la casa galleggiante
Transcript
la casa galleggiante
1 4 Le case del Vangelo La barca: la casa galleggiante 1. Entriamo pregando “La Chiesa con gioia sperimenta in molteplici forme il continuo avverarsi della promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20); ma nella sacra Eucaristia, per la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore, essa gioisce di questa presenza con un'intensità unica. Da quando, con la Pentecoste, la Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza, ha cominciato il suo cammino pellegrinante verso la patria celeste, il divino Sacramento ha continuato a scandire le sue giornate, riempiendole di fiduciosa speranza”. (Ecclesia De Eucharistia, 1). Dopo questa illuminante parola del Papa, san Giovanni Paolo II, prendo in mano un piccolo brano del vangelo di Giovanni, capitolo 6. Invoco lo Spirito Santo, mi affido a Maria, la Madre in meditazione. Ecco i versetti in cui voglio entrare e incontrare il Maestro: 16-21: Gesù cammina sul mare, mentre i discepoli sono dentro la barca sbattuta dal vento e schiacciata dalle onde. E penso alle nostre case, alle vostre case, perché Gesù afferma: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa” (Mt 7,25), senza far distinzione fra case di giusti e case di ingiusti. La tempesta arriva per tutti, la barca galleggiante della nostra casa incontra situazioni difficili di ogni genere. Il brano è riportato in Matteo (14,22-33) e in Marco (6,45-52). Leggo, prego, allargo il cuore a tante case che navigano tranquille e a quelle che sono nella bufera. Arriva sempre Gesù: “Io sono, non temete”, al quale Marco e Matteo fanno precedere la parola: “Coraggio!”. 2. Ascoltiamo la Parola: Giovanni 6, 16-21 «16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare, 17salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; 18il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. 19Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. 20Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». 21Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.» 3. Approfondiamo un pò Il fatto avviene nel “mare di Galilea”, il lago di Genesareth o di Tiberiade, che gli apostoli conoscono perfettamente, dato che diversi fra loro (Pietro, Andrea, Giovanni, Giacomo, Filippo…) sono originari delle città del lago e come mestiere fanno i pescatori. Questo lago, il lago di Gesù, formato dal fiume Giordano, è lungo circa 21 km, largo 11 e profondo 45 mt. Esso è stato teatro di particolari avvenimenti di Gesù con i discepoli, come quello della tempesta sedata (Mc 4,35-41; Mt 8,23-27; Lc 8,22-25) e il presente fatto del vento contrario. Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù si era ritirato “sulla montagna, tutto solo” (Gv 6,15) probabilmente per dedicarsi, come sua abitudine, alla preghiera prolungata nella notte. I discepoli prendono il loro normale mezzo di trasporto per tornare a casa, a Cafarnao. Sapevano, dato che si era verificato altre volte, che Gesù sarebbe riapparso l’indomani al momento di riprendere la predicazione o l’incontro con la gente. Essi salgono in barca, senza Gesù. Muovono la barca e già sono immersi nel buio (il buio della notte e il buio dell’assenza di Gesù). Capiscono subito che il mare è agitato a motivo del forte vento contrario, come se si fossero concentrati tutti i venti dell’universo e del maligno. I discepoli, pur presi dallo spavento, ci mettono tutta la loro forza e la loro esperienza, ma sembra impossibile resistere e proseguire la rotta: la barca non riescono più a controllarla! Gesù non c’è, ma, forse, essi sono tanto presi da ciò che accade, che non lo pensano neppure. Le onde si alzano, il vento cresce, i discepoli sono fuori di sé, tanto che nella figura che si avvicina camminando sul mare essi non riconoscono Gesù, ma pensano ad un fantasma. Cerco di entrare nella scena. Vedo Gesù che cammina tranquillo sul mare, è pieno di luce: contro di lui il vento finisce per aumentarne la luminosità e lo splendore. “Io ho vinto il mondo”: Lui è il vincitore, per questo cammina sulle acque del mare, dove si concentrano tutti i mali e tutte le forze del maligno! Si avvicina, Gesù, si avvicina. Poi grida: “Coraggio, Io sono, non abbiate paura!”