2 - UIL Alessandria

Transcript

2 - UIL Alessandria
4 .Primo Piano
STAMPA
.LA
MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016
LE TENSIONI SOCIALI
Francia paralizzata dalle proteste
Il mese
caldo
delle
proteste
La polizia sgombera il blocco dei depositi petroliferi. I distributori di benzina sono a secco
I sindacati annunciano nuovi scioperi contro la riforma del lavoro. Valls: non arretriamo
31
maggio
PAOLO LEVI
PARIGI
A partire dalla
fine del mese,
scatteranno
gli scioperi della
Sncf, la società
di trasporto
ferroviario
Non bastavano lo sciopero dei
trasporti o le piazze gremite di
lavoratori e studenti. Non bastavano le proteste degli «indignados» di Nuit Debout o le auto incendiate dai casseur. In
Francia la mobilitazione contro
la riforma del lavoro assume
una portata senza precedenti.
Alle forme tradizionali del dissenso si aggiunge ora il blocco
di depositi petroliferi e raffinerie, con migliaia di automobilisti in coda davanti alle pompe di
benzina col terrore di restare a
secco.
Protagonisti del braccio di
ferro che rischia di paralizzare
un Paese già sull’orlo della crisi
di nervi sono il premier Manuel
Valls e Philippe Martinez, il baffuto leader della Cgt. A caccia
di nuovi consensi, il primo sindacato della République chiede
l’immediato ritiro della riforma
del lavoro, il cosiddetto Jobs act
alla francese, una legge per
giunta approvata con procedura 49-3, il contestato articolo
della Costituzione che ha consentito al governo socialista di
vararla senza il via libera del
Parlamento.
All’alba di ieri, dopo un weekend di passione, la polizia è intervenuta per sgomberare gli
accessi ai siti petroliferi di Fos-
2
giugno
Anche la Ratp,
che gestisce
il trasporto
pubblico
a Parigi,
preannuncia
uno sciopero
«illimitato»
3-5
giugno
Poi toccherà
all’aviazione
civile: i lavoratori
degli aeroporti
incroceranno le
braccia pochi
giorni prima
dell’avvio degli
Europei di calcio
sur-Mer, vicino a Marsiglia,
bloccati dai militanti della Cgt.
Questi hanno poi denunciato
«scene di guerra», «senza preavviso». «Non possiamo accettare nessun ricatto sul carburante», ha però avvertito Valls
la sera prima, annunciando
l’imminente intervento dei «flics» contro le barricate. Per tutta risposta, dopo il blitz delle
forze dell’ordine con idranti e
proiettili di gomma, la Cgt ha
decretato lo sciopero nelle otto
raffinerie di Francia. «Siamo
determinati ad andare fino in
fondo per il ritiro della riforma
del lavoro», ha tuonato in tv
l’agguerrito Martinez, invocando una «generalizzazione dello
sciopero ovunque nel Paese».
Un appello subito raccolto
dai compagni sindacalisti della
Sncf, la compagnia ferroviaria
nazionale, pronti ad incrociare
le braccia dal 31 maggio, mentre
è atteso per il 2 giugno lo sciopero «illimitato» di metro e bus
parigini (Ratp), a cui seguirà
dal giorno successivo quello
dell’aviazione civile. Il tutto a
pochi giorni dal fischio d’inizio
dei campionati di calcio di Euro
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
In sciopero
Reportage
NICCOLÒ ZANCAN
INVIATO A FOS-SUR-MER
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
800
cisterne
Ieri Total ha
attivato un
servizio straordinario per
le consegne
di gas mettendo su
strada 800
autocisterne
da 35 mila
litri
2,10
euro
Su alcuni siti
Internet ieri
sono spuntati
annunci di chi
vende benzina: i prezzi
arrivano fino
a 2,10 euro al
litro
he lotta e non vuole
cambiare. «Non credete a questa menzogna
del progresso! Vi siete fatti
fregare, voi italiani. Non faremo lo stesso. Questo legge
sulla flessibilità del lavoro è
un ritorno al passato, vogliono togliere di mezzo il sindacato e disporre dei lavoratori
a piacimento. Lo chiamano
futuro, ma è una nuova forma
di schiavitù».
Roger Lamur racconta la
giornata che ha paralizzato
la Francia dalla sua sedia di
segretario generale della
Cgt per il distretto di Bouches du Rhône. Marsiglia è a
quaranta chilometri, la Camargue vicinissima. La televisione trasmette in continuazione la mappa dei benzinai rimasti a secco. Le code
di automobilisti. E dalle finestre dell’ufficio di Lamur si
possono vedere quasi in faccia i poliziotti chiamati a presidiare la zona. La rotonda
divide il deposito della Total
e la sede del sindacato più
arrabbiato di Francia. «Erano le quattro e mezza del
mattino quando sono arrivati - racconta Lamur - elicotteri, droni, cannoni ad acqua. Era ancora buio. Non
hanno detto nulla e hanno
iniziato a sparare. Sembrava
la guerra».
Da ventiquattro ore, cinquecento lavoratori di Fossur-Mer, metalmeccanici,
chimici e portuali, impedivano ai camion di uscire dal
deposito per andare a distri-
I lavoratori
della raffineria Total scioperano contro la riforma
del lavoro.
Migliaia gli
automobilisti
in coda ai
distributori
C
JEFF PACHOUD/AFP
Tra gli operai che bloccano le raffinerie
“Non vogliamo fare la fine dell’Italia”
Nel Sud duri scontri con la polizia: voi vi siete fatti fregare
JEAN-PAUL PELISSIER/REUTERS
buire il carburante. Il governo
ha deciso di intervenire. «E
questa la chiamano democrazia!», tuona Lamur sotto un
paio di baffi grigi Anni Settanta. «Ci hanno costretti a rifugiarci nella sede del sindacato. Sembrava un assedio.
Hanno bloccato tutte le uscite. Ci hanno tenuti prigionieri
per due ore».
2016. Anche i dipendenti della
centrale nucleare di Nogentsur-Seine, riuniti in assemblea
generale, ieri hanno deciso di
scioperare e fermare la produzione di elettricità, giovedì
prossimo.
Ieri, nonostante le rassicurazioni del governo, il rischio penuria si è esteso a tutto il territorio, con oltre il 20% delle stazioni di benzina parzialmente o
completamente a secco. Da
parte sua, il presidente Hollande ha denunciato la «strategia
di una minoranza» mentre Valls
assicura che la riforma non verrà ritirata. «Costringere i francesi a fare 45 minuti di fila davanti alle stazioni di servizio
non è tollerabile: continueremo
la rimozione dei blocchi».
E invece per l’opposizione di
centrodestra l’esecutivo prima
o poi cederà, come successe nel
1996 all’allora premier Dominique de Villepin, che davanti rivolta della piazze dovette ritirare il controverso Contratto di
Primo Impiego (Cpe) osteggiato dai giovani. Furiosi anche i
dirigenti di Total, il colosso
francese del petrolio, che parlano di fatti «estremamente gravi» e annunciano una «seria revisione dei progetti di investimento nell’insieme degli stabilimenti del Paese».
Il blocco
Gli agenti ieri
sono intervenuti a Fos-surMer per rimuovere il
blocco degli
operai che
impedivano
l’accesso alla
raffineria
Non può essere un caso che
sia successo proprio qui. Molti
ricordano ancora il blocco delle raffinerie Toy-Riont del
1968, quando 15 operai su 300
riuscirono ad occupare e bloccare l’impianto per una settimana intera. Erano giorni di
camminate e biciclette, quasi
tutte le auto ferme sotto casa.
Allora Fos-sur-Mer era anco-
ra chiamata «la California della Provenza», ma stava per diventare uno dei più importati
poli siderurgici d’Europa. Veniva qui un giovane JeanCluade Izzo, redattore per La
Marseillaise e non ancora romanziere di successo, a raccontare la trasformazione. «I
circa 25 mila operai che lavoravano nei cantieri venivano
dalla Turchia, dalla Jugoslavia, dal Maghreb. Il lavoro era
a ciclo continuo, non si doveva
fermare mai. E si stava consumando una terribile strage occulta. Ogni tanto qualche operaio spariva. Poi il corpo veniva ritrovato in una betoniera».
Questo si può leggere nella
biografia di Izzo firmata da
Stefania Nardini. È una storia
che ancora senti raccontare
nei bar. «Siamo una città che
ha pagato sulla sua pelle ogni
singola conquista sindacale»
dice Roger Lamour. «Non torneremo indietro».
Le barricate sulla rotonda
hanno fatto quattro feriti e sei
arresti. In mezzo alla bolgia,
ancora prima che spuntasse
l’alba, c’era anche Jean-Philippe Murru, nonni sardi, figli
francesi, operaio dell’azienda
chimica Kemone, insieme ad
altri cinquecento. «Volevano
chiudere la fabbrica. Stavano
per mandare a casa noi e quelli della Assometal. Ma lottando, tutti insieme, siamo riusciti a scongiurare il pericolo.
Avete capito? La precarietà
serve a renderci tutti soli».
Cosa non va in questa nuova
legge sul mercato del lavoro?
«Tutto non va» dice l’operaio
Murru. «Ci possono licenziare
a piacimento. Possono obbligarci a fare quanti straordinari vogliono, pagandoli di meno. Non garantiscono più la
stessa assistenza sanitaria ai
lavoratori. Ma la cosa più grave è che hanno imposto questa legge in totale disprezzo
della democrazia, tagliando
fuori il Parlamento».
