orieentering - Liceo Canova

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L’ORIENTEERING – LA CORSA DI ORIENTAMENTO
La corsa di orientamento, o “sport dei boschi”, è nata nei paesi nordici agli inizi del XX secolo.
Il grande interesse per questa grande disciplina sportiva portò nel 1961 alla fondazione della
Federazione Internazionale di Orienteering (IOF), cui aderirono dieci nazioni europee. In Italia
l’orientamento fece la sua comparsa nel 1974 e nel 1978 si costituì il Comitato italiano corsa
orientamento. Oggi l’orientamento è riconosciuto dal Coni come disciplina della Federazione
Italiana Sport Orientamento.
Modalità di svolgimento delle gare di orienteering
La gara di corsa di orientamento è una prova a cronometro che deve svolgersi possibilmente su un
terreno vario, in cui il concorrente, dotato di carta topografica e bussola, deve raggiungere il
traguardo passando attraverso una serie di punti di controllo. Strumento essenziale è dunque la carta
topografica, sulla quale è tracciato il percorso da seguire, segnato con il colore rosso. La partenza è
indicata sulla carta da un triangolo, l’arrivo da due cerchi concentrici. Lungo il percorso ci sono dei
punti di controllo, materialmente presenti sul terreno e costituiti da segnali a tre facce chiamati
lanterne: sono numerati progressivamente e sulla carta sono indicati con un cerchietto. Unita alla
lanterna, che porta un codice di riconoscimento, vi è una punzonatrice con la quale il concorrente
punzona il cartellino testimone nella casella corrispondente al punto di controllo.
Negli ultimi anni questo sport, pur mantenendo la caratteristica di orientamento, si è anche aperto
ad altre forme di gare, diverse dalla corsa a piedi, come ad esempio lo sci-orienteering, la
mountainbike-orienteering, la trial-orienteering, la gara di staffetta, lo score orienteering,
l’orientamento notturno, l’orientamento in città e i percorsi fissi.
LA CARTINA DA C.O.
La cartina è da considerare di gran lunga come il mezzo più importante: senza di essa non si può
neppure parlare di orientamento nel vero senso della parola. La carta è una rappresentazione grafica
molto dettagliata del terreno. Si realizza usando precisi simboli grafici (segni convenzionali) ideati
per rappresentare la realtà in un modo convenuto. A ogni oggetto o forma particolare del terreno è
stato dato un preciso simbolo o un modo di rappresentazione che ne rende possibile il disegno e il
riconoscimento sul terreno.
Le carte di orientamento vengono disegnate usando la tipologia della Federazione
Internazionale di Orienteering: in questo modo, dovunque nel mondo, le carte di orienteering
e la presentazione dei percorsi utilizzano una uguale simbologia, ovvero hanno una uguale
caratteristica di lettura.
Sono stati scelti simboli di immediata assimilazione e memorizzazione, disegnati in diversi colori.
A ogni colore sono associate le caratteristiche degli oggetti rappresentati.
La scala riportata sulla cartina esprime la riduzione, cioè quanto più piccola la distanza misurata
sulla cartina rispetto a quella misurata sul terreno.
La scala della cartina è indicata con una proporzione (scala numerale 1:15.000) o con una retta
(scala di lunghezza 1 cm=150m).
La scala numerale 1:15.000 indica che la distanza misurata sulla cartina è 15.000 volte più grande
sul terreno (15.000 cm, cioè 150m). Così un mm sulla cartina corrisponde a 15 m sul terreno e 2 cm
sulla cartina a 300 m sul terreno.
La scala 1:15.000 si può trasformare in un modo più pratico e più facile da intendere, levando dal
numero 15.000 gli ultimi due zero: il numero 150 viene a indicare la misura corrispondente sul
terreno al centimetro rilevato sulla cartina. La scala 1:15.000 si può dunque capire nella pratica
come centimetro sulla cartina a cui corrispondono 150 m sul terreno. La cartine di orientamento
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sono generalmente in scala 1:15.000. Nelle cartine didattiche e di addestramento la scala può essere
diversa, per esempio 1:10.000 o 1:5.000.
