Il corrispondente collettivo - Polo Servizi Culturali Abruzzo

Transcript

Il corrispondente collettivo - Polo Servizi Culturali Abruzzo
9 agosto 2013 - ore 06:59
Il corrispondente collettivo
Chi sono, cosa fanno, cosa pensano e perché spesso sbagliano. Breve indagine sugli inviati stranieri in Italia
Le Monde. Nel 2011 titolò un editoriale seccamente “Il
problema italiano? Silvio Berlusconi”. “L’Italia ha consegnato
oltre il 50 per cento dei seggi al Senato a due comici, di cui
uno è un artista e l’altro un depravato sessuale disonesto”,
“gli italiani preferiscono la commedia dell’arte alla gestione
dello stato”, è stato un commento alle ultime elezioni.
Philippe Ridet, titolare di un blog che ha il nome napoleonico
di “Campagne d’Italie”, ha però generalmente un tono più
analitico, e ad esempio il suo pezzo del 26 giugno spiega ai
francesi come potrebbe essere la figlia Marina la miglior erede della leadership politica di Berlusconi,
pur stando attento a usare non argomenti suoi ma gli argomenti dei berlusconiani. Da ricordare anche
che quando nel 2009 Repubblica denunciò che lui e il collega del Wall Street Journal sarebbero stati
convocati dalla Farnesina per via delle loro corrispondenze ostili lui smentì seccamente, spiegando che
era stato solo invitato a tenere un seminario. “Repubblica è un giornale di sinistra e ha cercato un
pretesto per attaccare Berlusconi”, “non ho affatto accusato Berlusconi di essere un dittatore. I miei
rapporti con Palazzo Chigi sono ottimi”. Al contrario l’altro corrispondente da Roma Salvatore Aloïse ha
un’impostazione più dura. “Come è possibile che in un paese democratico europeo chi possiede i
mezzi di comunicazione fa anche politica ad alti livelli?”. Tuttavia in occasione delle ultime elezioni ha
affermato che “Berlusconi è stato aiutato dalle dichiarazioni europee contro di lui: la gente odia le
intrusioni nelle questioni nazionali”, mentre Monti, “esatto inverso di quanto accaduto a Berlusconi, è
visto bene all’estero ma non in patria”. Il 2 agosto nel registrare come nelle loro reazioni gli esponenti
del Pdl “sono riusciti nel bene e nel male a rispettare le consegne di moderazione”, è arrivato a scrivere
“Nanni Moretti si era sbagliato”, per aver immaginato nel “Caimano” un attacco al tribunale dopo la
condanna di Silvio Berlusconi. Ridet ha peraltro anche scritto un libro sulla campagna elettorale di
Sarkozy, e la sua idea è che la situazione dell’ex presidente francese rischia di assomigliare sempre
più a quella del leader italiano su cui aveva fatto la famosa risata con Angela Merkel.
The Economist. Dopo le ultime elezioni ha messo in copertina Berlusconi e Grillo: “Entrino i clown”,
ma “Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy” era stata già una copertina del 2001. “Perché Berlusconi
è inadatto a governare l’Italia”. Dieci anni dopo “The man who screwed an entire country” era il titolo di
uno speciale di 14 pagine a firma dell’allora 32enne John Prideaux. “L’uomo che ha fottuto un intero
paese”. Peraltro Prideaux non è un corrispondente, ma era stato in Italia un mese per fare l’inchiesta.
Già corrispondente da India e Brasile, dal suo sito afferma di non sapere l’italiano e neanche lo
spagnolo benché si dica “esperto di America latina”, ma solo il francese e il portoghese. In effetti il
corrispondente dall’Italia dal 1994 è David Lane, il cui blog in italiano ospitato dal Fatto informa che vive
nel nostro paese da 38 anni. C’è anche una sua pagina si Wikiquote che inizia con queste due
citazioni: “Gli attacchi alla magistratura sono molto dannosi e favoriscono la mafia”. “Il ponte sullo
Stretto non serve”. Autore nel 2009 del libro “Into the Heart of the Mafia: A Journey Through the Italian
South”, una sua tesi è che per ogni governo italiano “stimolare un’economia che al sud è
particolarmente debole significa far crescere la mafia”.