. Alla voce i discepoli si scuotono e lo riconoscono. Lui si avvicina ancora e sale sulla barca. All’improvviso, con sorpresa di tutti, il mare si calma, il vento sparisce, la barca scivola veloce verso Cafarnao. E guardo i discepoli finalmente rinfrancati, consolati che abbracciano Gesù, gli parlano, chiedono, esprimono gioia e stupore. I loro volti hanno ripreso il colore e il sorriso, il loro cuore è pieno di pace. 4. Incontriamo dal vivo Gesù vivo Ci mettiamo davanti a questo fatto evangelico con Gesù cha cammina sul mare, i discepoli pieni di paura, la barca agitata dalle onde, il mare agitato dal vento forte. Io dove trovo posto? Penso alla mia casa, ai tempi difficili che incontra: la scena del lago si ripete per la mia casa. Gesù è lo Sposo sempre presente anche alla mia casa: “Sono Io, non abbiate paura!”. Gesù, mia pace, sono qui davanti a te. Ti riconosco, ma ho paura ugualmente. I tempi sono difficili, la mia fede è superficiale… Aumenta la mia fede. Se ci sei tu, cosa devo temere? Sei tu il fondamento 2 e la difesa della mia casa, della mia famiglia? Gesù parlami: io ti riconosco, ti adoro, divino Vincitore; placa l’agitazione del mio cuore e dona la fede vera, quella che mi fa vivere affidato a te, insieme alla mia famiglia. * “Si avviarono verso l’altra riva” I discepoli sono rimasti soli. Gesù è salito sul monte per la preghiera, da solo. Essi sanno che la sua sarà una notte di orazione, per cui si avviano, senza di Lui, alla barca, salgono uno dopo l’altro e fanno rotta verso Cafarnao. Una traversata che si prevede breve e tranquilla. C’è la riva di Gesù e c’è l’altra riva. Sulla riva di Gesù ci sono pani e pesci, cibo in abbondanza. Ci sono motivazioni e sostegni validi per affrontare qualunque tipo di “attraversata” con la fragile barca della vita, della famiglia. Lui, Gesù, è il motivo profondo per cui vivere e lottare. L’altra riva è quella della città, il luogo dove Gesù non viene accolto, anzi viene rifiutato; a Cafarnao: “Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui” (Gv 6,66); Nazareth: “Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero sul ciglio del monte, per gettarlo giù” (Lc 4,29). L’altra riva è il luogo della vita in società, degli impegni e degli affari umani, della vita in famiglia, delle relazioni con le persone. I discepoli si avviano verso questa riva della concretezza della vita, dove sembra che Gesù non ci sia e dove primeggiano valori che sanno solo di umano e terreno. Dopo ogni incontro con Gesù siamo spinti a tornare sulla riva concreta e terrena, sulla barca della nostra famiglia, del lavoro, dei rapporti: la nostra fede deve fare i conti con la vita concreta di tutti i giorni, non possiamo illuderci di rimanere sempre sul Tabor, dobbiamo proprio scendere nel quotidiano e lì portare la fede in Gesù, lì far andare la nostra barca al dolce vento dello Spirito di Gesù. Sì, la vita è un viaggio Padre, un viaggio verso il quotidiano animato e realizzato dall’amore-dono di sé. Con quali occhi guardo (giudizio, critica, disprezzo, chiacchiere, ammirazione, pettegolezzo…) la casa e la famiglia che abito, e l’ambiente in cui opero? * “Era ormai buio” “Buio”, “Tenebra” sono le tinte che descrivono il contesto della passione di Gesù, “è l’ora delle tenebre”. È l’ora del vento forte contrario: tutto spinge a mettersi con la folla per abbandonare Gesù al suo destino e rassegnarsi ad una vita in cui la povera barca della mia vita, della mia casa deve lottare senza successo perché i venti e le tempeste sono devastanti. Questa ora è anche la nostra in questo mondo, fragile e transitorio, dove sembrano prevalere il relativismo egoista, l’indifferenza menefreghista, il pensare solo a se stessi, anzi lo schiacciare gli altri, ignorarli, scartarli (come dice Papa Francesco), rassegnati ad una situazione piena di terrore e di notizie raccapriccianti per la violenza. “Siamo saturi di notizie e immagini sconvolgenti che ci narrano la sofferenza umana e sentiamo nel medesimo tempo tutta la nostra incapacità ad intervenire” (Messaggio Quaresima 2015). E non mancano sofferenze, contrarietà, persecuzioni a causa della fede e della giustizia, le passioni, il maligno scatenato… “Che cosa fare per non lasciarci assorbire da questa spirale di spavento e di impotenza?” * “Ebbero paura” Provo ad immaginarmi dentro quella barca, sballottata dal vento e dalle onde. Vedo