Alle nove di sera, sul tavolo
della sala riunioni ci sono vino
e patatine. Cosa farete?
«Adesso abbiamo bisogno di
qualche giorno per raccogliere le idee. Siamo provati dagli
scontri. Prima di bloccare il
deposito, avevamo fatto sei
manifestazioni inutili. Ma torneremo in strada. Torneremo
a far sentire la nostra voce».
Avete bloccato la Francia, dicono i telegiornali. «Non è vero. Il governo ha riserve di
carburante per due mesi, ma
ha preferito lasciare questo
caos in modo da mettere la
gente contro il nostro sindacato. Prima il caos, poi la guerra.
Ecco la loro strategia».
Cala una notte rosa e quasi
africana sulla rotonda di Fosde-Mer. Le ciminiere delle raffinerie sputano lame di fuoco
alte nel cielo. I poliziotti restano immobili nel buio a separare
fisicamente il passato e il futuro della Francia.
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
6 .Primo Piano
STAMPA
.LA
MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016
Le
richieste
di Cgil
Cisl e Uil
1 Camusso,
Furlan e Barbagallo ieri lo
hanno ripetuto
più volte: sul
tavolo in tema
di previdenza e
lavoro c’è una
sola proposta, la
nostra piattaforma. E su
questa il governo non può non
confrontarsi
1 In materia
di pensioni Cgil
Cisl e Uil chiedono meccanismi
di flessibilità per
l’accesso alla
pensione di
vecchiaia e la
possibilità di
lasciare con 41
anni di contributi a qualsiasi età
e senza alcuna
penalizzazione
1 Tra le richie-
ste anche la
rivalutazione
degli assegni
dopo il blocco
della legge
Fornero, l’estensione degli 80
euro anche ai
pensionati e la
modifica della
governance
dell’Inps
1 In materia
di lavoro i sindacati chiedono
misure per le
aree di crisi
complessa, per
Almaviva e la
crisi dei call
center, la revisione dei voucher
ed il rinnovo di
tutti i contratti
pubblici
MICHELE D’OTTAVIO/BUENAVISTA
solamente tra i titoli. «Quello di
oggi non era il giorno per un approfondimento che sarebbe
stato estemporaneo», ha spiegato infatti Poletti. Detto questo l’esecutivo punta concretamente a raggiungere soluzioni
condivise, fatti però salvi i vincoli di bilancio. Non sarà facile
perché su molte questioni, a cominciare dalle pensioni, le posizioni di partenza sono molto distanti: i sindacati, ad esempio,
di penalizzazioni non vogliono
sentir parlare. «Sarà un confronto sostanziale ed effettivo.
Il governo intende esaminare le
proposte in campo senza pregiudiziali» ha spiegato Poletti.
Per ora ai sindacati questo può
bastare. «Dal punto di vista del
metodo abbiamo iniziato col
piede giusto. Spero lo si faccia
anche per il merito», ha commentato Carmelo Barbagallo
(Uil). «È un cambiamento significativo quello del governo che
riconosce che su alcuni temi ha
bisogno di un confronto con chi
rappresenta i lavoratori e pensionati», ha confermato Annamaria Furlan della Cisl, certamente la più soddisfatta di tutti.
Il governo punta a raggiungere soluzioni concrete, condivise con i sindacati, ma rispettando i vincoli di bilancio
I segnali del premier
Disgelo tra governo e sindacati
Via al cantiere lavoro -pensioni
Il ministro Poletti: clima positivo. Il premier: pronti a fare accordi
PAOLO BARONI
ROMA
A fine mattinata la sintesi la fa
Susanna Camusso: «La notizia
è che oggi, dopo lungo tempo, il
governo ha proposto di avviare
un confronto di merito su due
grandi temi: previdenza e lavoro». Mossa tattica in chiave
preelettorale, per consentire al
governo di prendere fiato almeno su un fronte o svolta strategica? Lo si capirà nelle prossime settimane. Intanto i sindacati incassano un primo risultato della loro iniziativa ed un impegno «importante»: fino a che
resterà aperta la discussione
sindacale le confederazioni non
verranno messe di fronte a
provvedimenti presi unilateralmente. Nemmeno su una materia delicatissima come la riforma dei contratti.
tere le controparti di fronte al
fatto compiuto, come è avvenuto col Jobs Act, ma apre ufficialmente un «cantiere» di trattativa. «Abbiamo definito il campo
delle tematiche e definito
l’agenda», ha spiegato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti
che ieri ha incontrato i leader di
Cgil, Cisl e Uil assieme al sottosegretario alla Presidenza
Tommaso Nannicini.
Il governo non ha fornito numeri, non ha avanzato proposte
di merito, né tantomeno ha toccato il tema dell’anticipo pensionistico o del bonus da 80 euro. Ha citato il cuneo fiscale ma
Tempi stretti
L’età della pensione
Così il ritiro di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi
(in genere anticipabile con 42 anni di versamenti)
data di nascita
anno di ritiro
anni/mesi di età
1949 1950 1951 1952 1953 1954 1955 1956 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969
giu 1949
mag 1951
giu 1951
mag 1952
66/7*
66/7
67/3
67/5
67/9
68
mar 1966
feb 1968
ago 1962
lug 1964
nov 1960
ott 1962
mar 1957
feb 1959
ott 1953
set 1955
67
gen 1959
dic 1960
ago 1955
lug 1957
gen 1952
dic 1953
68/2
gen 1968
dic 1969
mag 1964
apr 1965
68/5
68/8
68/10
69
Il campo di gioco
E così per la prima volta in due
anni il governo su questioni tanto rilevanti non si limita a met-
2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 2033 2034 2035 2036 2037 2038
*65/7 per le donne dipendenti nel privato (giu 1950-mag 1952)
- LA STAMPA
Fonte: RGdS (in base aspettative di vita Istat del 2011)
Battaglia sul rinnovo del contratto
I metalmeccanici: 12 ore di sciopero
In piazza
ROMA
Ieri
i sindacati
metalmeccanici
hanno
annunciato
una serie
di manifestazioni
regionali
il 9 e 10
giugno
Quello di ieri era l’incontro numero 18. Dall’avvio delle trattative per il rinnovo del contratto
dei metalmeccanici, o «rinnovamento» come continua a
chiamarlo Federmeccanica
per dare il senso della svolta
che le imprese si aspettano, sono già trascorsi sette mesi, c’è
già stato uno sciopero di 4 ore,
ma lo sbocco finale non si intravede. Anzi, ieri i sindacati hanno rotto le trattative prendendo atto che Federmeccanica ed
Assital «non intendono aprire
un vero negoziato». Risultato:
sciopero dello straordinario e
della flessibilità il 28 maggio e
l’11 giugno, più un pacchetto di
CESARE ABBATE /ANSA
Segnali interessanti agli occhi
dei sindacati sono arrivati anche dal premier che ieri pomeriggio a «Repubblica tv» ha rivalutato a modo suo la concertazione sostenendo che «noi
non pensiamo che sia una coperta di Linus della quale è impossibile fare a meno. Se c’è siamo più contenti. Se si possono
fare gli accordi siamo qui. Non
siamo ideologici, siamo pronti a
fare gli accordi». Quindi ha confermato che sono allo studio misure che vanno incontro a molte delle richieste dei sindacati:
interventi a favore delle pensioni minime e dei lavori usuranti,
la flessibilità in uscita e il taglio
strutturale del cuneo fiscale.
12 ore di astensione del lavoro
da effettuarsi in maniera articolata nel mese di maggio e con
manifestazioni regionali il 9 e
10 giugno.
Mentre il clima tra governo
e sindacati si fa più sereno,
quello tra le parti sociali insomma si arroventa. «Dopo sei mesi di trattativa, Federmeccanica è ferma di fatto sullo schema
proposto lo scorso 22 dicembre, secondo cui il contratto
collettivo nazionale di lavoro
non riconosce più alcun aumento salariale alla stragrande
maggioranza della nostra categoria, e addirittura si penalizza
chi in questi anni ha svolto la
contrattazione nei luoghi di lavoro» protestano in una nota
congiunta i segretari generali
di Fim, Fiom e Uilm, Bentivogli, Landini e Palombella. L’unica disponibilità, prosegue la
nota, dopo tutto questo tempo,
«è la semplice riedizione e applicazione dello stesso schema,
ovvero un contratto a valere
per una quota di lavoratori inferiore al 5% della categoria».
Non solo, a detta dei sindacati
anche gli approfondimenti
svolti sulla parte normativa nonostante ben quattro sedute
non hanno prodotto avanzamenti sostanziali. Di fronte a
questa situazione le segreterie
nazionali Fim, Fiom, Uilm hanno deciso di intensificare la
mobilitazione per far cambiare
idea alle controparti».
Il dettaglio dei temi del confronto coi sindacati verrà predisposto a tambur battente da
Poletti e già la prossima settimana potrebbero tenersi i primi incontri. «Non si perderà assolutamente tempo», assicurano dal ministero. Mentre da
parte dei sindacati si fa notare
che se la trattativa approdasse
davvero a risultati condivisi rispetto al passato ci sarebbe
«una inversione a 180 gradi» del
rapporto col governo. Che evidentemente, in questa fase, «si
è reso conto della distanza siderale che separa il mondo del lavoro dalla politica. Un grosso
problema in vista delle scadenze elettorali future, su cui Renzi
ora cerca di recuperare».
