Teca tematica
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Partigiane. Le donne della resistenza Autore: Marina Addis Saba Editore: Mursia, Milano Anno: 1998 Data inserimento: 01/11/2011 Gruppo: Donne del Risorgimento: donne che hanno 'fatto' l'Italia >Nella Resistenza la donna fu presente ovunque: sul campo di battaglia come sul luogo di lavoro, nel chiuso della prigione come nella piazza o nell'intimità della casa. Non vi fu attività, lotta, organizzazione, collaborazione a cui ella non partecipasse: come una spola in continuo movimento costruiva e teneva insieme, muovendo instancabile, il tessuto sotterraneo della guerra partigiana. (Ada Gobetti, p. 7) 1) Staffetta parigiana 2) Partigiane foto da: Area Genova [1] Senza il concorso spontaneo e generoso delle donne, la Resistenza non ci sarebbe stata in Italia, o sarebbe stata un fenomeno minore, trascurabile. Questo è l'assunto fondamentale del bellissimo libro di Marina Addis Saba. Assunto che condivido pienamente. Scrive, a questo proposito, la scrittrice e docente universitaria: «Le donne rompono un atteggiamento secolare di passività, respingono il loro "non sapere" e, attraverso l'esperienza del vissuto, sono contro la guerra e contro il fascismo che ha portato la guerra; partecipano alla lotta di liberazione in mille modi, esercitando quasi sempre il loro specifico ruolo di donne, ma - questo ci preme dimostrare - costituendo non un appoggio assistenziale alla Resistenza, ma la sua spina dorsale, la sua insostituibile rete di supporto». Le donne, nella Resistenza, sono ovunque. Ricoprono tutti i ruoli. Sono staffette, portaordini, infermiere, medichesse, vivandiere, sarte. Diffondono la stampa clandestina. Trasportano cartucce ed esplosivi nella borsa della spesa. Sono le animatrici degli scioperi nelle fabbriche. Hanno cura dei morti. Compongono i loro poveri corpi, spesso martoriati, e li prepararono alla sepoltura. Un certo numero di donne imbraccia anche le armi. Sono 2.750 quelle che vengono uccise; 3.000 le deportate; 4.500 le arrestate (in gran parte conoscono la tortura). Nella sua accurata ricerca Marina Addis Saba è riuscita a ricostruire le vicende di oltre 200 donne che hanno partecipato alla lunga guerra di liberazione, un'operazione mai prima tentata. Già 1'8 settembre 1943, all'inizio del movimento di resistenza, sono decine le donne che assistono i soldati italiani che combattono i nazisti a Porta San Paolo e alla Piramide. Ventotto di esse perdono la vita. Poi, per venti mesi, la presenza delle donne in ogni scontro, durante ogni protesta, sarà costante. Ma il periodo in cui più efficace è l'azione delle donne è l'inverno del 1944-45, dopo l'inatteso e sconcertante appello del generale Alexander alla smobilitazione. L'inverno è durissimo, la neve in montagna raggiunge anche i due metri. Il cibo è scarso, anche per i civili. Il cattivo tempo riduce a zero i lanci degli Alleati. E, per finire, le puntate aggressive dei nazi-fascisti sono continue, insidiose, devastanti. Senza l'aiuto delle donne il fronte partigiano sarebbe sicuramente crollato. (da: Prefazione di Angelo Del Boca, p. 9-10) Foto da: 1) Piacenza Provincia Solidale [2] 2) Il cambiamento (blog di Elvira Santaniello) [3] In questo saggio ho voluto leggere la vicenda delle donne che, in vario modo, hanno partecipato alla lotta di liberazione, attraverso l'ottica di genere; ho posto nuove domande e ricevuto nuove risposte alla realtà di quegli anni drammatici; e ho rilevato e sottolineato la presenza delle donne con le loro caratteristiche, presenza di solito ammessa dalla storiografia, ma confusa poi, nel racconto, nella genericità di popolazione, massa, popolo, gente, se non proposta con il falso universale maschile di «gli operai» o «i contadini». http://www.bnnonline.it/index.php?it/136/teca-tematica/show/16/348 1/3 Le azioni delle donne durante la guerra di