quegli uomini dimenarsi con tutte le loro forze per non essere travolti. C’è un vento terribile, violentissimo. Ma il nemico più forte, il vento più sconvolgente sono loro stessi: c’è la ben giustificata paura e c’è soprattutto l’illusione di potercela fare con le loro sole forze. Non c’è un messaggio a Gesù, non c’è una preghiera! C’è paura e c’è chiusura in se stessi. La paura: quante volte prende me, prende la mia famiglia al punto da non ragionare più, da veder scomparire anche la fede! La paura che la fragile barca della vita, della famiglia, della relazione d’amore s’infranga e venga distrutta. La paura davanti al futuro così incerto per i figli, per il lavoro, per lo scadimento dei valori, per tutto. La paura che nasce dalla propria fragilità e debolezza di spirito, la paura di essere solo a combattere contro un nemico troppo potente. Gesù collega la paura alla poca fede (“Perché hai paura, uomo di poca fede?”). Inoltre sulla nostra paura ci soffia anche il maligno, che spegne ogni spinta alla preghiera, ogni bisogno di affidamento al Signore. Quando sono nelle contrarietà, quando mi sento preso da agitazione e sconcerto, come esprimo la mia confidenza nel Signore? Chi o cosa mi fa superare la paura? * “Sono Io, non temete” Dice Papa Francesco: “Dio non è indifferente a noi. Ognuno di noi gli sta a cuore, ci conosce per nome, ci cura e ci cerca quando lo lasciamo. Ciascuno di noi gli interessa; il suo amore gli impedisce di essere indifferente a quello che ci accade… Dio non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo. Nell’incarnazione, nella vita terrena, nella morte e risurrezione del Figlio di Dio, si apre definitivamente la porta tra Dio e uomo, tra cielo e terra. E la Chiesa è come la mano che tiene aperta questa porta mediante la proclamazione della Parola, la celebrazione dei Sacramenti, la testimonianza della fede che si rende efficace nella carità” (cfr Gal 5,6) (Messaggio Quaresima 2015). Gesù vede i suoi discepoli sulla barca sballottata dalle onde e respinta dal vento contrario, sono in pericolo e, senza essere chiamato e quindi di sua libera e gratuita iniziativa, si muove per raggiungerli, proprio quando essi sono nel mezzo del mare, dentro la tempesta, quando il rischio è al colmo. Li raggiunge, camminando con sicurezza e padronanza sulle acque. Lui è Dio (IHVH): ha vinto il male e la morte, il peccato e il maligno, ogni vento contrario. Gesù è il Signore, il Signore della nostra barca! Anche oggi è così. Lui è all’opera, insieme al Padre e allo Spirito. “Nessuno le strapperà dalle mani del Padre mio”, “Nessuno le strapperà dalla mia mano” (Gv 10,29.28): le barche di chi confida in lui sono al sicuro, sono guidate da mani sapienti e da cuori grandi. Siamo amati oltre ogni nostro pensiero: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?...Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” (Rm 8,31-39). Siamo sempre sotto lo sguardo attento del nostro Dio, di Gesù che fissa lo sguardo sui suoi discepoli. Egli prende sempre l’iniziativa di raggiungerci dentro la vicenda difficile che sto o stiamo vivendo, nella nostra casa: Lui è il Dio con noi. Cosa mi aiuta a ravvivare questa fede? 3 * “Subito” Provo a puntare gli occhi sulla barca di Pietro. Gesù vi ha preso posto abbracciato dai suoi. È la casa dove Gesù e i discepoli vivono tanto tempo. Adesso veleggia su acque tranquille, anzi diventa una “fuoribordo” che sfreccia verso Cafarnao. “Subito” toccano riva. I discepoli non si sono accorti di questa corsa, loro erano presi da Gesù, scusandosi per averlo preso come un fantasma invece di invocarlo, ed esprimendo verso di lui gesti e parole di adorazione e di ammirazione. Essi si sentono al sicuro, sono arrivati alla meta, perché Gesù è lo scopo della vita. Poi le cose, il lavoro, le sofferenze, i problemi, le preoccupazioni trovano presto il loro verso giusto. Sempre perché Gesù è con loro. Non sono più soli. Adesso la loro casa torna alla calma, perché Gesù è la soluzione (anche veloce) di tutti i problemi. Penso alla barca della mia realtà, alla mia casa, che solca i mari della vita in mille situazioni diverse, attaccata di continuo da venti contrari, caratterizzata da tanta fragilità e debolezza… Ecco la soluzione: prendere Gesù sulla barca, accoglierlo, stringersi a lui, stare in fiducia che lui arriva, pregarlo, lodarlo con gioiosa riconoscenza: Lui arriva e “subito” tocco la riva, perché lui è la riva, lui concede lo Spirito per portare nella riva della città e del quotidiano quella fede e quella testimonianza di fede che mi riempie di pace e di coraggio, e che i miei fratelli attendono. Gesù è la sicurezza, è “la via, la verità, la vita”, è “la luce del mondo”, “la porta della salvezza”, è l’unico salvatore del mondo”. Averlo sulla barca della mia vita, tenerlo sempre presente nella mia famiglia mi dà sicurezza e gioia. Come accolgo Gesù sulla mia barca? So rivolgermi a Maria? 