Abstracts dei posters - IRCCS Stella Maris
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IRCCS Stella Maris - Pisa Dipartimento di Neuroscienze dell'Età Evolutiva Università di Pisa Facoltà di Medicina e Chirurgia LA RIABILITAZIONE PRECOCE NELLE DISABILITA’ DELLO SVILUPPO: DALLA RICERCA TRASLAZIONALE AI MODELLI DI INTERVENTO Abstracts dei Posters Tirrenia (Pisa), 3 - 4 Novembre 2011 MISURE DI OUTCOME NELLA TERAPIA DEI DISTURBI DEL MOVIMENTO IN ETÀ PRECOCE R. Battini1, M. Casarano1,2, I. Oliviero1, G. Sgandurra1, R. Di Pietro1, G. Cioni1,2 1 Dpt. Dev Neuroscience, IRCCS Stella Maris, Calambrone (Pisa), Italy; 2Div. Child Neurol and Psych, University of Pisa, Italy; Background MD-CRS è stata ideata presso il Dipartimento di Neuroscienze dello Sviluppo, Stella Maris (Pisa), come strumento di valutazione e di outcome specifico per soggetti affetti da disturbo del movimento (MD) in età evolutiva [Ped Neurol 2008 and 2009]. MD-CRS 0-3 è la scala ideata per il bambino piccolo dalla nascita ai 3 anni. Scopo Stabilire la sensibilità della scala MD-CRS al cambiamento durante terapia farmacologica e/o chirurgica e valutare se i cambiamenti registrati siano da correlare all'azione della terapia o alla semplice maturazione età-dipendente delle funzioni analizzate e/o ai valori basali di compromissione. Pazienti e Metodi MD-CRS 0-3 è stata applicata ad un campione di 20 pazienti affetti da disturbo del movimento di varia eziologia, arruolati in un intervallo di tempo compreso tra il 2008 e il 2011, sottoposti a trattamento specifico, farmacologico e/o chirurgico, con follow up di un anno. I pazienti sono stati valutati con il protocollo di videoregistrazione previsto dalla MD-CRS0-3 a T0 (basale), T1 (6 mesi) e T2 (12 mesi). Dal punto di vista etiopatogenetico i bambini inclusi nello studio sono stati suddivisi in 13 paralisi cerebrali infantili, 3 patologie neurodegenerative, 1 deficit neuro metabolico e 3 da causa attualmente indefinita. I 20 soggetti, inoltre, sono stati trattati con le specifiche strategie terapeutiche per il tipo di MD: 16 con Triesifenidile, 2 con L-Dopa, 2 con Tetrabenazina. Risultati e discussione Al test t di Student tutti gli indici (Indice Globale, Indice I e Indice II) hanno mostrato un cambiamento significativo tra i tempi di follow-up (T1 e T2) ed il tempo basale (T0). L'Indice Globale varia da 0.64 (SD 0.16) prima del trattamento a 0.52 (SD 0.15) al T1 (p<0.000001) e 0.49 (SD 0.14) al T2 (p<0.000001). L'Indice I varia da 0.60 (SD 0.17) al T0, a 0.49 (SD 0.14) al T1 (p<0.000001) e 0.46(SD 0.14) a T2 (p<0.000001). L'Indice II varia da 0.69 (SD 0.20) prima del trattamento a 0.57 (SD 0.21) al T1 (p<0.000001) e 0.53 (SD 0.21) al T2 (p<0.01). Dall'analisi di regressione stepwise si evidenzia una correlazione tra i valori a T0 dell'Indice II e i cambiamenti a T1 T0 e T2 T0. L'analisi di regressione stepwise tra i valori Δ ; (le singole differenze ai vari tempi per ogni indice), usati come variabili dipendenti, ed età e valori a T0, usati come variabili indipendenti dimostra che i cambiamenti evidenziati non sono legati all'età. Per quanto riguarda la correlazione con il livello di compromissione si può osservare che a T1, sembrano migliorare maggiormente i bambini con valori iniziali inferiori mentre, a T2, migliorano di più quelli con valori iniziali maggiori. Tale discrepanza potrebbe essere legata a: i) diversa risposta farmacologica legata alla farmacocinetica dei bambini più piccoli, in cui il farmaco potrebbe impiegare più tempo per avere effetti terapeutici; ii) titration farmacologica del bambino più piccolo in cui si inizia con dosaggi molto bassi per verificarne la tollerabilità e l'eventuale comparsa di effetti collaterali. La possibilità di avere una scala specifica per i bambini di età compresa tra 0 e 3 anni, ha permesso di ottenere una precoce misura di outcome sia per quantificare l'influenza del MD sulle tappe dello sviluppo sia per la risposta alla terapia. INTERVENTO ABILITATIVO PRECOCE A CASA DI TRIGEMINA MCHAT+ E GRAVE IPOVISIONE. MULTIPROFESSIONALITÀ Bigozzi M.1, Danti C.2 1 ASL 10FI; 2ASL 10FI Centro Regionale per l'Educazione e la Riabilitazione Visiva La mCHAT al 18° mese ha reso possibile la tempestiva presa in carico di bambini con disturbi dello sviluppo. Scopo: Il gruppo multiprofessionale del Gruppo Autismo prende in carico bambino e famiglia per la diagnosi, l'assessment psico-educativo, il programma abilitativo mirato, intensivo, multifocale e integrato. Il trattamento iniziato per un sospetto di DSA a 18-20 mesi produce importante evoluzione anche nei disturbi che non si confermino DSA entro i 3 anni. Caso clinico: Eva nasce di 26 settimane da un parto trigemellare. Le tre bambine risultano affette da ROP. In Eva esita una grave ipovisione. Dopo la fase iniziale di interventi medico-chirurgici, viene inviata al Percorso Autismo per mCHAT positiva. Si segnala, oltre alla grave ipovisione, chiusura e irritabilità pervasiva. Nella fase di conoscenza (madre bulgara, padre macedone) emerge: 1-dopo il parto trigemino la mamma, contro le previsioni mediche, aspetta un bambino. 2-confusione per la gestione delle tre gemelle, ritirate dall'asilo nido per malattie intercorrenti. 3- Eva sembra temere le sorelle più vivaci di lei e le interazioni si concludono con grandi pianti o fuga. Alle prime osservazioni emerge: Piange per quasi tutta la visita. Si ritrae e aumenta il pianto al contatto con la NPI, o con oggetti che vengono porti. Non si gira mai al nome e tiene sempre gli occhi chiusi Viene descritta molto tirannica a casa, con modalità intollerabili da sopportare e la famiglia è succube delle sue richieste. Con la mamma: Eva è incollata a lei, aggrappata con la faccia contro il suo petto e quando si siede le si rannicchia dentro, avvolgendo il pancione con le braccia. La mamma dichiara la sua stanchezza e la preoccupazione per la nuova nascita. Con il babbo: la mette giù e la lascia piangere, si consola con un suo gioco musicale. Primo sorriso. Accetta di stare a sedere sulle gambe della NPI e, con pianti iniziali, prende gli anelli tattili e il birillo. Al Centro per la Riabilitazione Visiva: viene confermato un uso incostante e bizzarro della poca vista residua e la particolare modalità relazionale rispetto ai bambini ipovedenti di pari età. Sono presenti il babbo e molti operatori: stesso pianto immediato e ritiro della mano alle proposte, ma la NPI, incontrata più recentemente, viene tollerata di più, facendo intravedere la possibilità di un aumento di confidenza. La NPI reperirà una educatrice professionale del Percorso Autismo per osservazione e intervento domiciliare. Obiettivi: 1-Entrare con delicatezza in relazione con Eva per farle accettare un più ampio spettro di novità. 