The Guardian. “Silvio Berlusconi may have screwed Europe – not just Italy” rilanciò il Guardian nel
2011 l’attacco dell’Economist: “Silvio Berlusconi può aver fottuto l’Europa – non solo l’Italia”. Firma di
John Foot: un docente di Storia dell’Italia moderna alla University College London, autore di una storia
del calcio italiano e anche di altri commenti sullo stesso giornale. “Perché i razzisti ignoranti fioriscono
ancora nella multiculturale Italia”, “Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, due facce della stessa moneta
populista”, “Beppe Grillo, un commediante da prendere sul serio”. Ma la corrispondente da Roma è
Lizzy Davies: una affascinante rossa (nel senso dei capelli) che non risulta iscritta all’Associazione
stampa estera, ma che in compenso in occasione dell’ultima campagna elettorale ha fatto un lungo
viaggio nella penisola. A Brescia si è parlato molto di lei per il grosso spazio che ha dato alla polemica
sul “Bigio”: una statua in marmo di Carrara di un nudo maschile del 1932 che per essere stata intitolata
“L’èra fascista” era stata nel 1945 rimossa, ma di cui ora l’amministrazione comunale ha deciso la
ricollocazione. Una decisione da lei presentata come esempio del fatto che “negli ultimi 20 anni il
fascismo in Italia è stato riabilitato”. E’ pure lei a spiegare agli inglesi che “probabilmente Berlusconi
sarà messo agli arresti domiciliari nella villa del bunga bunga”. Da ricordare come nel 2009 il giornale
aveva previsto che l’Italia di Berlusconi sarebbe stata presto cacciata dal G8 per fare posto alla Spagna
di Zapatero.
Washington Post. Ha fatto rumore in Italia il panegirico di Rosario Crocetta uscito il 3 agosto. “Il primo
governatore apertamente gay della Sicilia ottiene consenso con una crociata antimafia”. “Degli ultimi
due inquilini del Palazzo della regione in Sicilia uno è sotto accusa per reati penali e l’altro sta avendo
molti problemi. Si tratta di Rosario Crocetta, il politico più improbabile che abbia mai governato la terra
di Cosa nostra”. L’autore Anthony Faiola pur di evidenti origini italiane non è però corrispondente dal
nostro paese, ma il capo dell’ufficio di corrispondenza da Londra, e in genere segue temi britannici. Il
pezzo su Crocetta, in particolare, l’ha scritto dopo tre articoli di fila sulla nascita del nuovo erede al
trono britannico. In generale, la maggior parte degli articoli sull’Italia sono firmati Associated Press, o
decentrati tra vari redattori e commentatori. Bonnie Goldstein, ad esempio, dopo le ultime elezioni ha
scritto “Amo l’Italia. Il cibo, il vino, l’eredità artistica, il clima caldo, le scarpe – tutto meraviglioso”; ma ha
spiegato che secondo lei è proprio per colpa del nostro vino troppo buono se “Berlusconi è tornato”. Nel
2011 era stato un editoriale dal titolo “The Italian job” a spiegare che era Berlusconi a minacciare l’euro.
Nel 2009 era stata un’analisi di Anne Applebaum a interrogarsi sul perché gli italiani votavano
Berlusconi, concludendo che non era solo perché dopo Tangentopoli “Berlusconi riempì il vuoto che si
era creato” o perché “Berlusconi ha uno strumento che altri non hanno: la televisione”, ma perché si
offre come “specchio degli italiani”.
New York Times. Sull’Italia scrivono anche la freelance Elisabetta Povoledo e la ex-addetto stampa
dell’ambasciata italiana a Londra Gaia Pianigiani, ma la corrispondente da Roma è Rachel Donadio,
che come formazione è un’esperta di libri, e che facendo appunto una recensione nel 2011 scrisse:
“Leggere Moravia oggi, nell’Italia di Berlusconi, dove un numero incredibile di ragazze si offrono al
piacere del capo, ci mostra come questo paese sia impegnato solo in affari di letto senza nessuna
importante battaglia ideologica. Una passività durata mezzo secolo ha prodotto questa indolente
atmosfera da fine impero”. Un blog l’ha definita “belloccia ma dozzinale”; una sua presentazione per un
festival evidenzia come le sue specializzazioni siano “Silvio Berlusconi, la crisi dell’euro, l’improvviso
impoverimento della classe media in Grecia e i casi di pedofilia all’interno della chiesa cattolica”.
