Sogno o son… lucido? - "Ferraris"
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Sogno o son… lucido? - "Ferraris"
Andrea Luppi1 Sogno o son… lucido? “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni” [William Shakespeare] Introduzione “La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare” - Arthur Schopenhauer Ciascuno di noi passa circa un terzo della propria vita a dormire e un quarto di questo tempo a sognare. La maggior parte delle persone lo considera un momento indispensabile, quale esso effettivamente è, ma non sa perché. Il sogno lucido, un sogno nel quale si è consapevoli di sognare, può trasformare la nostra visione della realtà, tanto che in Tibet è praticato da secoli quale via verso l’illuminazione. Il mio interesse per i sogni risale al settembre 2008, quando ho iniziato a scrivere il mio Diario dei sogni. Al momento sono al numero LXII, e questo per me è ben più che un semplice hobby. Il mio sogno è infatti studiare i sogni e questa tesina nasce dal desiderio di condividere quella che considero una delle esperienze più belle di tutta la mia vita: il sogno lucido Svolgimento “Ho fatto un sogno, che non era solo un sogno” - Lord Byron, Darkness Breve storia del sogno Fin dall’antichità l’uomo ha ritenuto che i sogni contenessero un qualche messaggio. Ci sono prove di questo nella Bibbia (famoso è l’episodio di Giuseppe che interpreta il sogno del Faraone) e nell’Iliade di Omero, dove l’indovino Tiresia deve spesso interpretare sogni di origine divina. In tempi più recenti, opere quali “The Strange Case of Doctor Jekyll and 1 Alunno della classe V C nell’anno scolastico 2011 – 2012. © PRISMI on line 2013 2013 pagina 1 prismi.liceoferraris.it Mr Hyde” di Stevenson e “Frankenstein” di Mary Shelley sono state ispirate proprio da sogni dei rispettivi autori. Tuttavia, per millenni lo studio dei sogni è stato riservato a fattucchiere e ciarlatani, in quanto si tendeva a considerarli una mera curiosità, impossibile da analizzare scientificamente. Questa convinzione fu messa in discussione per la prima volta solamente nel 1899, quando Sigmund Freud pubblicò la sua “Traumdeutung”2 (Interpretazione dei sogni). Secondo Freud, il sogno è “la realizzazione mascherata di un desiderio rimosso.” La teoria freudiana prevede infatti la distinzione della psiche umana in due parti, una conscia e una inconscia. L’individuo agisce in base a pulsioni, che egli tenderebbe ad assecondare secondo l’egoistico “Principio del piacere.” A questo si oppone però il “Principio di realtà,” il cui scopo è proprio quello di valutare la compatibilità delle pulsioni con la realtà circostante. Nel momento in cui ciò che si desidera o si vive è incompatibile con la società in altro modo deleterio per il benessere dell’individuo, il tutto viene “rimosso,” cioè relegato nell’inconscio. Ciò non significa però che smetta di influenzare il comportamento dell’individuo: in casi estremi si giunge alla patologia e alla nevrosi. Per Freud, l’unico modo di risolvere il problema è riportare alla coscienza i contenuti rimossi. Proprio qui risultano importanti i sogni: oltre ad un contenuto “manifesto,” di natura censoria, Freud è convinto che essi abbiano anche un contenuto “latente.” Esso non sarebbe altro che un tentativo dell’inconscio di comunicare con la parte conscia. Lungi dall’essere semplice superstizione, l’interpretazione dei sogni assume con Freud un’importanza notevole, in quanto momento cruciale del processo di guarigione dalla malattia mentale. Un’interessante critica a Freud giunge però da Ettore Schmitz, meglio noto con lo pseudonimo con cui divenne uno dei principali autori del Novecento italiano: Italo Svevo. Tale critica non è relativa all’impianto teorico del medico viennese, quanto piuttosto alla sua pretesa di poter curare le nevrosi e di poterlo fare “solamente” con la psicoanalisi. Proprio alla psicoanalisi Svevo dedica l’ultima sezione della sua famosa opera “La coscienza di Zeno,” nella quale il protagonista Zeno Cosini attacca duramente il suo psicoterapeuta, il dottor S. (Sigmund?). Zeno rivendica quella che dovrebbe essere la sua malattia come unica, autentica forma di sanità mentale: solo chi ha coscienza della propria condizione è da considerarsi veramente sano. Un secondo, fondamentale passo verso l’accettazione