2-Aumentare la sua capacità di tollerare le frustrazioni e la separazione dalle figure parentali .3-Fornire un possibile modello di interazione diverso e indicazioni per diminuire i comportamenti problema. 4-Rendere favorevole l'ambiente all'autonomia di Eva. Il metodo di intervento scelto è stato intensivo, multifocale e integrato: prevalentemente evolutivo-relazionale, a impronta psicomotoria, con l'aiuto della musica. Elementi di maggior strutturazione sono stati inseriti ottenuta una maggior confidenza con la bambina e con la famiglia. Risultati: L'intervento si è svolto a domicilio. La famiglia è stata disponibile ad accettare i suggerimenti, ha imparato a tollerare di più i lamenti di Eva. Lei mostra di riconoscere l'arrivo dell'educatrice che accoglie con il gioco di porgere la mano diventato una sua proposta attiva. Sono aumentati i tempi di collaborazione e, per la maggior strutturazione dell'ambiente e delle proposte, è aumentata la sua possibilità di prevedere quello che avverrà, con diminuzione dell'ansia di separazione e di terrore del nuovo: sonoro, tattile o visivo. Si propone un inserimento di Eva al nido dove, con la supervisione dell'educatrice ASL, si generalizzerebbe l'intervento. La fiducia che l'operatrice si è guadagnata sul campo può rappresentare una facilitazione a lasciar andare fuori dall'ambiente protetto di casa questa piccola così danneggiata. PRESA IN CARICO PRECOCE NELLA SINDROME DI DOWN: PROPOSTA DI UN NUOVO PROTOCOLLO CLINICO E SPERIMENTALE. Bozza M., Luongo T., D'Acunto G., Purpura G., Orazini L. IRCCS Stella Maris La Sindrome di Down (SD) è la piu' frequente causa di ritardo mentale su base genetica (Roizen et al. 2003). Le linee guida internazionali sottolineano l'importanza di una presa in carico globale e multidisciplinare, centrata sulla famiglia, che già in epoca neonatale e nei primi mesi di vita sia rivolta oltre che all'attento monitoraggio degli aspetti internistici e al follow-up dello sviluppo neuropsichico anche al counseling genitoriale mirato alla promozione di una buona interazione genitori-bambino (Roizen et al. 2003; Cunningham 1996). Tuttavia, attualmente non è stato ancora realizzato un protocollo standardizzato sulla presa in carico precoce, finalizzato a integrare gli aspetti organici e neuropsichici. Lo scopo di questo lavoro è di proporre alla comunità scientifica un nuovo protocollo di studio sull'intervento precoce nella sindrome di Down e sui suoi effetti sul neurosviluppo, sulla relazione genitore-bambino e su alcuni indici di benessere psichico genitoriale. La presa in carico prevede l'integrazione di un counseling genitoriale e un monitoraggio degli aspetti organici, l'avvio di un trattamento psicomotorio e oro-motorio e un intervento centrato sul massaggio infantile effettuato dai genitori. Saranno inclusi nello studio 30 neonati con diagnosi genetica di SD. Tutti i partecipanti saranno inseriti in un programma di follow-up neuropsichico a cadenza bimensile accompagnato da un intervento tipo counselling genitoriale, mirato sia agli aspetti emozionali della relazione che al neuro sviluppo (competenze oro alimentari e psicomotorie). Alla metà dei partecipanti verrà inoltre proposto un intervento basato sul massaggio infantile effettuato dalla madre (o da entrambi i genitori). Il massaggio infantile è un'attività che ha lo scopo di facilitare la relazione e l'attaccamento genitore-bambino attraverso differenti componenti: il contatto pelle a pelle, la stimolazione chinestesica, la comunicazione pre-verbale (attraverso il contatto oculare, il sorriso, l'espressione mimica, il riconoscimento e l'interpretazione dei segnali comunicativi e del linguaggio corporeo del bambino). Recentemente sono stati dimostrati diversi effetti positivi del massaggio infantile nei bambini pretermine e di basso peso alla nascita, tra cui un'accelerazione dell'incremento ponderale (Diego et al. 2007; Field et al. 2006; Gonzales et al. 2009; Massaro et al. 2009), l'attenuazione del dolore durante procedure invasive (Diego et al. 2009; Jain et al. 2006), la riduzione dei comportamenti di stress e dei biomarkers correlati allo stress (Acolet et al 1993; Hernandez et al. 2007), la riduzione dell'incidenza di sepsi "lateonset" (Mendes et al. 2008) e la riduzione dei sintomi depressivi post-partum nelle madri (Feijo et al. 2006), nonché effetti positivi sulla maturazione cerebrale e lo sviluppo del sistema visivo (Guzzetta et al. 2009; Field et al. 2008). Non esistono ancora evidenze sui possibili effetti del massaggio infantile su altre popolazioni di bambini con rischio neuropsichico, come quelli affetti da Sindrome di Down. L'intervento verrà insegnato alla madre (o a entrambi i genitori) in 5 lezioni a cadenza settimanale, da un insegnante certificato, a partire dal secondo mese di vita. I genitori verranno invitati a proporre il massaggio al bambino quotidianamente, e compatibilmente con i segnali di disponibilità da parte del bambino, almeno fino al sesto mese. Le principali misure di outcome saranno i) l'esame neurologico secondo Dubowitz (baseline, 3, 6 e 12 mesi), ii) la valutazione qualitativa dei "general movements" secondo Prechtl (baseline, 3 mesi), iii) la valutazione delle funzioni visive (4.5, 6, 9 e 12 mesi), iv) la valutazione della relazione genitore-bambino e del benessere psichico genitoriale (baseline, 3, 6 e 12 mesi) e v) la valutazione neuropsicologica e cognitiva con Bayley III (6 e 12 mesi) e Fagan test (9 e 12 mesi). Da una valutazione