liberazione sono state, secondo l'abitudine e più ancora, del tutto sottovalutate, sia quelle necessarie a mandare avanti la famiglia, diventate molto più faticose e persino rischiose date le circostanze, sia quelle che erano propriamente Resistenza, ma che, inserite nella vita quotidiana che la maggior parte continuava necessariamente a condurre, non avevano rilevanza di atti di lotta: e neanche le donne le sentivano talvolta come tali. Procurare cibo e vestiti per i partigiani, confezionarli e portarli loro percorrendo chilometri per raggiungere le postazioni o i punti convenuti, procurarsi medicine e consigli medici, quindi avere contatto con dottori, farmacisti, infermieri, trovare rifugi sicuri nelle case, in campagna, nei conventi, negli istituti religiosi, quindi avere contatto con parroci, preti, monache, madri, superiore, raccogliere denaro per aiutare altre donne rimaste sole e con famiglia a carico e per le necessità dei partigiani dentro e fuori delle città, e quindi avere contatto con industriali, commercianti, persone ritenute abbienti, perché si impegnassero a prestare aiuto economico ai combattenti che in cambio offrivano protezione per le fabbriche e le attività, i depositi, i magazzini, le merci, tutto ciò mentre la furia tedesco-fascista insanguinava le vie delle città e le campagne: queste sono alcune delle mille iniziative delicate e importanti che le donne portarono avanti in quei due anni, mescolandole alle loro faccende quotidiane. Non si mettevano in divisa, neanche le ragazze esibivano fazzoletti rossi o azzurri, ne imbracciavano il fucile o lo sten: uscivano con i loro abiti migliori per conservare e anzi accentuare la loro apparenza normale, femminile, forse si mettevano il cappellino e prendevano la borsetta e uscivano poi per azioni che erano in realtà rischiose e necessarie. La storiografia ha continuato perciò a considerare e valutare l'operato femminile in base al grado di avvicinamento ai valori, alle dinamiche delle azioni maschili. Individuare ciò che di nuovo emerge da questi nuovi soggetti storici che agiscono in condizioni loro proprie, del proprio sesso, e secondo propri criteri, significa allargare il raggio di visione della storia, vederne la complessità e le contraddizioni e soprattutto non trascurarne mai il legame inscindibile con la vita vissuta, con la vita di tutti. Mi sono perciò servita delle fonti tradizionali, ma ho consultato anche le fonti femminili, di solito ignorate, libri di memorie, diari, lettere e soprattutto opere che raccolgono fonti orali, storie di vita di donne della Resistenza, reperite, organizzate e pubblicate da altre donne consapevoli della necessità di conservare la memoria storica di quei fatti, di documentare, oltre che di affermare, la presenza fondamentale delle donne nel moto resistenziale. È ovvio che tali fonti vanno assunte con particolari riguardi, tenendo presente che la memoria cambia nel tempo e segue dei ritmi legati alla vita di chi ricorda: la partigiana che oggi parla ieri taceva, vede oggi la sua esperienza con occhi diversi, la sua prospettiva non è più quella di ieri, ha vissuto, ha riflettuto, interpreta la sua esistenza, individua in essa ciò che ha contato, ciò che conta. Tuttavia queste fonti preziose vanno in ogni modo reperite e tenute in conto soprattutto per rendere il sapore di quegli anni lontani, perché la storiografia italiana si porti al livello della storiografia degli altri Paesi d'Europa nel rendere la lotta dei popoli europei contro il nazifascismo nel modo più ampio e insieme più reale possibile. Ho inteso raccontare solo la storia delle donne partecipi a vario titolo di quel grande moto rivoluzionario che fu per le donne la guerra di liberazione, dalla quale e per la quale si produssero rotture e mutamenti necessari e irreversibili per le donne, nel costume e nelle leggi, e ho volutamente escluso