un codice a barre - operano una tracciatura della
merce, cioè possono in ogni momento sapere dove essa si
trova. Questa possibilità può permettere una quantificazione
dei tempi di attesa per i clienti. Negli ultimi anni si sta sempre
più diffondendo la tecnologia GPS (Global Positioning System). Questa tecnologia, nata
da scopi militari, permette di capire dove si trova una persona o gruppo di persone o un
mezzo attraverso l’uso di un dispositivo comunicante con una rete di satelliti geostazionari
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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ruotanti attorno alla terra. Il segnale inviato dall’apparecchio da terra viene elaborato da
tre satelliti, per cui attraverso una semplice triangolazione si può stabilire dove un mezzo
o una persona si trovi in un determinato istante fornendo le coordinate esatte del punto.
Elementi costitutivi la ICT: infrastrutture elettroniche, contenuti
ed accesso
Si sono descritte, precedentemente, differenti tecnologie inerenti la ICT. In questo
paragrafo verranno descritti alcuni elementi essenziali sui quali si andrà a strutturare il
seguito. In particolare faccio riferimento ad una ulteriore distinzione fatta da Van der Meer
e Van Winden (2003) che, al fine di una migliore comprensione dell’impatto delle nuove
tecnologie, opera una distinzione tra infrastruttura elettronica, contenuto elettronico e
accesso elettronico. Queste tre caratteristiche verranno descritte e permetteranno una
migliore comprensione di aspetti legati alla ricaduta che la ICT ha sia in campo economico
che sociale e, quindi, indirettamente nelle politiche della città.
L’infrastruttura elettronica è, per così dire, la spina dorsale hardware della ICT. Essa
consiste della parte fisica del sistema della ICT, quindi costituita tanto da server, PC o
telefoni mobili, che dalla parte più propriamente costituita dagli apparati infrastrutturali
costituiti dal cavi, antenne, fibre ottiche, etc.
Il contenuto elettronico è rappresentato dalle informazioni prodotte, immagazzinate,
distribuite o ricevute attraverso l’uso della ICT. Consiste, quindi, in ogni tipo di
informazioni ottenute attraverso websites, pubblicazioni elettroniche o databases. Ognuna
di queste tecnologie ha una propria tipologia di contenuto e, quindi, anche un possibile
target di utenza. La telefonia mobile, ad esempio, ha nella comunicazione vocale il suo
obiettivo principale, ricordando anche le ulteriori possibilità informative offerte dagli
operatori via SMS. Ma chi può produrre informazioni? Ebbene, potenzialmente tutti, dal
singolo utente fino ad arrivare alla grande industria o ad enti o strutture dello Stato.
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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Figura 5.13. Le tre componenti della ICT: infrastruttura, accesso e contenuti (Van
der Meer and Van Winden (2003)
Infine abbiamo l’accesso elettronico. Esso è la capacità fornita a ciascun individuo,
organizzazione, azienda o enti ad eccedere a queste tecnologie. E’ ovvio che lo sviluppo
di ciascuna tecnologia dipende fortemente dalle capacità di accesso alla stessa. Van der
Meer e Van Winden (2003) attribuiscono all’accesso due dimensioni: possesso e gestione
della tecnologia e conoscenza e capacità nell’uso della tecnologia. L’uso di internet, ad
esempio, può fornire molteplici benefici, sia in ambito sociale che economico. Quindi
l’accesso alla rete permetterebbe di accedere a moltissime banche dati e quindi
informazioni. Ed è proprio in tale ottica che l’accesso alla ICT, ed in particolare alla rete,
diviene motivo di dibattito, soprattutto per il ruolo che lo Stato dovrebbe svolgere nel
promuove l’accesso. Successivamente verrà trattato tale aspetto, sia con riferimento alla
politica nazionale dell’Italia che nel contesto della politica locale.
Molto interessante è l’aspetto di interazione tra le tre componenti, le quali sembrano
rafforzarsi l’un l’altra. Ad esempio, in molti casi troviamo un forte legame tra l’accesso e
l’infrastruttura, e ciò risulta particolarmente vero nei sistemi a rete, quali internet e la
telefonia. Difatti Shapiro e Varian (1999) hanno dimostrato che l’utilità della tecnologia a
reti risulta essere una funzione quadratica del numero di utenti.