Peraltro, nel 2010 spiegò anche come “In Italia non sei nessuno se il tuo telefono non viene
intercettato”. Lo scorso gennaio alla vigilia delle elezioni disse che ormai Berlusconi era “un outsider”,
ma dopo il risultato ammise che il “grande sopravvissuto” era “emerso come il kingmaker per default”,
essendo durato più degli avversari. Il suo ultimo articolo prevede una crisi di governo inevitabile.
Wall Street Journal. “In passato le buffonate di Silvio Berlusconi hanno danneggiato l’Italia. Oggi
potrebbero danneggiare l’intera zona euro”, scrisse il Wall Street Journal l’1 settembre 2011,
sottolineando come “l’Europa potrebbe finire per pagare un prezzo elevato per il teatrino della politica
italiana”. Firma di Richard Barley, che non era comunque un esperto in Italia ma uno specialista di
economia e mercati, “con speciale focus per la zona euro”. Un editoriale del 12 dicembre 2012
prevedeva però che “la rielezione di Silvio Berlusconi potrebbe essere disastrosa, vista la precarietà
dell’economia italiana e la scarsa fiducia che egli ispira all’estero. Ma dopo 14 mesi di sacrifici sotto il
governo Monti, gli italiani potrebbero prendere in seria considerazione la possibilità di scommettere su
Berlusconi ancora una volta”. Il corrispondente da Roma è Stacy Meichtry, che nell’ottobre 2011
osservò come “18 anni di dominio di Berlusconi” avessero “lasciato l’Italia senza leader politici capaci di
prendere le redini”, ma che peraltro è soprattutto un vaticanista. Molti articoli , oltre a quelli più
equilibrati di Christopher Emsden, sono fatti dunque da due italiane: Manuela Mesco, proveniente
dall’Ansa, e Giada Zampano, di Dow Jones Newswires. Sono state in particolare loro a redigere
l’analisi del 2 agosto secondo cui la Cassazione ha sferrato un colpo “all’uomo che ha dominato la
politica italiana”, evitando però “l’immediata caduta della fragile coalizione di governo”.
Financial Times. “Cala il sipario sul buffone di Roma”, è stato il tono dell’editoriale del 2 agosto. “Se
Berlusconi avesse un briciolo d’onore, ora darebbe le dimissioni. Risparmierebbe ai suoi colleghi
senatori l’imbarazzo di dover espellere un ex primo ministro”. Il giornale della City di Londra ritiene
inoltre che “i tempi sono maturi per l’emergere di un partito di destra che sia pronto a liberarsi del
frenetico populismo di Berlusconi per abbracciare il liberismo economico. Dopo anni di inefficace
protagonismo, l’Italia ne beneficerebbe molto”. “In nome di Dio, vattene! Solo un cambio di leadership
può ridare credibilità all’Italia”, era già stata l’esortazione del giornale a Berlusconi il 4 novembre 2011.
E il 6 dicembre 2012: “Se Berlusconi avesse un minimo di pudore, smetterebbe di giocare con il suo
paese”. “Non conosce il pentimento”. “L’anno scorso Berlusconi ha portato l’Italia sull’orlo del collasso,
non avrebbe scrupoli a farlo di nuovo”. Anch’essi editoriali. Corrispondente da Roma è Guy Dinmore,
formatosi nella Reuters e poi passato al giornale come corrispondente di guerra nel Kosovo nel 1997,
per cui ottenne il Foreign Press Freedom del National Press Club, e poi come corrispondente
diplomatico da Iran e Stati Uniti. Con lui c’è anche Giulia Segreti: italiana con studi alla London School
of Economics, proveniente da Repubblica. A loro, che scrivono in genere a quattro mani, Berlusconi
diede il 3 febbraio 2012 la prima intervista dopo le dimissioni, sebbene nel novembre 2011 fosse stato
Dinmore a scrivere: “L’Italia del lungo regno di Berlusconi appare intrappolata in una distorsione
temporale che rasenta la farsa”. “Anche se dovesse sopravvivere per una manciata di voti, come molti
si aspettano, il risultato probabilmente confermerà che dopo 18 anni la sua presa sulle disparate forze
del centrodestra italiano sta arrivando alla fine”.
Le Figaro. Fu in un’intervista esclusiva al giornale conservatore di Parigi che il 15 settembre 2010
Berlusconi annunciò tra l’altri che dopo il terremoto dell’Aquila si era già “ricostruita una città intera”.