La scala di lunghezza è una retta divisa in parti cui corrisponde, espressa da numeri, la lunghezza
sul terreno. Parecchie bussole sono munite, oltre che dalla scala centimetrica, anche di una scala di
lunghezza, per mezzo della quale si può misurare il percorso sulla cartina.
Le cartine di orientamento
A scopo di orientamento si usano oggi cartine speciali sempre più accurate, chiamate cartine di
orientamento. Si preparano a partire da carte di base o carte speciali. Solo le moderne cartine di
orientamento assicurano che determinate zone boschive si possano usare adeguatamente per
l’orientamento. Una buona cartina e il bosco costituiscono insieme il luogo di una gara di
orientamento. Per l’insegnamento iniziale dell’orientamento si possono usare anche altre zone. E’
dunque possibile realizzare cartine didattiche intorno a scuole, centri sportivi e insediamenti, anche
se esse comprendono poco o nulla del vero e proprio terreno di bosco.
Tipo
Cartine didattiche
- pianta della classe
- pianta del cortile
- cartina del quartiere
- cartina delle vicinanze
Scala
1:200
1:2000
1:5000
1:10.000
Colori
1-4
-
1:50
1:500
1:1000
1:4000
Le cartine di gara in scala 1:15.000 o 1:10.000si realizzano sulla base di terreni boschivi in cui per
muoversi è richiesta una notevole tecnica di orientamento.
Nelle gare di sci-orientamento si usa una cartina particolare, che può differenziarsi dalle altre in
relazione ai segni convenzionali necessari (ridotti per la copertura nevosa) e alla scala.
Come si realizza una cartina di orientamento
Le vere e proprie cartine di orientamento vengono realizzate partendo da una foto aerea scattata da
un’altezza adeguata. Con una speciale strumentazione si ottiene la cosiddetta restituzione
stereofotogrammetrica che porta alla elaborazione di una carta base. Questa è una rappresentazione
grafica delle forme del terreno arricchita di alcuni particolari, per lo più vie di comunicazione e
acque. La carta base serve al cartografo per la rilevazione definitiva che verrà fatta battendo con
metodo tutta la zona e segnando tutti i minimi dettagli e le forme particolari del terreno.
Non sempre è possibile disporre di una carta di base ottenuta per restituzione
stereofotogrammetrica. Carte didattiche o di allenamento possono essere elaborate anche da carte
tematiche comunali, provinciali e regionali.
I segni convenzionali
Sulla cartina sono raffigurati i più importanti segni convenzionali di una cartina di orientamento e di
base. Essi sono disegnati con forme particolari tali da essere interpretati con semplicità perché
richiamano l’elemento presente nel terreno.
I Colori
Per facilitare la lettura della cartina si usano diversi colori.
BIANCO: serve per individuare il bosco (dove è possibile transitare), poiché in tal modo la carta
risulta più chiara e leggibile.
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NERO: si usa per le costruzioni, per esempio vie di comunicazione, luoghi abitati e linee
elettriche, ma anche per rappresentazioni appartenenti al terreno naturale, per esempio balze di
roccia, grandi sassi e roccia nuda. Cose che sono durevoli nel tempo o difficilmente trasformabili.
AZZURRO: rappresenta i punti del terreno che sono in rapporto con l’acqua, per esempio
laghi, fiumi ruscelli, fossati, paludi, canalette d’acqua perenni o stagionali.
MARRONE: rappresenta le forme del terreno, mediante le curve di livello, oppure simboli che
raffigurano elementi della morfologia, come ad esempio buche, cocuzzoli, canalette asciutte, etc.
GIALLO: e varie gradazioni di giallo: indicano terreni aperti (campi arati, prati, etc.) o semiaperti
(con cespugli o macchie di alberi, etc.).
VERDE: rappresenta le zone con vegetazione più o meno fitta che rallentano, ostacolano o
impediscono la corsa. Rappresenta anche zone di Proprietà privata dove non è possibile entrare.