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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Gli elementi costitutivi della ICT in ambito locale
Sulla scorta di quanto visto ed analizzato nel precedente paragrafo, andremo ora trattare
degli elementi costitutivi della ICT in ambito locale.
5.5.1
e-Access
E’ questo uno degli aspetti base della ICT a livello locale, ovvero la capacità, da parte
degli attori locali, ad accedere a queste tecnologie non solo come accesso fisico ad una
rete, ma anche la capacità ad usare le stesse e di avere accesso ad internet (Mitchell,
1999a).
I livelli di accesso sono differenti e si caratterizzano in funzione della scala geografica. Se
su scala globale vi è una forbice tra i paesi economicamente sviluppati e quelli del terzo
mondo, nel quale questi ultimi sono fortemente penalizzati in questi processi di crescita
tecnologica. Non solo, un fenomeno analogo di frattura e differenza nell’accesso è
presente tra le aree urbane e quelle rurali sia nei paesi del terzo mondo che, sebbene in
misura minore, tra gli stessi paesi industrializzati (DTI, 2000)5. Allo stesso modo in molte
città vi sono sostanziali differenze tra le aree con forte presenza di società o aziende ed
aree residenziali con categorie svantaggiate (Graham, 2000), dove motivi economici e il
connubio tra domanda ed offerta crea delle esclusioni sociali ai danni dei meno abbienti.
Quest’ultimo elemento fa emergere il rapporto tra la possibilità, da parte di tutti i cittadini
ad accedere alla ICT, e alcuni tratti per un possibile sviluppo urbano sostenibile. In
particolare van Winden (2003) distingue quattro caratteri, che se ben guidati da intelligenti
politiche urbane possono produrre sostanziali vantaggi per i cittadini:
1.
nuove opportunità economiche per la città;
2.
una maggiore coesione sociale;
3.
maggiori possibilità di monitorare la mobilità urbana;
4.
una maggiore qualità della vita.
Come abbiamo detto in precedenza, già di per se il settore della ICT presenta tratti
fortemente sfumati, dove differenti campi del sapere si intrecciano ripercuotendosi sia
sugli assetti sociali che su quelli economici. E ciò e ancora più vero quando non vi sono
chiari indirizzi politici e programmatici. Ad esempio le opportunità di crescita economica
offerte da alti livelli di accesso alla ICT devono necessariamente andare di pari passo con
una crescita culturale della comunità, favorendo, attraverso la creazione di centri
universitari di eccellenza, la formazione di nuove professionalità. Questo instaurerà un
circolo virtuoso come avvenuto in molte città, le quali hanno puntato sull’innovazione
attraverso un’azione sinergica tra programmazione politica, nuovi centri di ricerca e
società private, dando così vita ad un effetto domino positivo di rincorsa tra le diverse
componenti, le quali, oltre a generare nuove opportunità di crescita economica della
comunità locale attraverso l’e-bussiness o l’e-commerce, hanno indotto i fornitori di servizi
di ICT a potenziare le loro infrastrutture, fornendo così nuove opportunità tanto per la
comunità scientifica che per quella economica e sociale (si pensi, ad esempio ai vantaggi
offerti dalla telemedicina o alle teleconferenze). Allo stesso modo l’apporto della ICT può
aiutare sia nel ridurre alcune disuguaglianze sociali che favorire una migliore monitoraggio
della mobilità urbana. Se per il secondo aspetto vi sono pochi dubbi sull’efficacia di
5
Closing the digital divide: information and communication technologies in deprived areas, a report by Policy
Action Team 15. Department of Trade and Industry, London)
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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intelligenti sistemi di monitoraggio, sulla scorta dei quali potranno svilupparsi politiche di
assetto cinematico del territorio, l’aspetto sociale è senza dubbio più intricato poiché il
potenziamento e l’attuazione di accessi alla ICT è un aiuto che deve supportare aspetti
legati a politiche di malfare e di etica sociale. In tal senso, ovvero tecnicamente, una
maggiore capacità di accesso può favorire, ad esempio, i disabili, in modo tale da
garantire sempre maggiore autonomia ed indipendenza a questi cittadini, ma anche avere
la capacità di fornire nuove chances sul mercato del lavoro e nuove vie per garantire
l’accesso all’informazione politica dei cittadini e la loro partecipazione nei processi di
progettazione (tratteremo in seguito l’aspetto molto interessante della partecipazione).