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Federmeccanica tiene il punto. «Nessun passo indietro sulla
proposta perché non c’è alternativa al rinnovamento contrattuale», spiega il direttore generale dell’associazione Stefano
Franchi. «Oggi veniamo da una
crisi che somiglia a una guerra
da cui molte aziende ancora non
riescono a uscire. La nostra
priorità reale dunque è generare ricchezza e solo dopo distribuirla. Senza ricchezza come si
può chiedere ad una azienda di
incrementare i salari? Senza
profitti come può incrementare
indiscriminatamente i costi?
Sarebbe come dare una spinta
verso il baratro a quelle aziende
in affanno». Di parere opposto
Bentivogli che assieme a Landini e Palombella ha deciso di dare il via agli scioperi: «C’è una
eccessiva lentezza nel negoziato e il tempo se non viene speso
per trovare soluzione uccide il
negoziato, e fa male a lavoratori
e imprese».
[P. BAR.]
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
LA STAMPA
MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016
Primo Piano .7
.
I NODI DELL’ECONOMIA
Renzi, il consenso e le decisioni difficili
Il premier ha fatto molte promesse ma non potrà mantenerle tutte: “Dovremo fare delle scelte”
Apre al dialogo con le sigle, “purché la concertazione non diventi come la coperta di Linus”
ALESSANDRO BARBERA
ROMA
eno Irpef per i contribuenti, meno Ires alle
aziende, costo del lavoro più basso, bonus ai pensionati poveri, flessibilità in
uscita, bollo auto. Quando la
campagna elettorale incombe,
scegliere è difficile. Ma poiché
gli italiani sanno far di conto,
M
Matteo Renzi mette le mani
avanti per non correre il rischio di essere scambiato per
quel predecessore che promise inutilmente meno tasse per
tutti. «Ad un certo punto dovremo fare delle scelte», dice a
Repubblica Tv. L’incontro di ieri fra il ministro Poletti, il sottosegretario Nannicini e i vertici sindacali intanto mette un
punto fermo: pur non avendo
partecipato alla riunione, per
la prima volta dall’arrivo a Palazzo Chigi Renzi cerca una
sponda nei sindacati. Chiamarla concertazione sarebbe
troppo. Ma il premier ha di
fronte a sé mesi difficili: sta per
affrontare il voto nelle due
grandi capitali e in autunno,
nel pieno del dibattito sulla legge di Bilancio, ci sarà il referendum dal quale dipende la sua
permanenza al governo. Aprire ai sindacati significa aprire
alle ragioni della minoranza interna, un pezzo della quale si è
già schierata per il no alla riforma costituzionale. «Non pensiamo che la concertazione sia
la coperta di Linus della quale
non si può fare a meno. Se però
c’è siamo più contenti».
Twitter @alexbarbera
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Il bonus
La previdenza
Ottanta euro alle pensioni minime
Il governo ci pensa ma il costo è alto:
fra i due e i tre miliardi all’anno
Penalizzazione del 4 per cento
per ogni anno di uscita anticipata
Priorità agli assegni più bassi
milioni: ciò significa che l’allargamento del bonus a tutti loro
costerebbe poco meno di due
miliardi di euro all’anno. Se a
questi volessimo aggiungere
coloro che hanno diritto alla
cosiddetta «integrazione al
minimo» la platea sale a tre
milioni di persone, per un costo di poco meno di tre miliardi
all’anno.
Renzi e Padoan ci stanno riflettendo da qualche settimana, in alternativa all’ipotesi di
ridurre di qualche punto il carico Irpef sui redditi più bassi.
Fra gli economisti prevale la
tesi che occorra continuare a
sostenere il reddito disponibile delle famiglie e la loro propensione ai consumi: l’aumento delle pensioni minime rientra fra questo tipo di misure.
La crescita del Prodotto interno lordo e la lotta alla deflazione passano anche di qui: se nei
prossimi mesi i prezzi non riprenderanno a crescere, il rapporto fra debito pubblico e ricchezza nazionale resterà inchiodato al 133 per cento.
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERV
Non è la prima volta che Matteo Renzi prende in mano il
dossier per introdurre più
flessibilità nel sistema pensionistico. Lo scorso autunno, poco prima di varare la
legge di Stabilità, valutò un
piano che prevedeva una penalizzazione media del 3,5
per cento per ogni anno di
uscita anticipata. Costo: 4,5
miliardi il primo anno, più di
sette nel secondo. Troppo
per un governo che deve gestire uno dei debiti pubblici
più alti del mondo. Basti dire
che calcolando le attuali aspettative di vita, per evitare di
peggiorare l’equilibrio dei conti la penalizzazione dovrebbe
essere dell’8 per cento. Allo
stesso tempo però Renzi non
vuole perdere l’occasione di
approvare una misura popolare e che secondo alcuni (ad
esempio il presidente dell’Inps
Boeri) agevolerà il ricambio
generazionale nelle imprese.
Ecco perché i tecnici di Palazzo Chigi ora valutano ipotesi meno costose e più concretamente percorribili. Al netto
degli impegni presi con l’Europa (il deficit del 2017 non potrà
superare l’1,8 per cento) e del
mix di misure della prossima
legge di Stabilità, è probabile
che l’«Ape» costi circa un miliardo di euro. La penalizzazione si aggirerà attorno al 4 per
cento, tenendo conto dell’entità dell’assegno e del calcolo del
montante. In sintesi, gli aspiranti pensionandi più ricchi
con metodo retributivo non
avranno molta convenienza a
lasciare il lavoro in anticipo.
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Cuneo fiscale
Giù il costo del lavoro
Però lo sconto potrebbe
riguardare solo i giovani
Prima della sottoscrizione leggere la nota informativa e le condizioni della promozione riportate sul sito www.cremaecioccolato.org
È la categoria che ha motivo
di lamentarsi più di altre: da
ormai due anni il bonus ottanta euro entra nelle tasche
di dieci milioni di italiani, ma
fra loro non c’è nemmeno un
pensionato. Ora Renzi si dice
disponibile a ragionare sulla
opportunità di allargare la
misura a anche a loro, ma le
imminenti elezioni amministrative e il costo dell’operazione costringono al condizionale. I pensionati con l’assegno minimo (circa 500 euro al mese) in Italia sono due
I problemi irrisolti dell’economia italiana si chiamano
produttività e costo del lavoro. Quello che pesa sulle
nostre imprese costa ancora una trentina di miliardi in
più all’anno rispetto a quello
delle aziende tedesche. Sin
dai primi mesi il governo ha
introdotto diverse misure, a
partire da un potente sgravio sulle assunzioni a tempo
indeterminato: ottomila euro all’anno per tre anni, ora
sceso a 3.250 euro. Il taglio
dello sconto, scattato il primo gennaio di quest’anno,
ha inevitabilmente fatto
crollare le nuove assunzioni. Già da qualche mese
Renzi, il sottosegretario
Nannicini e il ministro Padoan valutano alcune soluzioni che renderebbero lo
sgravio permanente. Al momento le ipotesi sono tre. Le
prime due prevedono di
reintrodurre uno sgravio
più forte, ma solo per i più
giovani o, in alternativa, per
i neoassunti. Avrebbe il vantaggio di spingere l’occupazione nella fascia di età ancora in sofferenza, lo svantaggio di ridurre le pensioni
delle nuove generazioni. Ma
una piccola parte dei contributi tagliati - ad esempio
l’un per cento - potrebbe essere destinato in via opzionale ad un fondo pensione
complementare. La terza
ipotesi prevede invece una
riduzione generalizzata del
costo del lavoro, senza distinzione fra tipi di lavoratori. È
la soluzione preferibile, perché più comprensibile per chi
assume.
Anche in questo caso il problema sono i costi: a regime il
taglio di un punto dei contributi previdenziali vale 2,5 miliardi di euro. Per introdurre
una misura generalizzata ma
visibile occorrerebbe tagliare
almeno tre punti. Una delle
ipotesi prevede di tagliare di
altrettanto la parte di contributi a carico delle imprese,
ma si tratta pur sempre di soldi che oggi vanno ad alimentare il montante pensionistico.
Per recuperare il gettito necessario a finanziare le nuove
misure, Renzi sta pensando
ad usare i tre miliardi di euro
già contabilizzati per la riduzione dell’Ires a carico delle
imprese nel 2017. «Tutti gli
imprenditori mi dicono che
dobbiamo insistere ad aumentare il reddito delle famiglie»,
diceva qualche settimana fa in
una intervista al Quotidiano
nazionale nella quale aprì all’ipotesi di tagliare l’Irpef in
alternativa all’Ires. Il viceministro al Tesoro Enrico Morando oggi dice che «fare marcia indietro sul taglio dell’Ires
è difficile» perché la misura «è
legge». Per le decisioni c’è
tempo: se ne parlerà ai primi
di settembre, quando il governo dovrà stringere sul menù
della legge di Stabilità.
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
8 .Primo Piano
STAMPA
.LA
MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016
Decessi
evitabili
Le cause
1°
Crisi
cardiache
32%
2°
Ictus
e ischemie
16%
DINO FRACCHIA/BUENAVISTA
La classifica
LO STUDIO DELL’EUROSTAT
Le quote più
alte di decessi
evitabili in Ue si
sono registrate
in Romania e in
Lettonia
Mentre è
la Francia
ad avere
performance
meno
catastrofiche
Una morte su tre
si potrebbe evitare
con le giuste cure
In Europa 577 mila decessi per falle nella sanità
Italia nella media. Lorenzin: serve più prevenzione
MARIA CORBI
ROMA
Una persona ammalata su tre
in Europa si poteva salvare.