del sogno quale oggetto di studi scientifici fu la scoperta, nel 1952, del sonno REM (Rapid Eye Movement, ovvero “movimento rapido degli occhi”). Eugene Aserinsky (Università di Chicago) si accorse che in certi momenti nel cervello si registra un’attività praticamente uguale a quella della veglia, e gli occhi si muovono rapidamente sotto le palpebre chiuse. Questi momenti tendono a ripresentarsi con una ciclicità di circa 90 minuti, e sono associati a sogni vividi, dotati di una forte carica emotiva. Ulteriori studi dimostrarono che tutti i mammiferi hanno fasi REM. Queste e altre scoperte portarono alla formulazione di nuove ipotesi sulla funzione dei sogni: 2 Per coerenza con la bibliografia, i titoli delle opere citate sono in lingua originale. © PRISMI on line 2013 2013 pagina 2 prismi.liceoferraris.it • La capacità di sognare potrebbe essere un meccanismo evolutivo: simulando situazioni di pericolo, i sogni avrebbero insegnato ai nostri antenati come affrontarle, e dunque li avrebbero aiutati a sopravvivere. • In alternativa, il sogno potrebbe essere il momento in cui l’inconscio rielabora gli avvenimenti della giornata: alcuni eventi vengono eliminati in quanto superflui, mentre altri vengono fatti passare nella memoria a lungo termine grazie al “rinforzo” delle emozioni che vi sono associate in sogno. In ogni caso, la teoria freudiana non perde completamente di significato: l’esistenza dell’inconscio è provata scientificamente, anche se esso non è più considerato come un semplice “serbatoio” di memorie e desideri repressi: al contrario, esso è dotato di notevoli capacità di elaborazione proprie. Il sogno lucido Fino ad ora si è parlato solo dei sogni “normali,” quelli di cui tutti facciamo esperienza ogni notte. Anche se il 5% della popolazione è convinto del contrario, infatti, in realtà tutti sognano: semplicemente, queste persone non se ne ricordano. Gli unici che davvero non sognano sono coloro che hanno subìto danni permanenti al cervello, ad esempio a causa di un ictus. Al contrario, i sogni lucidi sono un fenomeno molto raro: secondo le stime soltanto un individuo su 10 ha avuto esperienza di sogni lucidi naturali nella propria vita. (L’aggettivo “naturali” è importante, perché esistono diverse tecniche per imparare a fare sogni lucidi). Il termine venne coniato dall’Olandese Frederick van Eeden nel 1913, ma in realtà l’esperienza è descritta anche da Agostino di Ippona, in una lettera del 415 DC. In ogni caso, lo studio sistematico di questa esperienza iniziò solo nel 1968, quando Celia Green pubblicò il suo libro “Lucid Dreams.” Negli anni Settanta e Ottanta Keith Hearne in Gran Bretagna e Stephen LaBerge alla Stanford University dimostrarono in maniera indipendente l’esistenza dei sogni lucidi. Essi riuscirono infatti a comunicare con i loro collaboratori da dentro il proprio sogno, muovendo gli occhi in un modo precedentemente concordato. Da allora il numero di onironauti (così si chiamano coloro che praticano il sogno lucido) è andato aumentando in tutto il mondo, specie nell’ultimo decennio. Come già detto, però, fare sogni lucidi non è affatto semplice. La ragione sembrerebbe essere che la mente è condizionata a considerare reali gli stimoli sensoriali, in particolar modo quelli visivi. Di conseguenza, piuttosto che metterne in dubbio la realtà essa cerca di giustificarli, per quanto improbabili essi siano, inventando falsi ricordi o spiegazioni. In questo è aiutata dal fatto che durante il sonno i centri della logica sono meno attivi. Tuttavia, per imparare a sognare lucidamente esistono un gran numero di tecniche, alcune delle quali sono state sviluppate dallo stesso LaBerge. Essenzialmente, esse si © PRISMI on line 2013 2013 pagina 3 prismi.liceoferraris.it possono dividere in due grandi gruppi, a seconda che la lucidità abbia inizio da un precedente stato di sogno non lucido o dalla veglia. • La DILD (Dream-Induced Lucid Dream, ossia “sogno lucido indotto durante un sogno”) e le tecniche ad essa associate prevedono che il sognatore si alleni a valutare criticamente la realtà dell’ambiente che lo circonda durante la veglia. In tal modo sarà poi in grado di notare le anomalie che si verificano nei sogni, ottenendo la lucidità. Essenziali per questo tipo di tecniche sono i test di realtà (cercare