qualitativa dei primi risultati si è potuto osservare un migliore sviluppo delle competenze oro-alimentari nei bambini in cui è stata avviata una presa in carico precoce mediante counselling e terapia oro-motoria rispetto ad un gruppo di bambini con SD che erano stati presi in carico più tardivamente (dopo i 6 mesi). Per quanto riguarda la funzionalità visiva si è osservata una più veloce maturazione della stereopsi nei bambini massaggiati rispetto ai non massaggiati. Da una prima analisi, inoltre, anche la relazione madre bambino sembra beneficiare positivamente dall'attuazione del protocollo sperimentale di presa in carico precoce. LA CULLA, UNA AMBIENTE CHE ARRICCHISCE LA ESPERIENZA DEL BAMBINO PICCOLO: PRESENTAZIONE DI UN CASO. Cerioli M. Libero professionista Background scientifico: Una delle più rilevanti conseguenze di un danno cerebrale è il disturbo di apprendimento degli aggiustamenti posturali. Questa disfunzione porta ad una limitazione della capacità adattiva che varia da persona a persona, ma che è comunque più marcata nella stazione eretta. Nel corso dello sviluppo il bambino con disordine dello sviluppo motorio tende ad utilizzare sempre meno i gesti più difficoltosi: le sue iniziative non vengono perlopiù coronate da successo ed il bambino vede ridursi le possibilità di sviluppo ed il repertorio di attività. Non esistono evidenze che le tecniche rieducative in uso siano in grado di promuovere lo sviluppo del controllo posturale nel bambino con danno cerebrale. Tuttavia in letteratura viene segnalato come una maggiore intensività delle attività posturali tenda ad incentivarne l'efficienza. ( Woollacott M e al, 2005°). Ciò orienta nel senso di dare una maggiore intensività alla esperienza posturale del bambino molto piccolo. Attualmente però i bambini piccoli con disturbo dello sviluppo motorio passano anche 4 o 5 ore al giorno nella immobilità e così imparano a non usare il proprio corpo. Il bambino impara infatti a selezionare le risposte adattative all'ambiente ed i gesti finalizzati (afferrare un oggetto, oppure rotolare o mettersi in piedi, ecc.) nella esperienza concreta, coordinando fra loro differenti frammenti di movimenti segmentali, originariamente non collegati fra loro ( variabilità primaria) e di per sé non finalistici. La Culla è stata ideata ed allestita per migliorare la esperienza in fase precoce dei bambini con disordine dello sviluppo motorio. Si tratta di un dispositivo, senza precedenti, che fornisce al bambino oscillazioni molto lente. Scopo: Per verificarne l'efficacia nel promuovere lo sviluppo posturale, nel giro di 2 - 3 anni la Culla sarà utilizzata da una decina di bambini con disordine dello sviluppo motorio (paralisi cerebrali infantili, ritardo motorio in sindromi genetiche). Metodologie e soggetti: Uno dei bambini che attualmente utilizzano la Culla è portatore di ritardo dello sviluppo motorio di grado medio, riferibile ad encefalo sofferenza prenatale. Lo studio della evoluzione del bambino è stato condotto secondo la modalità della ricerca sul soggetto singolo, utilizzando principalmente la Misura degli Aggiustamenti Posturali (MAP), una scala quantitativa ancora non standardizzata. Mancano infatti scale quantitative specifiche standardizzate sufficientemente sensibili. Ogni valutazione è stata filmata. Dopo la valutazione iniziale ed una seconda appena prima dell'inizio con la Culla, allo scopo di identificare la baseline, sono state eseguite valutazioni ogni due mesi. Risultati e discussione: Dopo l'inizio della esperienza nella Culla (per 4 sessioni al giorno della durata di 35' ciascuna) lo sviluppo del controllo motorio del bambino ha mostrato un netto progresso: il quoziente di sviluppo è passato da 0.47 a 0.63. Il coefficiente di sviluppo da 1.2 a 2.4. L'utilizzo della Culla si è rivelato decisamente gradito dal bambino, anche se faticoso, e la collaborazione con i genitori ottimale. La Culla si sta dunque rivelando un ambiente ricco di opportunità di esperienza per il bambino piccolo con disordine dello sviluppo motorio. Le osservazioni ora in nostro possesso suggeriscono che la Culla incrementi la variabilità primaria. Bibliografia Woollacott M, Shumway-Cook A, Hutchinson S, Ciol M, Price R, Kartin D (2005 ) Effect of balance training on muscle activity used in recovery of stability in children with cerebral palsy: a pilot study. Developmental Medicine & Child Neurology 2005, 47: 455-461 Altre informazioni e video alla pagina http://www.riabilitazioneinfantile.com/culla.htm SF primo, secondo e terzo video VALUTAZIONE DEL DISPENDIO ENERGETICO NEL CAMMINO IN BAMBINI CON PCI: PROTOCOLLO APPLICATIVO. L. Volpi3, M. Coluccini1, M. Orlando1, A. Mauro1, S. Perazza1, G. Siciliano3, G. Cioni1,2. 1 Dip. Neuroscienze Età Evolutiva, IRCCS Stella Maris, Pisa; 2Div. Neuropsichiatria Infantile, Università di Pisa, Pisa; 3Dip. Neuroscienze, Clinica Neurologica, Università di Pisa, Pisa INTRODUZIONE E SCOPO DELLO STUDIO Nella Paralisi Cerebrale Infantile (PCI) il disturbo della postura e del movimento si associa a un incremento della fatica e del consumo energetico. Molteplici fattori concorrono a determinare l'aumentato dispendio energetico, quali il quadro motorio compromesso di base, le deformità osteo-muscolari, la ridotta attività fisica, la riduzione della massima capacità aerobica nell'esercizio sub-massimale e della potenza massima anaerobica nell'esercizio massimale. Lo scopo di questo studio è di verificare l'efficienza e l'efficacia della deambulazione in un gruppo di pazienti affetti da PCI mediante la valutazione della performance motoria e del dispendio energetico. METODI E SOGGETTI Sono stati inclusi nello studio 8 soggetti affetti da PCI spastica di tipo diplegico (età media: 13 anni ± 2, 7). La performance grosso-motoria è stata valutata attraverso l'applicazione della Gross Motor Function Measure (GMFM) nelle dimensioni D/E. I parametri quantitativi della marcia ed il lavoro meccanico a livello delle articolazione degli arti inferiori sono stati analizzati mediante gait analysis (SMART 12 Tvc, Bts). La resistenza nel cammino è stata quantificata attraverso il