Scosse, sciacalli, danni: l`incubo emiliano
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Scosse, sciacalli, danni: l`incubo emiliano
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46) ART.1, COMMA 1, DCB ROMA VENERDÌ 1 GIUGNO 2012 CONTROMANO C U LT U R A Cosa c’è dietro l’espressione pokeristica “andare a vedere”: quello del Cavaliere sul semipresidenzialismo è l’ennesimo bluff? A PAGINA 3 Il mito oltre la razionalità della politica, dall’antica Grecia alla Padania: Nunzio dell’Erba recensisce il libro di Chiara Bottici A PAGINA 8 La terra trema ancora: ieri più di 50 movimenti, Modena nuovamente colpita UNIONE A EUROPEA Se la Spagna buca il salvagente Scosse, sciacalli, danni: l’incubo emiliano continua Noterelle su Repubblica, Saviano, Grillo Si lavora per ricostruire. Clini: ci vorranno 15 anni per la sicurezza S N on c’è pace per l’Emilia. Continua a tremare: ieri, intorno alle 17, si è registrata un’altra forte scossa, da 4.0 secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. L’epicentro è stato localizzato nei pressi di Novi di Modena. Secondo l’Ingv, la terra ha tremato 84 volte dopo la mezzanotte di mercoledì fra le province di Modena, Ferrara e Mantova, zona già colpita dai sismi del 20 e 29 maggio. In due giorni, nel territorio, se ne sono registrate circa 300 di scosse. E mentre si diffonde ALBERTO D’ARGENZIO Merkel fa i conti con la guerra tra liberali e bavaresi l’allarme sciacalli il ministro dell’ambiente Corrado Clini avverte che per mettere in sicurezza il suolo italiano dal rischio sismico e idrogeologico ci vogliono «almeno 15 anni». «Ho iniziato a parlare di un piano nazionale per la sicurezza del territorio non appena mi sono insediato – ha detto – un piano che duri quello che deve durare ma almeno 15 anni». Intanto il presidente dell’EmiliaRomagna, Vasco Errani, annuncia che Napolitano giovedì 7 giugno sarà nei territori terremotati. ALESSANDRO BELLARDITA A PAGINA 5 NEWS ANALYSIS Visco: tasse e spesa frenano la crescita RAFFAELLA CASCIOLI Money, money e Romney Gli inciampi di Monti MARIANTONIETTA COLIMBERTI Se il cerino resta nelle mani del Pd GUIDO MOLTEDO RUDY FRANCESCO CALVO ALLE PAGINE S travagante e strafottente, ultraconservatore ed eccentrico, il miliardario Donald Trump è il numero diciassette nella lista delle prime cento celebrities mondiali compilata ogni anno dalla rivista Forbes. Un elenco prevalentemente di star dell’industria dell’intrattenimento. Certo, The Donald – il nomignolo che gli affibbiò la prima moglie, l’effervescente Ivana – è noto in America e nel mondo soprattutto per via della sua attività di magnate dell’entertainment: è uno dei mogul di Las Vegas, produttore televisivo, oltre che grande immobiliarista a New York e a Chicago. Ma è la politica il suo palcoscenico prediletto. Il che, poi, non deve neppure stupire. SEGUE A PAGINA ANNO X • N°108 • € 1,00 D.L. 2E3 L’onore della Repubblica Psicosi più forte della paura ARTURO PARISI GIOVANNI COCCONI N ato come un tweet, moltiplicatosi via per strada fino a poter essere definito “la rete”, attorno a noi ieri abbiamo visto crescere un appello. «Annullare la parata del 2 giugno. Destinare i finanziamenti ai terremotati». Come capita ormai sempre più di frequente, grazie alle testate online “la rete” è diventata “la gente”, “la gente” è diventata “i cittadini”, i “cittadini” son stati riconosciuti come “il popolo”. Se “i mille”, ancorchè mettendo a repentaglio le loro giovani vite, ebbero la meglio del più grande regno preunitario, perchè mai qualche decina di migliaia di tweet non meritano attenzione quando rilanciano un messaggio come questo? N on si parla della parata del 2 giugno tra i terremotati dell’Emilia. Non si parla dell’accise sulla benzina né dell’inchiesta aperta dalla procura di Modena. Si parla, invece, e molto degli “esperimenti con il gas” e non come di una leggenda metropolitana. Rivara è il nome chiave di una psicosi forte quasi come la paura di una nuova scossa, che racconta un caso da manuale dell’incrocio esplosivo tra storia della comunità locale, informazione in rete e opinione pubblica. «C’è qualcosa che non va, non si è trattato di un semplice sisma» ripetono in tanti, tantissimi, qui tra le tende montate un po’ ovunque e nei centri di accoglienza. SEGUE A PAGINA 4 SEGUE A PAGINA 4 ROBIN Quelle minacce alla famiglia Grillini, una specie mutante ALDO MARIA VALLI MILANO PAOLO NATALE Nota spese Minzolini torna, come capo di tutti i corrispondenti Rai dal mondo. Cioè, controllerà lui le L a vecchia Fiera di Milano adesso si chiama Fiera Milano City, ma la gente che ci va assomiglia a quella di una volta. Si sposta in massa, tipo orda, e dagli stand preleva tutto quello che può: penne, matite, adesivi, opuscoli, gadget vari. Il clima è di festa. Ci sono famiglie che hanno fatto pochi chilometri e quelle che arrivano dall’altra parte del mondo. 