di respirare col naso tappato, chiedersi cosa si stesse facendo poco prima) e soprattutto il diario dei sogni. Ciascuno di noi fa in media tre-quattro sogni per notte, e scriverli permette di riconoscere i propri personali dream signs, vale a dire le bizzarrie che accadono più di frequente nei nostri sogni. Tra quelli più diffusi ci sono la difficoltà a muoversi e gli interruttori difettosi. • La WILD (Wake-Induced Lucid Dream, “sogno lucido indotto da svegli”) è una sorta di Sacro Graal degli onironauti. Pochi, anche tra i più esperti, ne sono in grado. Sostanzialmente, essa consiste nell’addormentarsi senza che la coscienza venga mai meno. In questo modo ci si ritrova direttamente “dentro” il sogno mentre questo si forma a partire dalle allucinazioni ipnagogiche, ovvero quegli stimoli sensoriali casuali (soprattutto immagini, ma è frequente anche la sensazione di cadere) che precedono il sogno vero e proprio. Oltre alla difficoltà di trovare il giusto equilibrio tra concentrazione e rilassamento, un altro problema si presenta a chi intende usare questa tecnica: la paralisi del sonno. Vi siete mai chiesti per quale motivo non compiamo effettivamente, durante il sonno, le stesse azioni che siamo convinti di compiere in sogno? La risposta è proprio che durante il sonno il corpo è paralizzato, ad eccezione degli occhi. Quando questo non avviene si parla di sonnambulismo. Inoltre, qualora la paralisi non svanisca correttamente, ad esempio a causa di un risveglio improvviso, si presenta il fenomeno che i latini chiamavano Incubus o pavor nocturnus: la paralisi, unita alle allucinazioni ipnopompiche (il contrario di quelle ipnagogiche) provoca una sensazione di intensa paura che può durare anche qualche minuto. Una particolare variante di questa tecnica era utilizzata dal pittore Salvador Dalì: egli non conosceva i sogni lucidi, ma sfruttava le immagini ipnagogiche per ottenere ispirazione. Si addormentava con un cucchiaino tra due dita e quando la paralisi del sonno faceva sì che questo cadesse, egli si svegliava e registrava le proprie allucinazioni visive sotto forma di dipinti. Perché sognare lucido? In ogni caso, perché affrontare tutto questo? Che cosa c’è di così interessante nel capire che si sta sognando, che ci si trova in un sogno? La risposta in realtà è semplice, una volta che ci si è resi conto del significato profondo delle suddette affermazioni. Trovarsi in un sogno, in sostanza, vuol dire essere all’interno di un ambiente virtuale, creato da noi stessi. E poiché siamo noi a creare il tutto (un’altra dimostrazione di quanto potente sia l’inconscio) siamo noi anche a stabilire le regole! Il motivo per cui nei sogni stiamo attaccati al terreno, insomma, è che noi ci aspettiamo che ciò accada. Non a caso tra le prime cose che quasi ogni onironauta sperimenta c’è proprio il volo; per di più, è facile distinguere un © PRISMI on line 2013 2013 pagina 4 prismi.liceoferraris.it onironauta inesperto da uno esperto a seconda delle tecniche di volo usate: i primi tendono ad affidarsi a stivali alati o sbattono le braccia, mentre i secondi prediligono lo stile Superman. Questo è dovuto al fatto che col tempo si impara a controllare in modo sempre migliore il proprio sogno, prescindendo da quelle che sono le regole della veglia. In un sogno lucido, qualunque cosa è possibile. Basta solo pensare a qualcosa perché ciò accada! E dunque una sola è la regola da non violare: non pensare di svegliarsi. Oltre alle possibilità ricreative che offrono (che comunque ne costituiscono la principale fonte di interesse, e a ragione) i sogni lucidi presentano altre interessanti potenzialità: in primo luogo sono usati da molti artisti per “andare in cerca” dell’ispirazione, senza aspettare che questa arrivi spontaneamente; un quadro che ebbe questa origine è “La bella prigioniera” di Magritte, il quale fu anche il primo artista a descrivere un sogno lucido (benché non in questi termini). A tutto questo si aggiungono notevoli applicazioni nel campo medico: oltre alla cura degli incubi (che anzi sono amati dagli onironauti per l’alta probabilità di indurre alla lucidità), i sogni lucidi sono usati per risolvere le fobie. Inoltre, esiste una categoria di persone che può trarre grande beneficio dai sogni lucidi: si tratta di coloro che, per un