L’ultimo punto, ovvero quello della qualità della vita, può essere visto come momento di
sintesi di differenti azioni, come, ad esempio, la capacità di incrementare la qualità di
alcuni servizi essenziali per tutti i cittadini. Ciò implica una capacità di dare maggiore
qualità al servizio sanitario e di assistenza, la possibilità di accedere, tramite tecnologie
ICT, ai servizi offerti dagli enti pubblici o privati (ad esempio servizi di prenotazioni on-line,
possibilità di accedere ad informazioni sugli uffici pubblici se non addirittura a ricevere
documentazione in formato digitale, etc.). Tutte queste azioni creeranno una maggiore
efficienza del servizio, garantendo non solo una riduzione dei costi per le amministrazioni
pubbliche, ma anche una crescita dei processi decisionali partecipativi nella vita della
comunità (quella che in gergo e detta e-democracy).
5.5.2
E-content
Questo secondo aspetto della information society a livello locale è rappresentato dalla
disponibilità di informazione o servizi interattivi a livello locale, come ad esempio un
giornale locale sul web o siti che trattano di informazioni turistiche, del traffico, eventi,
servizi offerti dalla pubblica amministrazione ai cittadini Van Winden (2003). All’interno di
questi contenuti possono inserirsi anche siti web relativi ad aziende che servono il
mercato locale, organizzazioni sociali, istituti scolastici, etc.
Questi contenuti possono essere considerati da un duplice punto di vista: quello inerente
la domanda e quello inerente l’offerta (Van Winden, 2003). Da un punto d vista della
domanda di contenuti richiesti a livello locale, possono essere individuate quattro
categorie di fruitori: i cittadini residenti, i visitatori, le aziende e, infine, gli enti locali.
Ognuna di queste categorie esprimerà delle richieste corrispondenti a quelle che sono le
rispettive esigenze. In tal senso, ad esempio, i cittadini domanderanno informazioni
relative a servizi offerti soprattutto dalle strutture pubbliche locali, come ad esempio
servizi sanitari, notizie di cronaca o di eventi, etc. Viceversa, chi visiterà la comunità locale
richiederà una differente tipologia di informazioni, in particolare sarà interessata ad
alberghi, eventi culturali, mappe, siti di interesse turistico e così via.
Riguardo invece alle aziende, esse saranno sicuramente interessate a conoscere tutte
quelle informazioni concernenti l’attività economica, e, quindi, ad informazioni sul mercato
del lavoro, alla legislazione locale e nazionale, la situazione sulla mobilità e in generale
sui trasporti, etc.. Infine, gli enti locali avranno bisogno di informazioni generali sul
territorio da essi amministrato; quindi tutta una serie di dati che riguardano sia a
composizione economica e sociale del territorio che dati sulla struttura fisica e geografica
dello stesso.
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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Da un punto di vista dell’offerta questa riguarderà, in generale, tre delle categorie sopra
esposte, ovvero, enti locali, cittadini e aziende, più una categoria costituita da associazioni
o gruppi che operano nel territorio.
In questo ambito un ruolo notevole potrà essere svolto dagli enti locali, dove in molteplici
città hanno svolto addirittura un ruolo di volano per uno sviluppo ad alti contenuti
tecnologici.
Il ruolo degli enti locali quindi, può rappresentare, da un punto di vista dell’offerta di
servizi, un notevole apporto sia in termini di efficienza della struttura amministrativa che in
termini di democrazia allargata e di crescita socio-economica del territorio. Abbiamo già
accennato ad alcuni di questi servizi che i cittadini potrebbero fruire on-line con grossi
risparmi di tempo per la cittadinanza, maggiore efficienza per l’amministrazione, riduzione
dei costi e una maggiore trasparenza amministrativa. Le altre categorie daranno contributi
in differenti settori.