5. Per concludere e passare all’oggi La mia casa, la mia vita è una barca che naviga sul mare, ora tranquillo e molto più spesso agitato da onde di vario genere. Ci sono anche venti contrari devastanti. C’è soprattutto la paura. Ma anzitutto c’è Gesù, il Vincitore, che cammina al mio fianco e mi ripete: “Io sono, non abbiate paura!”. È la vita quotidiana di oggi. Signore, voglio che tu salga sulla mia barca, poi non m’importa come è l’umore del mare. So che ci sei tu, so che tu calmi il vento e vinci la paura, so che tu mi parli, mi dai forza. “Tu sei il mio Pastore; con te non temo nulla!”... Mi lascio inondare da quella parola: “Coraggio, Io sono, non temete”. Nessun vento contrario può fermarmi. Anche Maria è con me! Prego il Salmo 138(137). Febbraio 2015 don Piero 4 Gli Sposi meditano la Parola “Lo Sposo sempre presente” “Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».” (Giovanni 6,20) “Coraggio!”, una parola che mi annuncia la presenza di Dio anche nell’agitarsi del mare, dove la barca della nostra relazione conosce momenti difficili. Quella parola è colma di immensa consolazione e di speranza, offre balsamo salutare a tutte le coppie di sposi e alle famiglie, prese da tanti problemi di vita, dal far quadrare i conti, dagli incerti quotidiani, dalle fatiche della relazione, dalle tentazioni di cercare altrove, dal lasciarsi andare ad un’abitudine piatta e avvilente nell’amarsi, dalla trepidazione di pensare alla santità come alta qualità della vita da percorrere e su cui passeggiare con gioia. La barca I discepoli hanno lasciato Gesù e si sono avviati, senza di Lui, alla barca, con la quale vogliono raggiungere Cafarnao. La nostra relazione di coppia assomiglia proprio ad una barca che galleggia sul mare della vita: giorni di bonaccia, giorni di tempesta, venti contrari, dolci brezze mattutine, onde minacciose, mare fermo… Una barca che tante volte ha il vento favorevole dell’amore, il soffio dello Spirito invocato e accolto. Una barca che a volte ha bisogno che tutti e due remiamo con forza, con piena sintonia, senza distrarci e con fiducia. Una barca che ne incrocia altre e da esse si fa distrarre dalla rotta giusta. Una barca capace di fare da modello, da traino per altre in difficoltà. Una barca che, pur portando il tesoro indescrivibile del nostro amore, conosce insicurezza, usura, fragilità, debolezza, stanchezza, che inavvertitamente imbarca acqua… Una barca che racconta le gioie dei nostri incontri, del nostro ascoltarci e confidarci, del nostro guardarci con tenerezza, come pure le fatiche, le preoccupazioni, le delusioni, le amarezze, i momenti di solitudine… Una barca sempre in movimento, su cui abbiamo deciso di passare tutta la nostra vita, con lo Sposo, Gesù, sempre presente, seguendo lui in una via alta di santità e di amore, senza stancarci o avvilirci, ma crescendo e impegnandoci. Quali sentimenti provo al pensiero che la nostra relazione di coppia è un viaggio in barca sul mare di questo mondo, in compagnia dello Sposo Gesù? La paura I discepoli hanno paura. La paura è quel sentimento che fa cogliere la inadeguatezza della persona di fronte alle situazioni difficili che vuol affrontare da sola. La paura è presente nelle nostre case, anche nella nostra coppia. Paura che abbiamo insieme di Dio e del suo progetto sul nostro amore (anche Adamo ed Eva hanno paura di Dio e si nascondono da lui – Genesi 3,10), della esistenza e di tutti i momenti di storia, dei problemi che sembrano più grossi di noi, del mutuo da pagare; paura per ciò che può capitare a noi o ai nostri figli; paura di non essere capiti dai nostri famigliari e parenti; paura di depressioni psicologiche; paura di non