SixMinute-Walk-Test (6MWT). Il dispendio energetico durante il 6MWT è stato rilevato in maniera non invasiva attraverso l'utilizzo di un sistema multisensore (SenseWear Armband) in grado di fornire il consumo di calorie durante l'attività fisica. RISULTATI Dall'analisi dei dati ottenuti è stato osservato che i pazienti del nostro studio hanno percorso distanze inferiori al 6MWT rispetto ai valori normativi desunti dalla letteratura. In particolare, esisteva una relazione lineare tra livello motorio e distanza percorsa (R2 = 0,8 ). Tale relazione, tuttavia, non è stata rilevata confrontando le calorie spese durante l'esercizio e la distanza al 6MWT. Il consumo di calorie durante la prestazione, infatti, variava indipendentemente dal livello motorio. In particolare, i soggetti con performance peggiore al 6MWT erano i pazienti che utilizzavano ausili per la deambulazione, in cui a una minore distanza percorsa al test corrispondeva anche un minor numero di calorie consumate: in questi soggetti probabilmente, causa i momenti abnormi a livello delle articolazioni degli arti inferiori si assiste al precoce insorgere della fatica per l'esaurimento delle fonti energetiche a livello muscolare e l'accumulo di cataboliti a livello del sangue e del muscolo. DISCUSSIONE L'uso del 6MWT, combinato alla misurazione delle calorie spese durante l'attività fisica, rappresenta un valido strumento per la valutazione funzionale dei soggetti affetti da PCI, al fine di meglio orientare le indicazioni diagnostiche e prognostiche, e per fornire ulteriori misure di outcome rispetto ad eventuali interventi terapeutici. La valutazione del consumo calorico e, eventualmente, la valutazione indiretta del consumo energetico (VO2 max) sono utili strumenti per studiare i meccanismi che sottintendono i vari sistemi energetici utilizzati dai bambini con PCI. Ampliare inoltre le conoscenze legate al livello di attività fisica nei soggetti affetti da PCI e al loro funzionamento in termini di resistenza alla fatica, permetterebbe di proporre programmi adattati di allenamento rispetto alle specifiche forme cliniche a vari livelli (muscolare, cardiovascolare … ) in modo da evitare l'immobilità, la tendenza all'eccessivo aumento ponderale, la riduzione della capacità aerobica nell'esercizio sub-massimale, quindi la degenerazione della marcia. TERAPIE ALTERNATIVE E COMPLEMENTARI NEI BAMBINI AFFETTI DA PCI DELL' UFSMIA ZONA PISANA Gelmi V.1, Menchetti G.2 1 Azienda Usl 5 Pisa UFSMIA Zona Pisana; 2UFSMIA - Zona Pisana Gruppo PCI UFSMIA - Zona Pisana (Claudia Fabi et al.) Background Negli ultimi anni, nei servizi territoriali NPI, sono aumentate le prese in carico di soggetti con PCI (Paralisi Cerebrale Infantile) che, di fronte a diagnosi e a prognosi scoraggianti, oltre alla mancanza di una terapia risolutiva, si rivolgono alla Medicina Alternativa Complementare (CAM). Scopo Lo scopo di questo lavoro è quello di rilevare la prevalenza di minori affetti da PCI, afferenti al nostro Servizio, che ricorrono alle CAM oltre a quello di identificare quali CAM sono state utilizzate. Lo studio vuole porre inoltre l'attenzione sulle aspettative dei care givers di fronte alla diagnosi e alla prognosi di PCI al fine di individuare modalità di presa in carico dei bambini con PCI sempre più family-centered. Metodologie e soggetti Il nostro campione prevede 36 soggetti affetti da PCI. Attraverso il colloquio con i genitori abbiamo individuato il numero di bambini che hanno effettuato terapie negli ultimi 10 anni (dal 2002 al 2011) non riconosciute dalla Evidenze-Based Medicine (EBM) e le motivazioni sottostanti a tale scelta. Risultati e discussioni Dall'analisi dei dati emerge che 8 soggetti su un totale di 36 (22,2%) fanno ricorso alle CAM in modalità complementare alla terapie riconosciute dalla EBM. Dall'analisi degli 8 soggetti emerge che 3 utilizzano il Metodo Delacato, 3 l'ippoterapia, 1 Metodo Delacato e ippoterapia, 1 Metodo Delacato, ippoterapia, Metodo Adeli, dieta ipocalorica priva di glutine, elettrostimolazione ed ha manifestato l'intenzione di ricorrere alla terapia iperbarica. La motivazione iniziale che ha spinto i genitori a tali interventi è stata quella di ottenere la guarigione o comunque miglioramenti sostanziali del quadro clinico (per tutti gli interventi menzionati ad eccezione della ippoterapia). Successivamente la CAM è stata mantenuta sia per il bisogno di ricorrere a tutti gli interventi esistenti, anche se non riconosciuti dalla EBM, ma anche per il ruolo centrale che il genitore riveste in particolar modo nei metodi basati su stimolazione e manipolazione corporea. In particolare, dall'analisi dei dati in nostro possesso, si riscontra che il ricorso alle CAM avviene spesso all'interno di un quadro più complesso di eccessivo ricorso a terapie che non tiene conto del benessere generale del bambino. Vista l'esigua numerosità del nostro campione si suggerisce di ampliare l'indagine con una casistica più numerosa. IL DISTURBO DI APPRENDIMENTO NEL BAMBINO MIGRANTE BILINGUE: RICERCA DI UN PROFILO SPECIFICO Giordano E., Capitoni C. Lo studio si è sviluppato a partire dalle teorie di linguistica acquisizionale sostenute da L. Chomsky e dai relativi modelli presentati da S. Krashen. Questo studio tenta di portare un contributo alla definizione delle peculiarità del bambino migrante-bilingue di seconda generazione, sia per quanto riguarda il background linguistico, che l'abilità di lettoscrittura. Come metodologia di ricerca sono stati confrontati sei bambini migranti-bilingui di seconda generazione segnalati al SSN per difficoltà negli apprendimenti con un campione di controllo composto da bambini monolingui con segni importanti o diagnosi di DSA, omogeneo per età e classe frequentata. Sono state indagate sia l'abilità di lettoscrittura che alcuni aspetti del linguaggio recettivo ed espressivo. Inoltre, sono stati studiati qualitativamente i singoli casi dei soggetti bilingui per un confronto all'interno del campione. Queste le caratteristiche del campione bilingue: 1 b/o originario dello Sri Lanka parlante tamil, 3 b/i di origine filippina parlanti