Le aziende, ad esempio, potranno non solo operare sul mercato locale ma, per mezzo di
siti web, ampliare il loro bacino di potenziali clienti. Viceversa i gruppi o associazioni che
operano sul territorio possono offrire il loro contributo culturale o di conoscenza del
territorio nelle sue molteplici vesti, archeologica, fisica, storica, etc.. Riguardo, invece,
all’offerta prodotta dai singoli cittadini, essa può riguardare tanto aspetti culturali, con
contributi nei più svariati settori, che possono riguardare, ad esempio, la partecipazione a
giornali locali o nella condivisione di informazioni o di interessi. Tutte queste informazioni,
potenzialmente proficue per una crescita della comunità, hanno però una necessità:
devono, cioè, poter essere organizzate e strutturate in modo tale da sfruttare al massimo
il loro potenziale. Come si è visto in precedenza, le informazioni possono, anzi giungono
da differenti fonti; allo stesso modo vi è una richiesta differente che dipende dalla natura
del richiedente. Tutto ciò rende necessaria una strutturazione delle informazioni, la quale
può essere fatte in differenti modi. Un modo sicuramente efficace per organizzare tutto il
materiale è quello che sfrutta un portale locale6, il quale se strutturato in funzione della
domanda, quindi capire chi lo utilizzerà e per cercare cosa, potrà fornire informazioni in
modo strutturato e più mirato. La riuscita di tale operazione richiederà la partecipazione di
tutti gli attori locali, dai cittadini, agli enti locali, le aziende e le associazioni. In conclusione
possiamo dire che anche per l’e-content in ambito locale una buona qualità può essere
sicuramente un apporto per una sviluppo sostenibile. In particolare un e-content ben
strutturato e, ripetiamo supportato da un progetto politico condiviso, può ingenerare effetti
benefici tanto sullo sviluppo economico che nel fornire opportunità per i cittadini
svantaggiati. Un elemento qualificante tale processo verso la sostenibilità urbana è
6
Il termine “portale” può considerarsi come una classe particolare di siti web dotata di specifiche
caratteristiche contenutistiche e funzionali, ovvero è un prodotto editoriale on-line che svolge la funzione di
punto privilegiato di accesso al Web per gli utenti e che fornisce loro risorse informative, servizi di
comunicazione personale, e strumenti con cui localizzare e raggiungere i contenuti e i servizi on-line di cui
hanno comunemente bisogno.
Distinguiamo due tipologie di portali: ra portali orizzontali e portali verticali (o vortal, da vertical portal).
¾ portali orizzontali, o portali generalisti, sono i portali nel senso classico, i 'mega-siti' di accesso alla
rete che offrono strumenti di ricerca, contenuti e servizi ad ampio spettro tematico. Si tratta di prodotti
che si rivolgono esplicitamente a una utenza indifferenziata e, in un certo senso, rappresentano la
versione telematica della televisione generalista. Esempi di questo genere di portali sono Yahoo!,
Lycos, Microsoft Network o, per citarne alcuni italiani, Virgilio, Kataweb, Libero.
¾ portali verticali (o vortal, da vertical portal; detti anche portali tematici o di nicchia), per contro, sono
siti che offrono contenuti, servizi e (non sempre) strumenti di ricerca dedicati a particolari domini
tematici (sport, cinema, informatica, finanza, cultura, gastronomia, ecc.) o rivolti a ben definiti gruppi
sociali e comunità (caratterizzati dal punto di vista etnico, religioso, economico, culturale, sessuale,
ecc.).
(Fonte: Calvo M., Ciotti F., Roncaglia G., Zela A. M., Internet 2004, Laterza, 2004)
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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rappresentato dal ruolo del governo locale, il quale attraverso operazioni di e-government
può fornire un grosso contributo all’efficienza della struttura amministrativa e, quindi alla
qualità della vità per i cittadini.