Eurostat divulga i dati destinati a misurare l’efficacia dei
sistemi sanitari nazionali e il
quadro che ne esce è preoccupante. Nell’Ue 1,7 milioni di
persone di età inferiore ai 75
anni sono morte nel 2013 e
577.500 di questi decessi, ovvero il 33,7%, si sarebbero potuti evitare. Il concetto di
«morte evitabile» è relativo a
un decesso che nel momento
in cui si è verificato «poteva
essere evitato se fossero state
MARY TAGLIAZUCCHI
ROMA
1.400
italiani
Sono i volontari italiani
che si sono
presentati
nelle cliniche
ticinesi negli
ultimi 3 anni
«Q
Evitabile
Il concetto
di «morte
evitabile» è
relativo a un
decesso che
nel momento
in cui si è
verificato
«poteva
essere evitato
con terapie
puntuali
ed efficaci»
27,1%, Belgio 27,5% e Olanda
29,1%. L’Italia è al 33%.
Il rapporto ha preso in
esame i dati Eurostat che
contengono le 86 cause di
morte dei cittadini della Ue.
Ancora una conferma che sono le crisi cardiache la causa
maggiore di mortalità:
184.800 decessi (sul totale
dei 577.500). A seguire gli ictus (problemi vascolari cerebrali), con 94.000 decessi.
Somma che dà circa il 48%
del totale delle morti evitabili. A cui si aggiunge il 12% dei
decessi causati dal cancro al
colon, il 9% per quello al seno,
Cancro
al colon
12%
4°
Cancro
al seno
9%
5°
Ipertensione
5%
6°
Polmoniti
4%
“Io, cavia per le case farmaceutiche
In tre giorni guadagno 800 euro”
il caso
uando capisci che
la laurea non serve, le provi tutte
per arrivare a fine mese. Fare da cavia umana è una di
queste». A parlare è Fabio,
trentenne romano che per
sbarcare il lunario ha scelto
di mettersi a disposizione
della ricerca. Come? Offrendo il suo corpo per testare,
nei tanti laboratori farmaceutici, medicinali in via di
sperimentazione. Dai dati
del sito swissinfo.ch circa
1400 volontari italiani si sono presentati nelle cliniche
ticinesi negli ultimi 3 anni.
«Sui siti web dei centri di
sperimentazione farmacologica viene solitamente pubblicato un bando. Via mail si
lasciano i propri dati e si ri-
applicate terapie puntuali
ed efficaci».
E ovviamente esiste una
geografia del dolore. Le quote più alte dei decessi evitabili in Ue si sono registrate in
Romania e in Lettonia, rispettivamente 49,4% e
48,5%, (praticamente una
persona su due è stata sacrificata all’inefficienza) seguite da Lituania 45,4% e Slovacchia 44,6%. Mentre è la
Francia ad avere performance meno catastrofiche con il
tasso asso più basso di mortalità evitabile, «solo» il
23,8%. Seguono Danimarca
3°
Giovani, studenti e disoccupati: chi sono i “volontari”
che si mettono a disposizione per le sperimentazioni
La prima volta è stata
per testare molecole
sui gastroprotettori.
Ho avuto soltanto
vertigini e nausea
Fabio
cavia nei laboratori
farmaceutici
sponde ad una specie di questionario. Si viene ricontattati
via WhatsApp o sms per un
primo screening in cui valutano sia il profilo fisico che mentale», racconta Fabio. «La mia
prima volta è stata per testare
nuove molecole su farmaci gastroprotettori già in commercio. Ho avuto soltanto vertigini e nausea. E in tre giorni ho
guadagnato 800 euro».
Ma lo scorso gennaio a Rennes, in Francia, una cavia morì e altre sei riportarono gravi
sintomi durante la sperimentazione di un analgesico. «Non
posso dire di farlo per amore
della ricerca scientifica. Lo
faccio per mero guadagno»,
ammette Fabio. «Se mi sento
una vittima? No, perché sono
conscio di tutti i rischi e pericoli del caso».
In Italia i centri di sperimentazione sono localizzati
soprattutto al Nord: Verona,
75
per cento
Tre cavie
su quattro
sono giovani
di età compresa tra i 19
e i 34 anni,
soprattutto
maschi
Milano, Varese, Pavia e Como.
Ma anche Catania, Cagliari e
Pisa. I volontari vengono classificati per sesso, età e stile di
vita. La maggior parte, circa il
75%, sono giovani tra i 19 e i 34
anni, soprattutto maschi.
Molti sono studenti universitari. Nella selezione i non fumatori hanno maggiori probabilità di essere scelti.
Per legge i volontari non
possono essere retribuiti. Viene riconosciuto un rimborso
proporzionale alla durata dei
test, da poche ore fino ad alcuni giorni. Le cifre corrisposte
vanno da un minimo di 600
euro fino ad un massimo di 3
mila. Ogni volontario non può
il 5% per malattie legate all’ipertensione e il 4% per polmoniti. Una lugubre classifica
di vite stroncate da una malattia, ma prima ancora da una
sanità che non ha usato tutte le
armi per sconfiggerla.
E in un’epoca di tagli ai sistemi sanitari questi dati fanno riflettere, soprattutto se
incrociati con altre rilevazioni di Eurostat che hanno registrato in Italia il fenomeno
dell’accorciamento della vita
sana, problema che riguarda
soprattutto le donne, a partire dal 2004 quando l’aspettativa media di vita sana per un
italiano era di 70 anni. Oggi è
di 61 anni.
Ma Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore
di Sanità riporta il ragionamento all’ottimismo: «L’Italia
ha performance migliori della
media europea e anche di altri
servizi sanitari come quelli di
Gran Bretagna e Svezia». «Il
lavoro avviato nei passati 3 anni - spiega Ricciardi - è focalizzato su un ulteriore miglioramento di queste performance
attraverso l'appropriatezza
organizzativa e professionale
perseguita attraverso misure
sia regolamentari (ad esempio
il Regolamento per gli standard organizzativi e funzionali
delle strutture ospedaliere)
sia di lavoro comune con i professionisti per mettere al centro delle strategie diagnostiche e terapeutiche le migliori
pratiche per il paziente».
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sottolinea che
i dati Eurostat si riferiscono
al 2013 e che «il nostro Paese
ha performance migliori della
media europea», ma ammette
«che questo risultato va migliorato». «Negli ultimi tre
anni abbiamo incentivato investimenti in prevenzione,
che devono continuare a crescere. L’approvazione dei
nuovi Lea, un grande lavoro
che abbiamo ultimato e che
adeguano i livelli essenziali di
assistenza fermi dal 2001, fornirà uno strumento fondamentale per la riduzione della
mortalità evitabile».
«Noi abbiamo un tema
aperto - prosegue Lorenzin ed è quello della diseguaglianza tra le sanità regionali. I nostri sforzi tendono a migliorare ancora la qualità in quelle
regioni che secondo tutte le
statistiche rappresentano eccellenze di livello europeo e alzare il livello delle regioni che
sono rimaste indietro».
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
sottoporsi a sperimentazione
più due volte l’anno. Per questo a ognuno viene attribuito
un codice identificativo. Nel
Canton Ticino, ad esempio, è il
Comitato etico cantonale
(l’organo competente per
l’esame e l’autorizzazione dei
progetti di ricerca sull’essere
umano), che controlla e disciplina la sperimentazione dei
farmaci.
La maggior parte dei farmaci testati sulle persone sono molecole di prodotti già sul
mercato, ma per i quali si cerca di trovare nuove indicazioni terapeutiche. Gli studi su
prodotti mai sperimentati sono in netta minoranza.
I rischi ci sono. La maggior
parte delle volte gli effetti collaterali si fermano a mal di testa, nausea e debolezza. Ma a
volte le complicazioni sono
più gravi e portano a danni
permanenti. In quel caso i costi delle cure, di qualsiasi natura essi siano, sono coperti
da un’assicurazione a cui ogni
centro di sperimentazione fa
riferimento.
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
1
LA STAMPA
MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016
Primo Piano .9
.
LE SFIDE DELLA SALUTE PUBBLICA
Asl unica, niente sprechi, conti in ordine
Trento laboratorio della sanità virtuosa
La Provincia autonoma è la sola a rispettare i tetti di spesa per farmaci e ospedali
“La nostra ricetta: semplificazione amministrativa e consumi più consapevoli”
Reportage
FABIO POLETTI
INVIATO A TRENTO
Trento ci si ammala come in tutta Italia ma si
spende in farmaci meno che ovunque. La ricetta
per riuscirci è semplice: conti
in ordine, spese oculate, organizzazione trasparente e consumi consapevoli. Che Trento sia Provincia autonoma,
che i nove decimi delle entrate - ma adesso sono un po’ meno - rimangano sul territorio
e che alla fine il bacino d’utenza sia di 500 mila abitanti ovviamente aiuta. Ma i numeri
da soli bastano già a far venire il mal di testa alle altre regioni italiane. La Provincia è
l’unica a non sforare i tetti di
spesa sull’assistenza farmaceutica territoriale: tetto programmato 11,35%, media nazionale 11,64%, Trento 9,84%.
Né su quella ospedaliera:
3,24% contro il 5,06% nazionale e il tetto programmato
del 3,5%. Il totale dell’assistenza farmaceutica è pure
meglio: a Trento si vola al
13,09% contro il dato nazionale del 16,73%, molto peggio del
tetto programmato che dovrebbe essere del 14,85%.