tagalog, 1 b/o di origine marocchina parlante arabo marocchino, 1 b/a di origine serba parlante la lingua romané. Dall'analisi di un questionario appositamente elaborato nel corso dello studio, si evidenziano per la totalità dei soggetti situazioni di svantaggio sul fronte delle risorse intellettuali, della sensibilità della famiglia verso l'istruzione, delle opportunità di scambio con i coetanei nativi. Come primo dato pervenuto dall'analisi del profilo cognitivo, emerge una drastica discrepanza tra QIV e QIP del campione bilingue rispetto al campione di controllo, nonostante una discrepanza sia propria di entrambi i gruppi. Dai risultati ottenuti alle prove di letto-scrittura non è stato possibile rilevare un profilo caratteristico del bambino bilingue rispetto ai coetanei monolingui, le prestazioni sono sovrapponibili e disomogenee in entrambi i gruppi. Dalle prove di linguaggio invece si osserva una compromissione estesa a tutti gli aspetti valutati nel campione bilingue mentre nel campione di controllo i deficit sono più selettivi. In particolare sono stati ottenuti due dati statisticamente significativi (ANOVA): la discrepanza tra Quoziente Lessicale dei due gruppi misurati con il PPVT (vocabolario recettivo P=5,439E-4) e la discrepanza tra punteggi d'errore nella denominazione misurati con il test di vocabolario figurato - Brizzolara (vocabolario espressivo a bassa frequenza d'uso P=2,699E-4). Il gruppo bilingue quindi presenta una notevole caduta nelle aree del lessico sia recettivo che espressivo a bassa frequenza d'uso. Un altro dato interessante riguarda la dominanza linguistica (prove BaBIL) che risulta in L2, lingua di scolarizzazione, per tutti i bambini nonostante un'esposizione combinata alle due lingue. Dai risultati dell'indagine e dall'approfondimento della conoscenza dei b/i e delle loro famiglie, si rileva che i b/i migranti bilingui con difficoltà di apprendimento non rappresentano un'emergenza dal punto di vista numerico ma della multifattorialità dei casi. In generale presentano quadri linguistici più compromessi (in senso di povertà più che di devianza) per il sommarsi di cause di origine neuropsicologica, socio-culturali ed emotive, o di entrambe. Inoltre nel campione indagato il deficit nell'acquisizione ed automatizzazione del codice scritto coinvolge i bambini bilingui con la stessa invadenza e disomogeneità dei monolingui. Per una valutazione completa e precisa sarebbe auspicabile riuscire ad osservare e valutare i singoli profili, approfondire la valutazione del linguaggio sia per L1 che per L2, creare opportunità di condivisione sociale e linguistica sia in L1 che in L2. Secondo noi la condizione di base per una sana crescita del bambino migrante è la convinzione che la condizione di biculturalità e bilinguismo sia una situazione privilegiata che va perseguita, sostenuta e valorizzata. TRAINING VISIVO PER FACILITARE L'INTEGRAZIONE SENSORIO-AFFETTIVOMOTORIA IN UN BAMBINO DI 2 MESI Letizia S., Accardo E., Di Gennaro T. A.S.L. NA1 Centro Distr. 34, Portici La dimostrazione del dinamismo funzionale e strutturale del sistema nervoso in relazione all'esperienza conferma la complessa interazione tra patrimonio di competenze innate e acquisizioni legate all'interazione ambientale. Quanto più precoce è l'insorgenza di una disfunzione e/o patologia tanto più intensi appaiono gli effetti sul globale assetto neuroevolutivo del bambino. Gli Autori espongono un modello di intervento multidisciplinare rivolto alla primissima infanzia, che ha come scopo quello di "individuare " precocemente le difficoltà che un bambino può incontrare, al fine di impedire alle prime deviazioni di consolidarsi in patterns di funzionamento non adattivi . Attraverso il commento di un caso clinico videoregistrato (età della prima osservazione mesi 2 ), seguito longitudinalmente (età delle osservazioni: mesi 3; 3.1/2 ; .5 ; anni 2 ) presso l'U.O.M.I. del Distr.34 dell'A.S.L. NA/1 , si delinea il percorso operativo da noi effettuato , focalizzato su esperienze visive e tattili facilitanti l'integrazione sensorioaffettivo- motoria. Il nostro "laboratorio di osservazione funzionale dell'unità genitori-bambino" prevede valutazioni integrate, che consentono l'analisi: - delle caratteristiche costituzionali e maturazionali del bambino,delle capacità cognitivocomunicative verbali e non verbali - analisi delle modalità attraverso cui il bambino reagisce agli stimoli sensoriali e del modo in cui li elabora, del tono muscolare , della pianificazione motoria,delle abilità attentive ,delle abilità visuo-spaziali. - della relazione G-B e del pattern di interazione Ciò consente agli operatori di attuare sul territorio un intervento individualizzato e precoce sperimentare uno spazio di "osservazione , diagnosi e terapia che permette di attivare un processo di presa carico in cui l'interazione genitore-bambino rappresenta il focus dell'intervento , rispettando le caratteristiche del bambino e della famiglia, i loro tempi e le risposte alle strategie proposte. UN PERCORSO DI PROMOZIONE DELLA SALUTE PER GENITORI E BAMBINI DAI 9 AI 12 MESI DI ETÀ. Letizia S., D'Avino A, Scarlata S, Cimmino A, Paino R, Sperandeo R. A.S.L. NA1 Centro Distr. 34, Portici Background scientifico Le recenti conoscenze neurobiologiche sulle modalità di sviluppo e funzionamento del sistema nervoso nella prima infanzia confermano sempre più l'importanza di attivare percorsi preventivi che possano sostenere complessi compiti evolutivi come il passaggio dal babbling alle prime parole. Scopo Lo scopo del lavoro è stato quello di sperimentare un percorso preventivo finalizzato a: - sostenere una "cultura dello sviluppo" del bambino, aprendo una finestra di conoscenza sullo sviluppo comunicativo-linguistico del bambino da 0 a 12 mesi di età; - ricercare indicatori clinici che possano guidare operatori di primo livello all'identificazione precoce di un problema, secondo un'ottica "Problem Oriented"; - creare una griglia di Osservazione logopedica dello sviluppo Pre- Linguistico (OPL) articolata in quattro aree: pragmatica, gesti e routines, comprensione del linguaggio e