Le forme della superficie terrestre
Leggere sulla cartina le rappresentazioni delle forme della superficie terrestre richiede un po’ di
familiarità e di esercizio. In una cartina di base o di orientamento le forme del terreno si
rappresentano con le curve di livello (dette anche ISOIPSE). La curva di livello passa per quei punti
che sono alla stessa altitudine rispetto a un punto di riferimento, per esempio il livello del mare.
L’equidistanza delle curve di livello, nelle più comuni cartine di orientamento, è di 5 m. Le curve
che corrispondono a metà equidistanza si dicono curve ausiliarie.
Le curve di livello sono tanto più vicine fra loro quanto più il pendio è ripido.
In pendio a leggera pendenza le curve sono distanti tra loro.
Il numero aggiunto alle curve di livello (sempre in marrone) indica l’altitudine in metri dal livello
del mare. Per mezzo delle curve di livello si possono leggere sulla cartina, oltre alle forme del
terreno, anche le differenze di altitudine del terreno.
LA BUSSOLA
Il più importante mezzo di orientamento è la cartina, ma anche la bussola ha la sua utilità, perché
rende sicuro l’orientamento. Negli esercizi introduttivi sul terreno si può usare la bussola per
orientare la cartina con l’aiuto dell’ago magnetico, mentre l’avanzamento si basa ancora sulla
lettura della cartina.
L’ago magnetico
L’uso della bussola come mezzo di orientamento si basa sull’ago che indica la direzione magnetica
del nord magnetico. L’ago è posto in un astuccio riempito di un liquido (scoperta finlandese) che
avvolge la sottile punta speciale. La testina rossa dell’ago indica la direzione nord.
La bussola per corsa di orientamento
Il disegno qui a fianco riproduce un modello di bussola per corsa di orientamento nelle sue diverse
componenti. Oltre alle normali bussole da gara esistono in commercio modelli molto sofisticati con
contapassi, lente di ingrandimento e trasformatori di scala. Inoltre vengono prodotti speciali modelli
economici per scolari e scout o da escursionismo.
Le bussole si possono acquistare presso i negozi di ottica e presso i più riforniti negozi di articoli
sportivi. Le bussole più conosciute sono quelle scandinave, la finlandese Suunto e la svedese Silva.
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I punti cardinali
Il disegno a fianco mostra i punti cardinali (Nord, Est, Sud, Ovest) e i punti intermedi. Sono
evidenti anche gli angoli di direzione corrispondenti a questi punti.
Quando ci si orienta, bisogna trarre vantaggio dal fatto di conoscere i punti cardinali. In proposito
può essere utile anche il vecchio detto: il sole alle 12 è sempre a sud, dunque in direzione 180 gradi.
COME CI SI ORIENTA
Per orientamento si intende dunque l’avanzamento sul terreno da un punto all’altro con l’aiuto di
cartina e, se necessario della bussola.
Prima di partire bisogna eseguire alcuni preliminari: leggere la cartina, capire il punto in cui ci si
trova (punto di stazionamento) e poi decidere il percorso tra le diverse alternative.
E’ dunque essenziale saper usare con disinvoltura la cartina. Per ottenere questo risultato, prima di
orientarsi “sul terreno”, bisognerà dunque leggere ed esaminare numerose cartine e fare diversi
esercizi (prove dei segni convenzionali, trasformazioni di scala, valutazione di percorsi,
misurazione su cartina).
Una volta che si è padroni della cartina, dei suoi segni, colori, scale, ecc., ci si può spostare e
imparare le tecniche di base sul terreno e allo stesso tempo eseguire facili esercizi.
Orientamento della cartina
Per orientamento della cartina si intende quell’operazione che ci consente di far coincidere il nord
della cartina con il nord del terreno. Questa operazione si esegue sia leggendo la cartina attraverso
l’osservazione del terreno, sia, in modo più semplice, guardando la direzione dell’ago della bussola.
Determinare dov’è il nord della cartina è utile per orientare la carta rispetto al terreno (in genere è
indicato da una N o dalla direzione di una freccia disegna sulla carta): la direzione nord sul terreno è
invece indicata dalla bussola.