A Trento il bilancio provinciale viaggia sui 4 miliardi di
euro di cui 1 miliardo e 200
milioni per la sola assistenza
sanitaria. A Trento il ticket si
paga solo dall’anno scorso,
massimo 1 euro a ricetta contro i 2 euro a confezione della
media nazionale. A Trento il
ticket grava sulle tasche degli
abitanti per il 6,4% contro il
13,4% della media nazionale.
Il 32% dei farmaci sono generici, la Provincia è fuori dal
Sistema Sanitario Nazionale.
Se i conti saltano lo Stato non
A
Da 11 a una
Nel 2005
le 11 aziende
sanitarie
trentine
si sono fuse
in una sola.
Oggi il 90%
delle prestazioni sanitarie
passa da
strutture
pubbliche
(in fotografia
l’ospedale
Santa Chiara,
a Trento)
Più vita sana e meno
patologie, investiamo
sull’educazione.
Più farmaci generici
e meno di marca
Luca Zeni
assessore alla Sanità
DINO PANATO
ci mette un euro ma tocca ai
cittadini ripianarlo. Il modello
è fin troppo virtuoso, il 90%
delle strutture sanitarie sono
pubbliche, ma si capisce che è
difficilmente esportabile. Come ammette Luca Zeni del Pd:
«Da noi c’è più attitudine al
controllo delle spese. Nel 1995
sul territorio c’erano 11 Asl, oggi ce n’è una sola. Negli anni abbiamo investito anche sull’educazione dei cittadini. Più vita
sana meno patologie. Più farmaci generici meno di marca».
Il lavoro deve essere stato
capillare. Deve essere durato
anni. Se ne vedono le conseguenze dietro al banco della
farmacia di piazza Cantore do-
Su “La Stampa”
Il dossier pubblicato ieri su “La Stampa”
con le spese sanitarie delle Regioni italiane
1
Boom dei medicinali nella fascia H
Dalla farmacia all’ospedale
Così le pillole costano di più
ve in camice bianco lavora Bruno Bizzaro, presidente dell’Ordine: «Da noi non si usano prescrizioni stratosferiche di medicinali. La spesa è contenuta. I
farmaci generici sono più che
accettati anche se non sono
mancate le resistenze da parte
dei medici e all’inizio pure degli
utenti. L’educazione sanitaria
ha dato negli anni i suoi frutti».
Nel 2014 secondo i dati dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari i trentini hanno
speso mediamente 145 euro a
testa in medicine. Con una riduzione dell’1,2% rispetto al
2013. Con un abissale 19% in
meno rispetto al dato nazionale. Marco Ioppi il Presidente
145
euro
Nel 2014
i trentini
hanno speso
145 euro
a testa
in medicine:
il 19% in
meno della
media italiana
Come vengono erogati i farmaci innovativi ad alto costo
Farmaci acquistati dalle strutture pubblliche
e utilizzati in ambito ospedaliero
o distribuiti direttamente dai presidi pubblici
Mentre governo e Regioni si
arrovellano su come tenere
sotto controllo la spesa per
pillole e sciroppi, magari scaricando un po’ di oneri sui cittadini, sempre più medicinali
migrano dalle farmacie verso
gli ospedali. Rendendo la vita
più complicata agli assistiti
ma, soprattutto, lasciando
che il ripiano degli sfondamenti di spesa ricada per intero sulle casse regionali anziché su quelle di industriali farmaceutici, farmacisti e grossisti. Si, perché se i buchi della
spesa dei medicinali venduti
in farmacia ricadono per intero sulla filiera del farmaco,
quelli per i prodotti della co-
siddetta fascia H devono essere
ripianati metà dall’industria e
metà dalle regioni. E siccome
gli ultimi dati del Ministero della salute danno il deficit 2016 a
quota 1,8 miliardi, la somma risparmiata dagli industriali è di
900 milioni. Oro quando i fondi
non bastano nemmeno a garantire a tutti i nuovi salvavita. Risorse che, secondo la deputata
M5S Giulia Grillo, «potrebbero
essere recuperate anche scontando i prezzi in base ai volumi
di vendita, soprattutto di quei
farmaci che ampliano le indicazioni terapeutiche rispetto a
quelle di partenza».
I numeri presentati ieri all’assemblea di Federfarma,
l’associazione dei farmacisti,
parlano chiaro: la quota di pil-
38%
62%
41%
59%
43%
57%
Farmaci distribuiti dalle farmacie
Fonte: dati IMS Health-Federfarma
46%
54%
49%
51%
51%
49%
54%
60%
46%
40%
2008
lole vendute in farmacia dal
2008 ad oggi è scesa dal 62 al
42%, a tutto vantaggio della distribuzione in Asl e Ospedali.
Dove tra l’altro bisogna ricorrere alla trafila della visita spe-
2009
2010
2011
2012
cialistica con tanto di super-ticket da 50 euro anziché passare per le vie brevi del proprio
medico di famiglia.
«La classe H era nata per i
pochi farmaci che dovevano es-
2013
Bolzano. Poi si ricomincia. Paolo Bordon è il direttore generale della Asl da due settimane. Viene dal Friuli ma le sue
idee arrivano da lontano: «Il
contenimento della spesa pubblica anche nella sanità non
può passare attraverso i tagli
lineari. Ci deve essere un investimento di lunga durata. La
semplificazione amministrativa è la ricetta più importante».
I tetti di spesa li organizza il
ministero delle Finanze. Sono
elaborati sulla proiezione di
una fotografia che risale a 8
anni fa. Chi sfora pesa sulle
casse dello Stato. Meno che a
Trento e nelle regioni autonome. Riccardo Roni il responsabile del settore farmaceutico
della Asl ha idee chiare: «Chi
ha pensato che il ticket fosse
un regolatore dei consumi si è
sbagliato. Noi lo abbiamo introdotto l’anno scorso. Ma a
fronte di un’utenza che consuma il 20% in meno di farmaci
rispetto ad altre regioni soprattutto del Centro Sud».
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
LA STAMPA
PAOLO RUSSO
ROMA
dell’Ordine dei Medici è consapevole che per raggiungere
questi risultati ci vuole tanto
lavoro: «Abbiamo insistito sulle prescrizioni limitando gli
sprechi. Il dibattito sull’utilizzo
dei farmaci generici è aperto
ma non ci sono mai stati degli
scontri ideologici. Alla fine siamo un piccolo laboratorio,
grande come un sobborgo di
Milano, dove tutto è più facile
da tenere sotto controllo. Dove
la semplificazione è possibile».
La rivoluzione copernicana
della sanità trentina è iniziata
11 anni fa. Quando le 11 aziende
sanitarie si sono fuse in una
sola. Oggi il 90% delle prestazioni sanitarie passa da strutture pubbliche. Nel palazzo
della Asl di via De Gasperi, tutto cemento e cristalli con una
fontana grande come una piscina, ai numeri da record sono abituati. Un anno la provincia virtuosa è Trento. Un altro
2014
2015
sere somministrati sotto stretto controllo medico, poi con il
tempo vi è stato inserito di tutto», spiega la presidente di Federfarma, Annarosa Racca.
«Medicinali come quelli anti-
Aids o contro l’epatite C, gli anti tumorali, o quelli contro l’artrite reumatoide –aggiungepotrebbero oramai tranquillamente essere venduti in farmacia con il controllo del medico
di famiglia, perché le nuove terapie oltre ad essere più efficaci hanno anche meno controindicazioni».
Per questo i farmacisti chiedono di riportare dietro i loro
scaffali larga parte dei medicinali ospedalieri. Tanto più che
le farmacie stanno diventando
sempre più «di servizio» per i
cittadini. Da quasi un anno è attivo in tutta Italia il numero
verde 800 189 521, che garantisce ai non autosufficienti la
consegna a casa dei medicinali.
In tutta la Lombardia, l’Emilia
Romagna e la Toscana è già
possibile prenotare visite e analisi e presto lo sarà anche nel resto d’Italia. E dalla prossima
denuncia dei redditi le farmacie
diventeranno amiche dei contribuenti, inviando direttamente all’Agenzia delle Entrate gli
scontrini fiscali per alleggerire
il 730 precompilato.
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
12
LA STAMPA
MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016
Alessandria e provincia .41
.
I DUE FINANZIERI ARRESTATI
Le tappe
delle
indagini
Ç
Agosto 2015
Emergono
sospetti nei
confronti prima
di uno, poi di un
altro ispettore in
forza al Nucleo di
polizia tributaria
di Alessandria.
La stessa Finanza
fa partire subito
le indagini
Ç
Autunno 2015
Si esaminano
conti bancari e
postali
riconducibili agli
ispettori e si
rilevano
versamenti
sproporzionati
rispetto
al reddito
percepito
Ç
Gennaio 2016
Un imprenditore,
bloccato mentre
va a consegnare
soldi a uno dei
finanzieri, spiega
il perché. Non è
indagato. Invece
il destinatario del
dono è accusato
di millantato
credito
Smascherati dai colleghi onesti
ai quali la Procura si è affidata
Decisiva una segnalazione dal ministero su movimenti sospetti nei conti bancari
SILVANA MOSSANO
ALESSANDRIA
Due finanzieri alessandrini sono stati arrestati, ieri mattina,
per corruzione. Uno, il maresciallo Lucio Tanzilli, 47 anni, è
agli arresti domiciliari nella
sua casa di Alessandria; l’altro,
il luogotenente Giuseppe Vendra, 56 anni, di Pecetto di Valenza, al quale viene contestato
anche il reato di millantato credito, è in carcere. Gli ordini di
custodia cautelare, firmati dal
gip Stefano Moltrasio, su richiesta del pm Giancarlo Vona
che coordina l’inchiesta, sono
stati notificati ai due ispettori
ieri mattina, quando sono arrivati in ufficio. Una parte che un
finanziere onesto e corretto
non vorrebbe trovarsi a dover
fare mai. Presentarsi ai colleghi e dire: «Ti arresto». E, senza una parola in più, un pensiero stampato chiaro e inequivocabile nello sguardo: «Ti arresto perché sei stato disonesto e
hai disonorato l’istituzione di
cui entrambi facciamo parte».