5.5.3
Rete infrastrutturale locale
Questo terzo aspetto è contraddistinto da quella che è la struttura fisica della ICT, ovvero
cavi, linee coassiali, wireless network, fibre ottiche, etc.; può quindi essere considerato
come il mezzo di trasporto dell’informazione digitale. I forti cambiamenti avvenuti nel
panorama cittadino nell’ultimo decennio credo siano sotto gli occhi di tutti, a cominciare
dalle antenne per cellulari fino alle parabole per tv satellitare. Da un punto di vista della
qualità delle infrastrutture, abbiamo già accennato in precedenza che questa è in funzione
delle politiche economiche, per cui vi sono grosse differenze tra nazione e nazione e tra
città e città. Anzi, talvolta vi sono differenze all’interno della stessa città. Questa forbice
tecnologica è parte integrante di un quadro politico-economico che ha visto l’affermazione
di alcune città su altre (come si è visto nel primo capitolo). Questa differenza di peso
politico-economico ha indotto in queste città primarziali un ciclo tecnologico virtuoso, con
la creazione di infrastrutture di primissimo ordine (Graham, 1998), come, ad esempio, la
city di Londra, la quale ha una qualità infrastrutturale superiore a qualunque altra parte
della stessa Londra, ma anche di altre città. Questa situazione crea un movimento ciclico
dove innovazione tecnologica e processi economico-finanziari si rincorrono
vicendevolemente, per cui a nuove richieste dei mercati finanziari rispondono nuove
offerte dell’industria tecnologica e, viceversa, queste città divengono anche i luoghi
privilegiati dove si applicano e si sviluppano nuove tecnologie. Come visto l’elemento
qualificante in tale processo, in particolare per il livello globale, è rappresentato da fattori
geopolitici ed economico-finanziari. Ma un chiaro impulso, almeno per una qualificazione
tecnologica a carattere regionale o continentale, può e deve essere fatta per mezzo di
politiche nazionali tendenti a sviluppare questi settori innovativi. Paesi come l’Olanda, la
Finlandia e la Svezia hanno investito notevoli capitali, sia pubblici che privati, nella ricerca
ed innovazione tecnologica, ed oggi ne raccolgono i frutti con economie solide, un ottimo
walfare ed una migliore qualità dei servizi.
Interazioni e dinamiche tra e-Access, e-content e Rete infrastrutturale
La domanda a cui si vuole rispondere è se vi sono dinamismi tra le tre componente sopra
viste e, nel caso affermativo vedere che tipo di dinamismo è possibile riscontrare. Ebbene
numerosi studi hanno mostrato che effettivamente tra le tre componenti della ICT vi sono
interdipendenze che molte volte si rafforzano mutuamente.
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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Figura 5-15. La figura sopra mostra, in chiara chiave sistemica, le possibili interazioni che si creano
tra le tre principali componenti della ICT. Se, ad esempio, la capacità di accesso è sviluppata,
ovvero se vi sono molti utilizzatori, è molto probabile che ciò fungerà da volano sia per lo sviluppo
di un e-bussiness che di nuovi servizi offerti da enti locali od associazioni, con conseguente
sviluppo della componente rappresentata dai contenuti. Lo stesso dicasi nel senso opposto, cioè
ovvero un ambito locale ove vari soggetti, sia pubblici che privati, siano in grado di offrire servizi
on-line, potrebbe invogliare molti cittadini ad utilizzare tali servizi, con notevoli risparmi sia in
termini economici che di tempo. Questa interdipendenza tra la possibilità ad accedere ed i
contenuti si rivela molto importante, soprattutto quando si tratta di fruire di informazioni o servizi.
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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Le applicazioni della ICT in alcune città europee
9.3.1
Eindhoven e L’Aja
Il programma attuato ad Eindhoven è essenzialmente rivolto alle periferie (eneighbourhoods). Il progetto elaborato, denominato e-city (in olandese kenniswijk7) fu
lanciato nel 2000 dal Governo olandese, in particolare dal Ministero dei Trasporti e
Telecomunicazioni, ed ha come obiettivo quello di avviare un progetto di sviluppo per le
aree periferiche delle città - knowledge neighborhood - attraverso l’utilizzazione della ICT
nei settori dei servizi, della rete infrastrutturale e nell’applicazione di nuove tecnologie (il
motto era: better living, better working and better learning). L’area urbana oggetto del
progetto ha una popolazione residente di circa 85.000 abitanti, dilatandosi tra Eindhoven
ed Helmond (vedi mappa) e l’obiettivo che ci si proponeva e ci si propone consiste nel
connettere, attraverso la banda larga, il maggior numero possibile di famiglie, in modo tale
da promuoverne l’uso e la conoscenza tra i cittadini della ICT e, in particolare, di internet.
Si tratta di un’area che, oltre ai due nuclei centrali di Eindhoven ed Helmond, include zone
commerciali, zone ad uffici ed il campus del TU-e (Technische Universiteit Eindhoven). Il
progetto si fondava sul tentativo di promuovere uno sviluppo più equilibrato attraverso:
1.
2.
3.
4.
un incremento dello sviluppo urbano;
rafforzamento delle risorse;
maggiore capacità organizzativa;
azioni sinergiche tra pubblico e privato.