6 SEGUE A PAGINA 7 D al triste tramonto delle due maggiori forze del precedente governo, Pdl e Lega, lo scenario politico di riferimento sta decisamente mutando le sue forme. Dal lato dell’offerta, stanno entrando in gioco nuovi soggetti, a cominciare dallo stesso Montezemolo, passando da formazioni legate forse ad alcuni dei ministri oggi in carica, per finire con il Movimento 5 stelle; i vecchi partiti di centrodestra sono costretti a rifondarsi, se non cambiando pelle, almeno mutando il proprio look. SEGUE A PAGINA 7 loro note spese? ❱❱ SPOIL SYSTEM IN TV ❰❰ L’ultima bocciatura di Lei NINO RIZZO NERVO E siste, certo che esiste. Non so se il direttore generale della Rai ha fatto studi classici ma tutti quelli che hanno avuto confidenza con un qualsiasi banco di scuola lo sanno bene: Lei (non il dg ma Nemesi) è sempre lì pronta a dispensare giustizia. Eppure sarebbe stato sufficiente che Lei (questa volta nel senso del dg) si fosse prudentemente ricordata che la campagna di Russia era, ad esempio, definita nei manuali di storia come «la nemesi storica di Napoleone» o di quella frase tante volte ascoltata nelle aule dei nostri tempi («Sappiate ragazzi che il futuro è nelle vostre mani e la sconfitta è una nemesi delle vostre colpe») e forse oggi avrebbe potuto dormire sonni più tranquilli. Lo scorso anno in questi stessi giorni il dg era riuscita lì dove il suo predecessore aveva fallito determinando le condizioni per l’uscita di Michele Santoro dalla Rai. Cancellata la trasmissione informativa di maggior successo e di maggiori ricavi pubblicitari (circa 17 milioni di euro) aveva ritenuto, a torto, di essersi guadagnata con l’appoggio dei nemici di Annozero la conferma del suo incarico alla scadenza del mandato. SEGUE A PAGINA 10 La Francia di Hollande cambia canale SIMONE VERDE F ine di regno e vanno in disgrazia i vecchi simboli. È il caso di Laurence Ferrari, presentatrice del tg di Tf1, notiziario di punta per la rete del migliore amico di Nicolas Sarkozy, Martin Bouygues, testimone di nozze nell’unione con Cécilia e padrino del penultimo figlio, Jean. È proprio a questo telegiornale, infatti, da sempre concentrato sulla cronaca e sulla sacralizzazione del potere, che l’ex presidente aveva affidato il compito di orientare l’opinione pubblica. E alla conduzione graziosa della signora Ferrari – attraente aspetto da mannequin – che molti giornali di gossip hanno a lungo accreditato come sua amante, ora in partenza verso la più piccola Canal Plus vista la disastrosa perdita di share del Tg. «Sono molto commossa», ha scritto ieri la giornalista su Twitter poco prima della sua ultima conduzione. Segno che la sua, forse, non è proprio una scelta, ma una necessità suggerita dall’editore e dal cambio di canale degli ascoltatori, netto quanto la sterzata politica del paese. Ultima gloria, la sua conduzione con David Pujadas del faccia a faccia Hollande-Sarkozy, il 2 maggio scorso. Chi crede nei pettegolezzi, si sarà domandato con quale stato d’animo abbia assistito alla sfida decisiva dell’intimo amico. Laurence se ne va e torna il soporifero, conservatore e antropologicamente gaullista Patrick Poivre d’Arvor. Per chi avesse dubbi, da giovane è stato persino militante dei Repubblicani indipendenti, a favore di Valéry Giscard d’Estaing. Torna, cioè, il volto ufficiale dell’epoca Chirac. SEGUE A PAGINA 10 STEFANO MENICHINI e non vuole candidarsi né prendere parte politica, fa bene Roberto Saviano a tirarsi pubblicamente fuori, come ha fatto ieri, dalle ipotesi sulla eventuale lista civica apparentata con il Pd. Magari non ci sarebbe la stretta necessità di accompagnare questa comunicazione con l’ennesima denuncia contro chi, nel parlare e scrivere di lui, vorrebbe sempre solo gettargli fango addosso. Ci si può occupare di Saviano, come di qualunque altro mortale soprattutto se è un personaggio pubblico, anche senza perfidi secondi fini e senza “il messaggio implicito”, come lo chiama, che ogni cosa fatta da lui è finalizzata a ottenere consensi per una carriera politica. Oltre tutto, una risposta così irritata e sovratono sembra davvero contenere un “messaggio implicito”, e cioè che candidarsi non sia cosa che si addica agli spiriti liberi come lui. C’è tanta gente che fa politica e rimane una persona libera, senza schizzi di fango addosso. L’ipotesi della lista civica – com’è noto controversa, in particolare nel Pd – può essere una buona o una cattiva idea, ma un senso ce l’ha. Anche senza Saviano, anzi forse un nome così “pesante” avrebbe rischiato, oltre all’indubbio successo, anche di marcare e personalizzare troppo l’operazione. Così come sarebbe utile, sempre nell’eventualità, tenere il marchio Repubblica-Espresso fuori da questa storia. Farebbe bene a loro, recuperare e restituire un po’ di autonomia rispetto alla politica. E farebbe bene a tutti, visto che non ci siamo ancora ripresi da un ventennio di partito Mediaset sempre in confusione tra business e affari pubblici. PS. A proposito di guru: prima di sparare la prossima trombonata, sarà meglio che Beppe Grillo si faccia un giro sull’amata rete. Se l’avesse fatto ieri prima di intimare al presidente della repubblica di rinunciare alle difese previste dal reato di vilipendio al capo dello stato, avrebbe scoperto che esattamente questa stessa cosa Napolitano l’ha già chiesta al parlamento tre anni fa, in un discorso sulla libertà di stampa. Che è sacra, come purtroppo è sacra la libertà di Grillo di parlare a vanvera. Chiuso in redazione alle 20,30