L’inizio delle indagini
E’ andata proprio così: a smascherare il presunto comportamento corrotto dei due finanzieri sono stati i loro colleghi,
che il pubblico ministero Vona
aveva incaricato di svolgere le
indagini. Gli accertamenti erano partiti alla fine di agosto
scorso. Qualche sospetto su
comportamenti un po’ ambigui
dei due ispettori (entrambi in
forza, all’epoca, al Nucleo di polizia tributaria e che, in passato, erano stati anche operativi
a Valenza) aveva già cominciato a serpeggiare al Comando di
corso Cavallotti. A rafforzare
la necessità e l’urgenza di eseguire accertamenti approfonditi era stata la segnalazione
dell’Unità di informazione fi-
Ç
nanziaria del ministero che
aveva rilevato movimentazioni
di denaro sospette. Si tratta di
un organismo nazionale che
svolge un costante monitoraggio individuando sproporzioni
dubbie sulla gestione e il possesso di somme di denaro e altri beni. E per i due finanzieri
accadeva proprio questo: il loro stipendio non era compatibile con tutti i soldi che gestivano anche su conti bancari non
intestati direttamente, ma che,
scava scava, erano riconducibili a parenti o a persone del loro entourage.
I sospetti furono illustrati in
un rapporto consegnato al pm
Vona che non ebbe dubbi: assegnò le indagini alla stessa Finanza. Per motivi di opportunità e per garantire la maggiore
riservatezza dell’inchiesta, degli accertamenti fu incaricato il
gruppo di Tortona, in costante
contatto con la procura.
Verifiche bancarie
Le verifiche ponderate e meticolose furono condotte su conti
bancari e postali, oltre che sui
beni patrimoniali. E si appurò
che i due ispettori tenevano
rapporti con alcuni imprenditori – all’incirca una mezza
dozzina, ma altri potrebbero
essere invitati a dare spiegazioni – che, in passato, erano
stati sottoposti ad accertamenti fiscali. Il fondamento di questi contatti persistenti, senza
motivi attinenti al ruolo di servizio, è stato spiegato con interessi di tipo utilitaristico. L’accusa, formulata dal pm e sintetizzata nell’ipotesi di reato di
corruzione, contestato a entrambi gli ispettori, starebbe
nel fatto che gli imprenditori
pagavano. Per avere che cosa
in cambio? Tranquillità che
non si sarebbero più eseguiti
accertamenti a casa loro?
A gennaio, era stata bloccata la consegna di un’ingente
somma di denaro che rappresentava, nel convincimento di
chi versava, una rassicurazione di cui non si è trovato nessun riscontro concreto. L’imprenditore, di una nota azienda
del settore orafo, intercettato
in fase di consegna, era stato
chiamato a dare spiegazione. E
da quella spiegazione – l’interesse che il luogotenente gli
avrebbe promesso affinché le
pattuglie della Finanza non
stazionassero più nelle vicinanze della sua ditta – è scaturita l’accusa di millantato credito. Quel che Vendra aveva
promesso in realtà non avvenne: si è appurato che non ci fu
nessuna attenuazione di presenza.
Cambio di mansioni
Dopo quell’episodio, comunque, tanto al luogotenente
quanto al maresciallo furono
cambiate le mansioni: non più
operativi, e quindi a contatto,
per motivi professionali, con
imprenditori, ma negli uffici.
Ieri mattina, dopo gli arresti, le loro abitazioni sono state
perquisite, ma non si conosce
l’esito di questi accertamenti.
Si sa, invece, che la casa e altri
beni del luogotenente sono stati posti sotto sequestro. Si attende che vengano fissati gli interrogatori di garanzia. E saranno sentiti gli imprenditori,
forse anche più di una mezza
dozzina in provincia: invitati a
chiarire e spiegare se, quando e
come gli ispettori chiesero loro
denaro o regali di vario genere.
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
A Palazzo
di Giustizia
L’inchiesta
è coordinata
dal pm
di Alessandria
Giancarlo
Vona
Retroscena
ALESSANDRIA
a più ricca strenna natalizia al luogotenente
Giuseppe Vendra arrivava subito dopo le feste, in
gennaio. Che vuoi che conti
il calendario? Val più la sostanza. E la sostanza aveva
la consistenza di 18 mila euro recapitati a casa, in contanti, da una nota ditta valenzana. Gira il nome della
Maison Recarlo spa, specializzata in alta e raffinata gioielleria. La Finanza alza il
muro del riserbo, anche perché da indagare sulla vicenda ce n’è ancora, ma precisa
che sull’azienda, di cui non
fa nomi e non rivela circostanze (e che, da alcuni anni
– quattro, cinque? – portava
dono all’ispettore), non c’è
nessuna accusa a carico.
Anzi, è proprio sulla base
del racconto che l’imprenditore fece in merito alla destinazione della somma bloccata «in itinere» che il pm
Giancarlo Vona, titolare dell’inchiesta, ha contestato a
Vendra il millantato credito.
L
Un regalo da 18 mila euro
dalla maison degli orafi
colonnello
Antonio Borgia
Colonnello, che sentimento
prevale in una giornata come
questa?
«L’amarezza. Provo molta
amarezza. E, tra chi era qui
in caserma al momento degli
arresti, si è diffuso sconcerto e sgomento. Che queste
cose capitino al nostro interno fa male».
Però le avete sradicate voi
stessi, senza indugi.
«Abbiamo dimostrato che
siamo persone serie e, se
qualcuno dei nostri sbaglia,
facciamo
in modo
di individuarlo e
bloccarlo. Chi
sbaglia
paga. Abbiamo dimostrato
che non
nascondiamo nulla, facciamo chiarezza e pulizia al nostro interno senza remore,
perché la fiducia e l’autorevolezza del nostro ruolo dipende da un atteggiamento
rigoroso. Peraltro, la magistratura stessa, affidandoci
il compito di svolgere le indagini, ha dimostrato massima fiducia che apprezziamo
e che ci stimola a fare sempre meglio».
Sequestri di oro
Il comandante della Compagnia
provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Antonio Borgia, fa presente che, nel territorio valenzano, l’attenzione è particolarmente rigorosa visto il tipo di economia prevalente. I risultati di questa attenzione sono
quantificabili. Riassume: «Nel
2014 sono stati sequestrati 25
chili di oro di provenienza non
regolare, nel 2015 altri 4 chili, nel
2016 già quattro chili». La pattuglia, dunque, svolgeva in strada
controlli e sorveglianza di rito.
Ma qualcuno era infastidito da
quell’assidua presenza che il luogotenente, così ha riferito l’im-
«Sono dell’avviso che se c’è
uno che prende denaro è
perchè c’è anche qualcuno
che glielo dà. Perché paga?
Perché ha qualcosa da nascondere? Se è in regola non
deve accettare».
Non può essere che prevalga
una sorta di timore per ritorsioni non meglio precisate,
frutto di convincimenti pur
mal riposti, ma che aleggiano
e che sono duri a morire?
prenditore ascoltato durante le
indagini, si sarebbe impegnato a
far diradare. E la pattuglia sparì? Per nulla. E’ stato appurato
che i servizi non subirono in nessun modo diminuzioni o spostamenti. Tali erano e tali sono. E,
dunque, fu per gratitudine mal
riposta che quel denaro fu versato e accettato perché, di fatto,
non c’era nulla di cui essere grati. Si sarebbe pagato, Natale dopo Natale, per niente. O, forse,
per quel velo di allusiva minaccia, anche silenziosa e mai
espressa, che pur genera una
sorta di timorosa sudditanza
[S. M.]
psicologica.
«Ecco, appunto, sono mal riposti. Se qualcuno chiede
denaro o altri beni in cambio
di servigi va denunciato.
Questa inchiesta che ha impegnato più uomini a tempo
pieno, è la dimostrazione
che c’è la volontà e la capacità di estirpare eventuali e
presunti comportamenti
scorretti. Nessuno deve subirli: se si manifestano, bisogna denunciarli. Da parte
nostra, appena c’è stato il sospetto, abbiamo indagato
perché lo abbiamo sentito
come obbligo morale prioritario. I cittadini devono essere consapevoli che noi lavoriamo per la collettività,
rispondendo del nostro operato allo Stato».
[S. M.]
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
La somma con la promessa di diradare i controlli
In sostanza, il pacco dono
per Natale 2015 fu bloccato
dai riservatissimi investigatori incaricati, con lavoro e
dedizione a tempo pieno, di
appurare l’operato dei due
colleghi sospettati. E al vettore di quel consistente regalo in nero fu chiesta una
spiegazione. Che arrivò semplice e, per gli inquirenti, disarmante: nelle vicinanze
della ditta valenzana, periodicamente stazionava una
pattuglia delle Fiamme gialle perché la postazione evidentemente era favorevole a
eseguire controlli di vario
genere.
4
domande
a
Come se lo spiega che ci siano
imprenditori che pagano, anche quando pensano di ottenere vantaggi che, in realtà,
non sono fondati, ma frutto
di millanteria?