incidente, una malattia o altro, hanno subìto una menomazione fisica. Nel sogno, queste menomazioni possono essere superate: un cieco può tornare a vedere, e un paralitico a camminare. Non si tratta di miracoli, ma miracolosi potrebbero essere i risultati per il benessere psico-fisico di queste persone! A proposito di ciò, la capacità di sognare lucidamente fornisce anche un metodo di interpretazione “diretta” dei sogni, senza la necessità di uno psicoterapeuta: è sufficiente, anziché alterare il contenuto e lo svolgimento del sogno, limitarsi a chiedere ai vari personaggi che cosa essi rappresentino. In fondo, ciascun DC (dream character, cioè personaggio onirico) non è altro che una parte del sé, e quasi sempre anche i più spaventosi tendono a rispondere, fornendo preziose indicazioni per la vita reale. Parentesi filosofica Personalmente, trovo che un altro interessante campo di applicazione del sogno lucido sia la speculazione filosofica. In particolare, i meccanismi del sogno lucido sono straordinariamente simili a quelli descritti dal primo dei filosofi dell’Idealismo tedesco, J. G. Fichte. La filosofia di Fichte, come espressa nella “Wissenschaftslehre” (“Dottrina della scienza”) si basa su tre momenti distinti: • L’Io assoluto pone se stesso • All’interno dell’Io assoluto, l’io contrappone a sé un non-io • L’io limitato e il non-io limitato si oppongono l’uno all’altro Ora, si potrebbe considerare l’io limitato come la mente cosciente del sognatore, vale a dire quell’io che dice “io sto sognando”; il non-io limitato potrebbe essere l’inconscio, © PRISMI on line 2013 2013 pagina 5 prismi.liceoferraris.it espresso come ambiente del sogno (ciò che si vede, si sente e si tocca nel sogno, ma anche tutti i DC) e l’io assoluto diverrebbe a questo punto l’unione di conscio e inconscio, con la sua facoltà creatrice (quella cioè che crea la realtà del sogno). In questo senso si può davvero comprendere il pensiero di Fichte nel momento in cui egli dice che “sono io a porre l’oggetto della conoscenza.” Conclusione “Gli uomini in stato di veglia hanno un solo mondo che è loro comune. Nel sonno, ognuno ritorna a un suo proprio mondo particolare” - Eraclito Il sogno, e specialmente il sogno lucido, è un territorio largamente inesplorato: le dinamiche qui esposte, nonché i vari tentativi di spiegazione, sono solamente teorie; teorie largamente condivise, certo, ma non da tutti. Al riguardo c’è ancora grande incertezza, e molti sono i pareri divergenti. Ciò che sembra certo, in ogni caso, è che il sogno costituisce una corsia preferenziale per l’analisi della mente e del suo funzionamento, in quella che a mio parere sarà la “nuova frontiera” del nostro secolo: ora che l’intero pianeta è stato esplorato e che l’uomo si è avventurato nell’infinitamente grande dell’universo e nell’infinitamente piccolo del nucleo atomico, ciò che resta da scoprire è la mente che ha potuto tutto questo, la mente dell’uomo. E io, se ne avrò la possibilità, intendo prendere parte a questa ricerca. A proposito, anche il titolo di questa tesina è frutto di un sogno. BIBLIOGRAFIA Libri Freud Sigmund, Die Traumdeutung (1899) nella traduzione di Antonella Ravazzolo, Newton Compton, 2010 Svevo Italo, La coscienza di Zeno (1923) a cura di Pasquale Stoppelli, Zanichelli, Bologna 2007 Green Celia, Lucid Dreams LaBerge Stephen, A Course in Lucid Dreaming La Berge Stephen, Exploring the World of Lucid Dreaming Blackmore Susan, Lucid Dreaming Articoli © PRISMI on line 2013 2013 pagina 6 prismi.liceoferraris.it Frederik van Eeden (1913), A study of Dreams, Proceedings of the Society for Psychical Research Spoormaker Victor I, van den Bout Jan, (October 2006), Lucid Dreaming Treatment for Nightmares: A Pilot Study, Psychotherapy and Psychosomatics 75 Williams Daniel (April 2007), While you where sleeping, Time magazine. Barrett, Deirdre (1993), The 'Committee of Sleep': A Study of Dream Incubation for Problem Solving. Dreaming, Journal of the Association for the Study of Dreams 3 Augusto L.M. (2010), Unconscious knowledge: A survey, Advances in Cognitive Psychology, 6 Siti internet www.wikipedia.org www.wikipedia.de www.dreamviews.com www.lucidipedia.com www.sognilucidi.it Film Inception (2011) di Christopher Nolan © PRISMI on line 2013 2013 pagina 7 prismi.liceoferraris.it