produzione del linguaggio. Metodologia e soggetti Il progetto è stato realizzato all'interno della U.O.M.I., Consultorio Familiare, Servizio NPI 0-3 anni, del Distretto di Portici, A.S.L. Napoli 1 Centro. Il reclutamento dei bambini è avvenuto attraverso il coinvolgimento dei pediatri di libera scelta del territorio, con incontri per gruppi di Genitori Bambini dai 9 ai 12 mesi di età. I bambini partecipanti allo studio erano esenti da patologie dello sviluppo alla nascita; sono stati esclusi i nati pre -termine. È stato utilizzato il seguente protocollo di valutazione: 1. questionario MacArthur "Il primo Vocabolario del Bambino: gesti e parole" 2. seduta di osservazione videoregistrata 3. compilazione della griglia di Osservazione Pre Linguistica definita rispetto ai criteri di valutazione dei segni clinici osservati e standardizzata sulle logopediste che hanno effettuato le valutazioni. Il livello di concordanza tra le valutatrici è risultato sempre adeguato (K > 0,80) Sono stati esaminati 22 soggetti di età compresa tra 9 e 12 mesi. Risultati e discussioni Dai dati analizzati è emerso che il campione in esame è caratterizzato da un basso livello di produzione pre linguistica e in modo più evidente, da un basso livello di babbling. Questo dato, rilevato con la griglia OPL, è coerente con i valori emersi al questionario PVB (babbling canonico RHO di Spearman = 0,57, babbling variato RHO Spearman = 0,63). Questi dati ci sembrano interessanti da discutere in relazione a due aspetti: 1) Numerose ricerche hanno provato una forte continuità tra Babbling e prime parole, un valore predittivo del babbling variegato sull'ampiezza del vocabolario e sul successivo sviluppo linguistico. 2) La capacità linguistica si sviluppa attraverso passaggi graduali e sequenziali con un'ampia variabilità interindividuale; la massima variabilità interindividuale si manifesta nel periodo dello sviluppo in cui un nuovo comportamento può essere osservato per la prima volta. Rilevare un basso livello di babbling ci ha fatto sorgere alcuni interrogativi riguardo la variabilità interindividuale, la disritmia interattiva e il late babbling; tali quesiti richiedono sicuramente ricerche più ampie e strutturate rispetto al nostro percorso clinico. Al di là di questi interrogativi ci è sembrata evidente la scarsa attenzione che viene posta dall'ambiente in senso lato sugli aspetti comunicativo-linguistici del bambino nel primo anno di vita, e quindi l'importanza di sostenere questo passaggio evolutivo attivando un modello operativo di promozione della salute per Genitori e Bambini. "…Dire che bisogna collaborare è una ovvietà. Individuare le rotelle e gli ingranaggi di una catena collaborativa è abbastanza difficile". ( G.Levi, 2009) SINDROMI RARE SEMPRE PIÙ FREQUENTI Menchetti G., Barbieri F., Semucci V., Mazzi S. UFSMIA Zona Pisana Background scientifico: Ultimamente è aumentato il carico assistenziale dei servizi territoriali per i soggetti affetti da sindromi rare con Ritardo Mentale in età pediatrica visto l'incremento della loro incidenza (0.585 su 100.000 nati vivi-Vianello 2006), l'identificazione precoce, il perfezionarsi delle tecniche diagnostiche e degli approcci riabilitativi, tra i quali risulta di rinnovato interesse il ricorso alle Stimolazioni Basali (Argyle 1979, Andrea Frolich 1991 e 2007, Printz 1997). Scopo: Il presente lavoro si propone di quantificare il lavoro Riabilitativo compiuto dagli operatori dell'UFSMIA Zona Pisana, sui bambini con sindrome genetica e ritardo mentale grave e verificare l'utilità delle Stimolazioni Basali per favorire l'integrazione scolastica, la realizzazione di una presa in carico globale, la definizione di un progetto riabilitativo maggiormente individualizzato per il soggetto anche in base alle caratteristiche di ciascuna sindrome. Questo approccio può inoltre rivelarsi utile per favorire l'interazione precoce madrebambino e promuovere nel caregiver abilità di coping. Metodologie e soggetti: E' stata compiuta una revisione aggiornata dei casi seguiti presso il Centro di Riabilitazione dell'età evolutiva UFSMIA Zona Pisana nel periodo 2007-2011, suddivisi per Sindrome, sesso, età, grado di ritardo mentale. La presa in carico di situazioni così complesse è stata possibile in quanto gli operatori dell'equipe multiprofessionale (NPI, TNPMEE, FKT. LOG., PSIC., INF.) hanno acquisito competenze specifiche ed una uniformità di linguaggio partecipando ad un corso aziendale obbligatorio sulle Stimolazioni Basali. Risultati e discussioni Dal 2007 al 2011 sono stati seguiti 56 bambini con Sindromi rare e ritardo mentale di cui: n.1. S.Dandy Walker, n.3 S.Arnold Chiari, n.2 S.18p-, n.2 S.Moebius, n.6 S.Down, n.2 S.Cornelia De Lange, n. 3 Distrofia Muscolare Duchenne, n.2 S.Williams, n.1 S.Nieman Pick forma A, n.1 S.Artrogriposi, n.1 Del.22q, n.1 X-fragile, n.3 S. De George, n.1 Sclerosi Tuberosa, n.1 Spina Bifida, n.2 S.Sotos, n.1 S.Klinefelter, n.1 S. microdelezione 9pter->9p24.1 e microduplicazione 1q41-> 1qter, n.1 S.Adrenogenitale, n.1 del. Cromosoma 12, n.1 S.Adams Oliver, n. 1 S. Hallermann-Streiff ,n. 1 S. Wacterl, n1 S.Warg, n.1 Displasia fronto-nasale, n.1 S. Prader-Willy, n.12 S. rare ancora in corso di identificazione. Del totale 15 bambini presentano un ritardo mentale grave e per loro è stato effettuato un progetto riabilitativo specifico che ha previsto tre fasi in successione temporale: - trattamento riabilitativo bi-trisettimanale con l'uso di stimolazioni basali, counseling alla famiglia, counseling scolastico con l'obiettivo di creare l'angolo basale negli ambienti di vita quotidiana; - trattamento riabilitativo monosettimanale, con verifica dell'efficacia di ogni singola tipologia di stimolazione basale in relazione al fenotipo della sindrome, verifica delle capacità di approccio al bambino tramite le basali da parte dei genitori e degli insegnanti; - controlli clinici e counseling mensili per verificare il conseguimento degli obiettivi raggiunti e la definizione dei nuovi obiettivi a breve e medio termine. Sono state inoltre identificate diverse tipologie di stimolazioni basali più adatte ad attivare