“Silvio Berlusconi: ‘Io sostengo Nicolas Sarkozy’”, era il titolo. “Maestro di comunicazione, Berlusconi
riesce a trasformare tutto quello che fa in gesta spettacolari” e “dà di sé l’immagine del garante per la
soluzione di tutti i problemi”, è stata un’altra definizione del giornale. In seguito i toni sono diventati
meno entusiastici, il giornale ha mostrato di preferire Monti, ma comunque resta uno di quelli che ha
trattato meglio Berlusconi in quest’ultima vicenda. L’editoriale “il fenomeno Berlusconi” ha annotato
infatti che il Cavaliere è condannato “ma non eliminato”, mentre un’intervista a Giovanni Orsina della
Luiss spiegava che “la carriera di Berlusconi è stata caratterizzata dallo scontro con i giudici” e che,
“ogni volta che è stato al governo, ha cercato di mettere la museruola al potere giudiziario con iniziative
legislative”. Il corrispondente da Roma dal 1995 è Richard Heuzé, che alle ultime elezioni aveva
peraltro fatto l’elogio di Bersani: “Uomo normale della politica italiana” che “manca di carisma, ma non
di serietà”.
Libération. “L’Italia di Berlusconi, un paese in via di barbarizzazione”, scriveva il 10 febbraio 2010. “Il
ritorno della mummia” era la copertina su Berlusconi del 10 dicembre 2012. “Berlusconi. Naufragio
all’italiana”, è la copertina del 2 agosto, con il Cav. vestito alla comandante Schettino. Corrispondente
da Roma è Eric Jozsef, di cui un iscritto all’Associazione stampa estera ci dice: “Se fosse italiano
sarebbe un classico vendoliano”. Ha scritto due libri su Berlusconi, dai titoli significativi: “Man bassa
sull’Italia, la resistibile ascesa di Silvio Berlusconi” (2001) e “Gli anni del Cavaliere. Da Berlusconi a
Berlusconi” (2008). Ha pure fatto un documentario sul G8 di Genova. Un suo articolo di un mese fa si
intitola: “Matteo Renzi, ritorno alla vecchia politica”.
El Mundo. “Sono 15 anni che domina la politica italiana, è diventato per la terza volta primo ministro
con una larga vittoria che gli ha dato la maggioranza assoluta, è uno degli uomini più ricchi del mondo,
è proprietario di un impero mediatico, ha avuto numerosi problemi con la giustizia, è abile nello sfruttare
la sua gigantesca popolarità”, spiegò il giornale di Madrid l’8 marzo del 2009 nel presentare una lunga
intervista a Berlusconi, che in precedenza aveva ripetutamente attaccato. Ma in seguito avrebbe
intervistato anche Patrizia D’Addario, e il 21 gennaio 2011 avrebbe intitolato: “Le sette bugie di
Berlusconi”. “Berlusconi non può continuare in politica”, è stato il titolo di un editoriale del 25 giugno.
“Berlusconi dovrebbe ritirarsi dall’attività politica e rinunciare alla leadership del suo partito, data la
gravità delle accuse. Risulta impensabile che un dirigente, che è stato condannato per aver spinto una
minorenne alla prostituzione e per aver abusato del suo potere per coprire la sua condotta, possa
seguitare alla guida del Pdl, la maggiore formazione del centrodestra in Italia”. Un articolo del 2 agosto
spiega però: “Almeno una cosa bisogna riconoscere a Berlusconi: è uno che non solo non si arrende
ma tende a crescere di fronte alle avversità”. “E gli esperti considerano che, effettivamente, riuscirà a
sopravvivere al fatto di essere ufficialmente un delinquente”, ha aggiunto citando Antonio Gibelli
dell’Università di Genova e Giovanni Orsina la corrispondente da Roma Irene Hernández Velasco. In
precedenza corrispondente da Londra, descritta da un iscritto all’Associazione stampa estera come
“una fervente cattolica”.