Figura 9-2. L’area interessata
dal progetto concerne la parte
est della città di Eindhoven
fino a Helmond
7
Maggiori dettagli ed informazioni possono trovarsi agli indirizzi web:
http://www.kenniswijk.nl/personal/en/jsahtml/statichomepage/jsptemplates/index.jsp oppure
http://www.minvenw.nl/cend/dco/home/data/international/gb/eng0701.htm#Telecommunications
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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Il primo punto vuole essere un obiettivo nella direzione dello sviluppo, ovvero better living,
better working and better learning. Quindi come lo slogan suggerisce le nuove tecnologie
sono viste come opportunità per il miglioramento della vita di tutti, cittadini ed operatori
economici. Difatti, per il raggiungimento di tali obiettivi si punta molto sullo strumento ICT
per incrementare l’efficienza della macchina amministrativa, sperimentare nuove forme di
e-democracy, rivitalizzare il commercio degli operatori per mezzo dell’e-commerce e sulla
possibilità di accedere a più ampi servizi e nuove conoscenze. La riuscita di un tale ed
ambizioso progetto darà all’area di Eindhoven un ruolo di leadership nel campo delle
nuove tecnologie nella Regione del Brabante.
Il secondo punto ha come obiettivo la stimolazione degli operatori delle ICT nello
sviluppare politiche di sviluppo tendenti non solo ad incrementare il numero di possessori
di PC, ma anche quello di sviluppare attività formative volte all’alfabetizzazione
informatica della popolazione a costi, per così dire, politici. Anche nel campo sociale si è
puntato molto sull’uso delle nuove tecnologie, sia attraverso la creazione di virtual
community, che attraverso una sorta di punto informativo a cui tutti potranno chiedere
informazioni sulle politiche e sulle opportunità formative 24 ore al giorno.
L’aspetto legato alla capacità organizzativa è un elemento essenziale nell’attuazione del
progetto. Come si è accennato sopra, il progetto è partito da un progetto governativo
basato su una specie di concorso nazionale al cui vincitore veniva fornito il danaro per
applicare il miglior programma che andasse nella direzione indicata dal bando. E’ stato
quindi necessario creare un ufficio comunale che si occupasse di tutte le varie fasi del
progetto, dalla partecipazione al concorso, fino alla creazione di una sorta di
cronoprogramma delle fasi attuative del progetto. Durante le fasi pre-attuative
l’amministrazione locale contattò tutti gli operatori economici, in particolare quelli dei
settori ICT, del territorio, al fine di quantificare il numero di aziende disposte a partecipare
al programma. Dall’analisi di queste fasi pre-progettuali prima e in corso d’opera poi, sono
emerse molte problematiche: una prima problematica ha riguardato il rapporto tra
pubblico e privato. Il settore privato si è dimostrato, nella fase pre-progettuale, poco
incline ad assumersi rischi di impresa, assumendo una posizione di attesa per vedere poi
come gli eventi evolvevano. Ancora nelle fasi in cui il progetto è partito le tempistiche si
sono invertite: il privato voleva tempi brevi e risultati immediati e concreti, mentre il settore
pubblico aveva tempi molti dilatati nel tempo ed una tendenza a visioni più utopiche ed
astratte. Riguardo, invece, all’atteggiamento dei cittadini esso si è dimostrato impaziente o
del tutto disinteressato, facendo anche emergere carenze nei processi comunicativi sul
progetto.
Purtroppo, allo stato dei fatti, non si sono raggiunti tutti risultati previsti ed il numero degli
utenti è risultato notevolmente inferiore alle aspettative. Inoltre si è visto che vi sono
notevoli difficoltà nella gestione dei rapporti tra operatori pubblici e quelli privati,
soprattutto perché vi sono visioni economiche totalmente differenti. Anche se molti di
questi operatori, soprattutto quelli che investono in nuove tecnologie, hanno avuto
momenti difficili dovuti al crollo della new economy degli scorsi anni o con l’enorme debito
che molti di essi hanno subito a seguito dell’acquisto delle licenze UMTS, resta da dire
che non sempre privato è meglio di pubblico, soprattutto quando in gioco vi sono interessi
economici e gli equilibri sociali. Al momento il progetto è ancora in fase di attuazione e
saranno, quindi, i prossimi anni a dirci se è riuscito e se è stato un fallimento.