il bambino con una determinata Sindrome. Seguire costantemente il bambino, identificare degli obiettivi nonostante la gravità del Ritardo e fornire indicazioni adeguate al suo livello di sviluppo, attraverso un progetto riabilitativo di Stimolazioni Basali, ha contribuito ad una totale compliance al trattamento da parte dei genitori e ad una costante frequenza scolastica. I genitori hanno inoltre dimostrato di aver compreso la "filosofia" di questo approccio riabilitativo, valorizzando gli interventi ecologici effettuati al di fuori della stanza di terapia. ASSESSMENT NEUROCOMPORTAMENTALE IN BAMBINI NATI PRETERMINE: DATI PRELIMINARI. Micheletti S.1, Bianchini L.2, Alberichi W.2, Arisi D.2 1 UFSMIA Zona Pisana; 2Azienda Istituti Ospitalieri di Cremona, UO NPIA Nei bambini nati pretermine gli esiti neuroevolutivi e i disturbi neuro-comportamentali sono da tempo documentati e supportati da dati neuroradiologici e clinici(Anderson 2003, Hack 1996). Tradizionalmente il focus delle ricerche è stato soprattutto rivolto all'ambito del funzionamento cognitivo generale e dello sviluppo delle funzioni locomotorie, sebbene la consapevolezza di possibili esiti visuo-cognitivi sia ormai consolidata (Bracewell 2002) e sempre maggiore attenzione sia rivolta alla valutazione delle sequele comportamentali con sintomatologia internalizzante ed esternalizzante, con la segnalazione di alcuni elementi sintomatologici compatibili con profili ADHD (Bhutta 2002, Aarnoudse-Moens 2009). Questo studio indaga la presenza di disturbi neuroevolutivi in assenza di compromissione neurologica maggiore in un gruppo di soggetti VLBW/ELBW nati consecutivamente presso l'Az. Ospedaliera di Cremona. Sono stati esclusi i soggetti con sequele neurologiche maggiori, LPV oltre il 1° grado e/o emorragia cerebrale oltre il 2° grado, deficit sensoriali, malformazioni, famiglia monoparentale, disabilità cognitiva, epilessia, uso di farmaci. Il protocollo di valutazione ha compreso: Esame neurologico Valutazione di sviluppo o cognitiva (Scala Griffiths, WPPPSI) Child Behavior Checklist 1,5-5 (CBCL) Questionario TAPQL sulla qualità della vita Scale Conners per genitori (CRS-L) Questionario Parental Stress Index (PSI) Il campione è costituto da 61 soggetti (34 maschi e 27 femmine) di età media 4,48 anni (11 in prima infanzia, 50 in seconda infanzia, DS 1.29), con peso medio alla nascita di 1222g (DS 196.12; 9 ELBW; 52 VLBW) ed età gestazionale (GA) media di 30,4 W (DS 2.18). Risultati La condizione globale di stress valutata con PSI nei genitori non differisce da quella della popolazione di riferimento; tuttavia è da segnalare un indice di stress più elevato nei genitori dei bambini sotto i 36 mesi. I sintomi internalizzanti, esternalizzanti e i problemi complessivi rilevati con il questionario CBCL sono simili a quelli della popolazione generale; da notare la prevalenza complessiva dei sintomi internalizzanti, in accordo con alcuni dati della letteratura (Aarnoudse-Moens 2009), senza differenze tra i gruppi in riferimento ad età, peso alla nascita e GA. Per quanto riguarda il questionario TAPQL, i soggetti valutati manifestano globalmente una bassa frequenza di problemi comportamentali. Sono presenti tuttavia una maggiore suscettibilità a problemi respiratori e dermatologici, minore vitalità e deflessione del punteggio nella scala di Umore Positivo. Le scale Conners per genitori, ottenute per i bambini di età superiore a 36 mesi, evidenziano punteggi più elevati nel gruppo ELBW in diversi indici (Indice ADHD, DSM IV disattenzione, CGI Totale, CGI instabiità emotiva). L'unico significativamente alterato è quello relativo all'impulsività/iperattività (p < 0.038). Alla scala Griffiths si nota un generale decalage dei profili in tutte le subscales nei nati con GA <32 w. È inoltre statisticamente significativa la correlazione tra il punteggio alla Scala Udito-Linguaggio e la GA (p < 0,028). Conclusioni L'insieme dei dati raccolti con diversi strumenti di assessment neuroevolutivo di carattere osservazionale in un gruppo di soggetti ELBW o VLBW senza compromissione neurologica non depone per la presenza di importanti problematiche neurocomportamentali; in accordo con le conoscenze attuali, le aree di sviluppo più critiche sono quelle del linguaggio e della autoregolazione (iperattività/impulsività); potrebbe essere utile precisare quanto emerso correlando i dati con l'emergere delle funzioni esecutive nella seconda infanzia. BIBLIOGRAFIA Aarnoudse-Moens CS, Pediatrics 2009;124:717-28. Anderson P, JAMA 2003; 289: 326472. Bhutta A T, JAMA 2002; 288(6), 728-737. Bracewell M, Mental Retardation and Developmental Disabilities Research Reviews 2002; 8:241-248. Hack M, Pediatrics 1996; 98: 931-7. ASPETTI COMUNICATIVO-RELAZIONALI PER IL TRATTAMENTO DEL BAMBINO CON DISTURBO VISIVO Purpura G., Frangerini S., Bargagna S. IRCCS Stella Maris Background: Numerosi studi hanno messo in luce il ruolo che il deficit visivo ad eziopatogenesi periferica e/o centrale (associato o meno ad altri disturbi dello sviluppo), può esercitare sullo sviluppo precoce delle competenze socio-comunicative e sulla regolazione emotiva del bambino, in virtù del ruolo importante che questo canale gioca sin dalle prime fasi di vita nella realizzazione di forme di comunicazione preverbale (Parr JR et al., 2010; Papadopoulos K et al., 2011), come ad esempio sul contatto visivo e sulla mimica facciale. Scopo: Scopo di questo studio pilota è stato quello di individuare le maggiori problematiche di tipo socio-emozionale e comunicativo in un piccolo gruppo di bambini con patologia visiva complessa associata a disturbo motorio, seguiti in trattamento presso l'IRCCS Stella Maris di Pisa, al fine di ottenere informazioni in grado di indirizzare e programmare nel migliore dei modi l'intervento riabilitativo. Metodologie e soggetti: Sono stati reclutati 4 soggetti (2M, 2F) con età compresa tra i 3 e 5,7 anni e monitorati periodicamente presso il nostro Istituto per ipovisione grave o cecità. I soggetti esaminati sono affetti da differenti patologie (2 paralisi cerebrali infantili e 2 ritardo dello sviluppo ndd) con