da questo lavoro la storia delle donne che erano dalla parte della repubblica di Salò, anche se è evidente che occorre fare la loro storia, ancora più trascurata di quella delle partigiane e che solo ora si inizia a indagare: l'ho fatto per ragioni pratiche, ma anche perché mi interessa seguire il percorso delle donne che con la loro vita produssero cambiamenti e portarono in avanti, più o meno consapevoli, il fronte delle donne. E infatti si conquistò anzitutto con il voto il diritto di cittadinanza, ebbe fine la distinzione pubblico-privato, con l'universo femminile relegato per lo più nella casa e addetto ai servizi di cura nella separazione rigida dei ruoli dei due sessi; fu, almeno sulla carta, affermata l'eguaglianza nei diritti nel lavoro e nella famiglia con la Costituzione della nostra Repubblica che è il frutto più maturo della Resistenza. (da: Premessa, p. 15-18) 1) Partigiane (foto da: Bandite) [4] 2) Partigiane dell'Emilia, 1944(foto da: L'antro della Sibilla [5] ) Marina Addis Saba vive a Sassari dove ha insegnato per molti anni Storia contemporanea e Storia d'Europa. Studiosa del regime fascista, ha pubblicato tra l'altro Gioventù Italiana del Littorio (1973), Dibattito sul fascismo (1976), Cultura a passo romano. Storia e strategie dei Littoriali della cultura e dell'arte (1983). Specializzata a Madrid e a Parigi in Women's Studies, ha pubblicato La Corporazione delle Donne (1988) e Anna Kuliscioff. Vita privata e passione politica (1993) con cui ha vinto il Premio Tobagi. http://www.bnnonline.it/index.php?it/136/teca-tematica/show/16/348 2/3 (dalla quarta di copertina) Dall'indice: Prefazione; Premessa; Capitolo Primo - Prigioniere - Dall' antifascismo alla lotta di popolo; Capitolo Secondo - Resistenza quotidiana - Le donne contro la guerra, il fascismo e il nazismo; Capitolo Terzo Resistenza organizzata - I rapporti tra Comitati di Liberazione e Gruppi di Difesa della Donna; Capitolo Quarto Infermiere - Ruoli femminili nella lotta di liberazione; Capitolo Quinto - Staffette - Un ruolo nuovo per le donne in lotta; Capitolo Sesto - Fattorine - Le donne organizzano e diffondono la stampa clandestina; Capitolo Settimo Resistenza armata - Una scelta difficile: le donne prendono le armi; Capitolo Ottavo - Le ragazze dei GAP - Un amore a Roma; Capitolo Nono - Il lamento di Civitella - Le donne raccontano; Capitolo Decimo - Donne in piazza - Manifestazioni, cortei, scioperi, funerali. _________ Collegamenti Archivio Caltari [6] DoNNola ForuM [7] LUD - Libera Università delle Donne [8] Articolo21.info [9] Resistenze.org [10] Storia in network [11] inStoria.it [12] Istre-Vi [13] Youtube (La donna nella Resistenza, di Liliana Cavani, 1965) [14] _________ Collegamenti - [1] http://notiziegenova.altervista.org/index.php/eventi-in-citta/1204-le-donne-partigiane-e-la-resistenza-taciuta - [2] http://www.provinciasolidale.pc.it/Leggi_Articolo_vol.asp?IDArt=255 - [3] http://elvirasantaniello.blogspot.com/2010/04/la-resistenza-taciuta-delle-donne.html - [4] http://www.bandite.org/foto.php - [5] http://www.antrodellasibilla.it/progetti3.htm - [6] http://archiviocaltari.wordpress.com/2010/04/25/partigiane-la-resistenza-taciuta/ - [7] http://www.inventati.org/donnola/forum/viewtopic.php?p=3471&sid=3dd67a84d7707f91450e9703cc123f6e - [8] http://www.universitadelledonne.it/la%20resistenza%20taciuta.htm - [9] http://www.articolo21.org/6836/editoriale/la-resistenza-taciuta-delle-partigiane-il-teatro.html - [10] http://www.resistenze.org/sito/ma/di/cp/mdcp5b27.htm - [11] http://www.storiain.net/arret/num89/artic3.asp - [12] http://www.instoria.it/home/donne_resistenza.htm - [13] http://www.istrevi.it/archivio/articoli/PERONATO-Momento-vicentino%5B1955%5D.pdf - [14] http://www.youtube.com/watch?v=NL83oJWRJkk http://www.bnnonline.it/index.php?it/136/teca-tematica/show/16/348 Powered by TCPDF (www.tcpdf.org) 3/3