Maggio 2016
Ieri mattina, due
ispettori della
Finanza sono
stati arrestati dai
loro stessi
colleghi che
hanno indagato
su di loro per
corruzione. Uno
in carcere, l’altro
ai domiciliari
«Noi abbiamo
fatto pulizia
Chi chiede soldi
va denunciato»
12
LA STAMPA
MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016
.
Novi e Tortona .45
LE FAMIGLIE DI LOCALITÀ ZINZINI RIMASTE ANCHE PRIVE DI ACQUA POTABILE E CON TELEFONI FISSI IN TILT
DOPO IL FALLIMENTO
“Senza luce, abbandonati 36 ore”
Va ai torinesi
la Paglieri
Sell System?
A Pozzolo dopo il furto dei cavi dell’Enel e il saccheggio della cabina elettrica
GINO FORTUNATO
POZZOLO FORMIGARO
Oltre 36 ore senza corrente
elettrica e senza acqua e linea
telefonica fissa. Un isolamento, per gli abitanti della località di Zinzini di Pozzolo a ridosso della strada del Re,
causato dal clamoroso furto
di cavi della linea ad alta tensione, sul quale stanno indagando i carabinieri.
Approfittando del forte
temporale di domenica sera,
intorno alle 23 una banda organizzata è entrata in azione
in questa zona di campagna.
In un primo momento hanno
provocato un black out una
decina di famiglie, scassinando la cabina elettrica, poi
hanno tagliato e sottratto dai
tralicci ben un chilometro e
mezzo di cavi di linea, per ricavarne il rame: circa una
tonnellata. Difficile dire
quanto tempo abbiano impiegato, ma nessuno avrebbe visto nulla di anomalo.
solito posizionare in ogni cascina una cisterna che riempiva con acqua potabile, nella
vana attesa dell’arrivo dell’acquedotto che non è mai stato
ampliato. In questa zona hanno autorizzano soltanto cave,
Terzo valico e impianti fotovoltaici. Ma la ricaduta economica di queste opere, non dovrebbe essere anche a nostro
beneficio, oltre che per il centro del paese?».
Questi i fatti. Ma sempre alla
luce dell’ultima emergenza
causata dal furto di cavi elettrici, ci sono altre domande. «Perché Comune e Protezione civile
– prosegue Grosso – non hanno
inviato personale nel momento
in cui è scattata l’emergenza?
Qui ci sono anziani e bambini.
Siamo rimasti abbandonati
senza corrente per oltre 36 ore,
sino a stamattina (ieri, ndr) da
domenica sera. E ancoran on
tutte le famiglie hanno riavuto
l’energia elettrica».
La cabina nel mirino dei ladri
Sono stati anche tagliati i cavi aerei
Al lavoro gli operai per ripristinare la linea
Il sindaco replica
Lista dei danni all’Enel
L’indomani mattina, lunedì,
strada del Re si è svegliata
senza corrente, tra molteplici
disagi. «La prima cosa che si
farà – racconta Marco Grosso
a nome delle famiglie rimaste
isolate – è presentare la lista
dei danni all’Enel. Qui in campagna, in molti avevano der-
rate nei congelatori che adesso
sono praticamente da buttare.
Senza contare che la mancanza di energia elettrica ha impedito anche l’approvvigiona-
mento idrico. Noi tutti peschiamo con le nostre pompe elettriche l’acqua potabile, da pozzi
scavati a nostre spese a 30 metri di profondità. I cittadini di
OVADESE IN SERVIZIO ALL’INTERPORTO DI RIVALTA
vede un orario fisso come quello osservato dalla donna. Il giudice di Alessandria respinse il
ricorso condannando Sara Audisio al pagamento delle spese
di giudizio. I suoi legali sono
andati in appello e i giudici torinesi l’hanno accolto in pieno.
«Tra l’appellante e la ditta è intercorso un rapporto di lavoro
subordinato con mansioni inquadrabili nel quinto livello del
Ccni, distribuzione e servizi»
si legge nella sentenza con cui
l’appello è stato accolto. La società, rappresentata e difesa
dagli avvocati Gerardo e Leonardo Vesci e Fulvio Cellerino,
può ora ricorrere in Cassazione, ma la sentenza è immediatamente esecutiva. La tesi sostenuta da Sara Audisio era
stata suffragata da una serie di
testimonianze di lavoratori occupati all’Interporto.
[E. C.]
“Il lavoro era subordinato”
Magazziniera vince la causa
Un ‘attività con orario vincolante di lavoro dalle 7 alle 14 e
dalle 14 alle 21 dal lunedì al
venerdì e dalle 7 alle 12 e dalle 12 alle 17 il sabato è da
considerarsi a carattere subordinato e deve ricevere un
compenso più alto rispetto a
quello previsto dal contratto
a progetto.
In base a questo principio
per la seconda volta nello
spazio di un paio di mesi la
Corte d’Appello di Torino ha
condannato la Società Esse
21 Italia a corrispondere
15.376 euro al lordo delle ritenute fiscali e previdenziali
a Sara Audisio di Tagliolo, occupata dal 31 luglio 2011 al 10
febbraio 2013 all’Interporto di
Rivalta Scrivia come addetta
al carico e scarico dei pallets
contenenti gli scatoloni con le
ricette inviate dalle Asl piemontesi e digitalizzarle. Deve
anche pagare le spese di giudizio.
L’ovadese aveva fatto causa
di lavoro davanti al tribunale
civile, assistita dagli avvocati
Stefano Ena e Massimo Lasagna, che ritennero non corretto l’inquadramento e il compenso ricevuto basato sul contratto a progetto che non pre-
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Pozzolo che vivono in questa
zona non hanno infatti l’acquedotto, pur pagando le tasse. La
questione è annosa. Fin dalla
giunta Orlando, il Comune era
«In questo momento è difficile
fare commenti su quanto accaduto – spiega il sindaco di Pozzolo, Domenico Miloscio -. Posso soltanto dire che faremo un
sopralluogo in zona parlando
con la gente e per capire le esigenze. Ma di certo il disagio è
stato mimino».
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
In breve
Novi Ligure
L’addio al motociclista
oggi al Sacro Cuore
1 Saranno
celebrati questa mattina alle 10,30 nella
parrocchia del Sacro Cuore
di Gesù, a Novi, i funerali di
Mauro Cirillo, il tecnico dell’azienda Arkema di Spinetta Marenco, rimasto vittima di un incidente in moto,
la scorsa settimana a Mignanego. Cirillo, separato,
un figlio di 17 anni, viveva a
Novi in via Crosa della Maccarina.
[G. FO.]
Tortonese, la Regione ha presentato un documento con le
linee d’intesa e le possibili soluzioni per il futuro dell’ospedale. Questo documento verrà analizzato dai sindaci domani in assemblea. Si deciderà se accettare oppure no le
proposte della Regione o ancora andare avanti sulla via legale con il ricorso al Consiglio
di Stato.
[M. T. M.]
Serravalle
La tivù cinese all’Outlet
anche per le Dolci terre
1 Una troupe del primo ca-
Tortona
Ospedale, ai sindaci
le proposte di Saitta
1 Nell’incontro
di ieri
mattina con i sindaci del
nale della tivù cinese ieri era
all’Outlet di Serravalle per
preparare un servizio sul villaggio della moda ma anche
sulle specialità enogastronomiche delle Dolci terre. [M. PU.]
Il Gruppo Dpv di Torino, leader nel settore del marketing,
acquista la Paglieri Sell System di Pozzolo dopo il fallimento. Il 31 maggio la firma
con l’apporto esterno della società francese Abc che acquisirà i noti marchi della cosmesi dell’azienda pozzolese. «Garantiscono – dicono i sindacati
di categoria Cgil, Cisl e Uil – di
salvaguardare il più possibile
l’occupazione a Pozzolo».
Occupazione salva
La nuova impostazione direzionale, continuerebbe, infatti, a dare lavoro a 124 dipendenti a tempo indeterminato.
Altri 40 saranno assunti tra
gli agenti a partita Iva, che così saranno stabilizzati. L’accordo raggiunto l’altro ieri tra
i sindacati e la nuova proprietà Dpv, prevede anche che altri 24 dipendenti saranno assorbiti dalla Abc. Dunque si
arriverebbe a coprire gran
parte dell’attuale forza lavoro
della Paglieri Sell System.
L’esubero dovrebbe essere
pertanto ridotto. I sindacati
penseranno a evitare licenziamenti con l’accompagnamento alla pensione di alcuni tra i
dipendenti con più anzianità.
Dpv Spa è a capo di un
gruppo leader italiano nel
«field marketing», quello più
vicino al consumatore finale.
Un gruppo con un fatturato
annuo di 50 milioni. «L’operazione - dice il presidente e fondatore della Dpv, Angelo Pirrello - è finalizzata a investire
su Pozzolo e, più in generale,
per l’indotto dell’Alessandrino, integrando le attività di logistica e servizi di Paglieri SS,
all’interno di un solido gruppo
di dimensione nazionale».
Pernigotti, acque agitate
Alla Pernigotti i sindacati, dopo le assemblee con i lavoratori, hanno proclamato lo stato
di agitazione. Dice Marco
Malpassi della Flai Cgil: «Proseguirà fino a che non avremo
rassicurazioni dall’azienda
sul futuro dello stabilimento
novese. Quelle che finora ha
dato sono insufficienti. Specie
dopo il trasferimento del magazzino stoccaggio materiale
a Parma, peraltro adesso saturo di prodotti invenduti. E
su dissidi e contenziosi all’interno della famiglia Toksoz, i
[G. FO.]
nuovi proprietari».