caratteristica comune rappresentata dalla presenza di una riduzione importante dell'Acuità Visiva (AV), ad eziopatogenesi sia centrale che periferica. Per la valutazione dell'AV sono state utilizzate le Teller Acuity Cards (Teller, 1990), una metodica comportamentale basata sul principio del preferential looking, che rappresenta una delle tecniche più efficaci ed affidabili per valutare l'AV in pazienti non collaboranti. Le misure di valutazione relative al funzionamento socio-comunicativo ed emotivo del bambino consistevano di due questionari compilati dai genitori, ovvero l'Infant and Toddler Social and Emotional Assessment (ITSEA) (M.J. Briggs Cowan, Alice S. Carter,2006 - tradotto dal gruppo della Dott.ssa Maestro e del Prof. Muratori dell'IRCCS Stella Maris di Pisa) e il questionario Mac ArthurScheda Gesti e Parole (M.C. Caselli, P. Casadio, 1995). Sono stati scelti questi due strumenti, nonostante l'età dei nostri soggetti fosse maggiore di quella richiesta dai questionari, in quanto non era tra i nostri obiettivi quello di individuare e quantificare il ritardo, ma piuttosto quello di analizzare in modo specifico un profilo comunicativo e relazionale comune in soggetti che avessero un disturbo sensoriale analogo. Risultati: Dall'osservazione del comportamento sia spontaneo che in attività strutturate sono emerse alcune caratteristiche comuni dell'area socio-emotiva ovvero: 1) stereotipie gestuali ; 2) movimenti ritmici del capo; 3) ipersensibilità tattile; 4) irregolarità del ritmo sonno-veglia; 5) difficoltà di autoregolazione e autoconsolazione; 6) ipersensibilità e rifiuto rispetto ad alcune consistenze alimentari; 7) presenza di vocalizzi utilizzati come autostimolazioni uditive; 8) passività o rifiuto al contatto corporeo; tali aspetti sono stati confermati in particolare dal questionario ITSEA. Durante il periodo di trattamento si è quindi cercato di rendere alcuni degli aspetti menzionati funzionali all'adattamento ambientale e all'interazione con l'Altro. Inoltre, è stato possibile rilevare che i due bambini che hanno perseguito un trattamento visivo precoce, con conseguente recupero di parte del residuo visivo, hanno dimostrato nel tempo maggiori capacità comunicative e relazionali e maggiore adattabilità ai contesti, rispetto agli altri due bambini. A nostro parere, quindi, un approccio riabilitativo che coinvolga la relazione e la comunicazione è necessario all'interno della presa in carico del bambino con disturbo visivo, considerando, però, che, minori sono le possibilità di recupero del residuo, maggiori sono i rischi che lo sviluppo socio-relazionale risulti coinvolto negativamente. EFFICACIA DI UNA STIMOLAZIONE VISUO-ACUSTICA PRECOCE IN BAMBINI CON LESIONI OCCIPITO-PARIETALI Tinelli F.1, Purpura G. 1, Cioni G.1,2 1 IRCCS Stella Maris; 2Università di Pisa Background: La causa più frequente di un danno cerebrale che interessa la corteccia occipito-parietale bilateralmente è l'encefalopatia ipossico-ischemica (HIE) che ancora oggi colpisce 1,5 neonati su 1000 nati a termine (Kurinczuk JJ et al., 2010). Spesso, in questi bambini, oltre alla compromissione della visione dovuta all'interessamento delle vie visive retrochiasmatiche (comunemente chiamata cerebral visual impairment o CVI) si associa una compromissione del nervo ottico (pallore della papilla bilateralmente) che di per sé può determinare un'importante riduzione dell'acuità visiva. Obiettivi: Obiettivo di questo studio è stato quello di verificare l'efficacia di un training riabilitativo precoce (inizio prima dei 4-5 mesi di età del bambino) di tipo visuo-acustico in bambini con lesioni occipito-parietali con interessamento del nervo ottico. Metodi: Abbiamo reclutato 3 soggetti, seguiti presso il Laboratorio Visione dell'IRCCS Stella Maris di Pisa ad un'età compresa tra 4 e 5 mesi seguendoli con regolari follow up fino a 4 anni. I criteri di inclusione sono stati: 1) presenza di lesione occipitale bilaterale refertata alla Risonanza Magnetica Cerebrale; 2) presenza a livello oftalmologico di un pallore del nervo ottico; 3) possibilità di aggancio oculare di uno stimolo fortemente contrastato. A tutti i bambini abbiamo fatto una valutazione della funzionalità visiva di base prima dell'inizio del training e ai 4 anni di vita. La valutazione comprendeva la capacità di fissazione e inseguimento orizzontale e verticale, la capacità di effettuare saccadici e l'acuità visiva (Bebè Vision Tropique) . Il training, effettuato da un operatore esperto o dagli stessi genitori dopo essere stati addestrati, veniva effettuato ogni giorno per più volte nell'arco della giornata per periodi di breve durata (10-15 minuti). Gli stimoli proposti consistevano di target visivi luminosi o fortemente contrastati (scacchiere, cerchi concentrici bianchi/neri, collane riflettenti), associati a stimoli uditivi (campanelle, sonagli…) per un periodo di tempo stabilito in base alle risposte del bambino volto soprattutto a richiamare l'attenzione del bambino sul target proposto a cui seguiva poi un training solo visivo per il restante periodo. Risultati e conclusioni: Tutti e 3 i bambini erano in grado alla prima valutazione di effettuare solo un aggancio visivo di un target contrastato o luminoso. Alla valutazione effettuata ai 4 anni tutti i bambini hanno dimostrato di avere una buona motricità oculare con possibilità di inseguimento lento per largo arco sia orizzontale che verticale e presenza anche di movimenti rapidi degli occhi (saccadici) sia orizzontali che verticali. Questo risultato sembra avvalorare l'ipotesti che il timing di inizio del training per essere efficace deve avvenire prima che le competenze visive vengano trasferite dalle strutture sottocorticali (primi mesi di vita) a quelle corticali che dalla letteratura sappiamo avvenire ai 4-5 mesi di età. Permaneva invece in tutti i soggetti una riduzione dell'acuità visiva che potrebbe essere giustificata dalla presenza del danno a carico del nervo ottico. Questo studio pilota sembra confermare l'importanza di iniziare a lavorare precocemente sul residuo visivo mediante stimolazioni di tipo multisensoriale.