Quando avanziamo sul terreno con la cartina orientata incontriamo i punti del terreno nello stesso
ordine e nella stessa direzione di come sono sulla cartina. Questo ci aiuta a realizzare una lettura
veloce e senza errore e ci permette di capire e stiamo seguendo la direzione corretta.
Quando dobbiamo cambiare direzione di marcia, dobbiamo girare la cartina rispetto a noi stessi,
affinché essa si mantenga sempre nella giusta posizione rispetto al terreno, cioè orientata.
Il suunnastus, come dicono i finlandesi, cioè la lettura della cartina nella direzione di marcia, è la
base della tecnica di lettura di orientamento: è dunque necessario tenere la carta sempre ben
orientata mentre si procede. Vediamo in che cosa consiste la “lettura” della cartina.
La lettura della cartina
La lettura della cartina è il più importante e massimo sforzo psichico che l’orientamento richiede,
ma nello stesso tempo è la parte più interessante. In orientamento, per lettura della cartina s’intende
il confronto tra la cartina e il terreno al fine di determinare la propria posizione o quella più lontana
di oggetti del terreno che sono segnati sulla cartina. I modi di leggere la cartina possono essere
diversi, ma due sono i principali.
1) Lettura a pollice. Essa mira a determinare la posizione. Il pollice viene tenuto costantemente
sopra la cartina e lo si muove sulla linea di avanzamento secondo gli oggetti superati sul terreno.
Questo tipo di lettura serve per localizzare un oggetto già al primo colpo d’occhio sulla cartina.
Mentre si localizza la propria posizione, è importante che si mantenga orientata la cartina per
facilitare il confronto con il terreno.
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2) Lettura complessiva. Non sempre è necessario localizzare continuamente la propria posizione,
ma è più veloce talvolta scegliere qualche oggetto chiaramente riconoscibile sul terreno e basarsi su
esso per mantenersi esattamente sul percorso. Nella lettura complessiva bisogna comunque essere
prudenti; può esserci, per esempio, un errore di identificazione in cui vengono confusi due oggetti
del terreno che si assomigliano. E’ meglio dare alla cartina un’occhiata di troppo che una di meno.
La scelta del percorso
Scelta di percorso vuol dire interpretare la cartina basandosi sull’intuito e sull’esperienza.
Per mezzo della cartina si cerca di valutare il percorso più vantaggioso verso la meta successiva.
Nella scelta di un percorso bisogna decidere, per esempio, se prendere la via diretta, quella
aggirante oppure quella costituita da chiari punti fissi; che cosa bisogna eludere; valutare dove
esistano condizioni di veloce avanzamento. Tutto ciò avendo sempre ben presenti le proprie
capacità. Nell’individuare percorsi di pari valore, c’è da dare la precedenza al fattore sicurezza
(ritrovare la lanterna indicante il punto, mantenersi sul percorso scelto) e considerare solo in un
secondo tempo la velocità.
Nella valutazione del percorso da scegliere bisogna prendere in considerazione i seguenti
fattori:
a) ostacoli del terreno che rallentano l’avanzamento in parte o del tutto. Possono essere laghi,
fiumi o paludi non attraversabili e rocce;
b) zone pericolose e vietate, che sono assolutamente da aggirare secondo le norme generali
dell’orientamento, le direttive di gara o i segni convenzionali della cartina; le coltivazioni sono
assolutamente da evitare; i campi arati o i campi in cui si è già raccolto si possono attraversare; i
cortili sono da evitare;
c) punti del terreno (ben individuabili) che si usano durante lo spostamento come mete intermedie;
d) sentieri naturali del terreno, vie di comunicazione come strade, sentieri, etc. Bisogna riuscire
a valutare la propria forma e decidere di conseguenza il percorso da seguire;
e) dislivello e la conseguenza pendenza che si intende superare, che può essere ripida o lieve;
f) distanza tra lanterna e lanterna, perché un lungo intervallo contiene in generale più possibilità
di scelta di percorso. Quanto più lungo è l’intervallo, tanto più è importante fare la giusta scelta di
percorso.
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