Riguardo invece a l’Aja (The Hague), la politica scelta dalle autorità locali è stata
incentrata sul libero accesso alla rete per tutti i cittadini direttamente dalle loro abitazioni
attraverso il progetto Residentie.net. Al fine di consentire il massimo numero di accessi
possibile, le autorità hanno stipulato un accordo con alcuni operatori del settore delle
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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telecomunicazioni per garantire l’accesso gratuito alla rete e, per coloro che non
possedevano un PC, permettere un accesso via teletext, per i quali era necessario il
telefono e il televisore. Il progetto era volto essenzialmente a permettere alla maggioranza
dei cittadini di accedere ai servizi delle autorità locali direttamente via web, con una
migliore qualità del servizio ed una disponibilità di informazioni a trecentosessanta gradi.
In sintesi un portale web urbano dal quale potranno informarsi sulla politica locale, il
mercato del lavoro, i servizi offerti, il commercio, i trasporti locali, etc.
A sintesi dell’esperienza possiamo di dire che: da un lato ha dato buoni risultati sia da un
punto di vista dell’e-government favorendo efficienza e trasparenze, che più opportunità
alle classi svantaggiate in quanto ha reso disponibili, in modo pressoché gratuito, una
banca dati infinita ma anche una opportunità di accesso alle nuove tecnologie. Dall’altro
lato, invece, ha creato alcune difficoltà di ordine economico, poiché la città era il principale
investitore, ciò ha comportato notevoli esborsi in termini economici, ed inoltre le
compagnie che hanno aderito al progetto hanno imposto prezzi alti per alcuni servizi,
come le telefonate o gli help desk.
9.3.2 L’esperienze di Manchester ed Helsinky
L’approccio operato a Manchester si realizza per mezzo di una politica volta all’apertura di
centri di ICT il cui obiettivo è quello di fungere sia da polo di aggregazione sociale che da
supporto nell’offerta verso quella parte della popolazione che ha poca o nulla conoscenza
delle nuove tecnologie. E’ strutturato essenzialmente per l’accesso ad internet e alle
tecnologie multimediali. Un esempio in tal senso ci è fornito dalla municipalità di
Manchester (UK), la quale è stata una delle prime città europee ad attuare una politica
volta alla realizzazione di questi centri, denominati “Electronic Village Halls” (EVH’s;
http://www.manchester.digicity.org.uk/ ). Essi furono sviluppati nei primi anni ’90,
basandosi sui rural community teleservices provenienti dalla cultura scandinava.
All’interno di questi centri vi sono sia punti di accesso ad internet che programmi finalizzati
all’alfabetizzazione della popolazione verso l’informatica. Vi sono tre centri, dei quali due
sono localizzati direttamente presso aree del territorio urbano dove vi sono situazioni
sociali difficili (forte immigrazione, disoccupazione, disagio sociale, etc.).
Il secondo esempio è quello che costituisce punti libero di accesso alla ICT in edifici
pubblici. Un esempio in tal senso viene da Helsinki e dalla stessa Manchester, dove le
biblioteche pubbliche svolgono anche questa funzione. Helsinky ha nel centro della città
una speciale biblioteca elettronica8. Essa funge sia da punto informativo che da punto di
incontro. Anche in questi centri vengono offerte non solo l’accesso alla rete ed alla posta
elettronica, ma programmi di alfabetizzazione informatica diretto a tutti i cittadini. Va
segnalata una iniziativa particolare: in uno degli edifici (per l’esattezza il Lasipalatsi
buiding), hanno creato un sofisticato sistema elettronico che permette l’interazione tra
8
Cable book library; per maggiori dettagli si
http://www.lib.hel.fi/page.asp?_item_id=3060&_lang_id=EN
visitino
le
pagine
web
all’indirizzo:
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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utente e sistema in alcune operazioni di vita quotidiana. Per esempio nei tavoli del bar vi
sono schermi interattivi attraverso i quali si può ordinare la consumazione.
Figura 9-3. Il sito di Manchester. Un portale dal quale è possibile accedere a differenti servizi.
Figura 9-4 e 9-5. Due immagini della biblioteca elettronica - Cable Book Library - di Helsinky
9.4
Sintesi delle diverse esperienze europee
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Antonio Caperna. Elementi di ICT nella pianificazione e progettazione urbana
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A conclusione del presente paragrafo credo sia importante spendere alcune righe sui
risultati mostrati nella tabella sottostante.