corrispondere agli ideali (sogni) che sono fioriti durante il nostro fidanzamento; paura delle famiglie vicine troppo invadenti o troppo perfette. Paura che abbiamo l’uno dell’altra perché ancora non ci siamo accolti (“Io accolgo te come mia sposa/o”), non ci fidiamo reciprocamente; paura delle nostre diversità che viviamo come conflitto e non come ricchezza; paura di dirti la verità temendo una tua pesante reazione; paura che uno dei due sia strappato dalla vita troppo presto, paura di essere tradito/a, paura di non essere più importante e attraente per te, paura di trovarci non più innamorati tra di noi. Quante paure prendono me, la mia famiglia al punto da non ragionare più, da confondere Gesù con un fantasma, da non riuscire a trovare aiuto in nessuno, neppure nella fede e neppure nella vicinanza e nell’affetto del mio sposo/a e di persone care! Dialogando nella nostra coppia: quali sono le paure che maggiormente appesantiscono la nostra relazione e la nostra vita di famiglia? Lo Sposo presente Gesù è attento al viaggio dei discepoli e, nella difficoltà, subito si fa presente. Dio non è indifferente, gli sposi gli stanno a cuore: sono come i suoi occhi! “Cammina con loro”, ogni giorno; grazie al sacramento del matrimonio, il Signore si è legato in maniera forte e indissolubile alla loro vita, si manifesta e rende bello e forte il loro amore, sostiene le loro fatiche. Gesù è con loro, l’Emmanuele, lo Sposo con loro sempre presente, attento e vigilante. Gesù è lì con noi, nella nostra fatica, nella nostra paura. Lui c’è da amico e vuol esserci da vincitore. Egli ama gli sposi, li predilige, vive con loro, per farsi conoscere si affida al loro amarsi. Ma tutto dipende da noi: “Se qualcuno ascolta la mia voce”, se gli facciamo posto nel nostro cuore, se lo accettiamo nella barca del nostro amore, se lo chiamiamo nella situazione che ci preoccupa, se anzitutto ci affidiamo a lui nel momento difficile, se ceniamo con lui nell’eucaristia (parola e pane di vita), se lo preghiamo con insistenza. Lui è pronto a trasformare l’acqua in vino, anzi l’acqua velenosa (Esodo 15,22-27) in acqua salutare. E sempre lo fa attraverso di noi, l’uno verso l’altro, con le parole, con i gesti, con la tenerezza che sappiamo offrirci. Quale importanza do alla vicinanza, alla preghiera, alla parola incoraggiante della mia sposa/o per vincere le mie paure? Consento con i miei gesti l’avverarsi della parola di Gesù: “Sono Io, non temete”? 5 Mi fermo accanto alla mia sposa/o: so che Gesù è con noi (“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” - Mt 18.20). Ci fermiamo insieme, con tenerezza; c’è Gesù, lo Sposo sempre presente. Io lo vedo in te e tu in me! Restando in silenzio mi lascio, ci lasciamo inondare da quella parola: “Coraggio, Io sono, non temete”. Nessun vento contrario può fermarci, e se il vento sta soffiando forte, si calmerà, lasciando spazio alla pace. In questa contemplazione vogliamo sentirci in compagnia di tante coppie amiche e di tanti sposi in difficoltà: Gesù rincuora tutti! Prego il Salmo 27 (26). Guarda la stella, invoca Maria Chiunque tu sia, che nel flusso di questo tempo ti accorgi che, più che camminare sulla terra, stai come ondeggiando tra burrasche e tempeste, non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella, se non vuoi essere sopraffatto dalla burrasca! Se sei sbattuto dalle onde della superbia, dell’ambizione, della calunnia, della gelosia, guarda la stella, invoca Maria. Se l’ira o l’avarizia, o le lusinghe della carne hanno scosso la navicella del tuo animo, guarda Maria. Se turbato dalla enormità dei peccati, se confuso per l’indegnità della coscienza, cominci ad essere inghiottito dal baratro della tristezza e dall’abisso della disperazione, pensa a Maria. Non si allontani dalla tua bocca e dal tuo cuore, e per ottenere l’aiuto della sua preghiera, non dimenticare l’esempio della sua vita. Seguendo lei non puoi smarrirti, pregando lei non puoi disperare. Se lei ti sorregge non cadi, se lei ti protegge non cedi alla paura, se lei ti è propizia raggiungi la mèta. (San Bernardo da Chiaravalle) Febbraio 2015 Vi porto nella preghiera. Pregate per me! Don Piero Movimento Fac – Centro Nazareth – Via Portuense, 1019 - 00148 Roma – tel. 06/65000247 www.movimentofac.it – e-mail: [email protected]