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
12
LA STAMPA
MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2016
.
Novi e Tortona .45
LE FAMIGLIE DI LOCALITÀ ZINZINI RIMASTE ANCHE PRIVE DI ACQUA POTABILE E CON TELEFONI FISSI IN TILT
DOPO IL FALLIMENTO
“Senza luce, abbandonati 36 ore”
Va ai torinesi
la Paglieri
Sell System?
A Pozzolo dopo il furto dei cavi dell’Enel e il saccheggio della cabina elettrica
GINO FORTUNATO
POZZOLO FORMIGARO
Oltre 36 ore senza corrente
elettrica e senza acqua e linea
telefonica fissa. Un isolamento, per gli abitanti della località di Zinzini di Pozzolo a ridosso della strada del Re,
causato dal clamoroso furto
di cavi della linea ad alta tensione, sul quale stanno indagando i carabinieri.
Approfittando del forte
temporale di domenica sera,
intorno alle 23 una banda organizzata è entrata in azione
in questa zona di campagna.
In un primo momento hanno
provocato un black out una
decina di famiglie, scassinando la cabina elettrica, poi
hanno tagliato e sottratto dai
tralicci ben un chilometro e
mezzo di cavi di linea, per ricavarne il rame: circa una
tonnellata. Difficile dire
quanto tempo abbiano impiegato, ma nessuno avrebbe visto nulla di anomalo.
solito posizionare in ogni cascina una cisterna che riempiva con acqua potabile, nella
vana attesa dell’arrivo dell’acquedotto che non è mai stato
ampliato. In questa zona hanno autorizzano soltanto cave,
Terzo valico e impianti fotovoltaici. Ma la ricaduta economica di queste opere, non dovrebbe essere anche a nostro
beneficio, oltre che per il centro del paese?».
Questi i fatti. Ma sempre alla
luce dell’ultima emergenza
causata dal furto di cavi elettrici, ci sono altre domande. «Perché Comune e Protezione civile
– prosegue Grosso – non hanno
inviato personale nel momento
in cui è scattata l’emergenza?
Qui ci sono anziani e bambini.
Siamo rimasti abbandonati
senza corrente per oltre 36 ore,
sino a stamattina (ieri, ndr) da
domenica sera. E ancoran on
tutte le famiglie hanno riavuto
l’energia elettrica».
La cabina nel mirino dei ladri
Sono stati anche tagliati i cavi aerei
Al lavoro gli operai per ripristinare la linea
Il sindaco replica
Lista dei danni all’Enel
L’indomani mattina, lunedì,
strada del Re si è svegliata
senza corrente, tra molteplici
disagi. «La prima cosa che si
farà – racconta Marco Grosso
a nome delle famiglie rimaste
isolate – è presentare la lista
dei danni all’Enel. Qui in campagna, in molti avevano der-
rate nei congelatori che adesso
sono praticamente da buttare.
Senza contare che la mancanza di energia elettrica ha impedito anche l’approvvigiona-
mento idrico. Noi tutti peschiamo con le nostre pompe elettriche l’acqua potabile, da pozzi
scavati a nostre spese a 30 metri di profondità. I cittadini di
OVADESE IN SERVIZIO ALL’INTERPORTO DI RIVALTA
vede un orario fisso come quello osservato dalla donna. Il giudice di Alessandria respinse il
ricorso condannando Sara Audisio al pagamento delle spese
di giudizio. I suoi legali sono
andati in appello e i giudici torinesi l’hanno accolto in pieno.
«Tra l’appellante e la ditta è intercorso un rapporto di lavoro
subordinato con mansioni inquadrabili nel quinto livello del
Ccni, distribuzione e servizi»
si legge nella sentenza con cui
l’appello è stato accolto. La società, rappresentata e difesa
dagli avvocati Gerardo e Leonardo Vesci e Fulvio Cellerino,
può ora ricorrere in Cassazione, ma la sentenza è immediatamente esecutiva. La tesi sostenuta da Sara Audisio era
stata suffragata da una serie di
testimonianze di lavoratori occupati all’Interporto.
[E. C.]
“Il lavoro era subordinato”
Magazziniera vince la causa
Un ‘attività con orario vincolante di lavoro dalle 7 alle 14 e
dalle 14 alle 21 dal lunedì al
venerdì e dalle 7 alle 12 e dalle 12 alle 17 il sabato è da
considerarsi a carattere subordinato e deve ricevere un
compenso più alto rispetto a
quello previsto dal contratto
a progetto.
In base a questo principio
per la seconda volta nello
spazio di un paio di mesi la
Corte d’Appello di Torino ha
condannato la Società Esse
21 Italia a corrispondere
15.376 euro al lordo delle ritenute fiscali e previdenziali
a Sara Audisio di Tagliolo, occupata dal 31 luglio 2011 al 10
febbraio 2013 all’Interporto di
Rivalta Scrivia come addetta
al carico e scarico dei pallets
contenenti gli scatoloni con le
ricette inviate dalle Asl piemontesi e digitalizzarle. Deve
anche pagare le spese di giudizio.
L’ovadese aveva fatto causa
di lavoro davanti al tribunale
civile, assistita dagli avvocati
Stefano Ena e Massimo Lasagna, che ritennero non corretto l’inquadramento e il compenso ricevuto basato sul contratto a progetto che non pre-
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Pozzolo che vivono in questa
zona non hanno infatti l’acquedotto, pur pagando le tasse. La
questione è annosa. Fin dalla
giunta Orlando, il Comune era
«In questo momento è difficile
fare commenti su quanto accaduto – spiega il sindaco di Pozzolo, Domenico Miloscio -. Posso soltanto dire che faremo un
sopralluogo in zona parlando
con la gente e per capire le esigenze. Ma di certo il disagio è
stato mimino».
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
In breve
Novi Ligure
L’addio al motociclista
oggi al Sacro Cuore
1 Saranno
celebrati questa mattina alle 10,30 nella
parrocchia del Sacro Cuore
di Gesù, a Novi, i funerali di
Mauro Cirillo, il tecnico dell’azienda Arkema di Spinetta Marenco, rimasto vittima di un incidente in moto,
la scorsa settimana a Mignanego. Cirillo, separato,
un figlio di 17 anni, viveva a
Novi in via Crosa della Maccarina.
[G. FO.]
Tortonese, la Regione ha presentato un documento con le
linee d’intesa e le possibili soluzioni per il futuro dell’ospedale. Questo documento verrà analizzato dai sindaci domani in assemblea. Si deciderà se accettare oppure no le
proposte della Regione o ancora andare avanti sulla via legale con il ricorso al Consiglio
di Stato.
[M. T. M.]
Serravalle
La tivù cinese all’Outlet
anche per le Dolci terre
1 Una troupe del primo ca-
Tortona
Ospedale, ai sindaci
le proposte di Saitta
1 Nell’incontro
di ieri
mattina con i sindaci del
nale della tivù cinese ieri era
all’Outlet di Serravalle per
preparare un servizio sul villaggio della moda ma anche
sulle specialità enogastronomiche delle Dolci terre. [M. PU.]
Il Gruppo Dpv di Torino, leader nel settore del marketing,
acquista la Paglieri Sell System di Pozzolo dopo il fallimento. Il 31 maggio la firma
con l’apporto esterno della società francese Abc che acquisirà i noti marchi della cosmesi dell’azienda pozzolese. «Garantiscono – dicono i sindacati
di categoria Cgil, Cisl e Uil – di
salvaguardare il più possibile
l’occupazione a Pozzolo».
Occupazione salva
La nuova impostazione direzionale, continuerebbe, infatti, a dare lavoro a 124 dipendenti a tempo indeterminato.
Altri 40 saranno assunti tra
gli agenti a partita Iva, che così saranno stabilizzati. L’accordo raggiunto l’altro ieri tra
i sindacati e la nuova proprietà Dpv, prevede anche che altri 24 dipendenti saranno assorbiti dalla Abc. Dunque si
arriverebbe a coprire gran
parte dell’attuale forza lavoro
della Paglieri Sell System.
L’esubero dovrebbe essere
pertanto ridotto. I sindacati
penseranno a evitare licenziamenti con l’accompagnamento alla pensione di alcuni tra i
dipendenti con più anzianità.
Dpv Spa è a capo di un
gruppo leader italiano nel
«field marketing», quello più
vicino al consumatore finale.
Un gruppo con un fatturato
annuo di 50 milioni. «L’operazione - dice il presidente e fondatore della Dpv, Angelo Pirrello - è finalizzata a investire
su Pozzolo e, più in generale,
per l’indotto dell’Alessandrino, integrando le attività di logistica e servizi di Paglieri SS,
all’interno di un solido gruppo
di dimensione nazionale».
Pernigotti, acque agitate
Alla Pernigotti i sindacati, dopo le assemblee con i lavoratori, hanno proclamato lo stato
di agitazione. Dice Marco
Malpassi della Flai Cgil: «Proseguirà fino a che non avremo
rassicurazioni dall’azienda
sul futuro dello stabilimento
novese. Quelle che finora ha
dato sono insufficienti. Specie
dopo il trasferimento del magazzino stoccaggio materiale
a Parma, peraltro adesso saturo di prodotti invenduti. E
su dissidi e contenziosi all’interno della famiglia Toksoz, i
[G. FO.]
nuovi proprietari».
12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI