quando i legami si spezzano

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quando i legami si spezzano
ROTARY ROVERETO
AI ROTARY CLUB DI BORGO VALSUGANA, FIEMME E FASSA, MADONNA DI CAMPIGLIO, RIVA DEL GARDA, TRENTINO NORD, TRENTO.
AL RAPPRESENTANTE DISTRETTUALE DEL GOVERNATORE :
INVITO
Il mio invito si può giustificare anche per quella singolare e fortuita circostanza che si è
verificata per l’anno a venire e che vede coincidere il tema fondamentale della mia
annata : “ IDENTITA’ E CAMBIAMENTO NELL’INDIVIDUO, NELLA COPPIA, NELLA
FAMIGLIA E NEI GRUPPI SOCIALI” con il messaggio del Presidente Rotary International
Kalyan Banerjee : “CONOSCI TE STESSO PER ABBRACCIARE L’UMANITA’”.
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LUNEDI' 23 GENNAIO PRESSO LA NOSTRA SEDE IN VIA CARDUCCI, 13, AD ORE
19.00
AVRA' LUOGO IL PROSSIMO INCONTRO SUL TEMA :
"QUANDO I LEGAMI SI SPEZZANO"
Relatrice FRANCA GAMBERONI, consulente di coppia e mediatrice famigliare, iscritta
alla SIMEF, Società Italiana Mediatori Famigliari, Master presso il Tavistock Centre di
Londra, non solo è coordinatrice dell'Associazione laica famiglie in difficoltà (ALFID) di
Trento, ma sin dalla sua istituzione ne ha rappresentato (e ne rappresenta) una delle
anime che maggiormente ha contribuito alla crescita e sviluppo di tale associazione.
L'ALFID è una associazione finanziata dalla Provincia Autonoma di Trento,che opera nel
settore privato-sociale sin dal 1986 e si occupa di :
- informazione ed orientamento nella crisi di coppia
- mediazione famigliare e/o sostegno pedagogico
- sostegno psicologico sia singolo che di coppia
- ospitalità temporanea genitoriale
Attualmente l'Associazione dispone di un centro di consultazione che mediamente
gestisce all'incirca 800 situazioni l'anno, dispone di 4 appartamenti di accoglienza di cui
uno per gli uomini. In Alfid lavorano 6 dipendenti più 5 psicoterapeuti esterni in veste di
collaboratori. L'esperienza maturata da Franca Gamberoni è tale che è divenuta un
autorevole punto di riferimento nel mondo della mediazione famigliare. Scorrendo il suo
curriculum si può vedere come è richiesta da Università e Centri di Mediazione Famigliare
per svolgere attività di docenza, di supervisione e di ricerca, sia in Italia che all'estero.
Cari saluti ed a presto. Giacomo Di Marco - Presidente Rotary Club Rovereto
[email protected]
mail
Giacomo Di Marco che c'era quando ho iniziato questo lavoro più di 20 anni fa.
Con questa apertura della serata, mi ha messo in testa una corona che mi fa sentire
ancora più responsabile in merito a quello che andrò a dire.
QUANDO I LEGAMI SI SPEZZANO
volevo parlarvi per una mezz'ora e darvi DUE flash di questo argomento...
UNO ESTERNO che ha a che fare con i MODI
L'ALTRO INTERNO che ha a che fare con il TEMPO
sono poi, secondo me, le due facce della stessa medaglia
ma volevo parlarvene, rimanendo in superficie
metto ulteriormente le mani avanti
e parto con un riferimento autorevole in questa
materia che Roland Barths che ribadisce in varie occasioni nei suoi scritti che
PARLARE DI QUESTE COSE induce alla FRAMMENTAZIONE:
molti di noi nell'amare siamo spezzati, multipli, contraddittori, dissonanti e
soprattutto INCOMPLETI
e invece quando LASCIAMO O siamo lasciati non sappiamo nemmeno CHI SIAMO,
se siamo noi che agiamo o se non siamo sempre agiti.
sono le due facce della STESSA MEDAGLIA .
PREMESSA
Dire: “quando i legami si spezzano” rinvia a a PESANTEZZA, SOFFERENZA:
è assumere un carico di SIGNIFICATI COMPLESSI e difficili da raccontare.
È un titolo che riporta all' ESPERIENZA che ognuno di noi ha SENTITO o SUBITO
negli eventi di separazione, di qualsiasi tipo, ma tanto più nelle separazioni familiari.
Gli eventi di separazione sono SEMPRE E COMUNQUE EVENTI DI LUTTO e
appartengono a quella costellazione di PICCOLE MORTI che accompagnano la
nostra vita, proprio perché la vita è TESSUTA DI LEGAMI e questi sono il nostro
“centro di gravità permanente” come dice Battiato.
Eppure… eppure è possibile.
È possibile riuscire ad ELABORARE la separazione “un legame spezzato” - CHE
PORTA INSICUREZZA, PAURA, SPIAZZAMENTO, SCONCERTO e anche
RABBIA o RANCORE - in una crescita EVOLUTIVA e, a volte, persino
CREATIVA?
Naturalmente, nonostante gli sforzi di tutti, gli amori continueranno sempre ANCHE
A FINIRE.
Infatti “lasciarsi “ è un esperienza che PURTROPPO NON RISPARMIA QUASI
NESSUNO e vorrei dire che molto spesso diventa un'esperienza di FRONTIERA.
Qualcosa che sta sui due confini.
e....... di frontiera …..è anche il mio lavoro che si occupa di coppie in crisi, a vari
livelli, e persone che si separano.
Provate ad immaginare come E' FATTA una FRONTIERA dal punto di vista
geografico e storico. Da una parte c’è…....uno stato STATUS E dall’altra c’è…. un
altro stato STATUS
Lo SPAZIO IN MEZZO o di mezzo che cosa è?
È uno spazio D' INTERMEZZO che non è di nessuno, è uno spazio vuoto DI
TRANSIZIONE che, per chi si lascia, viene riempito in modi diversi a seconda delle
situazioni e dove........ tutto è possibile.
Vedo persone che da uno STATUS passano ad un ALTRO varcando confini, prima
SICURI, verso altri, INCERTI.
In quel vuoto, spazio da fra una frontiera e l’altra sarebbe bene SO-STARE per
guardare sui due confini.
SOSTARE vuol dire STARE FERMI ma anche SO- STARE ci sto dentro dentro
l'argomento, muovo nuovi pensieri, mi soffermo, mi trattengo.
Gli amori che finiscono andrebbero guardati in faccia ONESTAMENTE, andrebbero
interrogati senza colpa.
I nostri amori andrebbero e ricordati e rivissuti per CAPIRE e ASSAPORARE a
LUNGO cosa hanno portato di BELLO e di BRUTTO nella nostra esperienza.
Uno dei luoghi comuni quando un amore finisce è di “FARSENE UNA RAGIONE”
ma invece sarebbe opportuno “TROVARE UNA RAGIONE”
Le persone che si separano STANNO MALE, sono confuse e agiscono in
continuazione delle azioni, dei movimenti e non DELLE SOSTE.
Ed è in questi movimenti che di solito accadono quelle che io chiamo CADUTE DI
STILE
In questo spazio di frontiera fra confini diversi si dovrebbe, diciamo che SAREBBE
MEGLIO avere a che fare con il BON TON con un galateo che molto spesso non
c'è .
Fermarsi , COME VI DICEVO PRIMA, vorrebbe dire che SO STARE, so starci
ANCHE DENTRO, fra i due confini.
GALATEO, BON TON, ETICHETTA sono termini che devono RIGUARDARE
all’ETICA (quel ramo della filosofia che si occupa di ciò che è BUONO, GIUSTO
o MORALMENTE corretto) anche se è un'etica MINORE applicata NON ai grandi
problemi della vita morale, MA ai semplici problemi della vita di tutti i giorni.
PRIMA FACCIA DELLA MEDAGLIA I MODI – LA MANIERA – LO STILE
Premetto che facendo questo lavoro da più di 20 anni sono abituata a SENTIRE le
vicende più FANTASIOSE e ci si accorge che comunque la realtà ha sempre qualcosa
di nuovo da dirci. Un flash:
Quando un amore finisce INIZIA la ricerca dei PERCHE': questa è la parte più
INTRIGANTE E POTENZIALMENTE CREATIVA dell'intera vicenda.
A volte questo APPASSIONATO FRUGARE coinvolge solo i partner e i loro
strettissimi amici.
Più spesso nel caso di un RAPPORTO MATRIMONIALE o di convivenza si va alla
caccia delle CAUSE del FALLIMENTO e a questo FRUGARE partecipano con
DIVERSI stati d'animo e VARIEGATI obiettivi PARENTI,AMICI, COLLEGHI,
AVVOCATI e GIUDICI. Si fruga, si sfruguglia, ma in che modo?
Questo stato di cose è già essere sul PRIMO CONFINE
Ma qual è il modo di stare sul primo confine fra quello che è NORMALE (passatemi
il termine) come il
− frugare nelle tasche del marito che si pensa possa avere una relazione,
− spiare e controllare una moglie che ci sembra non aver detto la verità
− sottrarre dei soldi dal conto comune
− oggi con i cellulari, le schede, ecc. Molte cose sono più sotto controllo di
qualche anno fa
e tante altre azioni che risultano NON - normali in una situazione dove succede un
terremoto. COME:
- portare, dopo sei mesi dalla separazione, la propria figlia di 5 anni e la nuova
compagna a Rimini per tre giorni e scegliere lo stesso albergo, la medesima stanza
dell'anno prima è UNA CADUTA DI STILE. Al mio balzo sulla sedia e
all’espressione facciale di perplessità mi è stato risposto che: “c'era una buona
cucina.”.
- Se un marito, che se ne è andato di casa da quattro mesi, NON FA SAPERE DOVE
ABITA ed è in via di separazione entra in casa, SENZA AVVERTIRE, in ore in cui sa
benissimo che la moglie non c'è e si fa il caffè lasciando la tazzina sporca poi pure
prende qualche effetto personale È UNA CADUTA DI STILE.
− Se una nota professionista lascia il marito con due figli adolescenti e si
trasferisce quattro case più in là con il nuovo compagno e aspetta un bambino è
UNA CADUTA DI STILE.
Sono delle CADUTE DI STILE MA è anche NON SAPER VEDERE LA
FRONTIERA, non capire i confini, non darsi la possibilità di pensare.
C’è una caratteristica contemporanea degli amori e delle rotture che, SECONDO ME,
è davvero anomala, assurda ed è LEGATA alla INCAPACITA' GENERALE della
nostra società di VIVERE LE USCITE, non si prevedono infatti RITI DI USCITA
(eppure quando esci da una frontiera e poi quando entri nell’altra mostri i documenti
di identità).
L'unico rito di uscita avviene in Tribunale, Alfid più volte, ma non solo noi, ha
chiesto che questa cerimonia venisse tolta dal Tribunale. Ma non vi pare che una
qualunque saletta comunale magari del Giudice di Pace non sia meglio del Tribunale?
Vengono peraltro salvati alcuni i RITI DI ENTRATA, vedi il giorno di San Valentino,
o il corso per fidanzati, o comunque i fiori a certe ricorrenze del percorso amoroso.
Eppure, nell'esperienza amorosa il lasciarsi, l'amore che finisce, E' nella
CONDIZIONE UMANA.
USCIRE, CONGEDARSI, richiede una COMPETENZA che non è ovviamente
SOLO INDIVIDUALE ed è davvero strano che in assenza di riti si tenda ad
ASSIMILARE ogni uscita dalla relazione amorosa ad una forma di incidente spesso
mortale,
• di un dramma/ tragedia attutita, sopita,
• di un assurdo, un paradosso non tematizzato,
• di un urlo non espresso
• di un fallimento non ammesso.
NELLE STORIE che finiscono ci sono modi MOLTO SBRIGATIVI di sbarazzarsi di
chi non ci è più utile.
L'INCOMPETENZA rispetto alle uscite invece di essere affrontata viene considerata
come parte stessa del BUON FUNZIONAMENTO di una società che non HA
TEMPO per queste cose.
Ecco perchè, a me piacerebbe, se fossi capace, scrivere il GALATEO DEGLI ADDII
per COSTRUIRE una CIVILTÀ DEL CONGEDO che renda sopportabile il dolore
dell'abbandono.
Si dice, non so perché, che IN AMORE TUTTO E' CONSENTITO, ma non è vero!
L'amore non è ETERNO e coloro che amano e che sono amati DEVONO FARE I
CONTI non solo con le DELIZIE DEL CUORE ma anche con il DOLORE DELLA
SEPARAZIONE.
Le relazioni finiscono e sarebbe opportuno TROVARE UN MODO ADEGUATO per
CONGEDARSI (o viceversa accettare di essere abbandonati) che non LACERI la
nostra identità che NON ASSIMILI la FINE DI UN AMORE AD UN INCIDENTE
MORTALE, a un fallimento totale della nostra vita a un naufragio della nostra
personalità.
Il rito dell'abbandono – specularmente a quello dell'unione il matrimonio- RICHIEDE
UNA COMPETENZA che NON è solo INDIVIDUALE, naturalmente, ma che
dovrebbe COINVOLGERE anche la società il consesso, CONCILIO degli amici.
In MANCANZA di una ritualità del congedo le coppie che si separano devono
ELABORARE IL LORO LUTTO IN SOLITUDINE, vengono lasciate al loro dolore
che genera CRUDELTA' VENDETTA E RANCORE.
Sentimenti apparentemente lontanissimi dalla sfera dell'amore che le aveva tenute
insieme.
Spesso nel mio lavoro si vede a che punto di RIDICOLO E DI TRAGICO siamo
arrivati.
Ecco perchè sarebbe interessante FORMULARE UN GALATEO DEGLI ADDII,
un’etica per costruire una civiltà del congedo che renda sopportabile il dolore
dell'abbandono senza per questo perdere lo STILE (Levi)
Vi porto un po' all'estremo.... Primo Levi in un'ultima intervista che ha fatto ad Anna
Bravo parlava della sua GESTIONE DELLA DIGNITA' , anche se era nel luogo più
disumanizzante come il campo di concentramento ed aveva addosso una divisa unta e
bisunta, lui tutte le mattine SPOLVERAVA QUESTA DIVISA in modo da togliere la
polvere della notte e affrontare con questo gesto la giornata.
SECONDA FACCIA DELLA MEDAGLIA - LA QUOTIDIANITÀ
Scelgo come COLLOCAZIONE DI CAMPO uno sguardo sulla QUOTIDIANITA'
degli interventi in ALFID.
Altro dato per farvi capire da dove vengono i miei pensieri è dato dalla fascia d'età
che va dai 33/35 ai 43/45 benestanti e con un titolo di studio elevato.
Il mio sguardo è su molte SITUAZIONI NORMALI quelle che NON fanno notizia.
Siamo ormai abituati alla DRAMMATICITÀ legata ai mass media che insistono sui
casi eclatanti, quelli che producono la sensazione di spavento di allarme e che
inducono a reazioni emotive molto forti.
Comunque se poi volete ve ne posso raccontare anch'io perché ovviamente in più di
20 anni di lavoro casi eclatanti ne ho visti .
Ma oggi scelgo di parlarvi della DRAMMATICITÀ SILENZIOSA che sovente è
dentro le SITUAZIONI NORMALI che non fanno notizia, non tutte ovviamente.
E la drammaticità, secondo me, è più spesso data dalla LEGGEREZZA
− con cui ci si separa
− si formano nuove famiglie
− si mettono al mondo nuovi bambini
− si allargano famiglie senza riferimenti di valori etici ecc.
senza la formulazione di un pensiero circa IL SENSO di quanto si va facendo.
Senza un progetto che sappia GUARDARE al FUTURO dove si possa transitare
verso un NOI verso una RECIPROCITÀ e CONDIVISIONE di qualità della vita e
delle relazioni.
La DRAMMATICITÀ sta dunque nella LEGGEREZZA con cui ci si separa che
evidentemente è la stessa leggerezza con cui ci si sposa.
Unirei i tre termini che di solito NON vanno insieme: LEGGEREZZA
DRAMMATICITÀ E VELOCITÀ.
S'è sentito ancora di un dramma LEGGERO e VELOCE? Quasi mai.
Di solito i drammi sono PESANTI e VELOCI, eppure per molte separazioni oggi è
così.
Forse allora il termine LEGGEREZZA è improprio: è giusto parlare di
SUPERFICIALITÀ.
E la superficialità cos'altro è se NON un RIMANERE ALLA SUPERFICIE delle
cose senza il lavoro del pensiero per il quale ci vuole tempo?
Le persone che stanno soffrendo per una crisi di coppia non arrivano al momento del
dramma così, per caso
Il dramma ha una SUA STORIA legata al percorso della FORMAZIONE DELLA
COPPIA e certamente anche ad eventi che possono intervenire nel cammino.
Ma siamo abituati ormai alla VELOCITÀ sotto tutti i punti di vista anche nel
soddisfacimento di qualsiasi desiderio.
Spesso si è veloci nello sposarsi, nel separarsi, nel formare nuove famiglie e anche
ora da un po'... ri-separarsi, ecc., ecc.
Ed è il concetto di TEMPO e di STORIA che s'è deformato senza quasi che ce ne
accorgiamo e che porta con sé una INEVITABILE CARENZA PROGETTUALE
progettuale.
Oggi tutto cambia in fretta, per molte madri e padri è sovente DIFFICILE STARE AL
PASSO perchè il tempo è sempre più contratto per poter vivere spazi relazionali.
Di conseguenza il concetto di “DRAMMA” della separazione dipende molto DAL
TEMPO DAL MODO e dallo STILE con cui si transita da uno status all'altro.
Quando poi si è in presenza di bambini tutto quanto dicevo prima, si complica e... fa
la differenza.
I bambini superano l'ostacolo della separazione dei genitori solo se vengono rispettati
i TEMPI e i MODI nel condurre questo cambiamento
E questo tema ritorna.
Ecco perchè sarebbe necessario avere un LUOGO uno SPAZIO e del TEMPO dove si
possono trovare delle forme e delle modalità di pensiero per progettare il TEMPO del
dopo, ma soprattutto resistere nell'ADESSO.
Le persone che si lasciano avrebbero bisogno di TEMPO e “far fruttare” la
SOFFERENZA .
Sovente lo STARE AL MONDO è una formula che, nella sua semplicità, dà DUE
coordinate ben precise: una SPAZIALE e una TEMPORALE.
Tutti noi siamo collocati in un LUOGO, un TEMPO e definiamo questa
CONDIZIONE come abitare un’EPOCA o una sofferenza.
Dunque per comprendere il PRESENTE di una separazione noi dobbiamo vivere
nello SCARTO tra il passato e il futuro: una FRONTIERA.
Il tempo è una dimensione ESSENZIALE della sofferenza ed è anche un
FENOMENO dinamico nel senso che ogni crisi HA I SUOI RITMI,
uno scorrere che è anche CRONOLOGICO oltre ad essere ESPERIENZA
PERSONALE che mentre la si vive è sovente così DESTABILIZZANTE da sentirla
SENZA TEMPO; sembra di non poter uscire e ci si chiede: QUANDO?
Eppure anche la sofferenza è un sentimento interiore che necessita di un periodo più o
meno lungo per ORIENTARSI.
Questo tempo, spazio e luogo per sé che ognuno dovrebbe prendersi quando rompe
un legame attribuisce alle persone IMPORTANZA E, una parola che a me piace
molto, la DIGNITÀ, ed è così che si favorisce una RIEQUILIBRIO della situazione
emotiva e degli stati di tensione familiare.
Questo conduce le persone che si “prendono questo tempo”
a VALORIZZARE le proprie componenti adulte
ad ASSUMERSI responsabilità
ad ACCETTARE di pagare il prezzo che ogni affermazione e ogni azione
comportano
e ad AFFRONTARE le conseguenze di ogni presa di posizione e le rinunce implicite
in ogni scelta.
Ecco perchè la FILOSOFIA di fondo, del mio luogo di lavoro e il criterio ispiratore
che ci ha guidato e che ci guida nell'atteggiamento da assumere verso le persone che
si rivolgono a noi è quello della “LIBERTA' RESPONSABILE”
Tema
in famiglia siamo in due
con la mamma e con il papà
sempre in due
chi siamo
Alfid nasce nel 1982 dal volontariato, dalla forza, dall'intelligenza, dalla
determinazione e soprattutto dal coraggio di Dina Bettanini che, assieme ad una
ventina di persone coinvolte nell'evento della separazione voleva creare appunto UN
LUOGO un PUNTO DI RIFERIMENTO visibile alla cittadinanza un'associazione
LAICA in quel Trentino CATTOLICO E GIUDICANTE verso i separati
Nel 1986 ottiene un finanziamento pubblico che esiste a tutt'oggi.
Ogni consulenza supporto psicologico pedagogico e mediazione familiare è gratuita
Siamo 6 dipendenti di cui 5 mediatori familiari più 6 consulenti esterni fra psicologi e
pedagogisti
Alfid gestisce anche 4 appartamenti (3 per le donne e 1 per gli uomini) destinati
all'accoglienza per brevi periodi di persone in via di separazione.
L'Alfid nel 2010 ha seguito circa 800 situazioni (passa parola - avvocati – giudici –
servizi sociali -sacerdoti ecc.ecc.)
Io ci lavoro da quasi 25 anni e su questa idea geniale abbiamo costruito un metodo
che è stato messo a punto sulla base dell'esperienza diretta con una necessaria opera
di riflessione, elaborazione anche teorica e verifica delle reazioni riscontrate sul
campo
Bollettino del Rotary Club di Rovereto - Anno Sociale 2011/2012 - n. 24 del 23/01/2012
FRANCA GAMBERONI (ALFID TRENTO): QUANDO I LEGAMI SI
SPEZZANO
Franca Gamberoni ci porta, con la sua
esperienza, la sua pacatezza e l’ umiltà tipica
di chi sa che, non ci sono lezioni da impartire
o ricette preconfezionate da dare, a riflettere
sul tema della separazione e del legame
famigliare che si spezza. Sono situazioni con
le quali sempre più, per motivi diversi ci
dobbiamo confrontare: o perché conosciamo
qualcuno che ha vissuto questo evento, o
perché ne siamo stati protagonisti attivi o
passivi o perché lo ha vissuto un nostro caro.
Nell’ affrontare il delicato tema, la relatrice,
pone in evidenza come il tema della
separazione in generale tocca la vita di
ognuno: “la vita di ogni individuo è connotata
da momenti separativi: la nascita come
separazione, svezzamento e crescita come
separazione, l’adolescenza e maturità come
separazione, infine la morte come
separazione definitiva». In questo senso la
separazione è contenuta all’interno di tappe
evolutive che normalmente devono verificarsi
e pertanto sono accettate a livello sociale.
Diverso è il concetto di separazione all’interno
di una situazione che normalmente avrebbe
un percorso diverso, come nel caso delle
coppie coniugate, in cui almeno uno dei due
partner decide di porre fine al loro “patto
coniugale”. Sul piano culturale la separazione
è stata vissuta per molto tempo come una
sorta di devianza, o peggio ancora come
colpa o punizione. E’ stata affrontata con
giudizi e moralismi con l’obiettivo di
colpevolizzare almeno qualcuno.
Attualmente ha acquisito delle connotazioni più
positive rispetto al passato, venendo accettata
sul piano culturale e sociale come una “scelta” di
realizzazione personale. La separazione
appartiene agli eventi del lutto e quindi proprio
per questo ha bisogno di essere elaborata e
diventare un’esperienza che ci porta ad evolvere
e ad essere creativi.
E’ un evoluzione, una trasformazione da ciò che
si era a qualcosa di diverso, che non può essere
del tutto immaginato né programmato ed ha
bisogno di tempi e spazi per essere
“metabolizzata” ed organizzata. In questo
passaggio è quindi sempre importante tenere
presente che essa rappresenta una delle fasi più
delicate e stressanti della storia familiare,
accompagnandosi a stati d’ansia, depressione,
incertezza e disorientamento dei singoli membri
coinvolti; siano essi coloro che l’hanno decisa o
coloro che l’hanno subito. Per meglio spiegare la
relatrice ricorre all’immagine delle frontiere tra
due stati , separati da una zona “franca” che
necessariamente va attraversata per passare da
uno “status” all’ altro. E’ un percorso obbligato,
che se fatto con calma e con il dovuto tempo
permette di prepararsi al nuovo e di lasciare
anche agli altri attori coinvolti di prepararsi
evitando così, quelle che Franca Gamberoni ha
chiamato, le “cadute di stile”. Franca Gamberoni,
racconta delle sue esperienze come mediatrice
famigliare all’ ALFID di Trento, e come in 25 anni
di esperienza, abbia verificato che le cadute di
stile siano spesso ciò che allarga la ferita che
inevitabilmente i primi tempi della separazione
porta con se. Si dice convinta che dovrebbe
esistere il “galateo degli addii”, una sorta di
educazione all’addio, “esistono i riti di entrata ma
non esistono i riti di uscita”, anzi i tempi di uscita
sono bruciati in modo “consumistico” non ci si
prende il tempo necessario per fermarsi nella
“zona franca” tra le due frontiere a riflettere, per
cercare di capire ciò che è successo, per
osservare con la giusta distanza ciò che sta in
uno stato e cosa sta nell’altro.
L’individuo non si prende il tempo necessario
per far diventare “la separazione” un’esperienza
in grado di modificare in modo positivo
l’evoluzione verso lo stato diverso. La velocità
(o forse la superficialità) con cui si cambia
status non permette di dare la giusta dignità e
il giusto valore a ciò che finisce e quindi alle
persone che ne hanno fatto parte.
Superare il dolore e rimarginare le ferite
trasformando “il lutto della separazione” in un
futuro positivo è possibile se tutto viene fatto
con il tempo e lo stile giusto.
Laura Scalfi