El País. Nel 2009 pubblicò le famose foto proibite fatte a Villa Certosa da Antonello Zappadu. Il 15
luglio 2012 definì la ridiscesa in campo di Berlusconi “l’ultima commedia, o tragicommedia”. “Se
Berlusconi vince, l’Europa affonda” è stato il titolo di un’analisi pubblicata il 22 febbraio 2013 a firma del
politologo José Ignacio Torreblanca. Qualcuno osserva però che dal settembre del 2011 il passaggio
del ruolo di corrispondente da Roma da Miguel Mora, quello preso a male parole da Berlusconi in una
conferenza stampa per una domanda sulle escort, a Pablo Ordaz, proveniente dall’America centrale,
ha rappresentato per il Cav. un sia pur minimo miglioramento: altrettanto critico, è però un po’ meno
sarcastico. Anche Ordaz però deve fare soprattutto il vaticanista, specie con il Papa argentino, e
dunque è coadiuvato da Lucia Magi: una brunetta italiana che si è impratichita di spagnolo con uno
stage a Barcellona, è finita al País per un master e scrive dalla natia Bologna alla Bolognina, dove
dalla finestra di casa vede il locale in cui Occhetto liquidò il Pci.
Süddeutsche Zeitung. L’8 dicembre commentò il ritorno in campo di Berlusconi con una sua foto nella
tazza di un water con la didascalia “scaduto” e il titolo “ritorno a galla”. “Perché Berlusconi è finito”, è
stato il titolo del 2 agosto. “Dopo la condanna Berlusconi è definitivamente un uomo del passato. Se
avesse ancora un briciolo di decenza in corpo, si ritirerebbe dalla politica”. Corrispondente da Roma è
Ulrike Sauer, che il 5 settembre 2011 aveva scritto: “Non era mai capitato che un paese fondatore della
Unione europea si comportasse in modo così svergognato nei confronti della Comunità europea come
sta facendo l’Italia”. “Berlusconi e i suoi hanno fatto di tutto per peggiorare ulteriormente la situazione
del loro paese e per danneggiare ancora di più l’immagine dell’Italia agli occhi dei mercati finanziari
mondiali”.
Bild. Il 15 luglio è stato in un’intervista a questo giornale che Berlusconi ha annunciato la rinascita di
Forza Italia, ma peraltro Bild è stato anche un destinatario degli sfoghi di Grillo, che ad aprile vi aveva
annunciato la bancarotta entro “settembre od ottobre”. E’ stato pure Bild a denunciare che Berlusconi
aveva “insultato la nostra cancelliera”, a fare una copertina con la foto di Berlusconi e il titolo “il ritorno
del Bunga Bunga”, a spiegare che se Barbara Berlusconi tradiva Pato era per “i geni di papà”. Tuttavia
in questo momento scommette sulla sopravvivenza del Cav. “Finisce l’éra di Berlusconi? Niente affatto,
l’ex premier in un videomessaggio si mostra combattivo e non pensa a un ritiro dalla politica. Il
corrispondente da Roma Albert Link scrive anche sul Giornale.
Frankfurter Allgemeine Zeitung. “L’Italia rimane prigioniera della sindrome di Berlusconi” è l’analisi
sugli ultimi sviluppi. “Molte cose sarebbero più facili, se Letta andasse avanti più rapidamente con le
riforme promesse dell’economia e dei tagli alla spesa”. “Letta è simpatico, ma nel suo operato di
governo cerca finora solo il minimo comun denominatore e va avanti a passo di lumaca”. Il giornale
conservatore osserva peraltro che “un numero considerevole di italiani, sicuramente un quarto, forse
addirittura un terzo, ritiene non legittima la decisione dei giudici”, e che in Italia “non c’è nessuna
personalità in grado di competere con Berlusconi sul piano del carisma e farlo dimenticare. L’unico
uomo politico che sembra avere un potenziale per il futuro è Matteo Renzi, che non fa parte però della
politica romana. Contro l’uomo della speranza Renzi, proprio l’apparato del suo partito fa di tutto per
ridurlo alla normale mediocrità”. Dunque, la permanenza sulla scena politica di Berlusconi rappresenta
“anche un simbolo dell’immaturità del sistema politico italiano”. Corrispondente a Roma è Tobias Piller:
presidente della Stampa estera a Roma, in Italia dal 1992, onnipresente in tv e radio, e spesso
accusato di essere un piatto ambasciatore itinerante del merkelismo. Lui risponde spiegando come il
guaio nelle relazioni tra i due paesi è che “l’italiano rispetta il tedesco ma non lo ama, il tedesco ama
l’italiano, ma non lo rispetta”.