La tabella 9-4 vuole essere un tentativo, seppure parziale, di fornire un’analisi sulle varie
politiche adottate attraverso un quadro comparative delle esperienze illustrate. Questa è
stata realizzata attraverso un limitato numero di interviste, per cui il risultato và letto con
molta cautela.
Sulla prima colonna di sinistra è visibile la composizione degli obiettivi analizzati in due
gruppi: il primo rappresentato dal contributo agli obiettivi di politica urbana (contribution to
urban goals) ed un secondo gruppo (Strengthening of resource of target groups)
focalizzato sul rafforzamento delle risorse e di obiettivi a carattere sociale. Dall’analisi del
primo gruppo di obiettivi emerge un andamento generale che va dal neutro alla positività
dell’apporto della ICT. In particolare il progetto E-neighborhoods di Eindhoven sembra
essere quello che al momento presenta un complessivo apporto positivo. Dall’analisi degli
altri progetti sembra emergere una sostanziale neutralità sullo sviluppo economico e poca
influenza sull’e-government. Ciò potrebbe essere spiegato con il fatto che obiettivi primari
dei progetti sviluppati a l’Aia, Manchester e Helsinki hanno essenzialmente una natura
volta sostanzialmente al sociale e solo indirettamente agli altri aspetti. E difatti, seppure di
poco, la seconda fascia di obiettivi sembra avere avuto un maggiore impatto positivo sulla
società. Se è chiaramente positivo l’aspetto riguardante la crescita economica, risulta
altrettanto positivo riscontrare come in Eindhoven e Manchester vi sia stata una crescita
culturale de fasce più svantaggiate. Ancora incerto appare il risultato sugli aspetti sociali,
volti a sanare o, comunque, a rimarginare fenomeni di disagio. Molto interessante,
soprattutto per gli aspetti di criticità scaturiti, è la situazione relativa alla capacità
organizzativa delle amministrazioni pubbliche e la capacità, tra settore pubblico e privato,
di interagire in modo sinergico. Questa è sicuramente la parte che presenta le maggiori
lacune, segnando addirittura effetti negativi in città come l’Aia ed Helsinki. Risulta quindi
necessario porre estrema cautela nella definizione di politiche volte all’attuazione di
indirizzi di crescita nelle nuove tecnologie. Dovendo necessariamente, per motivi
finanziari, richiedere l’apporto dei privati è necessario avere una struttura organizzativa ed
un progetto politico chiaro. Risulta altresì necessario avere le idee chiare sugli obiettivi,
sociali ed economici, poiché il settore privato tende essenzialmente a mirare all’aspetto di
crescita economica, il quale se non accompagnato da una pari crescita sociale, può
innescare ulteriori fenomeni di esclusione sociale con conseguente aumento di
conflittualità.
In conclusione possiamo dire che la rivoluzione legata alla ICT, può certamente creare
nuove opportunità, sia in ambito economico che in quello socio-politico e certamente la
città è e sempre più sarà il luogo dove tale rivoluzione sarà attuata. Per generare processi
tendenti ad obiettivi sostenibili è, quindi necessario attuare una politica volta ad una
intelligente applicazione delle nuove tecnologie. Non, quindi, progetti isolati e inutili, ma
progetti che tendano a ridisegnare le azioni di governo verso obiettivi di crescita della
conoscenza dei cittadini, di maggiore efficienza dell’amministrazione locale e di
integrazione della ICT nelle strutture socio-economiche al fine di produrre maggiore
efficienza, maggiori opportunità e maggiore tutela dei cittadini svantaggiati.
Tabella 9-4. La tabella opera una comparazione tra le differenti esperienze fatte dalle quattro
città (Fonte: W. Van Winden, 2003)
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PROJECT
Strengthening
of resource of
target groups
Contribution to
urban goals
CITY
Economic
development
Social
equality
egovernment
Material
Cognitive
resource
Social
resource
Eneighborhoods
ICT centre
(EVH) for
deprived
groups
Free internet
access for
all
Internet access
in public
buildings
Eindhoven
Manchester
The Hague
Helsinki
●
N
N
N
●/ N
●●
●
●
●
N
●●
N
●
●
●
●
●
●●
N
N
●
N
●
N
Alignment
with private
●
●
●
sector
initiative
Organising
N
N
●
capacity
Value scale: ●● very positive; ● positive; N neutral; ● negative
●
N
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